L'Italia sta brillando soprattutto per la sua indecisione, da quando - lo scorso 19 marzo - è iniziata la guerra contro Gheddafi. L'unica cosa certa, è che l'Italia è incerta...sorvoliamo il cielo di Tripoli con l'aviazione militare, ma non sganciamo bombe: ecco la vera e propria quintessenza dell'ambiguità diplomatica. La Francia - con la sua ritrovata vena di grandeur gollista - sa bene che, con la sua posizione netta e tranciante, magari dividerà i cuori dei libici, ma si farà amare almeno da una cospicua parte di loro: noi, con i nostri interventi balbuzienti, non raccogliamo simpatie da nessuno, nè le raccoglieremo in seguito, sia che Gheddafi mantenga il potere, sia che lo perda. L'imbarazzo è grande, nel governo Berlusconi; e non potrebbe essere altrimenti: il ricordo ancora fresco degli aerei italiani (Frecce tricolori) usati per omaggiare Gheddafi, invece che bombardarlo; le decine di fanciulle, reclutate per scimmiottare improvvise folgorazioni islamiche sulla via di Tripoli (si vede che Al Qaeda non è più quella di una volta: in altri tempi, sarebbe intervenuta, in qualche modo!); il trattato del 2008, voluto dall'asse Berlusconi-Bossi, ma firmato anche dal Pd (eccetto radicali e Furio Colombo), e tanto altro.
L'eretico, a questo punto, vuole fare un passo indietro, al lontano 1928: Mussolini firmò un Patto (di durata ventennale!) con l'Etiopia (o Abissinia, come si preferiva dire allora). Un Patto di amicizia e collaborazione. Dopo 7 anni, l'Italia invase proditoriamente l'Abissinia, per prendersi un altro (dopo la Libia) "posto al sole", ben più misero del precedente, peraltro (come si vede dalle condizioni anche attuali). La Società delle nazioni (antesignano dell'Onu), ci condannò in modo fermo e risoluto, bloccandoci la fornitura di materie prime per noi assolutamente cogenti (il carbone, in primo luogo). Le famose "inique sanzioni", per capirsi. Allora, l'Italia fascista - al culmine del suo consenso (1936) - si dovette giocoforza avvicinare sempre di più alla Germania nazista, che si era prontamente defilata dalla Società delle Nazioni, appena andato al potere Hitler. Da lì, iniziò quell'abbraccio mortale che ci portà all'Asse Roma-Berlino prima, all'adesione al Patto AntiKomintern dopo, infine al Patto d'Acciaio nel 1939: la guerra era ormai alle porte...
C'è solo da sperare che il concreto rischio di perdere il petrolio e, soprattutto, il gas libico, non ci faccia fare lo stesso errore, quello di avvicinarci troppo - per il fabbisogno di materie prime cogenti - ad uno Stato cui siamo già pericolosamente vicini: la Russia di Putin.
Combattere per la democratizzazione libica (se mai ci sarà), per poi diventare ancora più dipendenti dalla democratura di stampo neostaliniana di Putin: questo - a guardare bene - è uno dei rischi maggiori che corriamo con la partecipazione a questa avventura sulla "quarta sponda"...
Il nostro governo e' rimasto spiazzato dall'iniziativa bastarda dei francesi,pertanto le mosse a noi rimaste potranno sembrare ambigue ma sicuramente piu'consone alla nostra visione,ai nostri interessi, per non ripetere un'occupazione oltraggiosa per i Libici.
RispondiEliminaVedremo dove ci portera'il nuovo Napoleone nano!