Mi ha scritto una gentilissima lettrice (con tanto di firma, ma anche con il desiderio dell'anonimato).
Una bella mail, tutta incentrata sul mio romanzo "Gli scheletri nell'armadio", uscito nel giugno 2010. La signora scrive che il romanzo le è piaciuto, ma che ha trovato alcuni passaggi troppo violenti, anche in modo gratuito. Comunque, troppo violenti.
Rispetto le opinioni dei miei lettori, specie quando espresse in forma così garbata, per quanto perentoria. Voglio solo replicare con due brevi considerazioni.
La prima, è che il libro non può non contenere anche momenti di violenza: si parla di un ex nazista (anzi, SS, il che implica un salto ulteriore di qualità); i flash back sono su Auschwitz, sulle SS nella loro quotidianità, oppure sull'Holodomor ucraino, che portò a casi - ormai iperdocumentati - di cannibalismo, oppure ancora alla invasione sovietica in Afghanistan nel 1979. Se non contenesse violenza (tanta, e cruda, è vero), non sarebbe un romanzo realistico, plausibile.
Seconda cosa: non mi pare, francamente, che la violenza sia mai gratuita, fine a se stessa, compiaciuta. Essa è sempre funzionale a varie, importanti cose: approfondimento psicologico di un dato personaggio (sia dei principali, che dei minori), migliore contestualizzazione, analisi del fenomeno del reducismo, ed altro ancora.
Detto questo, già pochi giorni dopo l'uscita, alcuni lettori mi dissero che certi passaggi non erano riusciti a leggerli fino alla fine: cosa che mi dispiacque, da una parte; ma che mi diede la soddisfazione intellettuale di avere còlto nel segno, dall'altra.
Auschwitz, l'Ucraina dell'Holodomor, l'Afghanistan sovietico, sono luoghi di dolore indicibile: le parole per descriverli - se vogliono avere almeno una qualche speranza di adesione al contesto, almeno quella - non possono che essere affilate come lame, che penetrano nel corpo, facendo male, facendo sgorgare sangue.
Massimo rispetto per chi non ce l'ha fatta a leggere tutto, ma così è: se vi pare, ovviamente...
Raffaele Ascheri
Evidentemente non sono abituati a leggere libri di Stephen KING o Thomas Harris (quello del SILENZIO DEGLI INNOCENTI), poi francamente basta leggere i quotidiani di oggi per vedere che la violenza è attorno a noi ogni giorno. Basta leggere la cronaca dei due carabinieri massacrati da quei ragazzini.
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