Si potrà immaginare con quale e quanta amarezza personale l'eretico sia venuto a conoscenza della condanna (condannina civile, rispetto al Processo per l'incendio, ma lì ci sarà da divertirsi con l'Appello...) di Giuseppe Acampa.
Il rampante Marcinkus della piaggia, infatti, è stato condannato per non avere pagato quanto dovuto al noto ingegnere senese Pietro Mele, per l'opera prestata dallo stesso in fase di progettazione del Palazzetto dello sport del Costone, inaugurato in pompa magna dallo stesso Acampa nel dicembre 2007 (estremamente solerte nel benedirlo, il palazzetto, parecchio meno nel pagarlo, l'Acampa Giuseppe...).
Il Lodo arbitrale che ha risolto la questione tra Acampa e Mele, vedendo soccombente il monsignore, porta la data del 28 luglio scorso; da notare che l'ingegner Mele, sulla base di quanto sentenziato dal suddetto Lodo, ha provveduto tramite il legale di fiducia - avvocato Nicola Ceccuzzi del Foro di Firenze, per sua fortuna non legato da vincoli di parentela con quello che fa il Sindaco di Siena - a mandare una lettera di pagamento all'Acampa stesso, con scadenza l'8 agosto: l'alto prelato, però, forse alle prese con i consueti esercizi spirituali di inizio agosto, non si è ancora degnato di pagare...
Per la cronaca, il Presidente del Collegio arbitrale (che si è espresso il 28 luglio, come detto in precedenza) era l'avvocato Nicola Mini del Foro di Siena.
Acampa, quindi, dovrà sborsare qualche migliaio di euro (in seguito faremo qualche conticino, dal quale si evincerà che se avesse pagato da persona corretta, sarebbe stato meglio per tutti, a partire da lui stesso); quello che adesso importa, è piuttosto altro, ben altro: questa vicenda, dimostra inconfutabilmente quale sia il modus operandi acampiano negli affari. Questa vicenda - e molte altre che mi auguro vengano fuori, sulla scia di questa: parlate, imprenditori, parlate! - demolisce, frantuma, sbriciola quello che è stato uno dei cardini della difesa al Processo per l'incendio:
"Acampa è invidiato, all'interno della Curia, in quanto portatore di efficienza e modernizzazione all'interno degli uffici curiali", abbiamo sentito impunemente dire e ripetere, ad una sola voce, dal tandem difensivo De Martino-Mussari (sic!).
Come quasi tutti quelli che hanno avuto a che fare con Acampa per motivi d'affari possono testimoniare, il ritardo nei pagamenti, per esempio, è la norma sistematica; il dare appuntamenti poi non rispettati, è prassi d'uso: sinonimo di efficienza e di modernizzazione? Quando la Curia era deacampizzata, qualche problema ci sarà stato, nessuno ne dubita: ma gli arbitrati (persi), non c'erano. E neanche gli incendi senza colpevoli, a dirla tutta...
scusate l'osservazione, ma l'avete capito che c'è del tenero...insomma del tenero! io non ci vorrei stare dalla parte sbagliata!
RispondiEliminaL'eretico chiederebbe maggiore chiarezza, a chi manda messaggi. Meglio, no?
RispondiEliminaDi quello che hai detto però non se ne è accorto nessuno neanche il Vescovo al quale tutto sembra andare bene così. Alcune volte sembra di vivere in un mondo a parte, saremo mica pazzi?
RispondiEliminaCerto che il Vescovo non se n'è accorto: per lui, Acampa è la quintessenza dell'efficienza, nel settore del management curiale. Come potrebbe commentare un siffatto smacco? Ricordiamoci a chi ha dato la clamorosa delega pro Acampa del gennaio 2004 (poi goffamente ridimensionata in Aula di Tribunale, per limitare i danni...).
RispondiEliminaleggo con ritardo.... lo stile arrogante quadra!!! Perchè ne parli solo TU?.... Domanda retorica.....
RispondiEliminaE chi ne dovrebbe parlare? Il giornalistone Roberto Romaldo, forse? Portavoce del Vescovo, e Presidente del Gruppo stampa di Siena?
RispondiEliminaC'è da farsi cascare le braccia...