martedì 4 ottobre 2011

Acampa come Amanda: Processi a confronto...

  "Se i due erano negretti come quell'altro, ingabbiavano anche loro", sbuffa all'eretico uno dei suoi compagni di cappuccino (Pacciani aveva i compagni di merende, l'eretico quelli di cappuccino: ad ognuno i suoi...), stamattina al bar-ufficio ereticale. Il linguaggio è discutibile, ma il messaggio è chiaro assai: per lui, Giustizia non è stata fatta. Come per i tanti perugini scesi in strada a manifestare il loro dissenso.

  Trangugiando la brioche ridondante cioccolata (che però pago, a differenza di chi va in giro a mangiare a sbafo...), allo scrivente viene da pensare che questo Processo abbia qualche punto in comune con quello di Acampa Giuseppe, conclusosi lo scorso 19 luglio. Al terzo o quarto sorso di cappuccino, la cosa mi appare sempre più chiara: anche questo di Amanda Knox, come l'altro, è un Processo puramente CLASSISTA. Chi ha i quattrini da spendere, sarà un caso, vince. Si parte alla pari, ma solo in teoria.

  Premesso che una cosa è un incendio, ed un'altra un barbaro omicidio; ulteriormente premesso che gli atti perugini li conosco solo come il comune cittadino informato, c'è da dire questo: Amanda Knox (lasciamo da parte il pugliese Raffaele Sollecito, per il quale peraltro non si nutre alcuna simpatia) proviene da famiglia ricca, anzi ricchissima. Per parte paterna, soprattutto: il padre è il vicepresidente di Macy's, vale a dire forse il più grande centro commerciale di New York. Non a caso, si è potuta permettere un eccellente pool di avvocati, con Giulia Bongiorno (consulente giuridico di Gianfranco Fini) che è arrivata a cogliere - dopo l'assistenza a Giulio Andreotti - il suo più grande successo in carriera. Di Acampa, ben sappiamo: come avvocati, De Martino - il principe dei grandi inquisiti - e Mussari Giuseppe, che non ha bisogno di presentazioni.
Pressione dei media? Enormi, sfacciate da parte statunitense: ed è triste che la patria del giornalismo d'inchiesta si sia in generale fatta piegare dalla lobby filo-Amanda (con la lodevolissima eccezione della giornalista di Newsweek Barbie Latza Nadeau: "nessuno negli Stati Uniti ha seguito il processo, non sanno niente di indizi e perizie", ha detto a Repubblica oggi). Nel caso senese, più che pressioni, silenzio imbarazzante (soprattutto della Nazione: la Valdesi, in questo caso, non ha scoopato...).
   In attesa di conoscere le motivazioni delle due sentenze di assoluzione (Acampa "scade" fra 15 giorni, Giudice Gaggelli: siamo tutti in ansia, ormai c'è pochino...), c'è un altro filo comune che lega i due Processi: la perizia disposta dal Giudice, in entrambi i casi ha messo in crisi consolidate certezze (soprattutto nel caso di Amanda, ma, certo, anche in quello di Acampa).
 Ed ancora: in entrambi i procedimenti, si è potuto notare come ormai si tenda a trascurare (a mio parere, in modo sciocco assai) il comportamento, il modus operandi degli imputati nella fase istruttoria. Mi spiego meglio: Amanda è stata giudicata innocente. Benissimo, ma perchè, allora, ha calunniato un innocente (cosa per la quale è stata condannata a 3 anni)? Chi è il cerebroleso che calunnia un altro, se non ha qualcosa da nascondere, o un motivo per depistare? Quanto ad Acampa, si ricordi che era accusato anche di calunnia (ed è stato assolto), e si ricordi ancora che un suo teste - il tecnico informatico della Curia Gianpaolo Gallù - è sotto processo per falsa testimonianza (l'eretico ne riscriverà). Per non parlare del comportamento da insabbiatore evidenziato dalle intercettazioni!
Quante somiglianze, dunque, pur nella totale diversità dei due Processi.
Negli Stati Uniti, si dice che più che di "pena capitale" (ove essa sia prevista), sarebbe più opportuno parlare della "pena dei senza capitale".
 Come al solito, gli italiani tendono a prendere dagli States non il (tantissimo) buono che c'è, quanto, immancabilmente, il peggio...

Ps Una basilare differenza, però, c'è, nei due Processi: la povera Meredith Kercher probabilmente non ha avuto piena giustizia, ma qualcuno che sia in galera a pagare il conto per la sua morte, c'è (l'ivoriano Rudy Guede, condannato con rito abbreviato per "concorso in omicidio": in concorso con chi, a questo punto?); l'incendio in Curia del 2 aprile 2006, invece, non ha colpevole alcuno...

2 commenti:

  1. Se l'altro "negretto" non raccattava un testimone oculare, Amanda forse non l'avrebbero nemmeno incarcerata

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  2. ma la Buongiorno era avvocato difensore di Amanda Knox o di Raffaele Sollecito?

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