Riprendendo il nostro viaggio all'interno del gravoso problema dell'intramoenia allargato, l'eretico crede doveroso ripartire dal quadro generale.
La Legge che regola il tutto è del 6 agosto 2007 (Ministro Turco, Governo Prodi bis, come si ricorderà); come spessissimo accade in Italia, Legge equilibrata e più che condivisibile, ma facile da aggirare, solo a non farsi troppi scrupoli.
L'attuale Ministro della Salute montiano Balduzzi sostiene - viste le magagne emerse di recente, con il clamoroso blitz dei Nas- di volerla cambiare entro il 30 giugno 2012, ma l'allungamento dei tempi sulla Riforma del lavoro fa seriamente temere che così non sarà (felicissimi di essere smentiti di brutto...).
Fra i tanti punti da sottolineare, la Legge mette l'accento sulla "prevenzione delle situazioni che determinano l'insorgenza di un conflitto di interesse o di forma di concorrenza sleale e fissa delle sanzioni disciplinari e dei rimedi da applicare in caso di inosservanza delle relative disposizioni, anche con riferimento all'accertamento delle responsabilità dei direttori generali PER OMESSA VIGILANZA". Parole sante, santissime. Ma il problema è che i controlli interni (quelli affidati ai direttori generali, appunto) sono quelli che sono.
"Come cittadino - ha detto il Generale dei Carabinieri Cosimo Piccinno nell'audit alla Commissione d'inchiesta senatoriale sul Sistema sanitario italiano - mi chiedo se esistano (i controlli interni, Ndr), anche perchè i Nas dovrebbero essere considerati l'ultimo baluardo per il monitoraggio delle strutture sanitarie, non il primo".
Diventano il primo e l'unico - per chi non l'avesse capito - perchè ai gradi alti della Sanità italiota si ha la curiosa propensione di controllare pochino l'operato di certi notabili. I quali non vogliono lasciare del tutto l'attività interna (per non perdere la possibilità di diventare dirigenti di unità complesse), ma chissà perchè preferiscono fare più visite nel privato...
Questo, ovviamente, in Italia: ma con l'eccezione, imprescindibile, della virtuosa Toscana del Grande moralizzatore della Sanità e della politica Enrico Rossi.
C'è, in strana controtendenza, qualche caso curioso, tale da meritare un approfondimento: per esempio, il già descritto Centro medico diagnostico Valdelsa Srl.
Sede legale, Piazza Usilia 31, a Poggibonsi. Cercate di seguire con attenzione i vari passaggi che l'eretico vi sta per sottoporre: il tutto è complicato parecchio, ma altrimenti che "scatole cinesi" sarebbero, queste società?
Iniziamo il viaggio, dunque. Nella primavera 2009 (quando la Coccheri diventa Sindaco di Poggibonsi), l'attempato commercialista dottor Mauro Petreni risulta essere l'Amministratore unico della società convenzionata; passa un annetto, e la società passa di mano ad uno sconosciuto, tale Paolo Mezzedimi, di cui l'eretico è stato capace giusto a trovare gli estremi anagrafici (nato a Cuzco, in Perù, nel 1979, beato lui che è quasi un ragazzino...). Nello stesso tempo, con l'arrivo di questo Mezzedimi, affluiscono all'interno del Centro medico diagnostico soci di un certo peso: il Centro microchirurgico ambulatoriale gestito dalla famiglia Caporossi (amministratore unico, la moglie del luminare); nonchè una società interessante assai, la Villa Poggetto Srl, con amministratore unico, dal 2006, il noto industriale valdelsano Aldo Zani (classe 1940). Capitale sociale, 10mila euro.
Attenzione, perchè il bello viene adesso: all'interno della società Villa Poggetto, ci sono a loro volta due soci: la Casanova Spa, con a capo lo stesso Aldo Zani (8mila euro del capitale sociale di Villa Poggetto, su un totale, della Casanova, di ben 520mila euro!); secondo socio? La persona fisica di Aldo Zani (i 2mila euro restanti del capitale sociale di Villa Poggetto): sempre lui! Non è finita. Presidente del collegio sindacale? Mauro Petreni (molto legato al professor Gioffrè, nonchè ad Alberto Monaci), colui che avevamo trovato - per i meno reattivi - all'inizio del giochino, in qualità di amministratore unico, nella primavera 2009, del Centro medico diagnostico.
Una stupenda circolarità, dunque, all'ombra della Sanità toscana e senese. Quella che viene indicata come il modello da seguire nel resto d'Italia.
Ma se ci sono le scatole cinesi in loco, dalle altre parti, che caspiterina ci sarebbe?
Fatta la legge...trovato l'inganno !
RispondiEliminaLa legge n.120 dell' agosto 2007 stabiliva che entro il termine di 18 mesi (quindi entro Gennaio 2009 ) doveva esser posto fine alla "intramoenia allargata ",cioè alla possibilità per i medici di fare l'attività libero-professionale in spazi ed ambulatori che non fossero all'interno delle strutture pubbliche.Perciò le aziende ospedaliere ,anche quelle universitarie e le aziende sanitarie locali dovevano provvedere a predisporre all'interno delle loro mura ( "intramoenia " appunto)i locali destinati all'attività libero-professionale.
Invece di proroga in proroga siamo arrivati al 2012 e va a sapere come andrà a finire con le lobbies mediche ed universitarie che godono l'appoggio dei poteri forti e dei partiti di riferimento.
E,come dici tu, nel frattempo tutto è stato lasciato al controllo più o meno attento delle direzioni generali delle aziende ospedaliere e delle asl.
Tutti possono vedere che è successo.
I " luminari " che per conservare i loro prestigiosi incarichi (di direttori di dipartimento ,ecc.)dovevano rispettare formalmente la legge hanno continuato a fare come prima:dedicando la gran parte del loro impegno professionale all'attività privata a pagamento e trascurando i loro impegni istituzionali di operatori dipendenti del servizio pubblico.Come e dove ?
Negli ambulatori di strutture private che si sono inventate , a bella posta , società di comodo intestate per l'occasione a prestanomi o addirittura a loro familiari;queste società poi, grazie ai buoni uffici di qualche protettore,si sono convenzionate con le aziende ospedaliere e le asl.
Percio' tutto come prima e tanti nuovi soci interessati al nuovo business.
E voilà ..lo santo è stato gabbato !
Ma si sa se la finanza o i Nas hanno fatto o stanno facendo controlli pure nella nostra provincia ?
EliminaCerto che viene da indignarsi di fronte a questi imbrogli belli e buoni.
I soliti furbi,con i soliti appoggi ,che riescono a farla franca...
Chissa' perchè tanti medici preferiscono l'ambulatorio privato in società convenzionate anzichè quello pubblico all'interno delle strutture pubbliche ?
RispondiEliminaProvate a chiedervelo.
Forse perchè i controlli sulle prestazioni prenotate ed effettivamente erogate sono pochi o non ci sono affatto ?
Forse perchè negli ambulatori privati ,anche se convenzionati,si può più facilmente fare a meno di rilasciare ricevuta fiscale ?
Ci si lamenta poi delle lunghe liste di attesa...
RispondiEliminaAvete mai provato a vedere quanti medici ci sono nei reparti ospedalieri al pomeriggio ?
Avete mai potuto fruire di una visita medica negli ambulatori pubblici al pomeriggio ?
Provare per credere !!
La gran parte dei medici sono impegnati ,nel pomeriggio, a fare visite a pagamento in libera professione; e in questo caso la lista di attesa è cortissima !
Eppure la legge stabilisce che le quantità delle prestazioni svolte in libera professione devono essere commisurate a quelle delle prestazioni rese in orario di lavoro.
EliminaBasterebbe verificare e confrontare i numeri di queste ultime con quelle a pagamento.
Avete mai visto un primario , un illustre chirurgo,un luminare svolgere attività ambulatoriale in regime istituzionale ?
RispondiEliminaNO ,LORO VISITANO SOLO A PAGAMENTO ed ora se vogliono mantenere l'incarico ( direttore, primario, ecc.)
che dà a loro prestigio e valore spendibile
sul mercato ( cioè tariffe più alte )lo devono fare
in intramoenia (all'interno delle strutture pubbliche )oppure in strutture convenzionate.
Quindi , se questi luminari non effettuano mai visite ambulatoriali in attività istituzionale ma solo a pagamento in intramoenia mi pare di capire che se uno si deve sottoporre ad un intervento chirurgico in ospedale deve passare per forza prima dall'ambulatorio "a pago ".
RispondiEliminaE questa sarebbe la sanità pubblica accessibile a tutti in ugual modo ...??
Ma negli ospedali c'è qualcuno che controlla come viene stabilito l'ordine di priorità degli interventi chirurgici ?
Ma il governatore Rossi (allora era assessore ) non si era impegnato nel 2009 (delibera n.638 della Giunta Regionale)
RispondiEliminaa garantire massima trasparenza ed equità di accesso
alle prestazioni chirurgiche?
Mi sa tanto che anche stavolta alle parole non sono seguiti i fatti e che tutto è rimasto come prima.
Cioè i primari ,i direttori decidono chi e quando operare come torna meglio a loro .
Eppure anche in questo caso il controllo sarebbe semplice.
Sarebbe sufficiente , solo che lo si voglia fare ,che qualcuno della direzione ospedaliera andasse a verificare ed incrociare i nomi dei pazienti inseriti nella lista operatoria con quelli dei pazienti visitati a pagamento dal primario nello stesso mese.
Di sicuro questi ultimi hanno la precedenza su tutti gli altri !!