Non se ne poteva più, l'attesa era troppo febbrile: finalmente, dopo la nevicata del venerdì 17, l'incontro di Franco Ceccuzzi con il popolo senese c'è stato, lunedì 20. Franco era sobriamente elegante, bella giacca e bella cravatta. Io ero nelle retrovie, perchè c'era davvero tanta gente: purtroppo, l'ho potuto osservare solo dal maxischermo in fondo alla ampia sala dedicata alla memoria di Italo Calvino, a Palazzo Squarcialupi. Quello di Ceccuzzi è stato un discorso di alto livello, di spessore indiscutibile: voce chiara, decisa, forte. Come forti sono state le idee chiave: Cultura, sostenibilità, un grande passato da coniugare con un ancora più grande futuro. Un discorso trascinante, che non lasciava respiro: tutto cervello e cuore, passione e lucidità, a tratti obamiano............nooo, basta, scendo!!! Non ce la faccio proprio più: mi gioco la potenziale carica di Assessore alla Cultura, ma non ce la faccio, non posso, non mi riesce a magnificare il signor Franco e la sua bolsa autocelebrazione di una Siena, tra il perfetto e perfettibile, che solo lui vede.
Lui e quelli che c'erano, al Palasquarcialupi: il Circo Barnum dei ceccuzziani (in linea di massima, gli stessi che erano per Cenni, per Ceccherini...); in tempo di 15 minuti, mi sono passati accanto: Gabriello Mancini, il ragioniere più omaggiato d'Italia, facentesi largo tra due ali di folla: è un Vescovo mancato, sempre detto; Mauro Rosati, rimasto poi nelle retrovie, chiacchierando e messaggiando (tanto lui nel progetto culturalissimo di Ceccuzzi - e di Mussari GIuseppe - ci rientra di certo, tranquilli); poi davanti a me si è conficcato l'ormai ex Segretario della Cgil senese Claudio Vigni, che, quando va a difendere gli operai (sic), si mette vestito come in un corteo anni settanta con una sorta di eskimo residuale, quando invece va ad omaggiare i potenti - che gli riesce parecchio meglio - si mette il vestito bòno, ma che purtroppo gli evidenzia un collo simil gottoso che poco e male si addice alla giacca ed alla cravatta; alla mia sinistra, ecco Senio Sensi, il paladino della senesità dura e pura: quello che nel 2001 era Candidato per il centrodestra, ma poi è diventato lo Scilipoti di Siena (almeno il siciliano pare sappia fare l'agopuntura, questo che sa fare?), folgorato dal Cenni nel 2006, ed ovviamente dal Ceccuzzi nel 2011; sgattaiola, alla mia destra, Ferdinando Minucci (poteva mancare?), che è in grande, grandissima forma: sembra ringiovanito di vent'anni buoni, si è irrobustito in palestra, si vede che sta attraversando un momento pieno di letizia e di cose nuove; arriva anche il Presidente della Provincia Bezzini: vedendo - per quel che può - tutta quella gente davanti a lui, non se la sente di entrare in mezzo al buglione, e resta fra le retrovie: nessuno se ne accorgerà...non riesco a vedere se ci sia monsignor Acampa, grande sponsor ceccuzziano: o è nelle prime file, o non c'è, chissà: di certo, è presente con il cuore, e pregherà per il signor Franco; a giro, infine, si vedono Sindaci ed amministratori del contado, venuti per sostenere il futuro Sindaco di Siena: si girano un poco spauriti, come in imbarazzo di fronte a cotanta bellezza di posto, forse incerti su chi fosse Italo Calvino o su che cosa ci possa essere in questo Palazzone così bello: mi verrebbe da rassicurarli, che anche il 90% dei senesoni presenti ne ha solo una vaghissima idea, altro che Siena 2.0! Praticamente, la grande maggioranza dei presenti sono - in senso etimologico - dei clientes del futuro Sindaco, tramite Mps, Fondazione, Provincia, sport et alia. Così è, se vi pare...
Ps Sto per volare - tempo permettendo - verso New York city: anche dalla Grande mela, conto di scrivere su Siena(mi porterò dietro un po' di materialino non natalizio...), ed anche sulla città che non dorme mai, ovviamente. Magari, facendo post misti Siena-New York, perchè no?
Male che vada, di certo non sarà peggio di quello che scrisse Franco Ceccuzzi dagli States un paio di anni fa, quando era andato a seguire la campagna di Obama ( io il viaggio lo pago di tasca, lui?); quel che c'è davvero di bello, è che rispetto a lui, chiunque si può sentire Manzoni...
Raffaele Ascheri
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