Oggi accade una cosa notevole: l'eretico scrive al Vaticano.
Sapendo per certo che alcuni prelati romani mi leggono spesso e volentieri, io lo faccio. In realtà, lo avevo già fatto, mesi fa, segnalando per lettera i messaggi internettiani omoerotici di un esponente della Curia (non don Acampa, non don Acampa, e neanche l'ottimo don Marco Terazzi, del quale pure mi sono occupato da poco): loro - in pieno stile pilatesco - rimandarono dal Vaticano tutto al Vescovo locale (l'uomo giusto, al posto giusto). Di questo personaggio amante dei corpi muscolosi, l'eretico scriverà: i lettori potranno toccare con mano, lo spessore etico di alcuni fra quelli che offrono loro la comunione la domenica.
Non dico, quindi, che siamo in confidenza, con il Vaticano: ma insomma un precedente fruttuoso c'è, e sempre per il Bene comune.
L'eretico, dopo lungo penare, sembra avere in mano diverse tessere del puzzle curiale: a partire da quel luogo di grande profondità spirituale che era il Seminario di Montarioso ai gloriosi tempi acampiano-bechiani.
Come si vede dal caso di don Seppia ("don Ricchiardo", per i parrocchiani di Sestri Ponente), tutto nasce dal seminario, no? E Siena non è certo un'eccezione, statene pur certi.
Cari amici del Vaticano, pensateci: io più che avvertirvi prima, non so cosa fare, davvero.
Date dimostrazione di quello in cui confidano i cattolici onesti e timorati davvero di Dio: che anche, perfino in Vaticano ci sono persone che sanno muoversi prima, e non solo dopo. Che sanno prevenire, piuttosto che curare (o provare a).
Di quanti don Seppia avete ancora bisogno, dalle parti di San Pietro?
A Siena - a differenza di Sestri Ponente -, non si potrà fare finta di non avere saputo...
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