lunedì 21 novembre 2011

Acampa's week (I): il teste Vittorio Pacciani

 
   Iniziamo la settimana acampiana pre Sant'Ansano con il presentare al pubblico del blog la sintesi del verbale di interrogatorio di un teste decisamente importante, per vari motivi, nel famoso Processo al monsignore, culminato nella assoluzione del 19 luglio scorso, di cui ancora si attendono le gaggelliane motivazioni, come ricorderemo fino alla nausea (nausea più, nausea meno...).

  Nato il 24 luglio del 1940 a Siena, Pacciani era un insider: lavorava negli uffici della Curia, lavorava nei computer curiali, procedeva all'accatastamento di dati di ogni genere sulle proprietà. Aveva davanti ai suoi occhi la ciccia, quella vera.
 Interrogato dal Pm Nicola Marini il 19 giugno del 2009, il Pacciani ci offre una descrizione dall'interno della quotidianità lavorativa dell'Acampa che merita di essere conosciuta (ovviamente, tutto materiale vergine per la stampa acampiana):
"Acampa è un tipo un po' rigido, un po' strano, non salutava mai, non ringraziava mai...a volte scortese". Antipatia personale? Sia pure, sia pure. Magari motivata, ma sia pure. Siamo comunque nel campo delle relazioni interpersonali, quindi ci sta tutto.
Certo più cogente è ciò che fa mettere a verbale il Pacciani poco oltre:
 "Non si muoveva foglia (negli uffici della Curia, Ndr) se don Acampa non voleva che si muovesse...".
 La cosa si fa vieppiù interessante, indubbiamente. Anche perchè l'ex collaboratore volontario (sempre al lavoro gratis in Curia, a differenza di tutti i testi pro-Acampa...) arriva anche - pur con tutte le cautele di chi non vuole esporsi troppo e di chi conserva una sorta di ancestrale rispetto per l'autorità ecclesiastica - a offrire il movente dell'incendio del 2 aprile 2006:
"C'era tanto giro, secondo me, di beni immobili, cose...è stato bruciato proprio quel computer lì dove c'erano tutte...Perchè mi vai a bruciare quello e non quell'altro? Se mi bruci quello, mi dai da pensare...tutto l'accatastamento di tutto...erano stati distrutti dei punti in cui erano i punti chiave di tutto il lavoro fatto".
Pacciani lavorò (gratis, è bene ribadirlo: e senza avere neanche le chiave degli uffici!) in Curia fino all'ottobre del 2005, come verrà fuori dal controesame dell'avvocato acampiano De Martino (Mussari aveva poca voglia, quel giorno, e si limitò ad una domandina finale).
Stimolanti anche le dichiarazioni di Pacciani sul modus operandi all'interno di quegli uffici - in cui lui era l'ultima ruota del carro trainato da Acampa, pare proprio di capire -, dichiarazioni che contrastano totalmente con il tanto decantato efficientismo che - secondo il suo stesso, autorevolissimo giudizio - il braccio destro del Vescovo avrebbe portato negli uffici curiali.
Ascoltiamo ancora il buon Pacciani:
"Era tutto un levare e un mettere...mi danno dei dati, avevo il foglio del Catasto, avevo la Curia, la Chiesa...era tutto un rielaborare (e non da parte del Pacciani, Ndr)".

  Era tutto un mettere ed un levare, dunque; in seguito - da parte di ignoti - è stato tutto un bruciare...
.

2 commenti:

  1. Andate in pace...

    Rendiamo grazie a Dio

    Paolo

    RispondiElimina
  2. "Era tutto un levare e mettere"? Questa Curia mi pare sia parecchio più un levare che un mettere...

    RispondiElimina