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martedì 24 aprile 2012
Processo Acampa: le chiavi? A portata di tutti...
Iniziamo con oggi un'analisi più dettagliata delle 47 pagine della sentenza del Giudice Gaggelli: le motivazioni dell'assoluzione di monsignor Acampa rispetto all'accusa di incendio e calunnia.
L'incendio, sulla cui natura dolosa non ci sono dubbi, è del 2 aprile 2006.
Oggi l'eretico analizza la vexata quaestio delle chiavi degli uffici curiali, quelli in cui avvenne il fattaccio quella domenica mattina.
La strategia difensiva dell'Acampa e dei suoi due legali (De Martino e Mussari) è stata sin dall'inizio ben chiara e definita: le chiavi degli uffici ce le avevano in tanti, quindi tanti possono essere stati ad appiccare il fuoco.
Questo hanno sostenuto, all'unisono, tutti i testi difensivi, senza eccezione alcuna. Primus inter pares, il Vescovo Antonio Buoncristiani da Sellano (Foligno). Ascoltiamolo, il successore apostolico:
"Credo che le chiavi fossero innumerevoli, perchè mi ero lamentato più volte. Tanto è vero che dopo questo episodio ho fatto cambiare...è molto difficile devo dire la verità mantenere le chiavi esclusive degli uffici, perchè SONO TROPPE LE PERSONE CHE SI MUOVONO, però NON ERANO ASSOLUTAMENTE CONTROLLABILI...ho cambiato, ma credo che già adesso siano più di una, cioè invece io sarei più esclusivo a fare sì che ce ne sia, almeno una, che apre una persona sola" (pagina 16 delle motivazioni del Giudice Gaggelli).
Argomenta il Giudice che:
"La ragioniera Macchi - che in Curia era stata assunta nel 1995 - unitamente ad altri testimoni ed in testa a tutti l'Arcivescovo Buoncristiani HANNO CONFERMATO CHE QUESTA SITUAZIONE ERA INVARIATA DA TANTI ANNI ed era mutata soltanto dopo e proprio in conseguenza dell'incendio per cui è giudizio".
Testuali parole gaggelliane: dalle quali si comprende come ciò che hanno detto il Vescovo e tutti i salariati della Curia sia da prendere come oro colato.
"Unitamente ad altri testimoni": tutti, dal primo all'ultimo, salariati della Curia (uno, don Mauro Fusi, Economo prima di Acampa); tutti, dal primo all'ultimo, aventi legami personali con Acampa ed il Vescovo; quasi tutti, sempre presenti alle udienze del Processo, per solidarizzare con l'imputato Acampa.
Tra l'altro, proprio da ciò che è emerso dalle risultanze processuali, in molti hanno sostenuto che l'Acampa era (è) personaggio alquanto accentratore, negli uffici curiali: cosa che stride - e non poco - con questa prassi di dare le chiavi a tutti, a destra e a manca.
Come vedremo, un teste amico dell'allora archivista Franco Nardi, invece, si mostrerà - secondo il Giudice - ben poco attendibile, dopo avere commesso un errore in totale buona fede.
A proposito di Franco Nardi. Tutti i testi acampiani hanno detto e sottoscritto che una quantità, imprecisata ed imprecisabile, di persone aveva le chiavi di ingresso (infatti non ci fu effrazione alcuna, il giorno dell'incendio); orbene, sarà un puro caso, ma il professor Nardi quella chiave posseduta da decine, centinaia, forse migliaia di persone, proprio non ce l'aveva. Certo lui entrava da Via dei Fusari (ingresso dell'Archivio storico, da cui poi è stato espulso dal Vescovo), ma resta il fatto che, visto che ce l'avevano cani e porci, una copia la potevano dare anche a lui, no?
Ma soprattutto, ben più importante: visto che cani e porci avevano la chiave, perchè Acampa - appena insediatosi sul trono di Economo curiale, nel dicembre 2002 - fece installare un sofisticato e costosissimo sistema d'allarme all'ingresso della Curia? Come si dovrebbe giudicare il comportamento di colui che, in casa sua, spende tanti soldini per dotarsi di un sofisticato sistema d'allarme, lasciando poi che la chiave di ingresso della sua residenza ce l'abbiano in tanti, anzi tantissimi (ma non - come detto - Franco Nardi)?
Nel capolavoro di Sir Alfred Hitchcock "Il delitto perfetto" (1954), un delitto apparentemento perfetto (meglio, un tentativo di delitto perfetto), viene scoperto dall'ispettore di Scotland yard proprio grazie ad una chiave, come si ricorderanno i cinefili.
Beh, diciamo che a questo giro ciò non è accaduto. In Curia, è tutto un altro film...
In galera, e buttando via la chiave (a proposito di chiavi..), foss'anche solamente per le schifose manovre che il "personaggio" ha fatto a danno di numerose famiglie, messe per la strada perchè doveva liberare le case della curia per venderle ai soliti del quartierino.
RispondiEliminaVista la sua esperienza l'hanno chiamato a Colle, hanno da costruire un "termovalorizzatore". IN GALERA!!
Macchè in galera, basta con questo giustizialismo! La sua condanna è quella che espia nella sua quotidianità, con il disprezzo di tutti coloro che lo conoscono, a parte i suoi stipendiati
RispondiEliminaSai che gliene frega del disprezzo dei comuni cittadini!!! Manco ci considera.
EliminaMa che voi che espii, al disprezzo è ormai abituato da anni.
RispondiEliminaPaolo
senti eretico, perchè non scarichi tutta la sentenza su interenet in modo da poterla leggere integralmente. Sono particolarmente curioso delle tecniche difensive dell'unico banchiere-avvocato(allo stesso tempo) del globo terracqueo!
RispondiEliminaProposta interessante, indubbiamente.
RispondiEliminaMa vuoi mettere il piacere di godersela a poco a poco, chicchina dopo chicchina: oggi le chiavi, la settimana prossima...
Poi ci sta che mi brucino (?) sul tempo gli "acchiappa-notizie" della Nazione o del Corriere di Siena: questa non me la saprei proprio perdonare!
L'eretico
Secondo me il Bisi ci stupisce tutti e questa sentenza alla fine la pubblica davvero...
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