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mercoledì 25 aprile 2012
XXV aprile: meglio una memoria non condivisa...
Qual è il senso del XXV aprile, oggi che sono trascorsi quasi settanta anni da quell'evento? C'è intanto un problema di natura prettamente conoscitiva: i giovani e giovanissimi di oggi quasi niente sanno di ciò che è accaduto quel giorno (e prima, e dopo) ; ma anche i quarantenni ed i cinquantenni, spesso, inciampano in errori o imprecisioni clamorosi. La scuola, l'università, i media dovrebbero farsene carico: ma tendono a brillare per assenza o per retorica, purtroppo.
Le cerimonie pubbliche che oggi si tengono in ogni Comune italiano sono, nella stragrande maggioranza, solo funzionali a perpetuare un'immagine blindata ed autoreferenziale. Uno strenuo difensore della Resistenza come Paolo Flores d'Arcais - sul Fatto di oggi, in prima pagina - scrive senza tema di "retorica di celebrazioni bolse ed ipocrite, o peggio". Come non concordare, in pienissimo.
Dopo gli ultimi vent'anni di insano revisionismo (il revisionismo sarebbe alla base della ricerca storiografica, ma abbiamo piuttosto assistito ad un "rovescismo", come lo designa, con efficacia, lo storico di matrice azionista Angelo d'Orsi), il problema pare più evidente che mai: come dare nuova linfa, come rivitalizzare questa data, come evitare la retorica agiografica da una parte, e i rigurgiti saloini dall'altra (si vedano i manifesti inneggianti alla esperienza di Salò presenti da due giorni a Roma)?
L'eretico crede che l'unica strada percorribile sia quella di ammettere che una memoria condivisa (e condivisibile) NON c'è, nè ci può essere. Il XXV aprile non deve essere una data condivisa, stando così le cose: sarebbe auspicabile, ovviamente, che lo fosse, ma dobbiamo prendere atto che così non è. Sarebbe bello che non esistesse la crisi economica, per esempio; ma essa esiste. Valga anche per la non condivisione della memoria di questa data cruciale. Meglio una sana non condivisione, che una ipocrita e strumentale adesione a valori non pienamente fatti propri.
Avviene anche per altre date (per esempio, per il XX settembre, anche se in Vaticano fanno buon viso a cattivo gioco...), tra l'altro. I tentativi di pacificazione nazionale sul XXV aprile degli ultimi 20 anni (Violante in primis) si sono risolti in fallimenti, mettendo ben presto in luce l'intrinseco carattere strumentale degli stessi.
Come già scritto in altre occasioni, la frase "tutti uguali davanti alla morte, ma diversi di fronte alla Storia", è sempre quella che condensa e sintetizza al meglio l'enorme complessità degli eventi legati alla data in oggetto. Ricordiamocela, in onore di chi - per idealismo, ed anche per altri motivi - prese le armi e rischiò la vita, cercando di scuotere dall'apatia attendistica della zona grigia la maggior parte del popolo italiano.
E sia lecito fare sapere a chi non sa - per chiudere - che una autentica minoranza eroica - scevra da appartenenze ideologiche nefaste e da atti di violenza vendicativa post XXV aprile -, ci fu, in quei venti mesi di guerra civile.
Facciamola conoscere, la misconosciutissima storia del movimento Giustizia e Libertà, del Partito d'Azione! Ce n'è davvero tanto, tanto, tanto bisogno...
io non condivido nessuna data, per me il 25 aprile non è festa.
RispondiEliminama le porcate fatte dai partigiani sono storia spesso ingiustificata.
non solo eroi ci furono ma anche approfittatori e assassini tra le fila di chi velocemente assunse i panni di partigiano. Do lo stesso onore a chi combattè per le proprie idee, so che non mi condividerai, l'hai già spiegato.
Pace.
Allora te volevi restare con i crucchi in casa? Io sono contento che si siano levati dai coglioni anche grazie ai partigiani
RispondiEliminaMa non sarà che il nostro benessere è grazie a chi si è sacrificato, anche con la vita e ci ha lasciato quello di cui per anni abbiamo beneficiato? Certo le generazioni future non so se potranno dire altrettanto...
EliminaPalio straordinario a settembre per festeggiare il lieto evento di Siena capitale della cultura. Ma gliel'hanno detto al sindaco che il Palio costa?
RispondiEliminaForse sarebbe interessante leggere "IL SANGUE DEI VINTI" per capire che il 25 Aprile 1945 è iniziata una GUERRA-FAIDA-MATTANZA fatta da Italiani contro altri Italiani a prescindere dalle proprie convinzioni Politiche.
RispondiEliminaCa.....o parliamo anche di questo altrimenti finisce tutto come le FOIBE che non esistevano e che erano un'invenzione dei Fascisti
PS. Mia figlia rientrando in casa ieri sera mi ha chiesto sconcertata e divertita allo stesso tempo chi era quel personaggio che dal Palco, sotto Palazzo Pubblico in dialetto Emiliano parlava di Merda e di Piscio, Faccio i mie più vivi complimenti a Franchino per aver messo a disposizione il microfono a questo Campione di CULTURA
Oh, bravo Eretico, finalmente uno che chiama la Liberazione per quello che fu, una guerra civile!
RispondiEliminaFrancamente una volta raggiunta l'età della ragione mi ha sempre disgustato la celebrazione del 25 aprile, tanta fuffa e tanta retorica; per come la vedo io,va però dato atto che l'insurrezione armata di Milano fu un'intelligentissima operazione politica nel senso più proprio del termine. Senza di essa,l'Italia non avrebbe dimostrato (specie ai governi alleati)quello slancio per conquistarsi la libertà, e magari la libertà stessa le sarebbe stata concessa dall'alto...in pratica, avremmo fatto la fine della Germania, sottoposti ad occupazione militare post-guerra per non esserci arresi né aver dato a vedere una volontà del popolo di liberarsi da sé dalle ultime vestigia repubblichine.
Un conto sono i fascisti e gli antifascisti un conto è la Repubblica. Certo, la Repubblica è il valore aggiunto alla lotta antifascista in quanto susseguente alla caduta stessa del regime ma qualcuno sa dove si trovi questa Repubblica? O si pensa ancora alle barricate. C’è qualcosa che non torna. Dov’è oggi la “giustizia e libertà” tanto agognata; in quale angolo del territorio si è radicato questo modo di vivere? Bisogna essere ancora anonimi se si vuol continuare a mangiare cari signori e questo accade proprio in questa città (rossa dal dopo guerra) o no? Eppure sarebbe semplice chi ruba va in galera e chi vive onestamente no, chi merita occupa i posti di responsabilità e così via; sono forse un genio? Ditemelo voi, se escludiamo il giudizio storico ivi compreso le leggi raziali e la guerra, cosa di non poco conto, che valore ha oggi il 25 aprile? Se non ci fossero i morti, quelli caduti per amor patrio in ossequio ai propri ideali, mi verrebbe da vomitare! Attenzione: pago le tasse, amo la pace, e vivo onestamente il mio tempo e non vorrei tornare indietro ma spero vivamente che qualcuno la smetta con questa retorica da quattro soldi. Conclusione: non basta una rivoluzione per cambiare il cuore della gente rossi o neri che siano e per di più non c’è nemmeno onestà intellettuale per ammetterlo ma si continua a riempirsi la bocca come se fosse vero!
RispondiEliminaMa come può avere una memoria condivisa una festa che ricorda l'inizio di una guerra civile? L'inizio, cioè, di qualche cosa che ha visto dei vincitori e dei vinti. Che ha visto regolamenti di conti, faide, stragi, rappresaglie. Che è stata fatta propria da un gruppo egemone (il PCI) che non solo ha demonizzato chi ha perso, ma che ha anche cancellato (a volte fisicamente, a volte nella memoria) chi ha vinto accanto a sé. In questo senso, mi sembra giusto ricordare il Partito d'Azione. Ma anche uno come Edgardo Sogno. E mi sembrerebbe giusto smettere di festeggiarla, questa falsa festa, a favore del 2 giugno. A meno di non voler scadere nella vieta retorica astorica (ti ricordi i tristi discorsi di Isocrate, al liceo?).
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