Per Sant'Ansano, il nostro benemerito Arcivescovo ha parlato a lungo - nell'omelia - del Dolore, della Morte, delle spesso precarie condizioni di assistenza dei malati in ospedale, anziani o meno. Parole che non si possono che condividere, ovviamente: come dire che, prima di andare a letto, bisogna lavarsi i denti, magari usare anche il filo interdentale. Se, però, ve lo dicesse un semisdentato, con le gengive purulente e le corone ingiallate come un campo di grano prima della mietitura? Che vi verrebbe da pensare, forse da dire?
Il 1 dicembre, quindi, è andato in scena il Buoncristiani caritatevole: chiunque, però, conosca una parte della sua vita, sa che definire Buoncristiani "caritatevole" è un ossimoro vero e proprio, un accostamento di termini fra loro antitetici. Non è forse lo stesso signore che - come documentai ne Le mani sulla città, pagg.146 e 147, ovviamente mai smentito da alcuno - che non ebbe alcuno scrupolo ad umiliare, davanti ad altri sacerdoti, don Mino Marchetti, il 29 giugno 2007, in occasione dell'inaugurazione di una delle Chiese più brutte della Provincia, quella di Ponte a Bozzone. "A dire alla Polizia ciò che hai detto, hai offeso la Chiesa di Siena, quindi me". Alla Polizia, l'anziano prelato aveva riferito quello che tutti i sacerdoti senesi (e non solo) sanno, cioè che monsignor Acampa è omosessuale.Gli aveva toccato il pupillo, povero Arcivescovo: don Mino andava umiliato, per questo. Doveva pagare. Nessuna pietà per il vecchio in questione, che un anno dopo morì: tutti coloro che gli hanno vissuto accanto negli ultimi mesi, lo ricordano - e sono pronti a testimoniarlo - come una persona schiantata dal dolore di avvicinarsi alla morte senza il conforto del "suo" Vescovo.
Vogliamo parlare dei vivi? Volentieri. Don Furiesi è un plurinovantenne che non rinuncia a continuare a fare il sacerdote: passeggiate, preghiere, Messe. La persona più mite che uno possa conoscere. Un neo, però, ce l'ha, per il Vescovo e per la Banda della Curiana: ha visto entrare don Acampa la mattina verso le otto in Curia, quel 2 aprile del 2006, giorno dell'incendio famoso. Acampa, mai l'aveva detto ad alcuno (degli inquirenti: agli amichetti, si pensa di sì). Dal momento in cui ha osato dire questo, per l'anziano sacerdote terra bruciata intorno: per il Vescovo e per la Banda della Curiana, don Furiesi è un dead man walking, un morto che cammina. Grande impegno per dimostrare che sarebbe cieco, o gravemente ipovedente; magari, anche direttamente demente, così si fa conto pari... don Andrea Bechi - amico del cuore di Acampa - pare non lo saluti neanche più, pur essendone vicino di casa: bel rispetto, per uno che faceva il prete da quarant'anni, quando l'efebico prete biondo veniva al mondo. Quando don Furiesi morirà, gli faranno un funeralino, il Vescovo biascicherà un paio di preghierine, e poi via, tutti a bisbocciare...
Questo è il concreto rispetto dell'Arcivescovo verso i suoi preti: figuriamoci verso i fedeli. Certo, se poi uno è un pezzo grosso del Monte, una bella visitina gliela si fa di certo. Con tutti i crismi...
Ps In settimana prossima, questo blog pubblicherà una intercettazione - inedita - dell'ottobre 2006, in cui si capirà molto, molto bene l'autentico senso solidaristico di Sua Eccellenza Antonio Buoncristiani. In linea con il Vangelo. Quello secondo lui...
Raffaele Ascheri
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