Nessuno riusciva a capire il perchè ed il percome del clamoroso errore del Giudice Cavoto nella sentenza
contro l'eretico: condannato in virtù di un'assoluzione (di don Acampa) per un processo ancora non terminato!!
Da subito, è risultato chiaro che il Giudice (che ora si sta godendo la ben meritata pensione...) si era incredibilmente confuso, confondendo l'assoluzione di Acampa per un ramo laterale dell'inchiesta (quello per truffa), con il troncone principale (incendio e calunnia). Pere per mele, o mele per pere che dir si voglia. Forse Cavoto si è confuso per un articoletto di un giornaletto locale.
Il 27 gennaio del 2009, infatti, La Nazione pubblicava un'intervista (in ginocchio) al trionfante don Acampa, il 14 assolto in pieno dall'accusa di truffa (vicenda Commendone, per chi seguì la vicenda). L'intervista - untuosa più del solito - è verosimilmente opera dell'ottimo Roberto Romaldo, quello che fa il Presidente del Gruppo stampa autonomo e il portavoce del Vescovo (e insegna Religione cattolica a scuola, su beneplacito vescovile, per completare in bellezza).
"L'attività pastorale mi dà molta gioia e ricchezza", sostiene Acampa: siamo d'accordo con lui, soprattutto sull'elemento "ricchezza".
"Come ha vissuto tutto questo (l'essere sotto processo, Ndr)?", domanda l'autore dello scoop. "Con dispiacere e grande sofferenza da un punto di vista psicologico. Il tamtam mediatico in breve mi ha indicato come colpevole e per tutti era così(per il Vescovo, mai e poi mai, Ndr). Sbaglio o una persona è innocente fino a prova contraria?".
Ma certo - sostiene l'eretico -, ma certo: ora, con la prescrizione breve per gli incensurati, meglio ancora.
Gran finale. Domanda: "Don Acampa ha mai avuto dubbi durante il processo sulla presunta truffa?", chiede l'ardito intervistatore (che non si firma, forse per la vergogna). "Ci può essere una combinazione di fattori quali per esempio casualità, malvagità e menzogna che possono fare perdere la retta via (insospettabile dantismo, Ndr). Insomma sì ho avuto dubbi e ho anche pensato che potevo essere condannato. Tutto questo mi ha portato a vivere con grande prudenza".
Cavoto - lette queste parole - deve avere pensato che un siffatto uomo di Chiesa, non poteva che essere innocente, sempre e comunque, in una sorta di effetto domino delle sentenze. A prescindere...
E viene da chiedersi: ma Acampa, quando andava a cena ed a pranzo con l'ex Procuratore Capo di Siena dottor Calabrese, ci portava anche Cavoto?
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