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lunedì 26 settembre 2011

Un viaggio nell'Italia del 2011: l'Aquila (II)

     Appena uscito dall'albergo, quella mattina, dopo la colazione fatta insieme a questi anziani ormai eradicati dalle loro case, mi sono diretto verso la macchina, a circa centocinquanta metri  di discesa dall'albergo. Era parcheggiata in un posto che conduceva dritto dritto verso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio (quella della famosa festa della Perdonanza, nonchè della tomba di Celestino V, il Pontefice del "gran rifiuto" di dantesca memoria); la sera prima, l'avevo lasciata poco lontana, e avevo chiesto ad un passante se lì fosse in divieto di sosta:
"A l'Aquila, ormai si può parcheggiare dove si vuole, specie se uno è un turista", mi aveva detto, sconsolato. In effetti, prendere una multa a l'Aquila - luogo simbolo dello scempio di legalità che è diventata l'Italia - sarebbe davvero beffardo...
  Quella mattina piena di sole, dunque: vicino alle macchine, c'erano delle palazzine, transennate. Case ad un tiro di schioppo dal pieno centro storico, devastate dal terremoto. Passando da un pertugio,mi sono spinto giusto fino all'ingresso, non osando oltre: le scale non erano neanche state pulite, tutto era come quel maledetto 6 aprile di due anni prima. Su un terrazzino, ancora un arrugginito tendipanni, in mezzo a detriti e polvere. Dal fondo di una strada adiacente, ecco arrivare un signore: sulla sessantacinquina, robusto, in tuta, madido di sudore. Iniziamo a parlare:
"Vivevo proprio laggiù - mi indica con la mano destra -, a pochi metri da qui. Ero in camera da letto, con mia moglie. Ci crollò il tetto addosso. Mia figlia morì, nell'altra stanza. L'altra, con i bambini, fortunatamente non era venuta, anche se aveva detto che sarebbe venuta. Io rimasi immobilizzato, senza la possibilità di muovermi; accanto a me, mia moglie: per me, era morta, invece era senza sensi, ma viva. Ci hanno soccorso dopo 7 ore!".
 Quest'uomo è un ex calciatore professionista: Paolo Rossi, si chiama. Non il bomber del Mundial del 1982, bensì un onesto centravanti d'antan, poi riciclatosi, per motivi d'età, a giocare in difesa, a fare il libero vecchia maniera. Serie B e C, per lui, su e giù per l'Italia: poi l'approdo aquilano, dal suo Veneto, per motivi sentimentali. La sua partita, oggi, è il camminare sempre di più, e sempre meglio:
"Vedi che cosce! Sto riacquistando il tono che avevo prima: continuavo a giocare, io, prima di questo terremoto!".
 Capisco che ha tanta voglia di parlare, ma anche di ripartire, vista l'interruzione. Difficile dire quale delle due prevalga. Forse è meglio lasciarlo andare.
"Qui mi conoscono tutti: sono Paolo Rossi il calciatore!", dice congedandosi, e riprendendo la sua sgropponata. Verso il centro, in salita, quindi: in tutti i sensi, è davvero il caso di dire.

 Nella città che non rinascerà mai (sono gli aquilani i primi a saperlo), il 20 settembre è iniziato il Processo ai sette componenti della Commissioni Grandi Rischi (organismo di consultazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri). Le accuse sono tremende: omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo per avere rassicurato la popolazione. Il 31 marzo - una settimana prima del sisma - i "magnifici" sette rassicurarono la popolazione in comprensibile apprensione per lo sciame sismico che durava da dicembre (!). Bernardo De Bernardis, vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile (oggi sotto processo), ebbe a dire:
"Tornate nelle vostre case tranquilli, vi consiglio una buona bottiglia di Brunello!".
In Aula, erano presenti anche molti giornalisti giapponesi. Nessuno dei sette imputati (tantomeno quelli dell'inchiesta della Protezione civile, fra cui Bertolaso) in questi due anni e mezzo dall'evento, si è ammazzato; in Giappone, probabilmente non sarebbe successo...

3 commenti:

  1. Lo sanno anche i bambini che è impossibile prevedere i terremoti e follia è processare i vertici della Commissione Grandi rischi perchè. purtroppo per loro l'evento si è verificato mentre a Palazzo Chigi sedeva Berlusconi. La prima udienza sugli appalti delle grandi opere legate al G 8 ci sarà tra 7 mesi ma quel galantuomo di Bertolaso è già stato condannato forse per la stessa ragione ? .Ti prego ,non farti trascinare dall'onda giustizialista che travolge tutto, proprio tu che hai qualche esperienza in merito. R.F

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  2. Ma siamo proprio sicuri che il buon Bertolaso sia questo fior di galantuomo che ci hanno fatto credere?

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  3. Mi sembra che nel nostro ordinamento giudiziario si è innocenti finché le sentenze non sono passate in giudicato.Intanto si infangano le persone, si rovina la loro immagine pubblica e in caso non risultassero colpevoli chi li ripagherà ? Si potrebbero citare molti casi :ricorderò solo Tortora ,Vittorio Emanuele,e il prossimo sarà Contrada ..R.F

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