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lunedì 30 luglio 2012
La Siena migliore: la Fondazione Monastero
Nei giorni in cui finalmente ha dovuto abdicare, Franchino il Ceccuzzi - forse senza rendersi conto di ciò che stava affermando - ebbe a dire che lui era certo di appartenere alla Siena migliore (tutti i non ceccuzziani, ovviamente, appartenendo alla peggiore).
Non è però delle solite polemiche della politichina senesota che l'eretico vuole scrivere quest'oggi, bensì di un qualcosa che rappresenta davvero la Siena migliore: vale a dire ciò che ruota intorno a Monastero ed alla sua Fondazione. L'incantevole luogo fra Costafabbri e Costalpino, già citato da Violante di Baviera nel suo famoso Bando sui confini territoriali, da molti anni svolge un importante ruolo nel campo del volontariato (cattolico), svolgendo oggettivamente un ruolo di supplenza rispetto ad un welfare sempre più striminzito per i tagli montiani e per le scelleratezze locali.
Ieri mattina l'eretico è andato a trovare un paio di amici di vecchia data, sfortunati eppure (o proprio per questo?) pienissimi di vita, ed ha potuto constatare de visu non solo la bellezza del posto, ma anche l'efficienza dell'organizzazione, degna del miglior cattolicesimo - potremmo dire - manzoniano. Quello, per capirsi, incarnato da figure minori ma di grande presa, come quella del sarto da cui trova momentaneo rifugio la povera Lucia. Il sarto che dice alla figlia di andare dalla giovane vedova loro vicina per portarle da mangiare: ma senza farsi vedere da alcuno.
"Meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo", avrebbe chiosato l'ex Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi. Perchè una cosa va detta: ci si può girare intorno come e quanto si voglia, ma resta il fatto che nessuna organizzazione laica nel Senese (e non solo) è capace di fare stare bene insieme almeno una trentina di ragazzi e uomini che in altri momenti storici, a latitudini non così lontane, sarebbero stati gassati. A Monastero queste persone trovano, in pienissima estate, giovani che li assistono con energia e passione, arrivando fino a trascorrere la notte e l'intero fine settimana con loro. Magari poi riportandoli a casa - anche lontanino da Siena, in qualche occasione - con la loro macchina. Detto da un ateo fra gli atei, purtroppo non esiste niente di simile nell'arcipelago dell'associazionismo laico (sperando sempre di essere smentito: sarei il primo ad esserne lietissimo).
Questo, quindi, è un esempio della Siena migliore cui fare riferimento: a maggior ragione perchè questa Fondazione Monastero NON ha mai campato (dall'anno della sua costituzione, 2008) con i soldi della Fondazione per antonomasia in loco, quella Mps.
Paolo, Alberto, Ferdinando e tutti gli altri ospiti di Monastero ringraziano. E noi con loro.
Ps Almeno nel post scriptum, è necessario dire qualcosa più in sintonia con i temi del blog. Ieri a visitare gli ospiti di Monastero è arrivato Sua Eccellenza Antonio Buoncristiani: Santa Messa e lauto pranzo. Quale dei due gli sarà stato più a cuore?
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Da parte di questi volontari senesi, una semplice lezione di vita.
RispondiEliminaGrazie di cuore sperando che sempre più giovani smettano di passare il tempo a fare i bighelloni e ne dedichino almeno un po' agli altri
OFF TOPIC
RispondiEliminasegnalo stasera prima visione Margin Call al cinema in Fortezza ore 21.45
Ci sono degli atei molto più cristiani dei cristiani. Lo spirito religioso nonè nei gesti formali.
RispondiEliminaUn cattolico, apostolico, romano
La Siena Migliore -
RispondiEliminaVorrei riproporre, a questo proposito, un tema lanciato dalla neo dottoressa Camilla Marzucchi (brava Camilla!)in un suo post del 10 luglio in questo blog che aveva come argomento gli esodati delle contrade. Bisogna aver letto la tesi di Marzucchi (io l'ho letta tutta e con piacere http://www.ilpalio.org/TESi_marzucchi.pdf ). La Siena "migliore" potrebbe in effetti partire dalle società delle contrade stesse che un tempo avevano ragione di esistere come società di mutuo soccorso. Oggi in contrada si va, come ci fa notare Marzucchi, per le cene, per cantare gli stornelli, per fare servizio al bar, e qualche volta i cazzotti. Tutto qui. Un po' poco mi pare. Questo non giustifica nemmeno in piccola misura tutte le scene selvagge e isteriche che si vedono in piazza a Palio vinto (o perso). Se la contrada è questa personalmente non sento il desiderio di farne parte. Se invece ci si riappropriasse di una scala di valori condivisa, e si restituisse alla contrada la sua valenza di "comunità di pratiche" come sostiene Marzucchi nella sua tesi, non è improbabile che si potrebbe davvero fare della contrada stessa "la Siena migliore", non quella dei ceccuzziani dunque, ma quella dei senesi veri. Mi chiedo, e chiedo anche a Marzucchi ( se vorrà leggere questo mio post) se non è un ipotesi troppo remota che la contrada diventi piano piano una estensione di quel welfare che pur troppo nella nostra città come nel nostro Paese sta andando esaurendosi e temo anche che il processo sarà irreversibile. La contrada come volontariato sarebbe una cosa fantastica. I contradaioli volontari che aiutano altri contradaioli, che organizzano asili nido in contrada per quelle famiglie che non possono permettersi 400 euroni al comunale, laureandi contradaioli che aiutano i più piccoli a fare i compiti - e, perché no?, inventare dei crediti formativi e chiedere alle istituzioni di riconoscerli - laddove mandare il figlio a ripetizioni costa ormai delle cifre improponibili e i genitori che lavorano non hanno tempo per seguire i figli che magari passano la giornata a giocare con la play station invece di studiare. Aiutare gli anziani della contrada, organizzare un microcredito per i contradaioli indigenti. Imparare a gestire i soldi della contrada non per strapagare i fantini o delle improbabili “salve” (ma poi che so' 'ste salve?), ma per ricreare davvero quelle società di mutuo soccorso che erano le contrade, e oggi più che mai ce ne sarebbe bisogno. Insegnare ai piccoli che la violenza non è la risoluzione per la rivalità tra contrade. Insegnare che quando vince una contrada le altre non hanno perso, è Siena che ha vinto e che trionfa ancora immortale come amava dire Silvio Gigli a ogni Palio. I luoghi ci sono, le persone anche, basterebbe ristabilire una scala di valori. Sono convinta che le nuove generazioni possano farlo, non i vecchi, non quelli che credono solo nella sbornia e nel cazzotto. La contrada non è questo,la Siena migliore non è questa, ma la Siena migliore si può fare.