Al termine di questo maggio così denso di politica (purtroppo con la p minuscola), è venuto il momento di fare un bel commento finale sulla tornata amministrativa appena conclusa; in seguito, con calma, ci sarà tempo e modo per occuparsi di alcuni componenti della Giunta Ceccuzzi, che sembrano proprio messi lì per agevolare la vis polemica dell'eretico. Ma soprattutto, si potrà riprendere a scrivere del processo alla Curia in dirittura d'arrivo, della Banda della Curiana, nonchè di cosine nuove, gustosissime. Inoltre, si potrà riprendere a scrivere di Robertino il montepaschino, alle prese con i suoi problemi sentimentali e le magagne familiari...
Veniamo al voto, dunque. Che belle le scene delle piazze milanesi, napoletane, cagliaritane: a prescindere per un momento dall'appartenenza politica dei trionfatori, voi le avete viste? C'era davvero autentica gioia, sincera felicità, passione politica ruspante, quasi incredulità, in alcuni (nonostante dopo il primo turno le cose si fossero messe bene per i futuri vincitori).
A Siena, che festa di popolo c'è stata? Parlo di quella a caldo, a poche ore, o minuti, dal risultato: dov'era il popolo senese, che in maggioranza assoluta ha votato don Franco? Ora fanno la grande cena al Tartarugone, con i notabili da omaggiare e le mani da sfregarsi: si continua a mangiare, anche se, magari, il piatto è un pochino meno ricco, a causa di chi ha preceduto (avallato però da chi c'è ora, nella grande Palude senese).Ceccuzzi è un Sindaco che si fa votare (ma si ricordi sempre quei 1116, che nessun giornale senese può citare...), ma che non scalda, che non trascina; può riempire un attico, non una piazza: senza rischiare querele, si può dire che è uomo di grigio apparato? O "costa caro" anche il dire questo, caro Sindaco?
Il dato politico, poi: le tre vittorie più importanti della tornata (appunto Cagliari, Milano e Napoli), vedono trionfatori Sindaci non d'apparato, e, soprattutto, non Pd!
Massimo Zedda (35 anni, dimostrandone forse meno) ha vinto, dopo che alle Primarie (negate a Siena) aveva sconfitto l'uomo delle tessere piddine e del potere dalemiano nell'isola, Antonello Cabras.
De Magistris si è saputo brillantemente distanziare dall'apparato e dal tesserificio bassoliniano, parlandone esplicitamente in termine negativi, prima e dopo la vittoria: lui sì che è contro le incrostazioni ventennali di bassoliniana memoria. E ha posto la questione morale al centro della campagna elettorale (come l'eretico aveva invano consigliato all'opposizione di fare, all'inizio della campagna elettorale...): la Casta consociativa Pd-Pdl della Campania non l'ha di sicuro aiutato, ma lui ha stravinto lo stesso (doppia vittoria per Di Pietro, che soffre tremendamente della popolarità di De Magistris, e così se lo leva dagli zibidei).
Pisapia, infine, ha fatto le Primarie, ed ha sconfitto con nettezza il candidato piddino Boeri, l'architetto quotato nei salotti, parecchio meno fra la gente.
Candidati visti come discontinui, candidati che parlano di questione morale (Ceccuzzi non l'ha neanche nominata, anzi si rifiuta di rispondere), candidati che vanno in giro da soli, o con due o tre collaboratori, non con un codazzo di 25 persone.
Capito perchè, in caso di vittoria, la gente corre in piazza ad esultare? Noi, a Siena, esultiamo per il calcio, il basket,le Contrade: gli altri esultano per la Politica. A ciascuno il suo...
Ps Domani, un post di buon augurio: il 2 giugno, infatti, è il compleanno di un senese che si è battuto per il bene di Siena. 50 candeline, ben portate. Chi sarà? Non resta che attendere...
DA GIOVEDI' 25 LUGLIO 2013 IL BLOG SI TRASFERISCE AL SEGUENTE INDIRIZZO: WWW.ERETICODISIENA.IT
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martedì 31 maggio 2011
lunedì 30 maggio 2011
Un libro da leggere: Luxuria...
Una volta tanto, l'eretico invece di scrivere dei suoi libri, ne recensisce uno di un altro. Di un amico, peraltro: sia per antica frequentazione familiare, che per frequentazione di Campo scuola (il libro è curiosamente dedicato anche agli atleti del suddetto Campo: scelta curiosa, originale e da apprezzare), ove l'autore - il professor Oscar Di Simplicio - con una continuità certosina va tutti i santi giorni a mantenere in forma il suo fisico, con corse felpate e palestra rigenerante. Un esempio da additare, quanto alla mens sana, in corpore sano...
"Luxuria" (Salerno editrice, 170 pagine, 12 euro), con sottotitolo "Eros e violenza nel Seicento", è il libro di cui l'eretico scrive.
Testo sotto le duecento pagine, quindi piuttosto breve, ma denso assai: lo storico (moderno) Di Simplicio, partendo da una rigorosa base documentale su cui a lungo si è cimentato, con l'acutezza dell'auctoritas in materia, ci fa entrare in un mondo di sesso, soldi, sottomissione: di Potere, dunque. Di Potere clericale, ad essere più precisi.
Il dove, è lo sperduto borgo maremmano di Montorgiali, un pugno di anime; il quando, intorno al 1630 (coevo all'ambientazione dei Promessi sposi, dunque), in pienissimo clima controriformistico, nonchè durante la terribile Guerra dei Trent'anni; il chi, un personaggio tutto da scoprire: il locale pievano Marcantonio Niccolai.
Il titolo è riferito a lui: detto questo, detto tutto. Un "diavolo vestito da prete", secondo alcuni. La fonte? Una cronaca giudiziaria del tempo. Fino a prova contraria, il massimo dell'autorevolezza, per uno storico rigoroso come l'atleta (non di Dio...) Oscar Di Simplicio. Non trattasi, quindi, del solito libello romanzato sulle perversioni di un pievano post tridentino: qui si parte da un solido ancoraggio storico (come dimostrano anche le note, inserite a conclusione dell'opera, forse per non appesantire la lettura).
Il Niccolai viene definito "maschio alfa", dall'autore: all'eretico, ha fatto venire in mente fra Remigio da Varagine, l'ex dolciniano de Il nome della rosa. Colui che - davanti all'inquisitore Bernardo Guy - ammise, con la bava alla bocca: "Sì, in tutti questi anni, non ho fatto altro che soddisfare la mia pancia e la mia verga!", in una sorta di liberatoria confessione pubblica.
Quanto a Marcantonio, fra i tanti casi, segnalo ai lettori quello di una "giovane e bella vedova di 26 o 27 anni", tale Genova (pagina 102):
"Io voglio dire quello che so...Il signor piovano venne da me una mattina. Credo che fusse l'anno che il poverino del mio marito morì e mi disse: Genova non sospettate che vi habbi a mancare niente se mi contentate...et io dissi che non ero giovane da fare quelle cose (sic!, Ndr)...Lui se ne andò allora e mi disse venite a casa mia".
Il "corteggiamento" continuerà: per vedere come andrà a finire, non resta che il piacere della lettura.
L'eretico non parlerà del caso della Curia senese, parlando del libro in questione: sarebbe troppo prevedibile e scontato. Diciamo che casi come quello di don Riccardo Seppia - il parroco pedofilo, cocainomane e sieropositivo di Sestri Ponente - hanno degli ottimi e stagionati precursori, come dimostrato da Di Simplicio nel suo Luxuria.
Fino a che il Vaticano non farà effettiva pulizia nei seminari (non solo con i proclami), fin tanto che non abolirà il celibato obbligatorio, fin tanto che non farà qualche reale passo avanti contro l'ipocrisia sessuofobica, di personaggi così e ne saranno sempre tanti.
Un libro da leggere, da gustare e da meditare, questo Luxuria: ricordando che quasi sempre la Storia, quando si ripete, diventa una farsa...
"Luxuria" (Salerno editrice, 170 pagine, 12 euro), con sottotitolo "Eros e violenza nel Seicento", è il libro di cui l'eretico scrive.
Testo sotto le duecento pagine, quindi piuttosto breve, ma denso assai: lo storico (moderno) Di Simplicio, partendo da una rigorosa base documentale su cui a lungo si è cimentato, con l'acutezza dell'auctoritas in materia, ci fa entrare in un mondo di sesso, soldi, sottomissione: di Potere, dunque. Di Potere clericale, ad essere più precisi.
Il dove, è lo sperduto borgo maremmano di Montorgiali, un pugno di anime; il quando, intorno al 1630 (coevo all'ambientazione dei Promessi sposi, dunque), in pienissimo clima controriformistico, nonchè durante la terribile Guerra dei Trent'anni; il chi, un personaggio tutto da scoprire: il locale pievano Marcantonio Niccolai.
Il titolo è riferito a lui: detto questo, detto tutto. Un "diavolo vestito da prete", secondo alcuni. La fonte? Una cronaca giudiziaria del tempo. Fino a prova contraria, il massimo dell'autorevolezza, per uno storico rigoroso come l'atleta (non di Dio...) Oscar Di Simplicio. Non trattasi, quindi, del solito libello romanzato sulle perversioni di un pievano post tridentino: qui si parte da un solido ancoraggio storico (come dimostrano anche le note, inserite a conclusione dell'opera, forse per non appesantire la lettura).
Il Niccolai viene definito "maschio alfa", dall'autore: all'eretico, ha fatto venire in mente fra Remigio da Varagine, l'ex dolciniano de Il nome della rosa. Colui che - davanti all'inquisitore Bernardo Guy - ammise, con la bava alla bocca: "Sì, in tutti questi anni, non ho fatto altro che soddisfare la mia pancia e la mia verga!", in una sorta di liberatoria confessione pubblica.
Quanto a Marcantonio, fra i tanti casi, segnalo ai lettori quello di una "giovane e bella vedova di 26 o 27 anni", tale Genova (pagina 102):
"Io voglio dire quello che so...Il signor piovano venne da me una mattina. Credo che fusse l'anno che il poverino del mio marito morì e mi disse: Genova non sospettate che vi habbi a mancare niente se mi contentate...et io dissi che non ero giovane da fare quelle cose (sic!, Ndr)...Lui se ne andò allora e mi disse venite a casa mia".
Il "corteggiamento" continuerà: per vedere come andrà a finire, non resta che il piacere della lettura.
L'eretico non parlerà del caso della Curia senese, parlando del libro in questione: sarebbe troppo prevedibile e scontato. Diciamo che casi come quello di don Riccardo Seppia - il parroco pedofilo, cocainomane e sieropositivo di Sestri Ponente - hanno degli ottimi e stagionati precursori, come dimostrato da Di Simplicio nel suo Luxuria.
Fino a che il Vaticano non farà effettiva pulizia nei seminari (non solo con i proclami), fin tanto che non abolirà il celibato obbligatorio, fin tanto che non farà qualche reale passo avanti contro l'ipocrisia sessuofobica, di personaggi così e ne saranno sempre tanti.
Un libro da leggere, da gustare e da meditare, questo Luxuria: ricordando che quasi sempre la Storia, quando si ripete, diventa una farsa...
Gira e rigira, Silvio ha vinto solo a Siena...
In via di archiviazione anche i ballottaggi, in attesa di avere il tempo ed il modo di analizzarli con la dovuta attenzione, l'eretico questo lo può dire (come chiunque, peraltro): Berlusconi ha preso una ringollata di quelle storiche. Questa volta, forse si può davvero iniziare a recitare il De profundiis politico, per il Silvio nazionale.Forse.
Una delle poche soddisfazioni che gli rimangono, è proprio Siena: grazie all'oculata regia del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, la Lega in campagna elettorale ha ritirato una candidatura di rottura con il Sistema Siena (Loretana Battistini), e si è accodata a chi non aveva nessuna possibilità di vittoria (fortunatamente!), Alex Nannini. La Battistini ha preso poche preferenze, da candidata consigliera? Certamente si aspettava di più, forse molto di più, ma chiunque capisce che lei, ormai, era un corpo residuale, nella campagna elettorale.
Avendo vinto lo status quo, avendo trionfato la Casta, Silvione può dormire sonni tranquillissimi (anche in compagnia, da pagare con denaro depositato al Monte): la vera Bicamerale, ormai, Berlusconi e D'Alema la trovano a Siena.
Vittoria politica, al Pd; Mps, da dividersi, con sagacia. Casini-Caltagirone si erano ben sistemati nel Terzo Polo, casomai il battagliero Corradi ce l'avesse fatta.
E a chi dice che cavalcare il tema della Giustizia e della legalità non paga, magari fa perdere financo voti, fa un piacere agli avversari, raccomando la visione di Napoli, una delle poche città più corrotte di Siena (ma lì, almeno, esiste la stampa): ha vinto l'ipergiustizialista De Magistris, ex Pm d'assalto.Uno che ha caricato, a testa bassa, sulla contiguità tra politica e camorra, sulla questione morale, sulla rottura decisa con il passato, senza nessuna voglia di rinnovare e tranquillizzare in contemporanea: e ha stravinto. Con lo stesso Pd travolto dall'Italia dei valori.
Che qui si è accodata a Ceccuzzi: che occasione persa, che possibilità gettata al vento...
Silvio, ti aspettiamo a Siena: tradito dalla tua Milano, meglio di qui, ormai, dove ti trovi?
Una delle poche soddisfazioni che gli rimangono, è proprio Siena: grazie all'oculata regia del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, la Lega in campagna elettorale ha ritirato una candidatura di rottura con il Sistema Siena (Loretana Battistini), e si è accodata a chi non aveva nessuna possibilità di vittoria (fortunatamente!), Alex Nannini. La Battistini ha preso poche preferenze, da candidata consigliera? Certamente si aspettava di più, forse molto di più, ma chiunque capisce che lei, ormai, era un corpo residuale, nella campagna elettorale.
Avendo vinto lo status quo, avendo trionfato la Casta, Silvione può dormire sonni tranquillissimi (anche in compagnia, da pagare con denaro depositato al Monte): la vera Bicamerale, ormai, Berlusconi e D'Alema la trovano a Siena.
Vittoria politica, al Pd; Mps, da dividersi, con sagacia. Casini-Caltagirone si erano ben sistemati nel Terzo Polo, casomai il battagliero Corradi ce l'avesse fatta.
E a chi dice che cavalcare il tema della Giustizia e della legalità non paga, magari fa perdere financo voti, fa un piacere agli avversari, raccomando la visione di Napoli, una delle poche città più corrotte di Siena (ma lì, almeno, esiste la stampa): ha vinto l'ipergiustizialista De Magistris, ex Pm d'assalto.Uno che ha caricato, a testa bassa, sulla contiguità tra politica e camorra, sulla questione morale, sulla rottura decisa con il passato, senza nessuna voglia di rinnovare e tranquillizzare in contemporanea: e ha stravinto. Con lo stesso Pd travolto dall'Italia dei valori.
Che qui si è accodata a Ceccuzzi: che occasione persa, che possibilità gettata al vento...
Silvio, ti aspettiamo a Siena: tradito dalla tua Milano, meglio di qui, ormai, dove ti trovi?
domenica 29 maggio 2011
Don Franco alla prova estrazione...
Oggi, 29 maggio 2011, è una data storica: non tanto perchè si ricordi la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453 (fine dell'Impero romano d'Oriente), quanto perchè è effettivamente iniziata l'era di don Franco Ceccuzzi sulla città di Siena. Durata minima, 10 anni (due mandati): poi, si vedrà. I regni, si sa quando iniziano, mai quando si concludono: la data di scadenza, attiene alle democrazia compiuta, quindi...
Nel giorno che sarebbe potuto essere del ballottaggio, ecco invece la sua consacrazione: la Piazza del Campo piena come sempre all'ultima domenica di maggio, i monturati del Drago a terminare il giro annuale, proprio sotto al Palazzo.
Pare che don Franco si sia affacciato per un attimo da una trifora, e - vista la gran folla - abbia esclamato, a voce alta:
"Che bello, finalmente tanta gente, tutta per me! Giusto Benito riusciva a fare meglio, e anche Palmiro, ma solo negli anni d'oro!".
Distogliendolo dal momentaneo delirio d'onnipotenza, sembra sia arrivato un commesso comunale, per fargli presente che doveva iniziare la procedura per l'estrazione delle Contrade. La sera prima - uscito dal bagno di Cultura con Scalfari ed Asor Rosa al Sms - don Franco era andato, con i suoi più stretti collaboratori, a ripassare l'abbinamento bandiera- nome della Contrada. Se l'è cavata davvero benone, don Franco. La notte prima dell'estrazione, l'ha trascorsa in grande letizia: sul letto, chiusi gli occhi, forse avrà ripensato a quando, nella residenza universitaria che divideva con altri due studenti, provava a studiare, ma non ce la faceva, nè con la Giurisprudenza, nè con le Scienze politiche.
Forse già da allora, studiava da Sindaco: invece che stare sui libri, lui andava in giro, stava fra la gente, ascoltava, sondava. E quando - come per miracolo - verso primavera spuntavano quelle 17 bandiere una diversa dall'altra, lui le osservava, e le imparava una ad una, eccome se le imparava. Il problema vero, fu imparare il nome delle Società di Contrada: perchè quella dell'Istrice si chiama Leone, e non l'Aculeo? Ed il Cavallino, non potevano chiamarla Unicorno? E gli toccò pure occuparsi di letteratura, per memorizzare Cecco l'Angiolieri. Superato anche questo scoglio, la prova più ardua: i motti delle Contrade. Optò per il giusto mezzo: ne imparò una decina.
Con tutte queste cose da apprendere (colori, nomi, frasi, financo latine), come si poteva pretendere anche che si laureasse?
Ps Proprio come oggi: con quante cose ha da fare come Sindaco, come si può pretendere che risponda alle domande sull'onorevole Del Mese, su Galaxopoly, sull'Università o su altro ancora?
Lasciamolo lavorare, don Franco: e baciamo le mani...
Nel giorno che sarebbe potuto essere del ballottaggio, ecco invece la sua consacrazione: la Piazza del Campo piena come sempre all'ultima domenica di maggio, i monturati del Drago a terminare il giro annuale, proprio sotto al Palazzo.
Pare che don Franco si sia affacciato per un attimo da una trifora, e - vista la gran folla - abbia esclamato, a voce alta:
"Che bello, finalmente tanta gente, tutta per me! Giusto Benito riusciva a fare meglio, e anche Palmiro, ma solo negli anni d'oro!".
Distogliendolo dal momentaneo delirio d'onnipotenza, sembra sia arrivato un commesso comunale, per fargli presente che doveva iniziare la procedura per l'estrazione delle Contrade. La sera prima - uscito dal bagno di Cultura con Scalfari ed Asor Rosa al Sms - don Franco era andato, con i suoi più stretti collaboratori, a ripassare l'abbinamento bandiera- nome della Contrada. Se l'è cavata davvero benone, don Franco. La notte prima dell'estrazione, l'ha trascorsa in grande letizia: sul letto, chiusi gli occhi, forse avrà ripensato a quando, nella residenza universitaria che divideva con altri due studenti, provava a studiare, ma non ce la faceva, nè con la Giurisprudenza, nè con le Scienze politiche.
Forse già da allora, studiava da Sindaco: invece che stare sui libri, lui andava in giro, stava fra la gente, ascoltava, sondava. E quando - come per miracolo - verso primavera spuntavano quelle 17 bandiere una diversa dall'altra, lui le osservava, e le imparava una ad una, eccome se le imparava. Il problema vero, fu imparare il nome delle Società di Contrada: perchè quella dell'Istrice si chiama Leone, e non l'Aculeo? Ed il Cavallino, non potevano chiamarla Unicorno? E gli toccò pure occuparsi di letteratura, per memorizzare Cecco l'Angiolieri. Superato anche questo scoglio, la prova più ardua: i motti delle Contrade. Optò per il giusto mezzo: ne imparò una decina.
Con tutte queste cose da apprendere (colori, nomi, frasi, financo latine), come si poteva pretendere anche che si laureasse?
Ps Proprio come oggi: con quante cose ha da fare come Sindaco, come si può pretendere che risponda alle domande sull'onorevole Del Mese, su Galaxopoly, sull'Università o su altro ancora?
Lasciamolo lavorare, don Franco: e baciamo le mani...
L'Operazione paraculo: ennesimo episodio...
L'interessante rassegna del cortometraggio e del giornalismo d'inchiesta, organizzata lodevolmente da Luca Zingaretti, si conclude stamattina, con le premiazioni di rito. Ieri sera, il vero gran finale, di altissimo livello culturale: Eugenio Scalfari ed Asor Rosa, due dei maggiori intellettuali italiani, al Santa Maria della Scala.
L'iniziativa voluta da Zingaretti - lodevole sotto molti aspetti - si colloca, purtroppo, in un'operazione ad ampio raggio di cui, temo, lo stesso Zingaretti sia del tutto all'oscuro, non potendo conoscere a fondo la realtà senese: l'Operazione paraculo.
Veniamo al dunque: da anni, ormai, a Siena si ospitano grandi giornalisti, illuminate figure dell'intellettualità italiana e straniera. Va tutto bene, anzi benissimo. I risvolti principali sono due: alimentare le possibilità di successo della candidatura di Siena a capitale europea della Cultura nel 2019 (che sarebbe il trionfo della Casta, e di Ceccuzzi verso la fine del secondo mandato). Proposito legittimo, volendo anche giusto, dal punto di vista dei castisti.
Ciò che, però, non si può dire è quale sia il secondo motivo: la Casta invita - con soldi pubblici, ovviamente - illustri esponenti del mondo dell'informazione, a mò di captatio benevolentiae nei loro confronti (traduzione per Ceccuzzi: è questa l'Operazione paraculo, capito?).
Con la pubblicità del Monte su L'Espresso e l'invito del suo Direttore ad intervistare Mussari (sempre al Sms), si cerca di tenere buono appunto L'Espresso (per Panorama, essendo dell'amico Silvio, non c'è bisogno di grandi sforzi); per Repubblica, poi, chi meglio del suo fondatore? Non a caso, ieri Ceccuzzi ci ha voluto mettere il cappello, con un suo interventino pre Scalfari. I cortometraggi migliori, le inchieste migliori, il giornalismo migliore sono sempre quelli che riguardano altro, da Siena: qui, tutto a posto, no? Che bisogno c'è, dunque, di giornalismo di inchiesta? L'eretico offre gratis la documentazione su Galaxopoly, ed i direttori locali fanno finta di niente (e Ceccuzzi minaccia pubblicamente il sottoscritto): poi, però, tutti a spellarsi le mani (giustamente) per chi fa sano giornalismo. Lontano da casina, però.
Nelle prossime settimane, arriveranno al pettine molti nodi giudiziari: Università, Ampugnano, Provincia, incendio in Curia et alia. Come ci starebbe bene un reportage dell'ottimo (senza ironie!) Fabrizio Gatti, giornalista d'inchiesta di punta de L'Espresso.
Pronto a "vestirsi" da immigrato, per scrivere sui viaggi della speranza; a Siena, non avrebbe neanche bisogno di travestirsi, per scoprire certe cose. E neanche di viaggiare tanto.
Meglio farlo invitare, e trattarlo con i guanti bianchi: non si sa mai...
Raffaele Ascheri
L'iniziativa voluta da Zingaretti - lodevole sotto molti aspetti - si colloca, purtroppo, in un'operazione ad ampio raggio di cui, temo, lo stesso Zingaretti sia del tutto all'oscuro, non potendo conoscere a fondo la realtà senese: l'Operazione paraculo.
Veniamo al dunque: da anni, ormai, a Siena si ospitano grandi giornalisti, illuminate figure dell'intellettualità italiana e straniera. Va tutto bene, anzi benissimo. I risvolti principali sono due: alimentare le possibilità di successo della candidatura di Siena a capitale europea della Cultura nel 2019 (che sarebbe il trionfo della Casta, e di Ceccuzzi verso la fine del secondo mandato). Proposito legittimo, volendo anche giusto, dal punto di vista dei castisti.
Ciò che, però, non si può dire è quale sia il secondo motivo: la Casta invita - con soldi pubblici, ovviamente - illustri esponenti del mondo dell'informazione, a mò di captatio benevolentiae nei loro confronti (traduzione per Ceccuzzi: è questa l'Operazione paraculo, capito?).
Con la pubblicità del Monte su L'Espresso e l'invito del suo Direttore ad intervistare Mussari (sempre al Sms), si cerca di tenere buono appunto L'Espresso (per Panorama, essendo dell'amico Silvio, non c'è bisogno di grandi sforzi); per Repubblica, poi, chi meglio del suo fondatore? Non a caso, ieri Ceccuzzi ci ha voluto mettere il cappello, con un suo interventino pre Scalfari. I cortometraggi migliori, le inchieste migliori, il giornalismo migliore sono sempre quelli che riguardano altro, da Siena: qui, tutto a posto, no? Che bisogno c'è, dunque, di giornalismo di inchiesta? L'eretico offre gratis la documentazione su Galaxopoly, ed i direttori locali fanno finta di niente (e Ceccuzzi minaccia pubblicamente il sottoscritto): poi, però, tutti a spellarsi le mani (giustamente) per chi fa sano giornalismo. Lontano da casina, però.
Nelle prossime settimane, arriveranno al pettine molti nodi giudiziari: Università, Ampugnano, Provincia, incendio in Curia et alia. Come ci starebbe bene un reportage dell'ottimo (senza ironie!) Fabrizio Gatti, giornalista d'inchiesta di punta de L'Espresso.
Pronto a "vestirsi" da immigrato, per scrivere sui viaggi della speranza; a Siena, non avrebbe neanche bisogno di travestirsi, per scoprire certe cose. E neanche di viaggiare tanto.
Meglio farlo invitare, e trattarlo con i guanti bianchi: non si sa mai...
Raffaele Ascheri
sabato 28 maggio 2011
Don Franco, sempre con il codazzo dietro...
Sulle elezioni comunali, ormai si può - e si deve - ragionare a mente fredda, nel fine settimana che avrebbe dovuto segnare il ritorno alle urne dei cittadini, invece negato dal risultato elettorale del caravanserraglio partitico-listitico che ha sostenuto Ceccuzzi. D'Alema lo aveva detto, nell'ormai celebre discorso della Coop di San Miniato, da grande statista quale è: a Siena, bisognava vincere, e bene (cioè subito, al primo turno). L'unico posto dove D'Alema possa fare ancora il vincente, è la Coop di San Miniato...
A mente fredda, quindi, alcune cose le possiamo aggiungere, a quelle già dette (soprattutto a quei 1116 voti che mancano all'appello per il neosindaco).
In primo luogo, questa tornata elettorale ha fatto definitivamente abbandonare il modus operandi della base dell'ex Pci: che votava il Partito, metteva la croce sul simbolo, ma era refrattaria alle preferenze. Ceccuzzi ha vinto con (e grazie a) le due liste del Marzucchi e dei Riformisti: se questi accaparravoti di preferenza fossero andati altrove, ora Franchino sarebbe nelle ambasce del ballottaggio, con serie probabilità di boccata.
In secondo luogo, queste elezioni hanno mostrato - e l'eretico lo dice con amarezza - che la censura ha vinto, ha stravinto ancora. Lo scrivevo prima, lo riscrivo, ancora più convinto, oggi: se l'opinione pubblica fosse seriamente informata, altro che ballottaggio. Sia pur vero che a tanti senesi il voto clientelare sta benone (contenti, dunque, della mastellizzazione della politica senese); sia pur vero che la radicalizzazione berlusconiana ha fatto un cadeau enorme a Franchino (d'altra parte, non può mica essere sempre e solo il Pd senese, ad aiutare Silvione, no? Un pochina di reciprocità...); resta il fatto che quella quota di gente che - in buonissima fede - ha votato Pd o simili, l'ha fatto per semplice ignoranza delle magagne del Ceccuzzi (che non a caso non può rispondere alle domande dell'eretico). La censura, occhiuta o meno, paga sempre: soprattutto quando sono ben pochi a denunciarne la potenza devastatrice. Quanta gente che ha messo la croce sul Pd e sul neosindaco, sapeva degli "inciuci" - secondo gli inquirenti, fuorilegge - fra illustri esponenti del Pd senese ed un senatore del Pdl? Il Fatto l'ha scritto, l'eretico l'ha scritto: ma queste sono informazioni che arrivano solo alla (piccola) parte informata della opinione pubblica senese. Mille, mille e cinquecento persone: non di più. Gli altri, sono tagliati fuori: così, magari, si spiega il flop personale di Ceccuzzi, ma anche la vittoria del suddetto caravanserraglio.
E qui, una tirata d'orecchi se la merita anche Zoom: essendo l'unico giornale cartaceo non appiattito sulla Casta, perchè non ha mai ripreso - in campagna elettorale, a maggior ragione - un tema come Galaxopoly, o il processo alla Curia, o lo scandalo della Provincia in tutte le sue sfaccettature, solo per fare degli esempi? Per paura di perdere qualche elettore ligio a Casini o qualche bighina, che tanto ha votato come le ha detto il Vescovo? A parere dell'eretico, è stato un grave errore: sacrosanto parlare di "Regime", ma allora poi bisogna sporcarsi le mani, fare nomi e cognomi. Altrimenti, si rischia il boomerang.
Detto questo, adesso godiamoci lo spettacolo del neosindaco (e della neogiunta, a parlare della quale si arriverà a breve): l'eretico, per dirne una, è andato ieri sera a mangiare nella Chiocciola. Un'orgia di carne alla brace. Appena entrato nell'uliveta chiocciolata, ecco che - con un tempismo clamoroso - mi si para innanzi Franchino, con vari pretoriani al seguito (ma questo, non si muove mai da solo, ha sempre bisogno di sei liste elettorali e di venti persone dietro?). Andava al ristorante dei "ricchi", in cima; l'eretico, invece, al tavolone della brace, in basso.
Mentre aspettavo il cibo, facendo quattro chiacchiere con vari amici, tutti a parlare male (o malissimo) del Ceccuzzi: chi lo scherniva, chi ridacchiava di certi suoi comportamenti, che faceva analisi lucidamente polemiche. Ma di certo almeno la metà di questi denigratori l'avranno votato.
Al secondo tocco di costoleccio, all'eretico è venuta questa riflessione: "una cosa è essere il più votato, altra cosa è l'essere stimato e amato dagli elettori".
L'eretico, al momento della riflessione, aveva anche sbevuzzato mezza bordolese di rosso dell'oliveta (13,5 gradi), ma resta decisamente convinto della sua opinione...
A mente fredda, quindi, alcune cose le possiamo aggiungere, a quelle già dette (soprattutto a quei 1116 voti che mancano all'appello per il neosindaco).
In primo luogo, questa tornata elettorale ha fatto definitivamente abbandonare il modus operandi della base dell'ex Pci: che votava il Partito, metteva la croce sul simbolo, ma era refrattaria alle preferenze. Ceccuzzi ha vinto con (e grazie a) le due liste del Marzucchi e dei Riformisti: se questi accaparravoti di preferenza fossero andati altrove, ora Franchino sarebbe nelle ambasce del ballottaggio, con serie probabilità di boccata.
In secondo luogo, queste elezioni hanno mostrato - e l'eretico lo dice con amarezza - che la censura ha vinto, ha stravinto ancora. Lo scrivevo prima, lo riscrivo, ancora più convinto, oggi: se l'opinione pubblica fosse seriamente informata, altro che ballottaggio. Sia pur vero che a tanti senesi il voto clientelare sta benone (contenti, dunque, della mastellizzazione della politica senese); sia pur vero che la radicalizzazione berlusconiana ha fatto un cadeau enorme a Franchino (d'altra parte, non può mica essere sempre e solo il Pd senese, ad aiutare Silvione, no? Un pochina di reciprocità...); resta il fatto che quella quota di gente che - in buonissima fede - ha votato Pd o simili, l'ha fatto per semplice ignoranza delle magagne del Ceccuzzi (che non a caso non può rispondere alle domande dell'eretico). La censura, occhiuta o meno, paga sempre: soprattutto quando sono ben pochi a denunciarne la potenza devastatrice. Quanta gente che ha messo la croce sul Pd e sul neosindaco, sapeva degli "inciuci" - secondo gli inquirenti, fuorilegge - fra illustri esponenti del Pd senese ed un senatore del Pdl? Il Fatto l'ha scritto, l'eretico l'ha scritto: ma queste sono informazioni che arrivano solo alla (piccola) parte informata della opinione pubblica senese. Mille, mille e cinquecento persone: non di più. Gli altri, sono tagliati fuori: così, magari, si spiega il flop personale di Ceccuzzi, ma anche la vittoria del suddetto caravanserraglio.
E qui, una tirata d'orecchi se la merita anche Zoom: essendo l'unico giornale cartaceo non appiattito sulla Casta, perchè non ha mai ripreso - in campagna elettorale, a maggior ragione - un tema come Galaxopoly, o il processo alla Curia, o lo scandalo della Provincia in tutte le sue sfaccettature, solo per fare degli esempi? Per paura di perdere qualche elettore ligio a Casini o qualche bighina, che tanto ha votato come le ha detto il Vescovo? A parere dell'eretico, è stato un grave errore: sacrosanto parlare di "Regime", ma allora poi bisogna sporcarsi le mani, fare nomi e cognomi. Altrimenti, si rischia il boomerang.
Detto questo, adesso godiamoci lo spettacolo del neosindaco (e della neogiunta, a parlare della quale si arriverà a breve): l'eretico, per dirne una, è andato ieri sera a mangiare nella Chiocciola. Un'orgia di carne alla brace. Appena entrato nell'uliveta chiocciolata, ecco che - con un tempismo clamoroso - mi si para innanzi Franchino, con vari pretoriani al seguito (ma questo, non si muove mai da solo, ha sempre bisogno di sei liste elettorali e di venti persone dietro?). Andava al ristorante dei "ricchi", in cima; l'eretico, invece, al tavolone della brace, in basso.
Mentre aspettavo il cibo, facendo quattro chiacchiere con vari amici, tutti a parlare male (o malissimo) del Ceccuzzi: chi lo scherniva, chi ridacchiava di certi suoi comportamenti, che faceva analisi lucidamente polemiche. Ma di certo almeno la metà di questi denigratori l'avranno votato.
Al secondo tocco di costoleccio, all'eretico è venuta questa riflessione: "una cosa è essere il più votato, altra cosa è l'essere stimato e amato dagli elettori".
L'eretico, al momento della riflessione, aveva anche sbevuzzato mezza bordolese di rosso dell'oliveta (13,5 gradi), ma resta decisamente convinto della sua opinione...
venerdì 27 maggio 2011
Robertino il montepaschino in versione seduttore...
Tornato a casa, sapeva di dovere attraversare le forche caudine di Caterina, prima di potersi concentrare sull'oggetto dell'effettivo desiderio.
Sapeva bene di non potere neanche mentire, dato che Angiolino ha tanti difetti, ma un pregio certo: non sa tenere le cose per sè, le deve esternare, sempre e comunque.Il redde rationem, tutto sommato, si rivelò meno terribile di quanto il montepaschino temesse: una risciacquata veloce, quasi indolore, anestetizzata dall'abitudinarietà di 25 anni di unione (di cui 15 matrimoniale), conclusa con il solito "sciabordito" di prammatica.
Ciò che davvero arrovellava i neuroni di Robertino, era piuttosto come fare a cercare di conquistare la procace professoressa: tra l'altro, non sapeva niente di lei. E sapeva bene di non essere nè un Adone, nè un gran conquistatore.
Non sapendo cosa fare, si risolse di telefonare a Filippo, suo vecchio amico di Contrada e di giovanili scorribande rionali. Filippo gli disse che per l'indomani sarebbe stato pronto, e lieto di ascoltare il suo problema. Così accadde che Filippo si offrì di fare lui, ciò che Robertino non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: farsi avanti all'uscita della scuola, sfacciatamente, per parlare alla docente dell'interesse dell'amico. Tattica quasi disperata, di certo temeraria. C'erano altre soluzioni, però?
Robertino non si stupì tanto della disponibilità dell'amico, quanto della cura e della meticolosità con le quali Filippo stava preparando l'attacco: quando si rividero un paio di giorni dopo in un bar del centro, vicino al Duomo, Filippo aveva già le informazioni giuste. Il giorno libero dell'insegnante, gli orari d'uscita, il tragitto usualmente percorso al momento dell'uscita. Non volle condividere con Robertino il nome della fonte. Il montepaschino di una sola cosa era certissimo: lui, una cosa del genere ci avrebbe messo almeno due settimane ad architettarla, per poi, magari, lasciarla marcire nel cassetto delle rose non colte. Filippo, invece, aveva avuto una efficienza da applausi. Robertino quindi lo pregò - se fosse riuscito a farlo - di chiedere alla donna se lei lo volesse incontrare: in qualunque luogo lei preferisse. Il cellulare era un problema, un rischio: l'unica soluzione era quindi quella del mediatore sentimentale. Sarà stata una regressione adolescenziale, ma non c'erano alternative.
I due si accordarono per un mercoledì di metà ottobre: Filippo - che fa il rappresentante di prodotti alimentari - non aveva problemi particolari di orario.
La giornata - calda ed aprìca - sembrava promettere davvero bene...
Sapeva bene di non potere neanche mentire, dato che Angiolino ha tanti difetti, ma un pregio certo: non sa tenere le cose per sè, le deve esternare, sempre e comunque.Il redde rationem, tutto sommato, si rivelò meno terribile di quanto il montepaschino temesse: una risciacquata veloce, quasi indolore, anestetizzata dall'abitudinarietà di 25 anni di unione (di cui 15 matrimoniale), conclusa con il solito "sciabordito" di prammatica.
Ciò che davvero arrovellava i neuroni di Robertino, era piuttosto come fare a cercare di conquistare la procace professoressa: tra l'altro, non sapeva niente di lei. E sapeva bene di non essere nè un Adone, nè un gran conquistatore.
Non sapendo cosa fare, si risolse di telefonare a Filippo, suo vecchio amico di Contrada e di giovanili scorribande rionali. Filippo gli disse che per l'indomani sarebbe stato pronto, e lieto di ascoltare il suo problema. Così accadde che Filippo si offrì di fare lui, ciò che Robertino non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: farsi avanti all'uscita della scuola, sfacciatamente, per parlare alla docente dell'interesse dell'amico. Tattica quasi disperata, di certo temeraria. C'erano altre soluzioni, però?
Robertino non si stupì tanto della disponibilità dell'amico, quanto della cura e della meticolosità con le quali Filippo stava preparando l'attacco: quando si rividero un paio di giorni dopo in un bar del centro, vicino al Duomo, Filippo aveva già le informazioni giuste. Il giorno libero dell'insegnante, gli orari d'uscita, il tragitto usualmente percorso al momento dell'uscita. Non volle condividere con Robertino il nome della fonte. Il montepaschino di una sola cosa era certissimo: lui, una cosa del genere ci avrebbe messo almeno due settimane ad architettarla, per poi, magari, lasciarla marcire nel cassetto delle rose non colte. Filippo, invece, aveva avuto una efficienza da applausi. Robertino quindi lo pregò - se fosse riuscito a farlo - di chiedere alla donna se lei lo volesse incontrare: in qualunque luogo lei preferisse. Il cellulare era un problema, un rischio: l'unica soluzione era quindi quella del mediatore sentimentale. Sarà stata una regressione adolescenziale, ma non c'erano alternative.
I due si accordarono per un mercoledì di metà ottobre: Filippo - che fa il rappresentante di prodotti alimentari - non aveva problemi particolari di orario.
La giornata - calda ed aprìca - sembrava promettere davvero bene...
giovedì 26 maggio 2011
Robertino il montepaschino a scuola del figlio...
Caterina lo riprende sempre, per quel suo disinteressarsi delle sorti scolastiche del figlio:
"Devi andare a parlare con i professori, capito? Non lo puoi delegare sempre a me, è chiaro? Ora mi sono rotta...". Prima che la sua dolce metà si lasci andare ad improperi volgari (che, peraltro, le si addicono), Robertino si convince: lui di fronte a queste scenate, non esita a piegarsi, ed anche a spezzarsi.
"Va bene, va bene. Vado!". Prendendosi una Moretti ben fredda dal frigo, gli viene in effetti in mente che un suo collega, giorni addietro, gli aveva parlato di una avvenente docente di educazione fisica, che insegnava anche al suo Angiolino.Volendo unire l'utile al dilettevole, la settimana successiva Robertino prende un permessino, e va alla scuola del figlio, per conferire con la suddetta docente. Che gli era stata presentata bene, e gli appare - se possibile - anche meglio: bellezza mediterranea, fisico procace, bocca carnosa. Quando arriva il suo turno, lui dall'emozione non le dice il nome del figlio, e lei lo battezza come genitore di tutt'altro pargolo; dopo 10 minuti di commedia degli equivoci e di commenti - in larga parte positivi -, per Robertino il dramma si invera: la docente passa dal "suo figlio", al nome: Carlo, invece di Angiolino! Imbarazzato e mortificato, Robertino lascia correre: dal cambio di figlio, certamente ha guadagnato; in più, raccatta ancora qualche attimo per avere la procace docente davanti agli occhi.Il massimo, con il minimo sforzo. Al momento del congedo, la mano di lui è piuttosto sudaticcia, e la pressione arteriosa è quasi fuori controllo.
Il peggio, però, stava per accadere: tutto era andato benone, pur con lo scambio di figlio (peraltro a buon pro). Nel momento in cui Robertino sfodera il suo classico sorriso d'ordinanza di quando non sa bene come prolungare la sua permanenza di fronte ad una bella donna, si catapulta, in sala insegnanti, un gruppetto di pargoli, che cercano proprio la professoressa: fra questi, Angiolino. Tutto contento di vedere inaspettatamente il padre, lo va ad abbracciare, con slancio affettuoso.
"Ah, ma allora ci deve essere un errore!", sibila la ricciolona. "Eh, forse sì: ma ora, mi scusi, devo assolutamente ritornare al lavoro, sa...". Come in tutti i momenti difficili, Robertino scappa, se la dà a gambe: e senza sapere dare spiegazioni di sorta. Il povero Angiolino viene lasciato, rigido, sul posto: gli altri genitori, se la ridono di santa ragione, qualcuno financo esplicitamente.
Tornando verso il lavoro, Robertino pensò che, a casa, l'attendevano altri momenti poco edificanti: ma quel colloquio di una decina di minuti, era stato un balsamo.
Una donna così, non se la poteva lasciare scappare...
"Devi andare a parlare con i professori, capito? Non lo puoi delegare sempre a me, è chiaro? Ora mi sono rotta...". Prima che la sua dolce metà si lasci andare ad improperi volgari (che, peraltro, le si addicono), Robertino si convince: lui di fronte a queste scenate, non esita a piegarsi, ed anche a spezzarsi.
"Va bene, va bene. Vado!". Prendendosi una Moretti ben fredda dal frigo, gli viene in effetti in mente che un suo collega, giorni addietro, gli aveva parlato di una avvenente docente di educazione fisica, che insegnava anche al suo Angiolino.Volendo unire l'utile al dilettevole, la settimana successiva Robertino prende un permessino, e va alla scuola del figlio, per conferire con la suddetta docente. Che gli era stata presentata bene, e gli appare - se possibile - anche meglio: bellezza mediterranea, fisico procace, bocca carnosa. Quando arriva il suo turno, lui dall'emozione non le dice il nome del figlio, e lei lo battezza come genitore di tutt'altro pargolo; dopo 10 minuti di commedia degli equivoci e di commenti - in larga parte positivi -, per Robertino il dramma si invera: la docente passa dal "suo figlio", al nome: Carlo, invece di Angiolino! Imbarazzato e mortificato, Robertino lascia correre: dal cambio di figlio, certamente ha guadagnato; in più, raccatta ancora qualche attimo per avere la procace docente davanti agli occhi.Il massimo, con il minimo sforzo. Al momento del congedo, la mano di lui è piuttosto sudaticcia, e la pressione arteriosa è quasi fuori controllo.
Il peggio, però, stava per accadere: tutto era andato benone, pur con lo scambio di figlio (peraltro a buon pro). Nel momento in cui Robertino sfodera il suo classico sorriso d'ordinanza di quando non sa bene come prolungare la sua permanenza di fronte ad una bella donna, si catapulta, in sala insegnanti, un gruppetto di pargoli, che cercano proprio la professoressa: fra questi, Angiolino. Tutto contento di vedere inaspettatamente il padre, lo va ad abbracciare, con slancio affettuoso.
"Ah, ma allora ci deve essere un errore!", sibila la ricciolona. "Eh, forse sì: ma ora, mi scusi, devo assolutamente ritornare al lavoro, sa...". Come in tutti i momenti difficili, Robertino scappa, se la dà a gambe: e senza sapere dare spiegazioni di sorta. Il povero Angiolino viene lasciato, rigido, sul posto: gli altri genitori, se la ridono di santa ragione, qualcuno financo esplicitamente.
Tornando verso il lavoro, Robertino pensò che, a casa, l'attendevano altri momenti poco edificanti: ma quel colloquio di una decina di minuti, era stato un balsamo.
Una donna così, non se la poteva lasciare scappare...
Le avventure di un personaggio senese: Robertino il montepaschino...
Sì, lo so: molti mi chiedono un pezzo al vetriolo sulla nuova Giunta comunale ( in effetti,ci sono almeno un paio di pezzi davvero da urlo!), o sull'ammainabandiera di Gabriellone (fine soldi dalla Fondazione: tanto ormai il Ceccuzzi ha vinto, si può dire, con serenità: chapeau).
Come si diceva una volta, diamo tempo al tempo: di Franco Ceccuzzi e del suo sguardo acquoso, l'eretico è sazio (per ora, per ora). In più, lui non risponde alle domande che gli fa l'eretico: allora, che sugo c'è? Certo che iniziare un mandato senza potere rispondere ad un cittadino-blogger-scrittore, è un pochino triste: ma è quello che si merita la Siena attuale, in fin dei conti...
Da oggi, quindi, ai consueti articoli sulla politica, sulla Curia (quanta robina bolle in pentola...), nonchè su un settore finora poco esplorato dall'eretico (la sanità? La vita sessuale delle farfalle? Le relazione sociali dei guanachi?), si affianchereranno le imperdibili vicende di Robertino il montepaschino. Tranquilli, qui le querele non si prendono: Robertino non esiste. Pirandellianamente, è UNO, NESSUNO E SESSANTAMILA (circa).
Rappresenta il prototipo del senese medio nell'anno I dell'era ceccuzziana: il cittadino modello della Siena "Bella, meravigliosa 2.0", per intenderci.
Contradaiolo verace, montepaschino pugnace (fino ad un certo punto), donnaiolo fugace, il quarantacinquenne Robertino ha una sua famiglia: una moglie - Caterina - che una gran bellezza non è mai stata, e che ora si è anche un pochino lasciata andare; due figli, un maschio ed una femmina (Angiolino e Senia), lui di 13 anni, l'altra di 16. In casa, vive anche la suocera, Isolina, ormai vedova, inurbata in Siena negli ormai lontani Sessanta.
Che fa, nella vita, questo Robertino, dunque, oltre a portare le buste da un ufficio all'altro del Monte?
Beh, cari lettori: lo scoprirete solo leggendo.
Con un'avvertenza: nessuno di voi si ritroverà in toto in Robertino.
Ma qualche goccia di lui, qualche stilla di Robertino - statene certi - è, implacabilmente, in ciascuno di noi...
Come si diceva una volta, diamo tempo al tempo: di Franco Ceccuzzi e del suo sguardo acquoso, l'eretico è sazio (per ora, per ora). In più, lui non risponde alle domande che gli fa l'eretico: allora, che sugo c'è? Certo che iniziare un mandato senza potere rispondere ad un cittadino-blogger-scrittore, è un pochino triste: ma è quello che si merita la Siena attuale, in fin dei conti...
Da oggi, quindi, ai consueti articoli sulla politica, sulla Curia (quanta robina bolle in pentola...), nonchè su un settore finora poco esplorato dall'eretico (la sanità? La vita sessuale delle farfalle? Le relazione sociali dei guanachi?), si affianchereranno le imperdibili vicende di Robertino il montepaschino. Tranquilli, qui le querele non si prendono: Robertino non esiste. Pirandellianamente, è UNO, NESSUNO E SESSANTAMILA (circa).
Rappresenta il prototipo del senese medio nell'anno I dell'era ceccuzziana: il cittadino modello della Siena "Bella, meravigliosa 2.0", per intenderci.
Contradaiolo verace, montepaschino pugnace (fino ad un certo punto), donnaiolo fugace, il quarantacinquenne Robertino ha una sua famiglia: una moglie - Caterina - che una gran bellezza non è mai stata, e che ora si è anche un pochino lasciata andare; due figli, un maschio ed una femmina (Angiolino e Senia), lui di 13 anni, l'altra di 16. In casa, vive anche la suocera, Isolina, ormai vedova, inurbata in Siena negli ormai lontani Sessanta.
Che fa, nella vita, questo Robertino, dunque, oltre a portare le buste da un ufficio all'altro del Monte?
Beh, cari lettori: lo scoprirete solo leggendo.
Con un'avvertenza: nessuno di voi si ritroverà in toto in Robertino.
Ma qualche goccia di lui, qualche stilla di Robertino - statene certi - è, implacabilmente, in ciascuno di noi...
mercoledì 25 maggio 2011
Cari "amici" del Vaticano...
Oggi accade una cosa notevole: l'eretico scrive al Vaticano.
Sapendo per certo che alcuni prelati romani mi leggono spesso e volentieri, io lo faccio. In realtà, lo avevo già fatto, mesi fa, segnalando per lettera i messaggi internettiani omoerotici di un esponente della Curia (non don Acampa, non don Acampa, e neanche l'ottimo don Marco Terazzi, del quale pure mi sono occupato da poco): loro - in pieno stile pilatesco - rimandarono dal Vaticano tutto al Vescovo locale (l'uomo giusto, al posto giusto). Di questo personaggio amante dei corpi muscolosi, l'eretico scriverà: i lettori potranno toccare con mano, lo spessore etico di alcuni fra quelli che offrono loro la comunione la domenica.
Non dico, quindi, che siamo in confidenza, con il Vaticano: ma insomma un precedente fruttuoso c'è, e sempre per il Bene comune.
L'eretico, dopo lungo penare, sembra avere in mano diverse tessere del puzzle curiale: a partire da quel luogo di grande profondità spirituale che era il Seminario di Montarioso ai gloriosi tempi acampiano-bechiani.
Come si vede dal caso di don Seppia ("don Ricchiardo", per i parrocchiani di Sestri Ponente), tutto nasce dal seminario, no? E Siena non è certo un'eccezione, statene pur certi.
Cari amici del Vaticano, pensateci: io più che avvertirvi prima, non so cosa fare, davvero.
Date dimostrazione di quello in cui confidano i cattolici onesti e timorati davvero di Dio: che anche, perfino in Vaticano ci sono persone che sanno muoversi prima, e non solo dopo. Che sanno prevenire, piuttosto che curare (o provare a).
Di quanti don Seppia avete ancora bisogno, dalle parti di San Pietro?
A Siena - a differenza di Sestri Ponente -, non si potrà fare finta di non avere saputo...
Sapendo per certo che alcuni prelati romani mi leggono spesso e volentieri, io lo faccio. In realtà, lo avevo già fatto, mesi fa, segnalando per lettera i messaggi internettiani omoerotici di un esponente della Curia (non don Acampa, non don Acampa, e neanche l'ottimo don Marco Terazzi, del quale pure mi sono occupato da poco): loro - in pieno stile pilatesco - rimandarono dal Vaticano tutto al Vescovo locale (l'uomo giusto, al posto giusto). Di questo personaggio amante dei corpi muscolosi, l'eretico scriverà: i lettori potranno toccare con mano, lo spessore etico di alcuni fra quelli che offrono loro la comunione la domenica.
Non dico, quindi, che siamo in confidenza, con il Vaticano: ma insomma un precedente fruttuoso c'è, e sempre per il Bene comune.
L'eretico, dopo lungo penare, sembra avere in mano diverse tessere del puzzle curiale: a partire da quel luogo di grande profondità spirituale che era il Seminario di Montarioso ai gloriosi tempi acampiano-bechiani.
Come si vede dal caso di don Seppia ("don Ricchiardo", per i parrocchiani di Sestri Ponente), tutto nasce dal seminario, no? E Siena non è certo un'eccezione, statene pur certi.
Cari amici del Vaticano, pensateci: io più che avvertirvi prima, non so cosa fare, davvero.
Date dimostrazione di quello in cui confidano i cattolici onesti e timorati davvero di Dio: che anche, perfino in Vaticano ci sono persone che sanno muoversi prima, e non solo dopo. Che sanno prevenire, piuttosto che curare (o provare a).
Di quanti don Seppia avete ancora bisogno, dalle parti di San Pietro?
A Siena - a differenza di Sestri Ponente -, non si potrà fare finta di non avere saputo...
lunedì 23 maggio 2011
Morire a vent'anni, a Siena...
L'eretico è stato in forte dubbio, a proposito della opportunità di questo post: non conosco la famiglia Ganfini, non conoscevo il povero Giulio, morto una settimana fa, in Esterna Fontebranda. Poteva essere un mio ex studente: ma non lo era. Un incidente l'ha portato via. A vent'anni, con un promettente futuro di medico, legittimato da un radioso presente di studente brillante: ho letto che era arrivato secondo (su 900 candidati!) al concorso per l'ammissione in Medicina, ed aveva superati tutti gli esami del primo anno.
Parlo di questa tragedia, solo per due motivi: perchè ho una figlia coeva della vittima, e perchè non è stato possibile che non mi tornasse in mente una tragedia (numericamente anche più devastante, purtroppo) che colpì una famiglia a me cara. Sempre di maggio, sempre dell'Oca, sempre fuori Fontebranda (in quel caso, come residenza, non come luogo dell'incidente). Una ventina d'anni fa, ormai.
Francesco era magro come un grissino, i suoi capelli erano sempre riottosi; aveva un neo, grande, sul viso, non riesco a ricordare con esattezza se a destra o a sinistra del naso; aveva presa la patente da poco, forse da troppo poco: il ritorno dall'ormai inesistente discoteca Tendenza, fu una strage, che per un giorno intero rimase senza prove. Strage dei sentimenti, abbinata a quella dei corpi. Caterina e Pino, i genitori, mi abbracciarono, in sacrosante lacrime, sfibrati dal dolore: io, non seppi cosa dire loro.
Allo stesso modo, non saprei proprio cosa dire ai genitori dello sventurato Giulio, se me li trovassi - per avventura - davanti.
Se non una cosa, quella sì: che non si scoraggino, che non si arrendano, che non si sfilaccino.
In ogni sorriso di un coetaneo di Giulio, vedranno, in qualche modo, il sorriso di lui; non potranno trovare nessuno che sorrida proprio come sorrideva lui, è vero, ma questo è il Fato, quando si incarognisce.
Loro, però, come fosse fatto quel sorriso, non se lo dimenticheranno mai, e lo condivideranno, magari, con altri. Della famiglia, della Contrada, degli amici.
Sono certo che lo faranno, anzi sono sicuro che lo stanno già facendo: e la "celeste corrispondenza d'amorosi sensi", fra loro e Giulio, si invererà...
Parlo di questa tragedia, solo per due motivi: perchè ho una figlia coeva della vittima, e perchè non è stato possibile che non mi tornasse in mente una tragedia (numericamente anche più devastante, purtroppo) che colpì una famiglia a me cara. Sempre di maggio, sempre dell'Oca, sempre fuori Fontebranda (in quel caso, come residenza, non come luogo dell'incidente). Una ventina d'anni fa, ormai.
Francesco era magro come un grissino, i suoi capelli erano sempre riottosi; aveva un neo, grande, sul viso, non riesco a ricordare con esattezza se a destra o a sinistra del naso; aveva presa la patente da poco, forse da troppo poco: il ritorno dall'ormai inesistente discoteca Tendenza, fu una strage, che per un giorno intero rimase senza prove. Strage dei sentimenti, abbinata a quella dei corpi. Caterina e Pino, i genitori, mi abbracciarono, in sacrosante lacrime, sfibrati dal dolore: io, non seppi cosa dire loro.
Allo stesso modo, non saprei proprio cosa dire ai genitori dello sventurato Giulio, se me li trovassi - per avventura - davanti.
Se non una cosa, quella sì: che non si scoraggino, che non si arrendano, che non si sfilaccino.
In ogni sorriso di un coetaneo di Giulio, vedranno, in qualche modo, il sorriso di lui; non potranno trovare nessuno che sorrida proprio come sorrideva lui, è vero, ma questo è il Fato, quando si incarognisce.
Loro, però, come fosse fatto quel sorriso, non se lo dimenticheranno mai, e lo condivideranno, magari, con altri. Della famiglia, della Contrada, degli amici.
Sono certo che lo faranno, anzi sono sicuro che lo stanno già facendo: e la "celeste corrispondenza d'amorosi sensi", fra loro e Giulio, si invererà...
domenica 22 maggio 2011
In memoria di Giovanni Falcone
La generazione dei quarantenni di oggi, ha l'età, forse, migliore per onorare Giovanni Falcone( e Paolo Borsellino).
Quando sono stati trucidati, avevamo una ventina d'anni (l'eretico, ventitre): l'età in cui non si possono non avere ideali, e in cui si inizia a capire almeno qualcosina del mondo e del Potere. Dopo, si tende a diventare più scafati, ma a vent'anni no: non si può!
A quell'epoca, l'eretico (non certo ancora tale), pensava in tutta sincerità quello che il pliticamente corretto di sinistra gli aveva inculcato: che i socialisti fossero quasi tutti ladri, che i democristiani fossero corrotti e contigui alle mafie, e che i pidiessini (freschi di riverniciatura occhettiana) fossero quasi tutti onesti.Con le "mani pulite", come ebbe a sostenere Achillino in un memorabile programma santoriano. Quando ne arrestavano uno, la forma mentis settaria era tale, che c'era subito - preconfezionato dalla stampa di sinistra - il capro espiatorio ad hoc: l'hanno arrestato? Si tratta di uno solo, e poi è un migliorista, un amico dei socialisti (Napolitano - per la cronaca - era l'esponente più in vista fra i miglioristi, con il sempiterno Emanuele Macaluso).
Ma torniamo al giudice Giovanni Falcone, ucciso ormai 19 anni fa. L'eretico, in effetti, non ha niente da dire, che non sia già stato detto e scritto: il suo coraggio, il senso del dovere che facevano di lui un siciliano atipico, la sua faccia bonaria e simpatica, le sue capacità maieutiche, tali da persuadere uno come don Masino Buscetta a spiegare urbi et Orbi la struttura (gerarchica e piramidale) di Cosa nostra.
Oggi di Falcone si parla nei libri di scuola, nei Musei di Storia dell'Unità d' Italia (vedasi quello torinese), gli si dedicano film ben fatti e ben interpretati.
Ricordiamoci, però, che il modo migliore per onorarne la memoria, è quello di pensare sempre cosa avrebbe fatto lui al nostro posto, in determinati frangenti, perseguendo un ideale di Giustizia e di Verità.
Ce ne sarebbe un grande bisogno: in questo Paese, in questa città.
Che nessuno osi ricordare Giovanni Falcone, comportandosi in modo antitetico a lui...
Quando sono stati trucidati, avevamo una ventina d'anni (l'eretico, ventitre): l'età in cui non si possono non avere ideali, e in cui si inizia a capire almeno qualcosina del mondo e del Potere. Dopo, si tende a diventare più scafati, ma a vent'anni no: non si può!
A quell'epoca, l'eretico (non certo ancora tale), pensava in tutta sincerità quello che il pliticamente corretto di sinistra gli aveva inculcato: che i socialisti fossero quasi tutti ladri, che i democristiani fossero corrotti e contigui alle mafie, e che i pidiessini (freschi di riverniciatura occhettiana) fossero quasi tutti onesti.Con le "mani pulite", come ebbe a sostenere Achillino in un memorabile programma santoriano. Quando ne arrestavano uno, la forma mentis settaria era tale, che c'era subito - preconfezionato dalla stampa di sinistra - il capro espiatorio ad hoc: l'hanno arrestato? Si tratta di uno solo, e poi è un migliorista, un amico dei socialisti (Napolitano - per la cronaca - era l'esponente più in vista fra i miglioristi, con il sempiterno Emanuele Macaluso).
Ma torniamo al giudice Giovanni Falcone, ucciso ormai 19 anni fa. L'eretico, in effetti, non ha niente da dire, che non sia già stato detto e scritto: il suo coraggio, il senso del dovere che facevano di lui un siciliano atipico, la sua faccia bonaria e simpatica, le sue capacità maieutiche, tali da persuadere uno come don Masino Buscetta a spiegare urbi et Orbi la struttura (gerarchica e piramidale) di Cosa nostra.
Oggi di Falcone si parla nei libri di scuola, nei Musei di Storia dell'Unità d' Italia (vedasi quello torinese), gli si dedicano film ben fatti e ben interpretati.
Ricordiamoci, però, che il modo migliore per onorarne la memoria, è quello di pensare sempre cosa avrebbe fatto lui al nostro posto, in determinati frangenti, perseguendo un ideale di Giustizia e di Verità.
Ce ne sarebbe un grande bisogno: in questo Paese, in questa città.
Che nessuno osi ricordare Giovanni Falcone, comportandosi in modo antitetico a lui...
venerdì 20 maggio 2011
L'ultimo nazista?
Sandor Kepiro è accusato di avere partecipato, nel 1942, all'eccidio di oltre 1200 persone: 97 anni portati con signorilità ed eleganza, agghindato con le mai rinnegate decorazioni della gendarmeria magiara filonazista del dittatore collaborazionista Horty sul bavero della giacca, è sotto processo, a Budapest, per il suo crimine contro l'umanità.
Paradosso della Storia, l'Ungheria processa, nel 2011, l'ultimo (?) dei suoi collaborazionisti-carnefici, proprio mentre si trova ad essere l'avamposto del neonazismo europeo, con il Partito Jobbik (duramente antisemita e antirom), lanciatissimo, che non ha eguali in Europa quanto a simpatia per il nazismo: e si può permettere - a differenza di ciò che accade ad altre latitudini - di non nascondere l'altrove impresentabile feeling...quanto al premier, Viktor Orban, è a capo di un governo nazional-conservatore che ha nel proprio mirino i giornalisti liberi e la magistratura, con proposte di leggi penalizzanti nei loro confronti, rispetto alle quali Silvio Berlusconi è un tollerante scolaretto alle prime armi.
Non a caso, mentre viene accolto malamente dai parenti degli ammazzati (con cartelli con su scritto: "Ma come fai a dormire tranquillo"?), non pochi giovanotti che si rifanno esplicitamente alle croci frecciate (le SS magiare) lo confortano, e ne fanno financo un loro idolo: compresa - ci informa Andrea Tarquini su Repubblica del 9 maggio scorso - "una giovane bionda sexy dell'ultradestra, jeans aderenti, stivali tacco a spillo e t-shirt che lascia l'ombelico scoperto", pronta ad avvicinarglisi e ad accarezzarlo, con tenerezza se non devozione.
La parte più interessante dell'articolo, a parere mio, è quella in cui si descrive il passato post nazista dell'imputato:
"Kepiro riuscì a scappare in Austria, poi in Argentina. Nel 1996, sentendosi al sicuro, tornò a Budapest...era un vecchietto tranquillo, dicevano i vicini, "cucinava il pollo alla paprika per tutti". Abitava in un appartamentino davanti ad una sinagoga", scrive Tarquini.
Il nazista magiaro, dunque, ritornato, da anziano non pentito, a Budapest, viveva tranquillamente davanti ad una sinagoga, cucinando di buona lena per i vicini piatti tradizionali. Una sinagoga: quale posto migliore, per non dare nell'occhio, per non scatenare potenziali sospetti? Magari salutava il custode con un sorriso gentile, magari esortava i turisti ad andare a visitare il luogo di culto ebraico, magari si dilungava con i frequentatori a proposito della Shoah.
Nel romanzo "Gli scheletri nell'armadio", la mia fervida immaginazione ha immaginato che uno spietato nazista forgiatosi ad Auschwitz (Erich), fosse addirittura il principale sponsor privato di un piccolo Museo dell'Olocausto a Santa Maria al bagno, nel Salento. Fervida immaginazione?
Raffaele Ascheri
Paradosso della Storia, l'Ungheria processa, nel 2011, l'ultimo (?) dei suoi collaborazionisti-carnefici, proprio mentre si trova ad essere l'avamposto del neonazismo europeo, con il Partito Jobbik (duramente antisemita e antirom), lanciatissimo, che non ha eguali in Europa quanto a simpatia per il nazismo: e si può permettere - a differenza di ciò che accade ad altre latitudini - di non nascondere l'altrove impresentabile feeling...quanto al premier, Viktor Orban, è a capo di un governo nazional-conservatore che ha nel proprio mirino i giornalisti liberi e la magistratura, con proposte di leggi penalizzanti nei loro confronti, rispetto alle quali Silvio Berlusconi è un tollerante scolaretto alle prime armi.
Non a caso, mentre viene accolto malamente dai parenti degli ammazzati (con cartelli con su scritto: "Ma come fai a dormire tranquillo"?), non pochi giovanotti che si rifanno esplicitamente alle croci frecciate (le SS magiare) lo confortano, e ne fanno financo un loro idolo: compresa - ci informa Andrea Tarquini su Repubblica del 9 maggio scorso - "una giovane bionda sexy dell'ultradestra, jeans aderenti, stivali tacco a spillo e t-shirt che lascia l'ombelico scoperto", pronta ad avvicinarglisi e ad accarezzarlo, con tenerezza se non devozione.
La parte più interessante dell'articolo, a parere mio, è quella in cui si descrive il passato post nazista dell'imputato:
"Kepiro riuscì a scappare in Austria, poi in Argentina. Nel 1996, sentendosi al sicuro, tornò a Budapest...era un vecchietto tranquillo, dicevano i vicini, "cucinava il pollo alla paprika per tutti". Abitava in un appartamentino davanti ad una sinagoga", scrive Tarquini.
Il nazista magiaro, dunque, ritornato, da anziano non pentito, a Budapest, viveva tranquillamente davanti ad una sinagoga, cucinando di buona lena per i vicini piatti tradizionali. Una sinagoga: quale posto migliore, per non dare nell'occhio, per non scatenare potenziali sospetti? Magari salutava il custode con un sorriso gentile, magari esortava i turisti ad andare a visitare il luogo di culto ebraico, magari si dilungava con i frequentatori a proposito della Shoah.
Nel romanzo "Gli scheletri nell'armadio", la mia fervida immaginazione ha immaginato che uno spietato nazista forgiatosi ad Auschwitz (Erich), fosse addirittura il principale sponsor privato di un piccolo Museo dell'Olocausto a Santa Maria al bagno, nel Salento. Fervida immaginazione?
Raffaele Ascheri
giovedì 19 maggio 2011
La vittoria mutilata del Sindaco Franco...
Nessuno vuole minimamente togliere nulla al successo di Franco Ceccuzzi, che ha appena raggiunto il traguardo per il quale studiava da quando è arrivato a Siena (magari sarebbe stato meglio se avesse studiato di più all'Università: forse sarebbe riuscito a laurearsi. Forse...).
Il suo successo nasce dai numeri: ma anche la sua "vittoria mutilata" nasce dall'analisi, ponderata e scientifica, dei numeri. Il prestigioso Istituto Cattaneo di Bologna, una delle maggiori auctoritas della politologia italiana, ha analizzato lo scarto fra i voti dei candidati a Sindaco appena eletti, ed i voti delle liste che li appoggiavano: di solito, il Sindaco qualche voterello in più - con il disgiunto - se lo porta dietro. Qualche volta, una vera valanga. Amara sorpresa, invece, per Franchino: lui, il voto disgiunto lo subisce. Per l'Istituto Cattaneo, ci sono Sindaci che "manifestano una capacità di respingere consensi". Lui è uno di quelli.
I numeri, please (Repubblica di ieri, pagina 14): Franco Ceccuzzi ha avuto 1.116 voti in meno di quelli delle liste che lo sostenevano. Non una ventina: più di mille e cento! Nessuno, fra gli altri quattro candidati, ha fatto altrettanto: anzi hanno tutti superato la sommatoria dei voti delle loro liste.
E pochissimi hanno fatto peggio di Ceccuzzi, in tutta Italia: se prendiamo il rapporto con il numero degli abitanti, quasi nessuno.
Un altro dato affinchè non si possa dire che sono solo invidie e voci malevole destituite da fondamento: Ceccuzzi ha totalizzato, dunque, 1.116 voti in meno delle sue liste.
Michele Pinassi, candidato del Movimento 5 stelle (Beppe Grillo), in tutto ha totalizzato 1.154 voti (3,55%). Come i voti perduti dal neosindaco.
Nell'amarezza del momento, forse il tanto inchiostro usato per farlo conoscere ai suoi concittadini, non è stato del tutto indarno...
Ps Il Sindaco Ceccuzzi ha intenzione di restare 5 anni muto come un pesciolino, di fronte alla domanda dell'eretico sulle modalità di ingresso di Galaxy ad Ampugnano? Pensa di farci una bella figura? Nel 2016, quando si ripresenterà, rischia di essere ancora più penalizzato di quest'anno, dal voto disgiunto. S'ha da cambiare, questa legge elettorale?
Il suo successo nasce dai numeri: ma anche la sua "vittoria mutilata" nasce dall'analisi, ponderata e scientifica, dei numeri. Il prestigioso Istituto Cattaneo di Bologna, una delle maggiori auctoritas della politologia italiana, ha analizzato lo scarto fra i voti dei candidati a Sindaco appena eletti, ed i voti delle liste che li appoggiavano: di solito, il Sindaco qualche voterello in più - con il disgiunto - se lo porta dietro. Qualche volta, una vera valanga. Amara sorpresa, invece, per Franchino: lui, il voto disgiunto lo subisce. Per l'Istituto Cattaneo, ci sono Sindaci che "manifestano una capacità di respingere consensi". Lui è uno di quelli.
I numeri, please (Repubblica di ieri, pagina 14): Franco Ceccuzzi ha avuto 1.116 voti in meno di quelli delle liste che lo sostenevano. Non una ventina: più di mille e cento! Nessuno, fra gli altri quattro candidati, ha fatto altrettanto: anzi hanno tutti superato la sommatoria dei voti delle loro liste.
E pochissimi hanno fatto peggio di Ceccuzzi, in tutta Italia: se prendiamo il rapporto con il numero degli abitanti, quasi nessuno.
Un altro dato affinchè non si possa dire che sono solo invidie e voci malevole destituite da fondamento: Ceccuzzi ha totalizzato, dunque, 1.116 voti in meno delle sue liste.
Michele Pinassi, candidato del Movimento 5 stelle (Beppe Grillo), in tutto ha totalizzato 1.154 voti (3,55%). Come i voti perduti dal neosindaco.
Nell'amarezza del momento, forse il tanto inchiostro usato per farlo conoscere ai suoi concittadini, non è stato del tutto indarno...
Ps Il Sindaco Ceccuzzi ha intenzione di restare 5 anni muto come un pesciolino, di fronte alla domanda dell'eretico sulle modalità di ingresso di Galaxy ad Ampugnano? Pensa di farci una bella figura? Nel 2016, quando si ripresenterà, rischia di essere ancora più penalizzato di quest'anno, dal voto disgiunto. S'ha da cambiare, questa legge elettorale?
mercoledì 18 maggio 2011
Il caso di don Seppia, e quello di don Marco...
Finalmente - dopo la scontata parentesi delle amministrative, con la vittoria del programmato a vincere Ceccuzzi - si può tornare a parlare delle magagne di Santa Madre Chiesa.
Particolarmente stimolante il caso di questo don Riccardo Seppia, di Sestri Ponente (Genova): quello - per capirsi - che è cocainomane perso (detto da lui), e a cui piacciono i ragazzini (che già a 16 anni sono "vecchi", per lui, ed è meglio se provengono da famiglie disgraziate, chapeau); quello che era chiamato "il prete della notte" o "don Ricchiardo"; quello di cui un sacerdote, ora in pensione, aveva parlato con diffidenza, senza essere ovviamente ascoltato. La Curia genovese, infatti, non si era accorta di alcunchè, salvo poi organizzare, in quattro e quattro otto, una ipocrita Messa riparatrice (vale a dire autoassolutoria...). Sempre, sempre, immancabilmente, implacabilmente dopo, interviene la Chiesa: mai prima, stranamente. Era dal 1994 (dal 1994!) che "il prete della notte" frequentava club per gay di Milano, sniffava a più non posso e si presentava in hiesa solo nel pomeriggio: ora gli hanno sequestrato tre computer, ed è verosimile che, dall'analisi degli stessi, non escano proposte di cambiamento del finale del Pater noster (a proposito, se ne parla da anni: perchè non cambiare il finale "liberaci dal Male - libera nos a Malo -: guardate che è un finale tra i più ambigui, e non lo dice l'eretico, lo sostengono fior di teologi...).
Quanto alla nostra Siena ed alla sua Curia (ora in festa per l'elezione del suo candidato), l'eretico deve andarci piano: va bene che il giudice Cavoto è in pensione, ma insomma...stupendo i suoi lettori (a proposito, ieri per la prima volta superata quota mille!!), stasera non parlerà del "prete della notte" nostrano, monsignor Acampa.
Credo sia giusto dare spazio e visibilità anche ad altri preti meritevoli di fama, ma troppo spesso oscurati dalla magnetica ed invadente personalità di Acampa (su cui, comunque, torneremo, tranquilli).
Merita di essere conosciuta la figura, per esempio, di don Marco Terazzi, fino al 2008 attivissimo nella Curia senese di Antonio Buoncristiani, nonchè grande amico di Acampa: spesso a cena con lui, in grande serenità ed in ristiana letizia.
Nato a Lugano nel 1964, ordinato sacerdote il 3 luglio del 1988, fino a tre anni fa era cappellano al carcere di Santo Spirito ed al Butini Burke (il pensionato per vecchi situato nei Pispini); promotore di giustizia e difensore del vincolo (sic) al Tribunale ecclesistico diocesano, nonchè - udite udite! - giudice regionale del Tribunale ecclesiastico. Un pezzo grosso, dunque.
Con un solo problemino: gli piaceva mostrarsi, come Nostro Signore l'ha fatto, su siti gay, mostrando il suo alto e glabro corpo. In cerca di giovani e piacenti corpi.
L'eretico la foto la portò con sè il 1 luglio 2008, nella conferenza stampa svoltasi nello studio dell'avvocato Luigi De Mossi. Era presente anche l'ottimo portavoce del Vescovo-insegnante di religione-Presidente del Gruppo stampa senese, Roberto Romaldo, tra gli altri.
Guarda caso, dopo pochi giorni don Terazzi abbandonò la sua casa, posta in Piazza (prato) Sant'Agostino, nel cuore del centro storico senese. Dove aveva vissuto per lungo tempo con un amico sardo, che allora studiava da infermiere a Siena (ma che ora vive a Parma). L'Arcivescovo di Siena, ha allontanato Terazzi dalla città, in fretta e furia, in quell'estate del 2008: ma di certo, il legame con quella foto non ha niente a che vedere con l'allontanamento di don Terazzi, vero cittadino Buoncristiani?
Ps L'eretico non pubblica foto, affidandosi solo alla vis della parola: quindi non pubblicherà neanche quella di Terazzi. Ciò non vuol dire che ciò che Terazzi o altri esponenti della Curia senese pubblicano su Internet, non sia pubblicabile, caro cittadino Buoncristiani...
Particolarmente stimolante il caso di questo don Riccardo Seppia, di Sestri Ponente (Genova): quello - per capirsi - che è cocainomane perso (detto da lui), e a cui piacciono i ragazzini (che già a 16 anni sono "vecchi", per lui, ed è meglio se provengono da famiglie disgraziate, chapeau); quello che era chiamato "il prete della notte" o "don Ricchiardo"; quello di cui un sacerdote, ora in pensione, aveva parlato con diffidenza, senza essere ovviamente ascoltato. La Curia genovese, infatti, non si era accorta di alcunchè, salvo poi organizzare, in quattro e quattro otto, una ipocrita Messa riparatrice (vale a dire autoassolutoria...). Sempre, sempre, immancabilmente, implacabilmente dopo, interviene la Chiesa: mai prima, stranamente. Era dal 1994 (dal 1994!) che "il prete della notte" frequentava club per gay di Milano, sniffava a più non posso e si presentava in hiesa solo nel pomeriggio: ora gli hanno sequestrato tre computer, ed è verosimile che, dall'analisi degli stessi, non escano proposte di cambiamento del finale del Pater noster (a proposito, se ne parla da anni: perchè non cambiare il finale "liberaci dal Male - libera nos a Malo -: guardate che è un finale tra i più ambigui, e non lo dice l'eretico, lo sostengono fior di teologi...).
Quanto alla nostra Siena ed alla sua Curia (ora in festa per l'elezione del suo candidato), l'eretico deve andarci piano: va bene che il giudice Cavoto è in pensione, ma insomma...stupendo i suoi lettori (a proposito, ieri per la prima volta superata quota mille!!), stasera non parlerà del "prete della notte" nostrano, monsignor Acampa.
Credo sia giusto dare spazio e visibilità anche ad altri preti meritevoli di fama, ma troppo spesso oscurati dalla magnetica ed invadente personalità di Acampa (su cui, comunque, torneremo, tranquilli).
Merita di essere conosciuta la figura, per esempio, di don Marco Terazzi, fino al 2008 attivissimo nella Curia senese di Antonio Buoncristiani, nonchè grande amico di Acampa: spesso a cena con lui, in grande serenità ed in ristiana letizia.
Nato a Lugano nel 1964, ordinato sacerdote il 3 luglio del 1988, fino a tre anni fa era cappellano al carcere di Santo Spirito ed al Butini Burke (il pensionato per vecchi situato nei Pispini); promotore di giustizia e difensore del vincolo (sic) al Tribunale ecclesistico diocesano, nonchè - udite udite! - giudice regionale del Tribunale ecclesiastico. Un pezzo grosso, dunque.
Con un solo problemino: gli piaceva mostrarsi, come Nostro Signore l'ha fatto, su siti gay, mostrando il suo alto e glabro corpo. In cerca di giovani e piacenti corpi.
L'eretico la foto la portò con sè il 1 luglio 2008, nella conferenza stampa svoltasi nello studio dell'avvocato Luigi De Mossi. Era presente anche l'ottimo portavoce del Vescovo-insegnante di religione-Presidente del Gruppo stampa senese, Roberto Romaldo, tra gli altri.
Guarda caso, dopo pochi giorni don Terazzi abbandonò la sua casa, posta in Piazza (prato) Sant'Agostino, nel cuore del centro storico senese. Dove aveva vissuto per lungo tempo con un amico sardo, che allora studiava da infermiere a Siena (ma che ora vive a Parma). L'Arcivescovo di Siena, ha allontanato Terazzi dalla città, in fretta e furia, in quell'estate del 2008: ma di certo, il legame con quella foto non ha niente a che vedere con l'allontanamento di don Terazzi, vero cittadino Buoncristiani?
Ps L'eretico non pubblica foto, affidandosi solo alla vis della parola: quindi non pubblicherà neanche quella di Terazzi. Ciò non vuol dire che ciò che Terazzi o altri esponenti della Curia senese pubblicano su Internet, non sia pubblicabile, caro cittadino Buoncristiani...
Un appello su cui meditare...
Il Général Charles De Gaulle, il 18 giugno del 1940, era a Londra, con la Francia appena occupata dai nazisti. Il suo discorso ai francesi (appel du 18 juin), dai microfoni della Bbc, è da tutti riconosciuto come la pietra miliare della Resistenza francese. Qui - se Dio vuole - non ci sono nazisti conquistatori, ci mancherebbe altro: invece della implacabile ferocia nazista, qui i vincitori sono quelli della "rivoluzione dolce". Modo elegante, anche vagamente ossimorico, di edulcorare la squallida realtà della campagna elettorale. Fatta di pranzi, cene, colazioni, mòniti alle persone giuste (non c'è solo chi non ha lavoro, esiste anche chi vuole la promozioncella, per esempio). Non è una novità assoluta, per la politica senese, tutt'altro: forse mai come in questa occasione, però, si è raschiato il barile. Siamo alla piena - e neanche nascosta - mastellizzazione della politica. La rivoluzione dolce, in che cosa mai consisterebbe? Cosa c'è di rivoluzionario in due liste di Sinistra (?), abbinate al doroteo Ceccuzzi? Oppure in due liste acchiappavoti, con gente che da vent'anni fa le stesse, identiche cose prima di ogni elezione (vedasi sopra: cene, pranzi, buffet)? A Siena, purtroppo, è morto il voto d'opinione (ed anche le opinioni non se la passano troppo bene...).
Una lettrice mi chiede perchè anche Silvione avrà stappato il suo champagne, per la vittoria ceccuzziana. Lo ripeto: perchè gli attuali assetti del potere senese (Banca in primis), gli vanno perfettamente a genio. Proprio a livello personale, per capirsi. Vedasi una figura come Verdini, vedasi i post in cui scrivevo della candidatura Ceccuzzini. Ceccuzzi è stato votato da tanti anche in nome dell'antiberlusconismo: sono i paradossi della politica, che possono accadere quando il cittadino medio ignora le dinamiche sotterranee della politica stessa. Ho detto Denis Verdini. Avrei dovuto aggiungere, magari, il senatore berlusconiano (nella declinazione matteoliana) Franco Mugnai da Castell'Azzara, grande consulente mussariano per Ampugnano: l'eretico ne riparlerà. Quanta gente, in definitiva, è andata a mettere la crocettina sul Pd, pensando di fare uno scorno a Berlusconi? Tanta, tanta. E non ci hanno capito proprio niente: ma sic et simpliciter non sapevano, non potevano sapere.
Torniamo, per concludere, a De Gaulle (per le analisi sulle preferenze, ci diamo appuntamento al futuro, senza fretta): l'appello del 18 giugno 1940. Magari anche dall'esilio (chissà), l'eretico cercherà di continuare ad informare i cittadini - per quanto gli sarà possibile - sulle storture del Sistema Siena. C'è davvero tanto, da scrivere. Da questo punto di vista, Franchino è il Sindaco migliore che potesse capitare!
Ps Mi scuso per avere postato tardi alcuni commenti, per meri problemi tecnici; altri, non li ho proprio potuti postare: pur condividendoli in pieno, non volevo "aggiungere altra carte", come ha detto una settimana fa il neosindaco...
Una lettrice mi chiede perchè anche Silvione avrà stappato il suo champagne, per la vittoria ceccuzziana. Lo ripeto: perchè gli attuali assetti del potere senese (Banca in primis), gli vanno perfettamente a genio. Proprio a livello personale, per capirsi. Vedasi una figura come Verdini, vedasi i post in cui scrivevo della candidatura Ceccuzzini. Ceccuzzi è stato votato da tanti anche in nome dell'antiberlusconismo: sono i paradossi della politica, che possono accadere quando il cittadino medio ignora le dinamiche sotterranee della politica stessa. Ho detto Denis Verdini. Avrei dovuto aggiungere, magari, il senatore berlusconiano (nella declinazione matteoliana) Franco Mugnai da Castell'Azzara, grande consulente mussariano per Ampugnano: l'eretico ne riparlerà. Quanta gente, in definitiva, è andata a mettere la crocettina sul Pd, pensando di fare uno scorno a Berlusconi? Tanta, tanta. E non ci hanno capito proprio niente: ma sic et simpliciter non sapevano, non potevano sapere.
Torniamo, per concludere, a De Gaulle (per le analisi sulle preferenze, ci diamo appuntamento al futuro, senza fretta): l'appello del 18 giugno 1940. Magari anche dall'esilio (chissà), l'eretico cercherà di continuare ad informare i cittadini - per quanto gli sarà possibile - sulle storture del Sistema Siena. C'è davvero tanto, da scrivere. Da questo punto di vista, Franchino è il Sindaco migliore che potesse capitare!
Ps Mi scuso per avere postato tardi alcuni commenti, per meri problemi tecnici; altri, non li ho proprio potuti postare: pur condividendoli in pieno, non volevo "aggiungere altra carte", come ha detto una settimana fa il neosindaco...
lunedì 16 maggio 2011
Nessun complimento al neosindaco Ceccuzzi...
Tornato a casa dopo un estenuante finesettimana al seggio elettorale, l'eretico, prima di andare a fare la nanna, non può e non vuole esimersi dal commentare la netta vittoria di Franco Ceccuzzi, mentre lui festeggia. Non essendo nell'agone politico, l'eretico può volentieri affrancarsi dai complimenti o dal fair play degli altri competitors: la vittoria di Ceccuzzi è netta, forse anche superiore alle sue stesse attese. Ma ciò non cambia un aspetto determinante: Ceccuzzi ha vinto, perchè evidentemente ha convinto la maggioranza dei senesi votanti. Ma non ha mai voluto rispondere alle uniche domande di cui aveva paura davvero in questa campagna elettorale, e non ha mai chiarito i suoi rapporti con Del Mese nel 2006 e 2007, la sua amicizia con Acampa e tante altre cosine. L'appoggio esplicito della Banca, della Fondazione, della Curia arcivescovile, oltre che del Partito e di due liste acchiappavoti - vere e proprie macchine da guerra del consenso -come quella dei Riformisti e di Siena Futura, gli hanno garantito il successo, che nei prossimi giorni si analizzerà più a fondo: compresa la Waterloo dell'opposizione, soprattutto nella declinazione terzopolista.
Due cose, sin da ora, sono certe: oltre al gotha del Pd nazionale, stanotte stapperà una buona bottiglia di champagne anche Silvio Berlusconi. Ben contento del successo ceccuzziano, come l'ottimo Denis Verdini: lui forse addirittura raggiante.
In secondo luogo, vediamo quanto ci metterà, Franco Ceccuzzi, a zittire i suoi avversari politici, dicendo che tanto lui ha, dalla sua parte, il suffragio popolare. Tale e quale il suo Silvio...
Da parte nostra, non si preoccupi: un'opposizione sistematica alla sua azione di governo ci sarà sempre. Perchè se, con le sue "coccole", Ceccuzzi saprà sistemare le strade o le aiuole, gliene renderemo atto, con piacere; fino a quando non affronterà, però, la questione morale senese, non sarà il nostro Sindaco.
In nessun modo ed in nessun senso...
Due cose, sin da ora, sono certe: oltre al gotha del Pd nazionale, stanotte stapperà una buona bottiglia di champagne anche Silvio Berlusconi. Ben contento del successo ceccuzziano, come l'ottimo Denis Verdini: lui forse addirittura raggiante.
In secondo luogo, vediamo quanto ci metterà, Franco Ceccuzzi, a zittire i suoi avversari politici, dicendo che tanto lui ha, dalla sua parte, il suffragio popolare. Tale e quale il suo Silvio...
Da parte nostra, non si preoccupi: un'opposizione sistematica alla sua azione di governo ci sarà sempre. Perchè se, con le sue "coccole", Ceccuzzi saprà sistemare le strade o le aiuole, gliene renderemo atto, con piacere; fino a quando non affronterà, però, la questione morale senese, non sarà il nostro Sindaco.
In nessun modo ed in nessun senso...
sabato 14 maggio 2011
Siena: se non ora, quando?
Siena, se non ora, quando? La città del Palio si trova in questo fine settimana di maggio davanti ad un bivio: o lo status quo, o il rinnovamento, la discontinuità, il cambiamento. La Storia ci insegna che il cambiamento non è di per se stesso sinonimo di miglioramento: nessun dubbio, al proposito. Dopo Lenin, per esempio, venne Stalin...
Detto questo, di certo a Siena c'è bisogno di cambiare, di vedere facce diverse e nuove a guidare la città: poi magari faranno male, e noi li criticheremo, e i lettori li manderanno a casa nel 2016, magari anche prima. Il voto a Ceccuzzi, invece, è un voto che significa mera riconferma di ciò chè stata la città negli ultimi anni, con i brillanti risultati in tutti i campi.
Questa volta, nessun alibi, per chi va a votare domani e lunedì: nel 2006 si intuivano certe cose, ora una parte delle magagne sono emerse in pieno (e qualcuna sta per emergere...); l'ignoranza, dunque, non è più ammessa, o ammissibile.
In più, questa volta il carnet dell'offerta politica è ampio e variegato, con due novità che non possono che fare piacere: una lista seria di sinistra, con una candidata di grande integrità e preparazione culturale come Laura Vigni; in più, abbiamo la novità assoluta dei grillini, con un candidato frizzante e tutt'altro che sprovveduto come Michele Pinassi.
Come nel 2006 (ma non con Piccini candidato a Sindaco), c'è un outsider di ciò che è restato delle Liste civiche, aggregato al Terzo polo: il candidato è un sanguigno ex bancario, uno che ancora si indigna (diciamo, si incazza) quando vede la Dirigenza della Banca Mps abdicare platealmente al suo (presunto, peraltro) ruolo super partes, calandosi le brache pro Ceccuzzi, con i suoi buffet e la sua campagna elettorale stile Achille Lauro.
Se proprio uno vuole farsi del male, c'è infine la candidatura - debole - di Nannini: il problema, però, non è solo lui, è soprattutto chi lo sostiene, da Campi Bisenzio e da Arcore. L'eretico lo ripete: Berlusconi vuole più di D'Alema, di Bersani e di quello che voleva andare a fare il missionario in Africa, che il Monte resti nelle mani del tandem Ceccuzzi-Mussari.
"Il Pdl in Campania ha un legame più che organico con la camorra", ha detto Andrea Orlando, il commissario mandato da Bersani in Campania dopo la figuraccia delle Primarie annullate (qui, neanche fatte: peggio Siena o Napoli?). Chi è uno dei main sponsor del Pdl campano? Chi è che si sta impegnando allo spasimo per portare voti al Pdl nel Salernitano? Paolone Del Mese, da Pontecagnano Faiano. Grande amico personale di Ceccuzzi (anche se ora sbianchettato dalla campagna elettorale); lui ha dato tanto per Siena, ma Ceccuzzi non ha mai voluto specificare cosa abbia ricevuto in cambio. Un'altra delle tante domande cui il deputato-candidato Sindaco non potrà mai rispondere...
Ps Giovedì scorso, a Canale Tre ci doveva essere il confronto Tv tra i 5 candidati: Nannini e Ceccuzzi non si sono neanche presentati, per paura del contraddittorio. Meditate gente, meditate...
Detto questo, di certo a Siena c'è bisogno di cambiare, di vedere facce diverse e nuove a guidare la città: poi magari faranno male, e noi li criticheremo, e i lettori li manderanno a casa nel 2016, magari anche prima. Il voto a Ceccuzzi, invece, è un voto che significa mera riconferma di ciò chè stata la città negli ultimi anni, con i brillanti risultati in tutti i campi.
Questa volta, nessun alibi, per chi va a votare domani e lunedì: nel 2006 si intuivano certe cose, ora una parte delle magagne sono emerse in pieno (e qualcuna sta per emergere...); l'ignoranza, dunque, non è più ammessa, o ammissibile.
In più, questa volta il carnet dell'offerta politica è ampio e variegato, con due novità che non possono che fare piacere: una lista seria di sinistra, con una candidata di grande integrità e preparazione culturale come Laura Vigni; in più, abbiamo la novità assoluta dei grillini, con un candidato frizzante e tutt'altro che sprovveduto come Michele Pinassi.
Come nel 2006 (ma non con Piccini candidato a Sindaco), c'è un outsider di ciò che è restato delle Liste civiche, aggregato al Terzo polo: il candidato è un sanguigno ex bancario, uno che ancora si indigna (diciamo, si incazza) quando vede la Dirigenza della Banca Mps abdicare platealmente al suo (presunto, peraltro) ruolo super partes, calandosi le brache pro Ceccuzzi, con i suoi buffet e la sua campagna elettorale stile Achille Lauro.
Se proprio uno vuole farsi del male, c'è infine la candidatura - debole - di Nannini: il problema, però, non è solo lui, è soprattutto chi lo sostiene, da Campi Bisenzio e da Arcore. L'eretico lo ripete: Berlusconi vuole più di D'Alema, di Bersani e di quello che voleva andare a fare il missionario in Africa, che il Monte resti nelle mani del tandem Ceccuzzi-Mussari.
"Il Pdl in Campania ha un legame più che organico con la camorra", ha detto Andrea Orlando, il commissario mandato da Bersani in Campania dopo la figuraccia delle Primarie annullate (qui, neanche fatte: peggio Siena o Napoli?). Chi è uno dei main sponsor del Pdl campano? Chi è che si sta impegnando allo spasimo per portare voti al Pdl nel Salernitano? Paolone Del Mese, da Pontecagnano Faiano. Grande amico personale di Ceccuzzi (anche se ora sbianchettato dalla campagna elettorale); lui ha dato tanto per Siena, ma Ceccuzzi non ha mai voluto specificare cosa abbia ricevuto in cambio. Un'altra delle tante domande cui il deputato-candidato Sindaco non potrà mai rispondere...
Ps Giovedì scorso, a Canale Tre ci doveva essere il confronto Tv tra i 5 candidati: Nannini e Ceccuzzi non si sono neanche presentati, per paura del contraddittorio. Meditate gente, meditate...
venerdì 13 maggio 2011
Gli impresentabili: Fiorino Iantorno
L'eretico lo deve premettere, per onestà intellettuale: conosco il compagno Fiorino, e mi starebbe anche simpatico. Quello che non capisco (voglio fare l'ingenuo, in questo caso), è come possa il buon Fiorino mettersi insieme a Ceccuzzi. Per l'unità delle sinistre? Ma fammi il piacere...
Eppure, apparentemente è sempre lo stesso: look da curdo in gita-premio aziendale, passo rapido, sorriso gentile. Dentro, è dentro che è cambiato, il buon Iantorno.
Nella campagna elettorale del 2009 per le Provinciali, ebbe il coraggio politico di rompere l'abbraccio mortale con il Pd ceccuzziano: poco male per il Pd, giacchè in Provincia il Pd vince anche candidando un ectoplasma (nessun riferimento, ovviamente, a Bezzini: statista di indubbio pregio e carisma...). Alle Comunali, invece, tutto si potrebbe giocare per una manciata di voti, ed allora il buon Fiorino è tornato, buono buono, all'ovile ceccuzziano.
Esattamente due anni or sono, aveva impostato la campagna elettorale sulla questione morale in Provincia. Arrivò addirittura - incredibile dictu - a chiamare l'eretico a fare un comizietto (ahimè, davanti ad una decina di persone e ad un paio di cani, in Piazza Sant'Agostino) tutto incentrato sulla censura a Siena e sulla questione morale in Provincia, appunto.
Oggi, che il numero degli indagati castisti è alto come non mai (e ben maggiore di due anni or sono), Fiorino diventa (o ridiventa?) organico al Pd ceccuzziano.
Oggi, Fiorino non chiama più l'eretico a fargli campagna elettorale. Più emerge il marcio che lui stesso denunciava, più si avvicina al Pd. Questa è l'essenza del paradosso iantornano.
Quando (finalmente) arriveranno ad arrestare qualcuno dei pezzi grossi della Casta, che fa, prende la tessera del Pd?
Eppure, apparentemente è sempre lo stesso: look da curdo in gita-premio aziendale, passo rapido, sorriso gentile. Dentro, è dentro che è cambiato, il buon Iantorno.
Nella campagna elettorale del 2009 per le Provinciali, ebbe il coraggio politico di rompere l'abbraccio mortale con il Pd ceccuzziano: poco male per il Pd, giacchè in Provincia il Pd vince anche candidando un ectoplasma (nessun riferimento, ovviamente, a Bezzini: statista di indubbio pregio e carisma...). Alle Comunali, invece, tutto si potrebbe giocare per una manciata di voti, ed allora il buon Fiorino è tornato, buono buono, all'ovile ceccuzziano.
Esattamente due anni or sono, aveva impostato la campagna elettorale sulla questione morale in Provincia. Arrivò addirittura - incredibile dictu - a chiamare l'eretico a fare un comizietto (ahimè, davanti ad una decina di persone e ad un paio di cani, in Piazza Sant'Agostino) tutto incentrato sulla censura a Siena e sulla questione morale in Provincia, appunto.
Oggi, che il numero degli indagati castisti è alto come non mai (e ben maggiore di due anni or sono), Fiorino diventa (o ridiventa?) organico al Pd ceccuzziano.
Oggi, Fiorino non chiama più l'eretico a fargli campagna elettorale. Più emerge il marcio che lui stesso denunciava, più si avvicina al Pd. Questa è l'essenza del paradosso iantornano.
Quando (finalmente) arriveranno ad arrestare qualcuno dei pezzi grossi della Casta, che fa, prende la tessera del Pd?
mercoledì 11 maggio 2011
Franco Ceccuzzi, e le risposte che non arrivano (perchè non possono arrivare...)
L'eretico non può non notare un paio di cosine, a proposito della serata concernente Ampugnano di lunedì sera: in primo luogo, Stefano Bisi ha scritto (o fatto scrivere) un articolo sulla serata, come era doveroso e giusto che fosse; come spesso gli capita, però, ha omesso un "pezzettino" di serata, quello in cui appunto l'eretico domandava al candidato Ceccuzzi se lui avesse mai saputo alcunchè delle modalità di ingresso di Galaxy Fund nell'affaire Ampugnano (cosa da cui è scaturita l'inchiesta sui vertici della Banca e della Fondazione Mps). Sicuramente era più importante sapere le posizioni dei 5 candidati su Ampugnano, ed era meglio guardare al futuro, piuttosto che al passato. Come l'eretico ha fatto notare, però, anche lui guardava al futuro, più che al passato: non a caso, il processo non è ancora iniziato...
E qui si arriva al secondo punto all'ordine del giorno: al netto delle velate (ma nemmeno troppo) minacce ceccuzziane, c'è un altro elemento da ponderare, e bene.
Come fa un candidato Sindaco a non rispondere su un caso come Galaxopoly? Passi per Mussari che - intervistato dal direttore dell'Espresso al Santa Maria della Scala - si è trincerato dietro al fatto di essere indagato; ma Ceccuzzi - che non è indagato, ed è soprattutto candidato a guidare questa città - come fa a tacere (così come su tante altre cose)?
Lasciamo stare come andranno le cose nelle urne: resta il fatto che decine e decine di persone hanno ascoltato la domanda, alla Pubblica assistenza; e stanno ancora aspettando, fiduciosi, la risposta. Più di 900 persone, solo oggi, hanno letto questo blog: forse anche qualcuno di loro, magari, vorrebbe una rispostina, no?
Ceccuzzi non risponde, non dice niente su Galaxopoly; trova però il tempo di andare all'economato del Monte dei Paschi (San Miniato), ad offrire la colazione a tutti gli astanti (tutto regolare?): ma aspira a fare il Sindaco, o a mettere su un barrino?
E qui si arriva al secondo punto all'ordine del giorno: al netto delle velate (ma nemmeno troppo) minacce ceccuzziane, c'è un altro elemento da ponderare, e bene.
Come fa un candidato Sindaco a non rispondere su un caso come Galaxopoly? Passi per Mussari che - intervistato dal direttore dell'Espresso al Santa Maria della Scala - si è trincerato dietro al fatto di essere indagato; ma Ceccuzzi - che non è indagato, ed è soprattutto candidato a guidare questa città - come fa a tacere (così come su tante altre cose)?
Lasciamo stare come andranno le cose nelle urne: resta il fatto che decine e decine di persone hanno ascoltato la domanda, alla Pubblica assistenza; e stanno ancora aspettando, fiduciosi, la risposta. Più di 900 persone, solo oggi, hanno letto questo blog: forse anche qualcuno di loro, magari, vorrebbe una rispostina, no?
Ceccuzzi non risponde, non dice niente su Galaxopoly; trova però il tempo di andare all'economato del Monte dei Paschi (San Miniato), ad offrire la colazione a tutti gli astanti (tutto regolare?): ma aspira a fare il Sindaco, o a mettere su un barrino?
martedì 10 maggio 2011
"Buffet per tutti": paga Franco Ceccuzzi!
Ho incontrato per strada alcuni lettori che - pur incoraggiandomi e facendomi i complimenti - mi hanno suggerito di ritornare anche sugli altri temi toccati dal blog, magari inserendone di inediti. Lo farò, lo farò: e volentieri. C'è la Curia, per esempio, che non va mai persa di vista, ad un mese circa dalla sentenza sull'incendio. Vale la pena di prepararsi per l'evento, direi.
C'è il fronte della Provincia, sempre in fermento ( Bezzini, ancora si è dimenticato di dire la sua sul singolare incidente del Direttore Tommaso Stufano: s'aspetta ferragosto, o solo le elezioni?).
Per non parlare di tante cosette di varia umanità: per esempio, il processo che si è aperto a Budapest contro l'ultimo criminale di guerra nazista, oggi 97enne. Cosa che merita davvero un approfondimento (non c'entra niente con la Provincia o con le Comunali, ma con la Chiesa sì...).
Ora, però, siamo a meno di una settimana dalla elezioni, quindi Ceccuzzi non può non imperare...se non ora, quando?
Oggi l'eretico è andato ad ascoltarlo al Garden, dove si è esibito con Mussari e Giuliano Amato: incastonato fra il dottor Sottile e il Presidente dell'Abi, sembrava spaurito, poverino. Mussari ormai gigioneggia con i grandi (o ex) della politica italiana, gli dà del tu, ci fa il simpaticone (ricambiato) coram populo, e a lui, invece, non resta che sfoderare il sorrisetto gengivale. Se ha un minimo di contraddittorio davanti, perde il controllo e diventa minaccioso (vedasi post precedente); se ha di fronte una platea amica - come quasi sempre gli succede - ritorna se stesso: anonimo, grigio, noioso, incapace di suscitare alcunchè, se non sonno.
Meglio, allora, incontrarlo all'aria aperta, come ieri i cittadini di Taverne d'Arbia: "ore 19, Incontro con i giovani e la cittadinanza di Taverne d'Arbia; ore 20, buffet per tutti", recitava il depliant.
Non è dato sapere se si regalassero anche pacchi di pasta, soprattutto per le famiglie bisognose.
Forse è leggenda che un anziano di origine partenopea si sia presentato al candidato Sindaco, e gli abbia sfacciatamente chiesto una scarpa, la sinistra. In attesa della destra, dopo il voto. "Che bello, mi sembra di essere tornato ai tempi di Achille Lauro", sembra abbia esclamato l'uomo. Ma sono di certo cattiverie, voci di chi è invidioso del suo successo.Nel Codice etico, tra l'altro, non mi pare sia contemplata questa evenienza, quindi nessun problema.
L'eretico lo dice a chiare lettere ai suoi lettori: spero, per il bene di Siena, che Ceccuzzi vada al ballottaggio, e poi perda (lascerebbe il Parlamento lo stesso, visto quanto conta?); dall'altra parte, l'eretico deve pensare un pochino anche a se stesso: per avere argomenti da trattare, un Sindaco così, dove si trova?
Raffaele Ascheri
C'è il fronte della Provincia, sempre in fermento ( Bezzini, ancora si è dimenticato di dire la sua sul singolare incidente del Direttore Tommaso Stufano: s'aspetta ferragosto, o solo le elezioni?).
Per non parlare di tante cosette di varia umanità: per esempio, il processo che si è aperto a Budapest contro l'ultimo criminale di guerra nazista, oggi 97enne. Cosa che merita davvero un approfondimento (non c'entra niente con la Provincia o con le Comunali, ma con la Chiesa sì...).
Ora, però, siamo a meno di una settimana dalla elezioni, quindi Ceccuzzi non può non imperare...se non ora, quando?
Oggi l'eretico è andato ad ascoltarlo al Garden, dove si è esibito con Mussari e Giuliano Amato: incastonato fra il dottor Sottile e il Presidente dell'Abi, sembrava spaurito, poverino. Mussari ormai gigioneggia con i grandi (o ex) della politica italiana, gli dà del tu, ci fa il simpaticone (ricambiato) coram populo, e a lui, invece, non resta che sfoderare il sorrisetto gengivale. Se ha un minimo di contraddittorio davanti, perde il controllo e diventa minaccioso (vedasi post precedente); se ha di fronte una platea amica - come quasi sempre gli succede - ritorna se stesso: anonimo, grigio, noioso, incapace di suscitare alcunchè, se non sonno.
Meglio, allora, incontrarlo all'aria aperta, come ieri i cittadini di Taverne d'Arbia: "ore 19, Incontro con i giovani e la cittadinanza di Taverne d'Arbia; ore 20, buffet per tutti", recitava il depliant.
Non è dato sapere se si regalassero anche pacchi di pasta, soprattutto per le famiglie bisognose.
Forse è leggenda che un anziano di origine partenopea si sia presentato al candidato Sindaco, e gli abbia sfacciatamente chiesto una scarpa, la sinistra. In attesa della destra, dopo il voto. "Che bello, mi sembra di essere tornato ai tempi di Achille Lauro", sembra abbia esclamato l'uomo. Ma sono di certo cattiverie, voci di chi è invidioso del suo successo.Nel Codice etico, tra l'altro, non mi pare sia contemplata questa evenienza, quindi nessun problema.
L'eretico lo dice a chiare lettere ai suoi lettori: spero, per il bene di Siena, che Ceccuzzi vada al ballottaggio, e poi perda (lascerebbe il Parlamento lo stesso, visto quanto conta?); dall'altra parte, l'eretico deve pensare un pochino anche a se stesso: per avere argomenti da trattare, un Sindaco così, dove si trova?
Raffaele Ascheri
Ma Ceccuzzi può fare il Sindaco?
Molti lettori si ricorderanno di certo della copertina dell'Economist del 2001: foto di Berlusconi, titolone sul fatto che veniva dichiarato "unfit", inadatto a fare il Premier. Da ieri sera, anche Franco Ceccuzzi - nel suo piccolo - si è definitivamente dimostrato unfit alla carica. Se verrà eletto, ovviamente lo sarà, ci mancherebbe altro; anche Berlusconi, infatti, è Presidente del Consiglio, no? Il fatto che uno sia eletto, non può giustificare tutto: Berlusconi docet.
Ognuno ragioni con la sua testa, se possibile.
Il fatto. Ieri sera, 9 maggio, alla Pubblica assistenza, dibattito su Ampugnano. Ceccuzzi è presente con gli altri 4 candidati. Modera Stefano Bisi. Si apre il dibattito. L'eretico chiede di parlare. Il moderatore glielo consente (devo ringraziare?); a questo punto, di fronte ad una sala gremita, con gente anche fuori dalla finestra, l'eretico pone la questione morale dell'affaire Ampugnano(dopo le elezioni, i nodi verranno al pettine, verosimilmente). Diversa, ma altrettanto grave di quella ambientale (anche perchè complementari). La situazione si surriscalda allorquando l'eretico chiede al candidato Ceccuzzi se lui sapeva qualcosa dell'ingresso del fondo Galaxy nell'affaire Ampugnano (domanda che nessun giornalistone locale mai gli potrà fare). Ceccuzzi si innervosisce, e - senza microfono, ma ben sentito da decine di persone, pronte a testimoniare - formula la seguente frase, riferito all'eretico: "Vuoi aggiungere altre carte a quelle che ci sono già (riferimento alla causa intentata da lui e da Mussari nei miei confronti, Ndr)...queste cose, costano, eh...".
"QUESTE COSE COSTANO", dunque.
Cosa è, questo, onorevole candidato Franco Ceccuzzi? Che tipo di messaggio è? Qualche aggettivo ci sarebbe, uno in particolare: lo lascio alla fantasia dei lettori...
Questo vi sembra il comportamento, il linguaggio di uno che dovrebbe essere il Sindaco di tutti (sic!)? E tutto questo, solo per avere posto una semplice domanda: in modo educato e rispettoso del (doppio) ruolo di onorevole e candidato Sindaco.
Per pura esigenza di cronaca, l'eretico segnala quello che i presenti hanno potuto tutti constatare: Franco Ceccuzzi, alla domanda precisa e puntuale che gli era stata formulata, non ha risposto...
Ognuno ragioni con la sua testa, se possibile.
Il fatto. Ieri sera, 9 maggio, alla Pubblica assistenza, dibattito su Ampugnano. Ceccuzzi è presente con gli altri 4 candidati. Modera Stefano Bisi. Si apre il dibattito. L'eretico chiede di parlare. Il moderatore glielo consente (devo ringraziare?); a questo punto, di fronte ad una sala gremita, con gente anche fuori dalla finestra, l'eretico pone la questione morale dell'affaire Ampugnano(dopo le elezioni, i nodi verranno al pettine, verosimilmente). Diversa, ma altrettanto grave di quella ambientale (anche perchè complementari). La situazione si surriscalda allorquando l'eretico chiede al candidato Ceccuzzi se lui sapeva qualcosa dell'ingresso del fondo Galaxy nell'affaire Ampugnano (domanda che nessun giornalistone locale mai gli potrà fare). Ceccuzzi si innervosisce, e - senza microfono, ma ben sentito da decine di persone, pronte a testimoniare - formula la seguente frase, riferito all'eretico: "Vuoi aggiungere altre carte a quelle che ci sono già (riferimento alla causa intentata da lui e da Mussari nei miei confronti, Ndr)...queste cose, costano, eh...".
"QUESTE COSE COSTANO", dunque.
Cosa è, questo, onorevole candidato Franco Ceccuzzi? Che tipo di messaggio è? Qualche aggettivo ci sarebbe, uno in particolare: lo lascio alla fantasia dei lettori...
Questo vi sembra il comportamento, il linguaggio di uno che dovrebbe essere il Sindaco di tutti (sic!)? E tutto questo, solo per avere posto una semplice domanda: in modo educato e rispettoso del (doppio) ruolo di onorevole e candidato Sindaco.
Per pura esigenza di cronaca, l'eretico segnala quello che i presenti hanno potuto tutti constatare: Franco Ceccuzzi, alla domanda precisa e puntuale che gli era stata formulata, non ha risposto...
lunedì 9 maggio 2011
Gli impresentabili (V): Anna Gioia
Oggi l'eretico vuole segnalare un altro esempio di candidato impresentabile: Anna Gioia (Pd). Che rappresenti un esempio di familismo politico, è cosa arcinota, ormai. Il marito Alberto Monaci (vecchio ras della Dc provinciale, prontamente convertitosi come Gabriellone Mancini al Pd) al Consiglio regionale, il figlio vicepresidente della Provincia (scelto da Fabio Ceccherini, subito riconfermato dal fido Bezzini: per quali meriti reconditi?), per non parlare del cognatissimo Alfredo Monaci. Ne hanno parlato giornali locali e nazionali, non merita aggiungere molto. Rosaria Bindi non sopporta questa situazione dell'ex Margherita senese, ma non muove mezzo dito, per non rischiare di scalfire il suo feudo sinalunghese: c'è un silente patto di non aggressione, fra lei e la famiglia Monaci-Gioia.
L'eretico, piuttosto, vuole rendere partecipi i lettori del modo di fare politica della fisioterapista originaria di San Lucido in provincia di Cosenza. Con lei, l'eretico ha condiviso l'esperienza in un seggio elettorale, per cui parla per conoscenza autoptica: lui era lì come semplice ed umile scrutatore (come sempre), lei come rappresentante di lista (del Pd, si capisce).
Sarebbe bastato stare in quel seggio per un paio di ore, massimo tre, per capire il perchè dei continui successi del Pd in terra di Siena. "Partito radicato sul territorio", dicono i piddini, tetragoni ad ogni critica. Radicatissimo: ancora più che sul territorio, davanti a certi seggi. Al punto che Anna Gioia - conosciutissima - fa un continuo andirivieni tra l'interno e l'esterno del seggio elettorale: accoglie con larghi sorrisi i tanti conoscenti, spesso li prende a braccetto, ha una parola buona o buonissima per tutti. Decine di votanti, se li coccola, se li lusinga, se li vezzeggia, passeggiando in lungo ed in largo con loro. Se è caldo, sfodera un ventaglio, alla bisogna: per sè, e per i votanti.
Niente di irregolare: certo che un minimo di decenza dovrebbe portare ad evitare certi comportamenti, in cui la Gioia eccelle.
Scene di ordinaria vita di seggio: niente di più, niente di meno. Che male ci sarà mai, a fare quattro chiacchiere con amici (soprattutto anziani) prima che gli stessi vadano a votare, per poi riaccompagnarli fuori - con un sorriso ancora più sgargiante di pria - dopo che hanno votato?
Visto che ci siamo - si chiede l'eretico, paradossalmente - perchè non li accompagna anche dentro la cabina elettorale?
Non dice sempre Franco Ceccuzzi che la sua idea di Siena è 2.0? E allora, andiamo in due anche in cabina...
Raffaele Ascheri
L'eretico, piuttosto, vuole rendere partecipi i lettori del modo di fare politica della fisioterapista originaria di San Lucido in provincia di Cosenza. Con lei, l'eretico ha condiviso l'esperienza in un seggio elettorale, per cui parla per conoscenza autoptica: lui era lì come semplice ed umile scrutatore (come sempre), lei come rappresentante di lista (del Pd, si capisce).
Sarebbe bastato stare in quel seggio per un paio di ore, massimo tre, per capire il perchè dei continui successi del Pd in terra di Siena. "Partito radicato sul territorio", dicono i piddini, tetragoni ad ogni critica. Radicatissimo: ancora più che sul territorio, davanti a certi seggi. Al punto che Anna Gioia - conosciutissima - fa un continuo andirivieni tra l'interno e l'esterno del seggio elettorale: accoglie con larghi sorrisi i tanti conoscenti, spesso li prende a braccetto, ha una parola buona o buonissima per tutti. Decine di votanti, se li coccola, se li lusinga, se li vezzeggia, passeggiando in lungo ed in largo con loro. Se è caldo, sfodera un ventaglio, alla bisogna: per sè, e per i votanti.
Niente di irregolare: certo che un minimo di decenza dovrebbe portare ad evitare certi comportamenti, in cui la Gioia eccelle.
Scene di ordinaria vita di seggio: niente di più, niente di meno. Che male ci sarà mai, a fare quattro chiacchiere con amici (soprattutto anziani) prima che gli stessi vadano a votare, per poi riaccompagnarli fuori - con un sorriso ancora più sgargiante di pria - dopo che hanno votato?
Visto che ci siamo - si chiede l'eretico, paradossalmente - perchè non li accompagna anche dentro la cabina elettorale?
Non dice sempre Franco Ceccuzzi che la sua idea di Siena è 2.0? E allora, andiamo in due anche in cabina...
Raffaele Ascheri
sabato 7 maggio 2011
Ceccuzzi ed il carcere di Santo Spirito...
Uno dei pallini di Franco Ceccuzzi, su Siena, è "la riconversione dell'attuale casa circondariale di Santo Spirito" in civili abitazioni. Lo scriveva già nel 2008, ripresentandosi alla Camera dei deputati per le Politiche stravinte da Silvio Berlusconi (con suo, di Franco, irriferibile godimento, si suppone).
Nell'intervista che l'eretico ha visto su Casta Channel questo pomeriggio (finalmente un pochina di politica, a spezzare la serie infinita di spot e spottoni, spesso montati ancora come negli anni Settanta), Franchino l'ha riproposta, prima che l'eretico si addormentasse, guardandolo dalla poltrona: era partito benino, questa volta, con la testa dritta, come un normotipo. Un foulard ben sistemato gli conferiva un'aria molto dalemiana, da sinistra vincente ( per il Bene comune, ovviamente). Dopo pochi minuti, però, siamo ripiombati nel solito problema, ci siamo ricascati: la testolina tutta pendente verso la sua destra. Non riesce a stare dritto più di qualche minuto, non c'è verso. Non so se se ne accorga, mentre gli succede: ma è così. Quelli della sua agenzia (Robespierre, sic!), dovrebbero fargli fare un altro corso: quello di "collodritto". In fin dei conti, a Robespierre, con la testa, andò parecchio peggio: qui si chiede solo la postura, non la potatura...
Stiamo divagando. Torniamo alla proposta ceccuzziana su Santo Spirito.
L'eretico - abituato a pensare sempre male, a vedere il Male dove non c'è - si rallegra della proposta: più case ci sono nel centro storico, meglio è. Rivitalizzare, rivitalizzare.
Certo che proprio adesso che qualche sodale della Casta (forse, addirittura qualcuno della Casta stessa), rischia seriamente di passarci almeno un pochino di tempo, si potrebbe aspettare, no? Lasciamolo per un po' come galera, Santo Spirito, poi si vedrà. Che fretta c'era, maledetta primavera, che fretta c'era?
Ps Appunto per la segretaria provinciale del Pd, la Meloni di Torrita: il carcere (tipo Santo Spirito), è quel posto in cui si va dopo essere stati condannati (qualche volta, anche prima, se necessario) a livello penale. PENALE, capito? Che non è la stessa cosa che civile. Era tanto che non glielo ricordavamo, e rimediamo volentieri: ma l'avrà capito, ora?
Nell'intervista che l'eretico ha visto su Casta Channel questo pomeriggio (finalmente un pochina di politica, a spezzare la serie infinita di spot e spottoni, spesso montati ancora come negli anni Settanta), Franchino l'ha riproposta, prima che l'eretico si addormentasse, guardandolo dalla poltrona: era partito benino, questa volta, con la testa dritta, come un normotipo. Un foulard ben sistemato gli conferiva un'aria molto dalemiana, da sinistra vincente ( per il Bene comune, ovviamente). Dopo pochi minuti, però, siamo ripiombati nel solito problema, ci siamo ricascati: la testolina tutta pendente verso la sua destra. Non riesce a stare dritto più di qualche minuto, non c'è verso. Non so se se ne accorga, mentre gli succede: ma è così. Quelli della sua agenzia (Robespierre, sic!), dovrebbero fargli fare un altro corso: quello di "collodritto". In fin dei conti, a Robespierre, con la testa, andò parecchio peggio: qui si chiede solo la postura, non la potatura...
Stiamo divagando. Torniamo alla proposta ceccuzziana su Santo Spirito.
L'eretico - abituato a pensare sempre male, a vedere il Male dove non c'è - si rallegra della proposta: più case ci sono nel centro storico, meglio è. Rivitalizzare, rivitalizzare.
Certo che proprio adesso che qualche sodale della Casta (forse, addirittura qualcuno della Casta stessa), rischia seriamente di passarci almeno un pochino di tempo, si potrebbe aspettare, no? Lasciamolo per un po' come galera, Santo Spirito, poi si vedrà. Che fretta c'era, maledetta primavera, che fretta c'era?
Ps Appunto per la segretaria provinciale del Pd, la Meloni di Torrita: il carcere (tipo Santo Spirito), è quel posto in cui si va dopo essere stati condannati (qualche volta, anche prima, se necessario) a livello penale. PENALE, capito? Che non è la stessa cosa che civile. Era tanto che non glielo ricordavamo, e rimediamo volentieri: ma l'avrà capito, ora?
giovedì 5 maggio 2011
Gli impresentabili (III): Giulia Abbagnale
Entrato come tutte le mattine nel mio bar-ufficio, in attesa del consueto cappuccino a bollore, trovo, sparsi qua e là, dei santini elettorali di tale Giulia Abbagnale (Pd): bella fotina, faccia pulita, gradevole sorriso, foulard da donnina di sinistra d'ordinanza. Un volto veltroniano, tipo la Meloni (spero non si offenda la Abbagnale ad essere paragonata a lei: ma forse, ahimè, lo prenderà come un complimento...). Per intanto, una curiosità: sbandiera la sua giovanissima età (23 anni), però è del 1987, il che vuol dire che, come millesimo, siamo a quota 24. Inizia già a togliere qualcosina, come molte sue illustri concittadine? Solo quisquiglie, si capisce...
Gustoso lo slogan: "Con Giulia Abbagnale remiamo tutti nella stessa direzione".
Molti non l'avranno capito, temo: il riferimento è ai grandi fratelli Abbagnale (Carmine e Giuseppe, nisi fallor), protagonisti nel canottaggio mondiale ed olimpionico degli anni Ottanta.Visto che è lei stessa a giocare sul cognome (ma sono parenti?), allora l'eretico non si sottrae di certo: chi è il suo Peppiniello Di Capua (il loro storico timoniere)? Non può che essere Franco Ceccuzzi, che pare l'abbia voluta con fervore in lista; è ben sotto i 40, è donna: due piccioni con una...lasciamo perdere, che è meglio, in casi come questi.
Sarà la nuova Marianna Madia del Pd (la Madia è la biondina che Veltroni impose come capolista alle politiche del 2008: la quale si presentò dicendo che, lei, di politica non capiva e sapeva niente...)? Certo che no: lei un pochina d'esperienza se l'è fatta. L'eretico si ricorda di un suo intervento alla Saletta dei mutilati, in cui - per la gioia di Franchino che se la mangiava con gli occhi mentre parlava - diceva che Siena era un posto meraviglioso, amministrato in modo eccellente, che per i giovani era l'ideale, che c'è la tradizione MA ANCHE l'innovazione (lo vedete che è veltroniana!), e via sbrodolando, all'insegna del politically correct (versione Casta di Siena).
Una sola domanda: ma come si fa, a 23 anni, ad entusiasmarsi, in politica, per il Ceccuzzi? Io capisco chi ha la pancetta e la famiglia da mantenere, chi alle sette si mette in ciabatte e si fionda davanti alla televisione: lo capisco (pur senza apprezzarlo minimamente): ma una giovane di 23 (24) anni, come fa?
Un altro dei tanti misteri senesi...
Ps Sarebbe bello - visto che lui sicuramente non legge il blog, intento come è a fare campagna elettorale a Siena ed a salvare Berlusconi in Parlamento - che l'Abbagnale chiedesse al suo Di Capua quello che gli ho chiesto io ieri: l'onorevole Del Mese (mastelliano docg), per il suo attivismo pro-Siena e soprattutto pro-Ceccuzzi, ha avuto in cambio solo un par di bottiglie e la bandiera della Torre?
Dai Giulia, fai una cosa di sinistra (se non ora, quando?): domandaglielo, fagliela questa benedetta domanda!
L'eretico ti aspetta al varco...
Gustoso lo slogan: "Con Giulia Abbagnale remiamo tutti nella stessa direzione".
Molti non l'avranno capito, temo: il riferimento è ai grandi fratelli Abbagnale (Carmine e Giuseppe, nisi fallor), protagonisti nel canottaggio mondiale ed olimpionico degli anni Ottanta.Visto che è lei stessa a giocare sul cognome (ma sono parenti?), allora l'eretico non si sottrae di certo: chi è il suo Peppiniello Di Capua (il loro storico timoniere)? Non può che essere Franco Ceccuzzi, che pare l'abbia voluta con fervore in lista; è ben sotto i 40, è donna: due piccioni con una...lasciamo perdere, che è meglio, in casi come questi.
Sarà la nuova Marianna Madia del Pd (la Madia è la biondina che Veltroni impose come capolista alle politiche del 2008: la quale si presentò dicendo che, lei, di politica non capiva e sapeva niente...)? Certo che no: lei un pochina d'esperienza se l'è fatta. L'eretico si ricorda di un suo intervento alla Saletta dei mutilati, in cui - per la gioia di Franchino che se la mangiava con gli occhi mentre parlava - diceva che Siena era un posto meraviglioso, amministrato in modo eccellente, che per i giovani era l'ideale, che c'è la tradizione MA ANCHE l'innovazione (lo vedete che è veltroniana!), e via sbrodolando, all'insegna del politically correct (versione Casta di Siena).
Una sola domanda: ma come si fa, a 23 anni, ad entusiasmarsi, in politica, per il Ceccuzzi? Io capisco chi ha la pancetta e la famiglia da mantenere, chi alle sette si mette in ciabatte e si fionda davanti alla televisione: lo capisco (pur senza apprezzarlo minimamente): ma una giovane di 23 (24) anni, come fa?
Un altro dei tanti misteri senesi...
Ps Sarebbe bello - visto che lui sicuramente non legge il blog, intento come è a fare campagna elettorale a Siena ed a salvare Berlusconi in Parlamento - che l'Abbagnale chiedesse al suo Di Capua quello che gli ho chiesto io ieri: l'onorevole Del Mese (mastelliano docg), per il suo attivismo pro-Siena e soprattutto pro-Ceccuzzi, ha avuto in cambio solo un par di bottiglie e la bandiera della Torre?
Dai Giulia, fai una cosa di sinistra (se non ora, quando?): domandaglielo, fagliela questa benedetta domanda!
L'eretico ti aspetta al varco...
mercoledì 4 maggio 2011
Franco Ceccuzzi: galeotta fu la bandiera della Torre...
Il Corriere di Siena, ieri, ha scoperto una gaffe del candidato Corradi, il quale - nel suo materiale propagandistico - ha inserito un "fotogramma della mossa di una carriera di qualche anno fa" (cito appunto il Corrsiena). L'entourage corradiano, certamente, ha peccato di leggerezza: più il Palio sta lontano dalla politica (e viceversa), meglio è. Nessun dubbio, su questo. Il fatto è che la politica è tutt'altro che lontana dalle Contrade: chi è che ha cercato - quasi sempre con successo - di infarcire le Contrade di dirigenti allineati, la cui massima ambizione è di brindare con Mancini e Mussari nei vari rinfreschi all'uopo organizzati? Il Pd senese, cari lettori: non altri.
Andiamo sulla Torre del contradaiolone Franco Ceccuzzi: chiunque frequenti la Contrada di Salicotto, sa quale sia - e di che tipo - il suo contributo. Ceccuzzi ha usato e usa la Contrada per legittimare la sua candidatura: prima a parlamentare (2006), adesso a Sindaco. Non risulta, però, che il Consorzio per la tutela del Palio sia mai intervenuto, al proposito. In nessun modo.
Neanche quando il nostro Franco regalò una bandiera torraiola all'onorevole - mastelliano docg - Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano (Salerno). Il legame di Ceccuzzi (strettissimo) con Del Mese, l'ho ampiamente descritto ne Le mani sulla città, due anni fa. Era, Del Mese, Presidente della Commissione finanze della Camera, quando Ceccuzzi arrivò in Parlamento. Gli serviva per la Legge Salva-Contrade, e per quella Salva-Fondazioni. Il mastelliano salernitano ebbe a dire, di Ceccuzzi: "Ceccuzzi ha davvero a cuore i bisogni della vostra città, tenetevelo caro, perchè sulle faccende che riguardano Siena si batte come un leone. E io con lui. Ho imparato ad apprezzare i senesi ed il Palio, di cui mi sono letteralmente innamorato" (Corrsiena, 19 novembre 2006). Per ringraziarlo di cotanta generosità, oltre ad invitarlo al Palio e per le festività di Santa Caterina del 2007 (vedasi foto di copertina de La Casta di Siena), gli ha regalato bottiglioni di Nobile di Montepulciano, nonchè, appunto, una bandiera della Torre, che il fido Del Mese ha esposto pubblicamente nel suo ufficio, fino a quando l'ha occupato. Non a casa, in un luogo pubblico. Il Consorzio? Zitto e mosca, ovviamente.Ora ci risulta che a dirigerlo ci sia proprio l'ex Priore Millozzi: saprà intervenire per un chiarimento con il suo illustre contradaiolo? Si accettano scommesse...
A proposito, ma perchè Del Mese (nel frattempo passato con il centrodestra) non viene più a Siena? Non era così innamorato della più bella città del mondo? Ora potrebbe fare la campagna elettorale a Franchino, magari evitargli un potenziale ballottaggio, no? Ma soprattutto, ribadisco la domanda che feci due anni fa ne Le mani sulla città:
"Abbiamo capito molto bene in che cosa Paolo Del Mese - da Presidente della Commissione finanze del Governo Prodi - abbia aiutato Siena e Franco Ceccuzzi in particolare (Legge Salva Fondazioni e Salva Contrade...); il quesito è: posto che Del Mese tutto sembra, fuorchè un ingenuo idealista, che cosa ha avuto in cambio da Siena, cioè da Franco Ceccuzzi? Che l'abbia fatto solo per due bottiglie - seppure magnum - di Nobile di Montepulciano, pare francamente da ingenui pensarlo".
Raffaele Ascheri
Andiamo sulla Torre del contradaiolone Franco Ceccuzzi: chiunque frequenti la Contrada di Salicotto, sa quale sia - e di che tipo - il suo contributo. Ceccuzzi ha usato e usa la Contrada per legittimare la sua candidatura: prima a parlamentare (2006), adesso a Sindaco. Non risulta, però, che il Consorzio per la tutela del Palio sia mai intervenuto, al proposito. In nessun modo.
Neanche quando il nostro Franco regalò una bandiera torraiola all'onorevole - mastelliano docg - Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano (Salerno). Il legame di Ceccuzzi (strettissimo) con Del Mese, l'ho ampiamente descritto ne Le mani sulla città, due anni fa. Era, Del Mese, Presidente della Commissione finanze della Camera, quando Ceccuzzi arrivò in Parlamento. Gli serviva per la Legge Salva-Contrade, e per quella Salva-Fondazioni. Il mastelliano salernitano ebbe a dire, di Ceccuzzi: "Ceccuzzi ha davvero a cuore i bisogni della vostra città, tenetevelo caro, perchè sulle faccende che riguardano Siena si batte come un leone. E io con lui. Ho imparato ad apprezzare i senesi ed il Palio, di cui mi sono letteralmente innamorato" (Corrsiena, 19 novembre 2006). Per ringraziarlo di cotanta generosità, oltre ad invitarlo al Palio e per le festività di Santa Caterina del 2007 (vedasi foto di copertina de La Casta di Siena), gli ha regalato bottiglioni di Nobile di Montepulciano, nonchè, appunto, una bandiera della Torre, che il fido Del Mese ha esposto pubblicamente nel suo ufficio, fino a quando l'ha occupato. Non a casa, in un luogo pubblico. Il Consorzio? Zitto e mosca, ovviamente.Ora ci risulta che a dirigerlo ci sia proprio l'ex Priore Millozzi: saprà intervenire per un chiarimento con il suo illustre contradaiolo? Si accettano scommesse...
A proposito, ma perchè Del Mese (nel frattempo passato con il centrodestra) non viene più a Siena? Non era così innamorato della più bella città del mondo? Ora potrebbe fare la campagna elettorale a Franchino, magari evitargli un potenziale ballottaggio, no? Ma soprattutto, ribadisco la domanda che feci due anni fa ne Le mani sulla città:
"Abbiamo capito molto bene in che cosa Paolo Del Mese - da Presidente della Commissione finanze del Governo Prodi - abbia aiutato Siena e Franco Ceccuzzi in particolare (Legge Salva Fondazioni e Salva Contrade...); il quesito è: posto che Del Mese tutto sembra, fuorchè un ingenuo idealista, che cosa ha avuto in cambio da Siena, cioè da Franco Ceccuzzi? Che l'abbia fatto solo per due bottiglie - seppure magnum - di Nobile di Montepulciano, pare francamente da ingenui pensarlo".
Raffaele Ascheri
martedì 3 maggio 2011
In attesa della Mens sana, W Ferdinando...
Sta iniziando il grande esodo dei tifosi mensanini verso la Catalogna. Venerdì, alle ore 18, la Mens sana giocherà la sua semifinale a Barcellona. La Final four si preannuncia all'insegna della massima incertezza, comunque con i senesi assolutamente non tagliati fuori. Lo scudetto, viceversa, è assolutamente sicuro, non essendoci neanche l'alea della partita diretta, secca, quindi inappellabile.
I cronisti minucciani hanno già pronto quello che devono scrivere: in caso di vittoria, esaltazione stratosferica, incontenibile, con Minucci paragonato ad un Grande della Terra.
In caso di sconfitta, il "coccodrillo" è già pronto: "ci siamo battuti bene, siamo stati sconfitti solo da una squadra dal budget troppo superiore (che, in qualche modo, si ripercuote con gli arbitri, inevitabilmente). E comunque, già l'esserci è un grande risultato: il piccolo borgo medievale, è fra le prime 4 squadre d'Europa, alla faccia degli invidiosi e dei critici", più qualche aggiunta legata agli episodi, da aggiungere al canovaccio già scritto. Il pareggio - lo dico per i neofiti - nel basket non esiste...
Molto malumore ha creato la gestione dei mille biglietti di sponda mensanina, tutti gestiti, con consueta managerialità autocratica, da Ferdinando Minucci, il Re Sole del basket italiano.
Come sempre, se uno è dirigente di alto grado montepaschino (meglio se con un avvisetto di garanzia per Galaxopoly, che fa fare carriera doppia), il biglietto è assicurato; per il popolino, dipende: qualcuno viene accontentato, qualcun altro meno. La vita è fatta così, che volete farci, lettori miei.
Fra i candidati Sindaco, data per certa la presenza in terra di Catalogna di Franco Ceccuzzi (qualcuno gli spieghi che la Catalogna è il tutto, Barcellona, invece, una parte del tutto): lui guarda i tifosi senesi, quando si alzano e battono le mani, lo fa anche lui. Così non sbaglia (quasi) mai.
I soliti malevoli, sostengono che lui va a Barcellona per rastrellare qualche votarello in più, tante volte gli riuscisse di evitare il ballottaggio; certo che è ben triste vedere un parlamentare che non va in Aula a votare per affossare il Governo Berlusconi (leggasi post di quattro giorni or sono), e poi va la domenica a Novara (sponda Siena), e il venerdì a Barcellona (sponda basket).
L'effimero ceccuzziano non finisce mai di stupire...
I cronisti minucciani hanno già pronto quello che devono scrivere: in caso di vittoria, esaltazione stratosferica, incontenibile, con Minucci paragonato ad un Grande della Terra.
In caso di sconfitta, il "coccodrillo" è già pronto: "ci siamo battuti bene, siamo stati sconfitti solo da una squadra dal budget troppo superiore (che, in qualche modo, si ripercuote con gli arbitri, inevitabilmente). E comunque, già l'esserci è un grande risultato: il piccolo borgo medievale, è fra le prime 4 squadre d'Europa, alla faccia degli invidiosi e dei critici", più qualche aggiunta legata agli episodi, da aggiungere al canovaccio già scritto. Il pareggio - lo dico per i neofiti - nel basket non esiste...
Molto malumore ha creato la gestione dei mille biglietti di sponda mensanina, tutti gestiti, con consueta managerialità autocratica, da Ferdinando Minucci, il Re Sole del basket italiano.
Come sempre, se uno è dirigente di alto grado montepaschino (meglio se con un avvisetto di garanzia per Galaxopoly, che fa fare carriera doppia), il biglietto è assicurato; per il popolino, dipende: qualcuno viene accontentato, qualcun altro meno. La vita è fatta così, che volete farci, lettori miei.
Fra i candidati Sindaco, data per certa la presenza in terra di Catalogna di Franco Ceccuzzi (qualcuno gli spieghi che la Catalogna è il tutto, Barcellona, invece, una parte del tutto): lui guarda i tifosi senesi, quando si alzano e battono le mani, lo fa anche lui. Così non sbaglia (quasi) mai.
I soliti malevoli, sostengono che lui va a Barcellona per rastrellare qualche votarello in più, tante volte gli riuscisse di evitare il ballottaggio; certo che è ben triste vedere un parlamentare che non va in Aula a votare per affossare il Governo Berlusconi (leggasi post di quattro giorni or sono), e poi va la domenica a Novara (sponda Siena), e il venerdì a Barcellona (sponda basket).
L'effimero ceccuzziano non finisce mai di stupire...
Gli impresentabili (II): Luciano Bichi, il Picasso di Stalloreggi
Il Picasso di Stalloreggi, ormai, non padella elezione: o si candida a Sindaco, o a consigliere comunale.La politica senese, non può prescindere da lui. Questa volta, si accontenterebbe dello scranno di consigliere comunale. Chiaro che a lui sarebbe più consono il posto più alto: sedersi accanto a degli incolti come quelli che saranno o sarebbero i suoi colleghi (salvo poche eccezioni), non sarà dequalificante, per un artista del suo calibro? Uno che - come scrive lui stesso, facendo prevalere la quantità sulla qualità - ha avuto decine di recensioni, centinaia di articoli ad personam e sulla sua creazione artistica, il movimento Neoalluminista, fondato nello splendido 1989. Che ancora nessuno ha ben compreso cosa sia, ma che quasi tutti hanno sentito nominare: ma al Bichi va bene così, perchè si crea questo alone vagamente esoterico che - l'eretico ne è certo - a lui non dispiace affatto.
Le sue opere neoalluministe, in attesa di collocarle al Louvre o all'Hermitage, per adesso sono collocate o nel suo studio in Stalloreggi (al civico 4), o nella pizzeria che si trova giusto lì davanti (esposizione temporanea o permanente?). Oltre che in quella finestra che affaccia sui 4 Cantoni (Piazza Postierla): si tratta di nudi femminili niente male, indubbiamente sensuali, per non dire ammiccanti. Non mancano le pose chiaramente al limite del lascivo. Che Bichi - in un sincretismo che solo lui potrebbe spiegarci - fa mirabilmente convivere con il culto cateriniano. Il Sacro ed il profano, l'alto ed il basso: come il linguaggio di Dante nell'Inferno, insomma. Ah, questi artisti...
Il suo motto - politicamente parlando - è "meglio un idealista artista, che un opportunista". Come si fa a non dargli torto? Sostiene di avere ricevuto financo minacce di morte (!) per avere portato avanti una dura battaglia sul parcheggio gratis alle Scotte, qualche tempo fa: per ora, il Viminale non gli ha assegnato la scorta. Maroni è incerto, titubante. Nicchia. Vedremo.
A questo giro, si presenta come indipendente nel Pdl; nel 2006, dopo avere provato a diventare Sindaco, si lanciò in sperticate lodi pro-Cenni, nel dopo elezione.
Agli artisti di razza, la coerenza non è richiesta, ci mancherebbe: la vogliamo lasciare un po' di libertà d'azione, al Picasso di Stalloreggi?
Le sue opere neoalluministe, in attesa di collocarle al Louvre o all'Hermitage, per adesso sono collocate o nel suo studio in Stalloreggi (al civico 4), o nella pizzeria che si trova giusto lì davanti (esposizione temporanea o permanente?). Oltre che in quella finestra che affaccia sui 4 Cantoni (Piazza Postierla): si tratta di nudi femminili niente male, indubbiamente sensuali, per non dire ammiccanti. Non mancano le pose chiaramente al limite del lascivo. Che Bichi - in un sincretismo che solo lui potrebbe spiegarci - fa mirabilmente convivere con il culto cateriniano. Il Sacro ed il profano, l'alto ed il basso: come il linguaggio di Dante nell'Inferno, insomma. Ah, questi artisti...
Il suo motto - politicamente parlando - è "meglio un idealista artista, che un opportunista". Come si fa a non dargli torto? Sostiene di avere ricevuto financo minacce di morte (!) per avere portato avanti una dura battaglia sul parcheggio gratis alle Scotte, qualche tempo fa: per ora, il Viminale non gli ha assegnato la scorta. Maroni è incerto, titubante. Nicchia. Vedremo.
A questo giro, si presenta come indipendente nel Pdl; nel 2006, dopo avere provato a diventare Sindaco, si lanciò in sperticate lodi pro-Cenni, nel dopo elezione.
Agli artisti di razza, la coerenza non è richiesta, ci mancherebbe: la vogliamo lasciare un po' di libertà d'azione, al Picasso di Stalloreggi?
lunedì 2 maggio 2011
1 maggio alla senese: W il lavoro! Per qualcuno, più che per gli altri...
Ieri era il primo maggio: doveva piovere, invece un bel sole ci ha accompagnato durante tutta la giornata. Così come tutta la retorica sul lavoro: a livello nazionale, ed ovviamente a livello locale. All'eretico, questa retorica agiografica da 1 maggio, in tutta onestà, fa un pochino schifo, fino a dare un senso di nausea. I sindacati festeggiano, Cgil prima inter pares? Contenti i pensionati (maggioranza assoluta degli iscritti), ma quelli che lavorano in tante cooperative da sfruttati? Ah, se non ci fosse la Cgil sarebbe peggio ancora: allora, mi zitto. Al nuovo segretario provinciale della Cgil (di cui non voglio ricordare nemmeno il nome, fino a che non avrà fatto qualcosa per meritarselo), a colui che ha preso il posto di quello con la pancia larga ed il cappello tipo Baltimora anni '30, racconterò una storiellina, una delle tante che si potrebbero raccontare, in questa terra di raccomandazione sistematica e di lottizzazione perpetua.
Perchè questa? Semplicemente perchè su questa la Procura della Repubblica di Siena ha aperto un fascicolo, per esempio. A Marco Ceccanti - Comandante della Polizia provinciale di Siena - fra le altre cose viene contestato l'abuso d'ufficio, perchè - secondo l'accusa - avrebbe favorito tale Serena Signorini "nella procedura di selezione per la nomina a dirigente" della Provincia.
Avendo l'eretico in mano le carte del Gip Francesco Bagnai, si premette che è lui stesso a scrivere che questa Signorini "ha una laurea specifica per il settore di competenza, essendo laureata in scienze naturali", e che "si era già occupata della materia" a Colle. Allora, tutto a posto, caro segretario della Cgil (la domanda la faccio a lui, speranzoso: quello che fa il Presidente della Provincia, tanto, è muto come un pesce!)? Ognuno giudichi con la sua testolina. Aggiungiamo qualche altro elemento, però. Per iniziare, la Signorini aveva già ricoperto la carica di Assessore al Comune di Colle: provate ad indovinare che tessera possa avere, o comunque quali simpatie politiche...
Procedamus: dalle carte del Gip, si viene a sapere che "prima ancora che esca il bando il Ceccanti (componente del nucleo di valutazione) chiama la Signorini e le chiede quale sia il suo titolo di laurea, specificando che lui si trova "nella stanza dei bottoni""; si tenga inoltre presente che "nei giorni tra la pubblicazione del bando e la selezione Ceccanti ha invitato la Signorini ad una cena ...alla quale partecipa anche Tommaso Stufano (che è presidente del nucleo di valutazione)", e che "nella telefonata in cui definiscono gli ultimi dettagli della cena Palazzi (Luciano, Responsabile area tecnica del Servizio risorse faunistiche della Provincia di Siena, nella cui casa si sarebbe tenuta la cena, Ndr) e Ceccanti concordano sul fatto che è meglio che di questa cena nessuno ne parli, tanto si vedono a casa del Palazzi e dunque lontano da occhi indiscreti".
Il Gip è molto cauto e prudente, tanto da ritenere "molto difficile dare una risposta" alla domanda: "Ceccanti e Stufano si sono adoperati per fare ottenere alla Signorini una idoneità per la quale non aveva i requisiti, in violazione alla legge?". L'eretico - che infatti non fa il Gip - sarebbe stato molto più tranciante.
Lo stesso Giudice per le indagini preliminari, però, non può fare a meno di notare che:
"Non c'è dubbio che l'"interessamento" di Ceccanti appare sospetto, così come non c'è dubbio che la cena a casa Palazzi sia altrettanto sospetta ed anche molto inopportuna. Del resto ne sono consapevoli gli stessi indagati, quando si preoccupano che della cena possano venire a conoscenza altre persone".
Il problema, come sempre, è di opportunità, di etica.
Caro segretario Cgil, caro Presidente della Provincia (sic): tutti i lavoratori hanno le cene organizzate prima dell'assunzione in una struttura pubblica?
W il 1 maggio, w i lavoratori: anche - e soprattutto - quelli che vengono assunti senza le cenette preventive...
Ps A proposito, a proposito: chi è l'unico dei 5 candidati a Sindaco a non avere mai lavorato per un giorno in vita sua, se non facendo il burocrate d'apparato? E ancora: che mestiere avrebbe potuto fare Franco Ceccuzzi, se il Partito non gli avesse sempre garantito un bello stipendio (ed ora una grassa pensione da deputato)? Si accettano suggerimenti...
Perchè questa? Semplicemente perchè su questa la Procura della Repubblica di Siena ha aperto un fascicolo, per esempio. A Marco Ceccanti - Comandante della Polizia provinciale di Siena - fra le altre cose viene contestato l'abuso d'ufficio, perchè - secondo l'accusa - avrebbe favorito tale Serena Signorini "nella procedura di selezione per la nomina a dirigente" della Provincia.
Avendo l'eretico in mano le carte del Gip Francesco Bagnai, si premette che è lui stesso a scrivere che questa Signorini "ha una laurea specifica per il settore di competenza, essendo laureata in scienze naturali", e che "si era già occupata della materia" a Colle. Allora, tutto a posto, caro segretario della Cgil (la domanda la faccio a lui, speranzoso: quello che fa il Presidente della Provincia, tanto, è muto come un pesce!)? Ognuno giudichi con la sua testolina. Aggiungiamo qualche altro elemento, però. Per iniziare, la Signorini aveva già ricoperto la carica di Assessore al Comune di Colle: provate ad indovinare che tessera possa avere, o comunque quali simpatie politiche...
Procedamus: dalle carte del Gip, si viene a sapere che "prima ancora che esca il bando il Ceccanti (componente del nucleo di valutazione) chiama la Signorini e le chiede quale sia il suo titolo di laurea, specificando che lui si trova "nella stanza dei bottoni""; si tenga inoltre presente che "nei giorni tra la pubblicazione del bando e la selezione Ceccanti ha invitato la Signorini ad una cena ...alla quale partecipa anche Tommaso Stufano (che è presidente del nucleo di valutazione)", e che "nella telefonata in cui definiscono gli ultimi dettagli della cena Palazzi (Luciano, Responsabile area tecnica del Servizio risorse faunistiche della Provincia di Siena, nella cui casa si sarebbe tenuta la cena, Ndr) e Ceccanti concordano sul fatto che è meglio che di questa cena nessuno ne parli, tanto si vedono a casa del Palazzi e dunque lontano da occhi indiscreti".
Il Gip è molto cauto e prudente, tanto da ritenere "molto difficile dare una risposta" alla domanda: "Ceccanti e Stufano si sono adoperati per fare ottenere alla Signorini una idoneità per la quale non aveva i requisiti, in violazione alla legge?". L'eretico - che infatti non fa il Gip - sarebbe stato molto più tranciante.
Lo stesso Giudice per le indagini preliminari, però, non può fare a meno di notare che:
"Non c'è dubbio che l'"interessamento" di Ceccanti appare sospetto, così come non c'è dubbio che la cena a casa Palazzi sia altrettanto sospetta ed anche molto inopportuna. Del resto ne sono consapevoli gli stessi indagati, quando si preoccupano che della cena possano venire a conoscenza altre persone".
Il problema, come sempre, è di opportunità, di etica.
Caro segretario Cgil, caro Presidente della Provincia (sic): tutti i lavoratori hanno le cene organizzate prima dell'assunzione in una struttura pubblica?
W il 1 maggio, w i lavoratori: anche - e soprattutto - quelli che vengono assunti senza le cenette preventive...
Ps A proposito, a proposito: chi è l'unico dei 5 candidati a Sindaco a non avere mai lavorato per un giorno in vita sua, se non facendo il burocrate d'apparato? E ancora: che mestiere avrebbe potuto fare Franco Ceccuzzi, se il Partito non gli avesse sempre garantito un bello stipendio (ed ora una grassa pensione da deputato)? Si accettano suggerimenti...
D'Alema, Matteoli e Ceccuzzini: ormai si gioca a carte scoperte...
A quindici giorni dal voto, c'è, almeno, una cosa positiva: ormai si gioca a carte scoperte, non ci si vergogna di niente.
La Casta si fa accompagnare da Massimo D'Alema: scelta ambigua, perchè di certo fa presa sulle oneste massaie della Coop di San Miniato (che, tanto, il voto al Partito non l'avrebbero negato neanche sotto tortura), ma rischia di fare breccia sull'elettorato pensante. In negativo, però: per quel poco che può valere, da sabato l'eretico ha trovato tre elettori (fra i tanti delusi della sinistra) che, comunque, alla fine la matitina l'avrebbero orienata su Ceccuzzi. Dopo l'arrivo di D'Alema, hanno detto che la misura, per loro, è colma. La sola presenza dalemiana, li ha convinti più di tanti ragionamenti senesi dell'eretico: che potenza, Massimo!! Anche perchè - vedasi la Puglia - la mobilitazione dalemiana, soprattutto negli ultimi tempi, non è certo di per sè sinonimo di successo, anzi...l'amico dell'inquisito Borgogni (Finmeccanica, da Buonconvento con furore) ha fatto visita alla Coop (che fantasia, che originalità: che conflitti di interesse!). I resoconti ci dipingono un baffino in grande spolvero; fermatosi davanti al banco macelleria, pare volesse prendere un po' di carne chianina (voleva comprare un pezzo di Rosi Bindi, forse?), ma poi ha desistito (Ceccuzzi era pronto ad offrire, con il consueto servilismo del miracolato, ed ha tirato un sospiro di sollievo quando il suo mentore lo ha fatto soprassedere).
Che bella scena, D'Alema e Ceccuzzi insieme, alla Coop: chi l'avrebbe detto che - mentre facevano gli aniberlusconiani da supermercato - solo due giorni prima, con le loro assenze sommate a quelle di altri, erano stati decisivi nel fare restare in sella Berlusconi?
Sull'altro (complementare) versante, domani grande cena - a casa Mussari, cioè all'hotel Garden - con il Ministro Altero Matteoli, Denis Verdini, Rocco Girlanda e compagnia (spero non cantante), all'uopo convenuta per lanciare definitivamente Alex Nannini. Fra i presenti, spero ci siano anche persone non indagate dalla Magistratura. La grande incognita è: ci sarà - essendoci Matteoli, di cui è fedele scudiero - il senatore-avvocato grossetano Franco Mugnai? Al telefono con Mussari Giuseppe, i due sembrano molto contigui (e lui si è preso una bella parcellona, per fare il consulente di Ampugnano).
Se viene al Garden di persona, non c'è neanche bisogno di telefonare, al Presidente di Mps...
Ceccuzzini: voti uno, ne prendi due...
La Casta si fa accompagnare da Massimo D'Alema: scelta ambigua, perchè di certo fa presa sulle oneste massaie della Coop di San Miniato (che, tanto, il voto al Partito non l'avrebbero negato neanche sotto tortura), ma rischia di fare breccia sull'elettorato pensante. In negativo, però: per quel poco che può valere, da sabato l'eretico ha trovato tre elettori (fra i tanti delusi della sinistra) che, comunque, alla fine la matitina l'avrebbero orienata su Ceccuzzi. Dopo l'arrivo di D'Alema, hanno detto che la misura, per loro, è colma. La sola presenza dalemiana, li ha convinti più di tanti ragionamenti senesi dell'eretico: che potenza, Massimo!! Anche perchè - vedasi la Puglia - la mobilitazione dalemiana, soprattutto negli ultimi tempi, non è certo di per sè sinonimo di successo, anzi...l'amico dell'inquisito Borgogni (Finmeccanica, da Buonconvento con furore) ha fatto visita alla Coop (che fantasia, che originalità: che conflitti di interesse!). I resoconti ci dipingono un baffino in grande spolvero; fermatosi davanti al banco macelleria, pare volesse prendere un po' di carne chianina (voleva comprare un pezzo di Rosi Bindi, forse?), ma poi ha desistito (Ceccuzzi era pronto ad offrire, con il consueto servilismo del miracolato, ed ha tirato un sospiro di sollievo quando il suo mentore lo ha fatto soprassedere).
Che bella scena, D'Alema e Ceccuzzi insieme, alla Coop: chi l'avrebbe detto che - mentre facevano gli aniberlusconiani da supermercato - solo due giorni prima, con le loro assenze sommate a quelle di altri, erano stati decisivi nel fare restare in sella Berlusconi?
Sull'altro (complementare) versante, domani grande cena - a casa Mussari, cioè all'hotel Garden - con il Ministro Altero Matteoli, Denis Verdini, Rocco Girlanda e compagnia (spero non cantante), all'uopo convenuta per lanciare definitivamente Alex Nannini. Fra i presenti, spero ci siano anche persone non indagate dalla Magistratura. La grande incognita è: ci sarà - essendoci Matteoli, di cui è fedele scudiero - il senatore-avvocato grossetano Franco Mugnai? Al telefono con Mussari Giuseppe, i due sembrano molto contigui (e lui si è preso una bella parcellona, per fare il consulente di Ampugnano).
Se viene al Garden di persona, non c'è neanche bisogno di telefonare, al Presidente di Mps...
Ceccuzzini: voti uno, ne prendi due...
domenica 1 maggio 2011
New entry nella Banda della Curiana: don Giuseppe Cegnini dell'Alberino
Nel giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II, l'eretico - invece che parlare criticamente del Pontefice polacco: carismatico, certo, ma un po' troppo nazionalista... - si dedicherà a fare conoscere ai suoi lettori un pretino che viene su davvero bene, dalle parti dell'Alberino: trattasi di don Giuseppe Cegnini. Classe 1964, laziale di origine, ordinato nel 1995, è un fedelissimo del Vescovo e di don Acampa: già questo, sinonimo di trasparenza e probità morale. Chi me ne ha parlato, lo descrive come autoritario ed accentratore, ma avrà di certo esagerato: i punti che mi ha posto, però, sono tali, da rendere ineludibili i sospetti. Che, ovviamente, basterebbe dieci minuti a diradare: se solo si volesse e potesse, però. Anche i condomini di Piazza dell'Abbadia avevano dei dubbi, sul comportamento acampiano: infatti hanno dovuto abbandonare le loro case, grazie alla carità della Curia...
Si parla di immobili, nelle adiacenze dell'Alberino: per i non senesi, la parrocchia di uno dei due quartieri costruiti negli anni '20 e '30 durante il risanamento, voluto dal fascismo, della zona di Salicotto (l'altro, è quello - più piccolo - di Valli). Negli ultimi anni, il quartiere ha legato il suo nome soprattutto all' avere visto crescere il paonazzo del Nicchio, vale a dire il peggiore Sindaco (per ora) dal dopoguerra.
Torniamo alla parrocchia. Questo parrocchiano, mi parla di vari immobili - di proprietà della Curia -, acquistati dalla parrocchia con donazioni o lasciti dei parrocchiani, nel corso dei decenni. Il tutto, all'incirca, avrebbe un valore complessivo di almeno 4 milioni di euro, a volare bassi. Fin qui, niente di strano.
Le stranezze, però, cominciano adesso: l'ottimo don Cegnini, nonostante sia titolare della parrocchia a tutti gli effetti, non viene ad abitare nell'appartamento parrocchiale, con la perpetua che lo accudisce. Perchè? Tra l'altro, risulta residente proprio in uno di questi immobili (Via del Vecchietta 30), ma non ci abita.
Ed ancora: questo parrocchiano - insieme ad un altro gruppo di fedeli dotati di un pochino di sano senso critico - ha chiesto un incontro chiarificatore al Cegnini: da tenere nei locali della parrocchia il 28 aprile scorso, non nell'auditorium del Monte dei Paschi. Incontro negato, senza spiegazione alcuna. Perchè?
Terzo: pare che il Cegnini - all'Alberino da quasi un anno - non abbia istituito nessun consiglio pastorale, dopo avere azzerato quello precedente (il parroco era don Luca Galigani, stimatissimo in zona).
Questo pretino, insomma, fa un po' come gli pare: d'altra parte, uno che si vanta di dare del tu al Vescovo, e lo chiama Antonio durante le omelie, può permettersi questo ed altro, nella Curia di oggi.
Nella Cattedrale di Colle Val d'Elsa, dopo varie "sollecitazioni" dell'eretico, meno di un mese fa l'organo è riapparso; a questo punto, vediamo se don Giuseppe Cegnini si degna di concedere questa benedetta assemblea. Non all'eretico, ai suoi parrocchiani, che sono cattolici praticanti, magari non per questo con il buristo su entrambi gli occhi. Meglio ancora, se a diradare ogni dubbio sugli immobili, venisse anche don Acampa (se non è troppo impegnato con la campagna elettorale al fianco di Franco Ceccuzzi). Allora sì, che una sua parola potrebbe chiarire ogni cosa, una volta per tutte: l'eretico resta in attesa dei nuovi sviluppi, come sempre. Ad majora...
Raffaele Ascheri
Si parla di immobili, nelle adiacenze dell'Alberino: per i non senesi, la parrocchia di uno dei due quartieri costruiti negli anni '20 e '30 durante il risanamento, voluto dal fascismo, della zona di Salicotto (l'altro, è quello - più piccolo - di Valli). Negli ultimi anni, il quartiere ha legato il suo nome soprattutto all' avere visto crescere il paonazzo del Nicchio, vale a dire il peggiore Sindaco (per ora) dal dopoguerra.
Torniamo alla parrocchia. Questo parrocchiano, mi parla di vari immobili - di proprietà della Curia -, acquistati dalla parrocchia con donazioni o lasciti dei parrocchiani, nel corso dei decenni. Il tutto, all'incirca, avrebbe un valore complessivo di almeno 4 milioni di euro, a volare bassi. Fin qui, niente di strano.
Le stranezze, però, cominciano adesso: l'ottimo don Cegnini, nonostante sia titolare della parrocchia a tutti gli effetti, non viene ad abitare nell'appartamento parrocchiale, con la perpetua che lo accudisce. Perchè? Tra l'altro, risulta residente proprio in uno di questi immobili (Via del Vecchietta 30), ma non ci abita.
Ed ancora: questo parrocchiano - insieme ad un altro gruppo di fedeli dotati di un pochino di sano senso critico - ha chiesto un incontro chiarificatore al Cegnini: da tenere nei locali della parrocchia il 28 aprile scorso, non nell'auditorium del Monte dei Paschi. Incontro negato, senza spiegazione alcuna. Perchè?
Terzo: pare che il Cegnini - all'Alberino da quasi un anno - non abbia istituito nessun consiglio pastorale, dopo avere azzerato quello precedente (il parroco era don Luca Galigani, stimatissimo in zona).
Questo pretino, insomma, fa un po' come gli pare: d'altra parte, uno che si vanta di dare del tu al Vescovo, e lo chiama Antonio durante le omelie, può permettersi questo ed altro, nella Curia di oggi.
Nella Cattedrale di Colle Val d'Elsa, dopo varie "sollecitazioni" dell'eretico, meno di un mese fa l'organo è riapparso; a questo punto, vediamo se don Giuseppe Cegnini si degna di concedere questa benedetta assemblea. Non all'eretico, ai suoi parrocchiani, che sono cattolici praticanti, magari non per questo con il buristo su entrambi gli occhi. Meglio ancora, se a diradare ogni dubbio sugli immobili, venisse anche don Acampa (se non è troppo impegnato con la campagna elettorale al fianco di Franco Ceccuzzi). Allora sì, che una sua parola potrebbe chiarire ogni cosa, una volta per tutte: l'eretico resta in attesa dei nuovi sviluppi, come sempre. Ad majora...
Raffaele Ascheri
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