Finalmente i nodi vengono al pettine, all'Asl 7. Dopo la ficcante interrogazione pidiellina a firma Marignani-Mugnai in Consiglio regionale, non poteva mancare l'ovvia puntualizzazione dell'Assessore regionale alla Sanità Luigi Marroni (che ci starebbe a fare, altrimenti?). Quando si dice un arrampicamento sugli specchi (specchi sempre più ustori, a lume di naso ereticale...):
"Nel caso specifico della Asl 7 di Siena si deve rilevare un SOTTOFINANZIAMENTO già in fase di assegnazione finale del fondo sanitario regionale 2011...", cerca di cavarsela il neo Assessore Marroni (e forse si capisce come mai la dottoressa Scaramuccia abbia voluto lasciare la barca della Sanità regionale, in acque perigliose assai).
Non si sa perchè e come mai - secondo l'Assessore - all'Asl 7 sarebbero toccati pochi soldi; poi proprio oggi, guarda caso dopo l'intervento pidiellino, si tira fuori questa storia del "sottofinanziamento". In effetti, Marroni è stato piuttosto abile, perchè già il dire qualcosa, di fronte ad un'evidenza così palmare, non è da tutti; a questo blog spetta il compito, in pochi passaggi, di smontare l'arrampicata marroniana. Dati alla mano, come sempre.
Dal Bilancio regionale 2012, il 7 maggio erano arrivati la bellezza di 63.282.749 euroni (da fondi extra-sanità: soldi, quindi, che potevano essere spesi per altro); a chi sono andati, tutti questi soldoni? Circa 33 milioni, alla dissestatissima Asl di Massa, mentre poco meno di 30 sono stati destinati all'Asl fiorentina (da cui proviene proprio il Marroni...). A maggio, nessun genio della Sanità toscanota si era accorto dei problemi del Bilancio dell'Asl 7 (nonostante tonnellate di articoli ereticali). Il problema del "sottofinanziamento" non esisteva, allora. Per chi non avesse capito, questi soldini (extra sanità) di maggio sono andati alle Asl in deficit. Carta canta.
Il 16 luglio, poi, il Consiglio regionale ha deliberato un altro, nuovo, inedito stanziamento extra sanitario (ripeto: soldi che potevano essere impiegati in altro, invece che a ripianare deficit pregressi). Delibera numero 615: si decide di "prenotare pertanto l'importo di euro 50.000.000 a valere sul capitolo 24198 (extra fondo) del bilancio gestionale 2012". Bisogna aspettare la determina dirigenziale per vedere a chi andranno.
Pronostico ereticale: una ventina di milioni a Siena, una trentina a Firenze, o giù di lì.
Altro problema: chi lo firma questo benedetto Bilancio 2011, ancora non firmato? Il dottor Grazioso - che aveva firmato insieme alla dottoressa Benedetto in Rossi quello 2010 - è ufficialmente a riposo (meritato?), fino al prossimo 30 settembre, pare per motivi familiari. Speriamo niente di grave.
C'è chi azzarda addirittura che a firmare potrebbe essere - invece che il suddetto Grazioso - un tecnico, magari la dottoressa Elisabetta Nigi.
Ma la questione è: perchè non firma il Bilancio chi sarebbe preposto a firmare, visto che si prende anche un bello stipendio all'uopo? E che fine farà, questo dottor Grazioso tanto caro alla dottoressa Benedetto in Rossi?
Con la Sanità senesota, l'eretico si voleva prendere una pausina: ma qui c'è materiale per un altro articolo...
Ps A proposito di articoli, sulla Sanità e sul resto: senza i blog, anche di questa vicenda del Bilancio aslino, almeno fino a ieri, a Siena non si sarebbe saputo niente. I cittadini non avrebbero potuto sapere.
Il Gran Maestro del giornalismo locale, Stefano Bisi, tra una lezione di giornalismo e l'altra, potrebbe rifletterci un pochino sopra. Chiediamo troppo? Bravissimo lui a metterci la faccia (come peraltro fa lo scrivente!): il problema è che bisognerebbe mettere anche le notizie...
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martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
La Siena migliore: la Fondazione Monastero
Nei giorni in cui finalmente ha dovuto abdicare, Franchino il Ceccuzzi - forse senza rendersi conto di ciò che stava affermando - ebbe a dire che lui era certo di appartenere alla Siena migliore (tutti i non ceccuzziani, ovviamente, appartenendo alla peggiore).
Non è però delle solite polemiche della politichina senesota che l'eretico vuole scrivere quest'oggi, bensì di un qualcosa che rappresenta davvero la Siena migliore: vale a dire ciò che ruota intorno a Monastero ed alla sua Fondazione. L'incantevole luogo fra Costafabbri e Costalpino, già citato da Violante di Baviera nel suo famoso Bando sui confini territoriali, da molti anni svolge un importante ruolo nel campo del volontariato (cattolico), svolgendo oggettivamente un ruolo di supplenza rispetto ad un welfare sempre più striminzito per i tagli montiani e per le scelleratezze locali.
Ieri mattina l'eretico è andato a trovare un paio di amici di vecchia data, sfortunati eppure (o proprio per questo?) pienissimi di vita, ed ha potuto constatare de visu non solo la bellezza del posto, ma anche l'efficienza dell'organizzazione, degna del miglior cattolicesimo - potremmo dire - manzoniano. Quello, per capirsi, incarnato da figure minori ma di grande presa, come quella del sarto da cui trova momentaneo rifugio la povera Lucia. Il sarto che dice alla figlia di andare dalla giovane vedova loro vicina per portarle da mangiare: ma senza farsi vedere da alcuno.
"Meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo", avrebbe chiosato l'ex Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi. Perchè una cosa va detta: ci si può girare intorno come e quanto si voglia, ma resta il fatto che nessuna organizzazione laica nel Senese (e non solo) è capace di fare stare bene insieme almeno una trentina di ragazzi e uomini che in altri momenti storici, a latitudini non così lontane, sarebbero stati gassati. A Monastero queste persone trovano, in pienissima estate, giovani che li assistono con energia e passione, arrivando fino a trascorrere la notte e l'intero fine settimana con loro. Magari poi riportandoli a casa - anche lontanino da Siena, in qualche occasione - con la loro macchina. Detto da un ateo fra gli atei, purtroppo non esiste niente di simile nell'arcipelago dell'associazionismo laico (sperando sempre di essere smentito: sarei il primo ad esserne lietissimo).
Questo, quindi, è un esempio della Siena migliore cui fare riferimento: a maggior ragione perchè questa Fondazione Monastero NON ha mai campato (dall'anno della sua costituzione, 2008) con i soldi della Fondazione per antonomasia in loco, quella Mps.
Paolo, Alberto, Ferdinando e tutti gli altri ospiti di Monastero ringraziano. E noi con loro.
Ps Almeno nel post scriptum, è necessario dire qualcosa più in sintonia con i temi del blog. Ieri a visitare gli ospiti di Monastero è arrivato Sua Eccellenza Antonio Buoncristiani: Santa Messa e lauto pranzo. Quale dei due gli sarà stato più a cuore?
sabato 28 luglio 2012
Sanità senesota: ma i revisori che ci stanno a fare?
Continua la lunga estate calda del Presidentissimo toscanota Enrico Rossi: nei giorni scorsi, si è venuti a sapere che il maxibuco dell'Asl massese non solo non si è arrestato nel 2011, bensì ha raggiunto livelli ancora più alti (con un più 98% rispetto al 2010, e quota 55 milioni toccata, a fronte di una previsione di 36!). Lui, però, non si era mai accorto di niente, impegnato a moralizzare il partito.
In più, tanto per dire, due Presidenti di due Regioni importanti sono ufficialmente indagati per questioni sanitarie: Roberto Formigoni per corruzione aggravata, Vendola per una storiaccia di un concorso secondo l'accusa taroccato (ne riparliamo nel Post scriptum). Il "Montesquieu di Pontedera" - come lo chiamano gli amici illuminati - appare sempre più emaciato, sciupato, come se limitasse al minimo le sue attività vitali all'aria aperta. Gli consigliamo un po' di vacanza insieme alla consorte, dottoressa Benedetto, almeno in agosto: senza il suo (del Rossi) attivismo, la vita sarà più difficile per tutti, ma la salute viene prima di tutto...
All'Asl massese i Revisori dei conti hanno iniziato a farsi sentire: meglio tardissimo che mai.
Il Tirreno del 25 luglio scorso (pagina 8) ricordava che i loro poteri sono tutt'altro che di facciata, solo a volerli esercitare appieno. Ma chi sono i revisori senesoti dei conti dell'Asl?
Il Presidente è un avvocato ben noto in città, Paolo Emilio Falaschi, socialista di centrodestra (cicchittiano?), nominato a fine 2009; il Collegio è poi composto da Carla Pavone, Anna Palis, Cesare Sonzogno e - udite udite - Gianluigi Bogi. Nome e cognome che ben poco diranno al lettore medio, ma è bene si sappia che questo Bogi (classe 1966) è il cassiere del Pd locale, e fa parte - appena riconfermato - del Comitato provinciale del Partito stesso. Sempre per tenere lontano la politica dalla sanità, si capisce.
Questo pool di esperti ha per ora brillato per la sua acquiescenza: dire basso profilo, vorrebbe dire enfatizzarne il ruolo effettivamente svolto. I nodi però stanno venendo al pettine. Vediamo come si comporterà il Collegio dei revisori, dunque.
La prossima settimana, l'eretico potrà fornire ai suoi lettori la documentazione concernente i copiosi versamenti regionali dirottati verso l'Asl senese. Sarà interessante vedere se si continuerà a fare finta di niente.
Un revisore dei conti di Viareggio - tale Gianfranco Antognoli - ha affermato, nell'articolo del Tirreno prima citato, che "la nostra azione può essere sicuramente efficace". Premettendo però che "Non possiamo travestirci da Superman".
Noi non vorremmo avere bisogno di eroi, tantomeno di supereroi: gente che facesse fino in fondo il proprio dovere, però, non farebbe troppo scomodo...
Ps Dicevamo di Vendola, Presidente della Regione Puglia: richiesta di rinvio a giudizio perchè avrebbe favorito un primario, facendo riaprire i termini di un concorso; ma allora dei vari Grazioso, Ghezzi, Cardelli et alii (di cui si è scritto fino alla noia in questo blog, da un anno a questa parte), nominati SENZA TITOLI E SENZA CONCORSO, che si dovrebbe dire? I lettori ricordano chi li ha nominati?
venerdì 27 luglio 2012
Lo sciopero Mpr (e quello dell'Ilva)
Nonostante il periodo vacanziero, oggi due città, in Italia, hanno visto le rispettive aziende leader in sciopero: Siena, con la "sua" banca, una volta Mps; Taranto, in cui la Magistratura è intervenuta per bloccare gran parte dell'attività della locale acciaieria, l'Ilva appunto, a causa degli esorbitanti tassi di inquinamento.
Ovvie e scontate le differenze fra le due realtà, oltre al fatto che nessun magistrato senese ha fatto chiudere la banca (anche se tutta - dicasi tutta - la nomenklatura Mps degli ultimi dieci anni è avvisata di garanzia...).
A Taranto, bisogna scegliere tra il diritto alla salute e quello al lavoro; a Siena, bisogna scegliere tra un benessere medioalto, ed una forma - coatta, ed indotta da errori del management chiaramente individuabili - di autoretrocessione del benessere stesso.
A Taranto, la scelta è difficile, anzi difficilissima; di più, lacerante. A parte il sempre valido "dura lex, sed lex", credo che il sapere che il benzopirene sputato fuori dagli altoforni corrode, giorno per giorno, i polmoni dei bambini come fossero tabagisti, dovrebbe valere più di ogni altra cosa, financo del lavoro (anche perchè sono anche i figli degli operai, ad ammalarsi o a rischiare seriamente di).
A Siena, invece, nessuna alternativa così drammatica od invasiva, se Dio vuole: lo sviluppo della banca - chissà se Profumo e Viola lo sanno - fu deciso con l'avallo pieno delle consorterie aristocratiche e padronali, un secolo or sono, le quali consorterie volevano un futuro consapevolmente deindustrializzato per la loro città, proprio per conservarne la salubrità e la beltade (poi ci hanno pensato i cementieri del Pds-Pd a distruggerla, ma questo è un altro discorso...).
E veniamo alla cronaca: i sindacati gridano vittoria per l'alta adesione allo sciopero (tra l'80 ed il 90% del personale); resta il fatto che in Piazza Salimbeni (stavolta accessibile) non c'erano più di 300 persone, a volere essere generosi assai (ed il comizio NON c'è stato neanche stamattina, quasi che a pronunciare certi nomi - e soprattutto uno - ci sia una sorta di timore panico...).
A conferma di ciò che si era già visto e descritto a marzo, i BANCARI SENESI SCIOPERANO, MA TENDONO A NON MANIFESTARE, A NON METTERCI LA FACCIA. Mentre in una situazione drammatica (non come Taranto, certo) quale questa, non solo bisognerebbe scioperare, bisognerebbe anzi fare di più (come a Taranto): blocchi stradali, per esempio.
Il bancario medio non ha l'attitudine, per farli? Allora si dolga di se stesso, e se stesso pianga. No ai blocchi stradali, più operaisti che da bancari? Allora si trovi un'alternativa, però.
Fra pochi giorni c'è la Festa del Pd alla Fortezza Medicea. Vediamo se i sindacati organizzano lì un'altra manifestazione: NON si perde la giornata di salario, e si ottiene il doppio, forse il triplo di visibilità. I sindacati non organizzerranno alcunchè (anzi scommetto un Guggiari presente a qualche dibattito)? Allora si mettano d'accordo i lavoratori, e ci vadano loro: basta un minimo di organizzazione e di buona volontà. Quelli del Comitato contro Ampugnano l'hanno fatto: hanno fatto il picchettaggio davanti all'ingresso della Festa, hanno fatto sentire la loro voce (hanno presentato un corposo esposto alla Magistratura). Per ora, l'aeroporto si è bloccato.
D'altra parte, chi ha distrutto la senesità (e la ricchezza tout court) della banca? Il Partito sardo d'Azione?
Non a caso, stamattina c'era la assoluta desertificazione del Pd: neanche quello della Provincia si è fatto vedere. A conferma del fatto che, senza essere preso per mano da Franchino il Ceccuzzi, il povero Bezzini non esce da casa. Ed il paonazzo del Nicchio, presente sfacciatamente a marzo, scioperante fra gli scioperanti? Non pervenuto, salvo plastiche facciali delle ultime settimane. Quel Guicciardini che dovrebbe tenere in mano il Pd in Provincia? Cesare Lombroso, che grande, straordinario studioso...
Ps Ogni tanto, anche i sindacati ne fanno una buona. Da un volantino di stamattina, parafrasando B. Brecht:
"Prima di tutto vennero a privatizzare i servizi e fui contento, perchè i dipendenti pubblici erano assenteisti;
poi colpirono gli operai e stetti zitto, perchè facevo l'impiegato;
poi vennero a prendere gli impiegati e fui sollevato, perchè lavoravo in banca;
poi vennero a prendere i bancari e non dissi niente, perchè lavoravo al Monte;
poi esternalizzarono i lavoratori del Consorzio del Monte e rimasi muto, perchè bisognava tagliare qualcosa;
un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
giovedì 26 luglio 2012
L'eretico fermato dalla Polizia (serbobosniaca)...
In città, ovviamente, si parla di ben altro: dello sciopero Mpr di domattina (che l'eretico seguirà in presa diretta), del deferimento di Antonio Conte per omessa denuncia (e non per illecito sportivo), nonchè delle scottantissime intercettazioni concernenti Ferdinando Minucci pubblicate (finalmente) dalla Gazzetta dello sport. Ma in tutti e tre i casi, bisogna aspettare, prima di scrivere: lo sciopero, ancora non c'è stato; su Conte, la data cruciale, a questo punto, è il 2 agosto: patteggerà o meno? Quanto al basket, bisogna attendere il 29 ottobre al Processo a Reggio Calabria, o di conoscere con esattezza ciò che è contenuto nell'esposto milanese contro la squadra di Ferdinando Minucci.
Nell'attesa, l'eretico - a chi voglia ascoltarlo - vuole raccontare la "scenetta" più spassosa che gli sia capitata nel suo appena terminato viaggio in Croazia-Bosnia.
Con una premessa, atta a contestualizzare al meglio quello che sarà scritto: la Bosnia è un luogo ove un normale cristiano (cattolico o ortodosso che sia) si può permettere cose che nel resto d'Europa sono ormai impensabili. Questo è il fascino ed il limite, ad un tempo, di questa terra. Esempi? In qualunque locale pubblico (bar, ristoranti et alia) si può tranquillamente fumare, come nell'Italia presirchiana; in motorino, la percentuale di cascomuniti è al limite dell'irrisorio; volete parcheggiare? Ogni marciapiede è a disposizione; non solo non esiste la raccolta differenziata, ma se uno vuole può tranquillamente scaraventare il tutto a terra: di certo i rischi di essere multati sono minimi. E si potrebbe continuare.
L'altra faccia della medaglia è che, per esempio, si può mangiare una grigliata mista di ottima carne contornata di patate ed altro, bere mezzo litro di eccellente birra Karlovacko ed un bicchierino di vodka per l'equivalente di 10 euro scarsi! Oltre ad avere paesaggi montani (soprattutto laghi) molto suggestivi, sebbene non valorizzati a sufficienza.
Ciò premesso (ma torneremo a parlare di questa regione), la scenetta. Sabato scorso, 21 luglio, l'eretico stava per valicare (da un altro posto rispetto a quanto scritto nel primo pezzo balcanico) il confine croato-bosniaco.
Per la precisione, il valico è quello indicato nelle cartine con il nome di Strmica (pronuncia ardua...), in direzione di Drvar, la cittadina del precedente articolo.
Posto di controllo croato (quindi in uscita): tutto regolare, nessun problema.
Posto di controllo bosniaco (verso la Republika Srpska): qualche problema. In che senso? Già si era partiti malino con il doganiere, che faceva un po' il furbino: non c'era bisogno di capire la lingua, per comprendere un atteggiamento piuttosto strafottente. Poca roba, comunque. Il problema autentico, invece, è rappresentato da una pattuglia di Polizia (non di frontiera), presente in loco. Forse casualmente, forse perchè macchine italiane ne devono vedere pochine pochine lassù, oppure - chissà - un tentativo interrnazionale dell'avvocato Pisillovic per bloccare l'eretico?
Ad ogni buon conto, mi viene fatto cenno di accostare: c'è da effettuare una perquisizione alla macchina. Non di quelle di assoluta routine, con giusto il cofano da aprire ed un'occhiatella rapida: una prolungata, implacabile perquisizione a regola d'arte. Che parte dal cofano anteriore, si addentra all'interno dell'abitacolo, per poi terminare nel portabagagli. E lì viene fuori il bello...
Il pennellone che, fra i tre poliziotti, stava perquisendo con cotanta acribia la Clio, sembra particolarmente attratto da un paio di copie del mio libro su Mussari (sic!), rimaste sbadatamente dietro la macchina, a fare "bella" mostra del loro fulgore. Il poliziotto inizia a dire qualcosa, al mio orecchio del tutto incomprensibile. Mi pare divertito. All'altro poliziotto - gentile, e parlante un buonissimo inglese - che mi ha fatto qualche domanda di rito durante la perquisizione, con tatto chiedo se ci sia qualche problema.
Indimenticabile, memorabile la risposta, in inglese appunto:
"Nessun problema, nessun problema. Il mio collega ha visto questo libro e gli sembrava di avere RICONOSCIUTO NELLA FOTO ADRIANO CELENTANO, ma lì c'è scritto un altro nome!".
Sorrido, e provo a spiegargli che in effetti quello del libro non è proprio il Molleggiato nazionale (che gode di una sua popolarità balcanica, come si evince anche dai film di Kusturica), ma un famoso banchiere italiano. Mi guarda un po' strano, fortunatamente non associando il mio nome al libro (il documento ce l'hanno nel gabbiotto i doganieri).
Finalmente, dopo circa un quarto d'ora di tensione, posso passare: l'eretico e Mussari Giuseppe entrano - via Strmica - nella Republika Srepska...
mercoledì 25 luglio 2012
Sciopero Mpr: nè con la dirigenza Mpr, nè con la dirigenza del sindacato!
Giusto il tempo di tornare dai Balcani (ne riscriveremo domani), ed ecco che l'eretico non può non affrontare l'argomento dello sciopero montepaschino di venerdì 27. Se ne scriverà post eventum, certo; qualcosa di stimolante, però, lo si può scrivere anche prima, soprattutto partendo dall'analisi di ciò che è stato lo sciopero del marzo scorso, di portata storica.
Chi sciopererà fra meno di 48 ore, lo farà contro il Piano industriale per il prossimo triennio impostato dai diarchi Profumo-Viola.
I quali - è bene ribadirlo - sono pieni di difetti (in più, Arrogance ha seri problemi con la giustizia, più l'indifendibile amicizia con Rosaria Bindi from Sinalunga, imperdonabile), e difatti da questo blog è partita la proposta che NESSUNA CONTRADA LI INVITI ALLA CENA DELLA PROVA GENERALE D'AGOSTO (che poi viene meglio anche a loro, altrimenti gli tocca stare a Siena per ferragosto, invece di andare a spendere i loro soldoni a giro...).
Non si deve mai, neanche per un momento, però, dimenticare chi ha aperto la strada alla nazionalizzazione di fatto della banca: Mussari Giuseppe. E non bisogna dimenticare neanche per un attimo chi è stato prono, supino e quant'altro ai suoi desiderata, vale a dire buona parte del sindacalismo bancario senesota, in primo luogo la Cgil.
In quella frizzante mattina di marzo, con Siena invasa dai bancari come non era mai accaduto prima, non solo non avevano previsto alcun comizio (unicum nella storia delle grandi manifestazioni sindacali italiane, temo), ma erano arrivati oltre, ben oltre: NON FU LA POLIZIA, NON FURONO LE FORZE DELL'ORDINE A CERCARE DI IMPEDIRE L'INGRESSO DEGLI SCIOPERANTI IN PIAZZA DEL MONTE. FURONO GLI ATTIVISTI DELLA CGIL SENESE, come dimostrato da decine di foto e videoregistrazioni. Con ciò, si potrebbe chiudere il discorso e farla finita.
A chi come il sottoscritto chiedeva spiegazioni, il Segretario confederale della Cgil senesota Claudio Guggiari blaterò qualcosa, nella concitazione del momento. A bocce ferme e a circa 4 mesi di distanza, il Guggiari ha forse chiarito alcunchè, sull'idea di non fare entrare i manifestanti davanti alla sede storica della banca? Non c'era alcuna ragione di ordine pubblico, come penosamente cercarono di spiegare alcuni cigiellini: dimostrino il contrario, se possono. Erano bancari, quelli in Piazza; e per quasi tutti era il primo sciopero dopo anni di vita lavorativa.
Il "sindacalismo del foularino" - impersonato proprio da quel Guggiari che indossava un pregevole foulard violaceo, per l'occasione - non trovò di meglio che schierare i suoi dirigenti CONTRO la volontà dei manifestanti, invece che A FAVORE. C'erano forse accordi pregressi con l'allora dirigenza mussariana, in tale senso? Chi ancora ha il buon cuore di pagare la tessera, non avrebbe il diritto di saperlo?
Una volta entrata la folla degli scioperanti in Piazza Salimbeni, cosa fecero i sindacalisti del foularino? Si mischiarono alle forze dell'ordine - che non mossero, lodevolmente, un passo - per riprendere in mano la situazione. Sui gradoni della Piazza, comunque ci dovevano essere loro.
Venerdì, furbi come sono, il comizio lo fanno di certo, e con che toni, magari. Red - dalle colonne del Cittadino - li ha esortati in tal senso, ricordando maliziosamente il non-comizio di marzo.. Vedremo, vedremo.
Un amico montepaschino mi chiede, dopo che gli ho esposto queste ragioni sullo sciopero:
"Concordo con te, ma tu sciopereresti o no, se fossi un dipendente della banca? Perchè non l'ho mica capito, sai...".
Rispondo - a lui come ai lettori - in modo molto chiaro, almeno così spero: certo che sciopererei, ci mancherebbe altro: la situazione esige questo ed altro, molto altro; davanti al comizione cigiellino, poi, mi metterei a sorridere, anzi proprio a ridere, di gusto. Battendo le mani, ma a presa in giro. Li seppellirei di pacifiche, civilissime risate.
Così, tanto per fargli capire che al Vap ed a una quota di salario, pur a malincuore, si può rinunciare; alla propria intelligenza, a quella proprio no...
Ps Essendo appena rientrato, ho da sbrigare varie cose e cosette. Se ce la faccio a passare in centro con calma, però, un foularino viola come quello del Segretario generale Guggiari lo voglio proprio acquistare, per l'occasione di venerdì. Compagno Guggiari: hasta il foularino, siempre!!
lunedì 23 luglio 2012
Viaggiando nella Bosnia serba...
Maggiori sono i km. macinati in Bosnia, piu forte si pone la domanda: come ha fatto il Maresciallo Tito a tenere insieme questo mosaico di etnie cosi lontane l'una dall'altra, per ben 35 anni? Il pugno di ferro forgiato dalla militanza comunista, l'audacia del leader che seppe spezzare il legame con Stalin, l'innegabile carisma del personaggio, d'accordo: ma la sensazione del "miracolo" resta, intatta.
Ho trascorso un paio di giornate in una cittadina che potrebbe essere presa a modello dell'ideal typus weberiano della cittadina della Republika Srpska (Repubblica serba della Bosnia, da ora RS), vale a dire di quel 49% del territorio bosniaco che gli accordi di Dayton del 1995 hanno assegnato - su pressione clintoniana - ai serbi di Bosnia. Il restante 51% fu assegnato al tandem cattolico-musulmano.
In particolare, ero nella misconosciuta Drvar, una cinquantina di km. dopo il valico di frontiera fra Croazia e Bosnia di Strmica. Dopo Bosansko Grahovo (se possibile, ancora peggio tenuta), si arriva appunto in questo ex centro industriale titoista, vicino alle "Cave di Tito" oggi propagandate come meta turistica (di certo non turismo occidentale...).
L'aspetto di questa Drvar si rivela a dir poco desolante: brandelli di case, lasciate tali e quali dalla guerra (con addirittura i vetri rotti al loro posto!), si alternano a casette rimesse a posto da poco, dignitose; a completare il quadro, anche in pieno centro si possono vedere i resti di un paio di industrie dismesse (altra caratteristica tipica di larga parte del paesaggio bosniaco, peraltro).
Come si fa a capire che siamo nella parte serba, nella RS, e non in quella croata (cattolica) o musulmana? Da almeno due elementi: l'alfabeto (in prevalenza cirillico, anche se i luoghi pubblici hanno l'obbligo del nostro alfabeto), quello utilizzato solo dai serbi; in secondo luogo, la presenza della chiesa ortodossa.
Ma come diavolo si fa a capire se una chiesa sia cattolica o ortodossa? La croce, ce l'hanno entrambe...metodo infallibile: se all'esterno della struttura ci sono due spazi distinti (una sorta di braciere) con candele accese (uno per i morti, l'altro per i vivi), quella non puo che essere un luogo di fede ortodossa.
Ieri mattina, si celebrava un matrimonio: poca gente, vestiti quantomai sobri, a fare le foto un ragazzo con una normalissima macchina fotografica. Un esempio di quella sobrietas spesso richiesta, invano, dai sacerdoti nostrani di fronte agli eccessi ed alle pacchianerie di tanti matrimoni: ma questa sobrietas qui viene imposta dal basso reddito pro capite, che fa pendant con l'altissimo tasso di disoccupazione. All'uscita della chiesa, ad attendere gli sposini dopo il rito nuziale, una macchina, agghindata per l'occasione: una Fiat Tipo...
Pochi soldi, dunque: qui il turismo praticamente non esiste, non siamo nella costa dalmata con il suo meraviglioso mare e con le sue meraviglie artistiche; l'industria titoista ormai rientra nei ricordi del tempo che fu (inoltre lascia - come detto - un memento devastante sul piano estetico, e di certo le zone non sono state bonificate).
Le banche, comunque, ci sono, e ci sono familiari assai: lungo la Main street di Drvar, infatti, troviamo nell'ordine una filiale di Intesa ed una di Unicredit (Unicredit Banja Luka, per la precisione).
E se uno ha la pazienza di sostare lungo la via con addosso gli sguardi diffidenti degli abitanti, cosa vede? Un discreto numero di Mercedes "vissute", in qualche occasione senza targa, che passano o parcheggiano lungo il marciapiede, e dalle quali esce una fauna antropologica tipicamente balcanica.
In qualche muro (meglio: in qualche brandello), si leggono ancora delle scritte dell'agosto 1995, al tempo della grande offensiva croata (sostenuta dagli USA) del Knin, che spinse circa 150mila serbi ad allontanarsi, sotto la minaccia delle armi e delle devastazioni, dalle zone precedentemente abitate, per riversarsi in queste lande tristi. Percorsero km. di durissime strade di montagna, oggi asfaltate piuttosto bene, allora non saprei. Sicuramente meglio scappare quando si sta in pianura, se proprio si deve...
Il tutto avvenne nel quasi silenzio dei media italiani (solo due intellettuali, da noi, se ne occuparono con pietas e competenza dei luoghi e delle vicende: Paolo Rumiz ed Adriano Sofri), e soprattutto senza alcuna mobilitazione dell'opinione pubblica e della politica, incapace di organizzare una singola manifestazione degna di questo nome, neanche per lavarsi la coscienza: d'agosto - si sa - si sta meglio sotto l'ombrellone...
venerdì 20 luglio 2012
Buon compleanno, Mussari Giuseppe!!
Francamente l'eretico se n'era clamorosamente dimenticato, ma - entrato in un Internet point a Trogir, meraviglioso luogo nei pressi di Spalato (Split) - ha trovato un malizioso messaggio di posta elettronica di un montepaschino ingrato che glielo ricordava.
Ordunque, oggi il President che ha segnato il decennio aureo della banca e quindi della citta (ridagli con gli accenti della tastiera serbo croata...) compie 50 anni, mezzo secolo di vita. Tanti auguri, Mussari Giuseppe!!
Il viaggio, comunque, fa sempre pensare, apre nuovi orizzonti. Girando per i luoghi piu turistizzati della Croazia (Spalato, Dubrovnik, appunto Trogir) si vedono tante signore - di norma robuste - che offrono ai turisti le famose "sobe", le camere. Con 50 euroni, se ne trovano di accettabilissime, anche in posizioni splendide. A differenza di altre volte, a questo giro l'eretico ha notato che anche insospettabili signori attempati, i quali, "ogni vergogna deposta", offrono la propria nuda proprieta ai visitatori, in cambio di ricompensa, in euro od in kune, la moneta nazionale croata (in Bosnia Erzegovina viene invece stampata una moneta dal sapore antico, forse anche futuribile: il marco!!).
Avremo tempo e modo per affrontare tante questioni poste da questo viaggio, ma il vedere queste scene ha avuto la sua efficacia: quando i colpi della crisi saranno arrivati ancora piu a fondo, chissa che anche qualche concittadino non si metta agli ingressi di Siena ad offrire, ai turisti in arrivo, le sue "sobe" (d'agosto gli studenti sono andati via, si fa estate piena, volendo...).
Potrebbe essere un'idea per fare fronte alla crisi ed alla decadenza della realta senesota, no?
Si annunciano tempi duri, anche peggio degli attuali: prepariamo le "sobe", che forse potrebbe essere meglio.
Unica ed ultima cosa, i turisti pagano, ma pretendono l'aria condizionata, in camera. Preferiscono respirare l'aria condizionata, piuttosto che quella fetida che si respira in certi luoghi del Potere senesota.
Gli stessi che il neocinquantenne conosce - e bene - da molto, molto tempo...
martedì 17 luglio 2012
Il viaggio ereticale continua...
Il viaggio ereticale sta procedendo per il meglio.
Devo purtroppo premettere che alcune forme grafiche non saranno corrette, in questo scritto, ma la colpa va data solo al computer, impostato ovviamente sul serbocroato, lingua un pochino diversa dall italiano. I lettori capiranno e mi perdoneranno, spero.
Dopo due giorni a Spalato, vale a dire Split, questo pomeriggio chi scrive si trova a Medjugorje, il luogo del grande imbroglio dei locali francescani. Sempre di attualita, visto che il Vaticano ha istituito una Commissione di inchiesta ad hoc. Dalla ultima volta che ci avevo messo piede, ci sono stati pochi cambiamenti, giusto qualche villetta e centro commerciale in piu, a vantaggio degli autoctoni. I quali hanno trovato una sorta di Eldorado, dal 1981 in poi.
La u accentata non esiste, e nemmeno si trovano le parentesi, su questa maledettissima tastiera...
Fra poco, riviste e riconsiderate un paio di cosette mariane, mi dirigero verso la Capitale della Eryegovina, la magica citta attraversata dalla Neretva. Per chi non ci arriva da solo, sulla tastiera non esiste la o accentata, e lo stesso dicasi per la a. Drammaticamente, manca financo quella che per noi rappresenta l ultima lettera dell alfabeto, sostituita dalla y. Valli a capire, questi serbocroati...
Visto che qualcuno me lo ha chiesto in un commento appena pubblicato, ebbene si, sto viaggiando con la ottima Clio annata 2007, e non con il macchinone di Beatrix Kiddo.
Nota di viaggio sul tempo, come giusto. Domenica a Split, caldissimo e con elevatissimo tasso di umidita. Oggi e ieri, invece, sempre caldissimo, ma allietato e mitigato dal vento, a tratti davvero forte. Meglio cosi, credetemi.
Scena cult della prima parte del viaggio, di certo la figura di un barbuto invasato cattolico che, brandendo un crocifisso con la mano destra e con gli occhi spiritati, procedeva ieri sera sul lungomare di Split, accompagnato da un piccolo gruppo di sodali muniti di immagini mariane e di bandierone croato, gridando al microfono che la seconda citta croata non deve diventare una nuova Sodoma o una nuova Gomorra.
Fuori tempo massimo, probabilmente...
Ps Il punto di confine piu cinematografico d Europa credo proprio sia quello fra Croayia e Bosnia, sulle Dinariche. Valicarlo per credere.
Devo purtroppo premettere che alcune forme grafiche non saranno corrette, in questo scritto, ma la colpa va data solo al computer, impostato ovviamente sul serbocroato, lingua un pochino diversa dall italiano. I lettori capiranno e mi perdoneranno, spero.
Dopo due giorni a Spalato, vale a dire Split, questo pomeriggio chi scrive si trova a Medjugorje, il luogo del grande imbroglio dei locali francescani. Sempre di attualita, visto che il Vaticano ha istituito una Commissione di inchiesta ad hoc. Dalla ultima volta che ci avevo messo piede, ci sono stati pochi cambiamenti, giusto qualche villetta e centro commerciale in piu, a vantaggio degli autoctoni. I quali hanno trovato una sorta di Eldorado, dal 1981 in poi.
La u accentata non esiste, e nemmeno si trovano le parentesi, su questa maledettissima tastiera...
Fra poco, riviste e riconsiderate un paio di cosette mariane, mi dirigero verso la Capitale della Eryegovina, la magica citta attraversata dalla Neretva. Per chi non ci arriva da solo, sulla tastiera non esiste la o accentata, e lo stesso dicasi per la a. Drammaticamente, manca financo quella che per noi rappresenta l ultima lettera dell alfabeto, sostituita dalla y. Valli a capire, questi serbocroati...
Visto che qualcuno me lo ha chiesto in un commento appena pubblicato, ebbene si, sto viaggiando con la ottima Clio annata 2007, e non con il macchinone di Beatrix Kiddo.
Nota di viaggio sul tempo, come giusto. Domenica a Split, caldissimo e con elevatissimo tasso di umidita. Oggi e ieri, invece, sempre caldissimo, ma allietato e mitigato dal vento, a tratti davvero forte. Meglio cosi, credetemi.
Scena cult della prima parte del viaggio, di certo la figura di un barbuto invasato cattolico che, brandendo un crocifisso con la mano destra e con gli occhi spiritati, procedeva ieri sera sul lungomare di Split, accompagnato da un piccolo gruppo di sodali muniti di immagini mariane e di bandierone croato, gridando al microfono che la seconda citta croata non deve diventare una nuova Sodoma o una nuova Gomorra.
Fuori tempo massimo, probabilmente...
Ps Il punto di confine piu cinematografico d Europa credo proprio sia quello fra Croayia e Bosnia, sulle Dinariche. Valicarlo per credere.
sabato 14 luglio 2012
La lunga estate calda del Presidente Enrico Rossi...
L'eretico spera vivamente che le cose con la gentile consorte - l'ex Direttore generale dell'Asl senese, dottoressa Laura Benedetto - vadano a gonfissime vele, per il Presidentissimo della Regione Toscana Enrico Rossi. Perchè per il resto - in questa estate 2012 - tutto sembra essersi messo per il peggio.
Per la questione della pista aeroportuale di Peretola, per esempio, pare si sia arrivati al redde rationem con i Sindaci della Piana, in particolare con questo Gianni Gianassi, Sindaco di Sesto fiorentino. Poi le divisioni e le lacerazioni del Pd toscanota (leggasi Siena in particolare), ormai sempre più politicamente drammatiche. Last but not least, la questione dei Bilanci ospedalieri: del buco di Massa, tutti hanno detto e scritto. Di quello - probabile assai - senese, invece, ha scritto solo questo blog, in splendida solitudine (e si continua a farlo anche oggi).
Il Gianassi di Sesto ha usato parole di fuoco, a dir poco veementi, su Enrico Rossi e sul suo modus operandi, definito "metodo antidemocratico, arrogante ed irrispettoso". Roba grossa, insomma.
Ma Enrico Rossi è come Franchino il Ceccuzzi, ex Sindaco di Siena: se viene criticato, la colpa è sempre e solo di chi critica, mentre l'autocritica non ha alcun diritto di cittadinanza.
Rossi è persona all'apparenza calma, dai modi posati, flemmatica, con ampie pause tra una frase e l'altra, quando parla; si ha quasi l'impressione che se il sanguigno e verace Giannasi, o chi per lui, gli tirasse all'improvviso una martellata su un piede, frantumandogli l'unghia, il Rossi alzerebbe appena le folte sopracciglia, giusto per dire:
"Questa azione repentina non era concertata nel Protocollo d'intesa su Peretola, compagno Gianassi: e ritengo che la tua azione esasperi il personalismo troppo presente all'interno del nostro Partito, che deve essere sì dialettico e pluralista, senza mai però trascendere nell'eccesso di personalismo, a scapito della programmaticità d'insieme".
Al che l'ottimo Gianassi, ulteriormente indispettito dalla flemma rossiana, forse martellerebbe anche l'altro piede...
Veniamo alle cose serie (nel senso della posta in gioco): la Sanità.
A livello di Scotte, finalmente Rossi ha trasferito il dottor Marchese Morello da Siena, verso Firenze. Resta perà la questione del gradimento al suo arrivo in terra fiorentina: la Conferenza dei Sindaci della zona fiorentina, che ha un parere solo consultivo sulla questione, si è già espressa in modo negativo; in settimana prossima, la IV Commissione regionale Sanità dovrà a sua volta esprimersi in merito, ed anche lì potrebbero esserci sorprese.
Quanto all'Asl senesota, rumors affidabilissimi e a prova di bomba offrono questo quadro: il Direttore generale Pestelli ha di fatto esautorato colui che firma i Bilanci, quel dottor Grazioso di cui tanto spesso ci siamo occupati in passato. Magari, dopo 4 mesi, il dottor Pestelli - uno che di Bilanci si intende - si è accorto che forse qualcosina non andava. Meglio tardi che mai, as usual.
Ma il problema resta, intatto: se - e diciamo se - qualche magagna dovesse essere venuta fuori, perchè lasciare il dottor Grazioso comunque al suo posto? Paura che, una volta sbolognato, possa dire qualcosa di sconveniente? E poi: lo facciamo di nuovo firmare al Grazioso, il Bilancio 2011?
Ps Come scritto nel precedente pezzo, l'eretico è in partenza. Chi vuole scrivere, scriva pure: ma non se la prenda con il povero eretico se verrà pubblicato in forte ritardo, mi raccomando. Abbiate pietà...
Premio "Il cemento è vita" (e le vacanze ereticali)
Il non ambito Premio "Il cemento è vita" è dunque arrivato al capolinea. A causa del suo successo (superiore alle aspettative ereticali) sia in termini di lettori che di commentatori, credo che la cosa migliore sia quella di aggiornarlo all'autunno, magari dividendo la città per zone (ognuna con un premio diverso), e lo stesso dicasi per la Provincia. In modo da potere essere più precisi ed analitici: troppi scempi sono rimasti inevasi, nonostante l'altissimo numero di interventi.
Premio Fabio Ceccherini (provinciale): non poteva che essere nella sua Poggibonsi, e non poteva che essere il Palazzetto dello sport costruito - secondo la documentata segnalazione - in zona "cimiteriale". Una pensata geniale, in un Comune che - guidato dal Sindaco Coccheri - si segnala come uno dei più dinamici e vivaci, quanto a scempi urbanistici. Chapeau.
Premio Maurizio Cenni (comunale): scelta obbligata, quasi scontata per l'insediamento sopra il Palasport di Viale Achille Sclavo (nell'area già più cementificata della città!), il quartierino di Vicobello. Sorto mentre il paonazzo del Nicchio sosteneva ai quattro venti che bisognava rilanciare la zona sud, di ciò facendo un baluardo della sua campagna elettorale...e che non si dica che la cementificazione speculativa non crea le strade: in questo caso, si è riusciti a costruire SOPRA LA STRADA PREESISTENTE. Un capolavoro di Bellezza, abbinato ad una coerenza adamantina da parte di Maurizio Cenni.
Giusto il tempo di scrivere un pezzo sulla Sanità senesota (se ci si fa...), dopodichè l'eretico sbarcherà in Croazia, per poi dirigersi in Bosnia e in Montenegro. 30% vacanze, 70% trasferta di lavoro per reperire materiale per il prossimo libro (che non sarà La Casta di Dubrovnik o Mussarovic Iosip, evidentemente...): un romanzo, in parte ambientato al di là dell'Adriatico.
Del viaggio, comunque, si darà conto - al netto del romanzo, che viaggia a parte - anche sul blog, dal 25 luglio in avanti.
In questo periodo (da oggi al 25), il blog chiude, dunque: a meno che da qualche Internet point sperduto fra le Alpi dinariche o lungo la Neretva...
Premio Fabio Ceccherini (provinciale): non poteva che essere nella sua Poggibonsi, e non poteva che essere il Palazzetto dello sport costruito - secondo la documentata segnalazione - in zona "cimiteriale". Una pensata geniale, in un Comune che - guidato dal Sindaco Coccheri - si segnala come uno dei più dinamici e vivaci, quanto a scempi urbanistici. Chapeau.
Premio Maurizio Cenni (comunale): scelta obbligata, quasi scontata per l'insediamento sopra il Palasport di Viale Achille Sclavo (nell'area già più cementificata della città!), il quartierino di Vicobello. Sorto mentre il paonazzo del Nicchio sosteneva ai quattro venti che bisognava rilanciare la zona sud, di ciò facendo un baluardo della sua campagna elettorale...e che non si dica che la cementificazione speculativa non crea le strade: in questo caso, si è riusciti a costruire SOPRA LA STRADA PREESISTENTE. Un capolavoro di Bellezza, abbinato ad una coerenza adamantina da parte di Maurizio Cenni.
Giusto il tempo di scrivere un pezzo sulla Sanità senesota (se ci si fa...), dopodichè l'eretico sbarcherà in Croazia, per poi dirigersi in Bosnia e in Montenegro. 30% vacanze, 70% trasferta di lavoro per reperire materiale per il prossimo libro (che non sarà La Casta di Dubrovnik o Mussarovic Iosip, evidentemente...): un romanzo, in parte ambientato al di là dell'Adriatico.
Del viaggio, comunque, si darà conto - al netto del romanzo, che viaggia a parte - anche sul blog, dal 25 luglio in avanti.
In questo periodo (da oggi al 25), il blog chiude, dunque: a meno che da qualche Internet point sperduto fra le Alpi dinariche o lungo la Neretva...
venerdì 13 luglio 2012
14 luglio 1944: grande parata nel Campo
La Siena appena liberata (3 luglio 1944) aveva festeggiato il giorno dopo, come primo segnale simbolico di ringraziamento; era però inevitabile che ci fosse un qualcosa di meglio organizzato e pianificato, verso i francesi liberatori. Quale migliore occasione che il 14 luglio, la Festa per antonomasia del popolo francese?
Molti avranno presenti le immagini della Piazza, ancora "tatuata" con la enorme Croce rossa antibombardamenti: i reparti militari ed i carri armati posizionati nella parte superiore del Campo, ordinati all'uopo. Intorno, al posto dei cavalli e dei fantini, il popolo senese; dal Circolo degli Uniti, la nobiltà senese osservava: chissà se rendendosi conto, o meno, che quella marziale manifestazione implicitamente segnava una effettiva discontinuità storica: il passaggio del potere sulla città dall'oligarchia aristocratica, detentrice del potere fondiario, alla nuova leva di dirigenti comunisti, che avevano ovviamente un background del tutto altro rispetto ai loro predecessori. Una frattura antropologica, prima ancora che storica.
Erano presenti i generali Alexander (l'inglese, estensore del noto Proclama tendente a frenare i bollenti spiriti dei partigiani del Nord Italia), lo statunitense Clarck ed il francese Juin; da parte senese, oltre ai notabili della città (qualcuno anche pronto a sbianchettare in fretta e furia il proprio lealismo fascista), anche le Contrade, a sfilare.
Siena sballottata qua e là, tra i marosi della Storia: due anni prima, pronta ad offrire una sorta di "Palio-simulato" ad una folta delegazione della Hitlerjugend nazista, questo 14 luglio ad accogliere coloro che quel potere nazista da poco omaggiato avevano combattuto con il sangue.
Tra i marosi imprevedibili della Storia, però, finirono anche molti di quegli algerini che erano entrati da Porta San Marco quel 3 luglio, per scacciare le truppe hitleriane. Molti di quei giovani, 18 anni dopo, con gli accordi di Evian del 1962 fortemente voluti da Charles De Gaulle, furono abbandonati dalla Francia per la quale avevano combattuto nel secondo conflitto mondiale (i celebri harkis), e furono lasciati a se stessi di fronte alla virulenza vendicatrice degli insorti algerini (loro conterranei, si badi bene). In quel caso, la Francia non seppe assolutamente dimostrare in concreto la riconoscenza che questi soldati avrebbero meritato.
Nel suo diario (pubblicato - come detto nel precedente pezzo - da Achille Mirizio), l'Arcivescovo Mario Toccabelli non si mostra particolarmente contento dell'evento del 14: in piena coerenza con le sue perplessità sulla presenza straniera sul suolo senese, e con il suo indicare questi giorni come giorni di occupazione della città da parte delle truppe liberatrici. Solo un fugace accenno all'evento, nel suo diario, quel 14 luglio. Anche perchè il buon Toccabelli verosimilmente aveva il suo cuore più orientato verso la Vandea, piuttosto che verso la festeggianda Bastiglia...
Più interessato, il successore apostolico, appare sul versante prettamente moralistico, come già rilevato nell'articolo del 3 luglio scorso. Nel suo diario (op. cit., pagine 47-48) scrive di essere andato in mattinata a conferire con il Governatore americano per la questione dei balli - sia pubblici che privati -, balli che devono avergli tolto il sonno più delle bombe che ancora si sentivano, in lontananza (San Gimignano era stata liberata il 13 luglio, per esempio).
"Accenno poi ai balli...e come siano in contraddizione con i nostri dolori e le nostre lagrime. Mi risponde (il Governatore, Ndr) che i balli sono una cosa buona in tempo di guerra; distraggono; che se la Francia li aveva proibiti ha dovuto pentirsene; che impediscono il male, perchè chi vuole fare del male non si presenta in una sala pubblica da ballo; confessa lui stesso il Governatore, che nella notte precedente ha preso parte al ballo".
Dopo questa choccante rivelazione, l'ardore toccabelliano si deve essere alquanto affievolito: da buon cattolico, l'autorità costituita va sempre rispettata in quanto tale (San Paolo docet).
Toccabelli scrive solo di essersi riservato "un'apostrofe ironica e mordace alle signore e signorine sul ballo", durante la funzione in Cattedrale delle 18,30 di quel giorno.
Insieme alla fine della guerra, si frantumava una forma mentis sedimentata da plurisecolare esperienza pregressa, e si avviava il processo di secolarizzazione: temuto, dalle gerarchie cattoliche, addirittura più dell'esercito hitleriano e staliniano messi insieme. Per un semplice ma non banale motivo, che la Chiesa di Pio XII aveva ben compreso: il potere degli eserciti è effimero e reversibile, quello della secolarizzazione dei costumi non permette, invece, di tornare indietro. Toccabelli aveva visto giustissimo...
Molti avranno presenti le immagini della Piazza, ancora "tatuata" con la enorme Croce rossa antibombardamenti: i reparti militari ed i carri armati posizionati nella parte superiore del Campo, ordinati all'uopo. Intorno, al posto dei cavalli e dei fantini, il popolo senese; dal Circolo degli Uniti, la nobiltà senese osservava: chissà se rendendosi conto, o meno, che quella marziale manifestazione implicitamente segnava una effettiva discontinuità storica: il passaggio del potere sulla città dall'oligarchia aristocratica, detentrice del potere fondiario, alla nuova leva di dirigenti comunisti, che avevano ovviamente un background del tutto altro rispetto ai loro predecessori. Una frattura antropologica, prima ancora che storica.
Erano presenti i generali Alexander (l'inglese, estensore del noto Proclama tendente a frenare i bollenti spiriti dei partigiani del Nord Italia), lo statunitense Clarck ed il francese Juin; da parte senese, oltre ai notabili della città (qualcuno anche pronto a sbianchettare in fretta e furia il proprio lealismo fascista), anche le Contrade, a sfilare.
Siena sballottata qua e là, tra i marosi della Storia: due anni prima, pronta ad offrire una sorta di "Palio-simulato" ad una folta delegazione della Hitlerjugend nazista, questo 14 luglio ad accogliere coloro che quel potere nazista da poco omaggiato avevano combattuto con il sangue.
Tra i marosi imprevedibili della Storia, però, finirono anche molti di quegli algerini che erano entrati da Porta San Marco quel 3 luglio, per scacciare le truppe hitleriane. Molti di quei giovani, 18 anni dopo, con gli accordi di Evian del 1962 fortemente voluti da Charles De Gaulle, furono abbandonati dalla Francia per la quale avevano combattuto nel secondo conflitto mondiale (i celebri harkis), e furono lasciati a se stessi di fronte alla virulenza vendicatrice degli insorti algerini (loro conterranei, si badi bene). In quel caso, la Francia non seppe assolutamente dimostrare in concreto la riconoscenza che questi soldati avrebbero meritato.
Nel suo diario (pubblicato - come detto nel precedente pezzo - da Achille Mirizio), l'Arcivescovo Mario Toccabelli non si mostra particolarmente contento dell'evento del 14: in piena coerenza con le sue perplessità sulla presenza straniera sul suolo senese, e con il suo indicare questi giorni come giorni di occupazione della città da parte delle truppe liberatrici. Solo un fugace accenno all'evento, nel suo diario, quel 14 luglio. Anche perchè il buon Toccabelli verosimilmente aveva il suo cuore più orientato verso la Vandea, piuttosto che verso la festeggianda Bastiglia...
Più interessato, il successore apostolico, appare sul versante prettamente moralistico, come già rilevato nell'articolo del 3 luglio scorso. Nel suo diario (op. cit., pagine 47-48) scrive di essere andato in mattinata a conferire con il Governatore americano per la questione dei balli - sia pubblici che privati -, balli che devono avergli tolto il sonno più delle bombe che ancora si sentivano, in lontananza (San Gimignano era stata liberata il 13 luglio, per esempio).
"Accenno poi ai balli...e come siano in contraddizione con i nostri dolori e le nostre lagrime. Mi risponde (il Governatore, Ndr) che i balli sono una cosa buona in tempo di guerra; distraggono; che se la Francia li aveva proibiti ha dovuto pentirsene; che impediscono il male, perchè chi vuole fare del male non si presenta in una sala pubblica da ballo; confessa lui stesso il Governatore, che nella notte precedente ha preso parte al ballo".
Dopo questa choccante rivelazione, l'ardore toccabelliano si deve essere alquanto affievolito: da buon cattolico, l'autorità costituita va sempre rispettata in quanto tale (San Paolo docet).
Toccabelli scrive solo di essersi riservato "un'apostrofe ironica e mordace alle signore e signorine sul ballo", durante la funzione in Cattedrale delle 18,30 di quel giorno.
Insieme alla fine della guerra, si frantumava una forma mentis sedimentata da plurisecolare esperienza pregressa, e si avviava il processo di secolarizzazione: temuto, dalle gerarchie cattoliche, addirittura più dell'esercito hitleriano e staliniano messi insieme. Per un semplice ma non banale motivo, che la Chiesa di Pio XII aveva ben compreso: il potere degli eserciti è effimero e reversibile, quello della secolarizzazione dei costumi non permette, invece, di tornare indietro. Toccabelli aveva visto giustissimo...
giovedì 12 luglio 2012
Riconfermato Mussari all'Abi: una proposta ereticale...
All'eretico spesso capita di riascoltare una gran bella canzone di Edoardo Bennato intitolata "Non farti cadere le braccia" (la raccomando a tutti).
In momenti come questi, però, come si fa a non farsele cadere, nonostante tutta la buona volontà? Ieri Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia, ha pronunciato un discorso (all'apparenza) durissimo contro i "prestiti basati sulle relazioni, che non sono più sostenibili". Ancora Visco, purtroppo però fuori tempo massimo:
"Le politiche di affidamento devono essere basate sulla solidità dei progetti imprenditoriali, non su relazioni e legami che ne prescindano: stabiliti in fase di crescita economica e di finanza favorevole, essi non sono oggi più sostenibili".
Se la finanza fosse sempre favorevole, si potrebbe continuare a chiudere un occhio, come spesso capitato a Bankitalia precedente gestione?
Ad ascoltare Visco, un raggiante Mussari Giuseppe, che sicuramente - con la faccia che si ritrova - avrà annuito, se non applaudito, il Governatore. Forse avrà financo deliziato il gran capo bancoitaliota con un sorriso dei suoi.
Come se Lui i prestiti "basati sulle relazioni" non li avesse mai erogati. Nella mia biografia non autorizzata, esempi ad iosa: i 60 milioni all'amico di Denis Verdini (Capitolo su Verdini, pagg. 255-273), la pioggia di danaro montepaschino per Bagnaia della Monti Riffeser editrice della Nazione (Capitolo ad hoc, pagg. 167-177), e via discorrendo.
Ignazio Visco ha compiuto dunque un capolavoro di doppiezza gesuitica (nomen omen?): con la voce, attaccava duramente (ma a babbo morto: come avrebbe chiosato De Andrè, si danno buoni consigli quando non si possono più dare cattivi esempi...); con le mani, invece, si immaginano pacche sulle spalle. Anche a Mussari Giuseppe.
Della riconferma abista in quanto tale, avevamo già scritto a giugno: una vergogna per il buon senso, per i correntisti ed azionisti Mps (grazie a Lui, Mpr), oltre che un affronto per la Magistratura.
Scandalo Barclays in Inghilterra? Moral suasion della Banca d'Inghilterra, della Financial Services Authority, del Governo Cameron stesso (con l'istituzione di una inchiesta parlamentare specifica): l'Amministratore delegato della Barclays - travolta dal cosiddetto Liborgate - Bob Diamond se ne va a casa. Lascia la poltrona. In Italia, come minimo gli avrebbero fatto fare il Presidente della versione inglese dell'Abi: latitudine che vai, usanze che trovi.
Veniamo alla (serissima, non ironica) proposta ereticale: atta a non farsi cadere (del tutto) le braccia. Alessandro Profumo e Fabrizio Viola - la diarchia montepaschina ora al comando - non hanno responsabilità diretta, nello scempio mussariano; ma hanno entrambi - e Profumo di più, vista la figura istituzionale che ricopre - una enorme respopnsabilità morale, di fronte alla collettività senese cui sono stati imposti. Entrambi, tra l'altro, siedono con autorevolezza nel Comitato esecutivo dell'Abi, quindi si presume che abbiano avuto un qualche ruolo nella scandalosa riconferma del Nostro. Profumo in particolare non vuole fare alcuna chiarezza su NESSUN ASPETTO DELLA GESTIONE MONTEPASCHINA DI MUSSARI, IN PARTICOLARE SULL'AFFAIRE ANTONVENETA. Fino a che non ci sarà chiarezza su determinati passaggi, chi comanda in banca NON avrà la necessaria autorevolezza per imprimere svolte, o pretendere sacrifici dagli altri.
Ciò detto, la proposta in soldoni è questa: le istituzioni senesi - a partire dalle Contrade - facciano la loro parte. Mai più Profumo e Viola a cena, pranzo, colazione o buffet vari fino a che non dimostreranno di volere davvero la verità su Antonveneta, e fino a che non uscirà dalle loro auree bocchine una sola parola, invece che considerazioni generiche e fumose: Mussari (cognome impronunciabile, per loro. Chissà perchè...).
Proposta civile, assolutamente pacifica, quasi gandhiana, se mi è consentito. Nessuna mammina (calva) potrebbe mai scandalizzarsi, per questo: altro che "corridoi prussiani". A luglio, i due erano nella Selvina? Male: ad agosto NESSUNO LI INVITI!
E siccome tanto qualche dirigente servile si troverà sempre (non c'è che l'imbarazzo della scelta, purtroppo), l'eretico spera che almeno gli si faccia pagare la cena. Un gesto puramente simbolico, che avrebbe però un significato dirompente, ben al di là dei 40 euro, che per loro valgono come i 2 centesimi dei rest per le persone normali. E sarebbe auspicabile che qualcuno - con le mani ben dietro le schiena - gli alitasse addosso tutta l'amarezza che ha in corpo, trovandoseli accanto. Che se lo passino in yacht, il loro ferragosto dorato!!
Dopomani è il 14 luglio, anniversario della Rivoluzione francese; qui nessuno vuole vedere rotolare teste; ci basterebbe, almeno, vedere arrossire facce...
Ps Stasera all'hotel Moderno alle 21,00 l'attivissimo Alessio Berni - Consigliere comunale poggibonsese ed animatore del civismo toscano -, presenta il suo ultimo libro (il tutto organizzato dall'Osservatorio civico senese). Un'occasione per riflettere sui prossimi scenari politici, alla vigilia del voto 2013.
martedì 10 luglio 2012
Palio: le verità indicibili e i quarantenni "esodati"...
A distanza di una settimana, torniamo a parlare di Palio, mentre l'Onda si gode la bruschellata vittoria.
Un Palio, quello del 2 luglio, che NON è piaciuto a nessuno, a parte appunto agli ondaioli: sin troppo prevedibile e previsto, l'esito finale. Il Bruschelli che raccatta il posto che voleva, e soprattutto la mossa che più gli si confaceva, per ovvi motivi familiari; due Contrade non partecipanti, a dimostrazione che i soldi per le previsite sono decisamente spesi male (ma non si può dire).
A proposito della dinamica della mossa e della corsa, perfino l'avvocato Carlo Saracini, dragaiolo verace, ha scritto una letterina al Corrsiena (5 luglio) con stile allusivo, dicendo e non dicendo: ma facendo capire che ci sono ombre enormi - ed enormemente ingombranti - dietro questo (come altri) Palio. Titolo: "La mossa l'ha data il Bruschelli, non il mossiere". Piatto ricco, mi ci ficco. All'interno, fra le altre cose, si legge che "la mossa andava annullata, non era nè giovane nè vecchia"; poi inizia il caravanserraglio delle insinuazioni: si parla di "ordine di chiamata dalla sorte", e si chiosa, fra parentesi, che "su certe "sorti ricorrenti" mi sa che ci sarebbe molto da riflettere". Se lo dice l'avvocato Saracini, riflettiamoci a pieni neuroni, dunque. Sentitelo, sul Bruschelli, l'avvocato: "rapporti, TALVOLTA ANCHE DI CARATTERE FAMILIARE, che possono legare i fantini dentro i canapi con chi è chiamato a "entrare - si fa per dire - di rincorsa". E si potrebbe continuare...".
Ma qui l'avvocato Saracini, come d'incanto, che fa? Sul più bello, si ferma, si blocca, si stoppa da sè, come direbbe il suo più eccellente cliente, Ferdinando Minucci.
Insomma, tutti lo pensano, tutti ai "barri" e per strada ed in Contrada lo dicono, ma ufficialmente TUTTI STANNO IN SILENZIO: non stupisce, è il Palio di Siena, mica di Altopascio.
A questo punto, visto che perfino l'avvocato Saracini dice e non dice, allude ma poi si ferma, l'eretico si lancia in un pronostico, di quelli in cui di solito ci dà (anche su cose più importanti): forse la verità verrà fuori, ma fra una decina o più d'anni, quando il Bruschelli avrà smesso di correre, ed una certa cerchia di dirigenti lo stesso. Io avrò smesso parecchio prima di scrivere su queste cose, e resto speranzoso (illuso?) che qualche giovane cronista locale (o forestiero, perchè no?) prenda in mano la cosa, e ci faccia un bel libro di denuncia sopra. Titolo? "Il Palio al tempo del Bruschelli", oppure "Li chiamavano assassini, ma erano mezzi parentini", o altro ancora. L'eretico si propone subito per presentarlo...
Visto che le verità paliesche restano indicibili, parliamo di un fenomeno sociologico di un certo qual interesse: l'allontanamento volontario di molti quarantenni dalla quotidianità delle Contrade. L'eretico non parla per sè, anche se questo fenomeno indubbiamente riguarda anche lui. Trattasi però di fenomeno assolutamente generale: ovviamente con tante eccezioni, ci mancherebbe altro. Alcuni quarantenni sono alti dirigenti di Contrada, per esempio. Ma il fenomeno c'è, inutile girarci intorno. C'è quello che addirittura non paga più neanche il protettorato, c'è quello che riduce la sua presenza fisica al minimo indispensabile, c'è quello che continua ad andare come prima, ma torna a casa più incazzato che altro, c'è quell'altro che va, ma sta solo con il suo cenacolo di tre-quattro persone, e via dicendo. Hanno forse vissuto sin troppo intensamente la Contrada negli anni, nei decenni precedenti? Perchè, dunque, varcata la fatidica soglia degli anta - insieme al girovita sempre più debordante ed al capello sempre più languente -, molti "ragazzi" cresciuti letteralmente a pane e Contrada, gente che non si perdeva un giro neanche delle altre consorelle, ora sono così disamorati? Perchè è venuta fuori questa generazione di "esodati" (volontari) dalla vita contradaiola? E poi: 20-30 anni fa, i quarantenni di allora avevano lo stesso sentimento di disillusione, o è una novità dell'oggi?
Arduo, diciamo impossibile rispondere in modo esaustivo (lo faranno, penso, i lettori: ognuno a modo suo).
Resta il fatto che questo fenomeno sociologico esiste, e credo meriti di essere analizzato.
Come nei matrimoni c'è la crisi del settimo anno (adesso anticipata assai), in Contrada c'è forse la crisi degli anta? Ai quarantenni (ma non solo) l'ardua sentenza...
lunedì 9 luglio 2012
Profumo, un banchiere a doppia dimensione...
Questo blog - come i lettori ben sanno - si occupa in larga prevalenza di cose senesote; ogni tanto, però, fa un'eccezione, scrivendo di cose non senesi. Oggi infatti parliamo di Mps, alias Mpr; in particolare, del neopresidente Profumo Alessandro, il primo Presidente dell'era post senese della antica e prestigiosa banca.
Profumo Alessandro, un "banchiere a doppia dimensione". Non a caso, si fa intervistare, per non fare torto a nessuna testata, da entrambi i prestigiosi caporedattori del Corrsiena e della Nazione (Bisi e Strambi). Chi sarà entrato per primo, nel prestigioso studio del banchiere? Ma la vera domanda è: i due, erano con le gambe accavallate, o con le ginocchia direttamente a contatto con il prestigioso suolo, di fronte a cotanto personaggio? Abituati a genuflettersi di fronte ad uno sconosciuto come il Mussari d'antan, per coerenza, in effetti...
Lo Strambi della Nazione, addirittura, arriva all'umanizzazione quasi fantozziana del personaggio:
"e la "monumentalità" dell'occasione si attenua: sorride e, sfoggiando la camicia bianca del bancario, ci invita a sederci (c'è anche Paola Tomassoni con il caporedattore, Ndr)...Profumo inedito, quello che non t'aspetti".
Pensava di essere accolto con il frustino, forse, lo Strambi? "Come è umano, dottor Profumo, come è umano", avrà pensato, a salivazione semiazzerata, quello della Nazione.
Entrambe le interviste (di sabato 7 luglio) brillano, non a caso, per due cose: mancanza totale di riferimenti al recente rinvio a giudizio del banchiere milanese (5 giugno, caso Brontos, secondo l'accusa 245 milioni di evasione fiscale): solo accennato indirettamente, in relazione ai rapporti con Mancini, dal duo della Nazione; in secondo luogo, MUSSARI GIUSEPPE NON VIENE MAI NOMINATO. Così deve essere, così sia.
Profumo arriva a negare anche l'evidenza della nazionalizzazione della banca (con "la camicia bianca del bancario", però: vuoi mettere?):
"No. Siamo in presenza di un intervento pubblico, a tempo, che abbiamo quindi il dovere di rimborsare appena possibile, anche a fronte di un momento in cui il Governo deve intervenire su tutte le sue uscite...nel 2015, comunque, avremo rimborsato quasi tutto. Resteranno solo 475 milioni di supporto pubblico alla capitalizzazione".
Profumo si è ormai calato alla perfezione nella realtà senesota: sa bene, da persona scaltra, che di fronte a cotante penne può arrivare a dire e sostenere ciò che vuole. Nessuno gli eccepirà alcunchè...
Profumo a doppia dimensione, quindi: pacato e rassicurante di fronte alla stampa embedded, molto più duro ed incazzoso quando - in sedi non pubbliche - si mette a discettare della qualità di molti top manager imposti nell'era mussariana. Da pacato, diventa allora implacabile, facendo nomi e cognomi degli inetti, ed additandoli al pubblico ludibrio (ne riparleremo a tempo dovuto). Una tattica accorta, questa: sia detto senza alcuna forma di ironia. Bastone (nei luoghi deputati), poi carota con i divulgatori, al popolino, del Profumo-pensiero. L'uomo - non lo si scopre adesso - è decisamente intelligente: ed ha il grande vantaggio psicologico di non potere fare peggio di chi l'ha preceduto.
A doppia dimensione, anche perchè lui vive solo due delle tre dimensioni temporali: il presente ed il futuro. Il passato - come da accordi - non deve esistere:
"Io non ho nessuna voglia di guardare indietro, dobbiamo soltanto guardare avanti".
Il tutto condito da qualche cedimento all'estetica rossiana (leggasi David Rossi) su Mps: "la forza del brand è consistente...essere antichi non vuol dire essere vecchi".
Una chicchina finale, del tutto irrilevante rispetto al resto, eppure stimolante assai.
In Wikipedia e in altre ricostruzioni biografiche, si accenna di sfuggita al fatto che, dopo la nascita genovese, Profumo abbia trascorso gli anni della sua fanciullezza a Palermo. Ma soprattutto è il ruolo del padre Aldo, ad essere sottodimensionato.
"Trascorse l'infanzia a Palermo dove SUO PADRE INGEGNERE HA FONDATO UNA PICCOLA INDUSTRIA ELETTRONICA. Nel 1970 (a 13 anni, Ndr) si trasferisce a Milano..." (Wikipedia dixit).
Da un libro appena uscito e cui ha dedicato un ampio servizio il Venerdì di Repubblica del 15 giugno scorso ("L'avvocato dei misteri", biografia del potente avvocato siciliano Vito Guarrasi, di Marianna Bartoccelli e Francesco d'Ayala, Castelvecchi editore), si evince che il padre - insieme a personalità di grande importanza e spessore della Sicilia fine anni Cinquanta, tra cui Salvatore Orlando Cascio, padre dell'attuale Sindaco palermitano - fu uno dei protagonisti del cosiddetto "milazzismo", cioè di quell'operazione politica, assai spregiudicata, che mise insieme comunisti e missini siciliani, allo scopo di fare fuori la Dc fanfaniana, allora egemone nell'isola.
Scrive Piero Melati:
" Aldo Profumo, padre dell'ex presidente di Unicredit Alessandro, direttore...della Elettronica Sicula, collegata alle grandi imprese Usa, azienda che inventò i tubi catodici per le tv a colori".
Se oggi ci guardiamo la televisione a colori, dunque, un merito personale ce l'ha anche Aldo Profumo.
Il figlio Alessandro, da par suo, non ha nemmeno bisogno di fondare un'impresa, a Siena.
Deve solo fare finta di lasciare il Monte in città, portandolo in concreto a Roma. Un banchiere a doppia dimensione, come detto: anche nel rapporto con lo spazio...
Profumo Alessandro, un "banchiere a doppia dimensione". Non a caso, si fa intervistare, per non fare torto a nessuna testata, da entrambi i prestigiosi caporedattori del Corrsiena e della Nazione (Bisi e Strambi). Chi sarà entrato per primo, nel prestigioso studio del banchiere? Ma la vera domanda è: i due, erano con le gambe accavallate, o con le ginocchia direttamente a contatto con il prestigioso suolo, di fronte a cotanto personaggio? Abituati a genuflettersi di fronte ad uno sconosciuto come il Mussari d'antan, per coerenza, in effetti...
Lo Strambi della Nazione, addirittura, arriva all'umanizzazione quasi fantozziana del personaggio:
"e la "monumentalità" dell'occasione si attenua: sorride e, sfoggiando la camicia bianca del bancario, ci invita a sederci (c'è anche Paola Tomassoni con il caporedattore, Ndr)...Profumo inedito, quello che non t'aspetti".
Pensava di essere accolto con il frustino, forse, lo Strambi? "Come è umano, dottor Profumo, come è umano", avrà pensato, a salivazione semiazzerata, quello della Nazione.
Entrambe le interviste (di sabato 7 luglio) brillano, non a caso, per due cose: mancanza totale di riferimenti al recente rinvio a giudizio del banchiere milanese (5 giugno, caso Brontos, secondo l'accusa 245 milioni di evasione fiscale): solo accennato indirettamente, in relazione ai rapporti con Mancini, dal duo della Nazione; in secondo luogo, MUSSARI GIUSEPPE NON VIENE MAI NOMINATO. Così deve essere, così sia.
Profumo arriva a negare anche l'evidenza della nazionalizzazione della banca (con "la camicia bianca del bancario", però: vuoi mettere?):
"No. Siamo in presenza di un intervento pubblico, a tempo, che abbiamo quindi il dovere di rimborsare appena possibile, anche a fronte di un momento in cui il Governo deve intervenire su tutte le sue uscite...nel 2015, comunque, avremo rimborsato quasi tutto. Resteranno solo 475 milioni di supporto pubblico alla capitalizzazione".
Profumo si è ormai calato alla perfezione nella realtà senesota: sa bene, da persona scaltra, che di fronte a cotante penne può arrivare a dire e sostenere ciò che vuole. Nessuno gli eccepirà alcunchè...
Profumo a doppia dimensione, quindi: pacato e rassicurante di fronte alla stampa embedded, molto più duro ed incazzoso quando - in sedi non pubbliche - si mette a discettare della qualità di molti top manager imposti nell'era mussariana. Da pacato, diventa allora implacabile, facendo nomi e cognomi degli inetti, ed additandoli al pubblico ludibrio (ne riparleremo a tempo dovuto). Una tattica accorta, questa: sia detto senza alcuna forma di ironia. Bastone (nei luoghi deputati), poi carota con i divulgatori, al popolino, del Profumo-pensiero. L'uomo - non lo si scopre adesso - è decisamente intelligente: ed ha il grande vantaggio psicologico di non potere fare peggio di chi l'ha preceduto.
A doppia dimensione, anche perchè lui vive solo due delle tre dimensioni temporali: il presente ed il futuro. Il passato - come da accordi - non deve esistere:
"Io non ho nessuna voglia di guardare indietro, dobbiamo soltanto guardare avanti".
Il tutto condito da qualche cedimento all'estetica rossiana (leggasi David Rossi) su Mps: "la forza del brand è consistente...essere antichi non vuol dire essere vecchi".
Una chicchina finale, del tutto irrilevante rispetto al resto, eppure stimolante assai.
In Wikipedia e in altre ricostruzioni biografiche, si accenna di sfuggita al fatto che, dopo la nascita genovese, Profumo abbia trascorso gli anni della sua fanciullezza a Palermo. Ma soprattutto è il ruolo del padre Aldo, ad essere sottodimensionato.
"Trascorse l'infanzia a Palermo dove SUO PADRE INGEGNERE HA FONDATO UNA PICCOLA INDUSTRIA ELETTRONICA. Nel 1970 (a 13 anni, Ndr) si trasferisce a Milano..." (Wikipedia dixit).
Da un libro appena uscito e cui ha dedicato un ampio servizio il Venerdì di Repubblica del 15 giugno scorso ("L'avvocato dei misteri", biografia del potente avvocato siciliano Vito Guarrasi, di Marianna Bartoccelli e Francesco d'Ayala, Castelvecchi editore), si evince che il padre - insieme a personalità di grande importanza e spessore della Sicilia fine anni Cinquanta, tra cui Salvatore Orlando Cascio, padre dell'attuale Sindaco palermitano - fu uno dei protagonisti del cosiddetto "milazzismo", cioè di quell'operazione politica, assai spregiudicata, che mise insieme comunisti e missini siciliani, allo scopo di fare fuori la Dc fanfaniana, allora egemone nell'isola.
Scrive Piero Melati:
" Aldo Profumo, padre dell'ex presidente di Unicredit Alessandro, direttore...della Elettronica Sicula, collegata alle grandi imprese Usa, azienda che inventò i tubi catodici per le tv a colori".
Se oggi ci guardiamo la televisione a colori, dunque, un merito personale ce l'ha anche Aldo Profumo.
Il figlio Alessandro, da par suo, non ha nemmeno bisogno di fondare un'impresa, a Siena.
Deve solo fare finta di lasciare il Monte in città, portandolo in concreto a Roma. Un banchiere a doppia dimensione, come detto: anche nel rapporto con lo spazio...
sabato 7 luglio 2012
Sanità: un Morellino da scansare ed un buco maledetto da ripianare...
Oggi ci sarebbe tanto altro su cui scrivere (la doppia intervista, inginocchiata, al Presidente di Mpr Profumo, le polemiche sempre più montanti sul Palio: di entrambe le cose si parlerà nella caldissima, prossima settimana), ma la pole position viene vinta dalla Sanità senesota, sempre più in ambasce.
Un Morellino da scansare, dunque. Che il Direttore delle Scotte, dottor Morello, sia in procinto di levare le tende, è cosa risaputa da mesi, e certamente è sempre più vicina la sua partenza dalle Scotte. Pare francamente forzato (per non dire altro) il presunto scoopone dei giornalisti professionisti del Corrsiena, che il 20 giugno hanno annunciato in pompa magna che ormai, per Morello, c'era il game over. Allora anche l'eretico fa uno scoopone extra-sanitario: il Commissario Enrico Laudanna (semper laudabitur) nell'aprile-maggio 2013 andrà via da Siena. Si guarda se c'azzecco? Ripeto: è chiarissimo che Morello se ne andrà a breve, ma se uno scrive che se ne va, e dopo venti giorni è sempre al suo posto, che scoopone sarebbe? Il noto diffamatore che gestisce questo blog, tempo fa, scrisse che la Direttrice sanitaria delle Scotte, dottoressa Flori Degrassi, era con la valigia in mano: dopo meno di 48 ore si levò da tre passi...
Il problema del buon Morello, è che NON LO VUOLE NESSUNO! A Firenze pare non siano così entusiasti dall'idea di accoglierlo. E le coperture politiche del tandem Enrico Rossi-Alberto Monaci, come si sa, sono ormai un ricordo di un'alleanza che fu.
Il problema è che questo tandem Rossi-Monaci lascia la Sanità senesota in brutte, bruttissime condizioni, con l'aggravante dei tagli montiani. Ma il Rossi demagogicamente fa la voce grossa contro il Governo, tacendo su Massa e sugli altri sprechi toscanoti.
I forti tagli abbinati allo scempio pregresso, infatti, prospettano per la Toscana tutta un futuro sanitario lacrime e sangue (si spera almeno non infetto...). Salvo cambiamenti, il prospetto toscano dei tagli nell'immediato futuro è il seguente:
2012, 65 milioni; 130 milioni per il 2013.
Per quanto concerne la Sanità locale, come al Monte ci vorrebbe un Piano industriale degno di cotanto nome. Il dottor Pestelli - incolpevole del pregresso - dovrebbe finalmente uscire dal letargo invernale (protrattosi sfortunatamente anche per tutta la primavera), e fare vedere effettiva discontinuità, non una versione ceccuzziana della stessa. Qualcosina ha fatto: qualcosina, appunto. Certo il fatto di essere stato nominato dal marito ( Enrico Rossi) della responsabile dell'attuale situazione, forse, non aiuta troppo...
Il sindacato aziendale, poi, dovrebbe smetterla di rimpiangere i pregressi comportamenti (quelli della dottoressa Benedetto): anche qui, il parallelismo con la situazione Monte è a tratti imbarazzante. Che senso ha lamentarsi del "mancato pagamento di prestazioni già effettuate relative agli anni 2008, 2009, 2010 e 2011"? Chi c'era, al timone, allora? Andiamo a rivedere le posizioni di alcuni sindacalisti in quel periodo?
Il Direttore generale Pestelli, oltre ai tagli imposti dalla spending review e a quelli cui dovrà mettere mano l'Assessore regionale alla Sanità Marroni, dovrà recuperare anche il disavanzo della precedente gestione Benedetto (si parla di una quindicina di milioni di euro, se non oltre!). Come farà a fare quadrare i conti?
URGE QUANTO PRIMA UN AIUTINO (AIUTONE) DA PARTE DEL TANDEM ROSSI-MARRONI.
Gigi Buffon scommetterebbe subito sull'arrivo di denaro fresco all'Asl senesota. E lui - come si sa - vince quasi sempre...
Ps Lunedì 9 luglio, dalle 15,00, davanti alla Camera di commercio in Piazza Matteotti, Sinistra per Siena (e chi vorrà aggregarsi) sarà presente per accogliere i soci pubblici dell'aeroporto di Ampugnano, simbolo dello spreco di denaro pubblico del territorio. Potrebbe essere il giorno della chiusura, quindi della fine dello scempio. Chi non è al mare o ai monti o ai laghi, farebbe bene ad esserci.
venerdì 6 luglio 2012
Estra: tutto a posto?
Tutti sanno, più o meno, cosa sia questa Estra, dal momento che le bollette del gas le devono pagare. Provate però a domandare all'omino della strada o alla donnina del mercato rionale (che a Siena non c'è...) cosa sia esattamente, questa Estra: "è il coso del gasse!", vi sentirete rispondere, da quelli più informati. Per cercare di rendere il nome popolare, in nome di una pedagogia di Potere ormai collaudata, la Casta ha pensato bene di intitolare il palasport di Viale Sclavo proprio Palaestra, mandando in soffitta, dalla sera alla mattina, lo storico Palasclavo.
Andando un pochino più a fondo, Estra è una multiutility pubblica nel settore dell'energia, telecomunicazioni e servizi pubblici. Nata dall'aggregazione di Intesa e degli omologhi di Arezzo e Prato, Estra vanta oggi circa 440mila utenti, un margine operativo cresciuto del 30% nell'ultimo anno, ed è capace di vendere più di 783milioni di metri cubi di gas naturale.
Per il ceccuzzianissimo Amministratore delegato Alessandro Piazzi (il "pentapoltronato", secondo la felice definizione degli illuminati), il gas è il core business della Società per azioni (così la donnina del mercato capisce subito). Se lo dice lui, capace di passare dall'Associazione industriali alla Fondazione Mps alla Sansedoni e a chissà che cosa d'altro, l'eretico ci crede subito, in modo fideistico ed aprioristico.
Si dà però il caso che qualche cosina, che NON si trova sul sito ufficiale e sulla stampa serva, a proposito di Estra, stia emergendo. Un paio di cose soprattutto, per circoscrivere meglio.
Per oggi, parliamo solo di una.
E lo facciamo appellandoci al Commissario Enrico Laudanna (semper laudabitur), nonchè ai suoi due nuovi collaboratori, la dottoressa Magi ed il dottor Tommasino.
A palese differenza di ciò che è stato fatto ad Arezzo, pare proprio che in sede di Consiglio comunale senesota NON SIA MAI STATO AUTORIZZATO IL PASSAGGIO DA INTESA AD ESTRA!
La giurisprudenza in materia chiarisce, in modo ineludibile, che il Comune deve avere un potere di controllo su questa multiutility: e che tale potere di controllo non può che concretizzarsi nella necessità di una PREVENTIVA AUTORIZZAZIONE DA PARTE DELL'AMMINISTRAZIONE INTERESSATA, per legittimare l'operazione di trasformazione societaria, dalla quale trasformazione consegue il subentro di un nuovo soggetto nella titolarità del rapporto concessorio.
Dato che è necessario che l'ente pubblico concedente (il Comune) autorizzi il subentro di un nuovo soggetto nella titolarità del rapporto concessorio, quindi, l'eretico si permette di suggerire alla troika comunale di attivarsi in tal senso: per evitare che agli enormi problemi di Bilancio che verranno fuori, prima o poi, si presenti anche un'altra patata alquanto bollente, di cui tutti noi faremmo volentieri a meno.
Sempre con un sentito ringraziamento alla professionalità specchiata di chi c'era prima, ovviamente...
Ps Se qualcuno vuole fare una superbirbata al Commissario Laudanna (semper laudabitur), perchè non gli porta una rassegna stampa, anche parzialissima, con gli articoli sul Buongoverno senesota (che so, dal 2006 ad oggi)? Avrà pur bisogno anche il Commissario di un po' di svago e di divertimento...
giovedì 5 luglio 2012
Il Duomo: una cascata di euroni...
Ormai è cosa chiara, evidente, solare da tempo: chi ha in mano la Cattedrale di Siena, vuole farci soldi a palate. Gli interessa solo quello, inutile girarci tanto intorno. Altro che tassa di soggiorno...
Da anni in Duomo i turisti devono pagare 3 euro, per entrare: e su questa "tassa" sul sacro illo tempore perfino un Antonio Socci ebbe da eccepire.
Adesso, però, le cose stanno degenerando (sono degenerate), per almeno due motivi: in primis, ci sarebbe una recente direttiva della Cei che apre i luoghi di culto alla gratuità. A Siena, non ha lasciato traccia alcuna. Qualcuno sa il perchè? In secondo luogo, una novità ancora in divenire (16 luglio) pare davvero l'ultimo affronto succhiasoldi (pregasi attendere solo qualche rigo).
Una premessa è d'obbligo: tutto il discorso della gestione dei biglietti è stato esternalizzato di recente dall'Opera del Duomo ad una società fiorentina, l'Opera laboratori Firenze Spa, che già gestisce gli Uffizi, Palazzo Pitti et alia. Dal luglio 2009, poi, hanno in gestione anche i bookshop dei musei vaticani. Si parla di gente molto, molto referenziata, ai rami apicali. Dal sito:
"Nel 2005 la società ha esteso la sua presenza nelle realtà culturali della città di Siena, dove ha aperto una propria sede per coordinare la gestione delle librerie di tutti i musei della città e l'attività di valorizzazione di siti e di Palazzi storici nel territorio".
Come abbiano valorizzato il patrimonio culturale senese, all'eretico non è chiaro (se la Spa ci sa fare alcuni esempi, ne prendiamo volentieri atto); mentre è invece chiaro cosa accadrà dal prossimo lunedì 16 luglio, come segnalatomi dall'attivissima guida turistica Chiara Savoi (una che, a differenza di altre sue colleghe, non ha paura di esternare il suo pensiero fortemente critico su certe storture). Dal 16 luglio 2012, dunque, tutti i gruppi di turisti (superiori a 15) dovranno pagare - oltre al ticket di ingresso e ovviamente alla guida - 1,50 euro per avere le cuffie auricolari (monouso) per la visita del Duomo (durata della visita con gli auricolari? 20-25 minuti, non di più). Novità solo apparentemente piccola: provate a passare qualche minuto in Cattedrale, e guardate in alta stagione quanti gruppi ci sono, all'interno.
Capitale europea della Cultura? Qui si tira solo alla spremitura. E non delle olive...
A proposito, l'eretico stamattina ci è andato, in Duomo. In quanto residente, si entra gratis, ma ci sarebbe da fare comunque la fila per farsi dare il biglietto gratuito. Il ragazzo di servizio alla porta del Perdono, dettogli della lunga fila, alla fine mi fa passare. Ci sarebbe stato da stare una mezz'oretta in fila.
Conoscendolo già un pochino e non avendo impellenti necessità di preghiere, mi faccio un giro per vedere quanti siano i posti dove potere succhiare soldi ai turisti. In ordine sparso: il "telefono" che informa, a 2 euroni pieni (e "non da resto", senza accento); teca con "offerte per restauri del Duomo", piena soprattutto di dollari (gli euro li levano la mattina presto?); zona bookshop: macchinetta delle bevande, classica. Qualunque prodotto (caffè, tè, cappuccino), 80 centesimi (ma dà il resto); in fondo, c'è il Wc: 50 centesimi per urinare (o altro) in zona sacra.
In pratica, mancano solo i videopoker...
Ps Il 3 sera, mentre l'Ondina santa e benedetta faceva il suo festoso rientro verso Via Duprè, un gruppo di sacerdoti era presente alla Costarella: Acampa Giuseppe, il Grassini segretario del Vescovo e prete di Provenzano, più un paio di altri baldi giovani. Tutti in borghese. Loro all'altezza del verrocchio. A metà Costarella, invece, il povero don Andrea Bechi era tutto solo soletto: nervoso, visibilmente teso, forse contrariato. La sua tensione (almeno apparente) contrastava con l'allegria sfacciata ostentata dal suo grande amico Acampa, prodigo di sorrisoni ed abbracci verso gli astanti, poco sotto. Dai, don Bechi, don't worry, be happy!! La vita insegna a tutti: bisogna essere un po' sportivi, senza prendersela troppo...
mercoledì 4 luglio 2012
Iniziativa ereticale: concorso "Il cemento è vita"
Frank Lloyd Wright diceva che il primo compito di ogni essere umano è quello di lasciare il mondo più bello di come l'ha trovato. Più modestamente, l'eretico sostiene che in loco sarebbe stato bastevole che gli amministratori l'avessero lasciato NON TROPPO PEGGIO di come l'avevano trovato, il piccolo - ma meraviglioso - mondo intorno a loro.
Neanche questo, purtroppo, è stato ottenuto. Per i gusti ereticali, c'era già qualche gru di troppo nell'ultimo biennio picciniano, ma è certo che la devastazione di non poca parte del territorio comunale è avvenuta nel decennio cenniano (non a caso - come più volte detto - Maurizio Cenni è stato il peggior Sindaco dal dopoguerra); Franchino il Ceccuzzi, pur con tutta la buona volontà, non ha potuto fare troppi danni: 1 anno, per i tempi della pianificazione edilizia, è troppo poco.
Il 1 novembre 2006, a ridosso delle mura di Baldassarre Peruzzi in zona Porta Pispini, avvenne ciò che avvenne (vedasi la devastante copertina de Le mani sulla città): quella che fortunatamente non fu una strage, è stata comunque il simbolo dell'ipercementificazione senesota voluta dalla Casta di Siena, in particolare dal duo Cenni-Minuti (Assessore competente).
Alcune zone della città (Via Vivaldi appunto, quella intorno alla stazione ferroviaria compreso Viale Bracci e non so quante altre ancora) sono state ricoperte di cemento, quasi sempre a puri fini speculativi: aumenta in modo esponenziale il cemento, NON aumentano i cittadini (residenti o domiciliati che siano).
In un'intervista a Repubblica di lunedì scorso (pagina 43), il grande architetto inglese (ma nato a Firenze, nel 1943) Richard Rogers, a precisa domanda di Franco Marcoaldi sulla "rapina del territorio", ha risposto, testuale:
"Qui (in Italia, Ndr) purtroppo c'è di mezzo la politica, una cattiva politica, totalmente disinteressata ad una vera pianificazione urbanistica.
Quanto all'Inghilterra, si sta recuperando una lunga fase di disattenzione. E proprio qui a Londra si è presa una decisione molto semplice in tal senso: si può costruire esclusivamente sui brownfields, terreni già edificati in precedenza".
Più chiaro di così, l'archistar italo-inglese (autore, con Renzo Piano, del Centre Pompidou parigino e, in seguito, del Millennium Dome a Londra) non poteva proprio essere. Lui vorrebbe una città "compatta" e "sostenibile": nei fatti, però, non solo negli slogan preelettorali. Uno dei più grandi architetti del mondo, dunque, può essere considerato uno che si è dato all'antipolitica (con gli amministratori locali che magari sostengono di essere autentici riformisti, in nome del Bene comune)?
Il fatto è che i castisti se ne vanno (anche se fanno di tutto per tornare!), ma il cemento - implacabile memento di chi ha governato - resta: perchè se c'è una cosa certa, in Italia, è che una volta che si è costruito, quella "cosa" che è venuta fuori, resterà per decenni, se non oltre.
Ci sarebbe così tanto altro da dire, ma cerchiamo di stringere e di diventare operativi: l'iniziativa ereticale, dunque.
Il titolo è "Il cemento è vita" (ironico, per i lenti di comprendonio). Per dieci giorni da oggi, i lettori potranno scrivere quale sia, a loro parere, lo scempio o comunque la bruttura edilizia che più li turba, vicino o lontano da casa loro.
Ad insindacabile giudizio ereticale, as usual, verranno assegnati ben due (non ambitissimi) premi. Per la bruttura cittadina (perimetro comunale senesota, mi raccomando) del decennio appena trascorso, ci sarà il Gran Premio commendator Maurizio Cenni; per la bruttura più raccapricciante all'interno del territorio provinciale nell'ultimo decennio, sarà assegnato il Gran Premio Fabio Ceccherini, ex Presidente della Provincia nonchè grande teorico dell'ipercementificazione su scala senese.
Chi scrive, è pregato di descrivere, al meglio delle proprie possibilità, l'ubicazione dell'edificio, non dando per scontato che le migliaia di lettori lo debbano conoscere; più informazioni ci sono (ditta costruttrice, metratura all'ingrosso, servizi ed infrastrutture intorno et alia), meglio è.
Buon lavoro, dunque!
Ps Se uno ha una sana tendenza autocritica venata da masochismo, può anche segnalare casa sua...
martedì 3 luglio 2012
3 luglio 1944: la Liberazione di Siena
Perfino al momento della sua Liberazione dal giogo nazifascista, Siena ha avuto delle peculiarità che la rendono a tratti unica nel panorama delle coeve liberazioni. Peculiarità che non sembra inopportuno o pleonastico andare a rivisitare, a 68 anni esatti da quegli eventi.
Siena città liberata senza (quasi) sparare un colpo, al momento del passaggio delle consegne; Siena liberata dagli Alleati senza l'ausilio nè dei partigiani, nè del pur ricostituito Esercito italiano; Siena, città nella quale il fascistissimo Podestà, ingegner Luigi Socini Guelfi, si potè tranquillamente ed orgogliosamente permettere di uscire dalla porta principale del Comune, quel giorno, e di tornarsene a casa senza alcuna scorta, per poi reinserirsi, dopo il 1944, in svariati campi del mondo cittadino.
Un grande quesito storiografico che spesso ci si pone è: sarebbe stata auspicabile una insurrezione partigiana, di supporto ai francesi, per liberare Siena? Già l'insigne professor Mario Bracci ebbe a rispondere che era stato meglio sacrificare la "gloriuzza" che sarebbe derivata da un'insurrezione partigiana, pensando all'autentico Bene comune, che era ovviamente quello, nell'estate del 1944, di fare in modo che la città ed i cittadini subissero meno danni possibili. Evitare bagni di sangue e macerie, insomma. Mario Bracci aveva del tutto ragione.
"Al nemico che fugge, ponti d'oro", è una vecchia massima delle vicende belliche. L'eretico ha sentito al proposito il parere di Claudio Biscarini, grande esperto di storia militare (locale e non solo), vorace e scrupolosissimo ricercatore di carte d'archivio sul secondo conflitto bellico, il quale 20 anni or sono pubblicò, per la Nuova immagine, un volume fondamentale, sull'evento in oggetto: "1944: i francesi e la liberazione di Siena" (pagine 160, con stupende foto e documentazione varia).
Biscarini concorda in pieno sul fatto che la non-insurrezione fosse da preferire all'azione partigiana. "I tedeschi avevano già deciso di abbandonare la città perchè indifendibile", ci dice. Il rischio, in sostanza, era quello, per loro, di restare chiusi dentro (Siena è aggirabile, soprattutto da est e da ovest): e non sarebbe certo stato un assedio di stampo medievale...
In più, le armi: pistole e moschetti partigiani ben poco avrebbero potuto contro i pezzi da 105mm dei Panzergrenadier.
Ci fu quindi solo un piccolo scontro a Vicobello, contro i parà teutonici in fase di ripiegamento: ben poco, rispetto ad altre realtà come per esempio Firenze (benchè Biscarini dica che perfino l'insurrezione fiorentina avvenne quando il grosso delle truppe naziste era ormai sul Mugnone, più che sull'Arno).
Alle luci dell'alba di quel 3 luglio 1944, la III Divisione fanteria guidata dal Generale De Monsabert, la IV Divisione marocchina da montagna unita alla II Divisione fanteria (riunite nel Corpo di montagna già in azione dalle parti di Montecassino), capitanate dal Generale Sevez, entrarono dunque in Siena (il 29 giugno erano state passate in rassegna da De Gaulle a Castiglion d'Orcia, come documentato da indimenticabili foto presenti nel libro di Biscarini).
Entrarono da sud-ovest, in particolare da Porta San Marco (dove dal 1994 infatti è presente una targa commemorativa con le parole di De Monsabert che ordinava perentoriamente ai suoi soldati di risparmiare la bellezza di Siena, non tirando "oltre il XVIII secolo", pena la morte).
L'accoglienza della popolazione fu entusiastica, a tal punto che l'allora arcivescovo Mario Toccabelli (tale dal 1935 al 1961!) ne rimase a tratti scandalizzato.
Dobbiamo al professor Achille Mirizio l'edizione del "Diario di guerra (1944-1946) di Mario Toccabelli" (Edizioni il Leccio, pagine 186).
La scelta di campo dell'uomo di Chiesa risulta subito chiara: dal 3 luglio 1944, la città per lui è occupata dagli Alleati. Sì, proprio così: il 14 luglio, per esempio, sarà il "dodicesimo giorno dell'occupazione".
Scrive il 3 luglio il Toccabelli, in pieno afflato manzoniano (si pensi all'Adelchi, in primis).
"Alle 7 passano ai Quattro Cantoni le prime camionette e dei carri armati - in cielo volteggiano leggeri e silenziosi degli aerei. Il campanone della Torre dà alcuni rintocchi, la gente grida, sventola fazzoletti e fa festa ai nuovi venuti. A ME VIEN DA PIANGERE! Liberatori? Anche con le migliori intenzioni, NON POSSONO ESSERE CHE I NUOVI PADRONI. E fin quando si è sotto un padrone non si è liberi e non si fa festa".
Parole (scritte, si badi bene) che vanno ovviamente contestualizzate, ma che restano inquietanti.
Oltre alla forte diffidenza verso i liberatori, l'arcivescovo non riesce proprio a digerire un paio di altre cose: alcuni giovani che escono per strada "uno con il berretto garibaldino e tre ragazzi che portano il ritratto di Garibaldi e cantano Bandiera rossa trionferà", nonchè alcune ragazze, su cui l'alto prelato è sferzante:
"Nauseante il contegno di certe ragazze, che ieri se ne andavano con i tedeschi e ora con i francesi con indifferenza e sfrontatezza".
Toccabelli almeno in parte si ammorbidisce allorquando vede che i francesi sono amanti dell'arte e della bellezza locale (cosa che era comune ad altri grandi militari del campo opposto, si pensi al tedesco Von Senger und Etterling), nonchè religiosissimi e devoti. Ecco allora che il 4 luglio, dopo la solenne Messa cantata in Duomo alle 8,30, Toccabelli scrive:
"In tutti i presenti fu grande l'edificazione. E dopo la S. Messa sceso vicino ai Generali, dissi loro in francese: "La Francia è sempre la Francia di Clodoveo, di Paray le Monyal, di Lourdes e di Lisieux. Vi ringraziamo dell'inobliabile esempio di fede e di pietà cristiana che ci avete offerto".
Subito dopo, innanzi al Palazzo Comunale, su cui sventolano le bandiere inglese, americana e francese, fu passata una grande rivista dal Generale in capo, mentre i cannoni sparavano a salve".
La grande manifestazione, però, doveva ancora venire: ci sarebbe infatti stata, non a caso, il successivo 14 luglio. Ne scriveremo, con dovizia di particolari, in occasione dell'anniversario.
Siena città liberata senza (quasi) sparare un colpo, al momento del passaggio delle consegne; Siena liberata dagli Alleati senza l'ausilio nè dei partigiani, nè del pur ricostituito Esercito italiano; Siena, città nella quale il fascistissimo Podestà, ingegner Luigi Socini Guelfi, si potè tranquillamente ed orgogliosamente permettere di uscire dalla porta principale del Comune, quel giorno, e di tornarsene a casa senza alcuna scorta, per poi reinserirsi, dopo il 1944, in svariati campi del mondo cittadino.
Un grande quesito storiografico che spesso ci si pone è: sarebbe stata auspicabile una insurrezione partigiana, di supporto ai francesi, per liberare Siena? Già l'insigne professor Mario Bracci ebbe a rispondere che era stato meglio sacrificare la "gloriuzza" che sarebbe derivata da un'insurrezione partigiana, pensando all'autentico Bene comune, che era ovviamente quello, nell'estate del 1944, di fare in modo che la città ed i cittadini subissero meno danni possibili. Evitare bagni di sangue e macerie, insomma. Mario Bracci aveva del tutto ragione.
"Al nemico che fugge, ponti d'oro", è una vecchia massima delle vicende belliche. L'eretico ha sentito al proposito il parere di Claudio Biscarini, grande esperto di storia militare (locale e non solo), vorace e scrupolosissimo ricercatore di carte d'archivio sul secondo conflitto bellico, il quale 20 anni or sono pubblicò, per la Nuova immagine, un volume fondamentale, sull'evento in oggetto: "1944: i francesi e la liberazione di Siena" (pagine 160, con stupende foto e documentazione varia).
Biscarini concorda in pieno sul fatto che la non-insurrezione fosse da preferire all'azione partigiana. "I tedeschi avevano già deciso di abbandonare la città perchè indifendibile", ci dice. Il rischio, in sostanza, era quello, per loro, di restare chiusi dentro (Siena è aggirabile, soprattutto da est e da ovest): e non sarebbe certo stato un assedio di stampo medievale...
In più, le armi: pistole e moschetti partigiani ben poco avrebbero potuto contro i pezzi da 105mm dei Panzergrenadier.
Ci fu quindi solo un piccolo scontro a Vicobello, contro i parà teutonici in fase di ripiegamento: ben poco, rispetto ad altre realtà come per esempio Firenze (benchè Biscarini dica che perfino l'insurrezione fiorentina avvenne quando il grosso delle truppe naziste era ormai sul Mugnone, più che sull'Arno).
Alle luci dell'alba di quel 3 luglio 1944, la III Divisione fanteria guidata dal Generale De Monsabert, la IV Divisione marocchina da montagna unita alla II Divisione fanteria (riunite nel Corpo di montagna già in azione dalle parti di Montecassino), capitanate dal Generale Sevez, entrarono dunque in Siena (il 29 giugno erano state passate in rassegna da De Gaulle a Castiglion d'Orcia, come documentato da indimenticabili foto presenti nel libro di Biscarini).
Entrarono da sud-ovest, in particolare da Porta San Marco (dove dal 1994 infatti è presente una targa commemorativa con le parole di De Monsabert che ordinava perentoriamente ai suoi soldati di risparmiare la bellezza di Siena, non tirando "oltre il XVIII secolo", pena la morte).
L'accoglienza della popolazione fu entusiastica, a tal punto che l'allora arcivescovo Mario Toccabelli (tale dal 1935 al 1961!) ne rimase a tratti scandalizzato.
Dobbiamo al professor Achille Mirizio l'edizione del "Diario di guerra (1944-1946) di Mario Toccabelli" (Edizioni il Leccio, pagine 186).
La scelta di campo dell'uomo di Chiesa risulta subito chiara: dal 3 luglio 1944, la città per lui è occupata dagli Alleati. Sì, proprio così: il 14 luglio, per esempio, sarà il "dodicesimo giorno dell'occupazione".
Scrive il 3 luglio il Toccabelli, in pieno afflato manzoniano (si pensi all'Adelchi, in primis).
"Alle 7 passano ai Quattro Cantoni le prime camionette e dei carri armati - in cielo volteggiano leggeri e silenziosi degli aerei. Il campanone della Torre dà alcuni rintocchi, la gente grida, sventola fazzoletti e fa festa ai nuovi venuti. A ME VIEN DA PIANGERE! Liberatori? Anche con le migliori intenzioni, NON POSSONO ESSERE CHE I NUOVI PADRONI. E fin quando si è sotto un padrone non si è liberi e non si fa festa".
Parole (scritte, si badi bene) che vanno ovviamente contestualizzate, ma che restano inquietanti.
Oltre alla forte diffidenza verso i liberatori, l'arcivescovo non riesce proprio a digerire un paio di altre cose: alcuni giovani che escono per strada "uno con il berretto garibaldino e tre ragazzi che portano il ritratto di Garibaldi e cantano Bandiera rossa trionferà", nonchè alcune ragazze, su cui l'alto prelato è sferzante:
"Nauseante il contegno di certe ragazze, che ieri se ne andavano con i tedeschi e ora con i francesi con indifferenza e sfrontatezza".
Toccabelli almeno in parte si ammorbidisce allorquando vede che i francesi sono amanti dell'arte e della bellezza locale (cosa che era comune ad altri grandi militari del campo opposto, si pensi al tedesco Von Senger und Etterling), nonchè religiosissimi e devoti. Ecco allora che il 4 luglio, dopo la solenne Messa cantata in Duomo alle 8,30, Toccabelli scrive:
"In tutti i presenti fu grande l'edificazione. E dopo la S. Messa sceso vicino ai Generali, dissi loro in francese: "La Francia è sempre la Francia di Clodoveo, di Paray le Monyal, di Lourdes e di Lisieux. Vi ringraziamo dell'inobliabile esempio di fede e di pietà cristiana che ci avete offerto".
Subito dopo, innanzi al Palazzo Comunale, su cui sventolano le bandiere inglese, americana e francese, fu passata una grande rivista dal Generale in capo, mentre i cannoni sparavano a salve".
La grande manifestazione, però, doveva ancora venire: ci sarebbe infatti stata, non a caso, il successivo 14 luglio. Ne scriveremo, con dovizia di particolari, in occasione dell'anniversario.
lunedì 2 luglio 2012
Palio: cavalli che non corrono, cavalli che ritornano...
La notizia del giorno è che questo Palio non vedrà la presenza in Piazza della Contrada della Tartuca: il suo cavallo, Lamagno, castrone baio di 8 anni, ha riportato, secondo il comunicato comunale, una "infrazione di un processo retrossale della terza falange dell'anteriore sinistro". Una volta di più, ci si chiede a cosa serva allora tutta questa iperregolamentazione preventiva: filtri selettivi, previsite, analisi di ogni sorta (tutti pagati dai cittadini, bene saperlo). A quasi ogni Palio, poi, arriva la brutta sorpresa, per l'una o l'altra Contrada. Sempre e tutti infortuni cagionati durante le prove di avvicinamento al Palio? Va bene che siamo nella città dei grandi bugiardoni, ma insomma...
Per un cavallo che non corre stasera, uno che ritorna alla grande (anche se non era mai andato via): Acampa Giuseppe. Dopo essersi ritagliato, nelle cerimonie ufficiali, un basso profilo, stamattina il suo Vescovo l'ha finalmente riportato al rango che gli compete: primus inter pares fra i sacerdoti senesoti. Acampa, con voce sicura e ben cadenzata, ha letto il Vangelo, fra le altre cose, durante la tradizionale Messa del fantino di stamattina. Il Buoncristiani, poi, da par suo ha riproposto, per l'ennesima volta, la solita, stantìa oltremodo, omelia all'insegna del Bene comune da ritrovare e da perseguire, con tanto di citazione dai Fioretti di San Francesco (il Palio è dedicato agli 800 anni dalla prima visita del poverello di Assisi in loco: mai ricorrenza è sembrata più opportuna da ricordare...). Il successore apostolico di Sellano ha anche stigmatizzato chi ha portato nella lotta politica senesota gli stessi metodi (nel senso negativo del termine) del Palio. Buoncristiani contro i Monaci? Non ci sarebbe da stupirsi.
Fra i presenti alla Messa, Quello della Provincia (cui è toccato svegliarsi presto e mettersi il vestito d'ordinanza), ovviamente il Commissario Laudanna (semper laudabitur), nonchè un'altra new entry: Alessandro Profumo. "Cosa mi tocca fare la mattina presto, per fare credere a questi sempliciotti che il Monte è ancora loro", avrà pensato Profumo, mentre assisteva alla funzione sacra officiata dal tandem Acampa-Buoncristiani. Forgiato ad un cattolicesimo maturo e conciliare, politicamente bindista (nel senso di Rosaria), chissà se qualcuno ha raccontato al Presidente Mpr della macchinona regalata al lettore del Vangelo da parte dell'imprenditore Caovilla, mentre si trattava del prezzo di un immobile di cui il Caovilla stesso era acquirente. Sarebbe interessante conoscere il suo (di Profumo) pensiero, al riguardo: ma sappiamo bene che lui è venuto in città con il preciso diktat castista di non toccare certi argomenti e certi personaggi (come Acampa, appunto). Almeno in pubblico, almeno.
E Veronica Lario nella Selvina? Chi l'avrà invitata, e perchè? Di certo non Elisa Toti, la senese (torraiola) che passava le notti da Silvione perchè tornare a casina con la nebbia era pericoloso, come in sintesi ebbe a dichiarare lei. Intrigante, questa presenza.
Il finale, però, è tutto per Franchino il Ceccuzzi: ci sono i cavalli che non corrono per infortunio (il povero Lamagno della Tartuca), ci sono quelli che ritornano in grande spolvero (Acampa Giuseppe). Ci sono anche quelli che scalpitano, frementi: come l'ex Sindaco, appunto. Il suo primo Palio da ex primo cittadino, gli ha riservato un'amarissima postilla: per non rischiare contestazioni da parte di una parte della Contrada, il torraiolo Franchino ha preferito non prendere parte alla cena di ieri. C'è sempre il Mangia e bevi (la tradizionale fiera gastronomica di Salicotto) per rimediare.
Buon Palio - nonostante tutto - ai lettori tutti, anche ai biliosi: domani il blog proporrà un pezzo di notevole interesse culturale (sul serio, eh). A meno che non vinca quella bianca, arancione e verde...
Ps Ieri l'Italia del calcio è stata battuta (in modo umiliante, peraltro) dalla Spagna del grande Xavi. Qualcuno, in città, ha tirato un sospiro di sollievo.
Cosa sarebbe successo in caso di vittoria italiota - con cortei estemporanei, assai numerosi e rumorosi, in Piazza - la notte delle Cene propiziatorie? Domanda che non avrà risposta. Forse è meglio così...
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