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lunedì 30 aprile 2012

Gli sponsor di Franchino: Enrico Rossi e Santa Caterina...

 
   L'eretico chiede pietà, in quest'ultimo dì d'aprile: non ce la fa più a scrivere di Franchino il Ceccuzzi! La gente ne chiede per strada, gli articoli su di lui spopolano sul blog surclassando altri pezzi ben più meritori...con questo 30 aprile, in attesa del 15 maggio, si inizierà un periodo di astinenza ceccuzziana, dunque (salvo clamorose novità, si capisce).
 Oggi chiudiamo l'aprile ceccuzziano (con le focalizzazioni del 3 e del 27) con un articolo concernente i suoi due grandi sponsor calati a Siena tra ieri ed oggi: Santa Caterina ed Enrico Rossi. Ascetica e profetica l'una, ascetico e profetico l'altro: Caterina capace di confrontarsi con Cardinali e Papi, il Rossi - più modestamente - capace di tenere testa al giovin Matteo Renzi, nella tenzone interna al Pd toscano e nazionale. Perchè è bene sapere che il Rossi vorrebbe fare il leader nazionale del Pd, facendo le scarpe agli altri, proprio presentando al Partito le sue credenziali di ottimo (a suo dire) amministratore locale. A dirla tutta, il suo operato sulla Sanità toscana non sembra tutto luci e luci più forti, come lui vuole fare credere: vedremo in futuro, perchè non di questo trattiamo stasera.

 Oggi l'Enrico da Pontedera con furore è tornato - dopo il matrimonio con l'ex Direttore dell'Asl senese Laura Benedetto, protagonista di questo blog la scorsa estate - in Comune: non per risposarsi, ma per dare il suo concreto aiuto politico al dead major walking, cioè allo sfiduciato Franchino (colui che l'ha unito in matrimonio appunto con la Benedetto). Ad uso e consumo della stampa locale, che ha visto bene di evidenziare il pieno feeling fra l'Enrico e Franchino (c'era anche quello della Provincia, ma - come al solito - se n'è accorto solo lui). Condivisione totale fra i due, dunque: e non c'era da dubitarne. Il Bisi stamattina presentava il Rossi come il Gran pacificatore nella faida intestina Monaci-Ceccuzzi, visto che il Rossi Alberto Monaci (Presidente del Consiglio regionale) bene lo conosce, per tanti motivi. In questo momento, ovviamente è più Franchino ad avere bisogno del Presidente, che non il contrario; d'altro canto, però, se salta definitivamente Siena, salta il Pd, almeno a livello toscano, e l'ambiziosissimo Rossi rischia di vedere naufragare le sue ambizioni nazionali, per le quali si prepara da tempo con oculatezza, riuscendo a trovare sponde giornalistiche mica da poco (lo stesso Scalfari, per esempio).

   Ieri pomeriggio, invece, Franchino ha fatto il suo discorsetto su Santa Caterina. In primo luogo, per l'ennesima volta la parola discontinuità è parsa la buffonata che è, se da lui (e dai suoi corifei) pronunciata: un intervento speculare a quello che il Cenni ogni anno faceva (e che l'eretico si è sorbito per tre o quattro volte): il potere prestato, e giù con tutta la bolsa retorica cateriniana. Cenni e Ceccuzzi, pari sono (o forse sono gli stessi a scriverglieli, questi alati interventi? La citazione di Norberto Bobbio legata alla mistica di Fontebranda grida vendetta!).
Esattamente come faceva il paonazzo del Nicchio (forse anche il barbuto Piccini, ma a quell'epoca l'eretico aveva di meglio da fare che perdere tempo ad ascoltare questi discorsetti), Franchino ha cercato di tirare per la giacchetta Caterina:
 "Nel nostro lavoro quotidiano del resto, l'impegno è quello di garantire che anche la nostra città sia luogo dove, NEL SOLCO DEGLI INSEGNAMENTI DI CATERINA, si coltivi il BENE COMUNE, piuttosto che l'interesse particolare".
L'eretico ormai ha raggiunto il livello di insopportazione che Goebbels aveva per la Cultura, quando si offende l'intelligenza altrui con questa boiata del BENE COMUNE: "Quando sento parlare di Bene comune, metto mano alla fondina!", parafrasando lo strettissimo collaboratore hitleriano.
 Uno prima sfascia lo sfasciabile (in compagnia di pochi altri) di una città, poi si mette a fare i discorsi sul Bene comune?
 Ebbene sì, ebbene sì.
Davanti a due alfieri e un tamburino per Contrada, poi, Franchino si è goduto lo spettacolo della sbandierata collettiva in Piazza: visto che la prossima sbandierata collettiva (con un solo alfiere, peraltro) ci sarà il 2 luglio, a pochi minuti dal Palio, sarà sempre Sindaco, o lo spettacolo se lo godrà il Commissario ad acta, con Franchino a rodersi il fegato?

 Comunque, statene ben certi: se Caterina vivesse oggi, sarebbe di certo del Pd. E sarebbe inserita in Consiglio comunale come quota rosa, a mo' di captatio benevolentiae verso l'elettorato cattolico. Ma sarebbe monaciana o ceccuzziana, sponda Massimo Bianchi, l'idolo delle suorine?

Ps Ieri sera, dopo le cerimonie cateriniane, rientro della Comparsa montonaiola, quasi di buio: le ex Priori Anna Carli e Lucia Cresti tutto il tempo accanto, a chiaccherare fitto fitto. Senz'altro del Bene comune...  

domenica 29 aprile 2012

L'eretico a Roma(I): Campo dei fiori

 
 
    Inizia oggi una serie di pezzi romani dell'eretico: un viaggio in una serie di luoghi (più o meno conosciuti) della Città eterna che propongo ai lettori, sperando di invogliarne qualcuno a visitarli e qualcun altro a rivisitarli, magari con rinnovata curiosità.

  Non si poteva non iniziare dal luogo simbolo dello scontro tra ortodossia ed eresia, nonchè dall'unica Piazza di importanza storica, a Roma, a NON avere una Chiesa all'interno del suo perimetro : quel Campo dei fiori, ove giovedì 17 febbraio 1600 fu arso Giordano Bruno, l'eretico impenitente che NON volle sottomettersi alla Chiesa.
 Al centro della Piazza, si staglia l'enorme monumento in sua memoria, creato dalla maestria di Ettore Ferrari, scultore e massone anticlericale, nonchè Consigliere comunale romano a fine Ottocento. Eretta nel 1889 (il 9 giugno, per Pentecoste), la statua affida ai posteri un'immagine pensosa, meditabonda del Bruno. Intorno a lui, 8 medaglioni di altri grandi eretici, martiri del libero pensiero (fra i quali Aonio Paleario, che a Colle Val d'Elsa prese casa e moglie e del quale riparleremo, non appena ce ne sarà il tempo).
Cosa alquanto discutibile (a parere di alcuni, vergognosa), ai piedi della statua si svolge tutti i giorni un mercatino tanto vivace quanto chiassoso (ritratto nel film con la Magnani ed Aldone Fabrizi, del 1943), al punto che, in pratica, il momento migliore per godersi la Piazza ed il monumento è quello del tramonto, o giù di lì: dopo la fine del mercatino (con conseguente, rumorosa, pulizia della Piazza), e prima che sciamino in loco frotte di giovani per la movida romana, specie il venerdì ed il sabato sera.

 Proprio verso le sette di un pomeriggio di aprile, una settimana fa, mi è capitato di essere a Campo dei fiori: gli unici esseri viventi sopra la testa del Bruno erano le rondini e gli immancabili gabbiani romani. Perchè appunto il filosofo guarda tutti dall'alto in basso, con la caratterizzazione indubbiamente severa ed arcigna che il Ferrari gli ha attribuito. Seduto a pochi metri dal luogo in cui fu arso, mi chiedevo cosa direbbe o comunque penserebbe il Bruno della variegata umanità che si vede girare intorno, giorno dopo giorno, da quel giugno 1889 in cui perfino il Presidente del Consiglio Francesco Crispi (il Premier più anticlericale che l'Italia abbia mai avuto) venne ad omaggiarlo, mentre Leone XIII (Papa opportunisticamente "progressista") era a digiunare e pregare in San Pietro, inorridito per lo scandalo della profanazione della Città Santa cagionata dal monumento del Ferrari.
Alla fin fine - riflettevo - ha vinto il Bruno: la Chiesa non può più ammazzare nessuno, al massimo si concede piccate querele; il libero pensiero oggi è tale (pur con tutti i limiti che sappiamo), e grazie ad Internet ci sono praterie di comunicazione e di scambio prima sic et simpliciter impossibili; le Chiese sono di norma semivuote (perfino a Roma, perfino a Roma!).
Il punto, però, è questo: chi è stato a sconfiggere la Chiesa (certo non a morte), chi è stato a costringerla ad autorelegarsi ad una posizione di mera conservazione dell'immenso potere politico-finanziario che ancora detiene (con le poche, lodevolissime, eccezioni)? Insomma, ha vinto il libero pensiero bruniano, o altro?
Con amarezza per il grande Bruno, dobbiamo concludere che la "sconfitta" della Chiesa è dovuta in massima parte al benessere, alla consumer society, alla televisione, ad Internet stesso. Alla secolarizzazione, quindi.

  Ci ripasso verso le undici del sabato: la Piazza è - come previsto - stracolma di ragazzini, chi con la birra, chi con la sigarettina d'ordinanza in mano (molti, con entrambe le cose). Ragazzine con minigonne da paese dell'Est. Si notano già i primi elementi annebbiati dall'alcol. Immagino che dopo qualche ora chi di dovere dovrà pulire con una certa lena, se vuole riconsegnare la Piazza decente ai fruitori della domenica mattina. Per questi ragazzi, probabilmente è più importante Maria De Filippi che non Giordano Bruno. Forse molti di loro (non tutti, si vuole sperare) ritengono che colui che li guarda sia un rapper d'altri tempi, tutto incappucciato come lo vedono...
Cosa penserà, Giordano, dall'alto?

sabato 28 aprile 2012

L'indifendibile Franchino perde anche la dignità...

   A 24 ore dalla "barbiconizzazione" di Franchino il Ceccuzzi, molto dobbiamo aggiungere a ciò che è accaduto il 27 aprile.
In primis, ciò che è accaduto oggi: nella odierna conferenza stampa, Ceccuzzi NON ha avuto neanche la dignità politica - e non solo -  di dimettersi (che deve succedere, ancora?), procrastinando il tutto al prossimo Consiglio comunale del 15 maggio. Il Sindaco pensa dunque di potere risollevare la situazione in questi 15 giorni, evidentemente: con i voti di chi, non è dato sapere. Vedremo, vedremo.

  Torniamo a ieri, alla "barbiconizzazione" ceccuzziana. Alcune considerazioni ereticali.
Sacrosanto parlare dei monaciani, ma ricordiamoci che fra gli antiCeccuzzi c'è anche la Mugnaini e c'è il poco citato Meacci, cenniano e cigiellino di ferro. Anche il paonazzo del Nicchio si sta togliendo le sue belle soddisfazioni (come quando ebbe la faccia di andare allo sciopero montepaschino, dicendo - mentre Franchino veniva subissato di fischi -  che sotto di lui la Banca andava benone...): giusto metterlo nella dovuta evidenza, no? Nel suo intervento, il Meacci non a caso ha irriso platealmente alla parola "discontinuità", dichiarandosi orgogliosamente continuo, lui.
Il mantra della discontinuità, appunto. Risuonato impunemente anche ieri, in Consiglio comunale. Fra i più infervorati filoceccuzziani, ovviamente il vicesindaco Marzucchi, voluto a gran forza da Franchino, un anno fa. Quello sarebbe stato un bel segno di discontinuità, prima del voto: invece il Marzucchi vicesindaco era con il Cenni, vicesindaco è restato sotto Franchino! Che discontinuità, wow!  E la moglie di Alberto Monaci, Anna Gioia? Quando l'eretico ne stigmatizzava il terzo mandato in Consiglio, Franchino che faceva? La candidava, perchè è una che porta tanti, tanti bei votini, che servono a vincere al primo turno le elezioni (come voleva D'Alema, così si risparmiava sul secondo turno: il Commissario lo paga baffino, ora?). Sapeva benissimo, Franchino, chi sono i Monaci, ma non ha battuto ciglio, manco per niente, anzi. Chi è causa del suo male, pianga se stesso: è rimasto imbrigliato, prigioniero, schiavo del modus operandi che porta avanti da 20 anni.
 Caro Franchino, è la politica, baby! In quattro anni in Parlamento a fianco dello statista Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano, non se n'era accorto? Eppure il vecchio democristiano Paolone Del Mese è uno che poteva bene servigli da esempio, e invece niente: dovrebbe tornare a ripetizione dalle parti di Salerno, non gli farebbe altro che bene.

 Non ha senso politico alcuno il dire che "per cinque dodicesimi il Bilancio riguarda la precedente amministrazione": ma Franchino non era il Segretario comunale del Pd, cioè dello stesso partito del Sindaco Cenni? Se il modo di fare del Cenni, quanto a Bilanci, non gli andava bene, non aveva che da dirlo. Qualcuno si ricorda che Ceccuzzi abbia criticato il Bilancio (uno dei) del paonazzo del Nicchio?

 Ma c'è soprattutto un altro motivo da evidenziare, quasi totalmente sottaciuto dai media senesi: la Corte dei Conti di Firenze nutre forti sospetti sulla regolarità del Bilancio comunale, si parla, in una sua nota, di "gravi irregolarità contabili" sul consuntivo 2010, ed il 22 maggio il vicesindaco Marzucchi dovrà cercare di giustificarsi davanti alla Corte, in un'udienza che si preannuncia ostica assai. Robetta, come si è cercato penosamente di dire dai banchi della maggioranza (divenuta poi minoranza)?
Si deve dire di più: Franchino è POLITICAMENTE responsabile anche del clamoroso deficit del Monte, perchè ha sempre coperto Mussari Giuseppe; Franchino è POLITICAMENTE responsabile della sciagura dell'Università (e la sua presenza il 24 aprile a dare solidarietà ai lavoratori dell'Ateneo è l'ennesima presa in giro, da parte sua, nei loro confronti: chapeau); Franchino è POLITICAMENTE responsabile dello stato della Sanità senese, di cui tutto sa.  Del Comune, si è detto prima.

  Si dice pugnalato alle spalle, presentandosi vittima di una congiura, lui che pensava di esserne maestro. Se la prende con i democristi, ma resta aggrappato alla sedia come neanche l'andreottiano Sbardella dei tempi d'oro.
L'eretico pensava che, dopo ieri, Franchino si sarebbe dimesso, ma Ceccuzzi non l'ha fatto. La sedia, si può riconquistare, la dignità no...

Ps A proposito, le dieci domande dieci rimangono inevase, come previsto. Perchè qualche illustre "giornalista" senese non gliene fa almeno una? Così, per sentire che effetto fa il fare una domanda imbarazzante ad un politico... 

venerdì 27 aprile 2012

La caduta di Franchino. Monaci vs. Ceccuzzi: 2.0!!

  Ha rotto gli zibidei a tutti con quel Siena 2.0 rimasticato per tutta la campagna elettorale, un anno fa. Il 27 aprile, neanche un anno dopo, un uno-due eterodiretto dal Gran visìr Alberto Monaci con perfidia democristica l'ha affondato. Un Ordine del giorno presentato dai monaciani (dall'anonimo consigliere Bazzini) passa per 1 voto (De Risi astenuto); il voto sul Bilancio consuntivo 2011, bocciato per due voti, con De Risi che vota contro (Corradi - come preannunciato - era assente).
 Invece di Siena 2.0, Franchino deve ingoiare il rospo di Monaci che lo batte per 2 a zero...

  Domani si tornerà con maggiore dovizia di particolari sulla lunghissima (e a tratti irresistibilmente esilarante) giornata in Consiglio.
 Prima di vedere Franchino con le pive nel sacco, si è visto (quasi) di tutto: Alex Nannini fare un discorso da politico consumato (e votare contro Ceccuzzi!); un intervento su una dichiarazione di voto, senza poi dichiarare il voto stesso (Senni sul Bilancio, poi ha votato pro-Ceccuzzi); meravigliosi neologismi degni di altri palcoscenici ("causa di cognizione" invece di cognizione di causa, neologismo coniato da Marco Fedi, un consigliere che merita di essere ascoltato con attenzione...), più un nuovo idolo politico dell'eretico: il sellato D'Onofrio, il più legnoso in assoluto fra gli oratori in campo (non possiamo esimerci dal riparlarne, lo merita).

 A parte questa variegata umanità, resta comunque il dato politico: Franchino farebbe bene a dimettersi subito, perchè politicamente ormai è morto. Se vuole avere la possibilità di resuscitare (come alcuni cui aveva augurato la sepoltura), l'unica strada sono le dimissioni immediate, per poi preparare una nuova campagna elettorale. I 60 giorni che la legge gli concede, sono solo una graticola: lo diciamo per lui, perchè se poi esce definitivamente di scena, l'eretico perde argomenti ed audience.
Il Pd senesota NON esiste più (non esisteva da tempo, peraltro, sotto altri aspetti): lo si era visto il 3 aprile, oggi c'è stata la plastica, definitiva conferma.

 Ultima considerazione: quante volte mi è capitato di scrivere che, una volta finito il burro della Fondazione, il Pd senesota sarebbe imploso su se stesso? Non mi ricordo nemmeno, quante volte l'ho scritto. Una volta quello della Provincia - allora segretario provinciale, mi pare si chiami Bezzini - disse che era solo gossip. Toh, è accaduto proprio questo...

Ps Oggi escono di scena tanto Franchino, quanto Mussari Giuseppe, coloro che - unici - hanno fatto causa all'eretico insieme (per risparmiare sull'avvocato). Causa "binaria", la loro. Ma lì in Tribunale, con un avvocato come Fabio Pisillo, partono troppo avvantaggiati...

Mps, finisce l'era Mussari. Beviamoci su...

    Oggi finisce l'era Mussari Giuseppe al Mps: l'unico ad essere stato Presidente della Fondazione (2001-2006), poi della Banca (dal 29 aprile 2006), abbandona il campo (senese). L'eretico su di Lui ha già scritto in abbondanza, ed è contento che i lettori della biografia (non autorizzata) uscita quasi due mesi or sono gli facciano spesso il più bello dei complimenti:
"Grazie per quello che hai scritto, senza questo libro non l'avrei mai saputo!".
Finita l'era Mussari, inizia quella Profumo, la prima asenesizzata della Banca. E se a maggio il Pm Robledo lo rinvia a giudizio per l'affaire Brontos? Se ne riparlerà, evidentemente.

  Proprio in coincidenza con il 27 aprile, è arrivata all'eretico una notiziola che pare davvero, nel piccolo, segnare la fine di un'epoca. Sembra che Mps Tenimenti ("società del gruppo Monte dei Paschi, avente come obiettivo la gestione delle proprietà agricole, con la finalità di creare valore aggiunto") non se la passi troppo bene. Sarà la crisi, baby. I due pezzi forte del gruppo sono due vecchie conoscenze castiste, gente che, sotto l'ala protettiva di Mussari e della Curia acampiana, ha fatto faville: il misericordioso Mario Marzucchi (fan di Mastella in una immortale intercettazione con Acampa), e Roberto Vivarelli da Buonconvento, amico del Borgogni Lorenzo di Finmeccanica. Gente di stozzo, insomma.
 Ecco che allora Mps Tenimenti sta cercando, con abile e sagace mossa, di piazzare il suo vino (fattoria Chigi Saracini e Poggio Bonelli) a destra e a manca, cercando vitale ossigeno. Addirittura sembra sia arrivata a cercare la captatio benevolentiae delle Società di Contrada. "Per piacere, guardate di comprarcene un pochino, via...", è stata la proposta arrivata  ad alcuni economi di Contrada.

  Non si era sempre detto che Mps è stata fondamentale, per la vita delle Contrade e per il tessuto sociale senesota?
 Beh, ora pare davvero essere giunto il momento che siano le Contrade a dare un aiutino al gruppo Mps: in basso il titolo, in alto i calici...  

giovedì 26 aprile 2012

Dieci domande a Franchino il Ceccuzzi

 
      Domani sarà il D-day della politica senesota? Di certo sarà una giornata di rara intensità (ed impegno per chi cercherà di raccontarla), ma non è detto che si riveli una giornata decisiva.
 Di sicuro in Consiglio comunale (che si svolgerà in simultanea rispetto all'Assemblea di Banca Mps, in cui ci sarà il già definito passaggio delle consegne fra Mussari Giuseppe ed "arrogance" Profumo) NON sarà presente Gabriele Corradi, ancora canadese (per stare con il figlio Bernardo). Ci sarà invece il desaparecido dello scorso 3 aprile, Alex Nannini? Avrà ancora di meglio da fare? Il pallino, comunque, ce l'hanno in mano i monaciani: i sei Consiglieri che possono "barbiconizzare" Franchino il Ceccuzzi. Il quale, per la prima volta in vita sua, rischia di andare a cercarsi un lavoro (e sarebbe interessante sapere su cosa si orienterebbe il nostro primo cittadino, se del caso...). Si starà a vedere, insomma: senza farsi troppe illusioni, comunque.

  Nel frattempo - galvanizzati dalla campagna di Repubblica su Formigoni e Cl, con le 7 domande - questo blog lancia le dieci domande dieci a Franchino il Ceccuzzi (ognuno ha i politici che si merita).
Con due premesse: queste domande sono già state poste (mai tutte insieme, però) a Ceccuzzi, in miei articoli, interventi, libri (in un caso, anche in un intervento pubblico a cui lui era presente); ci si ribatte solo perchè nè il deputato Ceccuzzi (2006-2011), nè il Sindaco Ceccuzzi (2011-?) hanno mai trovato il modo ed il tempo di rispondere.
In secondo luogo, l'eretico si augura che un Sindaco che ha l'orgoglio di candidare la sua città a Capitale europea della Cultura, abbia, almeno adesso, il decoro di non scappare (o di minacciare ulteriori azioni legali), di fronte alle domande: nelle democrazie europee più antiche e mature (l'Inghilterra, per esempio, ma non solo) questo comportamento è ipso facto condannabile ed esecrabile, nonchè additato al ludibrio dell'opinione pubblica.

 Ciò detto, ecco le domande, in attesa di una risposta:
1) Potrebbe il Sindaco chiarire cosa abbia ricevuto l'allora onorevole (mastelliano) Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano (Salerno), per il suo grande attivismo filo Fondazione Mps, nel 2007?   Solo i bottiglioni di Nobile di Montepulciano magnum e la bandiera della Torre, doni del deputato Franco Ceccuzzi?
2) Potrebbe il Sindaco spiegare perchè il 30 settembre 2009, quando era deputato, non andò in Aula a votare per l'emendamento contro lo Scudo fiscale, vergogna del Governo Berlusconi? Perchè - insieme a Bersani, D'Alema ed altri - non votò quell'emendamento?
3) Potrebbe il Sindaco spiegare il perchè della sua amicizia con monsignor Acampa? E soprattutto: perchè non ha mai detto mezza parola sul Processo che ha visto il monsignore imputato (altri Sindaci parlano di ciò che più interessa all'opinione pubblica)?
4) Potrebbe il Sindaco spiegare perchè dopo avere detto, nel 2008, che se ci fosse stato un altro candidato Pd (oltre a Bezzini) per le primarie per la Provincia, lui si sarebbe dimesso? E poi: visto che i candidati furono addirittura tre (!), perchè allora non si dimise dalla carica di Segretario comunale, come appunto annunciato?
5) Potrebbe il Sindaco spiegare ai suoi elettori perchè la quota del 50,1% della Fondazione Mps era imprescindibile, per il futuro della città, meno di un anno fa in campagna elettorale, e non lo è più oggi? Per rispetto di chi l'ha votata, dovrebbe dare una motivazione.
6) Potrebbe il Sindaco spiegare cosa pensa dell'intervista di Mussari Giuseppe al Corriere della sera, in cui il banchiere dice di non essersi mai imbattuto nella massoneria da quando è a Siena? E poi: è mai capitato a Ceccuzzi di imbattersi, lui, nella massoneria?
7) Potrebbe il Sindaco dire alla cittadinanza senese se lui sapeva niente delle modalità di ingresso della Società Galaxy in Ampugnano (Galaxopoly)?
8) Potrebbe il Sindaco dire alla cittadinanza se sapeva alcunchè del ruolo dell'avvocato (e senatore Pdl) Franco Mugnai nell'affaire Ampugnano (Galaxopoly)?
9) Potrebbe il Sindaco rassicurare i cittadini senesi sul fatto che non esiste alcun "cerchio magico" intorno alla sua persona? Il Sindaco si circonda politicamente solo di persone scelte per la loro competenza politica e per la qualità e quantità della loro militanza pregressa nel Pd?
10) Potrebbe infine il Sindaco spiegare ai suoi elettori come può coniugare la Carta etica del Pd con la permanenza, in Consiglio comunale, di un Consigliere inquisito? Se il voto del Consigliere Chiti dovesse risultare decisivo per la sua (di Ceccuzzi) sopravvivenza politica, cosa farebbe il Sindaco?

Ps In attesa delle risposte, l'eretico annuncia Urbi et orbi che domenica 6 maggio, finalmente, andrà in onda la tanto attesa puntata di Report (Raitre, ore 21,30). Ne vedremo delle belle (o brutte, a seconda dei punti di vista)...

mercoledì 25 aprile 2012

XXV aprile: meglio una memoria non condivisa...

 
    Qual è il senso del XXV aprile, oggi che sono trascorsi quasi settanta anni da quell'evento? C'è intanto un problema di natura prettamente conoscitiva: i giovani e giovanissimi di oggi quasi niente sanno di ciò che è accaduto quel giorno (e prima, e dopo) ; ma anche i quarantenni ed i cinquantenni, spesso, inciampano in errori o imprecisioni clamorosi. La scuola, l'università, i media dovrebbero farsene carico: ma tendono a brillare per assenza o per retorica, purtroppo.
 Le cerimonie pubbliche che oggi si tengono in ogni Comune italiano sono, nella stragrande maggioranza, solo funzionali a perpetuare un'immagine blindata ed autoreferenziale. Uno strenuo difensore della Resistenza come Paolo Flores d'Arcais - sul Fatto di oggi, in prima pagina - scrive senza tema di "retorica di celebrazioni bolse ed ipocrite, o peggio". Come non concordare, in pienissimo.

  Dopo gli ultimi vent'anni di insano revisionismo (il revisionismo sarebbe alla base della ricerca storiografica, ma abbiamo piuttosto assistito ad un "rovescismo", come lo designa, con efficacia, lo storico di matrice azionista Angelo d'Orsi), il problema pare più evidente che mai: come dare nuova linfa, come rivitalizzare questa data, come evitare la retorica agiografica da una parte, e i rigurgiti saloini dall'altra (si vedano i manifesti inneggianti alla esperienza di Salò presenti da due giorni a Roma)?
L'eretico crede che l'unica strada percorribile sia quella di ammettere che una memoria condivisa (e condivisibile) NON c'è, nè ci può essere. Il XXV aprile non deve essere una data condivisa, stando così le cose: sarebbe auspicabile, ovviamente, che lo fosse, ma dobbiamo prendere atto che così non è. Sarebbe bello che non esistesse la crisi economica, per esempio; ma essa esiste. Valga anche per la non condivisione della memoria di questa data cruciale. Meglio una sana non condivisione, che una ipocrita e strumentale adesione a valori non pienamente fatti propri.
 Avviene anche per altre date (per esempio, per il XX settembre, anche se in Vaticano fanno buon viso a cattivo gioco...), tra l'altro. I tentativi di pacificazione nazionale sul XXV aprile degli ultimi 20 anni (Violante in primis) si sono risolti in fallimenti, mettendo ben presto in luce l'intrinseco carattere strumentale degli stessi.
Come già scritto in altre occasioni, la frase "tutti uguali davanti alla morte, ma diversi di fronte alla Storia", è sempre quella che condensa e sintetizza al meglio l'enorme complessità degli eventi legati alla data in oggetto. Ricordiamocela, in onore di chi - per idealismo, ed anche per altri motivi - prese le armi e rischiò la vita, cercando di scuotere dall'apatia attendistica della zona grigia la maggior parte del popolo italiano.
 E sia lecito fare sapere a chi non sa - per chiudere -  che una autentica minoranza eroica - scevra da appartenenze ideologiche nefaste e da atti di violenza vendicativa post XXV aprile -, ci fu, in quei venti mesi di guerra civile.
 Facciamola conoscere, la misconosciutissima storia del movimento Giustizia e Libertà, del Partito d'Azione! Ce n'è davvero tanto, tanto, tanto bisogno...

martedì 24 aprile 2012

Processo Acampa: le chiavi? A portata di tutti...

  
     Iniziamo con oggi un'analisi più dettagliata delle 47 pagine della sentenza del Giudice Gaggelli: le motivazioni dell'assoluzione di monsignor Acampa rispetto all'accusa di incendio e calunnia.
L'incendio, sulla cui natura dolosa non ci sono dubbi, è del 2 aprile 2006.

 Oggi l'eretico analizza la vexata quaestio delle chiavi degli uffici curiali, quelli in cui avvenne il fattaccio quella domenica mattina.
La strategia difensiva dell'Acampa e dei suoi due legali (De Martino e Mussari) è stata sin dall'inizio ben chiara e definita: le chiavi degli uffici ce le avevano in tanti, quindi tanti possono essere stati ad appiccare il fuoco.
Questo hanno sostenuto, all'unisono, tutti i testi difensivi, senza eccezione alcuna. Primus inter pares, il Vescovo Antonio Buoncristiani da Sellano (Foligno). Ascoltiamolo, il successore apostolico:
"Credo che le chiavi fossero innumerevoli, perchè mi ero lamentato più volte. Tanto è vero che dopo questo episodio ho fatto cambiare...è molto difficile devo dire la verità mantenere le chiavi esclusive degli uffici, perchè SONO TROPPE LE PERSONE CHE SI MUOVONO, però NON ERANO ASSOLUTAMENTE CONTROLLABILI...ho cambiato, ma credo che già adesso siano più di una, cioè invece io sarei più esclusivo a fare sì che ce ne sia, almeno una, che apre una persona sola" (pagina 16 delle motivazioni del Giudice Gaggelli).
Argomenta il Giudice che:
"La ragioniera Macchi - che in Curia era stata assunta nel 1995 - unitamente ad altri testimoni ed in testa a tutti l'Arcivescovo Buoncristiani HANNO CONFERMATO CHE QUESTA SITUAZIONE ERA INVARIATA DA TANTI ANNI ed era mutata soltanto dopo e proprio in conseguenza dell'incendio per cui è giudizio".
Testuali parole gaggelliane: dalle quali si comprende come ciò che hanno detto il Vescovo e tutti i salariati della Curia sia da prendere come oro colato.
"Unitamente ad altri testimoni": tutti, dal primo all'ultimo, salariati della Curia (uno, don Mauro Fusi, Economo prima di Acampa); tutti, dal primo all'ultimo, aventi legami personali con Acampa ed il Vescovo; quasi tutti, sempre presenti alle udienze del Processo, per solidarizzare con l'imputato Acampa.
Tra l'altro, proprio da ciò che è emerso dalle risultanze processuali, in molti hanno sostenuto che l'Acampa era (è) personaggio alquanto accentratore, negli uffici curiali: cosa che stride - e non poco - con questa prassi di dare le chiavi a tutti, a destra e a manca.
 Come vedremo, un teste amico dell'allora archivista Franco Nardi, invece, si mostrerà - secondo il Giudice - ben poco attendibile, dopo avere commesso un errore in totale buona fede.
A proposito di Franco Nardi. Tutti i testi acampiani hanno detto e sottoscritto che una quantità, imprecisata ed imprecisabile, di persone aveva le chiavi di ingresso (infatti non ci fu effrazione alcuna, il giorno dell'incendio); orbene, sarà un puro caso, ma il professor Nardi quella chiave posseduta da decine, centinaia, forse migliaia di persone, proprio non ce l'aveva. Certo lui entrava da Via dei Fusari (ingresso dell'Archivio storico, da cui poi è stato espulso dal Vescovo), ma resta il fatto che, visto che ce l'avevano cani e porci, una copia la potevano dare anche a lui, no?
 Ma soprattutto, ben più importante: visto che cani e porci avevano la chiave, perchè Acampa - appena insediatosi sul trono di Economo curiale, nel dicembre 2002 - fece installare un sofisticato e costosissimo sistema d'allarme all'ingresso della Curia? Come si dovrebbe giudicare il comportamento di colui che, in casa sua, spende tanti soldini per dotarsi di un sofisticato sistema d'allarme, lasciando poi che la chiave di ingresso della sua residenza ce l'abbiano in tanti, anzi tantissimi (ma non - come detto - Franco Nardi)?

  Nel capolavoro di Sir Alfred Hitchcock "Il delitto perfetto" (1954), un delitto apparentemento perfetto (meglio, un tentativo di delitto perfetto), viene scoperto dall'ispettore di Scotland yard proprio grazie ad una chiave, come si ricorderanno i cinefili.
 Beh, diciamo che a questo giro ciò non è accaduto. In Curia, è tutto un altro film...

lunedì 23 aprile 2012

Sanità senese: qualcosa si muove...

  Spingi spingi, pinta pinta, l'eretico qualche risultato l'ha ottenuto, almeno nel settore sanitario senesota.
Come di consueto, prendiamola un po' alla larga, e poi ci arriviamo.
La settimana scorsa ci siamo occupati dell'intra-moenia allargata del luminare Caporossi (e famiglia di oftalmologi).
Ma non esiste settimana senza che - a livello nazionale - non venga fuori qualche puttanaio concernente la Sanità: Formigoni ed il Sistema Cl in Lombardia, Vendola ed il Sistema...non lo diciamo, altrimenti si rischia troppo. Vendola ed il centrosinistra pugliese, che è più asettico ed inattacabile. Centrodestra e centrosinistra: il meglio c'ha la rogna, purtroppo.
Poi ci si è messo anche questo Enpam (Ente di previdenza dei medici italiani), con il suo presidente, Eolo Parodi, indagato - in buona compagnia - per truffa aggravata dalla Procura di Roma. Speriamo bene per le pensioni (soprattutto quelle più meritate) dei medici italiani. Poi casino grosso in Emilia Romagna: indagato consigliere regionale (del Pd) e sei dirigenti dell'ASl, per abuso d'ufficio, truffa e falso in atto pubblico. L'inchiesta è incardinata nella Procura di Piacenza: la città del leader (?) del Pd Bersani.

  Veniamo a noi, che forse è meglio. Il 24 febbraio scorso, l'eretico aveva scritto (nel pezzo "Asl 7: la Corte dei Conti si muove...") della vicenda del dottor Paolo Biagi, tolto da Nottola e fatto approdare a Siena per predisporre un un paio di progetti aziendali, ciascuno di durata triennale (12.500 euro annui di extra budget). Al posto del "povero" Biagi, a Nottola era stato mandato un altro medico (Luigi Abate), con stipendio più indennità integrativa di 535 euro al mese. Per fare la stessa cosa che faceva prima il succitato dottor Biagi. Soldi pubblici sprecati, tra stipendio in più e indennità?
Forse sì, visto che una Delibera del Direttore generale Nicolò Pestelli ( la 142, del 16 aprile 2012), fa rientrare il dottor Biagi a Nottola. Cosa che, a lume di ereticale naso, pare davvero la cosa più saggia. Un bravo, dunque, al dottor Pestelli!

  Adesso ci aspettiamo che anche altri possano assaggiare la ventata di novità rappresentata dal cambio della guardia all'Asl 7: do you remember - tanto per non fare nomi - il Ghezzi, il Grazioso, il Cardelli, ovvero i Becattini, i Bugnoli, i Baragatti, per stare al settore infermieristico?
Il nuovo Dg è in carica da circa 100 giorni: gli facciamo i complimenti, e lo esortiamo ad andare avanti sulla strada intrapresa.
Chissà, chissà fino a dove oseranno le aquile...

sabato 21 aprile 2012

Il lugubre augurio di Franchino...


 
     Per portare un po' di serenità all'agitata vicenda della politica senesota, stamattina l'eretico vi racconta una storiella davvero gustosissima, imperdibile.
Con una premessa: la dedica è per quelli (Stefano Bisi in primis, ma non solo) che dicono o scrivono che lo scrivente avvelena i pozzi della purissima acqua della politica senesota, incitando alla violenza con ogni mezzo. Senza disdegnare le bombe...
Fatta la dedica, andiamo alla storiella.

  Nei giorni scorsi, il monaciano Sandro Vannini è stato nominato alla guida del Corecom: nomina regionale, per capirsi. In questa sede, all'eretico non interessa sapere se il buon Sandro ne abbia le competenze specifiche, o meno (ovviamente se ci vuole mandare il curriculum, lunedì lo pubblichiamo senza tema...).
Qui interessa piuttosto raccontare quello che successe l'antivigilia di Natale del 2008: Franchino il Ceccuzzi era allora segretario comunale del Pd, nonchè deputatino a Roma (nessuno se ne accorgeva, ma così era). Nelle stanze piddine, dopo l'esecutivo comunale, c'erano tutti i notabili del Partito per farsi gli auguri. La frattura dell'oggi, ben lontana a venire. Franchino, però, si era innervosito per un intervento del suddetto Sandro Vannini, allora Consigliere comunale. Figuriamoci chissà che cosa avrà detto mai: ma la permalosità ceccuzziana è proverbiale...
 Invece di farsi prendere dal clima natalizio, il futuro Sindaco (che era già in campagna elettorale) si lasciò andare ad una "maledizione" nei confronti del povero Vannini (sia chiaro che non è stato il buon Sandro a dirlo all'eretico, a scanso di equivoci):
"Io ti seppellisco, io ti seppellisco!!", disse il nervoso Franchino all'esterrefatto Consigliere comunale piddino.
La cosa, francamente, appartiene al Sindaco: più di uno mi ha riferito che cose simili le ha dette anche sul conto ereticale, in pubblico. A suo tempo, l'avevo anche scritto. Un conto, però, è farlo con un aizzatore (non certo alleato), un altro è farlo con un suo "collega". Ci vuole un po' di self control, no? Diciamo che ci vorrebbe. Meglio ancora: che ci sarebbe voluto...
 L'importante comunque è non mettersi anche a piagnucolare se poi il livello dello scontro si alza, no?

  Questa Pasqua 2012, dunque, ha segnato la resurrezione politica del Vannini (che c'era rimasto malissimo per l'esclusione dal Consiglio comunale), dopo l'augurio ceccuzziano di pronta sepoltura del Natale 2008. Come già detto, a Siena la situazione è grave, ma non seria.
 E farsi augurare una sepoltura da Franchino, allunga anche la vita, qualche volta...

Ps L'eretico parte per una breve trasferta romana (giri vaticani...); se la Procura laziale non interviene per l'inchiesta sulle bombe all'agenzia romana del Monte, lunedì si riparte con il blog!

giovedì 19 aprile 2012

Solidarietà ai giornalisti della Nazione, ennesimo scempio della Casta di Siena!

 
 
  Chi legge questo blog, bene sa che molto, molto spesso in passato vi ha trovato polemiche con vari giornalisti della Nazione (redazione senese, peraltro). Lo sciopero di oggi - a livello regionale - del quotidiano fiorentino va altresì guardato come un fatto del tutto positivo, nella misura in cui i cronisti del quotidiano si sono ribellati (concretamente, come può fare un lavoratore scioperando) ad un atto gravissimo, un attentato alla libertà di stampa: il licenziamento in tronco del direttore Mauro Tedeschini, a causa degli attacchi alla gestione del Monte dei Paschi e a qualche critica (per l'eretico, quasi all'acqua di rose...) sul Grande Moralizzatore della politica toscana e non solo Enrico Rossi.
Pare che all'uscita di scena del direttore Tedeschini (nominato solo nel giugno 2011!), ci sia stato un caloroso e sentito applauso da parte dei suoi giornalisti: bel gesto, che ricorda il finale del celebre film Brubaker, con Robert Redford (non si monti la testa il povero Tedeschini, eh), direttore giubilato di un carcere, acclamato dai suoi carcerati, che avevano imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.

  Al suo posto, Gabriele Canè, immortalato dalle famose intercettazioni con gli Aleotti-Menarini (non a caso ora entrati in pompa magna in Mps, non a caso...), in cui in pratica si esplicitava l'appeal menariniano a livello di pubblicità: niente di nuovo sotto il sole, in questa Toscana che ha la sfrontatezza di ergersi a paladina della libertà di informazione. Quello, Gabriele Canè, che si augurava il pensionamento di Franca Selvatici di Repubblica ("Ma non era andata in pensione?"). Complimentoni, ed andiamo avanti così.

  Da parte ereticale, non resta che sollecitare chi voglia alla lettura di un Capitolo succoso del suo ultimo libro (Mussari Giuseppe Una biografia non autorizzata): "L'affaire Bagnaia, appendice di Galaxopoly" (da pagina 167 a 177).
 Per capire bene perchè ci sia questa lobby che ha chiesto ed ottenuto la testa del Tedeschini, forse può essere utile. Quale mai sarà la Banca pronta a scucire allegramente fior di denari ad un'impresa che registra perdite corpose, come la Bagnaia della Monti Riffeser? Il Monte dei Paschi mussarizzato, ovviamente.
 L'eretico, con un colpo di...fortuna dei suoi, ha trovato il documento che certifica i "problemi" della Monti Riffeser e di Bagnaia. Più problemi, più finanziamenti montepaschini. Con altri imprenditori, non pare funzioni così. Con la Monti Riffeser, sì. Chissà perchè, chissà perchè...

Ps Domani ci attendiamo un forte comunicato di solidarietà ai giornalisti della Nazione da parte del maestro del giornalismo senese, Stefano Bisi. Contro questa lobby che avrebbe inopinatamente chiesto la testa di Tedeschini, la sua voce non può davvero mancare...

mercoledì 18 aprile 2012

Il Marzucchi ed il Tafani: quel che resta del socialismo senese...

     La situazione senese è grave, gravissima, ma non seria, come già scritto.
 Rifuggendo da facili applicazioni lombrosiane, come si fa a non ridere (o piangere, appunto) di fronte ad uscite come quella del vicesindaco Mauro Marzucchi (il quale, con il suo physique du role, tende a bilanciare l'ormai sempre più esangue Franchino)? Da ieri, infatti, gira una sua - del Marzucchi -  irresistibile nota di rinforzo all'intervento ceccuzziano (Fondazione, o sganci, o si chiude bottega, in sintesi), che addirittura si ammanta di una ricostruzione del recente passato senese: ricostruzione fatta la quale, lui, Franchino e compagnia brutta, dovrebbero avere la decenza di alzare le mani, arrendersi, e di lasciare il passo al voto (poi magari rivincono, ma almeno giocando a carte scoperte, non dicendo che la Fondazione resterà al 50,1...).
Ascoltiamo le inquietanti parole del Marzucchi a proposito del drammatico indebitamento comunale, nonostante le valanghe di quattrini sborsati dalla Fondazione in passato:
 "Un indebitamento che nel passato è comunque servito a costruire opere pubbliche, fare manutenzioni straordinarie alla città, lastricare strade, mettere a norma scuole,sostenere il welfare, le istituzioni culturali e tanto altro. Un lavoro che sarebbe stato impossibile raggiungere SENZA LE RISORSE AGGIUNTIVE DELLA FONDAZIONE".
Prendiamolo alla lettera: allora chi è che ha rovinato questo ruzzino, caro Marzucchi? Che ruolo aveva l'attuale vicesindaco quando venne fuori l'affarone Antonveneta (novembre 2007)?  Ha forse detto, fatto, scritto qualcosa, al tempo?
E poi, a peggiorare ulteriormente: come fanno le altre città a "lastricare strade", senza la Fondazione di turno? Dovrebbero essere lastricate d'oro, le strade senesi: invece spesso fanno alquanto pena, a dirla tutta. Senza i quattrini della Fondazione, che si fa? Invece degli operai, ci va il Marzucchi in persona, ad asfaltarle (l'asfalto glielo portino i 659 che l'hanno votato meno di un anno fa, a spese loro)?

  Per restare in ambito "socialista" (mi sia consentito il virgolettato, per rispetto a chi c'ha creduto per una vita), c'è poi il curioso caso del Consigliere comunale Leonardo Tafani. L'aitante allenatore di atletica leggera prestato alla politica, è stata una delle sorprese dell'ultima campagna elettorale, nella lista dei Riformisti (ma non si dichiarono riformisti anche i piddini? Boh): 414 voti personali, 9 in più della reproba Mugnaini, appena uscita dal gruppo per passare all'opposizione (il 3 aprile ha votato contro alla mozione sulla Fondazione, si ricorderà).
Ovviamente tutto è assolutamente casuale e fortuito, ma risulta che il 2 aprile (il giorno prima del famigerato Consiglio comunale con Franchino "salvato" da Corradi e De Risi) la Regione Toscana, presieduta dal Gran moralista Enrico Rossi, su proposta dell'Assessore Allocca, abbia deliberato una consulenza in favore proprio del Tafani stesso (Delibera 244). Poca roba, in tutto 5.200 euro. Sempre meglio averli che non averli, però, specie in momenti di crisi.
Il Tafani, a differenza della Mugnaini, è rimasto nel blocco ceccuzziano. La consulenza può avere influito, in tal senso? L'eretico spera davvero di no. Per fare chiarezza, anzi, invita il Consigliere a sgombrare subito il campo dalle facili illazioni: si attendono precisazioni in merito, su questo blog.
Il buon Tafani è uomo di sport, quindi sa bene come vanno le cose nella giustizia sportiva: l'onere della prova, è sul groppone dell'accusato, non dell'accusa.

 Conclusione: il Sindaco, Franchino il Ceccuzzi, è aggrappato a tutto, pur di restare sulla sedia che sogna dai tempi della residenza universitaria dell'Acqua calda; detto del Marzucchi che pontifica invece di alzare le mani ed arrendersi, richiamata la curiosa coincidenza del riformista Tafani, resta da aggiungere l'ultima chicchina: quella di David Chiti (499 voti, un anno fa).
Ci si rende conto che Franchino resterà in sella (se ce la farà) per il singolo, personale voto di una persona su cui la Procura di Siena ha speso parecchio inchiostro (forse quasi quanto quello speso sullo scrivente)? Non è un caso di concreta, palpabile, tangibile indecenza politica? Chi lo mette in evidenza fa antipolitica, forse?

martedì 17 aprile 2012

Ma Libera quanto è libera?

 
   L'eretico deve fare due premesse: in primo luogo, l'Associazione Libera (fondata nel marzo 1995 da don Ciotti) è assolutamente benemerita, e non c'è neanche bisogno di ricordare il perchè. La figura di don Ciotti è adamantina: si tratta forse di uno dei pochi che possa andare - come fa - nelle scuole e nelle università a parlare di legalità a testa alta, altissima.
In secondo luogo, questo blog è prontissimo ad accogliere una (o più) repliche da parte di Libera senese, in ordine a ciò di cui ci stiamo occupando. Non resta che replicare, dunque.

 Questo pomeriggio la carovana di Libera farà tappa a Siena (17,30-19,30), in Piazza Matteotti; a seguire, cena - con prodotti meritoriamente provenienti dalle terre confiscate ai malavitosi - al circolo Arci dei Due ponti.
A questi eventi, NON potrà partecipare (non comunque da iscritto all'Associazione) il maestro Adriano Fontani, di fatto espulso (come stiamo per vedere) dall'Associazione una decina di giorni or sono.
Nonostante l'eretico sia amico di Adriano Fontani, può tranquillamente riconoscere che in qualche occasione il maestro della Val d'Arbia possa essere "indigesto", per la sua incisività polemica; si può dire che sia persona difficile da gestire, in quanto totalmente libera di pensiero, senza alcun timore reverenziale e del tutto aliena rispetto ai compromessi tanto in voga in questa Italia ed in questo specifico territorio.
Sentiamo però la lettera di espulsione, firmata dal dottor Giulio Sica (ex magistrato), datata 5 aprile 2012:
"Egregio signor Adriano Fontani,
quale referente del Coordinamento di Siena di Libera...Le comunico che il Coordinamento ha deciso di NON ACCETTARE il Suo tesseramento come socio e quindi di escluderLa dalla mailing list di Libera a Siena per COMPORTAMENTI INCOMPATIBILI con le finalità di Libera".
Che avrà fatto, il povero Adriano? L'hanno pizzicato a rubare, a truccare una gara d'appalto per un aeroporto, a distrarre milioni di euro, a mettersi in casa i lingotti d'oro? No, no: ci sono state delle "sceneggiate pubbliche da Lei poste in essere...e accuse o insinuazioni, gravi quanto generiche e gratuite, contro altri soci...in altre parole Lei li accusa (altri soci di Libera senese, Ndr) in blocco di contraddire, nei fatti, quei valori che a parole dicono di volere sostenere".
 Visto che l'eretico socio di Libera senese non è, si vorrebbe precisare che prendere posizione sulla questione morale senese sarebbe stato un obbligo, da parte di un'associazione come Libera. Ciò non pare proprio essere avvenuto: in nessun modo e in nessun luogo. Perchè?   Non è forse un qualcosa di profondamente contraddittorio e strano?
 Stasera, al passaggio della carovana, hanno assicurato la loro augusta presenza il Sindaco Ceccuzzi ed il Presidente della Provincia: l'uno - fra le altre cose - ha un indagato fra i suoi Consiglieri comunali (rimastogli fedele): Libera ne chiede le dimissioni, forse? La Provincia è scossa dall'affaire Cinghialopoli, che vede coinvolti - fra gli altri - i massimi esponenti della Polizia provinciale: Libera chiede chiarimenti, al proposito? Vogliamo continuare con l'Università ed Ampugnano, magari lambendo la Sanità? Diciamo qualcosina sulla cementificazione, allora?
 Faccio altresì presente che il Fontani è stato colui che ha fatto conoscere il caso di Castiglion del bosco (scempio paesaggistico di cui nessuno si era mai occupato prima di lui, tra Montalcino e Buonconvento); faccio altresì presente che - prima che la cosa arrivasse sui giornali nazionali - aveva sollevato il caso di Lorenzo Borgogni (l'altissimo manager Finmeccanica aduso - nei momenti di vacche grasse - arrivare al paesello in elicottero); faccio altresì presente, tanto per cambiare fronte, che il maerstro Fontani promuoveva attivamente la raccolta differenziata dei rifiuti (insegnandola ai bambini) quando ancora non si praticava, e si potrebbe continuare. Per queste ed altre battaglie pregresse, ha pagato (e non poco) sempre di persona, mai trovando - chissà perchè, chissà perchè - alcuna sponda partitica o associazionistica.
 Poi uno può dire che mettersi a fare l'uomo sandwich per denunciare la corruzione imperante, sia buffonesco, clownesco: lo si dica pure, ma la sostanza del problema resta, intatta. E la forza della denuncia, lo stesso.

 Mi pare, quindi, che la questione morale nel Senese esista, oppure è un'invenzione dello scrivente e del Fontani? Perchè Libera locale NON se n'è MAI fatta carico, in nessun modo?  Per iniziare a rendere migliore questa terra corrotta, la cosa più importante ed urgente da fare era proprio l'espulsione di Adriano Fontani?

lunedì 16 aprile 2012

La vecchina manolesta e l'associazione di Franchino...

 

  L'accostamento fra i due personaggi - sia ben chiaro - è del tutto casuale, frutto della mente disturbata dell'eretico. La vecchina manolesta di cui si sta per parlare, quindi, non deve sentirsi offesa (anche se non leggerà, verosimilmente, questo pezzo); quanto a Franchino - il quale invece legge, ma non lo può dire -, saprà lui come comportarsi: lui conosce bene i problemi quotidiani delle famiglie senesi, non potrà che trovare ripetitiva e scontata (spero non banale) questa scenetta.

  Stamattina l'eretico era in un supermarket senese; in coda, con le bananine d'ordinanza, davanti alla bilancia della frutta e della verdura. Il massimo della quotidianità.
Prima di me, c'era una vecchina sugli ottanta anni: 3 o 4 kiwi sul piatto della bilancia, senza bustina all'uopo. Preme il pulsante per pesarli, poi - con una rapidità felina - prende la bustina, e ci aggiunge un paio (forse tre) di altri kiwi. Non pesati, però. Con grande rapidità e naturalezza. Non credo fosse la prima volta. Per la cronaca, l'eretico - forse sbagliando, forse no - non dice niente alla pur non lontana cassiera (avrà visto, lei?).
La crisi morde, fra le categorie più deboli anche di più: non è una gran scoperta; e stimola la furbizia e la capacità di adattamento, nessun dubbio: come sempre, darwinismo sociale.

  Nel frattempo, i Partiti politici italioti battono sfrontatamente cassa, e se qualcuno dice qualcosa, è subito un populista o un demagogo: per la trimurti BAC (Bersani-Alfano-Casini), i rivoluzionari francesi sarebbero stati populisti anche loro. Demagoghi, poi...
Il tesoriere del Pd, tale Antonio Misiani, ha dichiarato al Fatto che senza i milioni della tranche di luglio, il Pd chiude bottega (Wanda Marra, 14 aprile, pagina 5).
 "Abbiamo un disavanzo di 43 milioni di euro (pur ricevendo negli ultimi 4 anni rimborsi per 200milioni di euro, Ndr)...Quei soldi li usiamo per pagare l'attività politica, il personale. Il nostro bilancio è certificato. E rimborsi per le amministrative li trasferiamo sul territorio...le donazioni da privati sono poche (ma guarda un po', Ndr)".
Il Pd - come e più degli altri Partiti - ha un apparato che, sebbene dimagrito, resta pletorico, cascame del partitone che fu. Oggi, però, c'è un'indecenza in più, rispetto al 1993, quando venne fatto il referendum sul finanziamento pubblico ai Partiti (con il risultato che si sa): con la Legge elettorale di oggi (il famoso Porcellum), di fatto i candidati NON FANNO campagna elettorale, perchè i capetti decidono chi fare vincere o perdere al momento della formazione delle liste. Non c'è più bisogno di battere il territorio, di passare da un comizio all'altro, profondendo energie e spese di trasferimento: decidono tutto i vari ras, ed il gioco è fatto.
 Non a caso Franchino tanto nel 2006 quanto nel 2008 ha vinto facile: in Parlamento con una campagna elettorale da signore...
Pensate se uno come lui avesse avuto l'obbligo di andare a cercarsi i fondi, i quattrini per la campagna elettorale (seria), che pena e che strazio. Come dice Marco Staderini - il radicale che sta portando avanti questa benemerita lotta insieme ai grillini -, i finanziamenti devono essere SOLO PRIVATI, con lo Stato a garantire spazi pubblici per tutti i candidati, sull'etere e non solo. Allora sì, che sarebbe democrazia! Allora sì, che vincerebbe chi dietro (o dentro) di sè ha qualche idea ed un po' di passione, non solo l'apparato ipergonfiato dai soldi dei contribuenti.
Ecco che - a questa proposta - il Bersani (forse immemore di come siano andate le primarie del 2009 che l'hanno incoronato leader, sic) si ricorda di dovere fare finta di essere di sinistra, e dice che senza i finanziamenti pubblici la politica la fanno solo i ricchi, i manager. Tesi da sempre fatta propria da Rosaria Bindi e da altri big del Pd. Che coraggio, che coraggio ci vuole a dire queste cose!
Nella nostra sienina, tanto per fare un esempio calzante, il principale finanziatore del Pd - lo dice Lui stesso - è quel Mussari Giuseppe che destina un centinaio di migliaia di euro annui al Partito locale: uomo del popolo, Lui, caro il nostro Bersani? E i legami con le banche in cui lavorano i manager, allora, sono da disprezzare? Non pare che il Pd li disprezzi troppo. E Chiamparino che diventa Presidente della Fondazione San Paolo, dopo essere stato Sindaco della stessa città? Per parlare di personaggi di un certo spessore, tacendo dunque di Gabriellone alla Fondazione nostrale.

 Ciliegina finale: che fine ha fatto la mitica associazione Polis forgiata da Franchino il Ceccuzzi quando era ancora parlamentare? Ne Le mani sulla città (pagina 87) ne avevo un po' scritto; veniva presentata da Franchino stesso come "un centro di dialogo fra le istituzioni" (c'è bisogno di un'associazione? Non bastava una telefonata?). Per i quattrini, diceva lo statista che "per la parte di segreteria viene da me rimborsata con una convenzione che parte dal maggio 2007". Questa sì che è trasparenza!
Era nata, questa Polis, per promuovere pubblicazioni di giovani autori senesi "ed altre attività, tutte finalizzate a sostenere il sistema senese delle istituzioni". Sublime aria fritta, ancora una volta.
Ma non è che Franchino il Ceccuzzi ha scambiato la Fondazione (Mps), con la sua associazione?  

domenica 15 aprile 2012

Sentenza Acampa (I): può essere stato chiunque...

   Finalmente, dunque, ci siamo: habemus sententiam!
47 pagine che dovevano arrivare entro ottobre, e che, invece, sono state depositate il 3 aprile 2012 (coincidenza clamorosa: il giorno del quarantreesimo compleanno dell'imputato Acampa Giuseppe...). 47 pagine di cui nessun giornale o organo di informazione (?) locale parlerà o scriverà, statene ben tranquilli (se lo faranno, sarà stimolante sapere come).

  Con quello di oggi, l'eretico inizia una serie di articoli incentrati sulle motivazioni di questa sentenza assolutoria, che il 19 luglio scorso mandò assolto l'Acampa tanto dall'accusa di incendio, quanto da quella di calunnia contro il professore-archivista Franco Nardi (nel frattempo, non più archivista della Curia, in quanto giubilato dal Vescovo). La Procura (dottor Nicola Marini) aveva chiesto complessivamente due anni e sei mesi, per il rampante monsignore.
Oggi, per iniziare, si starà sulle generali. Sia ben chiara, però, una cosa: ad una prima lettura delle 47 pagine, risulta evidente - direi palese - che il Giudice Monica Gaggelli ha preso letteralmente per oro colato tutto (vorrei evidenziare il "TUTTO") ciò che promanava da parte della difesa (avvocati Enrico De Martino e Mussari Giuseppe, bene specificare), al contempo vanificando, demolendo ab imo ed in modo sistematico gli elementi, portati dal Pm Marini, di enorme spessore (la testimonianza autoptica di don Enrico Furiesi, fra gli altri).
 Don Furiesi, dunque, inattendibile (allora chi entrò in Curia quella mattina alle 8, visto che nessuno mette in dubbio che Furiesi qualcuno abbia visto, quella maledetta domenica?); quanto a don Benedetto Rossi, peggio ancora: un bilioso pronto a tutto pur di vedere Acampa in galera (tesi portata avanti da Mussari nell'arringa conclusiva). I testi pro Acampa, invece, tutti inappuntabili, a partire da quella bravissima persona che è il Vescovo Buoncristiani da Foligno, alcune frasi del quale sono state quasi letteralmente recepite nella sentenza stessa. La Procura notarile del gennaio 2004 - caso unico in Italia -, quella dei pieni poteri di firma ad Acampa sulle proprietà immobiliari? Robetta, robetta, giusto per non avere sempre la penna in mano e potere quindi pregare di più, povero Antonio Buoncristiani. Detto in Aula di Tribunale dal Vescovo; riportato nero su bianco dal Giudice Gaggelli.

  Tutti questi punti (e molti altri per ora neanche accennati) li rivedremo nei prossimi articoli, in modo più analitico e dettagliato.
Per ora, resta il fatto che l'incendio di 6 anni fa NON HA ALCUN COLPEVOLE.
Resta il fatto che chiunque potrebbe essere stato, visto che i testi difensivi (in primis il Buoncristiani di Foligno) hanno tutti detto, ad una voce, che le chiavi degli uffici ce le avevano cani e porci, in quel periodo. Può essere stato chiunque, dunque. Ex volontari della Curia inferociti perchè mandati via da Acampa, esponenti della fazione anti-Acampa, gente incazzata per l'efficienza ed il decisionismo acampiano: chi più ne ha, ne metta.  Si escludono forse (giusto forse) i turisti, a prima vista fuori dai giochi senesoti del tempo. Tutti gli altri, però, ci sono dentro, nessuno può essere certamente innocente, a prescindere: neanche il povero Franco Nardi. Non a caso NON ESCLUSO come potenziale piromane dal Vescovo stesso, in Aula (e nella sentenza c'è ampio spazio per la famigerata "telefonata satanica" che il Nardi avrebbe fatto ad Acampa la notte di Natale del 2003, cult assoluto del Processo, con tanto di turbamento profondissimo di Acampa ed arrivo in Aula dello psicologo genovese: abbiate pazienza, abbiate pazienza...).

 In fin dei conti, che sarà mai? In Italia NON SI HANNO COLPEVOLI per la strage di Piazza Fontana (1969), per la bomba sul treno Italicus (1974), da ieri sappiamo anche per quella di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974).
I parenti dei morti bresciani, addirittura, dovranno pagare le spese processuali. Vergogna, vergogna, vergogna.
In Curia a Siena, figuriamoci: nessun morto, nemmeno nessun ferito. Solo quel mezzo scemo del professor Nardi qualche mese sotto inchiesta, che sarà mai. Acampa ed i suoi amici-colleghi-testi difensivi, un'oretta dopo l'incendio, erano a mangiare tutti insieme.
Ah, dimenticavo: oltre all'avvocato, il professor Franco Nardi i consulenti che dovevano dimostrare il peggioramento, grave, della sua qualità di vita a causa dello stress derivante dall'essere stato messo sotto inchiesta (a causa di Acampa, secondo la tesi accusatoria), li ha pagati di tasca sua.
 Forse era meglio se risparmiava...

 

sabato 14 aprile 2012

La crisi morde, la Casta non fugge...

   
  L'avvitamento del Paese nella crisi economica è sempre più drammatico; il credit crunch - di fatto già in essere da tempo - strozza le vite degli imprenditori (e non solo), soprattutto di quelli fuori dai giri giusti. Non solo nel nord est: il 9 aprile, nell'aretino, un giovanissimo imprenditore, titolare di una ditta specializzata nel taglio di boschi, si è ucciso con il gas; ieri a Sesto Fiorentino, un ex manager di 42 anni si è buttato sotto un treno merci. La Toscana non è certo un'isola felix, ormai.

  Tantomeno lo è Siena, dove la crisi morde sempre più duramente, ma dove la Casta locale continua a trincerarsi dietro l'unione sacra fra le forze istituzionali, e a ripetere ossessivamente le due parole salvifiche: coesione e discontinuità, discontinuità e coesione.
 Ieri i castisti hanno avuto il coraggio di ritirare fuori la buffonata del Governo dei Nove, che si sperava relegata all'oblìo: oltraggiando tra l'altro anche la storia patria.
 La foto con Franchino da una parte, il Guasconi della Camera di commercio dall'altra e quello della Provincia nel mezzo è imperdibile. L'ironia, con questi, è davvero l'unica arma possibile, ormai.
 Il cotonato Guasconi è quello che scriveva sul giornaletto della Camera di commercio un peana a Galaxy, prima della gara d'appalto del settembre 2007. Ammettendo apertis verbis - e per iscritto! - che la Gara d'appalto sarebbe stata una buffonata. In un contesto serio - come già scritto - lo avrebbero scaraventato fuori da ogni luogo di potere a calci, dopo una gaffe di questo genere: a Siena, è stato premiato. Ce lo meritiamo, ce lo meritiamo.
Su Franchino, lasciamo perdere: se ne riparla a breve, tanto.
Quanto a querllo della Provincia, oggi merita la nostra attenzione: "Il peggio deve ancora venire", dice, ispirato, l'unico castista barbuto (ma con un taglio originalissimo: guardare per credere...). Al peggio, non c'è mai fine, dunque.
Ragionamento clou:
 "Intanto dobbiamo fare decollare il distretto delle biotecnologie che può ancora dare molto a questo territorio".
 Peccato che nella pagina precedente, il Corriere di Siena desse notizia della cassa integrazione per 40 dipendenti della Siena Biotech, nonchè del fatto che anche Toscana Life Sciences se la passa parecchio poco bene...
 Ormai quello della Provincia e gli altri parlano, ma, purtroppo per loro, vengono smentiti dai fatti il giorno stesso, neanche quello dopo. Non c'è nemmeno da aspettare. E non certo da fonti a loro contrarie.

 Le mancate erogazioni della Fondazione - dissanguatasi dopo i due aumenti di capitale proAntonveneta, sempre bene ricordarlo - iniziano dunque ad incidere, a mordere nella quotidianità della città e dei cittadini: il Polo biotecnologico è alla frutta (si tenga presente che la nave affondante è stata abbandonata dal dottor Gaviraghi poche settimane or sono), come era purtroppo inevitabile che accadesse.
Un altro esempio, fra i tanti, anzi tantissimi? A questo giro, i Campi solari per i giovani senesi le famiglie se li dovranno pagare per intero, a prescindere dal reddito: finito il burro, anche qua. Il Comune non dà più niente. E ci si ferma per carità di Patria.
 Meno male che ci sono i Noveschi: la crisi morde, la Casta non fugge...

venerdì 13 aprile 2012

Scoop ereticale: il conflitto di interessi del luminare Caporossi...

 
  
   Dopo la divagazione bisiana, torniamo al sano giornalismo d'inchiesta: chi tiene Kant e Gogol sul comodino, quindi, cambi pure canale. Chi è interessato alla Sanità senesota (in particolare agli occhini santi e benedetti, a questo giro), magari legga: come si dice sempre, la salute prima di tutto...

  Che il professor Aldo Caporossi, classe 1948, laureato con il luminare Renato Frezzotti, sia una auctoritas dell'oftalmologia, nessun dubbio al riguardo: sugli aspetti prettamente scientifici, oftalmologici, l'eretico sa giusto che gli occhi sono due (ma in casi estremi, si può fare anche con uno solo).
Su altri aspetti, però, la sua la può dire, documentazione alla mano.
Partiamo da un articolo di Michele Bocci di Repubblica ("Furbetti dell'intramoenia Careggi setaccia i loro siti", 11 aprile, pagina 4 dell'edizione fiorentina). Bocci, ad un certo punto, riferendosi al caso del professor Dini (il chirurgo plastico arrestato nei giorni precedenti) scrive che "Bastava farsi un giro nel suo sito per capire che c'era qualcosa di strano", per poi parlare di "verifica su altri professionisti per capire se fanno visite non consentite".
A Siena, non ancora Capitale della Cultura, ma certo già della moralità pubblica, queste cosacce NON avvengono. Ci mancherebbe altro.
La curiosità di andare sul sito del luminare Caporossi, però, c'è venuta lo stesso, inutile nasconderlo. Incrociando il tutto con altra documentazione. Sono venute fuori cosine stuzzicanti, ad occhio e croce.  Dall'ottobre al dicembre 2007, per esempio, l'esimio professor Caporossi ha effettuato visite in regime di intra moenia nel già citato Centro di Microchirurgia ambulatoriale di Siena: il quale centro appartiene alla famiglia stessa, in quel momento con Amministratice la moglie, Anna Maria Cappelli. Non per essere i soliti rompipalle, ma la Legge Turco, in casi come questi, parla esplicitamente di conflitto di interessi. E non si discute di un paio di visitine di passaggio: in quei tre mesi, le visite sono state quasi mille!
Caporossi, poi, dal gennaio al luglio 2008 passa all'extra moenia, in quanto in attesa della sentenza del Consiglio di Stato (che gli darà ragione, contro il Tar fiorentino) sulla vexata quaestio dell'attività dentro o fuori l'ospedale.
Una cosa singolare assai, però, accade dopo: dal 31 ottobre 2008 al 27 marzo 2009 succede che l'Azienda ospedaliera senese si trovi ad essere convenzionata con il Centro prima citato. Peccato, però, che il suddetto Centro di Microchirurgia ambulatoriale, in quel preciso e specifico momento, abbia lo stesso luminare come Amministratore unico (subentrato alla gentile signora), nonchè clamorosamente maggior azionista, con azioni testè acquisite dalla moglie e dai figli (oftalmologi anch'essi). Non per essere impertinenti, ma la Legge Turco questa cosina SEMBRA PROPRIO NON PERMETTERLA. Siamo al conflitto di interesse all'ennesima potenza.

 Dal marzo 2009, poi, il professor Caporossi va a svolgere attività ambulatoriale all'interno dell'ospedale delle Scotte, ed in contemporanea nella struttura convenzionata a Roma (per mera curiosità: a chi fa capo, la struttura romana?).
Prestazioni svolte nel 2009 dal professor Caporossi:
a Roma, circa 650; alle Scotte, circa 2700.
Prestazioni del 2010:
Roma, circa 900; Scotte, circa 2750.
Prestazioni effettuate nel 2011:
Roma, circa 1100; Scotte, circa 3.000.
Il tutto, per un fatturato di circa 650mila euro, per il solo 2011.
Da notare che nel sito compare anche il centro di Viterbo, oltre ai due appena citati, in cui visita il luminare.
Tutti soldini meritati, sia chiaro. Strameritati.
 A proposito di dindini, c'è una cogente Delibera della Regione Toscana (del 23 luglio 2007, quando il Gran moralizzatore Enrico Rossi era Assessore alla Sanità), la numero 555, in cui, per agevolare la tracciabilità dei pagamenti, si dice che i liberi professionisti, in pratica, NON DEVONO TOCCARE DENARO. Tutto - comprese le prenotazioni - deve passare attraverso l'ospedale. Sacrosanto.
Per tabulas, viene fuori che il professor Caporossi diventa civis Romanus ogni due settimane, di norma optando per il tris giovedì-venerdì e sabato, da vero stakanovista dell'occhio quale è.
Dalle carte, risulterebbero cose curiose.
 Noi ci limitiamo a domandare all'esimio luminare Caporossi:
1) I pazienti romani, dove, e da chi, prenotano la loro visita?
2) Chi incassa, materialmente, dai pazienti romani?
Se tra una visita e l'altra il professor Caporossi ci vuole rispondere, gliene saremmo eternamente grati, concedendogli tutto lo spazio che merita.
Tra l'altro, ultimamente, l'eretico registra anche un leggero abbassamento di vista. Un controllino, magari... 

giovedì 12 aprile 2012

Il Bisi ci ricasca: l'eretico fomentatore di violenza...

 
    Anche se lo obbliga a procrastinare articoli importanti, l'eretico ringrazia Stefano Bisi per l'attenzione che torna a rivolgerli (pur con questa curioso modus operandi di ricorrere sempre a nuove perifrasi: oggi l'eretico è diventato un "prof in aspettativa"...).
Dopo un ordigno contro una filiale montepaschina a Roma (a Roma!), un mesetto fa, arrivò ad incolpare - moralmente, non materialmente - lo scrivente; dato che la Procura di Roma ancora nicchia sull'incriminazione dell'eretico per la suddetta bomba (ma non si possono escludere a priori colpi di scena), allora il prestigioso giornalista si lancia in un'intemerata antiereticale, sostenendo che questo blog sarebbe fonte di ispirazione alla violenza.
 A pagina 4 dell'house organ montepaschino (Il Corriere di Siena), oggi scrive che:
 "C'è chi lo fa in forma anonima, e chi ha il coraggio di mettere nome e cognome pensando, però, di avere l'immunità...".
 Ringraziando per il riconoscimento bisiano del coraggio, mi chiedo donde arrivi la pensata sul fatto che avrei la pretesa dell'immunità: viste le cause, le querele ed il Processo che mi aspetta a gloria il 29 maggio, non mi pare proprio di godere di alcuna immunità! Semmai il contrario. Boh...
 Ad ogni buon conto, ci si aspetta quanto prima un esposto dell'avvocato Pisillo sulla delicata questione. Uno più, uno meno...

  Stefanino Bisi è come un fiume in piena, una volta rotti gli argini: dopo avere citato (senza alcun riferimento al blog!) il passaggio in cui auguravo il "corridoio prussiano" ai banchieri che hanno devastato il Monte ed anche al povero Franchino Ceccuzzi, arriva a scrivere che i miei sono "toni e parole di gravità inaudita. è probabile che ai più, che si dilettano con letture più serie, sia sfuggita questa vera e propria istigazione alla violenza fisica". Meno male che l'ha evidenziata lui: quelli che passano da Kant a Gogol, in effetti, se l'erano perduta di certo.
A parte il fatto che non ci vuole molto a capire che quella del "corridoio prussiano" (in cui i reprobi passavano in mezzo ai commilitoni che li frustavano con veemenza, fino al sanguinamento) era chiaramente una provocazione da NON prendere alla lettera (peraltro ampiamente anacronistica, ma questo può sfuggire, si immagina), non è certo abitudine di chi scrive gettare il sasso e, poi, ritirare la mano. Tutto mi si può imputare, fuorchè questo.
Il tema della violenza fisica è troppo serio per prestarsi alle facili battute (detto da uno che qualche tonfo fatto bene l'ha preso, in vita sua, a differenza dei "minacciati" dell'ultima ora, e quindi sa bene che sapore amarognolo lasci in bocca...).
 Nella Siena di oggi, la situazione è grave, forse gravissima, ma non seria: quindi la violenza fisica è (anzi, sarebbe) del tutto fuori luogo. Da stupidi, da dementi. Come in questo blog è stato scritto non so quante volte (ma il Bisi - si sa - lo legge solo ogni tanto, allorquando le letture più serie ed impegnative gliene lasciano il tempo...).
 Ero a Praga, nei giorni scorsi: quello sì che è un popolo che ha usato la violenza, e ha fatto benissimo ad usarla. Contro i nazisti (attentato ad Heydrich, numero due delle SS, maggio 1942), contro i sovietici (agosto 68, ma non solo). Tanto di cappello, con il massimo dell'ammirazione.
Qui, nella Siena di oggi, un qualunque cittadino dovrebbe mettersi nei guai per uno come Franchino il Ceccuzzi o come qualche montepaschino dorato? Ma facciamoci il piacere: non ne vale proprio la pena, manco per niente. Si sta solo cercando un facile capro espiatorio, o, meglio, un diversivo su cui provare a depistare l'attenzione. Giochino vecchio e stantìo. In cui l'eretico spera davvero che nessuno arrivi ad essere così sciocco da cadere.
E poi: c'è più violenza nella provocazione storica sul "corridoio prussiano", o nei 4 milioni di euro di buonuscita dati ad Antonio Vigni per tutto il bene che ha fatto alla sua Banca del cuore (sarebbe nel cuore anche mio, al posto suo)? Oppure nello strozzare con il cemento i pochi spazi verdi rimasti integri, per costruire case orrende che restano in prevalenza disabitate? E quando un Sindaco si rifiuta ostinatamente di rispondere a qualunque domanda gli venga fatta, minacciando subito il ricorso alle vie legali, quella non è forse violenza? E nascondere sistematicamente certe notizie su certi personaggi ai propri lettori, non è violenza anche questa?

 Come scriveva Leonardo Sciascia, a ciascuno il suo. Caro Stefano, a ciascuno la sua, di violenza...

Ps A breve, comunque, l'eretico per un certo periodo si allontanerà da Siena, destinazione Recanati (ma continuando a scrivere sul blog). Fine del coprifuoco coatto per i castisti, finalmente...

mercoledì 11 aprile 2012

Capitale della Cultura: l'eretico propone Bari!

 
   Sempre più intrigante la corsa per l'assegnazione dell'ambito ruolo di Capitale della Cultura europea del 2019. La posizione ereticale - ormai - è chiara da tempo: questa Siena, amministrata da questi fenomeni, NON MERITA nessun premio. Men che meno di quel tipo, vista sia la povertà culturale dei proponenti stessi (con tutto ciò che ne consegue), e vista anche la mai abbastanza sottolineata propensione alla CENSURA. Finita la Mostra su Milo Manara di cui ci siamo occupati, che c'è, per esempio, al Santa Maria della Scala, in piena stagione? Così, per pura curiosità...

   A questo punto, ciò premesso, bisogna pur schierarsi, come l'eretico è abituato a fare. Fra le candidature, pare ci sia anche quella di Catanzaro, a suo modo suggestiva visto che ha dato i natali a Mussari Giuseppe. C'è ancora di meglio, però.
  Leggendo giorni or sono che Bari (la Bari del Sindaco piddino Michele Emiliano, quello delle cozze pelose e degli astici giganti avuti in regalo, poi messi in vasca da bagno perchè non entravano in frigo...) si è buttata a capofitto nell'agone, l'eretico lancia ufficialmente la CAMPAGNA PER BARI CAPITALE DELLA CULTURA! Chi vuole, si attivi.
L'appeal barese è pressochè irresistibile, ora come ora: un Sindaco in forte difficoltà (non come il saldissimo Franchino il Ceccuzzi), che cerca di buttarla su altro per deviare da sè i riflettori, con abile manovra diversiva; l'auditorium Nino Rota chiuso da anni (non come quello senese, appena edificato al posto del vecchio stadio, no?); il Sindaco piddino che non ha neanche nominato un Assessore alla Cultura (non come noi che ne abbiamo uno che ne vale due...). E poi, proprio il rapporto del primo cittadino con la Cultura: Emiliano - riferisce lo scrittore barese Nicola Lagioia sul Fatto del 3 aprile - si vanta di non essere mai entrato in una biblioteca (""io non sono mai andato in una biblioteca, e comunque a Bari una biblioteca comunale non serve", l'indifendibile sillogismo di Emiliano", scrive Lagioia); volete mettere con il nostro Franchino, che ha provato due volte a laurearsi (Scienze politiche e Giurisprudenza) e non c'è mai riuscito, però è uno che in biblioteca - se il morbo della politica non gli avvelenasse la vita - trascorrerebbe pomeriggi intieri (magari per sfogliare i quotidiani locali, per vedere come su tante cose sosteneva posizioni antitetiche rispetto ad oggi...).
E poi, dulcis in fundo: chi è che non si ricorda la imperdibile intervista preelettorale (di Viola Carignani) in cui Franchino annunciava al popolino senesota di essere in contatto con non si sa bene quale imprenditore per la imminente creazione di un migliaio di posti di lavoro per i giovani senesi? Emiliano, ancora una volta, ha fatto meglio del suo compagno di Partito. Citiamo ancora Lagioia:
"Estate 2009. Emiliano accoglie in pompa magna il texano Tim Barton, un fantomatico magnate del fotovoltaico che promette di acquistare la squadra di calcio e investire milioni per fare della città un polo internazionale dell'energia verde. Qualcuno su facebook ironizza sul fatto che digitando su google nome e cognome del miliardario si trova solo il quasi omonimo regista cinematografico (Tim Burton, Ndr). Autunno 2009: Tim Barton scompare nel nulla. Era un prestanome? Il protagonista di una burla mediatica?...Nessuno lo sa. Ovviamente SCOMPAIONO ANCHE  I POSTI DI LAVORO che la città si illudeva di ottenere con il fotovoltaico". 
Almeno l'ex Pm fattosi Sindaco un Tim Barton l'aveva portato, folkloristico o meno. Nella città del Palio ancora si attende, sempre meno fiduciosi (anche perchè nell'hic et nunc il primo posto di lavoro da salvare sembra piuttosto essere quello del Sindaco stesso...): dunque, anche per questo, viva Bari!

Ps Il 24 marzo, sempre sul Fatto, c'è stata una ficcante intervista con Patriziona D'Addario (di Antonio Massari). Passaggio clou: "In questa Bari corrotta io sono la più pulita". Come darle torto? Se salta inopinatamente la candidatura a Capitale della Cultura, Emiliano potrebbe giocare la carta olimpica, dopo la bocciatura romana. Tedofora, la D'Addario...

martedì 10 aprile 2012

Il caso Nannini: dimissioni per manifesto menefreghismo!

  
 Di ritorno da Praga (se ne riparlerà a breve), l'eretico non può astenersi dallo scrivere dell'ottimo Alex Nannini, di colui che era un anno or sono il candidato Sindaco del Pdl (sic!). Opportunamente il Cittadino on line pubblica un pezzo che dà conto della condanna cassazionista del tentativo nanniniano di non pagare le tasse in Italia ma a Montecarlo (storia relativa al 1997). La sentenza 5382 della Cassazione dice, tra l'altro, che "nell'anno in oggetto di verifica, Nannini era stato intestatario o cointestatario di numerosi conti correnti bancari" in Italia. Chissà in quale banca...

  Resta un fatto: nello scellerato Consiglio comunale del 3 aprile, fiumi di inchiostro sono stati giustamente spesi (anche dall'eretico) sul voto di Gabriele Corradi e di Enzo De Risi a favore della maggioranza, o di quello che ne resta. Meno si è parlato del voltafaccia del Meacci piddin-cennino, poco più della Mugnaini mussariana. Rispetto però all'importanza politica della cosa, quasi niente si è scritto sulla clamorosa assenza del pasticciere Nannini dall'Aula, il 3 aprile. Non ha fatto neanche capolino, Alex Nannini, in altre faccende affaccendato.
Il senso dell'operazione politica filoceccuzziana (ricordate il neologismo "Ceccuzzini"?), l'ho già spiegata ad abundantiam sul blog e nel libro su Mussari (pagine 257-261), quindi non mette conto ritornarci, se non per l'amara soddisfazione di avere visto giusto un anno fa. Nannini è il responsabile economico della Fondazione Italia-Usa del deputato eugubino e pidiellino Rocco Girlanda (leggasi i cementificatori umbri Barbetti, editori del Corriere di Siena), il quale è un carissimo amico di Denis Verdini, per chi non lo sapesse o ricordasse.

 Prima di partire per la Boemia, venerdì scorso, in curiosa successione, due persone entrambe degne di fede hanno riferito allo scrivente che il candidato Sindaco del Pdl si vantava coram populo della sua assenza in Aula del 3 aprile, adducendo un affare importante da sbrigare altrove (specificandone anche l'importo pecuniario, tra l'altro: senz'altro superiore al gettone di presenza dei Consiglieri).
Visto il suo comportamento in Aula, dato che lo stesso Claudio Marignani nell'ultimo Congresso provinciale Pdl ha ammesso che questa candidatura è stata calata dall'alto contro il suo stesso volere, dal momento che il suo sponsor personale, Denis Verdini, è il parlamentare forse più inquisito del Parlamento italiota, non sarebbe forse il caso di prendere atto della situazione, e tornare agli amati ricciarelli?
 Non tanto per manifesta inferiorità: per manifesto menefreghismo...

Ps In aggiunta, c'è un'altra cosa: un leader (?) di un partito quale che sia - anche se assente dall'Aula - ha il dovere morale di dire come avrebbe votato, in caso di presenza. Per rispetto dei suoi elettori. Come avrebbe votato, il candidato Sindaco pidiellino, alla mozione della maggioranza sulla Fondazione? Può Nannini votare contro Ceccuzzi? Si può sciogliere il binomio Ceccuzzini?

venerdì 6 aprile 2012

Habemus sententiam! Pronte le motivazioni del Processo Acampa...

   Prima di chiudere per le immeritate feriette pasquali, l'eretico ha il piacere di fare un annuncio strabiliante: ladies and gentlemen, la sentenza sul Processo Acampa - incredibile dictu - è stata finalmente depositata dal Giudice Monica Gaggelli.
Per gli smemorati (anche non di Collegno) e gli ignoranti (nel senso etimologico, eh), si ricorda che la sentenza sarebbe dovuta arrivare ENTRO E NON OLTRE IL 17 DI OTTOBRE 2011. Data che ci pare ormai lontanina, se non andiamo errati. Circa 5 mesi di ritardo: ma - si sa bene - la Giustizia italiota è lenta, no?

  L'eretico ovviamente quanto prima aggiornerà i suoi lettori sull'assoluzione acampiana. Assoluzione sia per l'incendio ( a questo punto il principale sospettato è lo Spirito Santo, che però può avvalersi della facoltà di non rispondere, se escusso), che per la calunnia nei confronti del professor (ed allora archivista) Franco Nardi, secondo l'accusa da subito indicato da Acampa come colpevole dell'incendio del 2 aprile 2006.
Più volte il Pubblico Ministero Nicola Marini ha detto che lui ricorrerà in Corte d'Appello, il che vuol dire a Firenze. Inutile aggiungere che questo blog seguirà morbosamente il Processo d'Appello (speriamo con Mussari Giuseppe ancora avvocato, ovviamente: lo spettacolo non sarebbe completo, altrimenti...).

  Chissà stasera, durante la Via Crucis d'ordinanza, cosa penserà, il monsignore più trendy e fashion d'Italia. A quale stazione riterrà di essere giunto, lui che si è paragonato più volte al Cristo, dopo il deposito della sentenza assolutoria?

Ps L'eretico si leva dai...paraggi per 4 giorni. A suo tempo, scriverà per dove (il taccuino è sempre in stand by!).
Salvo aggiornamenti di fortuna, a martedì prossimo. Si preannuncia una settimana scoppiettante, su vari argomenti (Sanità, Fondazione Mps et alia). E poi c'è la sentenza Acampa, finalmente...

Sarajevo, la Stalingrado degli anni Novanta

 
   Oggi, 6 aprile, per una curiosa coincidenza, siamo di fronte al crocevia di tre eventi, del tutto slegati fra loro: il primo centenario della morte di Giovanni Pascoli, i tre anni dal sisma de l'Aquila, i venti dall'inizio dell'assedio di Sarajevo.

  Per quanto concerne il poeta della "cavallina storna", l'eretico si limita a segnalare la pregevole ristampa dei pascoliani Canti di Castelvecchio (tra l'altro gratuita) che La Nazione offre ai suoi lettori,  con il contributo della Fondazione Giovanni Pascoli e del Comune di Barga (posto bellissimo, in cui consiglio chi possa ad andare quanto prima!).
Per quanto riguarda la tragedia aquilana, rimando volentieri agli articoli ereticali sulla visita alla città abruzzese dei mesi scorsi, per chi ne avesse voglia e tempo, ovviamente: articoli all'insegna di un forte pessimismo, che non può certo essersi addomesticato in alcun modo in questi pochi mesi.

Sarajevo, dunque.
Il più lungo assedio di una città, di una grande città europea, dal 1945 ad oggi, iniziò proprio il 6 aprile 1992, vent'anni oggi.
L'Europa - che aveva appena formalmente riconosciuto l'autonomia della Bosnia Erzegovina e del suo melting pot - assistette, quasi noncurante, a ciò che stava avvenendo: nessuna manifestazione imponente, nessuna bandierina multicolore della pace, ben poca mobilitazione di intellettuali, in Italia (a parte Adriano Sofri e uno dei pochi idealisti autentici della politica italiana, il verde altoatesino Alex Langer: non a caso suicida, per l'incapacità di sopportare il Male di Sarajevo). Nonchè l'inazione militare, colpevolissima: lasciammo fare ai macellai balcanici ciò che volevano, in buona sostanza. "Missioni umanitarie" in Iraq ed Afghanistan, dopo; lì, nel cuore dell'Europa, solo a cose fatte, quasi senza sparare un colpo.
La cosa curiosa è che un assedio in piena regola non se l'aspettavano neanche gli abitanti (non serbi) di Sarajevo: la pensavano una cosa possibile, certo, ma non probabile. Non in quel preciso momento. Neanche dopo ciò che era accaduto poche settimane prime a Vukovar. Invece l'assedio, implacabile, iniziò, per durare fino al 1995. Dalle alture che circondano la città più etnicamente varia d'Europa, i mortai serbi, implacabili, distruggevano pezzo per pezzo case, palazzi, alberghi. E poi i cecchini, pronti a spararti nei momenti più ordinari, quotidiani: quando uno attraversa la strada, quando va al mercato, quando fa la fila per l'acqua.
 Dietro al nazionalismo esacerbato, c'era anche - secondo Paolo Rumiz, soprattutto - l'ansia di rubare, di saccheggiare. Lo scrittore triestino - che era in loco 20 anni fa - ricorda su Repubblica di ieri come, a luglio, a Belgrado ebbe "l'oscena conferma. I mercatini dell'usato erano pieni di cose bosniache. Persino i settimanali rigurgitavano di inserzioni su automobili, stanze da bagno, bestiame, televisori. Un improvviso fiume di refurtiva macchiata di sangue arrivava dalla Bosnia ed ecco che la guerra si svelava per quello che era: una scusa per rendere possibile il saccheggio e assolvere patriotticamente l'assassinio. La banalità assoluta del male".
Gli eserciti non sono mai composti da educande, ma soprattutto i paramilitari serbo-bosniaci (vedasi il Comandante Arkan, fra tutti) erano davvero un'accozzaglia di criminali eccitata dall'adrenalina del saccheggio e dello stupro: ladri, rapinatori, truffatori, stupratori, tutti cementati dall'idea di una Grande Serbia, e di un Grande Saccheggio. Come detto e scritto più volte, dall'altra parte (dalle altre parti) non tardarono molto a rispondere pan per focaccia: magari andando alla pugna dopo essere passati a farsi benedire dai ciarlatani di Medjugorje. Prima le mani giunte davanti alla Madonna ustascia, poi le mani lorde del sangue serbo o musulmano, dei civili serbi o musulmani. No, davvero è arduo trovare innocenza, in chi l'ha combattuta, quella guerra civile.

 Due anni fa, per la prima volta, sono arrivato a Sarajevo. Ci sono arrivato in macchina, anche per saggiare la qualità delle strade bosniache (alti e bassi, diciamo: come in Italia, no?).
I palazzi hanno ancora i segni, le cicatrici dell'assedio; ancora di più, le cicatrici restano nella mente degli abitanti (cattolici croati, ortodossi serbi, musulmani bosniaci). La guerra - come sempre - ha reso gli abitanti più attaccati alla religione (in special modo gli islamici), ma nello stesso tempo qualcosa della passata laicità cosmopolita di stampo asburgico fortunatamente resta e, soprattutto, il consumismo e l'edonismo occidentale imperano, fra i giovani. Fast food accanto ai minareti, muezzin (registrati) richiamanti alla preghiera di fianco alla musica di Lady Gaga.
All'apparernza, tanta voglia di vivere, di divertirsi. Forse non dissimile da quella degli anni '50 da noi: la voglia di vivere di chi ha convissuto con la morte vicina di casa. E ora vuole farsi una passeggiata, senza il terrore di essere freddata da qualche cecchino...

 Come sempre nelle tragedie più grandi, a Sarajevo ci fu un eroe autentico: Jovan Divjak. Aveva allora 55 anni, era un generale dell'Armata jugoslava, di etnia serba. Quando vide il macello che era diventata Sarajevo, lasciò la sua etnia ed il suo altissimo grado, e passò a guidare la resistenza degli assediati, contro la sua stessa etnia.
 Oggi cosa fa? Dirige una fondazione per bambini orfani di guerra. Al cospetto di tanta banalità del Male, in queste temperie c'è sempre l'enormità del Bene...

giovedì 5 aprile 2012

Un funerale che inneggia alla vita: Fabio Rugani

  
  Partiamo dalla fine, dunque. Salendo per il Fosso di Sant'Ansano, si sentivano - ancora chiare e nette - le note della jazz band provenienti dai locali selvaioli. Se uno non avesse saputo alcunchè, avrebbe potuto pensare ad una festa in Contrada, di quelle primaverili. Invece era un funerale. Ma un po' - diciamolo - era appunto anche una festa. Era un po' l'una e un po' l'altra cosa. Così come era giusto che fosse, trattandosi della cerimonia funebre (religiosa, ma anche laica; triste, ma anche felice) di Fabio Rugani. Che è stato - a livello pubblico - almeno quattro cose cose insieme, nella sua vita di ottuagenario: medico, giornalista-politico, goliardo, Capitano della Selva, plurivittorioso.
Un funerale indimenticabile: dopo la cerimonia religiosa (non officiata dal correttore ufficiale della Contrada don Acampa, mi piace pensare non casualmente), la comparsa selvaiola (dopo la sbandierata in Piazzetta della Selva) apriva il lungo serpentone dei presenti; a chiudere - come detto - un'orchestrina jazz, con qualche spruzzata di blues. Evidentemente richiesta da Fabio Rugani. Arrivati alla Costarella, non ci si è limitati all'affaccio: il Capitano è stato portato in fondo alla Costarella stessa, alla mossa. Un primum, a memoria ereticale.

Dei quattro elementi caratterizzanti la vita di Fabio Rugani, l'eretico niente può e deve dire della sua attività di medico, non avendone mai fruito in nessun modo; dell'attività politico-giornalistica, in particolare della famosa pubblicazione delle false liste massoniche del 1993, ci sarebbe tanto da dire (magari ci aggiorniamo al 2013, per il ventennale...). Certo che il collezionare querele mi rendeva la sua figura simpatetica, direi a prescindere.  Sottolineo, per chi non lo sapesse, che i querelanti hanno ottenuto ragione, e Rugani è stato soccombente, in questo caso; così come mi piace sottolineare che almeno un paio di notissimi  personaggi senesi indicati come appartenenti alle liste massoniche, decisero di non ricorrere a vie legali, dopo la pubblicazione. Magnanimità verso Rugani, o altro ancora? E soprattutto: chi erano i due - grandi amici l'uno dell'altro - che non si avventurarono nelle vie legali?
Torniamo a Fabio, nelle vesti di goliardo. Memorabile la burla del 1956, con la (falsa, ovviamente) delegazione egiziana in visita ufficiale al Comune di Siena. Memoranda ed insuperata, a più di 50 anni di distanza. E della goliardia di quei tempi, Fabio era permeato, talchè si può dire che in ogni estrinsecazione pubblica, la traccia del suo passato di goliardo c'era (a parte, forse, in quella di medico. Ma potrei sbagliarmi...). D'altro campo, se pensiamo che personalità come Marco Pannella ed altri si sono formati alla scuola UGI, la cosa non meraviglia più di tanto...

 Last but not least, la Selva. Qui sono in difficoltà, perchè ne avrei davvero tante, da raccontare. In primo luogo, Fabio Rugani è stato uno straordinario narratore di Palio: le sue serate selvaiole a parlare di cavalli e fantini e mosse e strategie, sono un esempio credo insuperabile di affabulazione paliesca. La voce calda, impastata dal tabacco della pipa, forte e suadente ad un tempo; la lucidità della memoria; le pause ben studiate: la capacità, insomma, affabulatoria. Questo era Fabio Rugani orante di Palio. L'eretico non crede di sbagliare, affermando che nessuno poteva competere con lui, sorta di Omero paliesco, esempio mirabile di una Festa ancora ancorata all'oralità.
 Con in più il piacere dialettico della vis polemica: una delle ultime volte in cui ci ho parlato (per pochi attimi) mi disse che non sopportava il fatto che fossero state eliminate le trasmissioni paliesche con il contraddittorio, le polemiche, le insinuazioni del giorno dopo. Il sale, il pepe e lo zenzero del Palio. Non gli piaceva la normalizzazione imposta al Palio negli ultimi anni.
Si pensi al famoso Palio vinto nel 1987, lui Capitano: infortunio al cavallo Vipera, cambio di monta dopo la Prova generale, colpi di scena uno dopo l'altro. Il capolavoro paliesco ruganiano, senza dubbio. Impossibile anche solo pensarlo, oggi.
Vipera, non avrebbe potuto correre, quindi la Selva non avrebbe neanche fatto presenza al canape. Il big scaricato, oggi intavolerebbe una conferenza stampa con i "giornalisti" ossequianti il suo Verbo, invece di stare zitto e obbedire. Un Capitano - lo dice l'etimologia - deve comandare: sui fantini, in primis. Non essere comandato, da loro o da uno in particolare. Fabio Rugani questo lo sapeva bene, e soprattutto lo metteva in pratica.
 Chi ha l'età ereticale o oltre, si ricorderà di certo quando per la segnatura, in quel 2 luglio 1987, ci presentammo in Piazza come gli Spartani alle Termopili (mi sia concesso l'azzardato paragone...). Alcuni erano pronti al "martirio" paliesco, pur di difendere l'azzardo ruganiano. I contradaioli del Montone - per chi non avesse capito - non erano molto soddisfatti del fatto che il "loro" fantino non avrebbe corso quel Palio, per fare spazio ad un assoluto sconosciuto. Meno male che non ci fu bisogno del martirio, grazie all'abilità diplomatica dei dirigenti selvaioli.
 Memento audere semper: al di là delle strumentalizzazioni storiche, questo è un detto che Fabio avrebbe potuto davvero fare suo...

Ps Stamattina ero a salutarlo, prima che venisse chiuso. Vicino alla mano destra, i diciassette barberi (la Selva più in alto di tutti, ovvio).
 Ad un certo punto, una maledetta moscaccia, entrata inopportunamente in Chiesa, ha iniziato a giragli intorno. Una anziana donna ha provato a scacciarla, senza alcun successo. Mi sono detto, fra me e me:
 "Ora sta a vedere che Fabio si alza, la schiaccia, e torna a riposarsi...". 

Le strane relazioni degli Aleotti (e una succosa postilla mussariana)...

    Questa famiglia Aleotti - è sempre più evidente - è proprio la famiglia giusta per risollevare le sorti (anche etiche) della città del Palio. Più se ne sa, più diventa acclarato. Giorno dopo giorno.
Ricordava - ripreso da Dagospia - Franco Bechis su Libero (nel silenzio paratotale) che lo scorso 12 marzo la Procura di Firenze ha chiesto al Senato della Repubblica le telefonate del senatore pidiellino Cesare Cursi, ex Presidente della Commissione affari sociali e sanità. Perchè i Pm fiorentini sono interessati a quel che diceva questo importante senatore berlusconiano?
Per la nota (non alla stampa senese, però) maxinchiesta sulla famiglia Aleotti, che di fresco ha rilevato il 4% delle azioni Mps (ragranellando subito un confortante -20%...).
Sentiamo Bechis:
"...gli Aleotti scrissero nell'aprile del 2009 per Cursi un emendamento e un decreto legge del Governo Berlusconi per limitare i poteri delle Regioni sulle prescrizioni dei farmaci, cassare le ali ai cosiddetti generici (che costano parecchio di meno ai clienti, Ndr) e favorire i farmaci Menarini". Birbantelli, questi Aleotti, eh?
Quando Bechis scrive "gli Aleotti", si intendono il patron Alberto (novantenne), e la figlia Lucia, la quale stava per diventare vicepresidente del Monte.
Per ringraziare il senatore dell'interessamento, gli Aleotti diventarono improvvisamente amanti ed esperti dell'Arte, arrivando a comprare copie di una pregevole monografia del Bronzino. Per un totale di 164mila euro! Sì, ma che c'entra, il senatore? Niente, a parte il fatto che la casa editrice (Viviani) è di proprietà della moglie. Giusto quello. A livello artistico, dunque, gli Aleotti per ora preferiscono uno dei massimi esponenti del Manierismo fiorentino, allievo del Pontormo: uno di coloro che fecero ancora più bella la Firenze del 1500.
Adesso che si sono insediati a Siena, bisogna che comprino libri sull'Arte locale, altro che il Bronzino.
Stando su cifre molto molto più ridotte, l'eretico offre loro un migliaio di copie della sua biografia su Mussari Giuseppe: è un libercolo che non ha molto a che fare con l'Arte, ma per capire la Siena attuale un qualche valore ce l'ha. Ma forse gli Aleotti questa Siena già la conoscono...

 A proposito di Mussari, nel titolo del pezzo si richiamava una "postilla mussariana".
Nell'articolo di Bechis ripreso da Dagospia, si scrive che i contatti fra gli Aleotti e il senatore furono tenuti tramite il nuovo Giulio Andreotti (Gianni Letta, ovviamente) e per mezzo dell'ormai defunta signora Maria Angiolillo, dalla cui casa in Trinità dei Monti sono transitati i "migliori" nomi e cognomi della politica, del giornalismo e della finanza italiota. Un'istituzione (ed un trampolino di lancio) per il potere romano, e per il capitalismo relazionale italiota.
Nell'agenda personale di Mussari Giuseppe (sequestrata durante l'inchiesta Galaxopoly), si evince che il 12 dicembre del 2007 ( giusto un mese dopo l'incauto acquisto di Antonveneta...) Mussari era invitato, alle 21,15, da tale "Angiolillo".
 Che si tratti della suddetta Maria Angiolillo, principessa delle serate del Potere romano? L'eretico pensa proprio di sì. Anche perchè, nell'articolo che il Corriere della sera le dedicò in occasione della sua scomparsa (14 ottobre 2009), si trova questa illuminante frase, attribuita alla Angiolillo stessa:
"Sono naturalmente attratta dalle persone più sensibili e dotate".
Come poteva non diventare buona amica di Mussari Giuseppe?

mercoledì 4 aprile 2012

Consiglio comunale: un'occasione perduta

 
   Tantissime sono le cose su cui soffermarsi, a proposito del Consiglio comunale di ieri 3 aprile: la più rilevante, senza alcun dubbio, è il salvataggio di Franchino il Ceccuzzi in articulo mortis da parte di Corradi e De Risi, in contemporanea con lo sganciamento dell'ala margheritistico-senese (leggasi monaciana) dalla maggioranza. Condito, questo sganciamento, dai due casi personali di votanti contro il Pd: la Mugnaini abbandonante la maggioranza (e perchè?), più il piddino Meacci che - con un rigurgito di cennismo fuori tempo massimo, sic - ha anch'egli votato contro il suo stesso partito (leggasi: contro quel che ne resta...). Dell'Udc Sandro Senni (quasi sosia del conduttore televisivo Davide Mengacci) almeno si sapeva, visto che c'era già la sua firma in calce alla sciagurata mozione vincente (17 a 15).

   L'eretico lo scrive con assoluta chiarezza e nettezza: il salvataggio da parte delle Liste civiche (leggasi: di quel che ne resta) è stato un ERRORE POLITICO MADORNALE. Lo abbiamo detto prima (anche ai diretti interessati), lo si ribadisce post factum: con l'aggravante, non da poco, che le suddette defezioni della Mugnaini e del Meacci rendono ancora più amaro il calice da digerire.
 Se, poi, il calcolo politico di Gabriele Corradi e di Enzo De Risi si rivelerà giusto e lungimirante (il Sindaco "muore" al prossimo giro, fatti fuori i monaciani a questo), allora l'eretico farà i più vivi complimenti ai due, e si cospargerà il capino di cenere. Per ora, proprio non si può, e non si deve.

  Per chi scrive, era troppo morbida perfino la mozione di Laura Vigni (senz'altro la più dura fra le tre, prevedendo per esempio l'azione di responsabilità e battendo duro duro sul tema delle responsabilità del passato): per i responsabili del disastro Siena, ci vorrebbe il famoso "corridoio prussiano". I vari responsabili (anche politici, a partire quindi da Franchino) dovrebbero passare in mezzo ad un corridoio umano, appunto, ed essere scudisciati, con apposite verghe, sulla schienina, con le mani legate. Come accadeva, con prussiana implacabilità, a chi sgarrava sotto l'esercito di Federico II Hohenzollern di Prussia durante la Guerra dei sette anni. Chi ha benedetto l'operazione Antonveneta ed i Tremonti bond - fra le altre cose - dovrebbe subìre questo: non altro, ma questo sì. Per fare in modo che le cicatrici restassero sulla carne viva, vita natural durante.
 Nella mozione piddina, invece, nessuna traccia di seria autocritica (come Marco Falorni ieri ha opportunamente messo in evidenza nel suo intervento). L'incapacità di una qualsivoglia autocritica è uno dei tratti esiziali delle truppe ceccuzziane, e ieri se n'è avuta l'ennesima, penosa conferma.
 Franchino adesso è un'anatra zoppa, politicamente parlando; ma da qui al 24 aprile (prossimo Consiglio comunale) avrà tempo e modo per ritessere la sua trama da politicante di provincia. Chissà se ce la farà. Per garantirsi qualche appoggio in più, non ci si stupirebbe di vederlo anche alla Via Crucis a fianco del Vescovo (se c'è anche Acampa Giuseppe, è una festa): l'unione sacra, per il Bene della città, bla bla bla...
 Meno male, per lui, che stasera c'è la Brambillona a Matrix (Canale 5, 23,30 circa) a parlare male del Palio: altro assist straordinario, per il paladino riconosciuto della senesità paliesca. Che ci ridano dietro in tutta Italia per la gestione Mps (semper Falorni dixit), non è mica un problema. Sul Palio, però, intransigenza assoluta, eh!
 Cara ex Ministro Brambilla, non l'aiuti come al solito troppo, almeno lei, l'anatra zoppa: questo a rimettersi in piedi non ci mette niente...

Ps Frase cult del Consiglio comunale di ieri:
 "Se non l'avremmo messa subito, sarebbe stato troppo tardi".
Non importa il contesto, vale la sintassi. Chissà chi l'ha detta, nella solenne sala affrescata...chi lo/la riconosce (se ci sarà), scriva pure. L'eretico si congratulerà ben volentieri...