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mercoledì 10 luglio 2013

Non ci resta che l'ospedale...

  
   L'unico tema che ci dà ancora qualche (residuale) forma di gratificazione ormai è la Sanità senesota: l'Asl 7 e le vecchie Scotte. Nel senso che per tutto il resto (Mps, politica, ruberie varie, impresentabile umanità...) più che si scrive e si documenta, più che cambia poco o punto, salvo qualche lodevole eccezione.

 Sulla Sanità, invece, qualcosa si muove: è partita l'inchiesta sul rosso-shocking dell'Asl 7 (da tempo patrocinata, in modo documentale, dal blog), la vicenda dello scandalo della Nefrologia, dopo i due pezzi ereticali, approderà a breve in Consiglio regionale ( ne riparleremo con ulteriori novità), e via dicendo.   
 Visto che dopo le vacanze ereticali (dal 12 al 22 luglio) il blog apporterà dei cambiamenti - grafici e in parte di sostanza -, diciamo subito che sulla Sanità non solo non si lascia, ma in qualche modo si raddoppia: alla parte della denuncia (con alcune superchicche in arrivo!), vorremmo aggiungere le note liete, positive che provengono dal comparto sanitario.
 In modo, come e più che nel passato, di essere di pungolo, di stimolo per i vertici aziendali: che dovrebbero comprendere come il chiudersi a riccio non serva a nessuno, agli utenti-pazienti come, in buona sostanza, a loro stessi. Lo capiranno?

 A partire proprio da questo pezzo, per esempio, uno stretto collaboratore ereticale scriverà sulla sua difficile esperienza di medico impegnato in politica che diventa, all'improvviso, paziente, e non per una banale influenzina di stagione. Pernottando per più notti, suo malgrado, all'hotel Le Scotte...

 I problemi su cui ci soffermeremo, oltre alle "carriere al neutrino" ed a ciò che già conoscete, saranno soprattutto i seguenti:

1) l'accoglienza dei pazienti (pallino del Direttore Tosi, fra l'altro);

2)la congruità degli spazi ospedalieri, a partire da quelli per i degenti, ma non solo;

3) i servizi per gli utenti (a partire dai bagni);

4) la mobilità interna (nefrologia c'entra sempre, no?);

5)le aggregazioni, più o meno funzionali, dei vari reparti;

6) la dislocazione del personale infermieristico, in rapporto agli effettivi volumi di lavoro svolto, nell'intento di cercare di scrostare le rendite di posizione, non più tollerabili in tempi di spending review;

7) gran finale, omnicomprensivo: la trasparenza delle scelte dirigenziali. Oggi più che mai, le scelte di politica sanitaria devono abbandonare la logica delle segrete stanze, dei conciliaboli fra pochi sodali.

 Parleremo, scriveremo dunque di questi aspetti, reparto per reparto: ed ogni lettore - meglio se non in modo anonimo, comunque in maniera documentata - potrà diventare, se lo vorrà, una sorta di trip advisor delle Scotte.
Si fa per gli alberghi più o meno di lusso, per le zone più o meno esotiche: non si può fare per un ospedale?

8 commenti:

  1. Caro Raffaele
    Ancora una volta sono costretto a chiedere spazio per me nel tuo blog.
    Stavolta non posso proprio farne a meno per le ragioni che vengo ad esporre.
    Mi corre un forte obbligo morale e di riconoscenza nei confronti di tutti gli operatori sanitari : medici,infermieri,tecnici che con il loro intervento tempestivo e provvidenziale hanno scongiurato un esito infausto di una malattia del sangue tanto rara quanto ad esordio subdolo la quale - se non riconosciuta in tempi brevissimi - presenta un decorso irrimediabilmente fatale.
    Perciò intendo ringraziare in particolar modo - oltre al mio medico curante e mio caro amico, dr. Pavese,che vincendo le mie remore mi ha letteralmente trasportato al Pronto Soccorso delle Scotte -
    quanti, a partire proprio dall’intervento complesso li’ avviato dai colleghi del pronto soccorso ,hanno contribuito ad evitare le conseguenze di cui ho scritto sopra.
    Si è trattato di un intervento che si è giovato di diverse e consolidate professionalità (non solo mediche) e competenze: ematologia, laboratorio,diagnostica per immagini ,nefrologia e neurologia che ha consentito, prima,di diagnosticare per tempo(in pochissime ore) questa malattia del sangue così rara(2-6 casi per milione) e poi riuscire ad impedire l’evoluzione verso lesioni permanenti (reni e/o sistema nervoso centrale) o la morte .
    Ed a seguire intendo pure ringraziare tutti gli operatori , ed in particolare stavolta il personale infermieristico ed ausiliario(caposala,infermieri,oss,ota ecc..) del Reparto di Ematologia ,ed anche dell’Ambulatorio di Plasmaferesi di Nefrologia che con professionalità ,sensibiità e qualità relazionali non comuni hanno agevolato il decorso positivo del mio ricovero in quel reparto di cura.
    A chi legge queste righe ,a questo punto potrebbe venire naturale una domanda :
    che ci fa qui,in questo blog di denuncia e di critica puntuale di situazioni di palesi malefatte in ambito sanitario (carriere al neutrino,bilanci taroccati,cc…) una nota di riconoscenza personale per una vicenda che sembrerebbe avviata a finire bene?
    Perché non affidarla a una breve nota in cronaca locale,come di solito viene fatto?
    Ed invece ho voluto apposta che figurasse qui come utile premessa a una valutazione più approfondita ed analitica che andrò ad articolare in più interventi -per rendere più agevole la lettura - a partire dai numerosi spunti di riflessione che mi ha stimolato a fare questa mia esperienza che considero tutt’altro che conclusa ; che anzi,per la natura della malattia, credo non si risolverà a breve.
    Al ricovero sta facendo seguito un attività di cura in day hospital di EMATOLOGIA ed anche di NEFROLOGIA che, forse,dorà durare nel tempo.
    Quindi le considerazioni che vado a fare tengono conto inevitabilmente dell’esperienza manageriale
    ultra- decennale di un dirigente medico oramai in pensione quale io sono ,ma soprattutto vogliono rappresentare il punto di vista di un paziente/utente che ha utilizzato, sta utilizzando ed utilizzerà ancora servizi assistenziali (attività di ricovero e day hospital) forniti da strutture organizzative e funzionali dell’AOU delle Scotte.

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  2. Volendo riassumere in un giudizio sintetico le mie valutazioni al riguardo non posso fare a meno di affermare che le attività di questa Unità Organizzativa – EMATOLOGIA - sono svolte in modo eccellente,nonostante e ad onta di tutti i vincoli e i limiti strutturali,logistici e di risorse assegnate in cui gli operatori sono costretti a svolgere i loro compiti assistenziali.
    Raramente mi è capitato di trovare un team di medici e infermieri cosi affiatato,motivato ed impegnato rispetto agli obiettivi assegnati.
    Si tratta di un gruppo,anzi di una “squadra” che vanta un’età media molto giovane e che consta di un piccolissimo numero di medici strutturati (ciò che resta della divisione,a mio avviso,improvvida dell’Unità Organizzativa iniziale) accanto a 5 specializzande/i motivatissime,impegnate dalla mattina presto al pomeriggio inoltrato proprio perchè coinvolte con piena responsabilità ed autonomia dalla loro dirigente rispetto al compito loro assegnato: la “presa in carico” di ciascun paziente.
    Per i non addetti ai lavori significa farsi carico in ogni caso e in ogni situazione del rapporto fiduciario stabilito con il paziente ed onorare tutti gli impegni che ne conseguono costituendo così per essi un punto di riferimento certo e costante per tutti i bisogni: informativi,assistenziali,ecc...
    Ed anche un pool di infermieri che per quanto di recente costituzione ed eterogenea esperienza specifica professionale-tra l’altro la gran parte di essi sono giovani meridionali – risulta presentare una proficua amalgama(grazie ad un valido coordinamento ed alla rotazione mensile in affiancamento) ed un ottimo orientamento all’utente dimostrando peraltro grande disponibilità,sensibilità e cura della qualità del rapporto col paziente.
    Che dire: credo che in questo caso l’AOUS possa vantare a giusta ragion, e una volta tanto senza tema di autoreferenzialità , l’U.O. di EMATOLOGIA come un punto di eccellenza ed esperienza di riferimento importante per l’intera struttura ospedaliera per quanto riguarda il livello raggiunto di positivo clima organizzativo interno.
    Ciò in ragione anche della complessività,varietà e sviluppo delle attività svolte che risultano peraltro in costante espansione;
    oltre ai compiti assistenziali va ricordato che viene pure svolta una qualificata ed apprezzata attività di ricerca in raccordo con centri nazionali ed internazionali.
    E certamente merito di tutto ciò va riconosciuto a chi dirige questa struttura, la professoressa Monica Bocchia , che in essa profonde appieno tutto il suo tempo ed impegno professionale ed organizzativo.
    E però tutto ciò avviene in condizioni strutturali e logistico-organizzative particolarmente sacrificate.
    Senza farla lunga voglio citare qui solo due esempi eclatanti riguardo agli spazi a disposizione:
    1)la sala di attesa, 2) gli spazi per il day hospital ed in particolare l’ambiente utilizzato per la somministrazione delle terapie.
    La prima è uno spazio inadeguato ed inappropriato ricavato tra gli ingressi di 2 reparti a fronte l’uno dell’altro : una piccola hall,collocata dinanzi agli ascensori di servizio in cui ogni mattina dalle 7,30 alle 13;00 si affollano in attesa – con 30 posti a sedere - dai 40 ai 60 pazienti e/o accompagnatori per volta che arrivano lì dalla mattina presto,spesso provenienti dalle aree più periferiche delle provincie senese e grossetana.

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  3. Tra questi in attesa si devono fare strada o meglio dire gimkana - per raggiungere gli ascensori di servizio- le lettighe e le carrozzine utilizzate per la mobilità interna agli altri reparti della struttura ospedaliera.
    Lascio al lettore immaginare il resto....
    Per quanto riguarda gli spazi destinati al day hospital (accettazione,prelievi,ecc...) si tratta di pochi ed angusti spazi con vincoli logistici che costringono i pazienti e gli operatori a percorsi incongrui e per niente funzionali ; dulcis in fundo la stanza dove vengono somministrate le terapie anche complesse ed impegnative per le condizioni di salute dei pazienti.
    Una stanza che accoglie quasi in cerchio 8 poltrone,affiancate l’una all’altra , con i pazienti a contatto di gomito, senza poter garantire nessuna privacy con terapie di durata media di almeno 60’- 90’ ciascuno con inconvenienti e/o interruzioni della somministrazione all’ordine del giorno,considerate le condizioni di salute dei pazienti in trattamento.

    Ed ora una nota molto personale su questa straordinaria esperienza umana che sto vivendo.
    Ciò nonostante o forse proprio a causa della ”coabitazione” forzata ed anche del clima positivo consolidato che si è instaurato tra gli operatori ed i diversi pazienti (ci si chiama tutti per nome) ne risulta stimolato il dialogo e il confronto tra le nostre diverse esperienze di malattia e di vita.
    Si intrecciano le nostre storie e vicende personali, di Mirko con Gaia,Luciana,Giordano,ecc...; ci raccontiamo,ci incoraggiamo,ci riconosciamo in una nuova piccola comunità, come a me piace chiamarla:
    “la bella comunità dei pazienti del 4 piano terzo lotto”.
    E ora anch’io, anche Mario è entrato a farne parte ; e ne ricavo, come gli altri prima di me, rassicurazione e solidarietà.
    La mia ambizione, il mio obiettivo ora è che questa piccola comunità possa divenire anche una community on-line che attraverso la rete faccia meglio conoscere il senso e il valore di questa straordinaria esperienza ad altre community e perchè no anche a quella affezionata dei lettori di questo blog.

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    1. Grazie Mario per la tua condivisione! io l'ho molto apprezzata. Un abbraccio.

      marghe.

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    2. Caro Eretico
      Io ho una carie a un dente mica puoi informarti se c'è qualcuno che me la può curare per benino in codesto posto detto le Scotte. E poi non vorrei nemmeno pagare il parcheggio visto che vengo con la macchina. grazie per l'aiuto

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  4. perché non parliamo del nuovo super primario di cardiologia (val d'elsa e val di chiana) che ha sbaragliato tutti gli avversari in quanto superneutrino (nipote buono della bindi)

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  5. Una domanda che comprende tutti gli argomenti affrontati da questo blog. Tutto bene, tutto logico, ho letto i due libri 'La casta di Siena' e 'Le mani sulla città', tutto belloe d interessante. Però ora avrei una domanda: ma allora a chi credere con tutti questi loschi figuri? Ma davvere non c'è ne è proprio nessuno che potrebbe essere creduto e sostenuto? Tutti hanno la rogna. Forse una persona potresti essere tu. Ma ci saranno anche altre persone che potrebbero rimettere a posto la barca Siena. Oppure non c'è più speranza? L.M.
    P.S.: ovviamente la salvezza della Robur o della Mensana Basket non dovranno essere i problemi primari, ce ne sono molti altri più importanti e decisivi per il futuro dei senesi.

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  6. No per sapere i fatti tuoi, ma dove vai in vacanza? In un posto tranquillo da dove puoi continuare a seguire il blog o in qualcuno dei tuoi posti dove non c'è neanche la linea e ci abbandoni per 10 giorni?!... Buone ferie
    Anna G

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