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lunedì 23 luglio 2012

Viaggiando nella Bosnia serba...

 
   Maggiori sono i km. macinati in Bosnia, piu forte si pone la domanda: come ha fatto il Maresciallo Tito a tenere insieme questo mosaico di etnie cosi lontane l'una dall'altra, per ben 35 anni?  Il pugno di ferro forgiato dalla militanza comunista, l'audacia del leader che seppe spezzare il legame con Stalin, l'innegabile carisma del personaggio, d'accordo: ma la sensazione del "miracolo" resta, intatta.

  Ho trascorso un paio di giornate in una cittadina che potrebbe essere presa a modello dell'ideal typus weberiano della cittadina della Republika Srpska (Repubblica serba della Bosnia, da ora RS), vale a dire di quel 49% del territorio bosniaco che gli accordi di Dayton del 1995 hanno assegnato - su pressione clintoniana - ai serbi di Bosnia. Il restante 51% fu assegnato al tandem cattolico-musulmano.
In particolare, ero nella misconosciuta Drvar, una cinquantina di km. dopo il valico di frontiera fra Croazia e Bosnia di Strmica. Dopo Bosansko Grahovo (se possibile, ancora peggio tenuta), si arriva appunto in questo ex centro industriale titoista, vicino alle "Cave di Tito" oggi propagandate come meta turistica (di certo non turismo occidentale...).
L'aspetto di questa Drvar si rivela a dir poco desolante: brandelli di case, lasciate tali e quali dalla guerra (con addirittura i vetri rotti al loro posto!), si alternano a casette rimesse a posto da poco, dignitose; a completare il quadro, anche in pieno centro si possono vedere i resti di un paio di industrie dismesse (altra caratteristica tipica di larga parte del paesaggio bosniaco, peraltro).

  Come si fa a capire che siamo nella parte serba, nella RS, e non in quella croata (cattolica) o musulmana? Da almeno due elementi: l'alfabeto (in prevalenza cirillico, anche se i luoghi pubblici hanno l'obbligo del nostro alfabeto), quello utilizzato solo dai serbi; in secondo luogo, la presenza della chiesa ortodossa.
 Ma come diavolo si fa a capire se una chiesa sia cattolica o ortodossa? La croce, ce l'hanno entrambe...metodo infallibile: se all'esterno della struttura ci sono due spazi distinti (una sorta di braciere) con candele accese (uno per i morti, l'altro per i vivi), quella non puo che essere un luogo di fede ortodossa.
Ieri mattina, si celebrava un matrimonio: poca gente, vestiti quantomai sobri, a fare le foto un ragazzo con una normalissima macchina fotografica. Un esempio di quella sobrietas spesso richiesta, invano, dai sacerdoti nostrani di fronte agli eccessi ed alle pacchianerie di tanti matrimoni: ma questa sobrietas qui viene imposta dal basso reddito pro capite, che fa pendant con l'altissimo tasso di disoccupazione. All'uscita della chiesa, ad attendere gli sposini dopo il rito nuziale, una macchina, agghindata per l'occasione: una Fiat Tipo...

 Pochi soldi, dunque: qui il turismo praticamente non esiste, non siamo nella costa dalmata con il suo meraviglioso mare e con le sue meraviglie artistiche; l'industria titoista ormai rientra nei ricordi del tempo che fu (inoltre lascia - come detto -  un memento devastante sul piano estetico, e di certo le zone non sono state bonificate).
 Le banche, comunque, ci sono, e ci sono familiari assai: lungo la Main street di Drvar, infatti, troviamo nell'ordine una filiale di Intesa ed una di Unicredit (Unicredit Banja Luka, per la precisione).
E se uno ha la pazienza di sostare lungo la via con addosso gli sguardi diffidenti degli abitanti, cosa vede? Un discreto numero di Mercedes "vissute", in qualche occasione senza targa, che passano o parcheggiano lungo il marciapiede, e dalle quali esce una fauna antropologica tipicamente balcanica.

  In qualche muro (meglio: in qualche brandello), si leggono ancora delle scritte dell'agosto 1995, al tempo della grande offensiva croata (sostenuta dagli USA) del Knin, che spinse circa 150mila serbi ad allontanarsi, sotto la minaccia delle armi e delle devastazioni, dalle zone precedentemente abitate, per riversarsi in queste lande tristi. Percorsero km. di durissime strade di montagna, oggi asfaltate piuttosto bene, allora non saprei. Sicuramente meglio scappare quando si sta in pianura, se proprio si deve...
 Il tutto avvenne nel quasi silenzio dei media italiani (solo due intellettuali, da noi, se ne occuparono con pietas e competenza dei luoghi e delle vicende: Paolo Rumiz ed Adriano Sofri), e soprattutto senza alcuna mobilitazione dell'opinione pubblica e della politica, incapace di organizzare una singola manifestazione degna di questo nome, neanche per lavarsi la coscienza: d'agosto - si sa - si sta meglio sotto l'ombrellone...

8 commenti:

  1. Proprio ieri un amico mi diceva che gli ex comunisti stavano tutti bene; gli segnalerò l'articolo, per fargli capire che gli unici ricchi sono gli ex comunisti della nomenclatura, che alla caduta del regime, hanno saputo come trarne profitto. I potenti sanno sempre come fare. Anche da noi i potenti sono usciti con tutti i meriti e le casse piene.

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  2. eretico, grazie per queste belle cartoline culturali; ogni tanto fa bene staccarsi dai soliti problemi del tram-tram quotidiano, grazie ancora

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  3. Vedi, era meglio se ti eri fatto dare il macchinone della Kiddo!!

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  4. Ma per curiosità, come fai a dialogare? Conosci la lingua o sanno loro l'italiano? Perchè non credo che si possa "mediare" con l'inglese...

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    1. Ringraziando di cuore per i complimenti ed annunciando Urbi et orbi il ritorno in patria, rispondo alla domanda dicendo che domani scriverò un pezzo - ma di intonazione diversa assai - sul viaggio in Bosnia. Lì si troverà risposta a questa e ad altre eventuali domande che potranno venire fuori su questa esperienza.
      Oggi tocca occuparsi di Mps; di Mpr, anzi...

      L'eretico

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  5. Bravo Eretico! Il più delle volte la tragedia serba viene taciuta a causa delle atrocità che altri serbi hanno perpetrato in altre zone della Bosnia. Ma lì tutti hanno le stesse responsabilità e gli stessi lutti (i musulmani, a onor del vero, un po' meno responsabilità e un po' più di lutti, ma solo per mancanza di armi...).

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  6. Bello il diario descritto che rende molto bene l'ambiente visitato.
    Poco lavoro "serio" costì ma tanti tecnici ed operai emigrati in Italia e nel Veneto in particolare.
    Come abbia fatto Tito non me lo so spiegare: debbo aggiungere che visitai molto la Yugoslavia nel 1973, ma non avvertii per nulla differenze etniche e religiose; forse sulla costa un turismo stile anni 20 in Liguria e all'interno gli aratri tirati dai buoi e qualche mugik baffuto che faceva ballare l'orso.
    Un mondo piò antico rispetto al nostro che non lasciava certo presagire che otto anni dopo la morte di Tito ne sarebbe uscito un finimondo.

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  7. Caro Eretico, mentre leggo con interesse il tuo diario di viaggio nell'ex Jugoslavia (a proposito, io sono stato per lavoro a Belgrado e anche lì non è che se la passino troppo bene...), ti invito - una volta ritornato a Siena - a leggere la Nazione del 24 luglio (cronaca locale) a pag. 2 e 3: il Sole 24 Ore ha analizzato alcune voci di spesa dei 107 comuni capoluogo di provincia italiani e la nostra Sienina ha primeggiato (sì, ma in negativo)! Siamo infatti risultati PRIMI IN ITALIA per la spesa in eventi e manifestazioni, ben 4.819 euro ogni 100 abitanti.
    Però se ci pensi bene non c'è mica da incazzarsi: in fondo chi non ha apprezzato nel tempo i convegni sul "Buongoverno" (!), i concertoni della Città Aromatica (viva Massimo Ranieri! Viva la novità!), i convegni al Santa Maria della Scala e ai Rozzi per parlare spesso di Aria Fritta & Demagogia coi "soliti noti" a farsi vedere in prima fila ecc. O come fa Ferrara (che artisticamente non è Isernia...) a spendere parecchio ma parecchio meno di noi? Mah, mistero... Forse sono un pochettino più sobri.
    Per rendersi conto dello stupido protagonismo di facciata dei nostri politicanti locali leggete ogni tanto i portali Sienafree o Sienanews: che ci sia un attentato in Tagikistan, una tromba d'aria in Norvegia o un'inondazione a Compiobbi (no, Compiobbi no, la conoscono in pochi e non farebbe notizia) son bell'e pronti lì col loro comunicatino stampa del c... a dirci quanto sono vicini alle popolazioni colpite e quanto sono dispiaciuti (noi no, invece, noi siamo insensibili e si balla intorno ai tavoli perché siamo contenti: suvvìa!). Quindi concludo dicendo: politici bighellono, tirarsi su le maniche e LAVORAREEEEEEE.

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