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venerdì 20 maggio 2011

L'ultimo nazista?

  Sandor Kepiro è accusato di avere partecipato, nel 1942, all'eccidio di oltre 1200 persone: 97 anni portati con signorilità ed eleganza, agghindato con le mai rinnegate decorazioni della gendarmeria magiara filonazista del dittatore collaborazionista Horty sul bavero della giacca, è sotto processo, a Budapest, per il suo crimine contro l'umanità.
Paradosso della Storia, l'Ungheria processa, nel 2011, l'ultimo (?) dei suoi collaborazionisti-carnefici, proprio mentre si trova ad essere l'avamposto del neonazismo europeo, con il Partito Jobbik (duramente antisemita e antirom), lanciatissimo, che non ha eguali in Europa quanto a simpatia per il nazismo: e si può permettere - a differenza di ciò che accade ad altre latitudini - di non nascondere l'altrove impresentabile feeling...quanto al premier, Viktor Orban, è a capo di un governo nazional-conservatore che ha nel proprio mirino i giornalisti liberi e la magistratura, con proposte di leggi penalizzanti nei loro confronti, rispetto alle quali Silvio Berlusconi è un tollerante scolaretto alle prime armi.
Non a caso, mentre viene accolto malamente dai parenti degli ammazzati (con cartelli con su scritto: "Ma come fai a dormire tranquillo"?), non pochi giovanotti che si rifanno esplicitamente alle croci frecciate (le SS magiare) lo confortano, e ne fanno financo un loro idolo: compresa - ci informa Andrea Tarquini su Repubblica del 9 maggio scorso - "una giovane bionda sexy dell'ultradestra, jeans aderenti, stivali tacco a spillo e t-shirt che lascia l'ombelico scoperto", pronta ad avvicinarglisi e ad accarezzarlo, con tenerezza se non devozione.
La parte più interessante dell'articolo, a parere mio, è quella in cui si descrive il passato post nazista dell'imputato:
"Kepiro riuscì a scappare in Austria, poi in Argentina. Nel 1996, sentendosi al sicuro, tornò a Budapest...era un vecchietto tranquillo, dicevano i vicini, "cucinava il pollo alla paprika per tutti". Abitava in un appartamentino davanti ad una sinagoga", scrive Tarquini.
Il nazista magiaro, dunque, ritornato, da anziano non pentito, a Budapest, viveva tranquillamente davanti ad una sinagoga, cucinando di buona lena per i vicini piatti tradizionali. Una sinagoga: quale posto migliore, per non dare nell'occhio, per non scatenare potenziali sospetti? Magari salutava il custode con un sorriso gentile, magari esortava i turisti ad andare a visitare il luogo di culto ebraico, magari si dilungava con i frequentatori a proposito della Shoah.
Nel romanzo "Gli scheletri nell'armadio", la mia fervida immaginazione ha immaginato che uno spietato nazista forgiatosi ad Auschwitz (Erich), fosse addirittura il principale sponsor privato di un piccolo Museo dell'Olocausto a Santa Maria al bagno, nel Salento. Fervida immaginazione?
Raffaele Ascheri

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