Cerca nel blog

venerdì 27 gennaio 2012

Auschwitz, Birkenau: una visita ereticale (II)

 
   Quel 27 gennaio 1945 in cui i militi dell'Armata Rossa staliniana arrivarono a liberare Auschwitz, era inevitabilmente freddissimo, senz'altro si sarà stati sotto lo zero; quando invece ci arrivò l'eretico (il 5 agosto 2009), era una giornata relativamente calda, ma non caldissima, e coperta da un cielo plumbeo che riparava in parte dai raggi solari, ma trasmetteva un'aria di ulteriore cupezza.

  Quando si visitano i campi di Auschwitz e di Birkenau, almeno due raccomandazioni sono d'obbligo: scarpe buone e comode, perchè c'è da camminare per chilometri, in questi musei dell'Orrore a cielo aperto; in secondo luogo, bisogna riuscire a dotarsi di una sorta di corazza di cinismo, quasi di indifferenza (per quanto possibile) verso le vittime, i cui volti ritratti in foto si vedono - a migliaia - nelle "stanze" di Auschwitz oggi trasformate in pezzi di museo. Se uno si immedesima anche solo per un istante in una sola di quelle vittime, come fa a proseguire? Si tratta di una corazza di cinismo necessaria, forse indispensabile.

  Con il collega Antonio, entriamo prima a Birkenau: se possibile, ancora più inquietante e spettrale di Auschwitz (se possibile...).
Birkenau è posteriore rispetto ad Auschwitz, e dista da quello circa tre chilometri. Auschwitz fu costruito per uccidere e per fare lavorare (in condizioni di schiavitù) ebrei, polacchi, sovietici, omosessuali, zingari ed altri; Birkenau, solo e soltanto per massacrare.
Dopo essere passati di baracca in baracca (in cui le cose meglio conservate sono le latrine: file di buchi, posizionati in fondo a queste costruzioni, geometricamente edificate nella immensa piana del posto), dopo essere passati dal luogo in cui J. Mengele applicava in modo disumano la scienza medica su gemelli e deformi, arriviamo ad un bel bosco di betulle, in cui c'è un incantevole laghetto, contornato da enormi salici. Il prato è ben verde anche se siamo in piena estate. Un locus amoenus in piena regola, a prima vista; era il posto in cui i bambini (ebrei, ma non solo) trascorrevano gli ultimi attimi di vita prima di entrare al famigerato Crematorio 5, a 50 metri dal ridente laghetto. Chissà, loro, se avevano piena consapevolezza di ciò che stava per accadere. Chissà se correvano intorno al laghetto, o giocavano a nascondino. Piace pensare di sì, anche se tutto fa pensare il contrario.
Il Crematorio 5, oggi, è un ammasso di macerie di mattoncini rossi, perchè le SS lo demolirono - con la dinamite -  il 26 gennaio, il giorno prima che arrivaressero i sovietici. "Nel tentativo di nascondere l'evidenza dei loro crimini". Restano i mattoncini rossi l'uno sull'altro, resta la torretta d'avvistamento, restano soprattutto le foto più agghiaccianti del campo, realizzate non si sa da chi: quelle con i corpi senza vita dei gassati, accatastati l'uno sull'altro nello spiazzo davanti al forno, pronti per la pira purificatrice. Nessuno saprà mai chi sia stato capace di fare quelle foto, memento di ciò che è stato: un po' mosse, ma chiarissime nella loro icastica drammaticità.
4 lapidi cercano di aiutare i visitatori ad affrontare il momento: due in ebraico, una in polacco, un'altra ancora in inglese. In quel momento, non c'è nessun altro visitatore, oltre a noi.
Quello che sembra un luogo da ridenti pic-nic, è un posto in cui ebrei erano costretti a gassare e poi a bruciare loro fratelli, con le SS a controllare. Questo, erano costretti a fare gli ebrei del Sonderkommando, in mezzo al bosco di betulle, con la Natura a guardare, nella sua sovrana indifferenza.
 Nel Crematorio 4, a pochi metri di distanza dal 5, il 7 ottobre del 1944, gli ebrei del Sonderkommando si ribellarono, pur sapendo di non avere alcuna speranza di reale successo: furono ammazzati tutti (circa 450), ma dimostrarono di essere ancora essere umani...

2 commenti:

  1. Questa è una delle più belle pagine del tuo blog,in poche righe,senza retorica, hai detto tutto, mi hai commosso ,complimenti e grazie .R.F

    RispondiElimina
  2. Ho visto il documentario di Raidue ieri sera e ho trovato tante conferme a questo bellissimo articolo. Credo che in questo blog ci dovrebbe essere più spazio per articoli di questo genere, anche se capisco che l'attualità sia più stringente.
    Michelangelo

    RispondiElimina