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domenica 22 gennaio 2012

Viaggio ereticale ad Auschwitz (I): l'arrivo

 
   Uno dei paradossi della memoria collettiva legata ad Auschwitz, è che già chiamare questa cittadina così, significa negare la sua identità polacca tout court. Il suo effettivo nome, è un altro: Oswiecin. Il nome che tutti noi pronunciamo, è quello che le imposero i nazisti, nella loro ansia di germanizzare anche nei nomi tutto ciò di cui si appropriavano.

  L'eretico arrivò in loco il 5 agosto 2009, in macchina. Con lui, l'amico e collega Antonio Batelli, docente di Storia e Filosofia.
 A circa 20 km. dalla cittadina, c'è Tychy: il grande stabilimento della Fiat, uno dei simboli della delocalizzazione degli ultimi anni. Lì, gli operai polacchi producono la nuova 500 per il mercato dell'Est. Poco prima di partire dall'Italia, mi ero portato un articolo del Corrsera in cui si diceva che i 6000 operai polacchi di Tychy producono quanto 20mila italiani. Smargiassate pro-Marchionne? A proposito di macchine, il quadro è quello delle più ricche realtà dell'Est Europa, e c'è qualche 126 che rinverdisce ricordi ereticali.
Il campo di lavoro e di sterminio lo si trova prima di entrare, in mezzo a boschi di betulle e non solo; all'ingresso della cittadina - passati da un piccolo ponte sul fiume Sola - ci si imbatte in un grande cartellone di Radio Marija, l'equivalente della nostra, italica Radio Maria. Non ci sarebbe niente da meravigliarsi, nella cattolicissima Polonia; se non fosse, però, per un particolare agghiacciante: questa Radio (a differenza di quella italiana, che ha tanti difetti, ma non questo...) è conosciuta da anni per le sue posizioni fortemente antisemite, che le sono valse anche una sorta di tentativo (riuscito?) di normalizzazione dalla sponda vaticana, dove l'imbarazzo degli ambienti ratzingeriani ha raggiunti livelli altissimi. Una voce antisemita ad Oswiecin, dunque. Altro paradosso della Storia, direi.

 Arriviamo verso la fine del pomeriggio, direttamente da Praga. Non essendo nostra abitudine prenotare alcunchè, inizia la fase della ricerca del posto letto: più complessa e laboriosa del previsto, purtroppo. Alla fine, troviamo una sistemazione in un hotel che non si discosta molto da quelli delle nostre Dolomiti; all'ingresso, sulla destra, c'è una gigantografia dell'ex Presidente francese Jacques Chirac, il quale albergò in questa struttura in occasione di un 27 gennaio (vorrei scrivere esattamente quale, ma non ho appuntato).
Siamo stanchi, per il viaggio, ed affamati, visto il pranzo consumato parcamente on the road. Mangiamo nel ristorante dell'albergo; una saletta tutta lignea: che legno sarà, olmo, betulla, faggio?
Aspettando la lauta pietanza, mi metto a leggere, da uno dei libri che avevo in saccoccia, di Hans Frank - Governatore della Polonia occupata dal settembre 1939 dal Terzo Reich, in combutta con Stalin che si prese la parte più ad Est - e della sua forma mentis nei confronti del popolo polacco:
"Le foreste della Polonia non saranno sufficienti a produrre tutta la carta necessaria per i manifesti dei polacchi fucilati".
Così parlò Hans Frank, al momento del suo insediamento, nell'ottobre del 1939: in larga parte, fu di parola. Con gli ebrei polacchi (sterminati al 90%), ma anche con i polacchi non ebrei, slavi subumani (untermenschen).
Dopo una frase così, è difficile guardare il boschetto davanti all'hotel senza pensare alla disumana frase dell'uomo che Hitler aveva designato per sovraintendere all'ordine in questa zona della Polonia meridionale...  

2 commenti:

  1. Invito i docenti delle scuole (meglio se delle superiori) a fare leggere questi articoli. Credo che possano essere un valido strumento per riflettere sull'imminente Giornata della Memoria del prossimo 27 gennaio

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  2. Oswiecin/Auschwitz
    La località di Oswiecin è ormai fissata nella memoria col nome di Auschwitz,quello del lager nazista. Ma Auschwitz è esistito anche prima: era un luogo conosciuto già nel XII° secolo, che ha poi fatto parte di uno dei ducati della Slesia,regione dalle molteplici vicende. Tedeschi e polacchi vi hanno convissuto per secoli. Gli orrori del '900 hanno cancellato questa e altre storie dell'Europa centrale. Riscoprirle oggi sarebbe un esercizio culturale utile per tutti noi.
    Silvia Tozzi

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