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domenica 23 giugno 2013
La domenica del villaggio: l'incredibile caso Palatucci
Più vengono analizzati i documenti, più la vicenda, personale e storica, del Commissario di Ps Giovanni Palatucci si ribalta, in una maniera che ha francamente dell'incredibile: per tabulas, emerge che, ben lungi dall'avere aiutato migliaia e migliaia di ebrei a Fiume, il funzionario, originario di Avellino, finì a Dachau perchè aveva tradito i tedeschi (lui, aderente alla Rsi), brigando con gli inglesi, cui aveva passato informazioni logistiche importantissime attinenti a Fiume.
Come si è creato il mito di Giovanni Palatucci, negli anni pluripremiato, fino all'inserimento fra i "Giusti tra le Nazioni" (1990)? Grazie all'interessamento del padre e, soprattutto, dello zio, il Vescovo Giuseppe Maria Palatucci; entrambi desiderosi, tra il 1952 ed il 1953, di nobilitare la sua figura per ovvie ragioni di prestigio familiare, oltre che per fare ottenere ai familiari una congrua pensione (come poi effettivamente avvenne).
La questione Palatucci si fa vieppiù imbarazzante, giacchè il Vaticano lo ha già reso beato (9 ottobre 2002), ed è in corso il processo di canonizzazione: oltre Tevere, adesso si dice di aspettare, cercando di guadagnare tempo quantomai prezioso (ma settori del mondo cattolico sono schieratissimi pro-Palatucci, contro ogni evidenza documentale).
Non solo non ha aiutato gli ebrei: Giovanni Palatucci risulta, dalla documentazione analizzata da storici di provata attendibilità (Michele Sarfatti, primus inter pares) uno zelantissimo esecutore antiebraico, nel suo delicatissimo ruolo di Responsabile dell'applicazione delle Leggi razziali fasciste in quel di Fiume.
Da vittima (dei nazisti) a carnefice (degli ebrei), dunque.
Una così clamorosa falsità storica, prolungatasi per una sessantina d'anni, cosa ha dietro? Questo è ciò che dobbiamo chiederci, a questo punto.
Alexander Stille, giornalista e storico, ha individuato sul New York Times, tre buone motivazioni, a tal proposito:
1) il desiderio cattolico di allontanare il focus dalle responsabilità addossate a Pio XII con la questione del silenzio sulla Shoah: un eroe, italiano e soprattutto cattolico, nipote di Vescovo, poteva evidentemente aiutare;
2) l'Italia dei primi anni Cinquanta (e non solo, purtroppo) ha sempre avuto una grande voglia, una necessità insopprimibile di autoassoluzione: una figura come quella del Palatucci (morto a Dachau a 37 anni) poteva essere assolutamente funzionale, in tal senso;
3) molto legata al punto 2, l'esigenza - tutta italiana, appunto - di pacificazione (di larghe intese ante litteram?). Palatucci era un italiano, ma anche un fascista di provatissima fede, aderente alla Repubblica sociale senza indugi: presentarlo al pubblico come un salvatore di ebrei non era forse uno straordinario biglietto da visita per avvicinare la tanto agognata (ed autoassolutoria) pacificazione nazionale, ben vista da tutti, Togliatti incluso?
Si dice comunemente che in guerra la prima vittima è la Verità: anche nel dopoguerra, purtroppo...
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Due considerazioni. La prima, riguardo all'esigenza tutta italiana di pacificazione, mi fa pensare in quanti, appiattiti su ideologie "strapassate", hanno fatto le loro fortune politiche e della casta che vive soprattutto sulla divisione ideologica e non su quella naturale del proprio senso di moralità. Che tristezza!! Ci dovrebbe essere quella "serenità storica" di prendere semplicemente coscienza di quello che siamo stati e progredire con altro senso della misura. Ma tant'è.
RispondiEliminaIn riferimento al fatto che la prima vittima della guerra è la verità, mi sovviene un pensiero......pensa da quanto è che siamo in guerra a Siena...A quelli ideologizzati a priori, gli vorrei chiedere: "secondo voi, da parte sono i partigiani in questa guerra senese?"
Ad maiora.
Caro Eretico,
RispondiEliminaCapisco ma non comprendo ne condivido il tuo livore anticlericale.
Non seguo la ricostruzione storica in oggetto.
Aggiungo però alla tua analisi finale la volontà della PS di presentarsi al mondo come non completamente coinvolta nella adesione italiana alla shoah.
Esiste poi sempre il falso mito degli "italiana brava gente" in cui si confonde la capacità italica di interpretare meglio le situazioni umane, cosa che deriva proprio dall'influsso cattolico, rispetto ai popoli sassoni ed anglosassoni che, invece, sono riformati.
Finisco con due domande.
1) sei sicuro che gli ebrei diano il titolo di "giusto fra le nazioni" al primo che passa ? io no, sono molto scrupolosi.
2) sarai altrettanto esplicito nel presentare al pubblico del blog anche le situazioni non eroiche della guerra partigiana anche nel primo dopoguerra?
Grazie
F.to
L'Anonimo
Mi scusi se mi permetto di commentare un suo intervento rivolto all'Eretico, ma da fervente anticlericale non ho saputo resistere.
EliminaIl silenzio di PioXII prima, durante e dopo la razzia del ghetto romano ad opera delle SS non è di per sé motivo sufficiente per avere un atteggiamento critico nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche?
Mi perdoni la curiosità, cosa intende con la superiore capacità italica di interpretare le situazioni umane?
Guido
Caro Guido,
EliminaSemplice; mancanza di estremismo.
Qualunque persona che segua per professione le varie missioni internazionali (militari e civili) in giro per il mondo, dirà che gli italiani sono più capaci degli altri a comprendere le situazioni.
Quando siamo rivolti verso l'esterno (l'anti americanismo è un riflesso esterno di ciò che è esterno) riescono ad interpretare meglio le situazioni altrui.
F.to
L' Anonimo
Mi sembra una (legittima) opinione personale piuttosto che un fatto dimostrabile, comunque la ringrazio per la delucidazione, penso di aver intuito un pochino meglio quello che intendeva.
EliminaSaluti.
Non c'è pace tra gli ulivi!!!
RispondiEliminaQuesta vicenda mi fa pensare al vero eroe, giusto trai giusti, Giorgio Perlasca che, durante la seconda guerra mondiale, ha salvato più di 5.000 ebrei ungheresi dai campi di concentramento. Questo uomo è vissuto nell'anonimato per circa 40 anni e solo dietro segnalazione dallo Stato di Israele ed egli USA su testimonianza di alcuni suoi salvati è stato insignito del giusto premio. Quando anche in Italia venne contattato, ai funzionari che gli chiesero il motivo del suo eroico comportamento rispose che non sopportava la vista di gente ingiustamente maltrattate e quindi anche se aveva avuto una minima possibilità per aiutarli l'aveva usata, in fondo che doveva fare? Voltarsi dall'altra parte e restare indifferente. Tornato in Italia aveva si raccontato la sua storia, ma non era stato creduto e poi il fatto di avere fatto solo il suo dovere di 'uomo' lo ricompensava, non gli interessavano gli onori. Il fatto che non era della parte politica giusta (era stato fascista della prima ora, ma non aderì alla RSI) non lo aveva aiutato e chi avrebbe dovuto approfondire la sua testimonianza non ne ra interessato. Comunque la verità alla fine è venuta a galla. Lo strombazzamento della beatificazione di Palatucci contro la vincente modestia di Perlasca. C'è un bel libro di Deaglio "La banalità del bene" e un film tv con Zingaretti che riepiloga la vicenda Perlasca. Io consiglierei di leggere anche un altro libro in cui un'altra persona che poteva fare il bene, ma ha fatto il contrario, cioè "La banalità del male" di Arendt, in cui si parla del criminale nazista Eichmann.
RispondiEliminaIo ci credo, non sono ateo, ma il Vaticano con lo IOR, il caso Marcinkus, il 'poro' Papa Luciani morto in strane circostanze, Pio XII e la sua ignavia, lo pseudo santo Giovanni Paolo II detto anche il 'turista di Dio' e dentro fino al collo nello scandalo "Mani pulite" col nominato IOR e tanti altri casi ancora da definire non fanno che aumentare la schiera degli agnostici. Anche nello scandalo del Monte c'è lo zampino del Vaticano. E quante ne ha fatte il 'gobbo' Andreotti per conto del Vaticano. La religione è una cosa, il Vaticano un'altra. Mi dispiace per i tanti missionari e preti coraggiosi che danno invece un buon esempio di fede.
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