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domenica 19 maggio 2013

La domenica del villaggio: un Rutilio Manetti a Buonconvento, ed il grande Vitaliano Brancati...


    Uno dei musei del Senese meno conosciuti dal pubblico e, al contempo, più meritevole di visita?
 Il Museo di Arte sacra sito in Buonconvento, senza dubbio. In un palazzo che più liberty non si può (palazzo Ricci Socini, di inizio Novecento), il visitatore si trova innanzi autentici capolavori, mescolati ad oggetti sacri di varia foggia: roba - tanto per dire - di Duccio, Pietro Lorenzetti, Sano di Pietro, Rutilio Manetti.
Ed è proprio del Manetti, l'opera, ad eretical parere, più straordinaria del museo, quella per cui andrebbe la pena di andare anche se fosse l'unica esposta: un Cristo incoronato di spine (la didascalia recita "Ecce homo", con piccolo errore evangelico: Pilato, infatti, nel quadro non c'è...).
 Opera meravigliosa, con un chiaroscuro penetrante ed inquietante, ed il volto, dolente, di un Cristo che non si dimentica, non si può dimenticare, una volta che uno l'abbia visto, anche solo per qualche attimo.
 Nell'anniversario della morte di Arrigo VII a Buonconvento ( 24 agosto 1313), ricordato ieri da una articolata conferenza in loco coordinata dall'augusto padre, questo può essere un motivo in più per tornare ove la Grande Storia passò, sette secoli or sono: lasciando una traccia evidentemente ancora non cancellata.

   L'eretico ha ripreso in mano un libro che raccomanda a tutti i lettori della rubrica: "Paolo il caldo", del grande Vitaliano Brancati. Scrittore (e non solo) di originalissimo talento, morto nel settembre 1954, a soli 47 anni, durante una banale (evidentemente, non per lui) operazione legata ad una ciste dermoide.
Nessuno come Brancati ha saputo descrivere il rapporto (morboso, lussurioso) fra gli abitanti della sua Sicilia e le donne: si pensi al "Don Giovanni in Sicilia" del 1941, e a "Il bell'Antonio" del 1949, da cui il film con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni. L'umorismo, nel senso pirandelliano, di Brancati è devastante e sulfureo al tempo stesso, la sua prosa - non sempre facile - realistica ed immaginifica al tempo stesso, comunque densissima di divagazioni.
"Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi: un male che consiste nell'essere contemporaneamente il febbricitante e la febbre, la cosa che soffre e che fa soffrire".

 "Paolo il caldo" è rimasto senza gli ultimi due capitoli, a cagione della prematura morte dell'autore. Nelle disposizioni estreme (testamento di uno scrittore...), Brancati scrisse che si poteva pubblicare anche così, se l'operazione fosse andata male, purchè si dicesse che la moglie di Paolo non sarebbe più tornata, e che lui sarebbe quasi impazzito di gelosia.
Ecco l'incipit (autobiografico ed originalissimo) del meraviglioso libro:
"23 giugno 1952. Mi trovo seduto sulla terrazza dell'hotel Baglioni, innamorato di mia moglie".
La moglie di Vitaliano Brancati era la grande attrice teatrale Anna Proclemer, scomparsa solo da pochi giorni...

1 commento:

  1. Grande scrittore, grande libro....ricordo una versione cinematografica non bella come il libro ma con una splendida ornella muti giovanissima

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