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venerdì 31 maggio 2013
Una strage dimenticata: il tritolo di Firenze (27 maggio 1993)
All'1,04 del 27 maggio 1993 (vent'anni fa, l'altro giorno) a Firenze, nel cuore di Firenze, scoppio l'Inferno: un Inferno che forse solo Dante avrebbe potuto immaginare, se fosse esistito il tritolo ai suoi tempi. Ed un Inferno che colpì persone certo innocenti: la custode dell'Accademia dei Georgofili (Angela Fiume, 36 anni), il marito ispettore della Polizia municipale (Fabrizio Nencioni, 38 anni), le loro bambine Nadia e Caterina (8 anni la prima, 50 giorni la seconda), infine l'unico non fiorentino, lo studente di archittettura Dario Capolicchio, che di anni ne aveva 22 anni. 5 morti, dunque, il più "vecchio" dei quali non arrivava a quarant'anni. Le devastazioni monumentali, poi: la Torre de' Pulci distrutta, la Galleria degli Uffizi gravemente danneggiata, solo per citare i casi più eclatanti.
Questa data, il 27 maggio 1993, rappresenta uno dei tanti, troppi, punti oscuri della recente storia d'Italia, a cavallo tra prima e seconda Repubblica (la seconda è stata pessima, ma ha ammazzato immensamente meno di quella uscita dalla Seconda Guerra mondiale); ulteriore danno (beffa?), è una data scarsamente ricordata, all'interno del dibattito pubblico e giornalistico: ancora una volta, dobbiamo dire grazie ad una giornalista davvero di razza come Franca Selvatici di Repubblica. La quale, giusto una settimana fa, ha dedicato due densissime paginate (Repubblica Firenze, 24 maggio, pagg. 2-3), attingendo con la consueta meticolosità a ciò che giudiziariamente sappiamo della immonda strage. Vale a dire ormai quasi tutto (compreso il pescatore siciliano che fornì il tritolo, residuato bellico della Seconda Guerra mondiale, condannato all'ergastolo proprio in concomitanza del ventennale): tanto degli esecutori materiali, quanto dei mandanti (il gotha mafioso di allora). Resta da indagare il comportamento dello Stato dopo questa e le altre stragi dell'estate 1993 (Roma e Milano), tutte aventi come minimo comune denominatore l'attentato alle opere d'arte della penisola.
Perchè questa vicenda è stata di fatto rimossa, espunta dalla memoria collettiva? Sembra quasi di rivedere il triste film, mutatis mutandis, dei sopravvissuti alla Shoah, che per anni hanno preferito, quasi tutti, tacere sul loro vissuto devastato. I fiorentini difficilmente ne parlano, a quel che risulta; figuriamoci fuori: in una Nazione che ha poca speranza per il futuro e totale ignoranza del proprio passato, è già tanto quando una collettività riesce a mantenere vivo il proprio orticello di memoria. Il tritolo, il micidiale Semtex H usato dai mafiosi, ancora stenta ad entrare nel Sancta sanctorum della Memoria delle tragedie fiorentine (la Guerra con l'epopea resistenziale, a Firenze effettivamente tale; l'alluvione dell'Arno, giusto 20 anni dopo; le cicatrici del terrorismo, di ambo i colori, et alia).
E certo - cito sempre la Selvatici, in questo caso il suo pezzo di ieri (Repubblica Firenze, pagina 11) - gli storici di più chiara fama non danno una mano (peraltro, anche se la dessero, a ben poco servirebbe: gli storici essendo, al pari dei geologi, in Italia sistematicamente non ascoltati...).
Paul Ginsborg, nel suo "Italia del tempo presente" (Einaudi 1998, 628 pagine), dedica alla strage dei Georgofili ed alle altre del 1993 solo dieci righe; Francesco Barbagallo ("L'Italia repubblicana", Carocci 2009) arriva a sette righe; Nicola Tranfaglia ("Anatomia dell'Italia repubblicana 1943-2009", Passigli 2010) addirittura non cita, non fa alcun cenno tout court della drammatica vicenda della Firenze di 20 anni or sono.
L'unica certezza è che i cinque cittadini di Firenze, quella notte, morirono invano: come sentenziato proprio dal Tribunale fiorentino, infatti, quello stesso Stato che aveva invocato ferrea e tetragona fermezza quando c'era Aldo Moro fra le mani dei brigatisti rossi, non esitò, 15 anni dopo, a trattare con chi aveva sventrato Firenze (e non solo), uccidendo bambini. Così è, se vi pare...
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Una lezione di giornalismo dal tandem Eretico-Selvatici. Da fare leggere e diffondere a più gente possibile, per piacere!
RispondiEliminaQuella della trattativa Stato-mafia, è una delle pagine più vergognose della nostra repubblica. Che resterà per molto tempo ancora non scritta, a parer mio, così come quelle di altre tristi vicende. Troppo alte le cariche istituzionali coinvolte, troppo della parte politica che non finisce mai a processo, e se ci finisce, il tutto passa sotto silenzio mediatico.
RispondiEliminaCaterina Vittoria Filippi
Ogni popolo ha il governo che si merita
RispondiEliminanoi , in Italia, anche l'opposizione
Ellekappa
uno che ha perso a Monteaperti
L 'attentato di Via dei Georgofili posso dire di averlo scampato per un pelo: in quel periodo condividevo un appartamento in affitto con un collega in Via della Lambertesca che proseguendo incrocia Via dei Georgofili. In quel periodo poiché prossimo al matrimonio - mancavano 15 gg avevo preso a tornare a Siena più frequentemente mentre il collega vi abitava ancora. Quella notte il frastuono e lo spostamento d'aria divelsero la porta finestra dai gangli e la fecero franare sul letto matrimoniale dove dormiva. Il fatto che dormisse con il lenzuolo e una coperta leggera lo salvò dai vetri che finirono in frantumi e che, altrimenti, gli avrebbero procurato molteplici ferite.
RispondiEliminaFerdinando Curini