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mercoledì 26 gennaio 2011

La Giornata della Memoria

 Dopo tanti post sulla realtà senese, dedichiamoci a qualcosa, finalmente, di più ampio respiro.
Domani ricorre la Giornata della Memoria, in cui si ricorda l'annichilimento degli ebrei (e non solo) da parte nazista nel corso della seconda guerra mondiale (in particolare, dal 1942 al 1945). La Shoah, per usare il termine più indicato. Il 27 gennaio è la data di liberazione dei campi di Auschwitz e Birkenau da parte dell'Armata Rossa staliniana. Per l'Italia, in realtà, sarebbe meno autoassolutorio celebrare il 16 ottobre (1943): giorno del grande rastrellamento nazi-fascista, prodromico alla Soluzione finale per gli ebrei italiani (fortunatamente colpiti sì in modo durissimo, ma non - percentualmente parlando - in modo così drastico come quelli polacchi, ungheresi o russi).Ricordare il 27 gennaio, dunque, pare confinare la tragedia del popolo ebraico lontana da noi, soprattutto senza attiva partecipazione italiana (Auschwitz è in Polonia, lì c'erano i nazisti...): cosa che sic et simpliciter non fu, vista l'attiva partecipazione dei fascisti saloini ai rastrellamenti su suolo italico, Siena compresa.
Ciò scritto, credo possa essere stimolante aggiungere un'altra considerazione, anche per eliminare il rischio di quella ritualità stanca che aleggia sulla celebrazione, in un Paese ignorante di Storia come pochi altri al mondo (ne parla - su Repubblica di oggi - lo storico David Bidussa). Il 27 gennaio 1945, dunque, l'orrore indicibile di Auschwitz (e di Birkenau, è bene ricordare: ci sono 3 o 4 chilometri, fra i due luoghi) terminò, finalmente. I nazisti in fuga (bruciando il bruciabile, prima di andarsene), i sovietici a liberare (memorabile l'incipit del film La tregua, di Francesco Rosi, al proposito).
La Storia - anche in questo caso - non si fa quasi mai mancare i paradossi: nell'immaginario collettivo mondiale, i sovietici sono stati i liberatori, i "buoni", verso gli ebrei. Sublime paradosso, dunque: l'esercito che rappresentava i popoli più nutriti di antisemitismo, più imbevuti di atavico odio contro gli ebrei (sin dai tempi dello zarismo), proprio loro - davanti alla Storia - sono passati come amici del popolo ebraico! Pogrom antiebraici, di enorme portata, c'erano stati nella seconda metà dell'Ottocento in Russia; un pogrom devastante ci sarebbe stato nel 1953, se la più provvidenziale delle emorragie cerebrali non avesse stroncato la vita del dittatore georgiano: tutto, o quasi, era già programmato (la cosiddetta "congiura dei medici ebrei", la polemica contro il cosmopolitismo ebraico, e via dicendo). E I Protocoli dei savi anziani di Sion - il testo base dell'antisemitismo europeo, clamoroso falso costruito ad arte per propagandare l'idea di una congiura mondiale ordita dagli ebrei -, non è forse opera dell'Ochrana, la polizia politica zarista?
Adolf Hitler, una volta per tutte, non ha dovuto inventare proprio niente, si è trovato un sostrato di odio cucinato già al punto giusto: l'antisemitismo di matrice zarista-stalinista, diffuso in tutto l'Est Europa più ancora che in Europa, abbinato al quasi bimillenario antigiudaismo di stampo cattolico (per abolire il quale, si dovrà attendere il Concilio Vaticano II!), sono stati i suoi punti di riferimento, nella Vienna di inizio secolo in cui la sua crudele mente si formò in maniera definitiva.
Si tratta di cose un po' scomode da dire e da scrivere: non per questo ci è dato di tacerle...
Raffaele Ascheri

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