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domenica 27 gennaio 2013
La domenica del villaggio: Auschwitz, et cetera...
Non c'è dubbio che oggi questa rubrica sia stata a rischio, a forte rischio, per dirla tutta: ci sono momenti in cui l'attualità incombe (da domani, si riprenderà...).
Ma non si può altresì nascondere che sarebbe stato un torto verso tanti lettori, ed uno - ancora maggiore - verso la benemerita Giornata della Memoria, l'abbandonare la domenical rubrica.
Mi sia dunque consentito suggerire per intanto un libro importantissimo, autentica pietra miliare per i nazi-hunter (non nel senso di Simon Wiesenthal...), cui ho già accennato in altre, remote occasioni: "La via segreta dei nazisti", di Gerald Steinacher, Rizzoli 2010; 432 pagine documentatissime, prezzo 24 euro.
Un libro che è imbarazzante assai per tanti, ed in particolare per il Vaticano: la cui onta maggiore, nel Novecento, è giustappunto la estesa rete di copertura dedicata a favorire logisticamente la fuga dei nazisti verso gli accoglienti (e cattolici) lidi sudamericani. Imbarazzante assai perfino per la benemerita Croce Rossa, la quale "dalla fine della guerra al 1951 stampò oltre 120.000 titoli di viaggio, i documenti preferiti dai criminali di guerra".
Per tacere di quasi tutti i servizi segreti occidentali, che gonfiarono le proprie fila di ex nazisti, pronti a non disperedere il loro prezioso know how maturato nella temperie hitleriana.
Materiali d'archivio, fino ad un pugno di anni or sono inediti, analizzati con una meticolosità teutonica, una bibliografia di riferimento pressochè sterminata (20 pagine per mettere in fila i volumi consultati), unite ad una capacità di scrittura piuttosto godibile: straordinario, questo Steinacher.
L'eretico, preparando il suo romanzo Gli scheletri nell'armadio, lo divorò, e lo raccomanda, oggi, a chiunque sia appassionato dell'argomento.
Così come si raccomanda un viaggetto dalle parti di Cracovia e di Oswiecim, cioè la tedesca Auschwitz (con annessa Birkenau).
Ho già descritto il viaggio che feci, nell'agosto 2009, con l'amico e collega Antonio Batelli. Aggiungo solo un elemento, di cui parmi non avere mai scritto. Un argomento del tutto pertinente alla giornata di oggi.
Fra i visitatori di Auschwitz-Birkenau, ci sono anche neonazisti? La legge dei grandi numeri, e certe facce viste in quell'occasione, mi farebbero propendere assolutamente per il sì, per una risposta affermativa.
Cosa prova un neonazista, di fronte ad Auschwitz-Birkenau? Domanda destinata a restare inevasa, si immagina.
Certo è che chiunque - a parte appunto i neonazisti - entri in quei luoghi, deve armarsi, oltre che di buone e comode scarpe, di un qualcosa che è necessario come l'aria, in quel contesto: una sorta di corazza dell'animo. Non si può non pensare a ciò che lì è accaduto, alla carne viva denudata e scarnificata di ogni dignità; ma il problema è proprio questo: pensarci sì, ma non troppo. Non cercare l'immedesimazione con nessuna delle migliaia di facce che si vedono fotografate lungo il percorso museale. Altrimenti - come ricorda spesso uno dei massimi studiosi italiani della Shoah, Marcello Pezzetti - l'incontro con quelle facce può segnare davvero la vita di ciascuno di noi.
Di fronte all'inimmaginabile divenuto reale a causa dei nazisti (e dei loro fiancheggiatori), una piccola corazza interiore è purtroppo necessaria: triste, tristissimo a dirsi, necessario da farsi. Per non essere annientati, almeno nella propria interiorità.
Non certo sospensione del giudizio e della razionalità, anzi; parziale sospensione, piuttosto, dell'emotività.
In alcuni luoghi del mondo, di fronte alla Storia, ciò è necessario: Auschwitz-Birkenau certo è fra questi.
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confermo..-libro bellissimo
RispondiEliminaAnche io ho da suggerire qualche libro:
RispondiEliminaNorman Finkelstein L' industria del olocausto.
Paul Rassinier La menzogna di Ulisse.
Roger Garaudy I miti fondatori della politica israeliana.
Il rapporto Leuchter
E poi tutti i libri di Carlo Mattogno di Pierre Guillaume di Robert Faurisson di Serge Thion.
ADP
Sono amico di molti Ebrei, spesso parlo con loro proprio di quanto è accaduto in quegli anno terribili. Sono figli e nipoti di coloro che conobbero quella tragedia, alcuni, ormai molto anziani, furono diretti protagonisti.
RispondiEliminaUna volta uno di questi amici Ebrei più anziani, mi pose una domanda; " Cosa avresti fatto se qualcuno ti avesse chiesto protezione ed ospitalità in quei giorni scuri dei rastrellamenti?" Avrei voluto rispondere nella maniera più scontata e cioè che avrei spalancato le porte a tutti. Meno male che non osai dare quella risposta e scelsi il silenzio. L'amico Ebreo mi guardò e con estrema tenerezza mi disse: " Grazie per non avermi risposto e sai perchè?....perchè in quei momenti nessuno scelse di essere coerente, buono, comprensivo, ospitale. Tutti per paura o vigliaccheria si trovarono ad essere complici di quello scempio che stava per essere compiuto. Piansi e Lui con me.
Francesco Galli
Francesco Galli
La giornata della Memoria!
RispondiEliminaSono passati un po' di anni, mai troppi per poter dimenticare quello che successe. L'idea farneticante di un popolo che militarmente voleva germanizzare tutta l'Europa.
Ed oggi? Qualcuno, anche qui da noi, seppur con metodi diversi, pensa e si prodiga per un'Europa sotto l'egìda, le regole e l'organizzazione della Germania. L'incredibile è che anche questa volta, i più ostili a questo scellerato progetto siano gli Inglesi!
Tutto vero. Anche il fatto che il ricordo funzioni a doppio taglio, mantenere questi luoghi alimenta purtroppo anche l'altra memoria .... l'altro turismo.
RispondiEliminaSull'antisemitismo, però, bisognerebbe ricordare che i Nazisti, con mentalità industriale tutta tedesca, hanno elevato a sistema quanto era già praticato artigianalmente da tantissime comunità di città asseritamente civili.
Per esempio la magnifica, nostra Siena, con vari, ricorrenti roghi di ebrei prelevati a forza dal ghetto e bruciati proprio in piazza del campo, credo per l'ultima volta in epoca napoleonica, durante i moti sanfedisti del cosiddetto "W Maria".
E con questo appare chiara la matrice pseudo-cristiana dell'antisemitismo, sotto un duplice profilo: la vendetta per la morte del Messia tradito, ed sopratutto il mestiere anticamente solo a loro consentito di usurai con le conseguenti ricchezze accumulate.
Per completare il quadro bisognerebbe anche ricordare le parallele persecuzioni sovietiche - per carità meno organizzate e comunque non ancora disvelate completamente come quelle tedesche - ai tempi di Giuseppe ....(no qui il Mussari è innocente) Stalin in modo che anche qualcun altro si vergogni almeno un pò.
Ritengo, però, che il problema sia fortunatamente in via di superamento.
Infatti a parte qualche demente con la testa rasata e qualche altro coi capelli lunghi e la khefia (spero si scriva così ...) di Arafat, che magari si pestano tutto l'anno e poi insieme vanno in gita ai luoghi della memoria di cui sopra, fortunatamente la gran parte dell'opinione pubblica percepisce gli ebrei ed Israele in modo del tutto diverso dal passato e non solo per merito di Bar Rafaeli ...
Per questo forse come al solito invece di rotolarsi nel vieto conformismo delle loro inutili, roboanti vane parole rivolte al passato, i nostri politici farebbero meglio a cercare di prevenire - ance nel nostro interesse - il possibile secondo olocausto nucleare all'orizzonte, sia con ferme iniziative diplomatiche, sia con un appoggio incondizionato, direi fraterno ai nostri cugini ebrei ...
Glielo dobbiamo tutti noi miti cristiani, tedeschi e non, per quello che gli abbiamo fatto nei secoli dei secoli.
Questo sarebbe combattere davvero l'antisemitismo oggi.
Il resto - al solito - è fuffa.
Io non credo che la risposta all'antisemitismo non possa essere l'appoggio incondizionato. La risposta all'antisemitismo è la condanna e l'emarginazione di quei dementi dalla testa rasata di cui sopra. Incondizionato significa acritico e personalmente vedo nell'acriticità un disvalore assoluto. Per quanto gli ebrei abbiano subito in Europa dei soprusi inenarrabili di cui abbiamo il dovere di conservare la memoria, ciò non vuol dire che la politica estera di Israele sia di diritto esentata da critiche e obiezioni.
EliminaConcordo in toto. Aver subito violenze al di là dell'umana comprensione, non autorizza a compierne altre su chi, per altro, non ha avuto responsabilità in quelle del baffetto austriaco del XX secolo. E non giustifica.
EliminaP.S. Non sono filo-palestinese, anzi. Ho sempre condannato tout-court le scelleratezze dei regimi nazi-fascisti, e anche comunisti (o gli internati nei gulag sono fantascienza? O gli istriani e friulani infoibati dai compagni titini sono un'invenzione? Per non parlare di quegli italiani illusi dal sogno social-comunista, che si son trasferiti in suolo sovietico, salvo poi finire nei gulag perché hanno osato dire che a loro era stata raccontata una favola diversa, dopo aver scoperto che il "sol dell'avvenire" era oscurato da pesanti ed opprimenti nubi, che di libertà avevano ben poco...).
E come si fa, Eretico, ad avere una corazza di fronte a fatti del genere? Una mia conoscente Ebrea mi ha raccontato della sua visita ad Auschwitz. Malgrado il tentativo di avere appunto una qualche difesa emotiva, crollo' di fronte alle scarpette, ai piccoli indumenti dei bambini.
RispondiEliminaQui in America ci fu, qualche anno fa, tra le tante storie di abusi su minori, quella di un bambino ucciso lentamente da suo padre e dalla sua matrigna, Christian Choate (consiglio di NON leggere la storia a chi non riesce a sospendere l'emotivita'), senza che chi poteva aiutarlo avesse mosso un dito. Da quando la sua storia e' venuta alla luce, tutti noi che l'abbiamo letta o sentita, siamo ancora smarriti e ci scriviamo cercando di consolarci a vicenda, di aiutarci emotivamente per "superare" lo shock. Perche' di fronte ad orrori come questi - di cui Auschwitz e' il simbolo, in quanto somma finale della moltiplicazione di simili tragedie, qualsiasi sia il movente che le ha innescate - in realta', se si ha un minimo di empatia, non vi sono molte difese.
Ieri sera ad un cena altrimenti gioiosa, la conversazione e' finita sulla politica italiana ed in particolare sul cialtrone per eccellenza, tale berlusconi in arte silvio. Al mio gentile interlocutore, un signore Ebreo, ho raccontato, tra le altre malefatte, le "riletture storiche" del soggetto in questione, menzionando anche i tentativi di riscrivere la storia del periodo fascista e della nostra Resistenza.
Ed ecco, con mia grande rabbia, che questa mattina (e ricordati che abbiamo sei ore di differenza) aprendo il sito di Repubblica ci ho trovato le incredibili affermazioni di questo verme!
Chissa' cosa ne pensa il mio interlocutore di ieri sera, che era gia' rimasto sbalordito sentendo l'altra versione della situazione italiana, quella che normalmente i fortunati turisti non sentono e non vedono, vedendo su TUTTI i giornali la conferma di quanto udito a cena....
Un saluto
Lucrezia
Meno male che c'è Silvio il quale ci ricorda che il duce ha fatto cose buone........
RispondiEliminaVotatelo mi raccomando....
Paolo Pepi
No... io voto per Bersani al governo e Franchino sindaco; le soluzioni migliori per il paese e la città!
EliminaSe mai ci fosse stato bisogno di sentirgli dire questo per capire come la pensa...
EliminaLungi da me l'idea di voler prendere le difese per partito preso, soprattutto perché non condivido né l'operato dell'uno, né di quell'altro, ma, la storia insegna, Mussolini fece "anche" cose buone.
EliminaBonifica dell'Agro-Pontino, INPS, INAIL, INAM, scuola obbligatoria, istituzione dell'educazione fisica nelle scuole, sono solo le prime che mi vengono in mente. Questo non cancella le decisioni scellerate, né queste eliminano quelle giuste, anche se a qualcuno piacerebbe che così fosse. Ci vuole solo un minimo di obiettività.
Anche Hannibal Lecter, fatta eccezione per le sue abitudini alimentari, era un cuoco eccellente. (Purtroppo non è mia)
EliminaCon la differenza che Hannibal Lecter cucinava per il suo esclusivo piacere, e per quello di pochi inconsapevoli intimi, e non per il bene della collettività.
EliminaInoltre, ma non ultimo, trattasi di personaggio di fantasia.
Mussolini no.
Su Repubblica di oggi un articolo di Statera che parla di MPS, Università e aeroporto, ma anche, se con netto ritardo rispetto a te, della Curia e della "sulfurea vicenda" di Acampa.
RispondiEliminaE sempre in ritardo, ma su Il Giornale Chiocci parla anche dello sport e del Palio. Ma non sarà che ti stanno copiando?
EliminaNe ho visti tre di campi di sterminio nazisti: non per morbosa curiosità, ma perché per un po' ho vissuto in Germania e volevo cercare di capire.
RispondiEliminaSono giunto alla conclusione che la Shoah è difficile da comprendere fino in fondo: la si può, forse, soltanto intuire.
A Bergen Belsen, il campo dove morì Anna Frank, ci andai una mattina di novembre, c'era la brina, un freddo pazzesco. Io avevo una giacca a vento: mi vergognavo alla sola idea di pensare alle condizioni di chi lì ci aveva (soprav)vissuto coperto di stracci.
A Buchenwald ricordo i forni crematori. Non sono poi così diversi da quelli per il pane. Solo che dentro ci hanno bruciato decine di migliaia di esseri umani. Anna Arendt la chiamava "la banalità del Male".
Stutthof, probabilmente sconosciuto ai più, lo vidi per caso, durante una gita vicino Danzica accompagnato da conoscenti polacchi; piccolo, immerso in una splendida foresta a due passi dal Baltico, mi raccapricciò per lo stato di conservazione: cumuli di scarpe, vestiti,le baracche perfettamente conservate, le "docce", i barattoli di Zyklon B. Si rimane inebetiti. Si rimane in silenzio.
Semplicemente, ci si sente inadeguati.
E non è altro che un frammento minuscolo, insignificante, dell'Orrore.
Una piccola testimonianza, per quanto può valere.
MICHAEL KOHKHAAS
Di campi di sterminio ne ho visti due: Mauthausen in Austria e Dachau, 22km nord da Monaco di Baviera.
RispondiEliminaIl primo campo lo visitai quasi per combinazione in quanto mi trovavo nella direttiva Salisburgo- Vienna. Alcuni cartelli stradali segnalavano la località, avevo 20 anni, ero con la mia fidanzata (oggi moglie)e nel leggere quei cartelli indicatori:Mauthausen provavo una forte emozione. Nel guidare mi venne in mente che quella località aveva a che fare con qualcosa di terribile. Infatti dopo poco aver seguito i cartelli stradali in una 1/2 collina mi sono trovato davanti ad una scena spettrale: il campo di sterminio di Mauthausen, uno dei primi campi costruito nel 1933 per volere del capo dell SS Himmler.Ricordo di aver provato un grande turbamento emozione insieme a mia moglie, mista tra rabbia, sgomento ma anche tanto dolore nel vedere certi luoghi, dove donne, bambini e vecchi avevano sofferto pene indescrivibili.Non lo dimentichero' mai. Per DACHAU invece ero in moto ad un raduno. L'ambiente di noi motociclisti era gioviale e molto festoso. Il raduno era a circa 10min di moto ma anche nel divertimento trovammo il tempo per visitare il campo di sterminio con religioso silenzio. Sono posti che nella vita una persona deve vedere al fine di dare il proprio contributo nel non fare mai piu' riaccadere certi eventi.
Duccio
AUSMERZEN di Marco Paolini
RispondiEliminaSuggerisco la visione del monologo di Marco Paolini "Ausmerzen, vite indegne di essere vissute". Andò in onda un anno fa su la 7. Grande Paolini!
https://www.youtube.com/watch?v=AWqAFR4iu3U
P.S. ho appena iniziato (nel frattempo avevo da finire altre letture) a leggere "Gli scheletri nell'armadio" di Raffaele Ascheri. Mi sta piacendo.
Leggere, imparare, pensare. Nel silenzio ognuno porterà la sua testimonianza, sopratutto a se stesso, di quanto sia terribile l'uomo in alcune sue manifestazioni. Nel silenzio la memoria.
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