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lunedì 27 giugno 2011

Ladies and gentlemen, Acampa show al Costone!

   In una canicola di sapore sudamericano, al teatro del Costone è appena andato in scena un evento triste e felice insieme: la presentazione di un libro (di più di 500 pagine) sulla storia del ricreatorio più famoso di Siena.
Un evento lieto, lietissimo, perchè quando si fa ricerca sul passato (remoto e prossimo) di un oratorio così inserito nel contesto cittadino, non si fa che cosa buona e giusta: non ho ancora letto il libro, ma di certo è così. A prescindere, verrebbe da dire. Onore quindi a Roberto Rosa che ci ha lavorato per anni (non certo per danaro!) con la dedizione dell'appassionato e, ormai, della memoria storica del Costone, e un ringraziamento - da parte di un eretico di formazione costoniana - a tutti quelli che ci hanno lavorato, nonchè a Luca Betti che ha pubblicato il tutto (tra l'altro, editore del primo libro dell'eretico, ancora non tale...).
Queste, in sintesi, le cose belle, fruttifere, come sempre in un libro di ricordi personali, agganciati al contesto storico che copre l'intero arco del Novecento.
Veniamo alle dolenti note.
 Nell'insolito abito pretesco, a presentare il volume c'era don Acampa Giuseppe; a parte il fatto che ormai il suo polo principale d'azione (e che azione!) è Colle, ove da tre anni circa è andato a portare l'Evangelo alla popolazione di Colle alta.
 C'è da ricordare - i lettori abituali del blog lo sanno bene - che il don in questione, non solo è sotto processo, ma il Pm ha richiesto per lui una condanna piuttosto dura (2 anni e sei mesi). Come risaputo, la sentenza arriverà fra meno di un mese (il 19 luglio). Motivi di opportunità, avrebbero suggerito altro: ma il don poteva forse rinunciare ad un bagno di folla (e di sudore) come quello di stasera? Davanti a lui, il Sindaco Ceccuzzi, compagno di tante bisbocce insieme; quello di Monteriggioni, più autorità bancarie varie (venute per l'estrema unzione di Banca e Fondazione?).
C'era anche il cittadino Antonio Buoncristiani, che se lo sarà mangiato con gli occhi, l'Acampa Giuseppe, vista la enorme stima e fiducia che ripone in lui: tale da non avergli mai fatto neanche sospettare per un nanosecondo che lui potesse essere colpevole dell'incendio (cosa che solo uno psicolabile come il Pm Nicola Marini e pochi altri, possono pensare).
 L'eretico si chiede: se per puro caso a Siena esistesse Giustizia, e Acampa venisse condannato il prossimo 19 luglio, tutte queste autorità che cosa dovrebbero fare? Qualcuno chiederebbe scusa, magari al professore Franco Nardi, da Acampa accusato, illo tempore, di essere l'incendiario? Oppure a don Benedetto Rossi, accusato da Mussari Giuseppe (lo scorso 15 giugno) di essere il suggeritore occulto (ma neanche troppo) dell'accanimento contro Acampa da parte degli inquirenti?

Il Costone è passato da don Nazareno Orlandi, da don Vittorio Bonci, financo dal pacioso don Gaetano Rutilo, a don Acampa Giuseppe: fortunatamente - come mi ha detto un vecchio costoniano, all'uscita dal teatro - "i preti passano, il Costone va avanti".
 E ha aggiunto: "Forse c'era andata troppo bene per tanti anni, la Provvidenza doveva rifarsi su di noi!".
L'eretico, ovviamente, alla Provvidenza non crede neanche un pochino: ma su questo giudizio, concorda in toto...

 Ps Prima di riprendere le tematiche usuali (nonchè le disavventure di Robertino il montepaschino), l'eretico - su sollecitazione di alcuni amici - si tufferà nella paliata incipiente: non per essere una (nel caso, brutta) copia dell'informatissimo Sunto, quanto per dare un taglio informativo originale. Non ci occuperemo di cavalli, e ben poco di fantini. Di altri, sì.
Lo chiameremo L'occhio sul Palio: e sarà un occhio un pochino irriverente...

venerdì 24 giugno 2011

Premio Frajese a Luigi Bisignani?

  Più l'eretico vorrebbe scrivere di cose (almeno all'apparenza) leggere, tipo delle semiserie vicende di Robertino il montepaschino, più la cronaca senese (e nazionale) implacabilmente glielo impediscono.
Come si fa a non lasciare congelata la vicenda dello sfigato montepaschino, di fronte al Processo Acampa, alla Fondazione che alza bandiera bianca (ammettendo finalmente ciò che chi voleva sapere già sapeva da tempo), alla Banca in picchiata liberissima (ma è sempre più trendy e fashion)...

Ad essere sinceri, però, l'attenzione dell'eretico è stata catturata soprattutto dal grande fatto nazionale degli ultimi giorni, vale a dire l'inchiesta della Procura di Napoli sulla cosiddetta P4, che aveva come Deus ex machina Luigi Bisignani (faccendiere, lobbista, uomo d'affari, nonchè ex giornalista, ai tempi del Venerabile d'Arezzo...).
Qualcuno molto vicino alla Casta di Siena c'è già cascato, nella rete della pubblicazione del network bisignaniano (l'ottimo Lorenzo Borgogni di Finmeccanica, colui che fa il bello ed il cattivo tempo a Buonconvento, per esempio); ma è chiaro che, in città, fra coloro ai quali la previsita niente di niente importa, si attende qualche altro nome, magari più altisonante e roboante: diciamo che gli ingredienti ci sono davvero tutti...
C'è l'imperatore Geronzi, c'è il sempre presente Gianni Letta, e gli inquirenti scrivono di un network teso ad influenzare nomine...
Irresistibile, poi, il soprannome del Bisignani nazionale: Luigi Bisignani, detto il "Bisi"; e noi che il Bisi ce l'abbiamo, ora come lo dovremo chiamare, d'ora in avanti? Stefano Bisi detto Bi, per par condicio abbreviativa?
A proposito di Bisi (dopo la defenestrazione di Vittorio Stelo, organizzatore ed anima del Premio Frajese, il Premio che la Casta di Siena dispensa con interessatissimo altruismo al potente di turno che più gli aggrada, anno dopo anno), c'è da dire una cosa: nel 2008 andò a ripescare i lontani trascorsi giornalistici di Gianni Letta, pur di premiarlo facendo finta di apprezzare le sue doti di giornalista (premio al passato remoto: come se si premiasse Ferdinando Minucci per i suoi anni di lavoro al Monte dei Paschi), perchè non premiare Luigi Bisignani detto il Bisi, il prossimo 8 dicembre, al Sms? In fin dei conti, anche lui era stato un giornalista, no?
 In una città come la Siena di oggi, qualche cosa di interessante la potrebbe trovare. Ma questo, Bisignani, probabilmente già lo sa...
Raffaele Ascheri

mercoledì 22 giugno 2011

Finalmente un moralista nel Pd toscano: il Presidente Enrico Rossi

   L'eretico ha sempre stigmatizzato la grave questione morale interna al Pd locale (senese, quindi toscano); quando il 5 maggio del 2009 mise da una parte l'Unità che titolava "Stop a "figli di" e raccomandati- L'assessore Rossi vara la norma anti-nepotismo in corsia", potete immaginare la contentezza, unita ad un po' di ingenuo stupore.
 Certo, la norma di Rossi del 2009 (in qualità di Assessore regionale alla Sanità) era in effetti drastica, implacabile: "Coniugi, conviventi, parenti e affini (fino al terzo grado) non potranno più lavorare a fianco a fianco...una misura di "salute etica" che si era resa necessaria dopo che alcuni scandali avevano portato alla luce  straordinarie, repentine e fulminee carriere in camice bianco di mogli, amanti e figli".
 C'era chi l'aveva definita una "norma anti-amore", addirittura. Rossi, però, ha tenuto la barra dritta, e l'Unità chiosava: "Dovranno (queste norme volute da Rossi, Ndr) così impedire che all'interno della stessa unità operativa e nello stesso dipartimento operino, in condizione di subordinazione gerarchica, "i dipendenti uniti da determinati legami personali o familiari: coniugi, conviventi, parenti e affini fino al terzo grado": tutto, insomma, pur di fare ripartire il tanto decantato ascensore sociale ("Noi vogliamo far ripartire l'ascensore sociale e rendere la società più permeabile e fluida", concluse l'allora Assessore Rossi).
Finalmente un moralista nel Pd toscano, dunque: era l'ora, verrebbe da dire!!
Solo un problemino, però: che, dopo quello che è stato scritto (da Rossi, dall'Unità: fonti difficilmente smentibili, direi), non pare proprio gossip. Proprio no.
 Chi è la Direttrice generale dell'Azienda ASL 7 di Siena (divenuta tale quando Rossi faceva il moralista della Sanità toscana)? Tale dottoressa Laura Benedetto. La quale Benedetto - come da lei stesso platealmente affermato coram populo più e più volte - è divenuta, poco dopo la suddetta nomina, la compagna (nel senso sentimentale, per capirsi) del suddetto Rossi. Con lui ancora Assessore. Adesso Rossi non è più Assessore alla Sanità, ma - come è risaputo - Presidente di Regione: ovviamente, continuando a dire la sua anche sulla Sanità, come è inevitabile e giusto che sia. Non trattasi di "condizione di subordinazione gerarchica", forse, quella in cui operano la Benedetto e Rossi? Non c'è un (potenziale, ovviamente) conflittino di interesse?
Anche l'eretico - se c'è di mezzo il Pd toscano - qualche volta pecca di ingenuità: visto come Ceccuzzi era ed è allineato supinamente al Presidente della Regione, ingenuità davvero imperdonabile...

martedì 21 giugno 2011

L'arringa di Mussari(III): tanto fumo, niente arrosto

   Concludiamo l'analisi dell'arringa mussariana, anche se resta un grande rammarico: a parte i trenta presenti, nessuno l'ha visto e sentito, quel 15 giugno. Peccato, davvero. Ma Canale Tre preferisce continuare con il panem et circenses (calcio, basket e cavalli): meglio fare vedere (sette-otto volte, magari) una batteria di corse nella polvere di Mociano, che fare vedere l'arringa di Mussari, no?  Il popolino bue, è bene resti come è, cioè disinformato all'ennesima potenza.
Uno dei presunti punti forti dell'arringa, è stato quello della fantomatica arma del delitto: probabilmente una tanica di benzina. Tutti i periti, in effetti, concordano sul fatto che verosimilmente l'incendio sia stato appiccato con liquido infiammabile. Mussari Giuseppe - durante l'arringa - ha cercato di ridicolizzare, da par suo, le tesi accusatorie (" Magari Acampa, dopo la Messa a Santa Lucia, sarà passato anche da Pescaia a fare il pieno, e poi giù con l'incendio...").
 Tanto fumo (magari anche benzina), ma niente arrosto, ancora una volta.
Il Presidente di Banca Mps ed Abi, infatti, da penalista part time benissimo sa che sono comuni i delitti (figuriamoci gli incendi!) con reo condannato di brutto, senza che sia mai stata rinvenuta l'arma del delitto: vedasi il caso Cogne, per esempio. Mai è stata trovata l'arma del delitto, ma la Franzoni è in galera, come è risaputo. Solo per fare un esempio, fra quelli più noti.
E poi: sempre applicando il bistrattato, da Mussari, "range di normalità", se uno appicca un incendio con una tanica di benzina, visto che tra l'altro sta bruciando anche della plastica (un computer), perchè non buttare anche la tanica, in mezzo al rogo catartico? Fatto trenta, si fa trent'uno, no? O forse Acampa è esentato, anche in questo caso, dal mussariano range di normalità?
 L'eretico lo vuole ripetere ancora, e ancora: questo Processo non è solo un processo a monsignor Acampa, è un processo all'intelligenza ed al buon senso. L'intelligenza (normale, eh: niente di speciale), contro il Potere.
 Al 19 luglio l'ardua sentenza... 

sabato 18 giugno 2011

L'arringa di Mussari (II): tanto fumo, niente arrosto

  Procediamo con l'analisi dell'arringa di Mussari Giuseppe (15 giugno, ore 15 e 50-17, 35) a favore di Giuseppe Acampa.
Con gli occhi iniettati di sangue, battendo il pugno sul banco dell'imputato (alla sua sinistra), Mussari ad un certo punto del suo crescendo ha ricordato - rivolto verso l'avvocato di Parte civile Alfredo Fiorindi - che "Questo difensore non è aduso portare testi falsi davanti ad un giudice!".
Per sua somma sfortuna, però, proprio in questo procedimento, sotto processo è già andato l'importantissimo teste difensivo Giampaolo Gallù, tecnico informatico della Curia: il Gip ha accolto le tesi del Pm in pieno. E l'impressione è che altri testi fossero, per così dire, a rischio. Dunque, non si è trattato di una uscita un pochino incauta, per l'avvocato bispresidente del Monte dei Paschi?

  Uno dei punti più alti è stato sicuramente il tentativo, da parte di Mussari, di difendere il clamoroso ritardo acampiano nel chiamare i Vigili del fuoco (15 minuti, ad incendio in corso: lui telefonava a tutti, ma non a loro!): prova sublime, per un avvocato, difendere l'indifendibile...
La teoria mussariana è la seguente: la pubblica accusa ha creato un canone di (presunta) normalità, e chi se ne discosta, viene ipso facto accusato, magari poi condannato. Per dirla mussarianamente, "si crea un range di normalità, e chi non ci rientra, dovrebbe essere condannato!".
 A parte il fatto che ci sono ben altri indizi a carico di Acampa, resta da chiarire questo discorso sul "range di normalità": se Acampa avesse dato spiegazioni ragionevoli sul suo non ricordarsi il numero (115), si sarebbe anche potuto accettare, ma così - ancora una volta - pare francamente un'aggressione all'intelligenza di noi "normali". Nessuno vuole costringere alcuno all'interno del recinto di un piatto "range di normalità", ci mancherebbe altro: ma se uno se ne discosta così sfacciatamente, dovrebbe almeno spiegare (con 5 anni di tempo) il perchè.
Sia pur vero che noi "normalisti" siamo prevedibili e scontati, ma non era proprio il suo politico di riferimento originario (prima della sbornia per Tremonti) Massimo D'Alema, ad augurarsi di vivere in un "paese normale"?
 Quello, magari, in cui il Presidente di una Banca (in caduta libera, tra l'altro), si occupa solo di quella, invece di impiegare il suo preziosissimo tempo nel difendere un monsignore in carriera...
Raffaele Ascheri

giovedì 16 giugno 2011

L'arringa di Mussari (I): tanto fumo, senza però arrosto...

   Dalle 15 e 50 alle 17 e 35,  l'avvocato Mussari Giuseppe si è prodotto nella già ieri citata arringa difensiva pro Acampa.
La presenza scenica - inutile negarlo - c'è: vista l'ora, se avesse parlato un avvocato soporifero o uno come Franco Ceccuzzi, la gente sarebbe sprofondata in una inarrestabile pennichella post prandiale. Nessuno, invece, si è addormentato, nè credo abbia rischiato di farlo: per un avvocato, già questo è un gran bel successo.
Detto questo, sottolineata la presenza, va aggiunto altro: a livello fattuale, da parte del Presidente del Monte prestato all'avvocatura, fumo tanto, arrosto niente.
L'eretico, in questa prima parte dell'analisi dell'arringa mussariana, cercherà di dimostrare perchè.
Partiamo dal movente, per esempio: il Pm ha detto che quello poteva essere l'ultimo momento buono per passare all'azione, vista la imminente informatizzazione della Curia, che avrebbe reso più fruibile la documentazione; Mussari, ovviamente, minimizza il tutto, e gioca la prevedibile carta dell'incredibilità (perchè non eliminarli in altro modo, in buona sostanza?): forse anche perchè, andando a cene a pranzi con l'allora Procuratore capo Calabrese (e sistemandone la figlia in una casa dietro Provenzano), sapeva che il tutto sarebbe stato gestito con assoluta tranquillità. "Solo un sospetto, niente di più!", direbbe Mussari. Va bene, va bene. Ma risponda su questo, avvocato, se può: come mai sulla stampa, a caldo, Acampa ebbe a dire che erano spariti solo certificati di battesimo o di matrimoni? L'eretico, quei ritagli, li conserva ancora, con grande cura.
 Ed ancora: Mussari ieri si è infervorato nell'insistere sul fatto che nessuno ha mai reclamato nessun documento, dal 2 aprile 2006 ad oggi (cosa da verificare, peraltro: ma la diamo per buonissima). Il fatto è che nessuno ha mai saputo cosa fosse bruciato davvero, quella mattina (dentro il computer, che tipo di materiale c'era?): non lo sapeva neanche il tecnico informatico Gallù, escusso nell'ottobre 2006, sei mesi dopo. Se non lo sa neanche lui... E per quanto riguarda le forze dell'ordine,  gli fu dato un fogliettino striminzito.
 Ultimo particolare, di non poco conto: il giorno dopo l'incendio, Acampa chiese immediatamente il dissequestro degli uffici. Da ritenere "logica inquisitoria", il sospettare un pochino di questa fretta? Il fare passare gli uffici della Curia come un luogo di assoluta trasparenza, insomma, è cosa ardua alquanto: anche per l'avvocato Mussari.
Procedamus.
 Mussari mette in dubbio perfino i 5 minuti e trenta calcolati per andare dalla Chiesa di Santa Lucia agli uffici del Duomo. "Nessuno ha mai verificato niente: e se Acampa si è slacciato una scarpa nel tragitto (sic), se si è fermato da qualche parte, se ha incontrato qualcuno per strada...". Ha ragione: la Procura di Siena non ha potuto applicare in modo preventivo un braccialetto segnala-persone, per cui Acampa, per esempio, potrebbe avere trovato un suo amico. Magari anche due, perchè no. Perchè, però, manca l'arrosto? Perchè in aula nessun teste si è presentato a dire di avere scambiato neanche mezza parola, quella mattina, con don Giuseppe Acampa. Secondo l'accusa e la parte civile, i testi difensivi pro-Acampa sono qualche volta "ballerini": in questo caso, semplicementi non esistono!!
 In vista di eventuale secondo grado, dunque, l'eretico lancia un appello, tipo Chi l'ha visto: se qualcuno vide (fermandocisi anche a parlare) Acampa dalle 10, 45 alle 11,00 di domenica 2 aprile 2006, mentre camminava verso il Duomo da Pian dei Mantellini, lo dica, il prima possibile.
Mussari, in aula, ha dimostrato come si fa a dire con esattezza dove si trovi un cristiano: "alle 9.53 di quel giorno, Acampa è alla Costarella; chiama don Bechi, e ciò risulta dalla cella agganciata (Piazza della Posta, diversa da quella di Santa Lucia)". Anche qui, gli diamo piena ragione: ma cosa diavolo prova il fatto che Acampa fosse alla Costarella prima della Messa? A noi interessa cosa abbia fatto dopo, non prima...
Qual è il "nesso eziologico" (Mussari dixit) tra Acampa alla Costarella alle 9 e 53, e l'incendio delle 11?
Al 19 luglio, l'ardua sentenza... 

ERETICO DI SIENA: Processo Acampa: rinvio al 19 luglio.Ma la colpa è...

ERETICO DI SIENA: Processo Acampa: rinvio al 19 luglio.Ma la colpa è...: " Giornata campale, ma non finale, al Processo contro Acampa per l'incendio in Curia. L'unica cosa che odori di Bibbia, in questo processo, s..."

mercoledì 15 giugno 2011

Processo Acampa: rinvio al 19 luglio.Ma la colpa è di un altro prete...

 Giornata campale, ma non finale, al Processo contro Acampa per l'incendio in Curia. L'unica cosa che odori di Bibbia, in questo processo, sono i tempi: biblici, appunto. Tutto rinviato al prossimo 19 luglio, ore 10: a quel punto, a più di 5 anni dall'incendio, si arriverà a sentenza. A parte un paio di testi anziani, non è morto nessun altro, e non è poco.
Il Pm Nicola Marini ha parlato per quasi tre ore (dopo che Acampa aveva reso spontanee dichiarazioni, giusto per rinnovare la sua innocenza): la richiesta della pubblica accusa è stata pesante alquanto, arrivando a concretizzarsi in 2 anni e 6 mesi (ricordiamo che la condizionale si esaurisce con i 2 anni). Marini ha tratteggiato tutti i dettagli dell'inchiesta, comprese le intercettazioni che lo riguardavano (Acampa non lo voleva assolutamente come Pm, preferendogli l'allora Procuratore capo Calabrese, con cui era aduso prendere il caffè e gustarsi saporite pizze da forno a legna).
 Poi è stata la volta della lunga requisitoria dell'avvocato di Parte civile, Alfredo Fiorindi, che rappresenta il professor Franco Nardi; Fiorindi ha battuto molto sulle contraddizioni dei testi difensivi acampiani (comprese quelle dell'Arcivescovo, che ha anche espulso Nardi dall'archivio, dopo 30 anni di lavoro gratuito), parlando dell'accusa che Acampa avrebbe mosso al Nardi dopo l'incendio. Accusa - come si sa - falsa, quindi calunniosa. Ha in seguito depositato le richieste di risarcimento.
Ma il vero clou, ladies and gentlemen, è stato dopo la pausa prandiale, allorquando il Presidente della Banca Mps, oggi nelle vesti di penalista, si è prodotto nella sua roboante arringa pro-Acampa. Che lo avrebbe dichiarato innocente, era scontato; hanno colpito, però, il modo (il piglio teatrale da avvocato anni cinquanta-sessanta, certo non da pennichella, vista l'ora...), e, soprattutto, i bersagli.
Per difendere Acampa, Mussari (peraltro indagato per l'affaire Galaxy, occorre rimembrarlo) ha cercato di demolire l'operato del poliziotto che coordinò le indagini, Gianluigi Manganelli. Fino a qui, niente di nuovo: si era già visto che da parte sua non c'era "simpatia" per il poliziotto senese (ora di stanza a Firenze).
 La relativa novità è il coinvolgimento diretto, esplicito, personale di don Benedetto Rossi, Rettore del Santuario di Santa Caterina, nonchè uno dei preti più stimati e preparati del clero senese. La Curia senese sarebbe scossa da gelosie e rancori incoercibili, in sostanza tra alcuni esponenti della "vecchia guardia" (capitanati appunto da don Benedetto Rossi) e i rampanti, guidati da Acampa. Don Benedetto sarebbe - secondo Mussari - l'artefice occulto, il suggeritore nascosto che avrebbe indirizzato le indagini sul povero don Giuseppe Acampa.
 Se io non fossi un eretico, inviterei il banchiere più fashion d'Europa ad andare al Santuario a prendere Messa da don Benedetto. Forse imparerebbe a conoscerlo come lo conosce la tanta gente che lo frequenta, e lo vedrebbe come un prete che tutto è, fuorchè roso dall'invidia nei confronti di Acampa, come invece l'ha descritto lui.
 Riparleremo, e molto, di tutto questo, perchè l'eretico, dopo una giornata di Processo Acampa, si sarebbe anche un pochino rotto gli zibidei (anche se la performance di Mussari valeva il prezzo del biglietto, questo sì...).
Resta, però, un fatto, tra i tanti: l'incendio l'ha appiccato lo Spirito Santo, ormai è Lui il principale sospettato. Tra l' altro, non ha neanche problemi di legittimo impedimento...
Raffaele Ascheri

martedì 14 giugno 2011

A Siena c'è spazio per la Giustizia? Il Processo Acampa

   Domani è (o dovrebbe essere) il giorno X, l'Acampa day: udienza conclusiva del Processo del decennio (in primo grado, ovviamente). Si vedrà, al termine delle parole del Pm e degli avvocati, se Acampa verrà assolto o condannato per l'incendio del 2 aprile 2006, nonchè per la calunnia nei confronti dell'allora archivista (poi, con eleganza, espulso dal Vescovo, chissà perchè) prof. Franco Nardi.
L'eretico è stato condannato (in sede civile) dal dott. Cavoto, sulla vicenda Acampa: il quale Cavoto nella sentenza ha scritto (a marzo, però) che Acampa era stato assolto, e con formula piena, da questo processo: errore clamoroso, o clamorosa preveggenza?
L'eretico ha scritto decine e decine di pagine - sia sul blog, che ne La Casta di Siena e ne Le mani sulla città - sull'affaire Acampa: a questo punto, non resta che attendere.
 Domani (meglio: quando il Giudice Gaggelli renderà nota la sentenza) si saprà se a Siena esiste lo spazio per la Giustizia, o meno; se sentenze alla Cavoto sono solo il canto del cigno di un modo di fare ormai superato e relegato al passato, o sono ancora all'ordine del giorno.
 Si vedrà se un imputato eccellente, anzi eccellentissimo, con una montagna himalayana di indizi e non solo a suo carico, può farla franca solo perchè appartiene all'alto clero affaristico ed è difeso dal Presidente dell'onnipotente Banca cittadina. Sarà la cartina di tornasole per vedere se in città la Giustizia sia classista, o meno.
 Si capirà se il buon senso può ancora albergare in questa città: possibile che lo stesso super-perito (della difesa) indichi verso le 10 e 20 di mattina l'inizio dell'incendio, e poi anticipi, e di svariate ore, l'incipit dell'incendio stesso, con una nuova perizia, che smentisce in toto la sua precedente?
 Possibile che Acampa, entrando in Curia, non si accorga di un incendio in atto (pur covante) da ore (a sentire il suddetto perito difensivo!), come se il fuoco - covante o meno - non avesse odore (provate voi, magari bruciando anche un computer...)?
 Possibile che un integerrimo sacerdote come don Furiesi dica il falso, sostenendo di avere visto entrare Acampa in Curia verso le 8, cosa da sempre negata dal rampante prete?
Possibile che Acampa facesse il diavolo a quattro (come dimostrato da un pacco di intercettazioni) per fare in modo che il fascicolo a suo carico venisse dirottato dalla scrivania del Pm Marini, verso più accomodanti tavoli? Perchè lo faceva, se non aveva niente da temere?
Possibile che un teste fondamentale della difesa (uno solo?) sia già sotto processo per avere - secondo l'accusa - mentito spudoratamente parlando dell'incendio, e ciò non voglia dire niente, nella dinamica processuale?
E si potrebbe continuare per molto...
Questo, cari lettori, come scritto altre volte è un processo all'intelligenza dei cittadini, in primissimo luogo: si dovrebbero riscrivere le leggi del rapporto fra l'Uomo ed il Fuoco, per esempio, se le tesi difensive venissero accolte...
Siamo curiosi di renderci conto se in questa città un imputato, essendo difeso dal Presidente del Monte dei Paschi, ha ipso facto diritto all'assoluzione: così, tanto per saperlo, e per regolarsi di conseguenza...
Vediamo, dunque, se a Siena c'è ancora spazio per la Giustizia: l'ottimismo della volontà, contro il pessimismo della ragione...


Raffaele Ascheri

lunedì 13 giugno 2011

Curia di Trapani commissariata...all'Alberino, invece...

 La notizia è davvero troppo ghiotta: il Fatto riferisce che la Curia di Trapani è stata di fatto commissariata dal Vaticano, che ha colà mandato monsignor Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, nonchè Presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei. Ufficialmente, in qualità di "visitatore apostolico", con "funzioni di tipo istruttorio", ha dichiarato al quotidiano lo stesso Mogavero. Perchè lì si è intervenuti? Tanto malumore tra i fedeli, un'indagine in corso della Guardia di Finanza, rumors di vicinanza della Curia con segmenti mafiosi: niente più di questo.
Se si guardano i fatti, a Siena c'è molto di peggio: altro che indagine, ci sono ben due processi in corso concernenti la Curia (quello contro Acampa, più quello contro il tecnico informatico della Curia Gallù per falsa testimonianza), a fronte di nessuno a Trapani. Quanto ai movimenti di denaro, nessuno può sapere niente di niente in loco (Acampa ebbe la sfacciataggine di sostenere che nell'incendio erano bruciati certificati di battesimo e matrimonio, sic...). Quanto alle chiacchiere sulla moralità, non si sa più da dove iniziare: preti che pubblicano loro foto (nudi) nei siti gay, diaconi permanenti che adescano "maschi muscolosi" sempre sui siti gay (tutto a conoscenza di Sua Eccellenza l'Arcivescovo Antonio Buoncristiani, sia ben chiaro).
Insomma, che deve succedere a Siena, perchè intrervenga un Mogavero di turno? Bisogna aspettare di trovare preti vestiti da donna a giro (sic)?
Meno male che ci sono ancora preti integerrimi, a Siena: per esempio, quel don Cegnini di cui ci occupammo un mesetto or sono. Sul parroco dell'Alberino, continuano ad arrivare notizie strane: la tanto richiesta assemblea sulla situazione immobiliare della parrocchia, non si riesce proprio a fare, e non si capisce proprio il perchè (come si fa a non diventare un pochino maliziosetti?); dulcis in fundo, pare proprio che non sia stata effettuata neanche la benedizione delle case della parrocchia, a questo giro. Per il Diritto canonico, non trattasi di cosa dirimente, ma nella prassi certamente sì: perchè don Cegnini non l'ha fatta? Vuole continuare ad essere sacerdote con il consenso giusto dello zoccolo duro delle bighine e di qualche miracolato alberiniano?

sabato 11 giugno 2011

Il ritorno dell'eretico: una processione da fichi...

 Costretto da impegni vari e da un fulmine al suo computer (!) a chiedere asilo ad altri, l'eretico riprende le pubblicazioni, dopo un'assenza di quasi dieci giorni. Dai resoconti, si nota che l'affezionato ed attento pubblico ha continuato a leggere: magari può essere stato il momento proprizio per leggersi materiale pregresso, che era sfuggito.
Ora, però, c'è da guardare ai tanti avvenimenti di questa estate (non calda, per ora) senese: il caso Monte (sotto il 50%, la Fondazione; ma ovviamente sono stati bravi, i cretini sono quelli che si scandalizzano: come dubitarne, con gli esperti che ci sono...); Galaxopoly, l'inchiesta che fa perdere il sonno a Mussari e compagni: per la prima volta, un magistrato dovrà concretamente verificare il loro modus operandi; il processo a Giuseppe Acampa, che dovrebbe concludersi il prossimo mercoledì (salvo rinvii, ovviamente). Come promesso ai lettori, poi, inizieremo il viaggio nel cuore del Buongoverno della Sanità senese, in effetti spesso trascurata.
Per adesso, tanto per riprendere la mano alla scrittura, due paroline non possono non essere spese sul grandioso evento di ieri l'altro: la solenne processione del capolavoro di Duccio di Buoninsegna (ovviamente una copia) dalla Chiesa del Carmine in Pian dei Mantellini al Duomo, riprendendo il percorso che era avvenuto sette secoli or sono (poco prima che il Pd andasse al potere in città, quindi).
La manifestazione è stata grandiosa: il cittadino Antonio Buoncristiani immerso fra i fumi di incenso, faceva un certo effetto (ma non diremo quale); a pochi metri da lui, l'elegantissimo Franco Ceccuzzi, in versione catto-comunista o ateo-devoto, ascoltava, inappuntabile. Ne dovrà ascoltare molte, di Messe, il primo cittadino, nei prossimi dieci anni: forse, dopo essere stato esperto dell'onorevole Del Mese, lo diventerà di Messe...
Questa popò di manifestazione che dovrebbe essere propedeutica a Siena Capitale della Cultura, è stata davvero emblematica, invece, della Siena attuale: evento in pompa magna, autorità tutte presenti, Contrade schierate con paggi d'ordinanza.
Benissimo: ma voi l'avete vista la torre campanaria della Chiesa donde si è dipanata la popò di processione? Andate in Pian dei Mantellini, e alzate il capino, solo un piccolo sforzo: nella parte più alta, più vicina a Dio, c'è un bel fico (!) che fa bella mostra di sè: negli anni, sempre più rigoglioso; ai "piani" bassi, erba a sufficienza per organizzare un pic nic. Una delle "coccole" del neosindaco potrebbe essere questa, no? La Curia non ha i soldi, per fare pulire? Se dotato dei mezzi all'uopo, l'eretico si offre come volontario per una prima ripulitura, tanto per iniziare a pagare il suo debito con il successore apostolico che comanda a Siena.
O forse è meglio aspettare settembre: il tempo migliore, perchè il fico offra i suoi frutti...

giovedì 2 giugno 2011

Robertino il montepaschino: una grande delusione sentimentale...

  Come era prevedibile, Filippo stava per passare all'azione, per conto di Robertino. Appostatosi all'uscita della scuola, si presentò - con una sfacciataggine degna di pochi eletti -, al cospetto della docente di Educazione fisica, che stava raggiungendo la macchina, posteggiata proprio a fianco della scuola.
L'avesse fatto un altro, quel tipo di gesto, lei l'avrebbe ricacciato indietro; ma chi si trovò davanti, aveva una dote rara, dal punto di vista seduttivo: riuscire mirabilmente a trovare il dosaggio giusto tra romanticismo ed illuminismo, tra passione e ragione. Credibile come uomo passionale, senza scadere nell'eccesso e nel patetico. La giovane donna si lasciò irretire, naturaliter. Filippo - dopo averle detta che l'aveva vista fuori dalla scuola e che non poteva stare senza conoscerla -, vistosi non respinto, e non volendole rubare tempo, azzardò di domandare se avrebbe potuto rivederla, in qualunque luogo. La donna gli dette appuntamento per l'indomani, in un bar vicino a scuola, sorridendogli in modo tanto accattivante, quanto promettente.
La risposta che, invece, fu data a Robertino da Filippo, fu di tutt'altro tenore: l'amico fece anche un pò la vittima, che si era dovuto esporre ad una figuraccia, per causa sua.
"Un giorno, almeno, mi restituirai il favore, vero?", ebbe la sfrontatezza di domandargli, alla fine della mendace relazione sul suo operato con la donna.
Robertino - pur non avendone nessun titolo - si era autoilluso di avere delle possibilità, con la professoressa del figlio: questa stroncatura preventiva, sulla pelle del povero Filippo, lo aveva tramortito.
Torno a casa frastornato, quasi inebetito da cotanta delusione.
La casa, come sempre, non fu un accogliente rifugio, per lui: non era forse per cercare di evadere da lì, che aveva voluto riprovare l'adrenalina della docente?
Caterina era più nervosa del solito, senza neanche avere un alibi ormonale a legittimare la sua incazzatura. "Angiolino vuole che l'aiuti a fare i compiti di geometria e di non so che altro: visto che torni solo adesso, non dire di no!", gli intimò. Come dire di no?
Robertino entrò in bagno: si guardò allo specchio, fece un paio di abluzioni facciali, si asciugò il viso.Avrebbe voluto farsi un prolungato bagno caldo, che lenisse il rammarico, e gli desse il tempo per almeno una prima fase di rielaborazione. A troncare tutte queste riflessioni, arrivò la mano di Angiolino, a bussare sulla porta: "Babbo, babbo, dai, vieni, devo finire i compiti!".
L'amarissima sorpresa era che a Pitagora, si doveva abbinare la ripetizione di una ricerca sul cuore.
"Ma vi ha dato anche Scienze, per domani, la professoressa?", domandò, ingenuamente.
"No babbo: questa ricerca sul cuore che mi devi risentire, me l'ha data da fare la professoressa di Educazione fisica...".
Il mondo sembrò crollargli addosso: ma Robertino - scoprendo un insolito, quasi inedito senso del dovere paterno - portò avanti senza infamia e senza lode il suo compito. Con la lode a superare l'infamia, però, visto il suo stato d'animo.
Dopo un'oretta, Caterina - con il consueto timbro di voce da marinaio sordo - chiamò a raccolta a famigliola per la cena. Infiorettava tutto il cibo in tavola, la moglie, ma Robertino aveva ben capito che lei, in realtà, aveva preso tutto in rosticceria: avrebbe potuto litigare, per questo, ma non ne aveva voglia. Mangiò poco, oltre che male, senza neanche godersi quel quid di appetitoso che la roba di gastronomia - anche la peggiore - di solito ha. Angiolino - mai pago di condividere il suo tempo con il padre - gli chiese di guardare la televisione insieme, che c'era Superquark, il suo programma preferito. Almeno a questo, Robertino oppose un veemente rifiuto, che gli valse un'occhiataccia muliebre.
"Ah, se potessi dire tutto quello che mi passa per la testa in questo momento", sussurrò Caterina, digrignando i denti.
Robertino si alzò dal tavolo, diede un bacio ai figli, alzò la mano per salutare la moglie, e decise di ritirarsi nel suo "studio": un luogo piccolo ed angusto, ma in cui  potere liberare la mente: per ricordare quello che il lui di prima era stato un quarto di secolo prima, e quello che avrebbe voluto essere...

mercoledì 1 giugno 2011

Tutta Siena si fermi: è il compleanno del Genio...

  Macchè Festa della Repubblica: roba ormai antiquata, la festeggino nelle altre parti d'Italia, se hanno voglia e tempo da perdere.
A Siena, il 2 giugno si deve festeggiare altro, ben altro: il compleanno del Genio. Chi è il Genio? Che domanda stupida: David Rossi, fedelissimo scudiero mussariano, nonchè eccellente Responsabile area comunicazione della Banca Mps. Entrato in Banca proprio con Mussari, e con Lui lanciato nell'empìreo della comunicazione. Al Genio si deve lo spottone del compagno Bellocchio (quello che fa rigirare il grande Rino Gaetano nella tomba, per capirsi), l'idea del vino targato 1472 e delle felpe Mps (mai più senza!), insomma tutto quanto fa brand. Da domani, il sempre impeccabile Rossi entra nel novero degli splendidi (e vincenti) cinquantenni senesi. Ha un eccellente stipendio, 50 anni ma ne dimostra dieci di meno,  una vaga somiglianza con l'attore Matt Damon (con 15 cm. in meno, peraltro), è uno dei più stretti collaboratori del lanciatissimo Mussari Giuseppe, miete riconoscimenti e premi, per le sue qualità di comunicatore, in tutta la penisola: cosa vuoi di più dalla vita? Neanche un amaro Lucano, onestamente, può arrivare a cotante vette. Come si fa a non invidiarlo?
Esperto di Arte prestato alla Comunicazione d'alto bordo, in una recente intervista agiografica fattagli da Stefano Bisi ha ripetuto sette o otto volte che il marchio, il brand Mps è oggi riconoscibilissimo da non mi ricordo quale percentuale di italiani. Era sottinteso che fosse merito suo, ovviamente.
Con la tipica duttilità della banca mussariana, il Rossi non si limita a propagandare (per il bene di Siena) il marchio Mps all over Italy: all'uopo, sa fare ben altro.
Il che, ahimè, gli ha regalato financo qualche passaggio nell'inchiesta denominata Galaxopoly: solo fango, da parte di inquirenti tanto limitati, quanto invidiosi. Non è neanche indagato, figuriamoci.
Ad un certo punto dell'inchiesta, però, gli inquirenti "descrivono operazioni di finanziamento a soggetti economici con finalità di lucro eseguiti mediante contributi elargiti agli enti locali partecipanti tali soggetti economici, enti pubblici che attirano l'immissione di capitale deciso dalla Fondazione attraverso opportuni aumenti di capitali".
Per capirsi meglio, nel giugno 2006 ci fu una ricapitolizzazione della società aeroportuale Ampugnano, per ripianare le gravi perdite (niente di nuovo sotto il sole). Il tutto avvenne - secondo gli inquirenti - grazie all'intervento della Fondazione (poi ci si stupisce che si debbano vendere le azioni...), ma attraverso il fondo per lo sviluppo economico e sociale, controllato dalla Provincia. Il tutto, per 1 milione e 600mila euro.
Prima domanda: ma la Fondazione, poteva finanziare la società aeroportuale Ampugnano, "soggetto economico con fini di lucro"?
Seconda domanda: ma David Rossi, c'entra qualcosa con questa storia?

 In ogni caso, basta domande tendenziose: oggi è un giorno di festa, di letizia, di gioia, di serenità. Che tutti festeggino nelle loro magioni: ognuno secondo le proprie possibilità, ma festeggino davvero tutti.Siccome si parla di Banca Mps, anche la Curia dovrebbe partecipare: non dico una Messa solenne, ma almeno una scampanata a festa...

All'eretico, infine, resta un'altra soddisfazione: una volta tanto, potere parlare bene di qualcuno è un balsamo inebriante. Anche Siena, dopo tanto tempo, ha ritrovato un Genio. Era l'ora...