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martedì 30 aprile 2013

Minucci Ferdinando: i nodi stanno venendo al pettine...


 
    Sulla stampa embedded e filominucciana ad oltranza, si continua a scrivere come se niente fosse (e senza alcuna vergogna per quello che si fa): ai play off, la Mens sana arriverà da quarta o da quinta classificata? Chi incontrerà? Domande quasi surreali: un po' come quando la stampa serva scriveva di Mps, sproloquiando sulle passerelle di alta moda milanesi in cui il marchio faceva bella mostra di sé.
Chissà, se il dottor Minucci dovesse uscire malamente di scena: ripartirebbe il solito, vigliacco, crucifige, come oggi con Mussàri Giuseppe?

 La società (si badi bene: la società) gestita dal dominus Minucci Ferdinando ha solo un grande, effettivo ostacolo, davanti a se stessa: la Legge. Nel caso di specie, la Procura della Repubblica di Siena (dottor Nastasi) e la Guardia di Finanza, che ha detto pubblicamente che fino a giugno si continuerà a setacciare nei minucciani meandri.

  Arriva il consueto acquisto last minute, Dionte Christmas? Come al solito, nessuno dice quanti soldi sia costato; arrivato tramite il suo agente A. Buck, ha un contratto di 2 mesi a 30mila euroni al mese. Operazione importante, per Minucci, anche in chiave nazionale ed europea: si vuol fare vedere che la società è ancora attiva e reattiva sul mercato, nonostante le traversie legata all'inchiesta della Procura di Siena.

 Il problema più spinoso, però, è del giovane Daniel Hackett, figlio d'arte che quest'anno sta disputando un buon campionato: il 25enne italo-americano è uno di quei giocatori che sono arrivati a Siena in modo non proprio cristallino, a quanto pare. Lasciato il suo agente (Scotti), il giovane giocatore mensanino si è rivolto alle attenzioni di Alessandro Barbalich, agente ed anche ex allenatore di Pesaro. Poi pare che Hackett ci abbia ripensato, e sia ritornato al precedente agente. Ma il fatto è: perchè ha lasciato, almeno in un primo momento, l'agente Scotti? Pare proprio che ci sia sotto qualcosa di grosso assai, legato al suo contratto, con banca svizzera (Lugano) incorporata. Di certo, il giocatore non è sereno, magari anche per altri fatti personali sui quali è giusto rispettare la privacy.

 Viene inoltre fuori, in questi ultimi giorni, che la famoso megamulta alla società mensanina riguardante Benjamin Eze (scoop di questo blog, si ricorderà), fu in realtà ben più alta (circa 1milione e mezzo di euro!), ed allargata ad altri giocatori minucciani. Stranamente, i segugi della stampa senesota si erano lasciati sfuggire questa notizia...

Dulcis in fundo (venenum in cauda, piuttosto?), l'ottimo Stefano Sammarini - colui che con una società di 10mila euro di capitale sociale si è fatto dare qualche milioncino dall'uscente Mussàri Giuseppe - pare proprio abbia deciso di chiudere la società milanese (non è quella del marchio mensanino) Emmedue Promotion, transando con Minucci. Perchè?

 Sì, come vedete il problema più cogente di Minucci Ferdinando deve essere proprio quello di arrivare quarti o quinti in classifica, al termine della regular season...

lunedì 29 aprile 2013

Banca Mps: si stava meglio quando si stava peggio?


    In pieno corso di svolgimento c'è l'Assemblea degli azionisti, che si protrarrà per non poco; il momento è dunque propizio per fare il punto della situazione su banca Mps, ad un anno esatto dall'uscita di scena di Mussàri Giuseppe (con arrivo di Alessandro Profumo), e a 4 mesi dallo scatenamento dell'affaire Mps-Nomura.
 Le difficoltà dell'istituto sono evidenti, e non c'è bisogno di riprenderle in questa sede, oggi: i - 3,17 miliardi del Bilancio sono lì a testimoniarlo, insieme alle felpe Mps che pare non si riescano proprio a piazzare.
Lodevolmente, Profumo e Viola (oggi, a differenza di ieri...) dimostrano di prendere di petto la gestione - la mala gestio - passata: si voterà oggi per l'azione di responsabilità contro Vigni Antonio e Mussàri Giuseppe, e questi sono segnali chiari, concreti, inequivocabili.

  Banca Mps, però, con il nuovo management sembra essere piombata - molto più di prima - in un clima di tensione interna, fra dipendenti, mai riscontrata neppure nella sciagurata gestione precedente. Preparando il mio romanzo (romanzo, si badi bene) incentrato sulle vicende di un Dirigente Mps, sto parlando con molti montepaschini, di ogni ordine e grado: e non ce n'è uno che non mi confermi in questo assunto.  Il nuovo management, con la motivazione in sé sacrosanta del risanamento e del cambio di passo, sta in realtà ipersclerotizzando burocraticamente molti settori (tutti?) della banca.
Non è mia abitudine citare i sindacalisti, ma mi è arrivato fra le mani qualche pagina del viterbese Bruno Fonghini (Fabi), sulle cui posizioni questo blog concorda:
"Gli uomini nuovi (?) che hanno sostituito (?) quelli della vecchia fallimentare gestione perpetuano imperterriti negli stessi comportamenti fatti di pressioni commerciali sui prodotti che danno profitti immediati senza preoccuparsi di ciò che succede non domani, ma fra tre ore".
 Parole sante. Facciamo un esempio, fra i vari?
 Axa Mps VP 01 (fondo interno domiciliato in Irlanda...), istituito il 14 marzo 2012. La filosofia di fondo è che NON esiste più un capitale GARANTITO, ma siamo passati ad un capitale PROTETTO: vi sembra poco? Dal prospetto, viene fuori giusto questo:
"un obiettivo di PROTEZIONE...che mira a restituire a scadenza un importo almeno pari al Premio versato" (pagina 1 della scheda sintetica).
"Mira a restituire": capitale dunque NON GARANTITO, con il rassicurante aggettivo che esce mestamente di scena.

 Procedamus. Al punto 2 di pagina 1 del cosiddetto Prospetto d'offerta, si legge quanto segue:
"L'investimento finanziario presenta elementi di rischio che gli Investitori-Contraenti DEVONO VALUTARE ATTENTAMENTE prima di aderire alla proposta relativa all'investimento finanziario".
Chiaro? Ma se un contraente deve rischiare, e di brutto, i suoi dindini, perchè dovrebbe rivolgersi ad Axa Mps, con le sue commissioni tutt'altro che basse? Tanto vale, dunque, buttarsi in Borsa, per rischiare i propri soldi: comunque vada, bene o male, non ci saranno le commissioni da pagare alla banca!

 I rischi per i clienti sono dunque sotto gli occhi di tutti, e gli esempi dei funambolici prodotti targati Mps di una decina d'anni or sono dovrebbero avere insegnato qualcosa (ne siamo sicuri?).
Ma più che sul cliente-contraente, in questa sede ci preme sottolineare come in questa certo delicatissima fase il nuovo management stia creando (abbia già creato) un clima di forte pressione nei confronti della filiera addetta alla commercializzazione di tali prodottini: dal gestore della filiale agli addetti commerciali (costretti a divenire "piazzisti del Folletto", scrive Fonghini). Tutti i sindacati denunciano forte e continua pressione psicologica su chi è addetto al rapporto face to face con i clienti, spesso anziani (il termine per la sottoscrizione è fissato ad 85 anni): non tutti (fortunatamente, viene da chiosare) sono al settimo cielo, allorquando devono proporre un prodotto rischioso ad un cliente, magari non capacissimo di intendere alla virgola le varie sezioni di un Prospetto d'offerta.

 Morale della storia: che banca Mps debba cercare di risollevarsi in tutti i modi, nessun dubbio al proposito; che debba tornare a macinare redditività quanto prima, va benissimo: ma siamo proprio sicuri che questa strada intrapresa sia - per i clienti, e per gli stessi dipendenti - la migliore?

domenica 28 aprile 2013

La domenica del villaggio: Mantova, la bellissima addormentata...

 
 
  Forse è destino delle città più belle di essere definite "belle addormentate". Per Mantova, della quale questa domenica ci occupiamo monograficamente, la definizione fu coniata negli anni Settanta, e non solo perchè in passato in effetti era stata isola.
 Come ci ricorda il libro che l'eretico ha preso come sua guida, per una parziale visita della città: "Omnia Mantova", di Stefano Scansani (Tre lune edizioni, 2008 con edizione aggiornata al settembre 2011). Una ricchissima guida non tanto per il turista, bensì per il viaggiatore: non a caso, senza indirizzi ed orari di musei o siti vari.Come scrive l'autore "Mantova è contemplabile, mangiabile, annusabile, godibile, passeggiabile, leggibile. Mantova è piccolissima".

 In particolare, questa domenica, si vuole focalizzare l'attenzione sul Palazzo Ducale mantovano, che oggi, paradossalmente, è più che mai da vedere. L'attrattiva principale, la celebre quattrocentesca Camera picta (Camera degli sposi), affrescata dal Mantegna, NON è visitabile, al momento, per problemi logistici. Proprio per questo, la visita è doppiamente da consigliare: molta meno gente del solito in giro per l'enorme complesso (35mila metri quadri di superficie, 500 ambienti diversi: complesso secondo, in Europa, solo al Vaticano), più la possibilità di approfondire la conoscenza di altri luoghi di solito negletti (qualcosa DEVE essere trascurato, visitando il Palazzo Ducale, a meno che non si riesca ad ottenere il permesso di dormire in loco, per riprendere la visita l'indomani mattina...).

  Alzi la mano per esempio chi sapeva che i Gonzaga sono passati alla Storia per il loro luogo di origine (Gonzaga appunto), mentre il cognome della casata che resse la città dal 1328 al 1707, dopo avere scacciato nel sangue la casata dei Bonacolsi, era Corradi?
 E chi ricorda che il senesissimo Pio II, Papa-re dal 1458 al 1464, proprio in città, nel 1459, aveva riunito i pezzi grossi della Chiesa, per organizzare quella Crociata che, nelle intenzioni del Pontefice, avrebbe dovuto riconsegnare Costantinopoli alla Cristianità (il tutto si arenò prima di partire, ad Ancona, come il Pinturicchio ci ricorda ogni giorno in Cattedrale)?
Ed ancora, per finire: chi ha in mente che proprio nei paraggi avvenne la prima esecuzione di mazziniani, nel 1852 (i martiri di Belfiore)?
Camminare (con scarpe comode) all'interno del complesso in oggetto, vuol dire dunque passeggiare  diacronicamente attraverso la Storia: i Bonacolsi, i Gonzaga, l'Impero asburgico, Napoleone, ancora gli Asburgo, fino all'Italia unita.

 Impossibile dire cosa sia ciò che più affascina, scegliere fior da fiore. Ci proviamo comunque, anche per il significato storico della cosa: gli straordinari arazzi, capolavori di tessitura realizzati direttamente sui cartoni che Raffaello Sanzio aveva disegnato per la Cappella Sistina nel primo ventennio del Cinquecento. Il Cardinale Ercole Gonzaga, nel 1559, li aveva comprati a Bruxelles per la cattedrale mantovana. Il Kaiser Francesco Giuseppe, nel periodo terminale in cui il Palazzo fu asburgico, fu talmente colpito dalla beltade delle opere, che vide bene nel 1866 (III Guerra d'Indipendenza, Mantova italiana), di portarli in Austria, a Vienna. Per una mostra che doveva essere temporanea, ma che invece tendeva a procrastinarsi sempre di più...
Ci volle la Grande Guerra, per fare tornare in Italia, proprio a Mantova, questi nove, enormi e stupendi, arazzi, raffiguranti episodi più o meno conosciuti degli Atti degli apostoli.
Costati dunque il sangue di tanti militari italiani, oggi - insieme a tanto altro - aspettano solo di essere visti: a bocca aperta, come meritano.

Ps Citato dal libro di Stefano Scansani, come non concludere con Mario Luzi su Mantova?
"Chiara città
che affondi
in uno specchio,
questo al di là
dell'anima
che muore
in ogni gesto
il gelido apparecchio
delle tue mura
accende
e le tue gore...".

sabato 27 aprile 2013

Una partita indimenticabile (altroché Governo Letta)


 
  Il Governo Letta, il primo governo nepotistico nel senso più autentico della parola, è dunque fatto: il maleodorante inciucione (da salvare la Bonino e la Idem, foglie di...per salvare la faccia all'impresentabilità generale) è quindi servito. Se avessi la tessera Pd, la straccerei: ma ovviamente non ce l'ho.
 Questo blog si ribella, a modo suo, con una singolare forma di resistenza non violenta: scrivendo di tutt'altro...

  Quest'anno l' eretico ha quasi attaccato le scarpe (calcistiche) al chiodo; diciamo quasi, perchè poi problemi vari spesso impediscono al portiere titolare di prendere posto tra i pali, e quindi arriva la telefonata blandisci-riserva dell'allenatore-Presidente-uomo immagine del Gruppo sportivo Fedelissimi, Paolo Gallerini, a chiamare lo scrivente:
"Mi dispiace davvero, ma la prossima partita bisogna che tu venga in tutti i modi, Tommaso non c'è. Non ci lasciare senza portiere, eh!".
Come si fa a dire di no, salvo impegni improcrastinabili?

  L'altra sera, il 19 aprile, è andata in onda un'altra di queste partite; era in programma, al comunale di Via Custoza in Siena, il match tra i Fedelissimi e una squadra colligiana (credo) sponsorizzata dalla Pasticceria Lorena. Siamo alle battute conclusive del campionato: iniziato molto bene, poi trascinato, fra defezioni, squalifiche ed infortuni, malamente assai.
 La serata già prometteva male: delle punte di diamante della squadra, solo l'ottimo professor Antonio Batelli era presente, peraltro in piena forma. Gli altri (Luca Biagiotti, il capitano Marco Fini, nonchè il George Best senese, Pippo Fabbri) erano invece tutti assenti, per un motivo o per l'altro. Ma non è tutto: la squadra è scesa in campo con 7 giocatori, di cui due in brutte condizioni fisiche (Senio Corsi e l'immarcescibile Gianni Vannoni).
 Come potere sperare di farla franca, al cospetto di una compagine di ragazzotti, alcuni dei quali sarebbero potuti tranquillamente essere figli nostri?
 Quel che resta di una armata che lo scorso anno era stata capace di vincere il torneo, ormai arranca, sbanda paurosamente: ed il campo di calcio non permette di alterare, con artifizi contabili, i bilanci...

  Venendo al povero eretico, l'ormai inesistente allenamento specifico conta, eccome se conta (non drammatizziamo sull'età: in questi tornei amatoriali, si vedono portieri anch'essi sopra gli anta, nel senso più vicini ai 50 che ai 40...). Morale della favola: nel primo tempo, squadra in piena balìa degli avversari. 3 per i colligiani, 0 per noi.
 Con un record negativo per lo scrivente, in 25 anni di onorata (non sempre, a dirla tutta) carriera: tre tiri nello specchio della porta, tre reti per gli avversari! Un tiro imparabile, uno su cui si poteva fare certamente di meglio, uno di piena responsabilità.
 Nel secondo tempo, come d'incanto, la catarsi calcistica arride alla squadra, ed anche all'eretico: sospinti dal trascinante Batelli, la squadra di Paolo Gallerini inizia a macinare un po' di gioco, tiene un minimo sotto scacco, almeno per qualche minuto, la difesa avversaria, crea qualche minimo problema all'altrui portiere.
 Risultato parziale del secondo tempo, 1 a 1 (quindi sconfitta finale per 4 a 1, per chi non fosse troppo pratico del calcio).
 L'eretico, chissà come, forse per la vicinanza con l'hotel Garden di mussariana memoria, sfodera due o tre interventi degni della pristina grandezza, magno cum gaudio: non poteva continuare come nel primo tempo, no?
 Fino a quando l'arbitro (il mitico - senza enfasi - Giorgi di Buonconvento: chi lo conosce, sa perchè...) fischia la fine: game over.

 Tutti sotto le docce, dunque: stanchi, sconfitti nettamente, ma fondamentalmente felici.
Tutto bene? No, perchè le docce dello spogliatoio di Via Custoza in Siena hanno una peculiarità curiosa, forse degna del socialismo reale: le docce sono 7, ma la manopola regolatrice è una sola! Pensate forse che una decina di maschi malvissuti possano trovare agevolmente l'accordo sulla temperatura, dopo una partita di calcio con annessa sconfitta?
Almeno noi giochiamo in campo, correndo e calciando: quello del Governo, invece, gioca a Subbuteo... 

venerdì 26 aprile 2013

Un mese alle elezioni: okkio alle raccomandazioni!

 
  Manca ormai un mese tondo tondo al primo turno delle elezioni Comunali: i candidati sono 8 - come si sa -, e questa abnorme frammentazione renderà quasi certo l'approdo al secondo turno, al ballottaggio fra i primi due classificati.
L'eretico ovviamente seguirà questa tornata elettorale, come era accaduto per quella del 2011, che vide trionfare Franchino il Ceccuzzi con il 54% dei suffragi (ma con 1.116 voti in meno della totalità dei voti delle liste che lo appoggiavano, giova sempre ricordare).

 Oggi vogliamo mettere l'accento su un elemento che è il vero snodo, politico e morale ad un tempo, di queste elezioni: il voto di scambio. Il clientelismo sfacciato, degno delle peggiori zone sotto la Linea Gustav, è ciò che ha inquinato il gioco democratico in città, e non solo negli ultimissimi anni. A questo giro, con la città economicamente in macerie, cosa resta da offrire, da promettere, da mercanteggiare? E poi: la città vuole davvero una palingenesi, un rinnovamento che nasca dalla prevalenza del voto d'opinione su quello di appartenenza o, appunto, clientelare?
Gli antichi ci possono dare la chiave di lettura giusta, ancora una volta, con la loro scienza giuridica e la loro straordinaria capacità di sintesi: nella Siena del 2013, si sta probabilmente passando dal DE LUCRO CAPTANDO, al meno grave (ma sempre perniciosissimo) DE DAMNO VITANDO.
 Fino al 2011, imperava sistematicamente il pur declinante mercanteggiamento dei posti di lavoro, dei pochi rimasti (questo è il DE LUCRO CAPTANDO); oggi cosa si può offrire? Niente; ma si può comunque intervenire, attivare ugualmente la filiera clientelare: magari assicurando che il posto di lavoro, vissuto come a forte rischio, sarà mantenuto, ovvero che il rischio trasferimento sarà scongiurato, od altro ancora. Ecco servito il DE DAMNO VITANDO: "sicurezza" del posto di lavoro esistente, in cambio del voto giusto.
 I senesi, in maggioranza, sono purtroppo abituati, assuefatti, drogati dal clientelismo: vediamo se in questa elezione le cose cambieranno, o meno.
 Questo blog, due anni fa, aveva lanciato un appello ai candidati Sindaco, contro questo intorbidamento della vita democratica: si fece in buona sostanza finta di niente.
 Oggi, con qualche migliaio di lettori quotidiani in più, da queste colonne si rinnova l'invito ai "magnifici" otto: dite - meglio ancora, scrivete! - che NON cercherete o accetterete voti in cambio di alcun tipo di promessa elettorale (anche fatta da propri sostenitori).
 Chi lo fa, chi sottoscrive quanto detto, prende un impegno solenne (e deve quantomeno avere paura di essere sbugiardato).
Restiamo volentieri in attesa. Trepidante, come sempre.

Ps IL candidato grillino Michele Pinassi si è fatto riprendere con la bandiera del Nicchio al fianco; Maurizio Astori, di Sena civitas, con Onda e Leocorno sullo sfondo di un santino propagandistico. Hanno sbagliato; come giustamente rimarcato dal Santo, la strumentalizzazione politica del Palio ha però sortito negli ultimi anni esiti ben peggiori. Tra le altre cose, vorremmo che la sacerdotessa della purezza apolitica del Palio, Carolina Persi, dicesse al suo mentore Franchino il Ceccuzzi di farsi ridare la bandiera della Torre: che forse oggi non serve troppo al carcerato Paolo Del Mese...

Ps 2 Ieri Festa della Liberazione (con Grillo che ha sbagliato ad intervenire in quel modo, nonostante tutta l'insopportabile retorica che accompagna l'evento); l'eretico, a tal proposito, raccomanda la visita di un piccolo, ma davvero ben fornito, museo sulla Shoah, scoperto con la scuola giusto lunedì scorso: il Museo e Centro di documentazione della deportazione e della Resistenza (Prato, località Figline).
 A due passi da casa, per far conoscere meglio l'orrore indicibile di ciò che è stato, ed anche per rinfrescare la memoria ai tanti che pensano di sapere.   

martedì 23 aprile 2013

Sanità senesota: un'altra delibera fuorilegge dell'Asl 7

 
   La domanda delle cento pistole è questa: ma questi Direttori amministrativi, su quali basi vengono nominati? Di quello delle Scotte, dottor Giacomo Centini, abbiamo già scritto, e la prossima settimana è in arrivo un pezzo che dimostrerà, in modo inequivocabile, che il suo Curriculum vitae NON è funzionale all'incarico che ricopre.

  All'Asl del Bengodi (quella appunto senesota), abbiamo invece l'ottimo avvocato Roberta Volpini, in qualità di Direttore amministrativo (nata il XX settembre di non si dice quale anno: la data di nascita prometteva bene, poi però...). Di lei abbiamo già sottolineato alcune chicche, nei mesi scorsi: oggi ne aggiungiamo un'altra, per non farsi mancare niente.
Dalla ormai celebre "Graduatoria concorsuale Dirigente amministrativo presso la Asl 7" del lontano 28 dicembre 2009 (Deliberazione numero 2045), sappiamo che - come ampiamente documentato illo tempore - sono usciti fior di amministratori, quali il dottor Ghezzi (prima della retrocessione) e la dottoressa Cresti: l'unico problema è che quelle nomine sono opinabili assai, giacchè quel concorso fu fatto per un'altra mansione (Segreteria Direzione e comunicazione interna), mentre i due in oggetto sono stati promossi per tutt'altro incarico rispetto a quello per il quale la procedura concorsuale era stata esperita. Come se si bandisse un concorso per un posto di ortopedico, e poi, per scorrimento, si nominassero anche i cardiologi o gli otorini...
 Va bene che siamo all'Asl 7, ma esisterebbe la Legge (Decreto Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, numero 483):

"Le graduatorie dei vincitori rimangono efficaci per un termine di diciotto mesi dalla data di pubblicazione per eventuali coperture di posti PER I QUALI il concorso è stato bandito (si noti bene, Ndr) e che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili".

 Ma la storia non è finita con il Ghezzi e la Cresti: proprio lo scorso 19 aprile, con la Delibera numero 226, il Responsabile ad interim del personale (fedelissimo della dottoressa Volpini), dottor Paolo Franchi (di cui questo blog si è appena occupato, ricordate?) ha nominato a tempo indeterminato la dottoressa Silvia Zanchi, per "la responsabilità del processo di accreditamento istituzionale".
Il posto si è liberato lo scorso 1 marzo, in seguito al pensionamento del dottor Valter Mazzetti.
Silvia Zanchi già lavorava in quel settore, e sicuramente avrà tutte le qualità per svolgere questa mansione (ed era anche compagna di scuola dell'eretico, quindi vale doppio...); il problema però è sempre quello: perchè non si fanno i concorsi nuovi? E soprattutto: perchè si continua ad attingere da una graduatoria da cui non si potrebbe attingere?
Misteri gaudiosi (per alcuni soprattutto) dell'Asl 7...

lunedì 22 aprile 2013

Uno (fra i tanti) scheletri nell'armadio di Giorgio Napolitano

 
    Ancora inorriditi per l'incredibile rielezione geriatrica di Giorgio Napolitano, l'eretico è andato a riprendersi in mano un libro di straordinario interesse politologico, "Il compagno Napolitano", curato dall'ottimo Lanfranco Palazzolo, e pubblicato dalla Kaos a novembre 2011.
 In un tripudio di neopatriottismo, il compagno Giorgio si  guarda bene dal ricordare ai suoi fans di quando era sì patriottico, ma pro-Urss. Palazzolo non scrive solo della sconcertante presa di posizione a favore dei carri armati sovietici nel 1956 a Budapest (articolo che basterebbe a renderlo unfit a rivestire qualunque incarico nazionale, se fossimo in una Nazione seria), ma tira fuori una chicca molto poco conosciuta dai più, e opportunamente messa nel dimenticatoio da chi di dovere. Ricordate Solgenitsyn ("Arcipelago Gulag"), il dissidente sovietico che si è fatto anni ed anni di gulag, prima di venire espulso dall'Urss? Ebbene, nel 1974 (Napolitano non era un giovanotto preso da "astratti furori", ma un 49enne già da anni in piena carriera politica) il futuro Presidente italiota prendeva carta e penna e, sulle amiche colonne de l'Unità prima e di Rinascita dopo, vergava il Napolitano-pensiero sull'affaire Solgenitsyn (che in quel momento si era già fatto 8 anni nei gulag siberiani, incidenter tantum).
Il succo del suo editoriale, vergato con un linguaggio di insopportabile impronta burocratico-comunista, è che l'Occidente (con i "pesanti condizionamenti oggettivi che la struttura economica-sociale capitalista comporta") non può dare lezioni, quanto a libertà di espressione, all'amato Urss: e giù polemica ad personam contro il democristiano Flaminio Piccoli (altro che larghe intese, altro che genuflessioni filopapali...); poi Napolitano porta avanti la sua tesi sul dissidente russo: Solgenitsyn, in buona sostanza, se l'è cercata (!), assumendo "un atteggiamento di "sfida" allo Stato sovietico e alle sue leggi, di totale contrapposizione, anche nella pratica, alle istituzioni, che egli non solo criticava ma si rifiutava ormai di riconoscere in qualsiasi modo" (si sarà mai vergognato, Giorgio Napolitano, di queste sue frasi, almeno la mattina di fronte allo specchio, più o meno quirinalizio?). Per concludere con una sbrodolata agiografica sull'Urss di Breznev (non di Gorbaciov, di Breznev!): andando dalla "immensa portata liberatrice della Rivoluzione d'ottobre", fino allo "straordinario bilancio di trasformazioni e di successi del regime socialista".
L'unica figura che Napolitano, in piena ortodossia da XX Congresso del Pcus, osava mettere in discussione era quella di Stalin; Breznev, evidentemente, era un padre della Patria, di quella Patria che più allora gli aggradava.
 Ed ecco, nel finale, l'uomo delle grandi intese Pd-Pdl che veleggiava dritto verso il radioso futuro dell'avvenire in salsa italiota:
"Una strada noi non possiamo che indicarla a noi stessi: la strada da percorrere per avanzare in Italia, nella democrazia ed in pace, verso il socialismo".
In seguito, dal socialismo reale di Lenin e di Breznev, dell'Urss e della Ddr, il futuro Presidente è passato alla vicinanza con il socialismo craxiano (quando si faceva chiamare "migliorista"), per poi approdare all'appeasement con un altro socialista (un po' sui generis), di nome Silvio.
Per Napolitano, c'è stato un tempo per Kruscev e Breznev, ed uno per Berlusconi e D'Alema: la Storia lo condannerà senza pietà per entrambe le sponsorship.
 Ma la fetida politica di oggi - che niente sa dell'Urss e della dissidenza sovietica -, ignora il primo sbandamento, e lo premia per il secondo.
 Noi, tra Solgenitsyn e Napolitano, stiamo con il primo (che purtroppo non c'è più), così come dovrebbe essere per tutti gli uomini liberi. Napolitano lo lasciamo, molto volentieri, agli altri.

Ps Abbiamo sottaciuto tutte le Leggi ad personam firmate dal Presidente Napolitano; ricordiamo solo che Napolitano è il Presidente che accolse fra le fila ministeriali (Ministro delle Politiche agricole) tale Saverio Romano, in quel momento accusato dalla Magistratura di concorso esterno in associazione mafiosa. Per non parlare delle telefonate con Nicola Mancino...

 

domenica 21 aprile 2013

Tutti pazzi per Bruno?

 
  Vista l'importanza della cosa, oggi l'eretico rinvia (a domani) la rubrica settimanale "La domenica del villaggio" (a questo giro, più mantovana che mai): come non commentare il successo di Bruno Valentini alle primarie piddine? Notizia troppo ghiotta, per aspettare oltre...

 Qualche numero, per iniziare: 2.542 voti al Sindaco di Monteriggioni, contro 2.032 allo sfidante, il braccio ambidestro di Franco Ceccuzzi Alessandro Mugnaioli. Vittoria non nettissima, ma neanche sul filo di lana come si pensava. I votanti piddini sono risultati essere 4.600, nettamente meno del duello Bersani-Renzi di soli 5 mesi or sono (nonostante i paletti messi su, allora, dal braccio destro di Filippo Penati, pur di controllare la partecipazione).
 Leggo che il vincitore, non appena arrivato il fausto risultato, ha aperto a Mauro Marzucchi, offrendogli una sponda che l'ex Assessore al Bilancio mai e poi mai meriterebbe. Subito un passo falso, dunque (a prescindere da ciò che deciderà lo statista della Magione, tra l'altro). Ed anche l'endorsment dell'Associazione Confronti getta qualche ulteriore dubbio sull'operazione Valentini, oltre a quelli già segnalati la settimana scorsa. Onore al vincitore, dunque, ma anche massima cautela (come per gli altri candidati, ovviamente): come saranno i rapporti fra lui e Franchino il Ceccuzzi, d'ora in avanti?
 Anche perchè Bruno Valentini ha saputo sfruttare, con intelligenza ed abilità mediatica (contro il volenteroso Mugnaiolino, sforzo minimo), il malcontento della base pensante piddina, ma adesso la carta dello scontento non solo non la potrà più giocare, ma potrebbe financo rivoltarglisi contro; per non parlare delle convulsioni (rantoli?) del Pd a livello nazionale.

 Bruno Valentini, in buona sostanza, ha voluto cercare di riformare il suo partito dall'interno, novello Gorbaciov turrito; da questo blog, però, abbiamo più volte sottolineato (mai abbastanza) che è il Pd in quanto tale ( Pd che avrà ancora in carica i Carli e tutta la Ceccuzzijugend al proprio interno) a dovere pagare, e con durezza, per i macroscopici errori della mala gestio passata.
Benvenuto, allora, al brillante ed intelligente candidato Pd Bruno Valentini: cui auguriamo le cose migliori, per le Amministrative. Quelle del 2018, però.

Ps Rieletto Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica: esistendo il titolo di reato specifico per le offese al Capo dello Stato, no comment...

giovedì 18 aprile 2013

Un Presidente che ben conosciamo?

  
   Un partito che non riesce a capire che il pesce puzza sempre dalla testa, è un partito che non ha futuro. Il braccio destro di Filippo Penati, Pierluigi Bersani, doveva abbandonare la guida del partito a novembre (non parliamo a febbraio!), ad esito delle primarie appena conosciuto: vinse - non lo si ripeterà mai abbastanza - con i voti del profondo Sud (notoriamente d'opinione), e mettendo paletti assurdi per frenare la partecipazione al secondo turno (ricordate le giustificazioni da portare, se uno non aveva partecipato al primo turno?).
 Con la mossa di Franco Marini candidato al Quirinale, ha compiuto il suo ennesimo (forse definitivo) "capolavoro" politico: prima ha inseguito strenuamente i grillini (sull'esecutivo), poi li ha abbondati per la scelta presidenziale, abbandonando a se stesso un candidato che proviene dalle stesse fila piddine (fu Presidente del Pds, tra le altre cose).
 Il problema è che ormai l'inciucione indecente tra Bersani e Alfano è cosa fatta (Siena laboratorio anche in questo, negli ultimi anni), e, saltato il lupo marsicano, tutto lascia prevedere che qualche personaggino che in città ben conosciamo addenti l'agognata preda quirinalizia: D'Alema o Giuliano Amato, per esempio; ma anche una figura come l'avvocato Paola Severino, molto vicina a Mussàri prima  che Lui divenisse impresentabile.
 
 Ricordate bene questo: a Silvio Berlusconi - per chi non l'avesse capito - niente importa dell'uomo politico "avversario", se non una cosa. Cioè che questo sia ricattabile, che abbia zone d'ombra, meglio ancora autentici scheletri nell'armadio: in modo tale da poter chiedere di tutto e di più, per non fare deflagrare la grancassa mediatica a sua disposizione.
Con un'altra aggiunta, da ripetere una volta di più: l'elettorato di base del Pd (a parte i granitici omini degli orti, pronti a digerire aprioristicamente tutto, da un Marini Presidente ad un Mugnaiolino Sindaco) è assai più critico verso i suoi vertici, rispetto a quanto lo sia quello Pdl, tetragono ad ogni scandalo.
 Anche se la vedo bigia, speriamo che il braccio destro di Filippo Penati resti in sella almeno fino a giugno: un Pd a trazione bersaniana è il massimo che ci si possa aspettare, dal partitone, dopo la sfortunata dipartita, a livello locale, di Franchino il Ceccuzzi...

Ps Nella seconda votazione, oggi un voto è andato a Rocco Siffredi, ed uno anche a Giuliano Amato. Quale dei due è più pornografico?

mercoledì 17 aprile 2013

Mercoledì scolastico: la gita, masochismo in cattedra...


   Il Devoto Oli recita, al termine "masochismo", quanto segue:
"Tendenza a compiacersi nell'avvilire sè stesso o nel subire umiliazioni".
Giusto ciò che viene da pensare dopo ogni giornata di gita scolastica cui un docente partecipa, in buona sostanza. In cambio di che cosa? Soldi, neanche a parlarne; soddisfazioni, solo da parte del più o meno sparuto gruppetto di "alunni-zattera", quelli cui aggrapparsi per non strapparsi i capelli dalla disperazione, in classe come su un pullman; consapevolezza dell'importanza didattica delle uscite? Lasciamo perdere, se non appunto per i succitati "alunni-zattera".
Eppure, ogni anno che Dio manda in terra c'è una categoria di masochisti in cattedra che ci ricasca, puntualmente (tra cui lo scrivente): non c'è verso, è una sorta di coazione a ripetere che non ammette deroghe.
Io ormai ci vado con l'animo in pace, come per altri eventi (politica, sport, figuriamoci religione...): mi muovo come un disincantato entomologo che approfitta di queste giornate per rafforzarsi nelle sue già  più che pessimistiche idee sul futuro dei giovani virgulti.
 Prendiamo un esempio, fra i tanti: la sosta all'autogrill. Non si fa in tempo a mettere piede sulla terraferma, che l'autista, giustamente sull'arrabbiato, ti si avvicina:
"Professore, scusi: venga a vedere come hanno lasciato laggiù, sembra un trogolo". E ha perfettamente ragione lui, di solito.

 Parlando nel mio caso di preadolescenti, almeno questi tendenzialmente non commettono reati, durante la sosta: non rubano, non si drogano; insomma, non si corre il rischio di vedere arrivare, di corsa, il gestore dell'autogrill al momento di ripartire, per reclamare il maltolto.
State però certi che le cose più nefaste e nocive per la salute, prefritte nell'olio di palma o iperzuccherate, saranno da loro arpionate senza spirto di pietade alcuno; e ci siete mai andati al bagno di un autogrill insieme a 7 o 8 ragazzini? Non è la sana confusione di cui tutti ci siamo macchiati illo tempore, a preoccupare: è che alcuni sanno a malapena orinare, sembrano entrati in una zona mai prima esplorata, si guardano intorno perplessi. Boh.

 Che dire del rapporto con i soldi, con le spese impreviste? Ragazzini che spendono e spandono per i suddetti prodotti devasta-intestino, che non esitano ad acquistare schifezze di ogni sorta a prezzi esosissimi, iniziano a disquisire e ad eccepire, se non a polemizzare apertis verbis, se - per mere esigenze logistiche - capita di dovere pagare 2 o 3 euro in più perchè, magari, c'è la possibilità di entrare in un museo non previsto dall'originario programma. Ecco che scattano repente le telefonate ai genitori, le ansie da povertà per il prosieguo della gita ("poi non c'ho i soldi per la cena, professore!"), talvolta financo isolati accenni di isterismo.
 Al punto che, dopo rapido ed amarissimo consulto, spesso sono i docenti stessi a dire, serafici:
"Sai che si fa? Che ce li portino i loro genitori, in questo museo...".

 Beh, fermiamoci qui. Anche perchè domattina si riparte, a questo giro alla volta di Bologna: il masochismo spoggetta dunque l'Appennino...

martedì 16 aprile 2013

Sequestri eccellenti alla Casta (ed un complimento imbarazzante di Profumo...)

   
  I tre moschettieri della Procura (Grosso, Nastasi, Natalini) vanno avanti come un treno (non il Siena-Empoli) sulla strada dell'accertamento delle responsabilità personali del disastro Mps targato Mussàri-Vigni: notizia di oggi, i maxisequestri a Mussàri (2,3 milioni), al "contadino" - lo dice lui - di Castelnuovo Berardenga Vigni Antonio (9,9 milioncini), nonchè al più simpatico, a parere ereticale, dei tre, l'ottimo Baldassarri (perchè simpatico? Perchè almeno lui non pontificava di "banche etiche" e di cialtronate varie come gli altri due; poi ha una faccia da pistolero da film western, e non si è mai fatto fare le foto sul trono tipo Luigi XIV...).

 Cercando tutt'altro materiale, come sempre ho trovato una pagina di Repubblica del 10 novembre 2007, ad Antonveneta calda calda.
Il Direttore generale (di allora) Vigni Antonio la buttava là:
"Vigni: "Era un'occasione unica - non è troppo cara, il mercato capirà".
In Borsa, infatti, il mercato aveva capito benissimo: titolo crollato del 10,5%. Se fossero esistiti i contrappesi giusti (compresa la stampa), il famoso check and balance di impronta statunitense, Siena avrebbe dovuto chiedere l'immediata fuoriuscita (con demerito) del bullettaio, che invece fino ad un anno fa è stato ancora considerato un grande esperto di finanza.
Ma non si vuole maramaldeggiare sul Vigni, quest'oggi.

 Nel pezzo accanto a quella delirante intervista appena citata, piuttosto, ci sono alcuni giudizi di personalità italiote che oggi hanno ancora un certo peso, a differenza dei 3 prima citati.
L'eretico ne sceglie giusto due, fior da fiore.
Il forse futuro Presidente della Repubblica professor Romano Prodi, per esempio, ebbe a dire:
"La creazione del terzo gruppo bancario è certamente da vedersi con occhio positivo".
Per uno che è stato due volte Premier ed insegna Economia, non c'è male davvero.

 La piccola chicchina finale (che francamente non ricordavo) è per il sostituto di Mussàri Giuseppe, nonchè suo grande elettore all'Abi, Alessandro Profumo.
Luca Iezzi, su Repubblica di quel 10 novembre, ebbe a scrivere, papale papale:
"Mussari ha ricevuto personalmente le congratulazioni dell'ad di Unicredito Alessandro Profumo che l'ha definita "una bella operazione". I due si sono incontrati in un convegno presso il palazzo della Borsa a Milano".
A palese dimostrazione che l'operazione Antonveneta fu un'operazione di Sistema: e, quella volta, non solo di Sistema Siena...

Ps Proprio in questi minuti, mi è arrivata la risposta di Bruno Valentini, già pubblicata fra i commenti al pezzo di ieri.
 Domani l'eretico risponderà, e con piacere. Per adesso, a prescindere dal merito, ringrazio il Sindaco di Monteriggioni: Franchino il Ceccuzzi rispondeva con l'avvocato Pisillo, il Valentini - di questo gli va dato atto - risponde cercando di argomentare.

lunedì 15 aprile 2013

Le parole che vogliamo dal Valentini


   Sabato giornata di primarie piddine, come si sa; Alessandro Mugnaioli (il Mugnaiolino partorito dal think tank ceccuzziano), contro il Sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini. Dopo la farsa dello scorso gennaio, finalmente una "bella" sfida: bella, nel senso che è difficile ipotizzare chi risulterà il vincitore. A differenza dello scontyro Franchino-Pasqualito (a proposito: che fine ha fatto Pasqualito D'Onofrio?).
  Il Mugnaiolino lo conosciamo già: schiererà tutto l'ormai boccheggiante groviglio armonioso, più la temibilissima ed espertissima Panzerdivisionen degli omini degli orti, con le donnine della Cooppe in qualità di truppe ausiliarie.
Il Valentini, invece, resta una sorta di sfinge: di certo, è un anticeccuzziano dell'ultima ora, cui, strada facendo, si sono aggiunti, pregustando aria di vittoria, degli anticeccuzziani dell'ultimo quarto d'ora. Che abbia talento oratorio, nonchè una faccia più spendibile di qualunque ceccuzziano, nessun dubbio; il quesito che viene da porsi, è questo: chi voterà per Valentini, per chi voterà? Per l'uomo capace di rinnovare drasticamente il Pd senesota, facendolo divenire un partito almeno decente, o per un furbone che ha aspettato lo sfacelo per proporsi con autorevolezza?
 Inutile girarci intorno, il dilemma è tutto qui; per scioglierlo, c'è solo un modo, da parte sua: rispondere (a differenza di ciò che NON HA MAI FATTO Franchino il Ceccuzzi) ad alcune domende sulle PERSONE che, in questa città, conservano i loro posti nonostante un'appartenenza Docg alla Casta locale. A fare i bei discorsi di fondo sui perchè del Siena's crash, oggi, sono buoni davvero tutti: il bravo Valentini - se vuole guadagnare la fiducia di questo blog - deve rispondere dunque a qualche domandina. Sulle persone - lo ripetiamo -, non sui massimi sistemi.

1) Simone Bezzini, detto Quello della Provincia: non si vuole un discorso generico sul ruolo della Provincia nell'assetto istituzionale dell'Italia che verrà, vogliamo sapere se Valentini ritiene questo  curioso signore - che sale sugli Apecar per arringare le "folle" e sulle biciclette per farsi intervistare - adatto a gestire un'istituzione come la Provincia. Sì o no?
2) Carli, Guicciardini, Persi, Mugnaiolino stesso: se vince il Valentini, che fine fanno? Il loro posto all'interno del Pd lo mantengono, o no? Fuori o sempre dentro?
3) La cura Profumo-Viola per il Mps: va bene, o no?
4) Il candidato Valentini ritiene giusto che il dottor Minucci Ferdinando (indagatissimo dalla Procura di Siena) continui a rappresentare la società Mens sana, in città e fuori? Nessuna possibilità di decidere, per Valentini: ma l'obbligo di dire la sua opinione;
5) Il Magnifico Rettore professor Riccaboni le sembra incarnare la personalità giusta per il ruolo che ricopre? A prescindere ovviamente dalla questione strettamente legata alle indagini sulle elezioni. Riccaboni, sì o no?
6) Il Direttore amministrativo dell'ospedale delle Scotte, dottor Giacomo Centini, occupa il suo posto, prestigioso, di lavoro senza avere il curriculum vitae idoneo. Le va bene questo stato di cose?
7) L'Asl senese versa in pessime acque (ennesimo buco senesota): se dovessero emergere - e ribadiamo se -  responsabilità penali del Presidente della Regione Enrico Rossi, lei cosa farebbe?
8) Ultima domanda, senza sì e no: quando si è accorto, con esattezza, dell'irreversibile crisi del Sistema Siena? Pur con l'umana approssimazione, almeno l'anno sarebbe gradito saperlo.

 Senza risposte chiare e nette da parte del candidato (ben volentieri ospitate in questo blog), per noi l'operazione Valentini resterebbe gravata da forti sospetti di non completa discontinuità, e di monco rinnovamento. Ad majora, dunque!

Ps  L'eretico sabato, dopo la scuolina, sarà in viaggio verso Mantova, e non potrà presenziare a questo trionfo di democrazia (sic); mi raccomando dunque ai lettori votanti di controllare che il decalogo delle primarie venga rispettato: ricordate? Chi non la regge durante la fila, perde il diritto di voto; chi non si toglie il cappello all'interno dei circoli, idem. Siate vigili, mi raccomando...

domenica 14 aprile 2013

La domenica del villaggio: "La città ideale", bel film, pessima Siena...

 
 
   Questa domenica, facendo un'eccezione alla norma, dedichiamo una puntata del tutto monografica ad un film che ha come protagonista, a livello di scenografia esistenziale, proprio Siena.
"La città ideale", film scritto, sceneggiato, interpretato nonchè diretto da Luigi Lo Cascio: nel complesso, bel film (thriller morale, potremmo dire, con venature oniriche e grottesche). C'è qualche sbavatura a livello di sceneggiatura, la tensione in alcuni momenti rischia di annacquarsi, ma il film c'è tutto, con la sua vis polemica contro la Giustizia italiota.

  Con un'implicazione che non possiamo non sottolineare: la città, i suoi cittadini, escono letteralmente distrutti dallo sguardo, lucidamente impietoso, di Lo Cascio. Il tutto, in un film finanziato (con 400mila euro) da Mps Capital services!
 La spiegazione più verosimile è che il bravo Lo Cascio, con una sorprendente furbizia, si sia fatto dare i soldi, per poi girare la pellicola secondo il suo estro, come è giusto che sia: al punto che tutto, a partire dal titolo (grottesco e paradossale, antitetico rispetto alla trama del film), sembra non combaciare assolutamente con le operazioni "culturali" negli ultimi anni promosse dalla banca, di solito tutte meramente agiografiche ed inneggianti ad una presunta (sic) superiorità della civitas senese (leggasi senesota).
  Dal bel film di Lo Cascio, esce invece una Siena esteticamente meravigliosa (come potrebbe essere altrimenti?), fotografata in modo tutt'altro che oleografico, e con luoghi che fanno la loro new entry cinematografica (per pura faziosità, segnalo il Vicolo delle carrozze, in cui avviene un importante dialogo, prodromico al dramma che vedrà come vittima kafkiana il protagonista); ma è una città cupa, livida, incarognita all'ennesima potenza: chi cade in disgrazia, viene prontamente abbandonato da tutti, fino a perdere il lavoro e l'amico più importante; il conformismo e la sudditanza verso i potenti (di un notabile locale è il corpo ferito, da cui la trama prende il via) sono norma assoluta e regola di vita quotidiana; la contiguità fra i notabili della città (compresa la Giustizia: vedasi il siparietto fra l'avvocato ed il Pm, interpretato da un inquisitorio Alfonso Santagata) tende a stritolare il cittadino semplice senza santi in Paradiso. Fermiamoci qui, per malinteso senso di pietas cittadina.
 Il tutto - con, appunto, magistrale furbizia dell'autore - senza toccare direttamente il Palio (ma facendo transitare un cavallo dalle parti delle Grondaie, chapeau!), ed ovviamente lo sponsor Mps.
Il messaggio è però chiarissimo: il giovane architetto, fanatico ecologista, Michele Grassadonia, personaggio a metà strada fra Pirandello e Kafka, ha abbandonato la sua Palermo per Siena, "città ideale". Per poi accorgersi che la città del Buon Governo abbonda quanto a punti oscuri, zone d'ombra e scheletri negli armadi.
 La madre - venutolo a trovare - ad un certo punto gli chiede, in siciliano:
"Ma cosa avrebbe questa Siena più di Palermo?".
Il protagonista tace.

Il critico Massimo Bertarelli si chiede, dalle colonne del Giornale:
 "Ma i senesi come la prenderanno?"
 Per par condicio, citiamo Alberto Crespi (Unità), riferito al protagonista:
"Era meglio rimanere a Palermo".
Dove almeno la mafia ha un nome molto definito, e non fa convegni autoreferenziali sul Buon governo...

Ps Durante i titoli di coda, mentre vedevo il logo Mps sulla pellicola, ero particolarmente rinfrancato: sto scrivendo un romanzetto che ha come protagonista un montepaschino, ed ovviamente il milieu in cui si muove il protagonista non è certo dei più edificanti (l'ambiente di lavoro, la città, gli amici, la moglie et alia).
 Dopo avere visto questo film, credo di avere pieno, pienissimo diritto ad aspirare anche io ad un finanziamento Mps (bastano anche meno di 400mila euro, peraltro).
Non avendo esperienze pregresse in questo campo, a chi si deve chiedere?

sabato 13 aprile 2013

Un'altra carriera al neutrino: il dottor Paolo Franchi

  
  C'è una persona, all'interno dell'Asl senesota, che ricopre ben due incarichi di assoluto prestigio ed importanza: Dirigente ad interim del personale e vicedirettore amministrativo. Si tratta del dottor Paolo Franchi. "E allova?", direbbe il crozziano Formigoni. Vuol dire che sarà talmente bravo, così capace da meritare questo e, magari, altro. Perchè no?
Ad ogni buon conto, qualcosa non torna (ti pareva). Vediamo di capire cosa, passaggio dopo passaggio.

  Entrato il 18 aprile 2007 all'interno dell'Asl 7 con un contratto a termine (il famigerato 15 septies), un anno dopo (22 aprile 2008), con la determina 245, diviene Responsabile della Struttura complessa  approntata per il miglioramento e lo sviluppo della qualità aziendale (ancora con un 15 septies).
 Il 1 dicembre 2009, per celebrare degnamente Sant'Ansano nostro, basta contratti a termini: arriva l'assunzione definitiva, in qualità di "Dirigente analista programmatore". Da quel giorno, basta precariato.
Il dottor Franchi, poi, entra nell'ormai mitica infornata del 31 dicembre 2010, già tante volte citata su questo blog e nel libro "Sua sanità": il todos caballeros fortemente voluto dalla dottoressa Benedetto in Rossi (ancora non sposata, ma quasi, con il campione della trasparenza sanitaria toscanota, incidenter tantum indagato dalla Procura di Massa). Nell'infornata pre-veglione, con incarichi distribuiti in atmosfera ricchi premi e cotillons, il Franchi diviene Responsabile area funzionale programmazione valutazione e controllo (d. 840). Fino a qui, a parte la stranezza delle date, ancora ancora...
 Fine della carriera al neutrino? Manco per idea, ci mancherebbe. Il 21 febbraio 2013 (l'altro giorno, dunque), con "Deliberazione del Direttore generale numero 71", su proposta del Direttore amministrativo Roberta Volpini, il lanciatissimo Franchi diviene supplente del Direttore amministrativo stesso: manca il Direttore, c'è una sua "temporanea assenza o impedimento", come recita il documento in oggetto? C'è il vice, no? Scelta all'apparenza sacrosanta.
Peccato che esista lo Statuto dell'Asl (legge regionale numero 40): prevede che questa figura ci possa sì essere, ma che per ricoprire cotanto incarico (di enorme responsabilità personale) ci voglia un back ground da amministrativo, vale a dire che ci vogliono i requisiti cogenti ("laurea in discipline giuridiche o economiche...comprovata esperienza di natura giuridico-amministrativa").
 Il dottor Franchi, però, ha un piccolo (?) neo: è UN TECNICO, NON UN AMMINISTRATIVO. Tanto per cambiare, si rischia grosso, nel magico mondo dell'Asl senesota: con la dottoressa Volpini assente per ferie, sono state adottate delibere importanti assai, che un giorno rischieranno magari di essere invalidate, perchè firmate dal dottor Franchi, Direttore amministrativo supplente. Contro la Legge regionale numero 40...


Ps I tre più importanti "Benedetto's boys" dei bei tempi andati erano proprio il Mozart dei bilanci, alias dottor Grazioso (si è visto che fine ha fatto, e sarebbe musica celestiale, se mai un giorno dovesse modulare la sua ugola); il dottor Ghezzi, "retrocesso" pesantemente rispetto al ruolo precedentemente avuto, Benedetto regnante. Resta, per l'appunto, l'ottimo dottor Franchi: con solo quell'inghippino cui si è fugacemente accennato nel pezzo.
 Che formidale talent scout, la moglie di Sua Sanità...

giovedì 11 aprile 2013

La città attende Giustizia: intanto arriva una proposta per la Fondazione Mps


    Da ieri mattina, la città attende che il Gup Monica Gaggelli (sì, proprio lei: il Giudice che ha mandato assolto Acampa Giuseppe dall'accusa di incendio e calunnia) si pronunci sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Siena (Pm Nastasi) sull'affaire in questo blog denominato Galaxopoly. Insieme ad altri 13, Mussàri Giuseppe è dunque sub judice: di certo, il più noto fra i richiesti di rinvio a giudizio (ci sarebbe anche l'avvocato Luisa Torchia, una che, senza questo avviso di garanzia, era già pronta a fare il Ministro nel Governo Monti).
Al momento di scrivere, ancora tutto tace: già si è fatto tardi, si rinvierà tutto a domani? Comunque vada, un'ennesima manna in vista della prescrizione (i fatti - la falsa gara d'appalto et alia - risalgono al settembre 2007). Quelle carte l'eretico le conosce bene, visto che lui sotto processo, proprio a cagione di quelle, ci è andato: se gli imputati eccellenti non vengono rinviati a giudizio, questo è lo scandalo più clamoroso della Magistratura giudicante degli ultimi anni. Non a Siena: in Italia. E qui, per ora, mi taccio.

 Nella "dolce" attesa, intanto, il Superavvocato Luigi De Mossi (che ieri ha invano perorato la causa della costituzione di parte civile da parte del Comitato di Ampugnano, prontamente rigettata dal Giudice Gaggelli) ha convocato per questo pomeriggio una conferenza stampa nel suo studio. Motivo? Come legale della neonata associazione La sorgente (composta da esponenti del socialismo senese, da  Gianni Acciughi a Stefano Marzocchi, da Annamaria Beligni a Dario Di Prisco), il Superavvocato ha esposto i punti caldi della proposta di revisione statutaria della Fondazione Mps in versione post Gabriellone: cioè senza più maggioranza assoluta e senza più dindini (speriamo in futuro, ma la strada è in salita e parecchio).
Tra le proposte, riduzione del numero della Deputazione generale (da 16 a 10 elementi), e della Deputazione amministratrice (da 7 a 5); se il Bilancio di esercizio va sotto, autodecurtazione del 30% degli emolumenti, non comunque superiori (per la generale) a 12mila euro annui. Massimo due mandati, non aumentabili neanche dopo una "sosta ai box".
 Quanto alle nomine, eliminazione tout court della Provincia fra gli enti nominanti (così il Presidente-ciclista avrà più tempo per allenarsi...).
 Una idea di riforma, dunque, che cerchi di ancorare quel che resta della Fondazione Mps al territorio in modo efficace, non clientelare e parassitario come è stato in questi sciagurati anni: con il totem della senesità ( senesismo, piuttosto?) brandito a piene mani, per garantire la sopravvivenza, con laute prebende annesse, ai castisti affossa-comunità.

Ps Ricordo volentieri ai lettori l'appuntamento ai Mutilati di domani sera, con l'eretico e Michele Boldrin di Fermare il declino; saluto calorosamente il ritorno - da lunedì - del Santo, che tornerà a commentare questa incasinatissima campagna elettorale, forse da record quanto a numero di candidati a Sindaco. Bentornato, carissimo: ad majora!

mercoledì 10 aprile 2013

Il mercoledì scolastico: insegneremo la Finanza?


    Sull'esempio di molti Stati europei e non, sta nascendo anche in Italia (sempre a rimorchio, e sempre in ritardo) l'idea di cercare di insegnare anche ai ragazzini delle medie (se non anche nell'ultimo biennio delle elementari) i rudimenti della Finanza. Ne scriveva Repubblica di lunedì scorso: negli States Obama spinge in questa direzione (con la Fondazione Bizworld), la Gran Bretagna partirà nel 2014 con il primo esperimento in tal senso, la Banca centrale spagnola ha promosso un imponente progetto pilota in 411 scuole, ed altro ancora.
L'idea di fondo è ovviamente che la maggiore conoscenza possa costituire in re ipsa un baluardo, una barriera di fronte agli inganni della turbofinanza: idea forse velata da facile ottimismo, ma se nella scuola non si crede che la conoscenza possa servire a migliorare la qualità della vita dei futuri cittadini, bisognerebbe alzare bandiera bianca subito, no?

  Avendo da lunedì in testa il pezzo, stamattina ho provato a far fare un piccolo test alla seconda media in cui ho cattedra: 7 parole, 2 "facili" (anche perchè già affrontate), 3 fattibili, 2 ai limiti dell'impossibile.
 Le "facili" erano "inflazione" e Pil; le fattibili, invece, erano queste: "Borsa", Cda, "cambiale". Le impossibili, "aumento di capitale" e "core tier".
Che nessuno sapesse spiegare le impossibili, nessun problema; il fatto è che, nella patria di Sallustio Bandini, nessuno ha saputo spiegare, in un modo plausibile, la parola "cambiale"!
"Che si può cambiare se non va bene...cambio valute fra gli Stati" et alia; i più, per non rischiare, hanno optato per un sano spazio in bianco (meglio lo spazio bianco, o la boiata sesquipedale? Grande enigma scolastico...).
La migliore descrizione della Borsa, ad eretical parere, è stata questa:
"La borsa è un palazzo che nel nostro caso si trova a Milano. In questo posto si comprano e si vendono azioni finanziarie".

 Non è certo colpa dei ragazzi: la scuola appunto non ne parla, in famiglia di solito si discute (quando esiste dialogo) di tutt'altro; si può forse pretendere che un ragazzo si compri sua sponte Il Sole 24 ore,  nell'età in cui l'unica rosea consentita è ben altra?
 Ben venga dunque questa iniziativa di introdurre qualche rudimento finanziario nella programmazione; con due domande, non da poco:
1) chi la andrebbe ad insegnare, questa nuova disciplina (sto parlando - come detto - di secondaria inferiore)?
2) chi andrebbe a cedere una sua quota di orario alla new entry?
 L'eretico un'idea ben precisa ce l'avrebbe, ma è prudente che se la tenga per sè: almeno a scuolina, fatelo campare tranquillo...

martedì 9 aprile 2013

Il panificatore Sclavi ci rende edotti sulla corruzione: se ne sentiva il bisogno...

 

   Uno fra i pochissimi esponenti della swinging Siena di mussariana memoria ad essere rimasto in sella (e neanche azzoppato da avviso di garanzia come Minucci Ferdinando, almeno a quanto risulta all'eretico), il grande panificatore senesota Antonio Sclavi si appresta a vivere il suo prossimo, imminente, trionfo personale nell'hobby che più lo prende, tra un semele e l'altro: il grande cinema. Meglio se d'impegno civile, di denuncia sociale, di attacco al Potere, insomma. In perfetta coerenza con l'essere di stretta osservanza ceccuzziana, potremmo chiosare...

   L'anno scorso, la sua associazione cinefila (Campo controcampo) organizzò una memorabile tre giorni sulla crisi economico-finanziaria ("O la borsa o la vita", l'apodittico titolo della rassegna); l'eretico ricorda di avere partecipato ad una serata, al Santa Maria della Scala, quando ancora - più o meno - il Sms funzionava.
 A questo giro, invece, tutti all'Università, dal 16 al 20 aprile. Per la rassegna "La tempesta perfetta Corruzione e potere: il cinema racconta".
Il 16, grande incipit al cinema Pendola con "La città ideale" di Luigi Lo Cascio (meglio come attore che come regista), film di ambientazione senese già presentato a Venezia e inizialmente fortemente voluto (nonchè lautamente pagato) dal Monte dei Paschi, poi abbandonato a se stesso perchè l'esito non è stato, forse, così agiografico per Siena, soprattutto a livello di rapporto fra Potere e Giustizia. Tutto sembra avvolto da leggenda, ma pare proprio che alla prima veneziana fosse presente financo l'avvocato mussariano Fabio Pisillo, uscito dalla proiezione con la faccia più scura del solito (Lo Cascio mi dovrebbe pagare, per questa straordinaria pubblicità indiretta al suo film...).
 Fra i vari film della rassegna, ci sarà anche "Le mani sulla città" (titolo, non a caso, del libro ereticale sulla corruzione senesota del 2009): che il buon Sclavi ne sia improvvisamente divenuto un insperato fan? A questo punto, in questa Siena, può succedere anche questo...

 Giusto per dire, aggiungiamo che è lo stesso Comitato organizzatore ad enfatizzare il fatto che a sborsare i dindini per realizzare il tutto siano stati Comune, Provincia, Mps, Camera di commercio e - ti pareva... - Bassilichi. Da notare, tra l'altro, che il film della serata iniziale (appunto "La città ideale") è a pagamento, non gratuito come gli altri della rassegna. Ma sì, non sottilizziamo, dai: stupisce piuttosto l'incredibile assenza della Regione Toscana, a livello di contributo. A questo giro, il "soccorso Rossi" non è scattato.

 Se poi il panificatore vorrà, l'anno prossimo, abbandonare il cinema di impegno civile e di denuncia sociale, per approdare invece al sano cinema di intrattenimento, gli diamo un consiglio di cuore, da cinefilo a cinefilo: organizzi una rassegna sulla Casta di Siena. Non per denunciarla (c'è già chi ci pensa), bensì per metterla in mostra, con la sua irresistibile, connaturata, comicità indiretta ed involontaria. Video di inizio, l'intervista in bicicletta di Quello della Provincia ( un ansimante, spassosissimo Simone Bezzini), apparsa ieri sul Corriere della sera on line: era dai tempi del primo, ruspantissimo, Roberto Benigni, che non si vedeva niente di simile...

Ps Venerdì sera (ore 21, sala dei Mutilati alla Lizza): il Movimento Fermare il declino organizza una serata - introdotta ed animata dall'eretico - cui parteciperanno gli esponenti locali del movimento, ed interverrà l'economista Michele Boldrin, fondatore del Movimento. 

lunedì 8 aprile 2013

Il "soccorso Rossi" per Minucci Ferdinando


 
   Nei giorni scorsi, il Governatore dell'ex Toscana felix Rossi Enrico (indagato a Massa per il clamoroso buco dell'Asl locale), ha rassicurato tutti i suoi fans (noi per primi), dicendo di non avere il cancro. Ne siamo sinceramente felici, nonostante i danni da lui compiuti nel campo della Sanità toscanota.
Visto che è in buona (o comunque discreta) forma, dovrebbe però spiegare ai cittadini-contribuenti, il compagno Enrico, il perchè dell'ultima trovata ad adiuvandum per la Casta senese, nella fattispecie Minucci Ferdinando (anch'egli indagato dalla Procura della Repubblica, nel caso di specie quella senese, dottor Nastasi).
Nel momento nerissimo che tutti ben conosciamo, ecco che - ancora una volta - appena un castista senesota chiama, arriva il "soccorso Rossi", ormai una costante del panorama politico locale.

  Da un po' di tempo, infatti, il dominus assoluto (ancora oggi, ovviamente) del basket senese, il dottor Minucci Ferdinando, va in giro dicendo ai quattro venti, nel mondo del basket che conta, che lui vuole creare una grande squadra toscana. Siena gli va stretta. Mens sana in Granducato sano?
Primo passo (first step, direbbero di certo lui o la moglie, ormai affermatissima stilista e magistra elegantiarum), l'Eurolega in terra fiorentina.Transeat: non è più tempo di sterili ed anacronistici localismi.
 Il problemino, non da poco, è che il Palasport fiorentino (l'unico al mondo, forse, intitolato ad un vivo, ma il grande Nelson Mandela lo stramerita) NON HA LA CAPIENZA NECESSARIA. Oggi può ospitare 5.800 persone, ma Minucci abbisogna di almeno 7.000 (sarebbero 10mila, ma c'è la deroga, come risaputo); ecco che la Regione Toscana arriva, immantinente, in soccorso dell'uomo sotto inchiesta: delibera del 25 marzo ("Modifiche alle leggi regionali 27 dicembre 2011, n.66"), ed ecco spuntare fuori 1.336 posti, nuovi di zecca, sul lato nord, più altri (non si specifica quanti) in quello est.

 Il giuoco è fatto. Non paga (nel senso di non soddisfatta...), l'istituzione regionale capitanata dal Rossi Enrico, giusto oggi, ha visto bene di premiare una squadra vincente sì sul campo, ma contemporaneamente iperattenzionata dalla Guardia di finanza, con il premio Pegaso per lo sport (Salone Brunelleschi, così per ridere).
 Un esempio per tutti gli sportivi, dunque: soprattutto per i giovani.

   L'house organ Mps, stamattina, dava la rinfrancante notizia dell'imminente acquisto, per il finale di campionato, di Dionte Christmas. Scrive il Corriere di Siena:
"Il giocatore avrebbe accettato di ridurre decisamente le proprie richieste economiche".
Non è più tempo di ingaggi profumatissimi, dunque, ed anche la stampa di strettissima osservanza minucciana (a Siena, tutta) cerca di adeguarsi al nuovo clima "francescano".
 Vediamo se, una volta tanto, si viene a sapere questo giocatorino quanto costa. L'eretico lo aveva chiesto più volte, alla società di viale Achille Sclavo ed al suo dominus incontrastato. Senza alcuna risposta.
Meno male che ci hanno pensato i finanzieri, alla fine.
Ci fossero dei problemi nel raccattare i dindini per questo nuovo giocatore, si prova a fare pagare la Regione anche a questo giro? Nuovo ticket sanitario a favore del dottor Minucci Ferdinando?

domenica 7 aprile 2013

La domenica del villaggio: Piero della Francesca, il diavolo, il gatto e la volpe...


    Non avendo ancora terminato il libro di Giordano Bruno Guerri dedicato alla sfrenata passionalità dannunziana, questa domenica l'eretico si limita a consigliare un libro da NON LEGGERE (salvo masochismo intellettuale allo stato puro, si intende): "Il segno dell'esorcista" (Piemme editore, 238 pagine), di quel padre Gabriele Amorth che da anni continua a descrivere storie deliranti sugli esorcismi. Stupisce che un vaticanista stimolante da leggere come Paolo Rodari gli faccia da contraltare, nel libro. Fino a che Amorth parla da radio Maria, passi, ma che gli dia spago il vaticanista di Repubblica...
16,50 euro da risparmiare senz'altro. Non meraviglia che ci sia gente in giro come questo padre Amorth, e neppure che ci sia tanta, tanta gente che crede in quello che dice. Si può dire, però, che un pochino dispiace, o si è irriverenti?

   L'eretico si permette di consigliare ai suoi lettori un luogo da non perdere, in nessun modo (ed in cui ritornare, se già visitato): Monterchi, a cavallo fra Arezzo e l'Umbria, con il museo in cui è esposta la straordinaria Madonna del parto, uno dei capolavori (il capolavoro?) di Piero della Francesca, il maestro della prospettiva.
 Il piccolo museo della minuscola Monterchi è tutto dedicato all'affresco (di metà XV secolo), restaurato nel 1911 e nel 1992. Autentico orgoglio della cittadina - che non lo vuole cedere a nessuno, neanche agli Uffizi - , raffigura una Madonna di popolo, in uno stato di avanzata gravidanza; attorno a lei, due angeli. La donna tiene la mano destra sul ventre, la sinistra sul fianco, in tipica posa materna.
Nel pannello esplicativo si legge, opportunamente:
"questo volto è di una bellezza che non ha confronti nella storia dell'arte...sa unire l'assoluta naturalezza di una fanciulla di paese a qualcosa di regale, ma soprattutto di soprannaturale".
 Cosa esprime il volto della giovane donna, con gli occhi tenuti (a differenza di quelli dei due simmetrici angeli) verso il basso? Serenità, angoscia, od altro ancora? Ognuno può avere la sua idea, al proposito: ma tutto si può dire, fuorchè che quello sguardo non sia di stupefacente intensità. E forse, la sua bellezza ed il suo fascino stanno proprio nel mistero che sa emanare.
Curiosità, suggerita dal bel video proiettato nella sala attigua: Piero della Francesca muore il 12 ottobre 1492 (dopo dieci anni di cecità). Il giorno della colombiana scoperta dell'America, dunque.
Il magister della prospettiva pittorica, che si congeda dal mondo proprio nel giorno esatto in cui il mondo cambia la prospettiva di se stesso: non è, forse, una straordinaria coincidenza?

 Dopo la settimana della scomparsa di Franco Califano e di Enzo Jannacci, l'eretico, fresco di plurimo riascolto, si permette di segnalare una canzone degli anni Settanta che davvero non conosce i segni e l'usura del tempo: "Il gatto e la volpe" di Edoardo Bennato. La musica è irresistibile, l'interpretazione dell'autore partenopeo anche: ma si faccia attenzione, il più possibile, anche al testo. Anche quello, di perdurante attualità. Purtroppo...

sabato 6 aprile 2013

La montagna ha partorito il Mugnaiolino...

  
  Alla fine di estenuanti giornate fatte di nomi bruciati e candidature da fantapolitica, il Pd ceccuzziano ha scelto: Alessandro Mugnaioli, il braccio ambidestro di Franchino il Ceccuzzi, sarà il candidato alle primarie (le seconde, sic) del Pd, pare da tenersi il 20 aprile (compleanno di Hitler...).

  La montagna ha dunque partorito il Mugnaiolino: faccia vagamente british, podista della domenica (spesso incontrato quindi dall'eretico, in quelle zone perigliose tra Costafabbri e Belcaro, con passaggio obbligato davanti ai mussariani Agostoli), enologo enotecato, superassessore durante la breve monarchia ceccuzziana.
Una scelta di totale continuità, di apparato puro e duro: ma questo è sin troppo scontato. Quantomeno si giuoca a carte scoperte: da una parte il rappresentante della Casta senesota mussarian-ceccuzziana, dall'altro l'anticastista dell'ultima mezz'ora, il Sindaco di Monteriggioni Bruno Valentini.
L'opposizione, da par suo, continua ad essere divisa, rancorosa e comunque litigiosa in molte sue componenti (leggasi fibrillazioni falorniane): altrimenti, che gusto ci sarebbe?

   Peccato per alcuni nomi bruciati dal Pd ceccuzziano in articulo mortis; fra i tantissimi, merita di essere ricordato il mensanino e confindustriale Piero Ricci: sarebbe stata la prima candidatura "fascio-piddina" d'Italia, sulle orme del grande Pennacchi. Quanto ci sarebbe stato da scrivere, da scavare, da approfondire: altro che con il buon Mugnaiolino dalla scarna biografia...

 Per noi spettatori ormai del tutto disincantati, e da tempo, della politica (non parliamo di quella senesota), si prevedono comunque giornate interessanti, di qui al 20: il Mugnaiolino schiera tutto l'apparato restato ceccuzziano perinde ac cadaver, più tutti i miracolati degli ultimi anni, più ancora lo zoccolo generazionale che permette al Pd di restare in sella a Siena nonostante la disfatta politico-amministrativa (gli omini degli orti, per capirsi). Con il Valentini, invece, l'apparato che ha rinnegato Franchino, e quel poco (ben poco) di società davvero civile che ancora se la sente di votare Pd ed al contempo di guardarsi allo specchio, la mattina dopo.

   Visto che queste saranno primarie almeno combattute (non essendo il Valentini paragonabile ad un Pasqualito D'Onofrio), e dato che non ci sono precedenti recenti (quelle farsa di gennaio erano di coalizione, queste di partito), l'eretico propone una regola ferrea. Dal sapore antidemocratico, lo si afferma sin da subito: ma non mi dite che la Sienina mussarizzata è stata democratica, eh.
 Due categorie (spesso convergenti) vanno bloccate, giusto davanti ai seggi: la prima, è composta da coloro che non si tolgono il cappello, neanche ben all'interno del circolo Arci; la seconda, racchiude e comprende coloro che devono andare al bagno durante la fila (si capirà il perchè, voglio sperare).
Provvedimento duro, antipatico, certo appunto antidemocratico, quasi spartano: ma purtroppo necessario.
 Per non essere accusati di misoginia, invece, potranno entrare tutte le donnine, a prescindere dall'età: comprese quelle dotate di sacchetto della Cooppe con l'insalata (dell'orto, però) dentro.

Ps Noi abbiamo come Ministro della Giustizia l'avvocato Paola Severino, e si vede come funzionano le cose; la California ha - come General attorney (più o meno l'equivalente) -, la conturbante e multietnica Kamala Harris, lodata perfino da Barack Obama, tra le critiche delle femministe stars and stripes e, si prevede, la risciacquata di Michelle una volta tornati a casa (la Vannozzi, invece, ancora non si è espressa su questa spinosa questione). Oggi più che mai, dreaming California... 

giovedì 4 aprile 2013

Eretico e Superavvocato versus Curia: 2-0

  
   Dopo l'ormai storica "tronata" battuta il 17 gennaio 2012 in quel di Firenze (sospensiva della causa civile), la Curia senesota, capitanata dal tandem Acampa-Buoncristiani, ha subìto una seconda, clamorosa, sconfitta stamattina, in quel di Forlì: il rinvio a giudizio dell'eretico, grazie ad un colpo da maestro del Superavvocato Luigi De Mossi, ritorna dritto dritto al mittente (cioè al Pm Di Vizio), per un errore procedurale smascherato dal legale ereticale. In pratica, il suddetto rinvio a giudizio doveva essere preceduto obbligatoriamente da un'udienza filtro del locale Gup (non vi stiamo a dire perchè: gli addetti ai lavori capiranno, gli altri si fidino...), udienza filtro che però NON c'era assolutamente stata, prima del rinvio a giudizio. Motivo per cui il Giudice monocratico Giorgio Di Giorgio non ha potuto fare altro che rimettere il tutto, di nuovo, nelle mani del Pm: si ritorna al via, come direbbe un giocatore di Monopoli...

   Perchè a Forlì, proprio nella città romagnola, questo processo per diffamazione a mezzo stampa contro lo scrivente? Perchè l'incriminato libercolo Le mani sulla città (nell'aprile 2009) era stato stampato proprio in loco, ed è questo il motivo per cui il trio lescano composto da chi scrive (alla guida dell'inaffondabile Renault Clio), dal praticante dottor Vincenzo Di Benedetto e dal Superavvocato Luigi De Mossi, di buon'ora, si è mosso alla volta di Forlì.
 Prima sosta, di natura tecnico-prostatica, ad un autogrill presso Sinalunga: chieste informazioni su Rosaria Bindi, ma nessuno l'aveva vista (trasferita in Calabria in pianta stabile?); lungo l'E 45 (strada infernale, quasi da rimpiangere la Firenze-Siena), prima lavoro preparatorio sull'udienza, prevista per le 12,30; in seguito, varie ed eventuali: libri vari, Storia (soprattutto la Rivoluzione americana), poesia, musica et alia. Nonchè, ovviamente, la politica: chi sarà mai il candidato Pd? Dal telefono, bollente, del Superavvocato, arrivava di tutto e di più; e poi - gustosa notizia -  la megamulta a Mussàri Giuseppe e Vigni Antonio da parte di Bankitalia, e poi ancora quello, e quell'altro...
 Mentre la nebbia si diradava, i tre costeggiavano il Fumaiolo, imprecando sulla condizione del manto stradale. Poco oltre, dottissima dissertazione del Superavvocato sulla tipologia dei guard-rail della E 45: un po' noiosa, ma ineccepibile (si presume...).
Puntuali, anzi in anticipo, alle 11,59 il trio lescano parcheggia davanti al Tribunale forlivese, un brutto palazzo di stile fascista (ma in Piazza Beccaria, quindi di buon auspicio).

 A rappresentare la Curia senesota, l'immancabile avvocato Enrico De Martino, elegantissimo come sempre, debitamente profumato ed abbronzato (qualche chilo da perdere, a volere sottilizzare); nell'attesa, il legale di Acampa e company faceva, con l'eretico, sfoggio della sua cultura umanistica ("siete passati da Sarsina? Ah, Sarsina: la città di Plauto!"), ed al contempo - per puro spirito di servizio, si intende - si intratteneva con un'avvenente collega del posto.
 Alle 12,54, però, silenzio in aula: si parte con Curia di Siena versus eretico.
Colpo di scena: il Superavvocato cala l'asso nella manica, il Pm (in questo caso, rappresentato dalla dottoressa Rava) cerca (blandamente) di opporsi, il Giudice si ritira in Camera di consiglio; dopo circa 30 minuti, ne esce, per dare appunto ragione all'eccezione procedurale presentata dall'avvocato De Mossi. Fine del tutto, almeno per ora (e per diversi altri mesi...).
 
 Processo fermo, dunque; morto sul nascere.
 L'anelito di Giustizia e Verità del duo Acampa-Buoncristiani (e di Andrea Bechi, di Monica Macchi, di Giampaolo Gallù) dovrà ancora attendere parecchio, prima di essere placato e soddisfatto. Chissà che non ci pensi prima il Vaticano...

mercoledì 3 aprile 2013

Il mercoledì scolastico: l'esame secondo la Preside Donata Tardio

 
  Molti già lo sapevano, ma per chi non ne fosse a conoscenza, l'ex maestra che seguiva privatamente il ragazzo che, di riffa o di raffa, bisognava venisse promosso (scuola media di Monteroni d'Arbia, giugno 2004), era l'attuale Dirigente scolastico del medesimo plesso, Donata Tardio.
 Appena eletta trionfalmente in Consiglio comunale (indovinate per quale partito? Si accettano scommesse...), in quell'esame è lei la docente che si presentò, la mattina dell'orale, a rendere i docenti edotti di cosa si dovesse chiedere o meno al ragazzone che lei aveva seguito durante l'anno.
Al futuro eretico, indicò tre argomenti (classici, direi un must, per l'esame di III media): il Giappone; il collegamento fra Geografia e Storia, con le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki in quell'agosto infernale del 1945; dulcis in fundo, una novella del Verga (mi pare La Roba, ma non saprei indicarla con assoluta nettezza).
 Come scritto mercoledì scorso, io le dissi che ben volentieri avrei assecondato il suo consiglio, ma che l'esame orale (avendo soprattutto con me il ragazzo tre materie!) non si sarebbe potuto concludere con domande SOLO su questi tre argomenti, essendo necessario allargare almeno di un po' l'interrogazione.
"Altro non sa, quindi...", concluse, lapidaria, la maestra Donata Tardio.

   Il ragazzone fu dunque promosso.
I compagni si divisero: alcuni ovviamente furono molto contenti della promozione del loro collega; altri, si vedeva bene che non erano certo soddisfatti.
 Uno, in particolare, mi si avvicinò, essendo allora abbastanza in confidenza per poterselo permettere:
"Scusi professore, io sono contento per lui, ma sappiamo tutti che non ha aperto un libro in tutto l'anno...".

 Non andò oltre, come era giusto che fosse; ed io non seppi proprio cosa rispondergli.
Non sapere più cosa dire ai propri ragazzi, ai propri studenti: la peggiore sconfitta che ci possa essere, per qualunque docente.

Ps La Dirigente Donata Tardio ha querelato per diffamazione il maestro Adriano Fontani, e l'iter giudiziario è in corso. Avendo cercato di fare luce sulle nefandezze dei potentelli della Val d'Arbia (e non solo), il buon Adriano non ha mai avuto vita facile, a scuola. Se avesse fatto le cose perggiori, ma avesse avuto le coperture giuste, la vita gli avrebbe sorriso di più.
 Come già scritto, sono andato a testimoniare anche io, chiamato dalla difesa del Fontani, in questa querela fra la Tardio e lui. Avrei voluto raccontare questo episodio (di cui scrissi nel 2009), ma il Giudice mi ha bloccato. Forse giusto così, i fatti sono di 9 anni or sono.
Ma proprio questi fatti, nella loro chiarezza, anche se non hanno nessun valore giudiziario (forse), ci interrogano come persone di scuola. E ci lasciano, appunto, senza risposte plausibili da dare: ai ragazzi, ma non solo a loro...

martedì 2 aprile 2013

Sanità senesota: lo strano curriculum del dottor Giacomo Centini...


   Mentre la città è con il fiato sospeso (più o meno) per sapere chi sarà il Supercandidato proposto dal Pd (cioè da Franchino il Ceccuzzi), torniamo volentieri a parlare di Sanità senesota. Oggi ci occupiamo di una new entry per il blog, ma non per chi scrive, avendo già di lui scritto, con Capitolo ad personam, nel libro "Sua sanità".
 Si tratta del rampantissimo e bocconianissimo dottor Giacomo Centini: che non è una figura di secondo o terzo piano della sanità ospedaliera senesota, bensì è il Direttore amministrativo dell'Azienda ospedaliera universitaria senese.
 Un incarico (molto ben retribuito) di enorme responsabilità, a maggior ragione in tempi di spending review, in cui si sta attenti davvero a tutto (per poi magari sperperare milioncini, come a breve documenteremo, proprio alle Scotte).

 Il curriculum vitae del bocconiano dottor Centini è davvero unico al mondo: l'avete mai visto un cv SFORNITO DI DATA DI NASCITA, in vita vostra? All'eretico, ormai purtrtroppo temprato a visionarne tantini, non era mai capitato: c'è sempre una prima volta, no?
 La cosa curiosa è che l'ottimo dottor Centini è un po' come quegli atleti africani (alcuni di straordinaria bravura), soprattutto ma non solo calciatori, dei quali l'età anagrafica è sempre un optional: ma il Nostro (ce lo dice lui stesso) è nato a Siena, non nella Rift Valley, in mezzo agli altopiani da cui provengono i migliori corridori di fatica del mondo! La cosa più curiosa, infatti, è che nel suo imperdibile curriculum ci sono informazioni di ben poco valore, ai fini del cv ("sport praticati: motociclismo e vela", per esempio: e chi se ne frega...), mentre appunto NON c'è la data di nascita.
 Quando fu nominato (2011), pare (pare, appunto: perchè certezza non c'è...) che avesse trent'anni (quindi sarebbe del 1981, beato lui).
 Il problema della data di nascita è tutt'altro che marginale, come ex silentio il dottor Centini dimostra di ben sapere. Nel recente aggiornamento curricolare scrive di "avere ricoperto funzioni dirigenziali nel settore sanitario/ farmaceutico" nel periodo intercorrente fra il 6 settembre 2004 ed il 31 luglio 2011 (quando fu nominato a Siena).
 A parte il fatto (tutt'altro che incidentale!) che per accedere a cotanto incarico bisognerebbe avere lavorato prima in una struttura sanitaria vera e propria, e non alla MCINSEY, come nel suo caso, resta il fatto che - ce lo dice lui stesso - il dottor Centini (alla faccia dei bamboccioni) a 23 anni era un pezzo grosso nel settore sanitario e farmaceutico ("organizzazione e gestione del gruppo di lavoro...responsabile della formazione e valutazione delle performance dei membri del team...sviluppo delle relazioni con i nuovi clienti" et alia).

 La domanda finale è questa, inevitabile.
 Perchè cotanto genio (rara avis, di questi tristi tempi) non fa sfoggio della sua straordinaria precocità, svelando lui stesso lo scoop sanitario dell'anno: quando è nato il dottor Giacomo Centini?

Ps Segnalo volentieri un incontro, presenziato dal candidato Enrico Tucci, sulla Fondazione Mps (quel che ne resta): giovedì alle 21 a Palazzo Patrizi; interverrà Paolo Barrai, esperto di Borsa ed antimussariano della primissima ora.
 Segnalo meno volentieri che oggi è il settimo anniversario dell'incendio (doloso) in Curia. Un incendio per il quale nessuno ha pagato, e molti hanno sofferto, il professor Franco Nardi in primis. Un'altra vergogna senesota (domani è anche il compleanno di Acampa Giuseppe: campane a festa?).