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venerdì 31 maggio 2013

Una strage dimenticata: il tritolo di Firenze (27 maggio 1993)


     All'1,04 del 27 maggio 1993 (vent'anni fa, l'altro giorno) a Firenze, nel cuore di Firenze, scoppio l'Inferno: un Inferno che forse solo Dante avrebbe potuto immaginare, se fosse esistito il tritolo ai suoi tempi. Ed un Inferno che colpì persone certo innocenti: la custode dell'Accademia dei Georgofili (Angela Fiume, 36 anni), il marito ispettore della Polizia municipale (Fabrizio Nencioni, 38 anni), le loro bambine Nadia e Caterina (8 anni la prima, 50 giorni la seconda), infine l'unico non fiorentino, lo studente di archittettura Dario Capolicchio, che di anni ne aveva 22 anni. 5 morti, dunque, il più "vecchio" dei quali non arrivava a quarant'anni. Le devastazioni monumentali, poi: la Torre de' Pulci distrutta, la Galleria degli Uffizi gravemente danneggiata, solo per citare i casi più eclatanti.

  Questa data, il 27 maggio 1993, rappresenta uno dei tanti, troppi, punti oscuri della recente storia d'Italia, a cavallo tra prima e seconda Repubblica (la seconda è stata pessima, ma ha ammazzato immensamente meno di quella uscita dalla Seconda Guerra mondiale); ulteriore danno (beffa?), è una data scarsamente ricordata, all'interno del dibattito pubblico e giornalistico: ancora una volta, dobbiamo dire grazie ad una giornalista davvero di razza come Franca Selvatici di Repubblica. La quale, giusto una settimana fa, ha dedicato due densissime paginate (Repubblica Firenze, 24 maggio, pagg. 2-3), attingendo con la consueta meticolosità a ciò che giudiziariamente sappiamo della immonda strage. Vale a dire ormai quasi tutto (compreso il pescatore siciliano che fornì il tritolo, residuato bellico della Seconda Guerra mondiale, condannato all'ergastolo proprio in concomitanza del ventennale): tanto degli esecutori materiali, quanto dei mandanti (il gotha mafioso di allora). Resta da indagare il comportamento dello Stato dopo questa e le altre stragi dell'estate 1993 (Roma e Milano), tutte aventi come minimo comune denominatore l'attentato alle opere d'arte della penisola.

 Perchè questa vicenda è stata di fatto rimossa, espunta dalla memoria collettiva? Sembra quasi di rivedere il triste film, mutatis mutandis, dei sopravvissuti alla Shoah, che per anni hanno preferito, quasi tutti, tacere sul loro vissuto devastato. I fiorentini difficilmente ne parlano, a quel che risulta; figuriamoci fuori: in una Nazione che ha poca speranza per il futuro e totale ignoranza del proprio passato, è già tanto quando una collettività riesce a mantenere vivo il proprio orticello di memoria. Il tritolo, il micidiale Semtex H usato dai mafiosi, ancora stenta ad entrare nel Sancta sanctorum della Memoria delle tragedie fiorentine (la Guerra con l'epopea resistenziale, a Firenze effettivamente tale; l'alluvione dell'Arno, giusto 20 anni dopo; le cicatrici del terrorismo, di ambo i colori, et alia).
E certo - cito sempre la Selvatici, in questo caso il suo pezzo di ieri (Repubblica Firenze, pagina 11) - gli storici di più chiara fama non danno una mano (peraltro, anche se la dessero, a ben poco servirebbe: gli storici essendo, al pari dei geologi, in Italia sistematicamente non ascoltati...).
Paul Ginsborg, nel suo "Italia del tempo presente" (Einaudi 1998, 628 pagine), dedica alla strage dei Georgofili ed alle altre del 1993 solo dieci righe; Francesco Barbagallo ("L'Italia repubblicana", Carocci 2009) arriva a sette righe; Nicola Tranfaglia ("Anatomia dell'Italia repubblicana 1943-2009", Passigli 2010) addirittura non cita, non fa alcun cenno tout court della drammatica vicenda della Firenze di 20 anni or sono.

  L'unica certezza è che i cinque cittadini di Firenze, quella notte, morirono invano: come sentenziato proprio dal Tribunale fiorentino, infatti, quello stesso Stato che aveva invocato ferrea e tetragona fermezza quando c'era Aldo Moro fra le mani dei brigatisti rossi, non esitò, 15 anni dopo, a trattare con chi aveva sventrato Firenze (e non solo), uccidendo bambini. Così è, se vi pare...   

giovedì 30 maggio 2013

Siena ed il Pd: la sindrome di Stoccolma


    Già il povero eretico era in grossa difficoltà a cercare di spiegare ai giornalisti foresti la balcanizzazione della politica senesota; adesso mi spiegate come si fa a renderli edotti della polemica scoppiata all'interno della coalizione di maggioranza, a due giorni dal voto, fra monaciani (versione Alberto) e ceccuzziani di provata fede? E d'altra parte se il candidato Rodolfo Valentini (copyright Conte Berio) si trova la lista piddina infarcita di devoti di Franchino il Ceccuzzi, e poi nella sua lista inserisce (oltre ai già sin troppo citati Mazzei Gennarino e dottor Centini) monaciani docg, quindi grandi raccoglitori di preferenze, come la dottoressa Sabatini e Sandrone Trapassi, come si può aspettare un esito diverso? Almeno l'inghippo è venuto fuori subito, per chiarezza di tutti: che non si dica che non si poteva sapere prima, dunque!

   Ma tant'è: probabilmente non servirà neanche questo penoso e rissosissimo agire, queste coltellate in piena campagna elettorale. Il popolo senese non può fare a meno del Pd. I numeri parlano chiaro: nel 2011 (quando già era chiaro cosa era accaduto alla città, a chi voleva vedere) il partito di Filippo Penati ottenne il 38% dei voti; domenica scorsa, è arretrato al 25% (con un senese su quattro ancora a dargli fiducia piena, fra i votanti), con però la lista di Rodolfo Valentini (Siena cambia, sic) che ha ottenuto un rotondo 10%, arrivando dunque in doppia cifra d'embleé. 38 contro 35, dunque, e dopo tutto ciò che è successo.
 In un'altra città (non necessariamente abitata da montagnardi adusi alla ghigliottina facile...), il Pd ed una lista di un Sindaco Pd di una cittadina limitrofa, avrebbero ottenuto percentuali da 53100, se gli fosse andata bene.
 Sì, certo, i grillini hanno fatto i loro errori, Laura Vigni ha toppato di brutto sulla Fondazione Mps, Falorni e Tucci potevano mettersi insieme et cetera. Ma i (per ora) vincenti non si sono limitati ad errori tattici e di comunicazione: hanno letteralmente devastato la città, eppure risono lì, a capeggiare la volata del ballottaggio, tra un battibecco e l'altro.
 Risulta dunque evidente che le analisi politologiche (pur più che necessarie), quelle di più ampio respiro storico (parte della popolazione non si è ancora affrancata dalla forma mentis mezzadrile), sono necessarie, ma non sufficienti: bisogna ricorrere anche alla psicanalisi, evidentemente.
 Una larga parte della cittadinanza senese è afflitta in pieno dalla famosa Sindrome di Stoccolma: nel 1973, ci fu una rapina ad una filiale della Kreditbanken della capitale svedese. I dipendenti furono tenuti sequestrati per 6 giorni; poi, una volta liberati, arrivarono a chiedere la clemenza per i rapitori. Nils Bejerot parlò dunque di "Sindrome di Stoccolma" (curiosamente, anche Rino Gaetano - coincidenze della vita - nel 1978 scrisse una canzone intitolata "Stoccolma", parlando dell'Italia di allora, amante dei suoi carnefici). I dipendenti di quella banca erano rimasti in qualche modo affascinati da chi aveva fatto loro violenza. Non si potrebbe dire la stessa cosa (riferita a Siena piuttosto che a Stoccolma), di tanti esternalizzandi Mps, di tanti dipendenti universitari, di tanti operatori della Sanità e via dicendo?

  Bruno Valentini (ops, Rodolfo) ha colto benissimo questa sindrome di Stoccolma in salsa locale, quando ha detto - implicitamente teorizzando l'impossibilità, per il senese medio, di abbandonare il Pd, qualunque cosa succeda - che "50 anni di buon governo non possono essere cancellati dagli ultimi episodi". Si può fallire, ma bisogna sempre votare il partitone.
Fino all'estate scorsa, il Pd si autoproclamava il Buon governo incarnato, e guai a chi osava contraddire; da quest'inverno, si ammettono generiche ed impersonali colpe (belle forze...), ma si teorizza la necessità di non fossilizzarsi solo sugli ultimi errori (veniali o venali?).
 Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Ma che si rida o si pianga, che uno sia felice o triste, l'unica cosa cogente è che si voti Pd...

Ps Adesso una (breve) pausa politica, sul blog; il prossimo pezzo su questo argomento sarà un ereticale racconto dei due giorni di votazioni alla sezione 35.
Titolo, per i curiosoni? "Seggio 35: Totò, il compagno Roncucci e la bella Oxana".

martedì 28 maggio 2013

Il voto senese: vincitori e vinti...

 
   Tanto tuonò, che alla fine non piovve (politicamente parlando, eh...) .
 Questa potrebbe essere la sintesi del voto di domenica e lunedì. Dopo il marasma (tutt'altro che finito, ovviamente) degli ultimi mesi, dopo l'emersione del fatto che la collettività è stata depredata delle sue immense ricchezze, chi si aspettava un sussulto, uno scossone, una scudisciata da parte della città (magari confuso), è rimasto deluso. Siena ha punito, o premiato solo in parte, coloro che cercavano di imprimere un rinnovamento forte (a partire dai nomi) alla vita politica ed alla gestione della cosa pubblica in città. Nessun dubbio al proposito. Il crollo verticale (rispetto alle recentissime politiche) del Movimento 5 stelle, a tal proposito, è assolutamente emblematico: si può discettare sulla campagna elettorale dell'amico Michele Pinassi, ma di certo la voglia di rottura, anche drastica, voluta da lui e da Maurone Aurigi non è stata accolta dai cittadini senesi. Che evidentemente preferiscono essere (non lo si scopre oggi, peraltro) blanditi, lusingati, vezzeggiati da figure già note, per quanto ora capaci di presentarsi sotto le ali del rinnovamento.
Se infatti i pentastellati sono i grandi sconfitti, il buon risultato personale di Laura Vigni l'ha comunque tenuta ben lontana da un possibile ballottaggio (quanto avrà pesato l'autogoal sullo Statuto della Fondazione a dieci giorni dal voto?); se il buon Enrico Tucci ha visto premiata la sua aggressiva campagna elettorale ed ha vinto il derby civico (6,58% contro il 5,25) con il comunque sempre vivo e reattivo Marchino Falorni, resta il fatto più cogente: gli autentici vincitori della tornata elettorale sono Franchino il Ceccuzzi ed Alberto Monaci da una parte, Alfredo Monaci ed il paonazzo del Nicchio (Maurizio il Cenni) dall'altra.
 Con il filiforme dell'Istrice (Mauro Marzucchi) capace - mistero gaudioso della politica senesota - di raccattare, perfino a questo giro, più di mille voti (stasera ci sarà un'assemblea dei marzucchiani per decidere con chi eventualmente apparentarsi: sarà una palestra di democrazia, si immagina...).

  Bruno Valentini versus Eugenio Neri, dunque: staremo a vedere. Pur non essendo certo il ballottaggio auspicato dall'eretico, godiamocelo, visto che è di fatto il primo (quello del 1993 fu una mezza farsa): la trama si rivelerà diversa da quella che pare già scritta?
Bruno Valentini è intorno al 40%, e parte nettamente favorito. Ma ricordiamo che l'astensionismo ha battuto duro, e più del 30% dei senesi non è andato a votare: che faranno il 9 giugno? Valentini deve temere questa massa d'urto (poi magari l'astensionismo aumenterà, ed allora pericolo per lui scampato).  Ad ogni buon conto, questa tornata elettorale disegna un futuro Consiglio comunale in cui la balcanizzazione della politica senesota renderà Valentini - in caso di vittoria -  ricattabile politicamente da entrambi i suoi king makers (Franchino ed Alberto Monaci): basta guardare - senza bisogno di binocoli - al successo ottenuto dai loro candidati.
 In televisione, Valentini ha dichiarato che, se dovesse accadere una rottura interna come quella dello scorso anno, lui emigrerebbe fino in Australia. C'è la Francigena da allungare parecchio, per arrivare fino a Sidney o zone limitrofe: nel marsupio delle dichiarazioni da evitare a caldo, c'è (anche) questa. Veltroni con l'Africa docet (o almeno dovrebbe)...

 Quanto ad Eugenio Neri, il distacco da colmare è tanto, tantissimo: 10.278 voti Valentini, 6.000 tondi tondi lui. Un terzo dei votanti ha votato per la coalizione valentiniana, un quinto per il buon Eugenio. Come ho avuto modo di dire ieri a Siena Tv, Eugenio adesso non può stare in difesa, deve attaccare, aggredire, mordere: come sta facendo, con discreta efficacia, su Fondazione e banca. Almeno qualche piccola paurina ad Arrogance Profumo, non ci sta mica male, no? Poi tanto lui fa come gli pare, ma insomma...
Per recuperare l'enorme oceano degli astenuti e per pescare fra chi ha votato Pinassi, Tucci e Falorni (anche senza gli apparentamenti, che in 2 casi su 3 non arriveranno), la V2 di Eugenio è una sola, quella esternata dall'augusto padre ieri sera: presentare Urbi et orbi la compagine di Giunta nei prossimi giorni, senza frapporre indugi. Per chiarezza di fronte alla città, e per mettere in difficoltà il Valentini.
Comunicare quindi la squadra di governo della città: andando a recuperare persone la cui storia di anticastisti a 360° gradi parli chiara (a scanso di potenziali commenti, lo scrivente si tira immantinente fuori). Nomi non se ne fanno, per ovvi motivi di opportunità.
 Verrebbe fuori una squadra composta da antipiddini dell'ultima ora, mischiati ad antipiddini di lunga o lunghissima data; nessuno si aspetta un Dream team, ma almeno una compagine capace di fare aumentare davvero i consensi del cardiochirurgo. E di fare almeno vacillare la terra sotto i piedi degli omini degli orti...

Ps Come sempre magnanimo verso i vinti, l'eretico non infierirà sul risultato della lista 53100. Un'unica cosa, però: chi c'era dietro, non lasci solo il simpatico birbantello Alessandro Corsini, nel momento della disfatta totale. Ce la metta, la faccina, ce la metta:...

sabato 25 maggio 2013

Siena al voto!


   Dunque, ci siamo: con un clima da "sinfonia d'autunno" i cittadini senesi tra domani e dopodomani si recheranno alle urne (coloro che lo vorranno, ovviamente); l'eretico, da par suo, ha già preso possesso del seggio numero 35 (scuola Saffi), e nel pomeriggio si è già messo a firmare e timbrare parte delle 988 schede. Un avvertimento ai votanti: occhio alla doppia preferenza di genere (un maschio ed una femmina), perchè la eventuale coppia DEVE appartenere alla medesima lista, altrimenti la seconda preferenza è nulla.
 Come già detto e scritto, il consiglio ereticale è il seguente: votate SOLO chi è all'opposizione da prima del 2011 (Ceccuzzi Sindaco con il 54% dei voti), oppure chi non abbia mai fatto politica. Partiti da questo discrimine, non tutti sono uguali (ci mancherebbe), ma TUTTI SONO VOTABILI, senza doversi vergognare, la mattina, davanti allo specchio. Obiezione: allora anche il 53100 è votabile, perfino il Corsini diventa appetibile? Risposta: fate un piccolo sforzo, ed andate a leggere i pezzi ereticali di questo maggio, e ricordate sempre che dietro l'assicuratore c'è un certo avvocato Fabio Pisillo, l'avvocato di Mussàri Giuseppe, nonché strenuo paladino della Casta.

 Ad ogni buon conto, fare pronostici è davvero impossibile: sono elezioni inedite in tutti i sensi. Al ballottaggio dunque si arriverà (salvo sorprese clamorosissime), e questo è già un (per quanto piccolo) risultato importante. Fa bene Raffaella Ruscitto a scrivere che quantomeno si sente nell'aria un tenue "venticello di democrazia". Ma c'è anche da dire che i metodi della peggiore politica clientelare non sono terminati: bisogna solo aspettare lunedì sera (forse notte) per sapere se i senesi avranno continuato ad abboccare a chi è solito (da anni, in qualche caso da decenni) riempirsi la bocca di promesse elettorali, a qualche giorno dal voto. 
 Il primo obiettivo è quindi quello del ballottaggio (Neri, Pinassi o Vigni, oltre al Valentini?), per assistere ad un comunque sano confronto: sono finiti i tempi in cui D'Alema arrivava alla Coop di San Miniato e, passando accanto al banco della macelleria, con la consueta sicumera ed arroganza diceva che a Siena il Pd doveva vincere, e vincere bene, cioè subito (peraltro, in quel caso - incredibile per lui a dirsi - azzeccando anche la previsione...).
 Il candidato del Pd Bruno Valentini, è la delusione più cocente di questa campagna elettorale: dal 1 maggio (famosa passeggiata elettoralistica alle Scotte) in avanti, è stato un crescendo di vecchio che ritorna, piuttosto che di nuovo che avanza. E il Segretario comunale del partito, Giulio Carli, è sempre lì; negli ultimi giorni, abbiamo avuto anche il piacere di vedere il candidato Pd a braccetto con Quello della Provincia. Che deve fare, il Valentini, a questo punto? Andare in pellegrinaggio a Pontecagnano Faiano (anzi, in galera) a trovare l'ex onorevole Paolo Del Mese?

  Leonardo Sciascia scriveva di una terra, la sua Sicilia, condannata dal suo stesso popolo ad essere "irredimibile". Lo dobbiamo scrivere anche per Siena ed i senesi?
Le schede elettorali (già firmate e timbrate, pronte per l'uso) sono lì, pronte a darci la risposta...

Ps Lunedì sera, puntata stimolante di Piazza pulita (La7, ore 21,15): una decina di minuti (tantissimi, televisamente parlando) saranno tutti per Siena. Mentre affluiranno i risultati. Serata intensa, quella di lunedì...

venerdì 24 maggio 2013

L'ultimo fra gli invotabili: il ginecologo Giovanni Centini (Lista Valentini)

 
   Eccoci dunque alla fine della seguitissima carrellata sugli invotabili delle Amministrative 2013: dopo il pittoresco sellato Cannamela, dopo la iperceccuzziana Rita Petti, dopo soprattutto il guardalinee moggiano Mazzei Gennaro (il quale ha visto bene, a questo giro, di non replicare al pezzo ereticale), oggi tocca ad un pezzo grosso della Sanità senesota: doppio gusto, quindi, per l'eretical palato!

  Il professor Giovanni Centini, stimato ginecologo, ha deciso di buttarsi in politica, folgorato sulla via del Valentini (soprattutto dopo che lo stesso ha concluso l'accordo con il plenipotenziario della Sanità locale, il Gran visir Alberto Monaci, Presidente del Consiglio regionale: l'uomo cui neanche Rossi Enrico può dire no).
 E allora, diranno i lettori? Non siamo tra l'altro di fronte ad una tornata elettorale infarcita di medici (Neri e Tucci, solo per citare i due candidati a Sindaco)? Ed un medico non è più politicamente spendibile di un gelataio precario, forse?
 Tutto giusto e condivisibile; tra l'altro, risultati alla mano, pare che la famiglia Centini, all'ospedale senesota, sia una potenza: bravi come loro, non c'è nessuno. Gli altri, biliosi, se ne facciano una ragione.
La figlia del candidato valentiniano, Eleonora, lavorava fino a meno di un mese fa all'Unità operativa (Affari generali), occupandosi della questione dell'asilo delle Scotte; improvvisamente, è stata trasferita al sedicente DIPINT (un "coso" burocratico meritevole di stimolante approfondimento, ma in altra sede), in un ruolo più prestigioso e di più ampio respiro. Unica non universitaria ad essere nella squadra di questo "dipartimento amministrativo gerarchicamente dipendente dal Direttore Amministrativo dell'AOUS" (fonte "Le Scotte informa", febbraio 2013, pagina 1).
 Per chi fosse distratto lettore del blog, chi è il Direttore Amministrativo dell'AOUS? Il mitico dottor Giacomo Centini, colui che inserisce, fra i titoli del suo Curriculum vitae, la lingua italiana fluente...
Capito dunque il tutto?
 Eleonora Centini, figlia del ginecologo Giovanni Centini (candidato del Valentini), viene selezionata, ad un mese dalle elezioni, dal cuginetto Giacomo, Direttore Amministrativo della stessa struttura!  
 Questi Centini, insomma, sono davvero bravi, medici o amministrativi che siano: il Valentini vuole premiare il merito e la trasparenza, no? Che colpa ha lui, se gli capita di candidare i migliori? Onore al merito.

 Ora l'eretico la spara grossa: pensate un po' cosa si potrebbe dire se, dopo quanto appena detto sui rapporti familiar-ospedalieri centiniani, si arrivasse a scrivere che il figlio del candidato Giovanni Centini (quindi fratello della selezionata ed appena citata Eleonora, nonché anch'egli ovviamente cugino di Giacomo Direttore amministrativo) facesse il medico (a contratto) in Ginecologia, cioè proprio dove il padre (il candidato valentiniano) ha lavorato proficuamente per anni?
Verrebbe fuori un pandemonio, se fosse rispondente al vero!
Verrebbe da dire, tutti insieme, in coro, urlando a squarciagola: aridatece Franchino il Ceccuzzi...

giovedì 23 maggio 2013

La inesistente difesa del candidato valentiniano Mazzei Gennaro...


    Come promesso, rieccoci a scrivere del guardalinee Mazzei Gennaro, non si sa bene grazie a quale Curriculum vitae candidato da Bruno Valentini al Consiglio comunale. Domani termineremo invece con il quarto invotabile ereticale.
   Dopo il pezzo di sabato scorso, il guardalinee che parlava con Moggi (e non solo, come scritto) per concordare le presenze in televisione, si deve essere incazzato di brutto. Il giorno dopo (visto che la domenica adesso ha più tempo libero, visto che non fa più il guardialinee, essendo stato inibito dalla Giustizia sportiva...), ha preso carta e penna. In un italiano dalla sintassi incerta, ma almeno corretto ortograficamente, ha vergato una sua articolata risposta, che alcuni avranno letto, ma che merita di essere ripresa.

 L'incipit è alato, da lezione deontologica: me lo dice Gennarino il Mazzei, come si fa a fare il giornalista, chiaro?
"Chiunque divulga notizie  ha il dovere prima di scriverle di verificarle". Richiaro? Meno male che l'ha detto lui: il verbo mazzeiano non ammette discussioni o sdirazzamenti.
Andiamo alla ciccia, cioè alla documentazione.
Mazzei condannato dalla Giustizia sportiva? Non potendo smentire ciò che ho scritto, la butta sulla fretta dei Giudici:
"Sentenze Sportive fatte frettolosamente in un mese e a dir poco in modo approssimativo".
Mazzei docet, dunque: quando si viene condannati, i Giudici sono frettolosi; quando si viene assolti, i Giudici ci hanno pensato bene, ponderando ogni cavillo della giurisprudenza. Fantastico!

 In secondo luogo, tutto suggestionato dalla forza delle sue argomentazioni, Gennarino offre al pubblico del blog gli estremi della sua assoluzione penale: Sentenza VI sezione Tribunale di Napoli numero 276865/09. E bravo, Gennarino: l'unico dettaglio è che l'eretico mai aveva scritto di una sua condanna nel penale (rileggere per credere!)...come se avesse fatto vedere a tutti lo scontrino della spesa per mostrare che non aveva rubato la merce. E chi l'aveva scritto?

 Per concludere, torniamo alla lezione di giornalismo, forse anche di vita, di cui all'inizio (l'invito, perentorio, a "documentarsi sugli sviluppi che hanno avuto nel tempo" le inchieste o i provvedimenti contro qualcuno). Aveva ragione, Gennarino: bisognava cercare anche OLTRE la condanna sportiva. Uomo saggio, Gennarino.
In effetti, all'eretico era sfuggito che Mazzei NON SOLO è stato condannato (frettolosamente, si capisce) dalla Giustizia sportiva, MA CHE ANCHE c'era una richiesta risarcitoria della Federazione italiana gioco calcio nei suoi confronti (come del resto nei confronti di altri arbitri o designatori invischiati in Calciopoli). Un lettore, anonimo, l'ha meritoriamente segnalata (e di ciò lo ringrazio).
Il 17 ottobre 2012 (roba freschina, dunque) Gennarino è stato condannato a pagare la cifretta di 30mila euro per danni di immagine (danni di immagine!) nei confronti della FIGC; badare bene: c'è stato anche chi, in quel procedimento, è stato assolto, rispetto alla richiesta (tale Marcello Ambrosino nel merito, e tale Maria Grazia Fazi per non avere la Corte giurisdizione sulla stessa). Mazzei Gennaro invece è stato condannato a risarcire, appunto, 30mila euroni.

  In buona sostanza, la Federazione calcistica ne chiede (ed ottiene, soprattutto) il pagamento di una somma risarcitoria; il candidato Bruno Valentini, da par suo, lo vorrebbe portare in Consiglio comunale, sulle ali del rinnovamento e della trasparenza. C'è qualcosa che non torna, forse...

Ps Quanto alla minaccia di querela, faccia pure, il buon Gennarino. Diceva Giulio Andreotti: "Mai querelato nessuno in vita mia". Sapeva che querelare voleva dare certe notizie due volte, con tutti gli annessi ed i connessi. Forse aveva capito, luciferino com'era, che spesso le querele sono un'arma a doppio taglio...

mercoledì 22 maggio 2013

Tre candidati votabilissimi: Gorelli (5 stelle), Gentili (Lista Tucci), Maiorano (Lista Vigni)

  Dopo la segnalazione dell'avvocato Stefano Marini (amico dell'eretico, ma da votare non in quanto tale!), l'eretico si permette - come in precedenza a loro totale insaputa - di segnalare tre votabili, anzi votabilissimi, candidati per la prossima tornata elettorale.
 Per chi non avesse già deciso, o fosse gravemente incerto. Magari anche per chi voterebbe qualcuno solo perchè questo qualcuno gli ha rotto gli zibidei per farsi votare...

 La prima, Beatrice Gorelli del Movimento 5 stelle, l'eretico non la conosce per niente, ma ciò che ha letto di lei nella presentazione sul sito del Movimento gli è bastato: dipendente dell'Università, socio fondatore della benemerita Associazione piccoli azionisti Mps per il Buongoverno, già candidata nel 2006 per la Lista civica Libera Siena.  Una donna, dunque, che attraversa svariati campi della crisi della città (Università, Mps, verosimilmente altri), e che decide di darsi da fare, senza assistere passivamente allo sfacelo: e non da oggi, ma da quell'ormai giurassico 2006, periodo in cui impegnarsi per l'autentico Bene pubblico e per organizzare e gestire una genuina opposizione era merce rara assai. Solo chi fa opposizione da almeno tre anni è credibile, in questa città: teniamolo bene a mente...

 Secondo nome di votabilissima: l'avvocato Daria Gentili, dell'ufficio legale Mps. In un ambiente in cui tutti pensano al proprio guicciardiniano "particulare", in cui il comformismo e la sudditanza psicologica verso il Potere (mussariano o profumiano che sia) la fanno da padroni, l'avvocato Gentili (in Mps dal 1993) si è voluta affrancare da questa perniciosa e deleteria forma mentis, che rende non pochi montepaschini rei - non certo come i vertici, sia ben chiaro! - della disfatta della banca. Si candida nella lista di Enrico Tucci. Per chi non la conosce, il marito è un altro avvocato targato Mps, quel Fausto Magi che spesso partecipa alle discussioni ed alle polemiche su questo blog: anche lui, mettendoci la firma, dunque la faccia. A proposito, avvocati Gentili e Magi: due avvocati che lavorano nello stesso ufficio, tornati la sera a casa, di che cosa parlano? Si attendono risposte, non in politichese...

 Terzo ed ultimo votabilissimo: il dottor Mario Maiorano, della Lista di Laura Vigni. Lui outing l'ha già fatto da tempo, e pubblicamente, ma io lo ripeto volentieri, per scritto: se della Sanità senese (senesota) si sa qualcosa in questa città, è grazie a lui, fonte principale ( non unica) degli articoli apparsi nell'ultimo anno e mezzo su questo blog. Basterebbe questo, per farlo votare.
Aggiungerò solo un'altra cosa, molto volentieri: Mario è uomo di sinistra, di una sinistra antica, figlia e madre anche di moti di piazza e di contrapposizioni dure; ed è un medico, ora in pensione. Anche lui, poteva stare zitto, coltivare il suo "particulare", con 2 figli (la piccola, ancora alle medie) da seguire, senza più la moglie, scomparsa; ed invece si è messo di impegno, denunciando, con documentazione implacabile ed inattaccabile, le magagne e le storture dell'Asl 7. Tanto di cappello. Altro merito: quando torna in Campania per le feste comandate, poi porta all'eretico prelibate mozzarelle di bufala. Che volete, c'è chi verso Salerno va per la mozzarella, e chi per la pasta...

  Come detto altre volte, infine, qui nessuno è un eroe, ma se qualcuno in più avesse avuto il senso civico di queste tre persone, di certo l'aria che si respira sarebbe migliore: non limpidissima, magari, ma certo neanche fetida.
 Gente, questa, che fa politica per passione autentica, e che dopo il 26 maggio tornerà tranquillamente a fare quello che faceva, che entri in Consiglio comunale o meno. Non sono gli unici, questi 4, ad intendere così la politica: l'eretico lo sa bene. Gli altri sappiano che se qualcuno di loro riuscirà ad andare in Consiglio comunale a portare la propria esperienza, improntata al sano civismo, questo blog sarà lietissimo di essere la loro cassa di risonanza, e di farli conoscere sempre meglio alla cittadinanza.
Auguri sinceri ai miei quattro candidati, ed a tutti gli altri che intendono la politica come loro.

martedì 21 maggio 2013

Il futuro (fiorentino) della Mens sana minucciana


   Siamo arrivati all'epilogo della avvincente sfida fra Milano e Siena per i play off cestistici: con gara 7 si chiude, dentro o fuori. La stagione della squadra del dominus Minucci Ferdinando è al bivio, agonisticamente parlando.
I fatti più interessanti per il futuro della squadra più vincente degli ultimi anni in Italia non passano però dalla partita di stasera. A breve, la Guardia di Finanza e la Procura di Siena chiuderanno l'inchiesta "dedicata" alla creatura minucciana, e già questo è un punto fermo che - a prescindere da tutto il resto - dovrebbe fare riflettere gli sportivi sani: perchè mai, fra tutte le squadre italiane, non ce n'è una che sia così attenzionata dalle forze dell'ordine (dopo esserlo stata dalla Giustizia sportiva)? Invece di gridare al lupo, sarebbe gradita una risposta nel merito. Senza dimenticare appunto la prescrizione minucciana per la questione della Giustizia sportiva (attenzione, leggere i commenti a piè di articolo: entro la giornata si attiverà il solito che scriverà, FALSAMENTE, che Minucci è stato assolto. Scommettiamo?).

  Punto due: i soldi. Lo sport senese sarà pressochè azzerato, a livello di finanziamento Mps (Siena calcio, basket minore); il Minucci's team, pur ridimensionatissimo, avrà probabilmente i suoi 4 milioncini di euro. Giusto così?
Minucci Ferdinando, dunque, ha bisogno di soldi freschi e sonanti: mica per le sue case e per la sua villona, parliamo piuttosto della società. Lui, sobrio come è sempre stato, si accontenta del suo stipendino (a proposito, se il Mangia d'oro Minucci Ferdinando vuol dire ai suoi tifosi quanto guadagna ogni singolo mese, noi la cifra la pubblichiamo volentieri assai): ma il resto, la società?

   Prende sempre più corpo l'ipotesi che il nuovo sponsor sarà un marchio dell'industria farmaceutica: vuoi vedere che Menarini ci possa entrare qualcosa, vista la sua massiccia presenza in casa Mps? Soccorso regionale (contributo per il palasport fiorentino a carico dei cittadini della Regione), abbinato ad un'azienda farmaceutica fiorentina: questo pare proprio prefigurarsi come il futuro dell'ex dream team minucciano (GdF permettendo...).
Non sarà mica che il buon Minucci Ferdinando voglia trasferire la gloriosissima ed onusta di gloria Mens sana Siena in riva all'Arno? Magari NON SOLO per l'Eurolega, MA ANCHE per il campionato in quanto tale? Da Viale Achille Sclavo al Palamandela?
 La grande prestazione offerta l'altra sera dalla squadra del bravo Banchi potrebbe infatti essere l'ultima partita mensanina in terra di Siena.
Non resta che attendere: ma non ci sarebbe certo niente di cui stupirsi.
Conoscendoli ormai sin troppo bene, i servi (tutt'altro che sciocchi, giusto servi) minucciani, dopo la fine dei play off, apriranno le danze (senza avere mai scritto una virgola sull'inchiesta della Procura!), con una serie di pezzi per preparare l'opinione pubblica al grande salto in riva all'Arno: "i tempi sono cambiati, un ciclo è finito, non si poteva continuare senza cambiare qualcosa, bisogna iniziare a ragionare senza gli steccati "ideologici" di una volta, in fin dei conti Siena è stata molto più guelfa che ghibellina (giustissimo, peraltro)",  bla bla bla.
 Minucci l'ha insegnato: basta vincere, vincere, vincere.
Per Siena, per Firenze, per chi ci sarà. Come si diceva una volta: "Franza o Spagna...".

 Ps Fra i commenti del pezzo del 30 aprile, c'era una curiosa lenzuolata scritta per gettare fango sul sottoscritto, accusato - ovviamente senza alcuna prova - di essere al soldo della società dell'Olimpia Milano (come già scritto, magari lo fossi: mi accontenterei anche di pochino...). Accuse ovviamente anonime, ma che non scandalizzano le anime belle dei castisti che "ci mettono sempre la faccia". De minimis praetor non curat.
 In un passaggio della suddetta lenzuolata, c'è anche un attacco, personale e violento, nei confronti di un grande giornalista, del quale l'eretico si onora di essere amico: Enrico Campana. Il quale mi ha detto che lui intende tutelarsi legalmente, di fronte alla illazione anonima di cui sopra. Illazione che recita che lui sarebbe mosso da invidia, perchè Minucci gli avrebbe soffiato il posto in società 20 anni fa, all'inizio della sua (di Minucci) irresistibile carriera.
L'eretico crede che con Enrico Campana ai vertici della società, la Mens sana probabilmente avrebbe vinto meno (in Italia), ma di certo avrebbe lanciato qualche giovane in più, negli anni. Ed ancora più sicuramente, uno come Enrico Campana non avrebbe fatto sì che la sua squadra e la sua società godessero del "privilegio" di un'inchiesta giudiziaria tutta per loro...

lunedì 20 maggio 2013

Una settimana al voto: adottiamo un "omino degli orti" per uno!


  
   Fra una settimana esatta, sapremo finalmente chi sarà il vincitore di questa tornata amministrativa: i vincitori, anzi, giacchè davvero nessuno pensa ad una possibilità di vittoria al primo turno.
 Diamo quindi per scontato il ricorso al ballottaggio, sfumato due anni or sono ( Alex Nannini, secondo, avrebbe detto di fare convogliare i suoi voti su Franchino il Ceccuzzi?); il problema a questo punto è: ballottaggio sì, ma fra chi?
 Verosimilmente a contendere al Valentini lo scettro di Sindaco saranno o il pentastellato Michele Pinassi, o Eugenio Neri (secondo voci ricorrenti - non si sa quanto accreditate, bene dirlo - Neri avrebbe un discreto margine di vantaggio su Pinassi, ma l'effetto Grillo di giovedì prossimo potrebbe fare cambiare le cose); e Laura Vigni?
 Resta da dire che tutti danno per certo il raggiungimento del secondo turno SOLO per il candidato piddino, dunque. Con piena ragione, direi.
 Ma ciò comporta una considerazione, che è alla base di tutto: in quale parte della penisola, se non nei Comuni sciolti per mafia aut similia, si trova il caso di un partito che ha letteralmente distrutto quello che in una città si può distruggere, ed è sicuro, secondo unanimi pronostici, di arrivare quantomeno a giocarsela al ballottaggio per il secondo turno? Peraltro, come ammesso financo da esponenti stessi del Pd senesota, quasi senza fare campagna elettorale. Indice di salute della vita politica della città?

 Campagna elettorale strana, dunque, all'insegna di un tasso di trasformismo e di sfacciataggine da latitudini sudamericane. Si sperava, se non in una palingenesi, almeno in una salutare rigenerazione della prassi politica: invece, oltre a rivedere TUTTE le stesse facce degli ultimi anni (trovatemi un'eccezione: ne sarò lieto), non è cambiata neanche la modalità di approccio verso le elezioni.
Gente che pietisce penosamente voti, santini distribuiti a destra e manca anche per strada, pubblicità elettorale che proviene dagli ambiti più imbarazzanti (bravo il Santo, l'altro giorno, ad avere denunciato un esempio clamoroso e scandaloso, in tale senso), prese di posizioni trivialmente elettoralistiche, candidati ipersputtanati (da questo blog, e non solo) che fanno finta di niente o minacciano querele invece di spiegare i punti oscuri del proprio passato, mentre in democrazie mature, per molto meno, sarebbero già stati costretti ad abbandonare la corsa, ed a chiedere scusa per essersi presentati.

 Resta una sola speranza, forse flebile: che siano i cittadini a dire basta alla pratica clientelare. Anche quelli che l'hanno ben volentieri accettata, trovino un sussulto di dignità, per quanto colpevolmente tardivo, e a buoi (bovi) scappati per sempre.
 Almeno questo: chi vi chiede il voto, mettetelo in fondo alla lista dei votabili.
E ognuno adotti - come un lettore suggeriva, acutamente - un "omino degli orti", o una "donnina della Cooppe", e spieghi loro che i dirigenti oggi piddini li hanno presi in giro (per il culo, diciamolo papale) per tanti anni.
Andate nei loro capanni di lamiera, accanto a quelle invereconde vasche da bagno che fanno indegna mostra di sé negli orti, calpestate la mota causata dalle precipitazioni di questo piovosissimo maggio: fatevi apostoli di informazione, dunque di democrazia. Il voto di queste persone è decisivo per le sorti della città, e loro non leggono i blog, è grassa se leggono La Nazione. 
Fategli capire che loro, ormai, hanno dato (ed avuto): che pensino almeno, se non ai figli, ai nipoti...

Ps Giovedì verso le 18,30 - sottoclou di Beppe Grillo - ci sarà l'eretico, alla Lizza. Gli amici del Movimento mi hanno invitato a parlare. Come per la campagna elettorale delle politiche, sarà un piacere farlo. Così come lo è stato partecipare ad eventi organizzati da altri candidati a Sindaco. Quanto al Pd? L'eretico non veniva invitato né dal Pd ceccuzziano, né da quello valentiniano. Forse perchè il partito è sempre nelle mani dello stesso?

domenica 19 maggio 2013

La domenica del villaggio: un Rutilio Manetti a Buonconvento, ed il grande Vitaliano Brancati...


    Uno dei musei del Senese meno conosciuti dal pubblico e, al contempo, più meritevole di visita?
 Il Museo di Arte sacra sito in Buonconvento, senza dubbio. In un palazzo che più liberty non si può (palazzo Ricci Socini, di inizio Novecento), il visitatore si trova innanzi autentici capolavori, mescolati ad oggetti sacri di varia foggia: roba - tanto per dire - di Duccio, Pietro Lorenzetti, Sano di Pietro, Rutilio Manetti.
Ed è proprio del Manetti, l'opera, ad eretical parere, più straordinaria del museo, quella per cui andrebbe la pena di andare anche se fosse l'unica esposta: un Cristo incoronato di spine (la didascalia recita "Ecce homo", con piccolo errore evangelico: Pilato, infatti, nel quadro non c'è...).
 Opera meravigliosa, con un chiaroscuro penetrante ed inquietante, ed il volto, dolente, di un Cristo che non si dimentica, non si può dimenticare, una volta che uno l'abbia visto, anche solo per qualche attimo.
 Nell'anniversario della morte di Arrigo VII a Buonconvento ( 24 agosto 1313), ricordato ieri da una articolata conferenza in loco coordinata dall'augusto padre, questo può essere un motivo in più per tornare ove la Grande Storia passò, sette secoli or sono: lasciando una traccia evidentemente ancora non cancellata.

   L'eretico ha ripreso in mano un libro che raccomanda a tutti i lettori della rubrica: "Paolo il caldo", del grande Vitaliano Brancati. Scrittore (e non solo) di originalissimo talento, morto nel settembre 1954, a soli 47 anni, durante una banale (evidentemente, non per lui) operazione legata ad una ciste dermoide.
Nessuno come Brancati ha saputo descrivere il rapporto (morboso, lussurioso) fra gli abitanti della sua Sicilia e le donne: si pensi al "Don Giovanni in Sicilia" del 1941, e a "Il bell'Antonio" del 1949, da cui il film con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni. L'umorismo, nel senso pirandelliano, di Brancati è devastante e sulfureo al tempo stesso, la sua prosa - non sempre facile - realistica ed immaginifica al tempo stesso, comunque densissima di divagazioni.
"Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi: un male che consiste nell'essere contemporaneamente il febbricitante e la febbre, la cosa che soffre e che fa soffrire".

 "Paolo il caldo" è rimasto senza gli ultimi due capitoli, a cagione della prematura morte dell'autore. Nelle disposizioni estreme (testamento di uno scrittore...), Brancati scrisse che si poteva pubblicare anche così, se l'operazione fosse andata male, purchè si dicesse che la moglie di Paolo non sarebbe più tornata, e che lui sarebbe quasi impazzito di gelosia.
Ecco l'incipit (autobiografico ed originalissimo) del meraviglioso libro:
"23 giugno 1952. Mi trovo seduto sulla terrazza dell'hotel Baglioni, innamorato di mia moglie".
La moglie di Vitaliano Brancati era la grande attrice teatrale Anna Proclemer, scomparsa solo da pochi giorni...

sabato 18 maggio 2013

Un invotabile (III): Gennaro Mazzei (Lista Valentini), una candidatura in fuorigioco...

 
    Dopo avere vinto le Primarie bis sconfiggendo il braccio ambidestro di Franchino il Ceccuzzi (Alessandro Mugnaioli), il buon Bruno Valentini non ne ha azzeccata una: o meglio, forse le ha azzeccate tutte. Dipende dai punti di vista. Rispetto a chi (ingenuamente) si aspettava effettiva discontinuità rispetto agli assetti di potere della Siena castista, la delusione è stata grande. Alleanze opinabilissime (Alberto Monaci), conseguenti, imbarazzanti, passeggiate ospedaliere, improvvisi endorsment universitari e quant'altro: più la ciliegina dell'appoggio, all'insegna di un lealismo deleterio, di Franchino il Ceccuzzi (con il Guicciardini ed il Carli ancora comodamente assisi al loro posticino).
 Tutto lascia pensare che, al ballottaggio, i 53100, i marzuccati (oltre a Sel e Riformisti) e quant'altro, passeranno a sostenerlo magno cum gaudio, e questo è già significativo in se stesso.

 Altra delusione (anche per i meno ingenui, questa): la lista dei candidati al Consiglio comunale. Non così propulsiva come alcuni si sarebbero attesi, e con alcuni elementi davvero discutibilissimi: uno per tutti, l'ex guardalinee (badarighe, si diceva una volta...) e dirigente arbitrale di altissimo livello (purtroppo per il calcio italiano) Gennaro Mazzei (classe 1957).

   Invischiato in pieno nella scandalo Calciopoli, condannato a 2 anni dalla Giustizia sportiva (contro i 3 della sentenza della Corte federale!), non si riesce proprio a capire, in tutta sincerità, questa urgenza valentiniana di schierare, fra i propri supporters, uno che telefonicamente dava (dà?) del tu a Lucianone Moggi (ed anche a Giacinto Facchetti, per piena par condicio).
 Al di là della questione legata alla Giustizia sportiva (che comunque forse qualcosina vorrà dire), resta una macroscopica questione di opportunità. Il prossimo Consiglio comunale dovrebbe essere - oggi più di ieri - composto da persone davvero al di sopra di ogni sospetto.
Tornando al Mazzei, facciamo un esempio, di contorno, ma utilissimo a capire certi rapporti:
 Gennaro Mazzei concordava la sua presenza al programma televisivo Matrix, nei momenti caldissimi di Moggiopoli, con l'ex ferroviere di Monticiano.
 Il quale lo rassicurava, lo caricava, lo blandiva: in modo tale, da lasciare ben poco spazio alla fantasia, circa i rapporti incestuosi (dal punto di vista sportivo, si capisce) che intercorrevano fra i due.
Ascoltiamole, le parole di Moggi Luciano rivolte al candidato valentiniano:
"No, no, te l'organizzo io (la presenza a Matrix, Ndr), non ti preoccupare...vale quattro volte il Processo di Biscardi...fidati di me...".

 La Lista di appoggio a Bruno Valentini si chiama, in modo inevitabilmente autopromozionale, "Siena cambia". Sarà...

giovedì 16 maggio 2013

Un'invotabile: Rita Petti (Pd)

 
  Molti mi invitano a parlare male, per esempio, della Carolina Persi, piddina e ceccuzziana di ferro: francamente, la eretical penna non sarebbe in grado di tirarne fuori granchè. Per potere attaccare qualcuno, bisogna che l'attaccato abbia almeno un minimo di sostanza, no?

  Per questo, si preferisce quest'oggi tornare a scrivere, dopo il pezzo dello scorso 13 settembre, della collega Rita Petti.
 L'eretico sperava con tutto il cuore che, dopo avere assaggiato la "bella politica" senesota del suo punto di riferimento (Franchino il Ceccuzzi), Rita ritornasse all'Arte (suo il Palio del 2 luglio 2005) e soprattutto all'insegnamento, alla docenza, che - lo sappiamo - esercita con passione e competenza.
 Il demone della politica senesota, invece, deve esserle entrato definitivamente in circolo: il magnetismo carismatico (?) di Franchino ormai l'ha conquistata, in modo si teme irredimibile.
 Senza avere mai neanche accennato ad un'autocritica (se non su stessa, almeno sul Pd!), la Dolores Ibarruri della Piaggia del Giuggiolo (quasi vicina di casa dell'eretico, dunque) ci riprova; di certo, un bel gruzzoletto di preferenze Franchino le farà dirottare su di lei, per avere poi, magari, un'Assessore alla Cultura di sua fiducia, pronta a cantare a squarciagola le sorti magnifiche e progressive del Sistema Siena (di certo, non potrebbe fare peggio di chi l'ha preceduta in quel delicato ruolo, va detto...).

 Speravo almeno, dopo avere visto la sua inopinata rentrée, che non portasse avanti uno dei cavalli di battaglia del ceccuzzismo di governo: il Palio usato sfacciatamente come strumento di facile consenso. Invece, l'altro giorno, eccola qua, servita calda, la sbrodolata retorica:
"Il modello delle Contrade per gestire la crisi".
I ceccuzziani di più stretta osservanza dovrebbero avere almeno il buon gusto di tacere, su questa questione; quantomeno dopo che finalmente la Procura di Salerno ha platealmente evidenziato come Franchino usasse, more solito, le Contrade (non solo la Torre) ed i soldi Mps per corroborare la sua corrispondenza d'amorosi sensi con l'oggi carcerato Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano (omaggiato della famosa bandiera torraiola). Neanche quanto fatto lodevolmente emergere dalla Procura salernitana, è sufficiente a disinnescare il pernicioso cortocircuito Palio-Politica. Ogni tanto (anzi spesso), sembra davvero che in questa città non sia accaduto niente.
Ovvia, su: la Dolores Ibarruri al picio rientrerà in Consiglio comunale, facciamocene una ragione, una volta per tutte. E a chi prova a toccarle Franchino, toccherà un veemente "No pasaran", di quelli da raccontare ai nipotini...

Ps Venerdì 17 (giorno perfetto), Colle Val d'Elsa, ore 21,15 alla Sala conferenza della Casa del popolo: gli amici del Telaio organizzano una stimolante serata sul gioco d'azzardo e sulla ludopatia, partendo dall'analisi del libro "Come diventare ricchi con i giochi d'azzardo". Chi può, vada: il tema è, purtroppo, di cogente attualità.

mercoledì 15 maggio 2013

Il mercoledì scolastico: il Manuale del perfetto somministratore del test Invalsi

 
  ""Un bimbo non si giudica con un quiz" la battaglia contro i test nella scuola", titolava Repubblica lo scorso 8 maggio, parlando dei test Invalsi alle scuole primarie (elementari).
Gli oltranzisti veterosessantottini alla Piero Bernocchi (Cobas), addirittura tuonano contro "una vergognosa scheda sugli alunni (?) che spinge a giudizi sommari e discriminazioni su attitudini e personalità e attua una rilevazione di censo".
 Senza capire, ancora una volta, che quanto più la scuola sa essere dura e selettiva, tanto più le differenze di censo tendono a sparire, e che proprio la selezione meritocratica è l'unica arma per riattivare l'ascensore sociale italiota, drammaticamente fermo.

  In questa sede, però, dovendo ancora correggere la prova, non si vuole entrare nel merito della prova; se non per mettersi dalla parte dei docenti "somministratori".
Il Ministero, evidentemente, considera il corpo docente un'accozzaglia di minus habentes, sembra di capire: ai docenti, nel Manuale del somministratore, viene specificato per iscritto, e nel dettaglio, anche l'ovvio più ovvio! All'eretico, questo sembra vagamente offensivo, ma forse lui è eccessivo ed ipercritico...
Mentre facevo, ieri, il somministratore, mi sono permesso di appuntare qualche esilarante passaggio, ad perpetuam rei memoriam.
Un alunno, in difficoltà con la prova, chiede lumi? Va da sé che non si può suggerire niente, anche perchè gli italianisti somministrano matematica, e viceversa. Il burocrate di turno, però, deve imboccare per filo e per segno il docente, suggerendo la risposta da dare al ragazzo implorante:
"Mi dispiace, ma non posso rispondere a nessuna domanda. Se ti può essere utile, rileggi le istruzioni e scegli la risposta che ti sembra migliore". Wow...

  Il massimo, però, è il comportamento da tenere allorquando un pargoletto finisce anzitempo il lavoro, e viene a chiedere cosa possa/debba fare a quel punto. Qui il burocrate di turno (pagato dai cittadini contribuenti per scrivere queste perle di saggezza) ha dato davvero il meglio di se stesso:
"Se qualche alunno termina in anticipo (75 minuti il tempo a disposizione, Ndr), dirgli di rileggere le risposte o di consegnare il fascicolo e mettersi a leggere per conto suo, facendolo rimanere seduto nel proprio banco, finchè anche gli altri non abbiano terminato".
E la sera, prima di coricarsi, bisogna sempre ricordare di lavarsi i dentini: non c'è scritto, nel Manuale del perfetto somministratore, ma questo si può dire lo stesso. Burocrate permettendo...

martedì 14 maggio 2013

Proposta ereticale: Mangia d'oro al professor Franco Nardi


  Si  fa gran parlare della mancata assegnazione del Mangia d'oro 2013.
Ringrazio i tanti che - nei commenti bloggeristici ed in altri modi - hanno indicato lo scrivente, per la massima onoreficienza cittadina: grazie davvero.
Il problema è che l'eretico (altrimenti che eretico sarebbe?) è per sua stessa natura figura di divisione, più che di unione ("divisiva", va di moda dire oggi, nella politologia delle larghe intese); e poi, li vedete i "giornalisti" del Gruppo stampa autonomo (?), quelli che non osavano scrivere un rigo contro Mussàri Giuseppe, Franchino il Ceccuzzi ed allegra brigata, che decidono di premiare chi faceva il contrario loro, e si divertiva (diverte) come un matto a ridicolizzare la loro insipienza?

 Concordo però sul fatto che il Mangia si potrebbe comunque assegnare, pur rivedendone i criteri (ce ne sarebbe qualcuno da REVOCARE IMMEDIATAMENTE, seduta stante: ma ne scriveremo a tempo debito). Oltre ai meriti culturali, a questo giro ci vorrebbe un segnale di effettiva (e non ceccuzziana) discontinuità, di rottura con la Casta e la sua impunita arroganza. Questo blog, un candidato ce l'ha: il professor Franco Nardi.
 Professore di Lettere al Sarrocchi (generalmente amatissimo dai suoi studenti), massimo conoscitore delle vicende plurisecolari della storia della Chiesa senese, per circa 30 anni archivista dell'Archivio della Curia, autore di svariate pubblicazioni sulla Chiesa locale, insignito del prestigioso titolo di Cavaliere dell'ordine di San Gregorio Magno per meriti culturali da Giovanni Paolo II: già sarebbe più che qualcosa, rispetto ai tromboni  proposti  dalla  stampa  embedded.
 Nardi, quell'archivio,  lo ha curato cotidie per tanti anni (gratis), lasciando una miniera di materiale ai posteri.

Vi è  poi un valore aggiunto, che sarebbe il quid pluris per dare il giusto segno a questa edizione: Franco Nardi è l'Enzo Tortora senese.
 
           Dopo l'incendio del 2 aprile 2006  in  Curia,  si  ritrovò,  reduce da un gravissimo infarto e dalla morte della madre, ad essere torchiato dalla Polizia e dalla Procura (che poi,con onestà intellettuale,seppero ammettere il clamoroso errore e tornare sui propri passi): il piromane degli uffici della Curia era lui. Acampa Giuseppe, in un empito di cattolico altruismo, si era fatto scappare il suo nome, subito dopo il grave fatto.
Dall'inquietante esito processuale che ha mandato assolto il monsignore anche (perfino?) dall'accusa di calunnia nei suoi confronti, il Nardi è uscito, per la seconda volta, con le ossa rotte: oltre il danno, la beffa.
 L'incendio in Curia? Colpa dello Spirito Santo, o comunque non di Acampa, per il Giudice Monica Gaggelli (e prescrizione in vista per il Processo d'Appello); Nardi, parte civile, costretto a pagarsi l'avvocato e i vari periti che gli avevano fatto le consulenze, senza ottenere alcuna forma di Giustizia.
Per essergli caritatevolmente vicino, l'Arcivescovo Antonio Buoncristiani a suo tempo fece cambiare la serratura dell'Archivio stesso, pur di impedirgli l'ingresso (e non ha mai spiegato perchè, il successore apostolico).

  Sarebbe bello, finalmente palingenetico, che la comunità senese - che non gli ha mai fatto sentire alcuna effettiva solidarietà, fra omissioni, autocensure ed imbarazzi vari - finalmente lo risarcisse, almeno in minima parte.
 Per l'eretico, il Mangia d'oro è lui. Se Siena vuole rigenerarsi davvero, è gente come il professor Franco Nardi, che deve imparare ad omaggiare.
 Dopo avere servilmente omaggiato i potenti che l'hanno devastata, non sarebbe forse l'ora di omaggiare un intellettuale che il Sistema Siena l'ha solo subìto?

Ps Ovviamente, il professor Franco Nardi non sa di questa proposta ereticale; non frequentando Internet, verosimilmente glielo comunicheranno, a breve, i suoi alunni. Anche questo fa parte del personaggio...

lunedì 13 maggio 2013

Una condanna della Corte dei conti: il candidato Corsini (53100) ne sa niente?

 
   Sebbene in ritardo di qualche giorno, il candidato Sindaco per la lista civica 53100 Alessandro Corsini ha risposto a questo blog, che lo esortava a fare chiarezza su certi passaggi professionali che lui non può ignorare (a meno che una condanna della Corte dei conti cagionata da consulenze  a lui conferite dal Comune di Siena non lo riguardi...).
Ha risposto, sì, ma con parole di circostanze, degne di un andreottiano di lungo corso; soprattutto NON HA SCRITTO NIENTE di ciò di cui si parla in questo scoopone ereticale; è stato poi molto gentile ad invitarmi, stasera alle 18, al Jolly hotel, per la presentazione del programma elettorale della lista 53100 (l'eretico non andrà, ma solo per un pregresso appuntamento, sempre legato all'attività bloggeristica).

  Veniamo ai fatti: carta - purtroppo - canta, ed è anche piuttosto intonata.
Con Sentenza del 12 settembre 2006 della Corte dei conti (Regione Toscana), la numero 505 per pura pignoleria, il Comune di Siena fu condannato a pagare quasi 50mila euroni (45.861,41), con aggiunta di rivalutazione nonché spese di giudizio. Perchè?
Per "danno erariale in quanto pari al depauperamento subito dall'Amministrazione comunale".
I fatti storici, incontestabili, ci dicono che con la Delibera 592 del 25 agosto 1999, la Giunta comunale (allora si era all'ultimo mandato di Pierluigi Piccini) "decideva di conferire al dott. Alessandro Corsini incarico libero-professionale di esperto in materia assicurativa", il tutto ovviamente "previo parere favorevole di regolarità tecnica...reso dalla funzionaria dottoressa Ongaro Angela, con l'assistenza del Segretario Generale Ricioppo Franca".
 In pratica, chi faceva parte della Giunta (fra cui il ceccuzziano Alessandro Orlandini, Giuseppe Rotondo ora vigniano, Maurizio Cenni detto il "paonazzo del Nicchio", Anna Carli, appunto Pierluigi Piccini, nonché - udite udite - un altro candidato a Sindaco, Mauro Marzucchi!) viene condannato a rifondere le casse comunale di quanto indebitamente percepito dall'assicuratore Corsini, beneficiario dell'imbarazzante consulenza esterna.
La prestazione del candidato Sindaco del 53100 pro Comune viene letteralmente demolita, nel dispositivo della sentenza:
"le attività che sono state affidate al dottor Alessandro Corsini (redazione delle denunce del sinistro e accertamento delle circostanze degli stessi) sostanzialmente avevano carattere SEMPLICE E RIPETITIVO, inerivano a compito che avrebbero potuto e potevano essere proficuamente espletati dal personale interno non necessitando di particolare professionalità specifica, tenuto presente che l'accertamento delle modalità dei fatti può essere svolto dal corpo di Polizia Municipale o da altro personale comunale".
Carta canta - come detto -, ed anche piuttosto bene.

 Classica consulenza esterna, dunque: una delle tante date agli amici degli amici, si dirà. Forse: però qui c'è una condanna (dura e senza attenuanti) della Corte dei conti (più di 45mila euroni, non noccioline), e il BENEFICIARIO del pasticciaccio pro domo sua ha la sfrontatezza di candidarsi a governare la città, il Comune.
 Due domandine conclusive: nei tanti briefing propedeutici a questa supercandidatura del dottor Alessandro Corsini, questa Sentenza della Corte dei conti è stata opportunamente comunicata ai simpatizzanti ed ai candidati del Consiglio comunale? La circostanza non pare di poco conto, anzi.

  Domanda finale: posto che questa consulenza esterna NON ERA REGOLARE e che la Giunta comunale è stata per questo condannata, chi era lo sponsor dell'assicuratore Corsini? Chi c'era a perorarne la causa?
 Sarebbe oltremodo curioso che fosse il medesimo che ne è oggi alato sponsor politico: ma questa sembra davvero fantapolitica...

domenica 12 maggio 2013

La domenica del villaggio: la vita carnale di Gabriele d'Annunzio

 
    "Tanto è severa la disciplina del mio spirito quanto è sfrenata la mia bramosia dei piaceri. Non riconosco alcun limite alla mia ricerca di voluttà nuove": così il Vate Gabriele d'Annunzio, riportato nella quarta di copertina del meticolississimo "La mia vita carnale - Amori e passioni di Gabriele d'Annunzio", pubblicato da Mondadori e scritto dallo storico (colligiano d'origine) Giordano Bruno Guerri, attualmente Presidente della Fondazione Vittoriale degli italiani, nonché Direttore del festival dannunziano di Pescara. 20 euro davvero ben spesi: perchè in nessun altro autore come nel Vate, la vicenda personale (sentimentale e sessuale) si interseca di continuo con la grande Storia. E perchè nessun autore come il d'Annunzio è stato protagonista (che piaccia o meno) nel campo letterario ed artistico, ma anche in quello prettamente politico e appunto storico: da questo punto di vista, il Vate è stato realmente unico. Dante, per esempio, gli è stato decisamente superiore come poeta (ma non è stato romanziere); pur partecipando in modo attivissimo alla temperie politica del suo tempo (nonché alla battaglia di Campaldino), la sua figura è quella di un comprimario di alto livello, a livello storico-politico: mentre l'artista di Pescara è stato un protagonista assoluto anche da questo punto di vista.

  Dicevamo del continuo intersecarsi di piani: perchè, per esempio, saltò il progettato incontro del 13 agosto 1922 fra Mussolini e Nitti, con garante proprio il Vate? Forse con quell'incontro (teso a fare fuori Giolitti, creando al contempo una curiosa alleanza fra il futuro Duce e Nitti), si sarebbe potuta evitare la nefasta Marcia su Roma dell'ottobre. Perchè saltò tutto, dunque?
Perchè d'Annunzio fece un volo, la notte precedente, di circa 4 metri, giù dalla meravigliosa Stanza della Musica del Vittoriale, ferendosi seriamente. Secondo Guerri, l'ipotesi più attendibile è che a farlo cadere sia stata una delle presenze fisse del "monumento-mausoleo" sul lago di Garda, la veneziana Luisa Baccara, valida pianista. Colei che era con d'Annunzio a Fiume, in quella incredibile esperienza che solo uno come il Vate poteva concepire e realizzare; colei che l'avrebbe iniziato, proprio sul Quarnaro, all'uso, smodato, della cocaina.

 Non c'era bisogno della meritoria opera del Guerri per rendere edotto il lettore dell'insaziabile voracità sessuale dell'uomo (oggi si parlerebbe di sexual addiction?); ma l'autore - sulla base di documentazione inedita e della sua costante frequentazione del Vittoriale - ha potuto scavare più a fondo, molto più a fondo.
D'Annunzio ebbe un ruolo di grande importanza, quindi, anche nella storia del costume italiano, nell'Italia di Pio X e Pio XI: esibizionista, maschilista, puttaniere quanto si voglia, ma capace di infrangere una molteplicità di tabù, in un'epoca lontana anni luce dalla ipersessualità esibita di oggi.

  Nel libro, leggende radicate vengono sfatate (ricordate le costole mancanti?), ma soprattutto esce un'immagine di rara complessità, quanto al rapporto fra il Vate e le donne: lui certo egoista, ma capace di slanci di grande generosità; lui certo infedelissimo e cinico, ma anche capace di aiuto concreto (e non scontato) ad amanti o ex amanti cadute in disgrazia, economica o di salute; lui certo attratto dalle donne di grande spessore intellettuale (la Duse in primis, ma anche la stessa Baccara), però allo stesso tempo incapace di resistere (soprattutto negli anni del decadimento fisico) a donne del popolo, per non dire a autentiche prostitute. Classico esempio di onnivoro.

 Il libro di Guerri, infine, ci restituisce la figura della francese Amélie Mazoyer, detta Aélis, poco nota ma importantissima, all'interno dell'universo dannunziano, presenza fissa del Vittoriale negli ultimi anni, autentica gestrice dell'harem del Vate.
Guerri la presenta così (pagina 9):
"La straordinaria arma di Aélis, aggiunta alla devozione, è una caratteristica che d'Annunzio apprezza moltissimo, e tanto più con il passare degli anni: un'abilità non comune nella fellatio, che le merita anche il nome di Aélis. Un richiamo al francese hélice, elica. Ha "una bocca meravigliosa" dice Gabriele, oltre a "una mano donatrice d'oblìo"".
Non pare ci sia molto da aggiungere, si converrà...

Ps Chicca del libro (una delle): un giovane d'Annunzio, integralmente nudo sulla spiaggia abruzzese di Francavilla, in posa sfacciata. Con in piena evidenza il membro. Da lui ribattezzato, in ordine sparso: "Gonfalon selvaggio", il "Principino", la "Catapulta perpetua", il "Monaco di ferro" e via dicendo.

Ps 2 "D'Annunzio voleva vivere, io mi accontento di sopravvivere". Di chi è questa frase?

venerdì 10 maggio 2013

Dante parla della sua Firenze, ma è la nostra Siena...


    Canto VI dell'Inferno, quello dei golosi, di Ciacco. Rileggiamolo, rileggetelo (anche sul blog se ne era già scritto, ma merita ritornare sull'argomento, vista la contingenza): descrivendo la Firenze devastata dalle faide intestine fra guelferia bianca e nera, tra Cerchi e Donati, con i Ghibellini da tempo fuori gioco, si possono avere tanti spunti per la Siena d'oggi, in preda alla crisi e ad una mediocre campagna elettorale (comunque più divertente di quella del 2011).

  All'inizio, Dante e Virgilio trovano Cerbero, "fiera crudele e diversa": la quale "caninamente latra";  con le sue "unghiate mani" che fa, il "grande vermo"?
 "Graffia li spirti ed iscoia ed isquatra".
 Ah, quante anime ci sarebbero da dare in pasto alla bestiaccia infernale, nella attuale Siena...

 Ma è l'incontro con il golosone Ciacco, il pezzo forte del Canto: per la prima volta, Firenze e la politica fiorentina del momento entrano prepotentemente nel corpo della Commedia dantesca.
Il grassone Ciacco, contento di parlare con Dante quasi come di abbuffarsi di lampredotto, lancia la profezia sul prossimo esilio dantesco, pur non citandolo espressamente (a differenza di Brunetto Latini nel Canto XV).
La parte più ghiottamente stimolante è quella in cui l'Alighieri - per bocca appunto di Ciacco - descrive meravigliosamente la Firenze a cavallo fra Due e Trecento (l'esilio del Sommo poeta è del 1302), con una terzina che riesce, da sola, a tutto condensare, meglio (ahimé) di decine di articoli giornalistici.

"Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville che hanno i cori accesi".
 I versi sono quelli dal 73 al 75 (tutto il Canto ne assomma 115).

   A scanso di equivoci, pare si possa escludere che fra i "giusti" Dante profetizzasse il battagliero Francesco, leghista e contestatore della primissima ora del Sistema Siena; resta il fatto che il verso 73 dà per intero il senso compiuto delle divisioni, delle fratture, delle lacerazioni fra i (pochissimi) "giusti" della politica senese. Dante dice che nella sua Firenze i meritevoli sono pochissimi, e non si intendono fra loro. E nella Siena attuale, invece?
 
 E i cuori della maggior parte dei senesi di oggi (al pari dei fiorentini di allora), non sono stati forse accesi, negli anni della Swinging Siena, dalla  dantesca superbia (boriosa autosufficienza, ricordate?), dall'invidia e dall'avaritia, nel senso dell'avidità? Avidità impersonificata dalla dantesca lupa ("che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza"), la quale più mangia, più si trova ad essere affamata. 
  L'eretico sa scrivere su tutto, ma purtroppo solo in prosa, non dilettandosi di poesia: per descrivere la Siena attuale, invece, ci vorrebbe davvero un poeta. Chi lo è, si faccia avanti...

Ps Domenica, ci sarà una ghiotta Domenica del villaggio, con D'Annunzio e non solo; lunedì, poi, scoopone ereticale in vista delle elezioni. Poca poesia (anzi punta), tanti, implacabili, numerini...

giovedì 9 maggio 2013

Un invotabile (I): Alessandro Cannamela (Sel)

 
   Potrà sembrare curioso, ma all'eretico Alessandro Cannamela, il sellato ex Assessore della Giunta-Titanic guidata da Franchino il Ceccuzzi, sta davvero simpatico.
  Se non facesse il difendi Sistema Siena ad oltranza, magari ci potrei anche familiarizzare, andare oltre il frettoloso ciao: scrive di giocare a calcio (in che ruolo?), si diletta di Storia contemporanea, gli invidio il cespuglio tricologico che si ritrova sulla testolina. Ogni volta che uso una spezia per insaporire il cibo, poi, non posso non andare con la mente a questo giovane virgulto della politica senesota: Cannamela for ever, dunque.
 Il problema è che Sel senesota è davvero una compagine invotabile, nonostante alcune degnissime persone in lista (l'avvocato Bruna Giannini, fra le altre): completamente prona al Pd ceccuzziano, va alle Primarie di gennaio (unica ad avere l'ardire di farlo!) Ceccuzzi-D'Onofrio. Vince Franchino, Pasqualito D'Onofrio secondo; Ceccuzzi si ritira, e allora?
 Un movimento serio ha due scelte, davanti a sé: o impone il suo candidato Pasqualito come candidato Sindaco (ipotesi surreale, lo riconosciamo), ovvero abbandona la barca, quantomeno per dignità di fronte ai propri simpatizzanti (non oceanici, a dirla tutta). Invece niente di niente, calma piatta, perfino dopo che il guru Vendola Niki passa giustamente all'opposizione, lasciando al Pd l'impresentabile compito di portare acqua a Silvione ed alle sue fole. Si riparte, come se niente fosse accaduto.

 Il riccioluto Cannamela, dunque: nato il 4 novembre 1987, cresciuto nel soviet kominterniano di San Miniato,  si presenta agli elettori con i suoi slogan dal vago (ma neanche troppo) sapore tardoceccuzziano:
"Siena smart city: un'idea di città intelligente, accessibile e sostenibile".
Che coraggio, che coraggio ci vuole, a riproporre questa variante del "Siena 2.0" che ci sfarinò gli zibidei due anni or sono (e si è visto come è andata a finire).

 Cannamela proviene dalle Farfalle rosse, un gruppetto di sinistra sinistra (sic) attivo un lustro or sono, cui il buon Stefano Bisi dava ampio risalto; divenuto improvvisamente famoso (il gruppetto, non il Bisi) per la salutare gazzarra inscenata, nel 2005, durante una visita chigiana del Cardinale Camillo Ruini.
 Come già scritto in passato, Cannamela, rossofarfallato, era tra i presenti a contestare il Dottore sottile del Vaticano. Dopo, però, mai mezza parola detta o scritta sul penoso caso della Curia senesota: perchè? Il Vaticano si può contestare, la Curia di Siena no? Come si spiega questo curioso doppiopesismo? Non sarà che la Curia è parte integrantissima di quel Sistema Siena difeso a spada tratta dai sellati ex farfallarossati? A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, soleva ripetere il di fresco trapassato Andreotti Giulio...

  Buono fu il successo personale dell'Assessore Cannamela nel corso del mitico concorso dell'autunno 2011 (il Foloso sanese, qualcuno ricorderà); il 1 novembre, un anonimo "ammiratore" cannameliano chiosava, di lui parlando, e citando la Gianna:
"Bello e impossibile...con gli occhi neri ed il suo sapore medio orientale".
Tutta invidia, tutta livida (ed anonima) invidia rivolta verso il virgulto della politica senesota.
 Al quale auguriamo davvero ogni cosa buona, per il futuro: fuorchè di essere eletto...

mercoledì 8 maggio 2013

Un candidato da votare: Stefano Marini

 
   Inizia dunque oggi il preannunciato viaggio ereticale fra i candidati alle prossime Amministrative del 26 maggio. 4 saranno i candidati votandi, 4 quelli invece vitandi, da evitare: sempre ad eretical parere, ovviamente.
Unica caratteristica in comune, fra i 4 da votare: nessuno di loro mi ha chiesto di scrivere alcunchè. Nessuna pressione. Di più: nessuno di loro sa di essere stato designato a cotanto onore bloggeristico (o disonore, forse?).

  Con la lista Siena si muove (quella di tanti amici, e del grande Carlo Regina alias Bastardo senza gloria), al fianco di Laura Vigni candidata a Sindaco, si presenta agli elettori l'avvocato Stefano Marini da Vallepiatta.
Per la prima volta da tempo, mi trovo a scrivere di un selvaiolo senza essere reduce da un funerale (immagino la reazione ed i movimenti verso il basso di Stefanino...).
 Il modo di vivere la Contrada (la Selva, appunto) è emblematico del personaggio: tutto ciò che di deteriore c'è oggi nelle Contrade (tanto), non gli appartiene; ciò che ancora sopravvive di buono e giusto, state sicuro che lo vede protagonista indefesso: c'è da donare il sangue? Lui va; c'è da occuparsi dei piccoli o di qualche contradaiolo sfortunato? Lui c'è; c'è da dirimere una questione legale? Lui c'è; c'è da scrivere sul Vallepiatta? Lui c'è.
 Per tanti anni, abbiamo fatto coppia quasi fissa, in Contrada; con questa non piccola differenza: quando c'era da lavorare, salvo qualche lodevole eccezione, io tendevo a darmi latitante; lui, se non c'era da fare qualcosa, il lavoro lo creava: una sorta di Keynes di Vallepiatta...
Figlio del conducator selvaiolo per eccellenza, Roberto, Stefano vive la Contrada come una missione: c'è da pensare che vivrebbe diversamente l'esperienza in Consiglio comunale, forse?

  Classe 1969 (anno d'oro), avvocato uscito dallo studio Becchi (come il Superavvocato Luigi De Mossi, peraltro), da sempre di sinistra, tifosissimo della Robur ma anche (veltronianamente?) del Genoa, appassionato della causa basca (come il non compianto Francesco Cossiga), cinefilo di tendenza francofila, il buon Stefano si presenta dunque ai nastri di partenza.
 Alla primissima esperienza politica: quando si era avvicinato alla lista vicina a Laura Vigni, l'ultima volta che l'ho visto, mi aveva detto che l'ultima manifestazione politica cui aveva partecipato era stata una a Roma, sulla fine degli anni Ottanta (!), fase Pci morente e Pds nascente. Concerto di De Gregori, dopo il corteo. Me lo ricordavo bene, quell'evento romano: eravamo andati insieme, infatti...

 A mio parere, se arrivasse ad avere uno scranno, al primo Consiglio si presenterebbe (almeno mezz'ora prima dell'inizio), sobriamente elegante, e cercherebbe di creare un gruppo (in questo caso, ben venga il bipartisan!) di donatori di sangue del Consiglio comunale: dopo tanti succhiatori, cosa c'è di meglio di un donatore?


Ps Salta "Il mercoledì scolastico", a cagione del tourbillon elettorale; mercoledì prossimo comunque lo riprenderemo, scrivendo dei test Invalsi, che tanto clamore preventivo stanno suscitando.

lunedì 6 maggio 2013

La morte di Andreotti: Vaticano in lutto

  
  Come molti altri italiani, l'eretico pensava che Giulio Andreotti fosse immortale, come avvenne negli States all'indomani della morte di John Wayne o di Elvis Presley. Forse però il divo Giulio non è morto oggi, ma era approdato in Paradiso dopo l'ultima apparizione a Porta a porta, dal suo aedo Bruno Vespa.
Andreotti muore (nel caso appunto sia morto oggi) da vincente, da assoluto trionfatore: dopo 20 anni dalla morte della sua amatissima Democrazia cristiana, è riuscito a vivere a sufficienza per vedere il primo (quasi) monocolore Dc post-Dc, guidato dal nipote del suo braccio destro Letta Gianni, quell' Enrico Letta che non ha mai nascosto la sua ammirazione per Andreotti. A riprova che non moriremo democristiani: moriremo andreottiani...

 Inutile in questa sede ripiegare su tutte le ombre (l'assassinio di Mino Pecorelli, Cosa nostra - fino al 1980, certificato il suo rapporto con l'organizzazione criminale -, il cinismo, assoluto e sfrontato, verso Giorgio Ambrosoli, il caso Moro et multa alia); la domanda che vorrei fare a tutti coloro che si stanno strappando i capelli per la dipartita dello statista, è questa: in 60 anni 60 (!) di vita politica (rectius: di Potere), vi ricordate una legge, un provvedimento, una particolare presa di posizione, un gesto eclatante del Ministro o onorevole Giulio Andreotti?
 Il suo potere è stato mero galleggiamento, sebbene di altissimo bordo: così lui stesso amava pavoneggiarsi ("Il Potere logora chi non ce l'ha"..."comandare è meglio di fottere" ed altre perle).

   Ciò che qui si vuole sottolineare, è piuttosto questo: non muore oggi un politico italiano, muore un uomo di potere straniero. Giulio Andreotti era un uomo del Vaticano, infiltrato, con somma abilità, nella politica italiota, con la interessata connivenza statunitense (do you remember Gladio?).
Nato sotto Benedetto XV e morto sotto Papa Francesco, il suo unico punto di riferimento buono per tutte le stagioni, immutabile e non cangiante, è stato San Pietro (non Cristo, si badi: San Pietro).

  Di lui, dunque, non resterà poi molto, come accade invariabilmente a tutti gli uomini che hanno impostato la loro vita solo per il Potere fine a se stesso. Andato in pensione Bruno Vespa, i giovani lo dimenticheranno presto, statene certi.
 Lo nobilita, post mortem, solo l'humor tagliente, sarcastico, corrosivo, di cui tutti noi ci siamo nutriti con piacere intellettuale, negli anni della formazione.
 Come quando, interrogato su Licio Gelli, ebbe a dire di conoscerlo abbastanza bene: in qualità di capo-azienda della Permaflex, però.   

Ps In settimana, inizieremo ad entrare nel merito anche di qualche candidato a Consigliere comunale, oltre a scrivere dei candidati a Sindaco, in vista delle Amministrative del 26 maggio; dedicheremo infatti 4 pezzi a candidati DA NON VOTARE, ed altrettanti a candidati caldamente SPONSORIZZATI dall'eretico (né i primi, né i secondi sono consapevoli di essere stati scelti). Che non si dica che, su questo blog, si cura solo la pars destruens...

domenica 5 maggio 2013

La domenica del villaggio: due bei film, ed un quesito finale...


    Due esempi di cinema totalmenti differenti l'uno dall'altro, sono capitati davanti agli ereticali occhi: il cadenzato, lentissimo Kiarostami, l'adrenalinico e cupo Michele Placido.
Abbas Kiarostami, maestro iraniano, ambienta il suo "Qualcuno da amare" nel Giappone di oggi, con un film che ha una struttura narrativa esilissima (l'incontro tra un anziano professore di sociologia ed una call girl, con un fidanzato morbosamente geloso: niente di più!), ed un ritmo appunto lentissimo, antiholywoodiano all'ennesima potenza.
 Il film (di cui scrive anche Vincenzo Cerami sul Sole 24 ore di oggi) ha comunque un suo fascino, e ci mostra una figura femminile tanto seducente, quanto assolutamente incapace di prendere in mano il proprio destino di vita: proprio in questo soccorrendola l'anziano sociologo.
 Da non vedere assolutamente se si è in arretrato con il sonno (ci si addormenta prima della metà, in quel caso); da fare vedere, invece, ai fidanzati troppo gelosi. Per evitare che, alla fine, a cagione dell'eccessivo controllo, le loro belle fidanzate gli antepongano più che maturi professori dai bianchi baffi...

   Se invece preferite il poliziesco, il noir d'atmosfera, il revenge movie (generi amatissimi dall'eretico), "Il cecchino" è il film che fa per voi.
 Il meglio fra gli attori francesi (straordinari Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz ed Olivier Gourmet), diretti da un Michele Placido che ormai è pienamente a suo agio in questo genere di film (dopo "Romanzo criminale" e "Vallanzasca").
Con qualche piccola e perdonabilissima sbavatura, per chi ama questo tipo di cinema, "Il cecchino" è davvero un grande film: una Parigi scura e livida, a fare da scenografia; una figura, quella del chirurgo (Gourmet), capace di palesare pulsioni realmente demoniache, con il suo luciferino cinismo e le sue capacità falsificatorie; il Commissario (Auteuil), in cui il desiderio di fare giustizia si fonde, da un certo punto in avanti, con la volontà di vendetta per il figlio, militare morto in Afghanistan; il cecchino (Kassovitz), figura di ex militare d'élite capace di trasferire il senso dell'onore dell'esercito nella malavita dedita alle rapine. E capace di colpire quando nessuno se lo aspetta, dai tetti d'ardesia che si innalzano lungo la Senna.
C'è violenza, c'è sangue, ma c'è anche riflessione sui massimi sistemi (l'onore, la vendetta, l'amicizia), con duello finale alla Sergio Leone, sempre tenendo ben alta la barra della tensione: si può forse desiderare di più, da un poliziesco?

   Piccolo divertissement finale, riprendendo uno spunto scolastico: cari lettori domenicali, preferite la lettura dell'Iliade o dell'Odissea? Dopo avere letto e sentito pareri preadolescenziali, mi piacerebbe molto leggere (e in parte commentare) riflessioni adulte. A ruota libera, ovviamente.
 Chi vuol scrivere la sua, è il benvenuto: in tempi di figure pubbliche così bassamente grame, almeno un po' di tempo dedicato ad Achille o ad Ulisse, a Priamo o a Penelope (invece che ad altri) non è certo perduto. Anzi. Vediamo che cosa viene fuori, dunque...

Ps Terminato il libro di Giordano Bruno Guerri su D'Annunzio: la prossima domenica, ci sarà una puntata quasi monografica.

sabato 4 maggio 2013

L'enigma della lista 53100 (ed il dominus Fabio Pisillo)

 
 
  Che cosa sarebbe, questa strana lista 53100 (perchè non 0577?), in definitiva?
  In parte, una lista civica: e va bene; in parte, una lista vicinissima a Franchino il Ceccuzzi (incoerenza con il punto precedente), tendente a fare sopravvivere una sorta di ceccuzzismo senza Ceccuzzi; in parte ancora, specie all'inizio, una lista legata al mondo delle Contrade (delle dirigenze, soprattutto). Un po' di società aggrovigliata (più che civile), alcune brave persone (ingenuamente finite nel calderone?), autentici "miracolati da cenino" contradaiolo.
Di certo, è una lista curiosa assai, perchè i pezzi da novanta sono praticamente tutti dietro le quinte, registi dell'operazione senza minimamente "metterci la faccia", come gli ambienti castisti rimproverano, un giorno sì e l'altro pure, ai blogger anonimi. Dove sono finiti i Fumi Cambi Gado, i Masoni, il Mandarini senior?

 Ma soprattutto, domanda delle domande: dove sarebbe finito l'autentico dominus del 53100, l'avvocato Fabio Pisillo? Molto semplice: dietro (e sopra, e sotto, davanti nonché di fianco) al candidato Sindaco 53100 Alessandro Corsini. I media embedded non lo citano più fra gli ideologi (sic) dell'operazione, e il buon Fabio Pisillo sarà ben contento di questo inabissamento mediatico. Anche perchè quando uno viene troppo pompato dalla stampa, il tutto diventa (può diventare) controproducente: come quando Stefano Bisi vedeva già il Pisillo Capitano della Lupa. Prima ancora che si formasse l'apposita Commissione elettorale...
Colui cui tutti i castisti nei guai sistematicamente affidano la loro difesa legale, da Mussàri Giuseppe a Franchino il Ceccuzzi e giù per li rami (non sempre secchi), ha infatti legami strettissimi, che affondano le loro radici nella Siena che fu, con Alessandro Corsini.
 Il quale Corsini, incidenter tantum, non è uno sceso da Marte: assicuratore Axa (quindi Mps...), chi sono i suoi migliori e più munifici clienti? Da candidato Sindaco, è troppo irriverente chiederglielo publice, sperando magari in una risposta?  Se lo vuole chiarire e specificare, questo blog gli darà ovviamente tutto lo spazio di cui necessita. E gli farà i complimenti per la trasparenza: trasparenza che il suo ruolo di candidato esige.

  Danilo Nannini, Pisillo senior ed il padre di Alessandro Corsini erano amici inseparabili, nella Siena del secondo dopoguerra e post. Niente di male, anzi: solo la conferma di certe relazioni. Le quali, a distanza di tanti anni, evidentemente ancora contano.
 E a Siena, almeno a certi livelli, l'amicizia è un sacro vincolo, da non tradire mai. Come insegna proprio Mussàri Giuseppe, sacerdote della sacralità amicale. E se poi succede l'irreparabile, arriva sempre l'avvocato Fabio Pisillo...


Ps Ciò che sempre più chiaramente (e, mi sia consentito, schifosamente) sta emergendo dal Tribunale salernitano (vedasi i pezzi del Cittadino on line e degli Illuminati) dovrebbe fare capire, una volta per tutte, che la commistione Mps-politica-Contrade fa male a tutti. Ci sarebbe poi - a livello simbolico - da fare tornare indietro indietro la bandiera (torraiola) del carcerato Paolo Del Mese da Pontecagnano Faiano. I postali se ne faranno carico, nel loro alato programma?

Ps2 A domanda della estasiata Gaia Tancredi del Corriere di Siena ("Come spazzare via tanti veleni che l'hanno attraversata"?, riferito ovviamente a Siena), il Corsini oggi risponde da par suo:
"NON GUARDANDOSI INDIETRO, se non per fare tesoro degli errori passati senza personalismi inutili".
Chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato. Come continua?

giovedì 2 maggio 2013

Uno spettro si aggira per Siena: Maurizio Cenni

    Uno spettro si aggira per Siena: non quello del comunismo, ma quello, appena più modestamente, del dottor Maurizio Cenni.
 Il peggior Sindaco del secondo dopoguerra, dopo avere amministrato la città come solo lui ha saputo fare nei dieci anni in cui ha gestito il potere senesota, non ha lasciato l'agone pubblico, l'agorà senesota, ma si è ritagliato un'inopinata figura di ideologo della compagine che sostiene la candidatura di Eugenio Neri. Al quale l'eretico l'aveva detto con grande schiettezza, tempo addietro, che imbarcare il paonazzo del Nicchio era cosa assolutamente non buona e tantomeno giusta.
 Colui che sei mesi dopo avere abbandonato la poltrona di Sindaco di Siena era divenuto (senza alcuna esperienza specifica nel settore recupero crediti) vice Direttore Affari generali della Società gestione recupero crediti di Mps, arriva addirittura a pontificare sulla città. Addirittura sul suo recente passato. Da non crederci, davvero.
 Invece di ritirarsi, in laico ritiro spiritual-espiativo, in quel di Monte Oliveto a meditare sui suoi insuccessi ed a fare sana penitenza, dalle colonne di Qui Siena, intervistato da Duccio Rugani, ci offre la panacea per il futuro di Siena:
"Il Comune torni la casa di tutti i senesi e il difensore delle istituzioni cittadine".
 Mah, boh, sigh: se lo dicesse un altro, dopo essere stato Sindaco nei dieci anni del "Siena's crash" (Antonveneta compresa), diventerebbe rosso, paonazzo di vergogna. Lui invece si approfitta di esserlo già, a prescindere...

 Perla fra le perle:
"Non mi piace affermare che fra dieci anni le ultime opere pubbliche significative realizzate saranno quelle del 2001-2011", lascia andare, con la consueta sicumera autoassolutoria.
Quali sarebbero le "ULTIME OPERE PUBBLICHE SIGNIFICATIVE REALIZZATE", non a caso, non è spiegato dal recuperatore di crediti montepaschino (in due paginate di intervista, lo spazio c'era, no?).  Forse, fra le altre, intendeva la mitica Cittadella dello sport all'Isola d'Arbia (fortunatamente naufragata, peraltro); o forse ancora, per restare in zona, l'altrettanto mitica (altroché la Diana) metropolitana di superficie, pompata come chimera elettoralistica ogni mezz'ora. E pensare che quelli erano gli anni dello scialo senesota: non per le opere di pubblica utilità, però.

 A memoria ereticale e come affermato in alcune occasioni pubbliche, il più grande successo cenniano (nonché atto degno della migliore tradizione della Sinistra, che dovrebbe garantire pari opportunità a tutti) è stato quello del maquillage dei pisciatoi pubblici del centro storico: pochi, ma significativi. Piazzati in luoghi simbolo della città.
 Sotto il suo secondo mandato 2006-2011 (se possibile, peggiore del primo: il che è tutto dire), gli orinatoi cittadini furono attentamente ripuliti e risistemati. Perfettamente fruibili, financo dal più impenitente fra i prostatici.
 Onore al merito: altri facevano operazioni di maquillage ai conti di una piuttosto importante banca cittadina; lui, invece, il maquillage lo faceva fare appunto agli orinatoi.

  Quanto alle doti profetiche, anche lì niente male, il dottor Maurizio Cenni. Dal palco del Mangia d'oro del 2009, usato sfacciatamente per togliersi i sassolini dalle scarpe e per vendettine di piccolo cabotaggio, tanto per fare vedere da che parte stesse, di fronte alle autorità tuonò contro l'eretico: il quale, a suo dire, scriveva "libri con accuse ignobili e false".
Meno male che è rimasto a fare il bene del Monte e non si è messo a fare il cartomante, il dottor Maurizio Cenni...

mercoledì 1 maggio 2013

Il 1 maggio alla Whirlpool: luci (poche), ombre (tante). E i candidati Sindaco?

 
   1 maggio, Festa dei lavoratori: una ricorrenza che il Fascismo mussoliniano abolì, mentre Hitler, coerentemente con il nome del suo partito, mantenne sempre in vita, nei 12 anni di potere.
 Immersi, quasi sepolti dalla retorica sottostante a questa data, proviamo piuttosto ad avventurarci nel più importante polo industriale senese (quasi l'unico, peraltro), quello della Whirlpool. Questo blog l'aveva già fatto (il 1 ottobre 2012, si ricorderà), ma ritorna molto volentieri su queste tematiche, sperando che qualcuno tenga presente che a Siena esistono ancora persone che vengono definite "operaie".
 Ora, in questo 1 maggio, il fermento in Viale Toselli (immobile acquistato da Sansedoni Spa nel settembre 2008, alla cifra di 28,5 milioni, poi affittato alla multinazionale con "rendimenti superiori all'8,5%") è piuttosto alto, in attesa delle elezioni per il rinnovo delle RSU. Stavolta non ci lanceremo in intemerate nei riguardi del sindacalista di turno troppo morbido verso la proprietà: abbiamo già dato, ed il bello del blog è che esiste l'archivio, continuamente frequentabile.

  Oggi si vuole piuttosto fare emergere un altro aspetto, di fondamentale importanza rispetto alla qualità del lavoro all'interno dell'azienda.
In Europa, c'è una flessione generalizzata del mercato dell'elettrodomestico, per la crisi in primis: e fin qui, nessun dubbio, e nessun bisogno di spiegare il perchè si tenda a tenersi in casa il più possibile l'elettrodomestico, anche non nuovissimo.
L'azienda, da par suo, illustra un piano di competitività e di riduzioni dei costi fissi: piano che non può però non ripercuotersi sulla quotidianità dei lavoratori. Il solito discorso: in tempi di vacche grasse, per i lavoratori cambia poco (o punto), in termini di vantaggi; in tempi di vacche magre o secche finite, sono i dipendenti al pezzo a doverci rimettere.
Un volantino della attuale RSU dello scorso 19 aprile, infatti, sottolinea alcuni punti, tutti ovviamente penalizzanti per gli operai:
"Abbassamento dell'assenteismo, riduzione delle pause...riallineamento dei bonus e dei benefit verso il basso, riduzione ore sindacali..razionalizzazione energetica (aria condizionata), possibilità di non pagare il premio feriale".
Più una nuova proposta di orario, giudicata dalla RSU penalizzante assai: e questa RSU non è certo composta da membri con la bava alla bocca contro il padrone...
 Il problema di fondo che il manager mandato dalla direzione, dottor Gaetano Bartolone, si trova ad affrontare è quello di procedere a sacrosanti tagli, senza però penalizzare (troppo) le maestranze: sarà capace di raccogliere questa sfida?

 Lo spettro della crisi, della drastica diminuzione di domanda, lo spauracchio delle delocalizzazioni, un 40% di produzione in meno rispetto al 2004: tutte criticità, purtroppo, reali.
 Durante il lungo periodo di vacche grasse, però, non era stato risparmiato niente? E che fine ha fatto il fantomatico progetto "High chest"?
 Regione, Provincia, Confindustria ed azienda, più le Università, a sostenere il settore: a fine ottobre 2011, venne firmato il mitico Protocollo di intesa di rito. Si scrisse di piano pubblico-privato dotato di 15 milioncini di euro: che fine hanno fatto?

Ps Si vuole sperare che la questione Whirlpool entri in questa asfittica campagna elettorale: un caldo invito agli 8 candidati, è quello di entrarci, in quella fabbrica. Che ci parlino, con gli esponenti di questa strana classe sociale, in una città dal lavoro in scrivania e dalle pause caffè reiterate e dilatate. Male, ai candidati Sindaco, non farà di certo...