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venerdì 31 agosto 2012

Intercettazioni: Mussari più potente del Presidente Napolitano?

   
   Infuria la polemica, mai peraltro sopita durante tutta l'estate, sulle intercettazioni (indirette, cioè involontarie) del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
 Come si sa, non sono state neanche trascritte, ma lo scoop (non mancante di ambiguità, ma comunque tale) di Panorama ne svela il contenuto: il Presidente, al telefono con Nicola Mancino (indagato), si sarebbe lasciato andare a giudizi sopra (o sotto?) le righe nei confronti di Tonino Di Pietro, dei Pm palermitani nonchè di Silvio Berlusconi. Di fatto, salvo intromissioni dei servizi segreti, i canali che hanno fornito gli argomenti (non la trascrizione delle intercettazioni, appunto inesistente) sono essenzialmente tre: i Pm stessi; la Polizia giudiziaria che lavora al servizio dei Pm; ovvero, incredibile dictu, Mancino stesso o, ancora più incredibile a dirsi, il Presidente Napolitano in persona.
 Per chi non sia addentro alla querelle, il famoso conflitto di attribuzione sollevato il 16 luglio da Napolitano davanti alla Corte costituzionale verte su questo: o distruzione immediata delle bobine (come chiesto dal Quirinale), oppure distruzione delle stesse dopo l'udienza filtro davanti al Gup, con tanto di avvocati delle parti presenti. Sapendo che, una volta arrivati davanti al Gup e svolta l'udienza filtro, è certo più facile che ci sia una fuga di notizie (cosa ovviamente poco desiderabile, da parte quirinalizia).

   La fuga di notizie, dunque. Visto che si dà l'infelice caso (per lo scrivente, certo non per altri...) che l'eretico sia uno dei pochissimi cittadini italiani, da Bolzano ad Acireale, rinviati a giudizio per questo reato (concorso in violazione del Segreto istruttorio), potete immaginare quanto questa vicenda delle intercettazioni di Napolitano - già di per sè stimolante assai - stia catturando l'attenzione ereticale.
 A maggior ragione allorquando stamattina ho letto con calma la dichiarazione del Procuratore capo della Procura palermitana, dottor Francesco Messineo, il quale testualmente ha sostenuto quanto segue:
"Valuteremo, quando avremo acquisito tutti gli elementi utili, SE aprire un'inchiesta sulla fuga di notizie perchè è evidente che c'è stata una rivelazione di cose coperte dal segreto istruttorio".
La prima dichiarazione ufficiale, dunque, da parte della Procura palermitana è di cautela, prudenza: vedremo se arrivare ad un'inchiesta.
 Premesso che ovviamente ogni caso è differente dall'altro (nel mio, il tutto nacque da un esposto presentato da Mussari Giuseppe tramite l'avvocato Fabio Pisillo, esposto dopo il quale giustamente la Procura senese fece i suoi passi), l'eretico vorrebbe sommessamente sottolineare quanto segue:

1) Questa concernente Napolitano è in re ipsa una fuga di notizie, dato che nulla è stato mai consegnato alle parti (leggasi avvocati). Nel mio caso, mi sia consentito dire che la cosa è quantomeno molto più complessa, visto che un Giudice si era già pronunciato sull'affaire Ampugnano prima che ne iniziassi a scrivere (poi sarà il Processo a stabilire la verità giudiziaria, ci mancherebbe!);

2) Le conversazioni del Presidente Napolitano NON HANNO ALCUNA RILEVANZA PENALE, come ripetuto fino alla nausea, 3 o 4 volte al dì, da tutta la Procura palermitana, da Messineo e da Ingroia in particolare. Quelle di Mussari - dall'eretico pubblicate illo tempore - invece HANNO PIENA RILEVANZA PENALE, cioè hanno un loro intrinseco valore probatorio. L'eretico non ha mai pubblicato, su Mussari, alcuna intercettazione, che non avesse - secondo l'accusa - valore probatorio. C'è una bella differenza con il caso Napolitano, no?

3) Puntualizzando l'ovvio, Napolitano è il Presidente della Repubblica, ed in quanto tale gode di alcuni diritti in più rispetto ai comuni cittadini (almeno nell'esercizio delle proprie funzioni). Giusto o sbagliato, così è. Non a caso, Eugenio Scalfari ha scritto - peraltro con umorismo involontario -  che l'ufficiale di Polizia giudiziaria in ascolto di Mancino, avrebbe dovuto distruggere all'istante la registrazione, prima ancora che la stessa terminasse! Appena riconosciuta l'augusta voce del Presidente, l'agente, secondo Scalfari, si sarebbe dovuto comportare così.
 Lo stesso, in sintesi, non pare proprio si possa dire per Mussari Giuseppe: il quale, al momento delle intercettazioni, non era ancora neanche Presidente dell'Abi (che comunque non è proprio il Quirinale). Ed il quale - a differenza di Napolitano - sta per essere verosimilmente rinviato a giudizio (udienza dal Gup, per Galaxopoly, il prossimo 19 ottobre).

   Per farla breve, la mia opinione è che, dal punto di vista della fuga di notizie, questa storia del Presidente Napolitano finirà in un niente di fatto. Scommettiamo? Il Direttore di Panorama Giorgio Mulè - fino a prova del contrario, ovviamente - può dormire sonni abbastanza tranquilli, e godersi senza troppi problemi il suo scoop: che - nonostante le zone d'ombra presenti - tale è e resta.
Morale (curiosa) della vicenda: chi tocca, giornalisticamente parlando, Napolitano, può ragionevolmente sperare di passarla liscia, nonostante l'evidentissima ed indifendibile fuga di notizie.
Chi invece tocca, giornalisticamente parlando, Mussari Giuseppe, rischia molto di più.
La domanda che qualcuno si potrebbe fare, a questo punto, è la seguente: detto tutto ciò, Mussari Giuseppe è forse più potente del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano?     

giovedì 30 agosto 2012

Dubrovnik: anche la Bellezza si bombarda


    Una "città fatta di pietra e di luce, un palmo di mano aperto sotto le stelle ed offerto al mondo" (Jure Kastelan): questa è Dubrovnik, l'antichissima Ragusa. La "perla dell'Adriatico", altri chiamano questa straordinaria città del sud della Croazia, a pochi km. dal Montenegro. Un po' Lecce, un po' Pienza, un po' Venezia.
 Da qualche anno, è tornata - dopo la tragedia della Guerra civile della ex Jugoslavia durata dal 1991 al 1995 - ad essere piena, straripante di turisti, soprattutto durante il periodo estivo. L'eretico c'è tornato lo scorso luglio, dopo 2 anni di assenza dalla sua prima volta lì.
"La stagione migliore è settembre-ottobre, con il mare ben caldo; oppure la primavera, per la bellezza della natura!", mi dice Luko Dalmatin, un ingegnere che - come moltissimi suoi concittadini - si gode la pensione insieme alla moglie, in più affittando sobe (stanze) ai turisti. Luko - spalle da gigante, capelli ancora folti -  parla un buonissimo italiano; è stato un ingegnere, ha un figlio che studia Giurisprudenza a Roma; da giovane, prima di rompersi un crociato, era una promessa della locale squadra di pallanuoto (grande la tradizione croata: si pensi alle ultime Olimpiadi!). Un uomo normale, con una famiglia normale; il quale improvvisamente, quel maledetto 6 dicembre 1991, si trovò, quarantatrenne, ad improvvisarsi soldato, per difendersi dal vigliacco attacco dei serbi e dei dirimpettai montenegrini. Iniziarono a bombardare dalle alture appena sopra al mare, proprio dove aveva ed ha casa Luko: le armi pesanti, tutte per i serbi; i croati di Dubrovnik, neanche l'esercito, avevano. I più militarizzati erano i locali poliziotti, gli altri erano al massimo dotati di fucili da caccia.
 Niente di più, se non due armi, una rivelatasi fallace, l'altra no: la Bellezza e l'orgoglio, la fierezza di essere una città che - a metà XIV secolo - era riuscita a ribellarsi con successo all'allora onnipotente, in Dalmazia, Venezia.
Partiamo dal secondo elemento. L'orgoglio li spinse a resistere, pur colpiti dall'alto e dal mare. Incredibile a dirsi, ma nessun soldato serbo o montenegrino - nonostante le distruzioni inferte alla città antica (Stari grad), con le sue straordinarie mura - mise mai piede all'interno della perla dell'Adriatico!
La Serbia voleva il suo sbocco al mare (e che sbocco, e che mare), ma fallì miseramente. I montanari, i valligiani serbo-montenegrini che volevano conquistare quella meraviglia nella quale spesso erano venuti in villeggiatura durante il periodo titoista, dovettero amaramente constatare di avere fallito: pur stremata, pur per settimane senz'acqua e luce, inizialmente nell'indifferenza paratotale dell'Europa che aveva altro cui pensare, Dubrovnik non cedette.

   I suoi fierissimi abitanti, però, avevano compiuto un clamoroso errore, poi appunto riscattato dalle capacità resistenziali: avevano creduto, si erano persuasi che la Bellezza della loro città fosse una sorta di scudo che li avrebbe tenuti al sicuro. L'Unesco con il suo riconoscimento, la bellezza del suo tessuto urbano tutto in calcare (cosa abituale in Dalmatia), la forza della Storia: questi ingredienti dovevano essere sufficienti, per preservare Dubrovnik dalla barbarie e dalla vigliaccheria.
 Non solo però non furono bastevoli, furono, forse, un'aggravante: il predone, non preferisce forse, ad occhio, una bella villa sul mare, rispetto ad una casetta ordinaria o financo squallida?
Dubrovnik è la riprova che la Bellezza non salva, non può salvare, come già la Seconda guerra mondiale aveva dimostrato in abbondanza.

 Adesso la antica Ragusa deve salvarsi, invece, solo da se stessa (oltre che dai terremoti, essendo zona ad altissimo rischio sismico, come il terremoto del 1667 dimostra): corre il rischio di Venezia e di tutte le città che vengono prese d'ostaggio dal turismo di massa. Il pericolo è reale.
 Il momento migliore per vederla, ormai, è la mattina fino alle 8, forse le 8,30, priva di turisti vocianti, di gruppo o meno.

   Ad ogni buon conto, una lezione Dubrovnik ce la può e deve dare anche oggi: nonostante tutto ciò che accadde 20 anni fa, è sempre aperta la Chiesa ortodossa. La Chiesa della confessione di coloro che semidistrussero Dubrovnik solo due decenni or sono.
 Molti turisti neanche si accorgono che sia ortodossa, pochi ci entrano, preferendo i negozi a loro destinati. La Chiesa, con le sue belle icone ai lati, però c'è, e si mostra a chiunque voglia visitarla, nel cuore della città antica: esempio, davvero mirabile e straordinario, di forza e di tolleranza al tempo stesso.

mercoledì 29 agosto 2012

Santa Maria della Scala: i banchetti della Casta


  Negli ultimi giorni il Santa Maria della Scala è stato al centro del dibattito cittadino: articoli (tra cui quello su questo blog di lunedì scorso), interventi e controinterventi (con il redivivo Fiorino Iantorno, ceccuzziano pentito: meglio tardi che mai...), appelli con successive, orwelliane, messe in riga, soldi arrivati dalla Regione (400mila euro, ossigeno ma non certo di più). Chi più ne ha, più ne metta.
Per quanto l'eretico non abbia certo iniziato, come altri, solo adesso ad occuparsi di Sms (vedasi per esempio l'articolo sulla fallimentarissima mostra dell'erotomane Milo Manara, che fu anche prorogata dalla Giunta Ceccuzzi!), un altro pezzo - e magari anche due - su quello che doveva essere il fiore all'occhiello della candidatura senesota a Capitale europea della cultura, ci sta proprio bene.

  Un appello, più che un articolo. Ora che qualche soldarello, grazie a Enrico il Rossi, è arrivato; visto che il progetto, alato ed europeo, del Grande Sms è fallito in toto nel modo miserrimo che tutti abbiamo sotto gli occhi, si apre una possibilità davvero meravigliosa, straordinaria. Irripetibile, forse. Soprattutto per gli storici che inizieranno a studiare e documentare la decadenza della città negli anni a venire. Il Sms è stato un luogo dove si è fatta la storia della città: perchè non continuare a renderlo tale?
Per documentare gli sprechi che hanno portato al fallimento - del Sms come paradigma della città castista - per esempio si potrebbero mettere in mostra quelle cabine per gli/le interpreti, cabine che erano state comprate con fior di denaro pensando appunto in grande, per fare diventare Palazzo Squarcialupi sede di Convegni con esperti da ogni parte del mondo (poi è finito a servire per presentare la candidatura ceccuzziana di Siena 2.0...): queste cabine languono penosamente in uno stanzino, usate a guisa di sgabuzzini, con dentro materiale di un valore non proprio culturale (scope, stracci, panni). Una tristezza infinita, uno spreco di cui nessuno si assumerà mai la responsabilità.

   Oppure si potrebbe fare venire fuori quel grande gazebo che serviva, nella Corte del passeggio, per la cucina del catering, quando il Conservatore Enrico Toti faceva imbandire tavole pantagrueliche non con cacio e baccelli, ma con il top del catering toscano, cioè Guido Guidi from Florence. Ad un certo punto, quel gazebone sparì letteralmente dalla circolazione: si va a Chi l'ha visto?

   Ma il massimo del massimo, il top del top del top, sarebbe il ricreare (questa volta però davanti a spettatori e storici, magari almeno non paganti) uno dei simboli, uno degli status symbol della swinging Siena castista: l'appuntamento con il consueto banchettone del 31 dicembre in Palazzo Squarcialupi. Grande e munifico anfitrione, ovviamente, Enrico Toti. Cenoni, in realtà, per pochi intimi, a base di pesce della migliore qualità, forme di parmigiano reggiano, vino di classe e champagne. Immancabile, fra i commensali, il Genio della comunicazione Mps, quel David Rossi, esteta ed amante dell'Arte e del Bello.
Una parte di questi 400mila euroni regionali, dunque, usiamoli bene, una volta tanto: facciamo un pochina di storia di questi ultimi anni senesoti.

 E le dipendenti della Zelig (la cooperativa del Sms) non stiano a lamentarsi troppo: dal primo settembre, prenderanno, come cassa integrazione, l'80% del loro stipendio di 800 euroni. E hanno anche il coraggio, la sfacciataggine di lamentarsi, le ingrate... 

martedì 28 agosto 2012

Parte la Città aromatica: Profumo show!!

 
  
   In perfetta concomitanza con l'incipit della imperdibile Città aromatica, ieri si è esibito Alessandro Profumo alla Festa del Pd in Fortezza. Con lui, l'eurodeputato Leonardo Domenici (ex Sindaco di Firenze per due legislature, quello che nel 2008 si incatenò perchè la Magistratura si era attivata su di lui), il giornalista Cesare Peruzzi del Sole 24 h (ieri più efficace del suo abituale standard, pur sempre iperfelpato) ed un giovane del Pd con la barba (utile solo per introdurre il dibattito, cercando di fare parlare di Europa e di massimi sistemi, piuttosto che di Mps).
A questo giro, invece della caverna, della grotta dell'Enoteca, il tutto si è svolto sotto il tendone della Festa, strapieno: i seduti, in maggioranza piddini di provata fede e di applauso pronto; quelli in piedi, prevalentemente critici (presenti sindacalisti senza foularino viola, Lega, Pietraserena con Romolo Semplici ed Enzo De Risi, incazzati vari).
Quello della Provincia e Gabriellone Mancini, in effetti, dove li metti, stanno, pur di conservare la poltrona e lo stipendio; uno che si presenta fresco di 40milioni di buonuscita da Unicredit, invece, bisogna farlo stare all'arietta, finalmente godibile, senza imporgli saune non volute. Ognuno ha il palcoscenico che si merita.

   Va detto che Alessandro Profumo se l'è cavata benone: a parte un paio di uscite a vuoto e due non risposte (di cui si parlerà a breve), ha tenuto il campo con sicurezza, dimostrando di avere un futuro in politica (Passera docet): è probabile che D'Alema e Rosaria Bindi ci abbiano già fatto più di un pensierino. D'altra parte, è o no il Pd il partito dei banchieri?
 Vista l'occasione, mi scuso con il Presidente Mps (solidarietà fra rinviati a giudizio?) per avere, in un paio di occasioni, anche io ceduto alla tentazione irresistibile di urlare qualcosa mentre parlava, dandogli sulla voce. Così non si fa, durante un dibattito, e me ne scuso. In ogni caso, se uno è Presidente di una banca in stato agonico, qualche contestazione se la dovrà pur prendere, no?
Profumo ha avuto buon gioco nel certificare - con una apoditticità mai sentita prima - lo stato pietoso in cui si trova la banca: ha detto chiaro e tondo che la sopravvivenza stessa dell'istituto è tutt'altro che certa; ha spiegato coram populo che la banca è di fatto nazionalizzata, visto che gli aiuti statali sono superiori alla capitalizzazione; ha infine chiarito, una volta per tutte, che il Monte dei paschi, ora come ora, è una banca che non guadagna niente ("oggi non guadagniamo un euro"), e che se continua così il posto di lavoro lo perdono tutti. Chissà come riporterà queste affermazioni, la stampa senesota embedded, domattina: aspettiamo con trepidante curiosità intellettuale.
 Debole assai, invece, Profumo si è rivelato sulle colpe mussariane, per quanto anche in questo caso si sia spinto oltre ogni precedente:
 "la senesità della banca non esisteva già più, non è che sia a rischio", è arrivato a dire; per lui, l'errore più grande della gestione Mussari non è stata Antonveneta ( però ha dovuto ammettere che era stata offerta anche a lui, quando era ad Unicredit, e l'aveva rifiutata...), bensì l'avere riempito la pancia dell'istituto di quei 27 miliardi di titoli di Stato.
Ha dunque demolito in modo puntuale e sistematico l'operato mussariano, ma il nome ed il cognome dell'avvocato di Acampa Giuseppe proprio NON RIESCE A PRONUNCIARLO. Pare proprio più forte di lui: come si dice a Roma, nun gliela fa. Le due domande cui non ha risposto (e sulle quali ha mostrato gli unici momenti di nervosismo, sebbene impeccabilmente controllato) sono state quella sull'azione di responsabilità e sul motivo della incredibile rielezione di Mussari Giuseppe all'Abi: si è dilungato sul primo mandato (luglio 2010), mentre sul secondo ha del tutto glissato (ma non aveva appena detto che la gestione Mps era stata inefficace? Strano concetto della meritocrazia, dunque...).
Ancora una volta, il punto è: se non c'è chiarezza su certi fatti del passato (Antonveneta, il perchè Mps si sia riempita di titoli più della ben più grande Unicredit, come detto da Profumo stesso), se non si dice chiaro e tondo che Mussari Giuseppe (con il pieno consenso di Ceccuzzi) ha usato per 6 anni una banca solo come trampolino personale per la futura carriera romana, con che faccia si va a chiedere sacrifici ai dipendenti? I quali, senza alcuna retorica, in Antonveneta o nei titoli comprati per ingraziarsi Giulio Tremonti, certo non hanno responsabilità alcuna.

  La gaffe, infine, che ci sta sempre: messo alle corde su Mussari, come detto si è un pochino spazientito, il Presidente, ad un certo punto. Nell'unico momento in cui ha dimostrato di meritare appieno il soprannome di Arrogance, ha sbottato, davanti al rumoreggiare degli astanti:
 "Guardate che se continua così si smette. Io mi sono alzato alle 5, stamattina!".
Il Presidente deve sapere che la vita dei milionari (di euroni) è come quella di New York city negli States: la città che non dorme mai. I milionari (di euroni) non devono dormire mai (al massimo, un riposino): devono sempre vegliare, per il Bene comune, contro la dittatura del mercato...

Ps Dopo la serata alla Festa del Pd, dopo il Profumo show, dopo le polemiche su Mussari, l'eretico è  tornato a casina. Non avevo più voglia di seguire, anche in televisione, dibattiti e talk show, ne ero sazio.
 Per terminare la serata, quindi, mi sono sintonizzato su Rai 4, a mezzanotte in punto. Ho guardato un episodio dei Soprano... 

lunedì 27 agosto 2012

Indovinello ereticale: vediamo chi vince...

 
     In attesa di sapere quale sarà l'entità della mancetta che Enrico Rossi darà al Sms (certo meno pingue di quella necessaria per tappare i buchi dell'Asl 7), trepidanti per l'incontro con Profumo Alessandro di stasera in Fortezza (lo rifaranno nell'antro dell'Enoteca? Almeno stasera si dovrebbe respirare...), l'eretico lancia un "indovina indovinello" di quelli stimolanti assai. Tenuto in naftalina per tanto, può essere interessante tirarlo fuori adesso: chi ha orecchie per capire, capirà; chi non c'arriva, nessun problema...

  Nella nostra città, su di un muro vecchio ma non antico, c'è una scritta che più anni Settanta di quella non esiste, capace di riportare ad una tragedia come la morte del ferroviere anarchico milanese Giuseppe Pinelli, morto (per la Magistratura, non assassinato) il 15 dicembre 1969 a Milano. Dopo la sua morte, partì una virulentissima campagna di stampa da parte di Lotta continua (chissà se Adriano Sofri avesse avuto un blog...); campagna che - sempre secondo la Magistratura - portò lo stesso Sofri ad organizzare l'omicidio del Commissario Luigi Calabresi, tre anni dopo.
 Vergata con vernice bianca evidentemente resistente assai su questo muro, verosimilmente da un attivista di Lotta continua senese in quei perigliosi momenti post 15 dicembre 1969, recita in modo testuale:
"Pinelli assassinato".
Il cognome ("Pinelli") si legge piuttosto bene, mentre il verbo si può scorgere solo dopo un'analisi molto attenta, di certo non superficiale. Anche all'eretico era sfuggita per anni, prima che, un giorno, gli ci cadesse l'occhio in modo più attento ed indirizzato.
 Si chiede di indicare con precisione l'ubicazione del muro con sopra appunto la scritta. Tutto qui.

   Al primo che indovina (purchè ovviamente si palesi!), un regalo straordinario ed irripetibile: una copia di ogni capolavoro ereticale, nel caso firmate. Se uno ce l'ha già, che le regali. O che le bruci, volendo: fra poco riarriverà il freddo. Se il vincitore non vuole libri tout court, si arrangi.
Vediamo se ci sono lettori dall'occhio felino, attenti a queste scritte, dunque: secondo l'eretico, non è facile da individuare, ma potrei essere sbugiardato in modo clamoroso.
 In questo caso, ne sarei lieto...

Ps Questa è facile facile: chi è che invitò in pompa magna il condannato Adriano Sofri a presenziare al Palio dalle trifore comunali? Con questa risposta, non si vince niente, eh...

domenica 26 agosto 2012

I fascisti e Grillo (e Bersani, e Ceccuzzi)...

  L'eretico aveva voglia di scrivere d'altro, in tutta franchezza: la domenica piace spaziare su altri lidi; le parole del meno famoso dei Bersani alla Festa dell'Unità di Reggio Emilia, però, sono talmente sconfortanti da meritare un commento articolato. Che ahimè non si potrà non estendere al caso senesota, visto che domani è il Profumo-day ed il 1 settembre Franchino il Ceccuzzi chiuderà la kermesse piddina della Fortezza.

  Partiamo da Bersani, segnatamente dal suo intervento sul linguaggio - indubbiamente forte e non politicamente corretto - usato soprattutto dai grillini contro la nomenklatura del Pd. Tutto abbronzato (compresa la testa lucida: si consiglia il cappello, in questi casi), Bersani ha tirato fuori il termine "fascista" per apostrofare i grillini e, in senso più ampio, i dipietristi (oppure i dissidenti in quanto tali?). Perchè non si creassero equivoci, ha voluto dare una patina di serietà storica a ciò che ha detto sul palco, con il suo incondibile accento da bagnino felliniano ("qualcuno bisognerebbe si andasse a leggere qualche libro di storia...si pensi al 1919").
 In primo luogo, applicando il termine in questione ai grillini, Bersani ha ovviamente forzato la realtà storica (di questo pare sia consapevole perfino lui): non solo ovviamente i grillini non esistevano durante il periodo incriminato, ma non esisteva neanche il mezzo, contro cui Bersani sembra inviperito, cioè il web. Né risulta, soprattutto, che i grillini siano finanziati dai gruppi di potere economico e finanziario, come accadeva ai fascisti nel "Biennio rosso" cui inopinatamente si rifa Bersani. Ed ancora: sono forse gruppi violenti, i grillini? Dispongono di armi (proprie ed improprie), come i fascisti del 1919 (e soprattutto del 1922)? Questo al netto di tutte le infinite differenze di idee, su cui non vale neanche la pena approfondire, tanto vasta è la differenza.
Rifilando ai dissenzienti in quanto tali il termine di fascisti, forzando oltre ogni misura la comparazione storica (in generale, cosa affascinante: ma non da lasciare in mano ad un Bersani qualsiasi...), va da sè che il termine lo si svuoti, lo si faccia evaporare di senso. Tutti fascisti, dunque nessuno fascista davvero.
Che poi questo attacco, questa lezioncina sul pericolo delle parole, arrivi da chi dedica (o solo pensa di) dedicare l'evento che sta inaugurando a Palmiro Togliatti, questo diventa semplicemente inaccettabile. Vogliamo forse scrivere qualcosa sugli anni togliattiani in cui il Migliore era, con Dimitrov, uno dei più stretti collaboratori di Josif Vissarionovic Dzugasvili (Stalin)? Vogliamo riandare a cosa disse - e senza più essere a Mosca, tra l'altro - quando i carri armati sovietici invasero Budapest (insieme al compagno Giorgio Napolitano, anch'egli plaudente il massacro)? Calma, calma prima di dare del "fascista" a qualcuno: soprattutto, direi, quando non lo è...

  Veniamo alla realtà senesota. Anche qui, la parola "sinistra" è di fatto sequestrata dal Pd o dai suoi subalterni che si fanno fare le photo-opportunity con Vendola Nichi. Forse è venuto il momento di chiederci (a dirla tutta, l'abbiamo già fatto decine di volte): SU QUALI BASI, A QUALE TITOLO IL PD SI PRESENTA COME PARTITO DI SINISTRA, seppure con la ipocritissima e furbesca aggiunta di "riformista"? Parliamo della città, non sdirazziamo: censurare sistematicamente le idee e le informazioni, è prerogativa della sinistra? Avere come principale finanziatore del Partito stesso un banchiere (peraltro debitamente inquisito), è prerogativa della sinistra? Chiamare a sdottorare alla propria Festa un banchiere - lui già rinviato a giudizio! - che si è buscato 40 milioni di euroni di buonuscita dalla sua precedente attività, è prerogativa della sinistra? In buona sostanza, rovinare le ricchezze di una città, è cosa di destra o di sinistra? L'eretico crede che sia essenzialmente questione di persone. Comunque, a brevissimo, ce lo spiegherà Franchino il Ceccuzzi: il prossimo 1 settembre, quando si esibirà in Fortezza. L'eretico lo ascolterà con piacere. Gli raccomando di calibrare bene le affermazioni: attenzione massima a non dire cose che possano essere sputtanate da frasi pronunciate in precedenza, nei lunghi anni (la Lunga Marcia?) in cui studiava da Sindaco...

 Nel frattempo, ritornando alle parole di Bersani:
 "Vengano a dirle qui (a Reggio Emilia, alla Festa nazionale del Pd, Ndr), certe cose che sono sul web, vengano".
Secondo Bersani, dunque, le critiche bisogna farle dal vivo, faccia a faccia, fuori dal web. Senza saperlo e senza rendersene conto, sta pubblicizzando la più folta presenza possibile da Profumo (domani) e da Franchino (sabato).
 Il Pd ha proprio il segretario che si merita (con il quale ovviamente tutta la Casta senesota è stata ed è schierata sin dall'inizio). Diamo retta al meno famoso dei Bersani: tutti in Fortezza, dunque!

venerdì 24 agosto 2012

La Chiesa sì che è meritocratica...

   Siamo tutti d'accordo: in Italia il deficit di meritocrazia è un'emergenza nazionale; a Siena anche di più, non esistendo una stampa decente che controlli le malefatte del Potere e che stigmatizzi gli inabili messi nei centri di comando (ed i nodi sono venuti al pettine, ormai).
Meno male che, dall'alto della sua storia plurisecolare, c'è la Chiesa ad indicare la dritta via da seguire, quanto a meritocrazia e a valorizzazione delle figure più degne.

  Da giorni, per esempio, si parla della promozione a Vescovo effettivo dell'ex rampante Vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago (vedasi ieri Maria Cristina Carratù su Repubblica Firenze). Dove andrebbe Maniago a svolgere il prestigiosissimo ruolo di successore apostolico? Nientepopodimeno che nella vicina Grosseto. Ma questo Maniago non era quello legatissimo (il superlativo non è accessorio) a don Cantini, il violentatore (alla fine, riconosciuto come tale anche dalla Chiesa stessa, ovviamente solo quando non era più possibile negare l'evidenza) di giovani nella parrocchia fiorentina Regina della Pace? Ebbene sì, proprio lui. Maniago si è formato avendo come padre spirituale don Cantini. L'Arcivescovo di Firenze Claudio Betori (umbro come Antonio Buoncristiani) nel giugno del 2011 organizzò una bella "veglia di purificazione" (con preghierine concordate all'uopo) nella Santissima Annunziata, e l'onta di don Cantini fu subitaneamente lavata (dopo ignobili coperture di decenni, testimoniate in modo puntuale dall'associazione delle vittime).
Maniago, d'altro canto, è uomo dalle molteplici relazioni d'alto bordo, quindi è bene non solo promuoverlo, ma anche farlo restare sul territorio che meglio conosce. Chissà contenti a Grosseto di vederlo arrivare (ancora manca l'ufficializzazione, peraltro)...

 Nel nostro piccolo, anche a Siena - senza arrivare a don Cantini - non ci si può lamentare, quanto a meritocrazia ecclesiastica. Don Giuseppe Acampa fu promosso sul campo monsignore non appena scattarono le indagini della Procura di Siena su di lui (ma poi, siamo proprio sicuri che il titolo ce l'abbia davvero?).
 Dalla piccola - seppure benissimo accessoriata - casa del Costone è stato trasferito in pompa magna nel palazzo dove risiedeva il Vescovo di Colle (fino al 1986), giusto davanti alla Cattedrale. Di bene in meglio, dal punto di vista della residenza: e malevole ed invidiose voci colligiane mi dicono che quanto ad idromassaggio l'Acampa niente si sia fatto mancare neanche a questo giro.
Economo dei beni curiali era, e tale è stato trionfalmente riconfermato lo scorso giugno, dopo 5 anni di oculatissima esperienza di amministratore.

 L'ex Procuratore capo di Siena, dottor Calabrese, in una mitica intercettazione telefonica dell'ottobre 2006 da me pubblicata plurime volte, gliel'aveva detto, all'Acampa, che lui doveva andare a Roma, a fare il Cardinale. Senza perdersi con questi senesi.
Ricordando che prima di essere creati tali (Cardinali) bisogna essere Vescovi, l'eretico invita i suoi lettori ad aspettare: solo una questione di tempo, solo una questione di tempo...

Ps Ieri, sul far della sera, l'Acampa Giuseppe stazionava, solo soletto, in Piazza del Campo, giusto davanti al bar Fonte Gaia. L'eretico - noto sfaccendato, specie a quell'ora - si è messo a debita distanza ad osservarlo (è sempre un piacere dell'anima). Tempo pochi attimi, ed è arrivato un baldo giovane, più alto di lui (non che ci voglia molto), in bermuda.  I due hanno parlato per una decina di minuti, amabilmente; ad un certo punto, il monsignore (?) ha portato la sua mano sulla spalla sinistra del giovane. Convertitolo subitaneamente, l'ha salutato con un sorriso dei suoi, e si è dileguato verso la Costarella.

giovedì 23 agosto 2012

Mps si dà al cinema: per David Rossi successo assicurato!



    Dopo le sfilate di moda e le imperdibili felpe targate Mps - penose testimonianze del mussarismo declinante -, ora il Monte dei Paschi si butta sul cinema: e noi, cinefili incalliti, ne gongoliamo.
 Tra l'altro, per i due film finanziati fino ad ora, si tratta - secondo l'autorevolissima fonte interna del Genio della comunicazione Mps, David Rossi - "solo" di 800mila eurini. Rispetto alle milionate di euroni sputtanati per il pastificio Amato legato a Paolone Del Mese o a quelle sperperate per l'amicone costruttore di Denis il Verdini, sono bruscolini; se poi pensiamo ai miliardi spariti chissà dove ed in chissà quali tasche grazie all'affare del secolo (Antonveneta), questi finanziamenti a bravi autori si configurano come mancette o poco più.

 Curiosi, semmai, due elementi: la motivazione del finanziamento (400mila ad entrambi, da Mps Capital services); ancora di più, i titoli delle 2 opere in questione.
David Rossi (o chi per lui) scrive che grazie a questo tax credit "le banche possono oggi sostenere il cinema in una logica industriale e coerente con gli obiettivi di valorizzazione delle risorse...e al contempo della messa a frutto dei capitali e delle risorse finanziarie". La banca, insomma, ci vuole guadagnare, ci si muove in una "logica industriale". Se lo dice lui, siamo a cavallo.
 Il piccolo problema è che bisogna vedere come andranno in sala (e nella filiera conseguente) i due film. David Rossi, in questo caso, dimostra di avere doti divinatorie: lui sa già - prima che escano -  che saranno un successo, che sbancheranno il botteghino.
Non è un comunicatore: è, appunto, un Genio capace di predire il futuro...

  I titoli: il film di Luigi Lo Cascio, bravo attore alla prima esperienza registica, è intitolato La città ideale, e Mps ci dice che è stato girato a Siena tra il novembre ed il dicembre 2011. Ottimo il titolo, ancora di più il tempismo.
Il secondo, diretto da Enzo D'Alò, si intitola Pinocchio (sì, proprio così!): più del primo, questo è un titolo perfetto per la Siena odierna. Basterebbe mettere il plurale, perchè davvero da Pinocchi siamo circondati...

Ps Visto che di cinema si parla, l'eretico segnala volentieri che il festival di Maria Pia Corbelli, nonostante i bastoni fra le ruote, continua ad esistere ed a togliersi anche qualche soddisfazione. Il bravo Zingaretti, invece, ha fatto le valigie, e da Siena si è diretto a Cortona.
 Quanto all'esperimento del panificatore-cinefilo Sclavi (l'unico a raccattare finanziamenti pubblici, come scritto illo tempore), stendiamo un velo pietoso. Tra l'altro, i film venivano proiettati al Santa Maria della Scala...

mercoledì 22 agosto 2012

Festa del Pd: più che la noia, potè il caldo...

 
     Come si potrà immaginare, l'eretico è arrivato un pochino prevenuto, ieri sera, all'incontro sulla crisi organizzato all'interno della Festa piddina in Fortezza. Ma posso assicurare i lettori che l'esperienza è stata ben peggiore delle più pessimistiche previsioni. Non bisogna essere solo masochisti, per recarsi ad uno di questi incontri, come sempre scritto; da ieri, mi sono convinto che si debba essere un po' ottusi, e questo, francamente, non mi va troppo bene.
C'era un certo, telegenico Biagianti - se ho capito bene il cognome - ad introdurre tre menti che hanno ridotto Siena a ciò che è: il Presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi, quello della Provincia e Gabriellone da San Gimignano. Questo, si sapeva da prima.
  Ciò che NON si sapeva, però, era che il kafkiano incontro (impossibile da sintetizzare, perchè niente di significativo è stato detto) si è svolto in un antro, in una caverna stopposa dell'Enoteca italiana, con due elementi che lo rendevano di fatto impraticabile per chi non fosse cresciuto in Amazzonia: il caldo tropicale e la musica, a tutto volume, che proveniva dalla discoteca soprastante (era il martedì dell'Enoteca, quello gestito dal grande Acetello nei rari momenti liberi dalla barca...).
 A sedere - contate varie volte, visto il nulla da ascoltare - 26 persone 26, di cui solo la metà dotate di ventaglio, e le altre mezze desiderose di averlo. Guest star, Gabriellone Mancini, Presidente della Fondazione Mps, ovvero di quel che ne resta: imperdibile la sua camiciola a maniche corte (!), con il collo taurino incassato fra le due spalline scivolose; alla fine della serata, avrà perso minimo tre o quattro chili, tipo Pagliuca dopo la finale del Mundial del 1994 giocato all'ora di pranzo (ma senza muoversi di un centimetro quadro, il valdelsano).
 Questo Biagianti (se si chiama così) cercava di dare un po' di ritmo, servendo peraltro domande sul piattino d'argento alle tre menti senesote, ma non c'è stato proprio verso. E quando al caldo si è aggiunta la musica discotecara a tutta palla, quello della Provincia ha continuato con le solite frasine fatte sulla crisi che batte forte, con la solita lezioncina sull'importanza del ruolo della Provincia, senza neanche capire che era il caso almeno di cambiare timbro di voce (meglio ancora, sarebbe stato smettere tout court, per rispetto degli astanti).
 Fra i partecipanti alla sauna piddina (ma senza la piscina dopo), anche Romolo Semplici di Pietraserena e Francesco Giusti della Lega, con l'inseparabile Maurizio Montigiani leghista della prima ora. Gli altri dell'opposizione (chi?), non pervenuti.
  Ma la cosa più stimolante è stata senz'altro la tattica piddina per depotenziare e sterilizzare l'eventuale confronto-contraddittorio con il pubblico. L'hanno pensata bene, a questo giro, le menti piddine: non volendo fare la figura dei censori antidibattito che in realtà sono da sempre, prendono il pubblico per sfinimento (caldo tropicale, musica insopportabile, verbosità inaccettabile dei relatori), tirano tardi (fino a mezzanotte piena), dopodichè i pochissimi superstiti (fra i quali non l'eretico, sfiancato già dopo un'ora) o hanno perso la voglia di domandare a causa della grave disidratazione, o domandano nel deserto dei pochissimi sopravvissuti, ottenendo peraltro risposte generiche ed evasive.
 Bravini davvero, questi piddini: perchè, nel prosieguo della magnifica Festa, non prendono in affitto una caldera? Almeno uno lo sa prima, e si organizza all'uopo...

Ps Il 27 ci sarà Alessandro Profumo, Presidente di Banca Mpr. Che si fa, lo si fa parlare a ruota libera per tre o quattro ore per risfiancare gli astanti come ieri? Sarà una serata calda anche sotto altri aspetti?      

Il Presidente Napolitano risponde a tutti? Non è vero


     Dallo scorso giugno è scoppiata la nota querelle sulle telefonate fra l'ex Ministro dell'Interno Nicola Mancino e l'attuale (nonchè ex Ministro dell'Interno anch'egli) Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La questione tecnico-giuridica è se queste intercettazioni debbano essere distrutte subito (non avendo, secondo la stessa Procura palermitana, rilevanza penale), o se prima debbano passare attraverso l'udienza-filtro del Gip (con il rischio concreto che possano arrivare ai media).
 Sull'opportunità o meno delle telefonate, l'eretico ritiene che siano state un gesto gravemente azzardato, da parte del Presidente Napolitano (se non è vilipendio scriverlo, come ci si augura).
 Ma non è dello specifico tecnico-giuridico che ci si vuole occupare, lasciando lo spazio agli esperti in materia, i quali da settimane si stanno esprimendo, senza trovare unanimità, come sempre accade in queste cose.

 All'eretico preme invece approfondire un aspetto, che è poi alla radice della questione: per il Quirinale (Presidente e suo staff), tutti i cittadini sono uguali, ovvero no? Dagli ambienti vicini a Napolitano, non c'è stato giorno in cui non sia stata fatta professione di assoluta uguaglianza: la litania è sempre stata quella del "noi rispondiamo sempre a tutti coloro che ci scrivono...non esistono cittadini di serie A o di serie B".
Questo blog, nel suo piccolo, può dimostrare documentalmente che ciò NON RISPONDE ASSOLUTAMENTE AL VERO. E la lettera di cui si sta per parlare, non è una lettera di auguri natalizi o concernente cosette bagatellarie: investe in pieno il Sistema Giustizia (giudicante) del Tribunale di Siena.
Il professor Franco Nardi - come è risaputo - era stato indagato e poi del tutto scagionato dall'accusa di avere dato fuoco agli uffici della Curia senese, il 2 aprile 2006; in estrema sintesi, divenuto il professore Parte civile per l'accusa di calunnia pendente sul responsabile dell'incendio per il Pm Nicola Marini (cioè monsignor Giuseppe Acampa), il Nardi ha mandato una accorata lettera al Presidente Napolitano per sapere perchè, scaduti i termini di legge per la presentazione delle motivazioni della sentenza (3 mesi), ancora il Giudice Monica Gaggelli non avesse ottemperato ad un suo preciso obbligo.
A metà ottobre 2011 scadevano i termini, ed il Nardi non aveva ancora potuto sapere perchè il suddetto Giudice Gaggelli avesse clamorosamente (mi sia consentito) mandato assolto il monsignore (difeso dall'avvocato Mussari Giuseppe, in quel momento Presidente del Monte dei paschi di Siena, nonchè principale finanziatore del Pd senese...). Voleva solamente sapere il perchè, il professor Nardi, e la Legge era con lui. Nessuno ovviamente pretendeva che il Presidente intervenisse sulla sentenza assolutoria, sia ben chiara la cosa: si voleva, forse, solo una mezza parola di conforto, visto che dal Tribunale di Siena niente arrivava (per la cronaca, le motivazioni dell'assoluzione del monsignore sono arrivate solo il 3 aprile 2012, ed il Pm Marini ha poi appellato la sentenza assolutoria).
Ecco che, affranto, il Nardi come ultima ratio manda una raccomandata con ricevuta di ritorno alla Presidenza della Repubblica. Il tutto avviene il 9 dicembre 2011 (quasi 2 mesi dopo che le motivazioni sarebbero dovute essere pubbliche!); si risparmiano ai lettori i numeri documentanti gli estremi della spedizione. La missiva arriva al Quirinale il 14 dicembre: sarà stata almeno letta? Si spera di sì. Fatto sta che il 30 dicembre, la lettera ritorna da dove era partita 21 giorni prima.
Nessuno - né il Presidente, né qualcuno dello staff - si è degnato di rispondere al povero Franco Nardi, che chiedeva solo un pochino di Giustizia (né alcuno ha telefonato o comunicato in alcun modo con il professore).
Tutti uguali, i cittadini che chiedono Giustizia al Quirinale?

Ps Quella sentenza assolutoria verso il monsignore era stata incredibilmente anticipata nelle motivazioni di una sentenza civile che riguardava lo scrivente: il Giudice Cavoto, scrive nel gennaio 2011, che il monsignore è stato assolto con formula piena dal Processo sull'incendio! Peccato che il Processo fosse ancora in corso, e molte udienze si dovessero ancora svolgere. Un incredibile errore: causato da cosa?
 Che faccio, mando una lettera al Quirinale anche io? Se qualcuno mi dà il numero diretto, io quasi quasi telefono...

martedì 21 agosto 2012

Praga, 21 agosto 1968

 
   44 anni or sono, le truppe che erano entrate nel 1945 a liberare Praga dall'oppressione nazista, entrarono, con ben altri intenti, nella Capitale dell'allora Cecoslovacchia. I liberatori di ieri, che diventano gli oppressori dell'oggi, in quella fine d'estate del 1968. I carri armati nella Piazza San Venceslao, ancora una volta. Ma senza alcun tripudio. Il laboratorio del cosiddetto "socialismo dal volto umano" propugnato da Dubcek, in frantumi.
I praghesi fecero quel che poterono, per fermare il mezzo milione di soldati dell'URSS e del Patto di Varsavia: fra i cechi, si contarono 90 morti, 300 feriti gravi, 500 meno gravi. Per cercare di disorientare i tank sovietici, i cechi iniziarono a distruggere la cartellonistica, o la alterarono, attuando un gandhiano sabotaggio segnaletico che servì alla causa, ma non potè certo essere decisivo.

  Guardando al contesto di quell'anno, Breznev - leader sovietico - scelse dal suo punto di vista una via obbligata: c'era il precedente di Berlino Est e quello dell'Ungheria, e la paura dell'effetto domino, dopo la defezione dal blocco sovietico della Jugoslavia nel 1948 e con una Romania riottosa, era davvero troppo grave. Il Tribunale della Giustizia deve condannare Breznev senza requie, quello della Realpolitik no di certo. E c'era forse qualcuno, nel mondo, che poteva scagliare, in quel 1968, la prima pietra? Non certo gli States di L. Johnson, che avevano portato all'escalation, proprio nel biennio 1967-1968, la sporchissima guerra in Vietnam (della quale ancora, a causa del napalm e dei diserbanti, si sentono gli effetti!); forse qualcuno in Europa, dove in quel momento la Francia di De Gaulle si batteva, con gaullista determinazione, contro l'ingresso della Gran Bretagna nel Mercato unico europeo e si dotava della force de frappe, in nome di una Europa "carolingia" in cui la Francia doveva avere l'atomica in tutti i modi? Forse qualcuno poteva scagliare la prima pietra in Cina, allora peraltro al culmine della tensione con il potere brezneviano?

 A Praga, durante l'occupazione, ci fu chi ebbe il coraggio - lucidamente folle - di morire per un ideale di libertà e di giustizia. I giovani non lo conoscono: si chiamava Jan Palach, oggi avrebbe 64 anni; nel 1969, quel 16 gennaio 1969, di anni invece ne aveva solo 21. In Piazza Venceslao - la Piazza più strana del mondo, tutta in discesa come è - si diede fuoco, per risvegliare le coscienze dei suoi concittadini ed infondere loro vibrante sdegno per ciò che subivano. Morì tre giorni dopo.
Nel Museo del Comunismo di Praga, che ho avuto modo di visitare lo scorso aprile, c'è ovviamente un pannello a Palach dedicato. Fra le altre cose, si ricorda come la famiglia abbia fatto affiggere un manifesto funebre con la citazione del riformatore quattrocentesco Jah Hus (arso vivo come eretico nel 1415):
"Difendi la verità fino alla morte, perchè la verità ti renderà libero".
Oggi, c'è chi si suicida, con le stesse modalità di Palach, per il dramma del lavoro che non c'è. Una tragedia assoluta, che resta però nella dimensione personale, familiare, pur segno dei tempi.
 Jan Palach (ed il suo grande amico nonchè emulo Jan Zajic) si immolarono per un ideale collettivo. Il popolo praghese non ha dimenticato questo gesto, nonostante il quasi mezzo secolo di distanza cronologica.
Spiegatelo, ai vostri figli, chi era Jan Palach...

lunedì 20 agosto 2012

Santa Maria della Scala: Enrico Toti è in ferie?

 
    Con l'arrivo, a giugno, del Commissario Enrico Laudanna, fra le altre cose è sparito dalla circolazione (almeno per il momento...) un evergreen della politica culturale senesota, quell'Enrico Toti che si è fregiato sin dalla fondazione (1996) del titolo di Conservatore del Santa Maria della Scala. Attraversando indenne il trapasso dal Piccini al Cenni (I e II) , e dal paonazzo del Nicchio a Franchino il Ceccuzzi.
Che il simpatico Enrico abbia fallito clamorosamente nella sua mission (in buona compagnia, sia ben chiaro), non c'è dubbio alcuno: il Santa Maria della Scala è l'esempio più evidente, lampante e sfacciato del fallimento delle politiche culturali del Pd a Siena. Questo Partito che in queste sere ha il coraggio di autocelebrarsi (invece di chiedere scusa alla cittadinanza), è riuscito a distruggere - dopo il Monte, la Fondazione Mps, l'Università ed altro ancora -, anche il Sms. Nonostante tonnellate di denaro raccolte dai granai - allora pieni - dell'opulenta Fondazione Mps, sempre pronta a saziare gli appetiti degli Sgarbi della situazione.
Oggi si parla tra le righe di chiusura della struttura (ci rendiamo conto della gravità?), gestita di fatto dal Comune; i circa 40 dipendenti (cooperativa Zelig più comunali) non hanno certezza alcuna sul loro futuro, dopo anni di promesse e di stomachevoli "vi saremo sempre vicini", intonati con una intensità sempre più acuta allorquando le elezioni si stavano avvicinando. A Sms chiuso, i piddini continueranno a dire di stare vicini ai lavoratori? E qui non siamo all'Ilva, non c'è salute versus lavoro: qui c'è semplicemente l'incapacità di mantenere perfino questi posti di lavoro (non inquinanti), figuriamoci di crearne altri. Che si fa, si esternalizza anche il Sms alla Bassilichi?

  Torniamo al Deus ex machina del Sms, però. La cosa che lo avvicina a Franchino il Ceccuzzi è il non volere arrendersi all'evidenza di non essere più a capo della istituzione da lui guidata: pare addirittura che quando qualcuno, per inveterata abitudine, lo cerca in ufficio, chi risponde al telefono dica che "il dottor Toti è in ferie". Non riesce ad affrontare l'amara realtà e ad elaborare il lutto, dunque. Proprio come Franchino il Ceccuzzi.
 Abituato come era a timbrare il cartellino presto e ad andare via tardi se non tardissimo, è anche comprensibile. Talmente abituato a stare al pezzo, stakanov santamariascalino, da non trovare il tempo neanche - che so - per andare a ritirare un vestito (suo) dal commerciante, ovvero di andare a comprarsi il panino o la frittatona d'ordinanza: per queste incombenze da inferiori, c'erano gli addetti all'uopo. Targati Sms, appunto. Lui doveva restare a meditare, pensare, pianificare le magnifiche sorti e progressive della sua creatura: nessuna distrazione di sapore meccanico era consentita.

 Bisogna anche capirlo, però: con un nome ed un cognome così importanti e pesanti, chi è che avrebbe convissuto con facilità e leggerezza? Chiamarsi come l'emblema antropologico del coraggio italiano nella Grande guerra, come colui che, a Monfalcone nell'agosto del 1916, in un epico momento della battaglia, gettò la stampella contro gli odiati austriaci in articulo mortis, non è facile per nessuno. Non potrebbe esserlo.
"Nun moro, nun moro", avrebbe esclamato, con il suo accento ciociaro, Enrico Toti davanti all'esercito asburgico che lo stava per ammazzare, secondo la vulgata tradizionale.
"Non lascio, non lascio" (il posto di Conservatore), forse avrà detto il nostro Enrico Toti davanti al perfido Commissario Laudanna, nel giugno scorso...   

Ps Intervista a Sienanews del 23 settembre 2011, per presentare i festeggiamenti dell'Oca (di cui è Vicario), tutti incentrati sui 150 anni dell'Unità d'Italia.
 "I bersaglieri entreranno a Porta Fontebranda, così come i veri bersaglieri entrarono a Porta Pia quel XX settembre 1874!".
Solo per l'importanza della data: era il XX settembre, sì, ma del 1870!

domenica 19 agosto 2012

Lavoro? Poco; qualche volta, anche poca voglia di lavorare...

 
     Tutti gli esperti di problemi occupazionali dicono e scrivono che il più assillante problema in campo italiano non è la disoccupazione in quanto tale, ma la disoccupazione giovanile. In questo triste campo, rivaleggiamo con la Spagna, fra gli altri.
L'eretico ha sempre sostenuto che l'attuale sistema concertazionistico italiota tende a garantire chi il lavoro già ce l'ha, piuttosto che a favorire chi lo dovrebbe trovare: lo dicevo a 25-30 anni quando questa situazione la subivo, lo ridico adesso che sono un ipergarantito (Ministro Fornero e Stefano Bisi permettendo, si capisce...).
Spezzata questa lancia, sacrosanta, a favore dei giovani molto meno favoriti rispetto ai meno giovani, ed ovviamente premesso che il discorso che si sta per fare ha un valore solo parziale,
bisogna però anche avere l'onestà intellettuale di andare oltre, e di affermare che c'è tutta una fascia di giovani (non solo provenienti da famiglie abbienti, tra l'altro!), la quale fascia dimostra in re ipsa di NON AVERE ASSOLUTAMENTE MOLTA VOGLIA DI LAVORARE.

  Il problema è nazionale, nessun dubbio; ma Siena non è certo esente, rispetto a questa tematica, se siamo sinceri nell'affrontare la questione.
 Con la crisi che c'è (in generale), e con il crollo del Welfare senesota (grazie Pd: non ti ringrazieremo mai abbastanza...), questo è un argomento non più eludibile.
Già ne Le mani sulla città avevo tirato fuori un personaggio, antropologico e sociale, ormai in via di estinzione: il giovane senese che lavora nell'edilizia, cioè Gianni il muratore, indomito compagno dell'eretico in scorribande calcistiche (ora, tra l'altro, travolto dalla crisi dell'edilizia). A chiedergli quanti fossero i giovani senesi suoi colleghi, si metteva a ridere. I virgulti senesi, con la calcina ed i mattoni non vogliono avere a che fare, punto e basta.

  L'altro giorno, le onnivore orecchie ereticali hanno captato un'altra storia, che fa il pari con altre che risparmio per esigenza di sintesi. Un barre (copyright di Colonnino) senese, in zona semiperiferica, per la stagione estiva cercava un giovane. Un apprendista, si sarebbe detto una volta. Sentite un pochino il salario: 1000 euroni tondi tondi (non so se fossero possibili anche mance o extra), per un lavoro di 4 ore (4 ore!) al giorno, sei giorni su sette. Il giorno del Signore, tutti a casa.
Uno potrebbe immaginare la fila, no? Invece la fila, in città, si fa per altro (omettiamo per cosa, per non polemizzare sempre).
 NESSUN GIOVANE HA AVUTO VOGLIA DI GUADAGNARE 1000 EURONI AL MESE, in questa lunga, calda, commissariale estate senesota.
Eh, certo: non si può andare al mare con gli amici, c'è questa maledetta mattina (o pomeriggio) occupata che spezza la giornata, poi è un caldo. Come dar loro torto?

Ps Stasera chi proprio è messo male può andare ad ascoltare quello della Provincia in Fortezza (se non salta anche questo incontro).   A proposito, una volta asfaltata la Provincia, quello della Provincia che va a fare, prima dell'età pensionabile?

venerdì 17 agosto 2012

Palio: il Montone, il Ministro Cancellieri, le scorte...



     Mentre il vittorioso Montone sfila per le vie della città, non si può non pensare al fortunato abbinamento della cena della prova generale tra la Contrada di Via dei Servi e il Ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri. Tecnica del Governo Monti, nonchè ex Commissario prefettizio di Bologna, come spesso rimembrato da queste colonne al tempo in cui Franchino il Ceccuzzi paventava la fine del mondo se fosse stato costretto a lasciare la guida della città. A maggior ragione in vista dei due Palii: i quali, invece, si sono svolti con le luci e le ombre di sempre, anche senza la guida dell'illuminato conoscitore della Festa.
Tradizionalmente, il Ministro dell'Interno il giorno di Ferragosto non va in ferie: sta al pezzo, a vigilare sulla sicurezza di noi cittadini perbene (si fa per dire...).
Il 15 agosto della Cancellieri è stato comunque quantomai intenso, nonchè in parte irrituale: polemica sulla scorta di Gianfranco Fini a livello nazionale, cenona in Piazza Alessandro Manzoni in occasione del tour senese caldeggiato dal Commissario Laudanna (futuro Ministro della Repubblica anche lui? Dopo essere stato a Siena, potrebbe fare il Commissario nazionale antimafia....).
Per chi durante i 4 giorni vive di solo Palio, il quotidiano filoberlusconiano Libero - diretto da Maurizio Belpietro, a sua volta scortato! - ha imbastito una durissima polemica sulla scorta del Presidente della Camera dei deputati, accusato di avere affittato per tutta la stagione balneare un hotel ad Orbetello per gli uomini della sua scorta, ovviamente a carico del contribuente.
 Iniziativa lodevole assai, quella di Libero (Fini ha annunciato querela, ma fa parte del "gioco"): se non fosse che Belpietro ha una sua sfacciata unilateralità, che gli fa colpire sempre e solo i castisti di una parte, quasi mai dell'altra.
 Ciò scritto, qualche leggerezza, sebbene sia tutto secondo la Legge, ci deve essere stata, da parte dell'ex delfino di Giorgio Almirante. Non a caso, bacchettato piuttosto duramente anche da Francesco Merlo su Repubblica del 15 agosto ("L'estetica della scorta", pagina 30); e bacchettato, Fini, dalla stessa Cancellieri, nel colloquio con Merlo:
 "Sicuramente è uno spreco, probabilmente non isolato, da eliminare e soprattutto da non ripetere. E per me è l'occasione per rilanciare quella battaglia che da tempo voglio condurre a testa alta sull'uso e abuso della scorta".
  Chissà se nel Montoncino qualcuno gliel'ha sussurato nelle orecchie, ma Siena è all'avanguardia, quanto a scorte (non armate, peraltro): cosa altro è, se non una scorta in piena regola, il gruppo di contradaioli (3,4,5...) che scorta appunto il fantino nei 4 giorni palieschi?
Il problema sorge allorquando si arriva all'"estetica della scorta", riprendendo il notista di Repubblica. Il quale (a proposito di Fini) infatti scrive, con grande acume:
 "quella scorta NON LO PROTEGGE MA LO OMAGGIA...in Italia ogni scorta diventa la corte del potente di turno, non più luogo e mezzo militare per "scorgere" il pericolo ma ornamento ed abbellimento di "cortesia"".
E Siena, anche in questo, è Italia...

giovedì 16 agosto 2012

Il Palio delle donne...


    Stamattina l'eretico ha iniziato la sua giornata paliesca presenziando alla  imperdibile Messa del fantino; a dirla tutta, sono stato solo il tempo di sentire l'omelia di Sua Eccellenza Antonio Buoncristiani, perchè il resto è effettivamente meno stimolante. Guardato a vista da Profumo, Viola, quello della Provincia et alii, il successore apostolico ha parlato delle differenti risposte a Dio dei due archetipi femminili della cristianità: Eva e Maria. L'una rifiutante Dio, l'altra pronta a sottomettersi in toto alla sua volontà. Per un Vescovo, un compitino primo anno del catechismo, svolto tra l'altro senza alzare una volta il capino dal fogliettino che aveva davanti (per vergogna?).

   L'argomento, però, è stimolante assai, ed all'eretico è venuta in mente una provocazione vagamente felliniana (i cinefili capiranno), ispirata come mai prima dalle auliche parole buoncristianee: dopo due Palii con il Commissario, perchè, al prossimo giro, non si prova a fare una carriera tutta declinata al femminile?
Cerco di spiegarmi.  Il Palio, le sue magagne ce l'ha, o no? Qui l'abbiamo scritto e riscritto. La stragrande maggioranza dei dirigenti che hanno portato a questo stato di cose sono maschietti, o no?
Gli squallidi figuri politici che stanno sul Palio come avvoltoi per cercare di raccattare qualche voto in più, non sono forse quasi tutti maschietti? Per converso, non abbiamo una presenza femminile sempre più marcata e qualificata all'interno delle 17 consorelle?
Bisogna premettere che donna non equivale certo a presenza positiva in quanto tale: che dire per esempio, di quella sorta di androginizzazione paliesca per la quale molte donne di Contrada sono quasi sovrapponibili, quanto a comportamenti, ai coetanei dell'altro sesso? Non tutto ciò che è donna in quanto tale dunque luccica, ci mancherebbe. Senza misoginia, così è.
Ma neanche si può fare finta che i tempi non siano cambiati (come dimostra la sentenza concernente il diritto di voto alle ocaiole, tra l'altro), ed in modo profondo.
 Tra le mani, ho l'interessante volume "Siena Il popolo e le contrade" di Aurora Savelli. A pagina 295, citando una ricerca di Maurizio Tulliani, la Savelli scrive che
"il presidente della Società della Contrada della Chiocciola propone nel 1880 di FORMARE UNA COMMISSIONE SEGRETA per individuare le donne ritenute indegne, per il loro comportamento scandaloso, di partecipare alle attività sociali".
132 anni sono passati, dalla creazione di questa commissione segreta di chiaro stampo moralisteggiante (ve lo immaginate, se proposta ai nostri giorni?).
Soprattutto dagli anni Settanta del secolo scorso, dunque, il ruolo delle donne nelle Contrade è radicalmente mutato, con elementi negativi (la suddetta androginizzazione), e positivi: ma direi che di certo i secondi prevalgono sui primi.
 La Savelli scrive che la violenza - "forma di iniziazione maschile alla vita di contrada" - è un discrimine fra i sessi; in parte l'autrice ha ragione, in parte no: essendo ormai stata (quasi) completamente incanalata (fino all'evaporazione) e giurisprudenzializzata anche quella, il discrimine si allenta parecchio (e l'eretico ha avuto modo di vedere, anni fa, una rissa fra contradaiole, in cui veniva rispèarmiato ben poco rispetto a ciò che succede fra maschietti...).
Le donne, poi, sono arrivate a praticare, perfino a livello olimpico, il lancio del martello e del peso, non potrebbero forse correre il Palio? C'è il precedente rocambolesco di Rompicollo, tra l'altro. Magari non ci sarebbe - o, almeno, non subito -  una Bruschelli della situazione...

   Noi maschietti, verremmo ridotti a semplici, meri spettatori dell'evento paliesco, in balìa degli eventi, capaci di gioire o di incupirci, di esaltarci o di deprimerci solo per le scelte del Fato e delle donne.
I dirigenti? Tutte e solo donne; i fantini, tutte e solo donne; dietro al cavallo, tutte e solo donne.
Nessuno ha la pretesa di essere Marcello Mastroianni, ma non è forse fantasticamente felliniano, tutto ciò?
Mi viene quasi voglia di tornare in palco...

Ps Ieri sera, verso mezzanotte, se ne tornava verso casa un tris davvero d'eccezione, per il Bene della città: David Rossi, gran visir dell'informazione Mps; Valentino Fanti, manager Mps di strettissima osservanza mussariana, rimasto in sella visti gli eccellenti risultati del decennio; Tommaso Strambi, caporedattore della Nazione. Chissà che scoopponi avrà nel cassetto, lo Strambi, dopo questa cena insieme: roba grossa, ci deve essere sotto. Roba davvero grossa...

venerdì 10 agosto 2012

Statuto Fondazione? Intanto bisognerebbe rispondere a questa domanda...

    Visto il gran fervore dibattimentale (sic!) che ci aspetta in Fortezza per l'incipiente Festa Pd, e dato che sulla Rete (non solo in questo blog) molti cittadini sperano di potere fare domande sui tantissimi temi caldi della realtà senesota, l'eretico vorrebbe tornare alla carica con una delle tante domande imbarazzanti ai castisti, di quelle che gli embedded non possono neanche pensare di rivolger loro.
Trattasi di un mio pallino (uno dei tanti...), che ha ripreso particolare forza e vigore allorquando, lo scorso 1 agosto, si è letto della vendita, ad un magnate russo, della celebre Villa Feltrinelli, fra Punta Lividonia e Cala grande, in cui Stefanone Ricucci impalmò la bellissima Anna Falchi nella rovente estate del 2005. Non proprio una villetta: 34 stanze, 26 ettari di parco (con che acqua si innaffia?), una torre saracena, un eliporto nonchè un rifugio antiatomico, ormai piuttosto anacronistico.
 La Magiste Real Estate di Ricucci è fallita (toh, chi l'avrebbe mai detto?), ed il "monolocale" è stato messo all'asta. Ricucci l'aveva pagato - ai tempi in cui veniva a vedere il Palio invitato dai grandi banchieri del Monte - circa 34 milioni, il magnate russo circa 18. Un affarone, quindi.
Luca Montiglioni (sulla Nazione del 1 agosto) cita una sempiterna frase di Marcello Marchesi:
 "I ricchi devono vivere da ricchi, altrimenti i poveri si perdono lo spettacolo".
 Alla faccia della spesso ipocrita sobrietà montiana, potremmo attualizzare il concetto...

  Il problema è che - specie in tempi di vacche magre - è più facile che i poveri si chiedano come nascano, certe fortune: specie se uno faceva l'odontotecnico a Zagarolo fino a pochi anni prima...
Su come sia nata la fortuna di Ricucci, molti altri hanno detto e scritto; con un certo orgoglio, l'eretico ha documentato, unico, come questa fortuna si sia cercato di prolungarla, quando ormai i giochi erano fatti, peraltro. E non a favore di Ricucci.
Eccoci dunque alla famosa mail (pubblicata nel libro Mussari Giuseppe a pagina 59) in cui l'allora Provveditore della Fondazione Mps, Marco Parlangeli, caldeggiava un aiutino della banca pro-Ricucci.
 Domenica 7 gennaio 2007, quando ormai anche i disinformati sapevano benone chi fosse l'ex odontotecnico di Zagarolo. Bisognava trovare circa 300milioncini di euro, "in modo da evitare il fallimento di Ricucci", rilevando "in blocco il patrimonio immobiliare di Magiste", prosegue Parlangeli nella mail indirizzata a Mussari Giuseppe (ancora non tale, a dirla tutta).
Mussari ormai ha rotto i ponti con la città del Palio (non invitato neanche alla annuale passerella della Festa Pd), approdando in pianta stabile a Roma: missione compiuta, ambizione soddisfatta.

Resta il devotissimo Gabriello Mancini, a capo della Fondazione ancora per qualche mese. Scrive Parlangeli, a proposito di Ricucci, che "Gabriello concorda", sul salvataggio a favore dello zagarolese. Ora, salvo clamorosi casi di omonimia (Gabriello è forse Colonnino, alias Gabriello Lorenzini?), è chiaro che il religiosissimo Mancini diede il suo assenso, all'operazione salva-Ricucci lanciata in quel gennaio del 2007.

  Prima di discutere di eventuale revisione dello Statuto (sacrosanta, peraltro), sarebbe davvero il caso che Gabriello Mancini desse delle risposte. Per esempio, a questa domanda.
 Scommettiamo che non lo farà mai? Ci piace vincere facile, evidentemente. Però ci piacerebbe ancora di più che qualcuno si unisse a noi, e questa benedetta domanda (cruciale domanda, date retta!) gliela facesse. Così, giusto per vedere che faccia farebbe Gabriellone...

Ps Qualche giorno di riposo bloggeristico per l'eretico, che se ne andrà sufficientemente lontano da Siena per riprendere in mano il suo prossimo libro (niente a che vedere con i castisti, anzi neppure con Siena). Quando uno è in loco, di riffa o di raffa viene sempre risucchiato dal fluire di informazioni sulla Casta, al punto che non riesce a trattenere la penna, o il ditino...

giovedì 9 agosto 2012

Sanità senesota: tanto per mettere le carte in tavola... (II)

 
    Una volta ancora, dobbiamo tornare a scrivere sulla Sanità senesota, una volta modello ed esempio di Buon governo. Una volta, appunto.
Intanto per segnalare che finalmente sono usciti i nomi dei presenti alla Festa piddina in Fortezza: la Sanità senesota sarà protagonista in almeno due serate di "dibattito" (essendo una festa del Pd, la parola forse è usata in modo improprio...).
Il 20 agosto arriverà a Siena l'Assessore toscano alla Sanità Luigi Marroni, fedelissimo di Enrico Rossi; giusto il tempo di rifiatare, ed ecco il 22 arrivare proprio lui, il Gran moralizzatore della Cosa pubblica toscana, il Presidente Enrico Rossi in carne ed ossa (sarà accompagnato dalla dottoressa Benedetto, ex Direttore generale della malmessa Asl 7? Franchino il Ceccuzzi, che li ha gaiamente sposati, ne sarebbe di certo lieto assai).

  Segnalati i due imperdibili appuntamenti con il gotha della Sanità toscanota, l'eretico deve avvertire i numerosissimi lettori degli articoli sulla Sanità che un freno ad un certo andazzo deve pur essere messo: questo blog è di manica assai larga nell'accettare i commenti (non di rado, diretti anche contro lo scrivente), ed ovviamente continuerà a farlo nel prosieguo della sua attività. Ci mancherebbe altro. Soprattutto con l'ultimo articolo del 4 agosto, però, si è evidenziato un fenomeno certo non nuovo, ma portato avanti con una solerzia inedita, o quasi. A riprova del fatto che questo blog ha scoperchiato, in questo anno di lavoro sulla Sanità, un pentolone dalle potenzialità devastanti, per il potere piddino.
 Nei 21 commenti in calce all'articolo, infatti, qualcuno ha messo in pratica un giochetto vecchio come il divo Giulio Andreotti: per cercare di confondere ed intorbidare le acque, lunghi e prolissi interventi, nel penoso tentativo di retrodatare artatamente i problemi dell'Asl 7 o della Sanità senesota in genere. Il tutto - si badi bene - SENZA DEGNARSI DI CITARE UN SINGOLO DOCUMENTO, SENZA ALCUNA PEZZA D'APPOGGIO DOCUMENTALE, DI NESSUN GENERE E FORMA.
 Visto che questo blog ha sempre cercato - e sulla Sanità in modo particolare, vista l'assoluta delicatezza - di portare documentazione (con tanto di delibere e di date e di firme apposte sulla documentazione), il giochino del (o dei) furbino che cerca di intorbidare il tutto per salvare il salvabile e fare scemare le responsabilità dei singoli (soprattutto di taluni singoli) sarebbe auspicabile che finisse quanto prima.
  E visto che ci siamo, ancora ci chiediamo, fra le altre cosette, perchè il dottor Grazioso sia tenuto in naftalina, lui che pure era stato promosso sul campo dalla dottoressa Benedetto: in un momento di buriana come questo, un esperto contabile del rango del "Mozart dei Bilanci" non farebbe maledettamente comodo?
Chissà che il dottor Marroni o il Gran moralizzatore Enrico Rossi, presi dall'aria euforizzante della Fortezza, magari dopo un paio di bicchierini aggiuntivi di buon rosso, non ci dicano qualcosa sull'argomento, il 20 o il 22 agosto prossimi.
In vino veritas...  

Addio Osvaldo, il Leonardo della Selva

 
    E così, un altro personaggio selvaiolo se n'è andato, per i postumi di una brutta caduta occorsagli nei mesi scorsi (mesi trascorsi soffrendo non poco, purtroppo): Osvaldo Bonelli, classe 1930, selvaiolo e costoniano di provatissima fede. Nonchè dipendente della Sclavo e sindacalista. Nonchè volontario ospedaliero.
  Osvaldo era uno degli ultimi sopravvissuti di quella generazione per la quale il Costone - l'oratorio posto a pochi metri dai locali della Contrada, per chi non lo sa - era davvero un prolungamento, fisico e non solo, della Contrada: o, forse, viceversa?
Quando trascorrevo i pomeriggi a sbucciarmi le ginocchia ed i gomiti al Costone, era una presenza fissa, immancabile: quando il solito scarpone tirava il pallone fuori, verso le piante che costeggiano il percorso verso la chiesetta, chi andava a raccattare la sfera spesso se lo trovava davanti, intento a sistemare il verde costoniano, da uomo del fare che era. Se uno passava sopra una pianta da lui appena sistemata, ti freddava con lo sguardo, giustamente burbero.
Uomo di profonda fede cattolica, abituato a muoversi con consumata abilità fra amici di tutt'altra estrazione culturale e politica, era legatissimo a don Vittorio Bonci, del quale è stato il continuatore laico (anche nel binomio Contrada-ricreatorio, tra l'altro); nonostante qualche sfuriata, buono anche il rapporto con don Gaetano Rutilo, che di don Vittorio Bonci fu il successore costoniano; si preferisce soprassedere su ciò che Osvaldo pensava di don Giuseppe Acampa, successore di don Gaetano al Costone, per non andare fuori strada...

 Nella Selva, ha ricoperto varie cariche, tra cui quella di Priore negli anni Ottanta; celebri ed additabili a futura memoria le sue filippiche contro o pro qualcuno o qualcosa nelle interminabili Assemblee di Contrada: quando prendeva la parola, anche chi dormicchiava si destava, per ascoltarlo. Poi quasi sempre tracimava, andando un po' lungo, come si dice in gergo. Ma aveva una qualità, che in tanti (chi scrive in primis) non hanno: non portava rancore per le persone con cui polemizzava, anche con durezza. E quando polemizzava - almeno che risulti allo scrivente - lo faceva limpidamente, alla luce del sole. Cattolico tendente a Giovanni XXIII, più che ad Alessandro VI...

 Osvaldo Bonelli, poi, aveva un'altra grande qualità, nella dimensione pubblica in cui l'abbiamo conosciuto: era un creatore, un inventore di marchingegni i più vari, ad uso e consumo dei selvaioli o dei costoniani. Un Leonardo da Via Franciosa, invece che da Vinci.
Fra i vari, memorabile la prima pista dei barberi elettrica della città, che allietò più di una sagra del braciere, ancora nella vecchia Società ( pista che favorì qualche sforamento notturno, sul quale è salutare soprassedere...): un marchingegno infernale, che allungava, rallentava, dilatava fino all'estenuazione la corsa dei 17 barberi. Solo chi l'abbia vista, la può ricordare. Poteva piacere o meno, ma era una grande invenzione, nessun dubbio al proposito. Degna appunto del Leonardo da Via Franciosa.

  Anche Osvaldescu (copyright ereticale, del quale però non si ricorda la genesi!) se n'è andato, dunque.
E da sperimentatore del nuovo quale è stato, proprio a lui è toccato il compito di inaugurare il rinnovato forno per la cremazione del Laterino, secondo le sue volontà.
 Invece che all'Inferno come ci meritiamo, verrebbe quasi voglia di andare in Paradiso: per vedere che fa, lassù, la coppia Osvaldo-don Vittorio...

mercoledì 8 agosto 2012

Siccità drammatica: non per tutti, però...

    Federico Rampini, su Repubblica di ieri, riportava la dichiarazione del Ministro dell'Agricoltura degli Stati Uniti, Tom Vilsack, il quale si è lasciato andare a questa dichiarazione di stampo disfattistico, nei giorni scorsi:
"Ogni giorno mi metto in ginocchio e prego perchè piova. Se sapessi fare la danza della pioggia, giuro che la farei".
Dal Midwest Usa, arrivano notizie sconfortanti: il prezzo del grano e del mais aumentato di circa il 50% nelle ultime 5 settimane, quello della soia del 26%.
Bene sapere che la Crisi del 2007-2008 fu cagionata non solo dall'housing bubble, ma anche da alcune scriteriate speculazioni sul mercato americano delle derrate alimentari. A questo giro, è la Natura che rende drammatico il tutto, non c'è neanche bisogno degli squali della finanza...

  Anche in Toscana, la situazione è a dir poco allarmante: l' agricoltura è in ginocchio, l'Arno è quasi a secco e pieno di alghe per deficit di ossigenazione, i fiumi senesi boccheggiano.
Sulla situazione senese, il Presidente del Fiora, Claudio Ceroni, è stato intervistato dalla Nazione (Laura Valdesi), domenica scorsa 5 agosto: "Siena salva grazie al Luco", è il titolo ad effetto (con l'ampliamento di Ampugnano, gli si sarebbe dato un bel colpo, ma questo è un altro discorso...).
Cerioni snocciola alcuni dati:
 "Voglio fare parlare le cifre: da ottobre 2011 ad aprile 2012 nell'area senese sono venuti giù 343 millilitri di pioggia a fronte di una media, negli anni precedenti, di 620...". I dati, li prendiamo come certi, così come le raccomandazioni con cui il presidente del Fiora ci redarguisce:
"Cerchiamo chi INNAFFIA E NON DOVREBBE, stiamo attenti alle chiusure delle cannelline nei vari Comuni".
Poi parla di agriturismi cui è stato ridotto il flusso dell'acqua, perchè evidentemente ne "bevevano" troppa.

 E bravo, il nostro Cerioni; e bravissima, la nostra Laura Valdesi. La quale, nella sua intervista, figuriamoci se ha fatto al Cerioni del Fiora la prima domanda che sarebbe venuta in mente all'eretico (ma anche al comunissimo cittadino):
"Siamo d'accordo sull'evitare sprechi. Cosa pensa lei per esempio dell'irrigazione dei campi da golf, in generale ed in particolare nel nostro territorio?".
Questa domanda non si poteva e doveva fare, su quel giornale. Anche perchè, magari, qualcuno avrebbe potuto fare notare che la sua (della Valdesi) datrice di lavoro è la proprietaria di Bagnaia, ove si trova il celebre Golf club, il più trendy della Siena-Grosseto.
Il famoso archistar golfistico Robert Trent Jones II, infatti, "prestigiosa firma internazionale, ha disegnato il Royal Golf Club Bagnaia che avvolge a 360° l'antico borgo", recita la compiaciuta pubblicità pubblicata sulla Nazione stessa (avrà pagato, la Monti Riffeser?).
 
 Chissà quante e quali limitazioni nel consumo idrico starà subendo, giorno dopo giorno, il Royal Golf Club di Bagnaia, luogo cult dei primi passi mondani, nazionali ed internazionali, di Mussari Giuseppe (si raccomanda vivamente la lettura della sua biografia - da pagina 167 a 176 - per vedere come il banchiere sia stato riconoscente, verso Bagnaia).
 Se dalla direzione della struttura ricettiva ci fanno sapere qualcosa, noi pubblichiamo subito, e con la massima evidenza (e deferenza). Altrimenti, per rispetto dei cittadini, si potrebbero attivare i Sindaci di Murlo, Monteroni o Sovicille: sì, perchè Bagnaia rientra in tutti e tre i Comuni, per non farsi mancare proprio niente.  Almeno dai tre Sindaci, ci aspettiamo qualche comunicazione, al proposito. Salviamo almeno le apparenze...

Ps Continua la lunga estate triste di Franchino il Ceccuzzi, più prezzemolino che mai: ieri sera, cenona nella Pania con buona parte del suo stato maggiore (Mugnaioli, Bruni, Luca Turchi et alii); stamattina, pare al Ceppo per le previsite, che ormai senza di lui non hanno ragione di essere.
Alla Pania, è andato a mangiare all'Orto di Ottaviano, ove pare cucinino ottimi cuochi nicchiaioli. Avrà pagato, almeno a questo giro, non essendo più Sindaco? Si accettano scommesse...

martedì 7 agosto 2012

Il caso Schwazer (e Bolt)

     All'eretico sarebbe piaciuto scrivere d'altro, a proposito di questi due giorni di gare d'Atletica leggera (per esempio, della straordinaria performance dei 100 metri maschili, vinta da Usain Bolt con il record olimpico: forse il dato più rilevante è stato che il quarto classificato, con 9 secondi e 80 centesimi, non è arrivato - incredibile dictu - neanche al bronzo!).
Come si fa però a non scrivere qualcosa a proposito del doping del marciatore italiano (altoatesino, lui credo dica sudtirolese) Alex Schwazer? L'unico atleta in probabile zona medaglia (nella 50 km. di marcia, dopo avere rinunciato alla 20 km.) della pessima squadra azzurra di Atletica, dunque, fuori per doping. La notizia ha ovviamente destato scalpore, se non incredulità.
A 24 ore di distanza, vediamo di ragionarci a mente parzialmente fredda.

  L'altoatesino merita di essere più che condannato, per quello che ha fatto: nessun dubbio al proposito. Chiunque si batta per uno sport almeno vagamente pulito, lo deve censurare, e con forza.
In più, ex post i dubbi sul passato non possono non venire: chi non avrà pensato, in queste ore, a quello strano ritiro ai Mondiali berlinesi del 2009, ufficialmente per una banana galeotta?
Di sicuro, poi, il fatto di avere iniziato ad essere sponsorizzato - si presume lautamente - gli può avere fatto pensare che le scorciatoie possono anche essere spacciate per retta via. Specie in uno sport dove gli allenamenti e le gare devastano le capacità resistenziali anche dei fisici più allenati.

     Ciò detto, si deve però aggiungere anche che il comportamento del giovane -  a parte il fatto di volere coprire chi lo ha aiutato e forse spinto al doping -, è stato da apprezzare: piena assunzione di responsabilità, totale condanna del suo stesso operato, senza penose contorsioni. Chi gli è stato più vicino - penso in particolare al tecnico Michele Didoni, campione del mondo nel 1995 - ha usato parole di una durezza assoluta, implacabile, contro il suo pupillo, arrivando poi egli stesso all'autocritica per non essersi accorto di niente in questi mesi di durissima preparazione.
"Eh grazie, l'hanno preso con le mani nella marmellata, che doveva fare o dire?", sostengono in molti. In modo corretto, certo; ma lo spettacolo quotidiano che abbiamo davanti in Italia (a partire dalla politica e dall'establishment finanziario) è quello di gente che, se trovata con le mani sulla marmellata, dà la colpa alla marmellata...
Restando allo sport, che è meglio: se fosse accaduto in uno sport di squadra, magari con imponente mole di tifosi al seguito, magari con schiere di "giornalisti" al soldo della società, magari con un merchandising di milioni di euro sul groppone più diritti televisivi, cosa sarebbe venuto fuori, in queste 24 ore?
Come minimo, che si trattava di un complotto internazionale a poche ore dalla gara più importante della stagione (doping ad orologeria?); il reprobo non avrebbe ammesso mai e poi mai l'errore; i collaboratori più vicini si sarebbero compattati come un sol uomo in una difesa ad oltranza dell'atleta (difendendo lui, si difende se stessi: sempre bene tenerlo presente). Di fronte a chi avesse detto mezza parola di condanna, si sarebbe risposto vomitandogli addosso suoi errori nel passato, e via discorrendo.
 Da questa storiaccia, l'Atletica (non la Fidal, che non s'era accorta di niente; non Petrucci, che farebbe bene a non pontificare) esce bene, perchè dimostra che i furbetti ci sono anche a casa sua - e chi ne dubitava? -, ma che al contempo ci sono buone possibilità di stanarli e di punirli come meritano.
Ed i colpevoli - incredibile a dirsi - non si prendono tre o quattro avvocati di grido per cercare di levarsi la marmellata dalle mani. Tantomeno ringhiano di volersi levare i sassolini dalle scarpe, una volta finito tutto. Se non sbaglio, anche un celebre calciatore fu ripreso in video mentre effettuava strane trasfusioni, anni fa: in seguito, è diventato Capitano della Nazionale campione del mondo...

Ps Usain Bolt, dopo la straordinaria vittoria di domenica, ha fatto le tre di notte con tre piacenti atlete svedesi della squadra di pallamano. Due bionde ed una bruna. Davvero un tipo socievole, il giamaicano...  

Der Spiegel: c'è Monti, ma anche il Monte (e l'eretico)...

   
  Nell'insertone che il più prestigioso magazine tedesco ha dedicato all'Italia, con l'intervista di Mario Monti che tanto sta facendo polemizzare politici italiani e tedeschi, esiste anche altro: un altro, di cui la stampa senesota ovviamente non dà conto (magari lo farà domani, ma sempre dopo che la bomba è esplosa e non si può più fare finta di niente). Per chi non fosse un pochino addentro al contesto della stampa europea, varrà il ricordare che Der Spiegel è un "mostro sacro" del giornalismo tedesco, e che è un must per il pubblico di lettori tedeschi orientati a sinistra: per quella che fino a pochi mesi fa veniva chiamata la "banca rossa", uno smacco nello smacco.

  Alle pagine 44-46 del numero 32 della rivista da ieri in edicola, c'è l'intervista a Monti; nelle pagine 56-58, invece, c'è un ampio ed articolato servizio su Siena ed il Monte dei Paschi, dal titolo inequivocabile "Das Fiasko von Siena".
 Foto di Fabrizio Viola, di Piazza del Campo, della conference room montepaschina nonchè di Piazza Salimbeni (era stato fotografato anche l'eretico, poi cestinato...). L'articolo è del giornalista tedesco - esperto di Medio Oriente: un presagio per il futuro del Monte? - Alexander Smoltczyk. Il quale in queste 3 pagine racconta l'amara decadenza della città in cui ha pernottato qualche giorno, a partire dalla banca e giù per li rami, fino allo sport (focalizzando sul poco pubblicizzato inabissamento del Siena calcio femminile, costretto ad alzare bandiera bianca perchè i rubinetti - peraltro non certo munifici - si sono interrotti).
 Fra le persone intervistate, oltre a Franchino il Ceccuzzi ed altri, anche l'eretico. Prima che qualcuno parta lancia in resta con le solite, penose accuse sul parlare male della città più corrotta della Toscana (almeno questo, per difetto, si può dire?), premetto che è stato Der Spiegel a cercare lo scrivente, non viceversa. Tanto per evitare sterili e controproducenti polemiche, e risparmiare a qualcuno di fare figuracce.
"Siena ist in den Handen einer Oligarchie, die sich die Posten zuschiebt", sagt Raffaele Ascheri. Ein wutender Schulleherer, altes Wellen-Geschlecht, der als "eretico di Siena", als Ketzer von Siena,ein blog betreibt und in diversen selbstverlegten Buchern das Bild einer Stadt zeichnet, in der gewendete Christdemocraten, gewendete Kommunisten und Contrada-Kapitane um die Pfrunden kungeln"; poi si prosegue a discorrere di Mussari Giuseppe e di altro.
Per i pochi che si saranno persi qualche dettaglio di traduzione, rimando a quando avrò la traduzione esatta a disposizione, che inserirò a piè di pagina: il tedesco dell'eretico è più o meno pari all'inglese del Mussari, e tutti i germanisti sono in ferie o oberati di lavoro, in questi giorni!!

 Segno dei tempi: in Rocca Salimbeni si presume sapessero bene di questo articolo, che tra l'altro sembrava dovesse uscire il 30 luglio, mentre poi è stato posticipato di una settimana; eppure ieri sera ancora si trovava, da Feltrinelli e forse anche altrove, la rivista tedesca.
 Sarebbe bastato sguinzagliare qualche galoppino di buona volontà per le edicole e librerie, come ai vecchi tempi, per fare sparire le poche copie di Der Spiegel presenti in città. Proprio vero: non è più il Monte di una volta... 

lunedì 6 agosto 2012

Ampugnano: le due verità della stampa castista

  
    Cosa pensi l'eretico dell'ampliamento di Ampugnano, è cosa arcinota a chi frequenti questo blog anche in modo saltuario. Cosa ci sia dietro all'ingresso di Galaxy nella società aeroportuale (2007), è descritto con dovizia di particolari (ed intercettazioni) nel libro "Mussari Giuseppe".
Oggi, però, bisogna aggiungere una perla - apparentemente piccola, ma assai significativa - nel panorama dell'informazione castista.

  I fatti, anzi il misfatto: sabato scorso, tanto il Corrsiena quanto la Nazione hanno trattato della votazione del Bilancio della società aeroportuale Ampugnano (toni trionfalistici, per un Bilancio di 1milione e 833mila euro di disavanzo, che grava e graverà sulla collettività: chapeau!).
Ma non è questo il punto, perchè il focus l'eretico lo mette su un altro aspetto: chi erano i presenti, a votare questo sciagurato Bilancio?
Per Gaia Tancredi (Corrsiena, pagina 3), mancava solo il Comune di Siena (come si sa, commissariato), gli altri della allegra combriccola c'erano proprio tutti, compreso il Galaxy fund (quote sequestrate, ma diritto di presenza passiva) e - udite udite - la banca Mps, con il suo 20% abbondante di quote.
Per Paola Tomassoni della Nazione, invece, non solo mancava il Comune di Siena, ma erano deficienti (nel senso etimologico latino, non c'è da allertare subito l'avvocato Pisillo anche a questo giro) tanto il mitico Galaxy fund della glamour Corinne Namblard, quanto, soprattutto, la banca Mps. Cosa peraltro confermata anche dagli esponenti del Comitato contro l'ampliamento presenti in loco.
Delle due, l'una: o il Corriere di Siena del Gran Maestro Stefanino Bisi HA SCRITTO PALESEMENTE IL FALSO, o è tutta colpa della Nazione, della Tomassoni e del caporedattore con gli occhialini versicolor (che però deve essere in ferie, perchè ieri non ci ha deliziato con il suo editorialino domenicale). Tertium non datur: uno dei due l'ha fatta fuori dal vasino, non c'è verso di pararla.

 Per finire, una chicchina: la dichiarazione del Presidente Machetti sul futuro dello scalo aeroportuale di Ampugnano.
"Ci sono all'orizzonte novità importanti che fanno ben sperare nel futuro (il rinvio a giudizio per Mussari e compagnia?, Ndr), che servono a fare stare tranquilli i soci nell'ipotesi di un eventuale bando per l'individuazione di nuovi partner commerciali".
Mettiamo non sia l'ennesimo buco nell'acqua. Visto che quando fecero entrare Galaxy - secondo la Procura della Repubblica - lo fecero in palese dispregio delle normative vigenti,  Lorsignori, a questo giro, la Gara d'appalto provino a farla secondo la Legge. Se gli riesce, ovviamente...

Ps A proposito: l'eretico si starebbe preparando a riprendere servizio a scuolina, il 1 settembre. Dal Provveditorato, non ho ancora avuto notizie in senso contrario; Stefanino Bisi ne sa di più, visti i suoi legami con la "mammina angosciata", figura ormai cult del giornalismo senese? Tanto per saperlo, almeno mi preparo per fare la vendemmia...

domenica 5 agosto 2012

Olimpiadi: c'è chi vince e studia, c'è chi vince e scommette...


    Che meravigliosa boccata d'ossigeno sportivo, il vedere correre, saltare - in lungo ed in alto -, lanciare. Curiosa antitesi di un'Italia "sportiva" in cui la maggioranza parla (spesso, piuttosto, sparla, anche a cagione di chi sa scrivere solo sotto dettatura dei padroni...), trascorrendo questa estate ad inveire contro quel calciatore che ha osato mettere di mezzo quell'altro, senza arrivare a comprendere che il marcio è talmente consustanziale al nostro calcio, da poterlo forse legittimamente considerare ormai endemico.

  Ma veniamo a queste prime due giornate della Regina degli sport, l'Atletica leggera. Non tutto è stato stratosferico (la gara del Lungo maschile, per esempio, conclusa con un mediocre, a livello olimpico, 8,31), né tutto è filato liscio dal punto di vista organizzativo; certo è che spunti di enorme interesse se ne sono visti in abbondanza.
Ne approfondisco giusto uno: il dominio - che sembrava impossibile da arrestare - degli atleti degli altopiani nel fondo su pista (10mila metri, la gara più lunga eccetto la Maratona ed i marciatori), NON è invece inarrestabile.
Ad una gara femminile in cui le africane hanno stradominato (con la vittoriosa Tirunesh Dibaba che ha corso gli ultimi 400 metri come se fosse appena partita!), con una etiope quindi a precedere due keniote, ha fatto da clamoroso contraltare il 10mila maschile, disputatosi ieri notte. In cui l'oro è andato ad un inglese, pur originario degli altopiani (Farah, il quale subito dopo la vittoria si è messo a correre con la figlioletta ed ha chiamato in pista la moglie incinta, in un edificante quadretto familiare), ma in cui soprattutto un americano che più americano non si può, il giovane Rupp Galen, è arrivato nettamente secondo, infilzando nel rettilineo conclusivo, con una potente falcata, Bekele Tariku. Un bianco ("occidentale" è più politicamente corretto, ma rende meno l'idea), quindi, può non solo competere, ma precedere gli atleti degli altopiani, gli etiopi ed i kenioti: London 2012 docet. E che tristezza - senza alcuna voglia di infierire sul generoso pisano, il quale ha dignitosamente concluso la gara - vedere il nostro Meucci doppiato, a circa 500 metri dalla fine della gara, dal gruppo di testa. Noi, che avevamo Alberto Cova, Salvatore Antibo ed in generale una scuola di fondisti all'avanguardia. Siamo riusciti a piazzare il caparbio Floriani nella finale dei 3000 siepi di stasera, dopo un'ottima batteria di qualificazione in cui è arrivato in scioltezza secondo: saremmo felicissimi se rientrasse nei primi dieci, stasera. Per l'Italia dell'Atletica, bisognerebbe dilatare il numero dei premiati, per arrivare a medaglia: tre, sono troppo pochi.

Per l'eretico, infine, una menzione particolare, piena di sincera ammirazione, va allo straordinario lanciatore del peso polacco Tomasz Majeski, un gigante da 2,03 metri per 134 kg di peso. Già trionfatore a Pechino 2008, il polacco ha vinto di nuovo a Londra, e si sa che riconfermarsi è più difficile che vincere, soprattutto dopo ben 4 anni (per poco non tocca i 22 metri!). Dopo una delle gare di più alto livello fra quelle disputate in questi primi due giorni di Atletica, con il suo stile giudicato rude e la sua bandana che lo fa sembrare appena sceso da una Harley Davidson, la montagna polacca ha dichiarato (lui che conosce tre lingue ed ha un paio di lauree):
"Chi fa sport ha tanto tempo libero, bisogna cercare di impiegarlo bene!".
Eh sì, c'è chi nel tempo libero studia (e poi vince), e chi invece il free time lo passa a giocare con la Play station ed a scommettere nelle tabaccherie. Ad ognuno il suo modello di riferimento...

Ps Nella 20 km di marcia, il gutemalteco Erick Barrondo, con uno stile impeccabile, è riuscito a raggiungere la medaglia d'argento. Il Guatemala, quindi, nell'Atletica è già ben avanti a noi: ce la faremo a riprenderlo?

sabato 4 agosto 2012

Sanità senesota: tanto per mettere le carte in tavola...

 Continua la lunga, lunghissima, defatigante, spossante estate calda del Gran moralizzatore della politica toscanota, quell'Enrico Rossi all'insaputa del quale vengono fuori buchi su buchi nel Sistema sanitario regionale (sarà finita qui?).
 Il Gran moralizzatore, all'inizio di questa interminabile estate, aveva dichiarato pubblicamente che lui se mai avesse saputo qualcosa (si riferiva, allora, a Massa Carrara), avrebbe salito di corsa i gradini della competente Procura della Repubblica. Nel caso di Siena, l'eretico - ben aduso, ahilui, alla frequentazione del posto - si permette di aggiungere che per entrare al Palazzo di Giustizia non c'è nemmeno da salire mezzo scalino: si entra - senza grandi controlli -, si va verso sinistra (per un sinistrorso bersaniano come Rossi, un must!), si prende l'ascensore e si preme il pulsante opportuno. Tutto qui. Non risulta però che il Montesquieu di Pontedera (ancora complimenti agli illuminati) abbia fatto questo semplice, elementare gesto. A questo giro, ci è parso più reattivo il successore della moglie del Rossi, l'attuale Direttore generale Pestelli, il quale - seppure in ritardo - pare finalmente essersi accorto del marciume presente all'Asl 7, e della presenza di taluni "virtuosi" dei Bilanci.

  Visto che, pur in piena overdose da Atletica leggera, sono costretto a continuare a scrivere di questa storiaccia, mi sia consentita qualche autocitazione: quando ci vuole, ci vuole! Anche per fornire qualche elemento conoscitivo in più a coloro che abbiano iniziato solo negli ultimi tempi ad occuparsi del caso dell'Asl 7.
Venerdì 23 settembre 2011, in questo blog si scriveva, papale papale:
"Mi dicono che in azienda c'è tanta gente che ha una fifa tremenda di cosette che potrebbero uscire a breve (anche sul bilancio, ad esempio: sembra che in Italia esista ancora la Corte dei conti...)".
Sabato 15 ottobre 2011, nell'articolo "Sanità senese: ok, il bilancio è giusto?", si riporta una frase cult del Gran moralizzatore: "Finchè sarò Presidente della Regione un direttore che fa un deficit così non può essere un dirigente". Ad imperituram rei memoriam.
Venerdì 28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma...); titolo: "Sanità senese: chi firma il Bilancio 2011?". Autocitazione di metà pezzo:
"Anche perchè FOSCHE NUBI SI ADDENSANO...SU QUESTO BILANCIO. E l'eretico, purtroppo, spesso ci dà (ovviamente , augurandosi di padellare, per il tanto invocato Bene comune)...".
Purtroppo o fortunatamente, in effetti l'eretico aveva visto giustissimo anche questa volta, nonostante uno sport (non olimpico) come l'arrampicata sugli specchi, in questi giorni praticata dall'Assessore regionale alla Sanità Marroni.
Ultima autocitazione: "Scoop ereticale: l'Asl 7 ed il bilancio sempre più sospetto..." (venerdì 9 dicembre 2011), con tutta la vicenda personale della carriera al superneutrino del dottor Grazioso, il "Mozart dei bilanci" (copyright ereticale, please). Venerdì 16 dicembre 2011: "Lo strano bilancio dell'Asl 7" (II).
 Non voglio tediare, e qui mi fermo: ognuno può andare a ripescare gli articoli segnalati, a suo uso e consumo. Tanto per vedere cosa c'era scritto, e quando è stato scritto.

 Per concludere, un rimbrottino ai Consiglieri pidiellini che hanno fatto sentire la loro voce (meglio tardi che mai) in Consiglio regionale: visto tutto il lavoro ereticale appena sciorinato, magari nei loro  lucidi e documentati atti di accusa contro la gestione sanitaria toscanota di marca Pd, potevano almeno citare questo blog.
Diamo all'eretico ciò che è dell'eretico, no?

Ps Avviso ai masochisti: domani alle 18 alla Festa dell'Unità (o come si chiama) di Monteriggioni, stimolante dibattito sulla "presenza delle mafie nel nord e nel centro Italia" (Siena esclusa, ovviamente). Coordina la giornalista del Corriere di Siena Gaia Tancredi; presenzia Federico Gelli, responsabile sicurezza e legalità del Pd toscano. Ogni commento è superfluo.

venerdì 3 agosto 2012

Olimpiadi: entra in scena la Regina, e per l'Italia è notte fonda...

  Finalmente - è proprio il caso di dire - la Regina degli sport, l'Atletica leggera, entra in campo alle Olimpiadi londinesi!
  Ciò che per tutti gli appassionati rappresenta il massimo del piacere sportivo possibile, purtroppo, se guardiamo la cosa dal punto di vista meramente patriottico, rappresenta una pena infinita, uno strazio che si perpetua. Non c'è bisogno di essere degli indovini per sapere che vinceremo pochissimo se non niente, nella Regina degli sport: sperando ovviamente di essere sonoramente smentiti, basta guardare agli ultimi Mondiali. Ci sarà piuttosto da sperare di entrare in qualche modo nel medagliere della Regina.
 E qui i nodi vengono drammaticamente (dal punto di vista sportivo) al pettine, come sempre: la desertificazione dell'Atletica leggera è purtroppo lo specchio fedele della nostra decadenza.
 Con plurimi responsabili, come sempre in casi come questi.
 Si parte dalla scuola, ove l'Educazione fisica viene trascurata in modo colpevolissimo e penalizzata oggettivamente (orari ridicoli, strutture spesso impresentabili, nonchè rischiose per l'incolumità dei ragazzi): se i giovani non partono con l'Atletica dalla scuola, non partono più. L'esperienza insegna.

 Inutile dire che anche la Federazione non può esimersi da un'autocritica: perchè prima nascevano le Simeoni ed i Mennea, ed ora non nascono più? Solo casualità?
Se c'è un esempio di straordinario atleta che è venuto su per la sua mostruosa forza di volontà e per la caparbietà fuori dal comune, questo è  Pietro Mennea: ma c'era anche l'ambiente adatto a farlo maturare, evidentemente. Oggi, invece?

  Poi i modelli culturali imperanti: il Dio pallone - con i suoi ingaggi milionari - ha troppo appeal, rispetto alla fatica (ed ai pochissimi dindini) dell'Atletica. Se magari la Tv ed i mezzi di comunicazione non si ricordassero della disciplina in oggetto solo per Olimpiadi, Mondiali ed Europei, magari sarebbe più facile. Invece, puntualmente, di Atletica si parla semel in anno, una volta all'anno. Se va bene...

  Non ultima, anche la famiglia media ha le sue grosse, talvolta enormi, responsabilità: nessuno pretende che i giovani virgulti italioti - giusto per fare un esempio -  vadano a piedi per una quindicina di km. al giorno come i giovani (futuri maratoneti) degli altipiani africani, ma certo qualche volta si potrebbe evitare di portarli con la macchina (magari il Suv!) fino ad un metro da casa o da scuola. Così, tanto per fargli capire che l'essere umano si è ipercivilizzato, ma resta sempre una bestia nata per correre e per camminare. Per tacere di altri aspetti quali l'alimentazione ipercalorica.
Che entri in scena la Regina degli sport, dunque! Anche se, per noi italiani, sarà come entrare in una vallata di lacrime...

giovedì 2 agosto 2012

L' estate triste di Franchino il prezzemolino...


       Estate agra, amara, triste per Franchino il Ceccuzzi.
 Per tutta una serie di motivi: in primis perchè ogni singolo giorno che passa, ogni settimana che se ne va, il popolino capisce che le cose vanno avanti - pur con le mille difficoltà dell'esistente - anche con il Commissario prefettizio. La vita continua, anche senza il Partitone al potere: le Cooppe non hanno certo chiuso, la Torre del Mangia non si è afflosciata al suolo, si è persino fatto il Palio (ed i problemi palesati - vedasi Commissione veterinaria - non sono certo imputabili al Commissario Laudanna, ma a chi proprio quella Commissione aveva scelto).

   Franchino, poverino, non riesce ancora a farsene una ragione: non elabora il lutto, non ce la fa proprio. D'altra parte, non aveva ancora compreso che la città non l'aveva mai amato davvero, come dimostrato dai 1.116 voti raccattati in meno rispetto alle liste che lo sostenevano nel maggio 2011. "Candidato respingente", dicono e scrivono i politologi dell'Istituto Cattaneo (e questo blog l'ha ripreso decine di volte, il clamoroso dato di fatto politologico).
Metteteci poi l'amarezza per gli arresti domiciliari (che potrebbero essere tramutati in galera, a settembre) del suo faro in Parlamento, Paolone Del Mese, il quale adesso potrà guardarsi h.24 la bandiera della Torre che Franchino gli regalò, insieme ai bottiglioni di Nobile di Montepulciano: vediamo se, alla fine, ne viene fuori un alfiere con i fiocchi...
 Il buco dell'Asl? Poteva essere un'occasione di soddisfazione, in senso anti Alberto Monaci: ed invece, anche lì, zitti e mosca. C'è da continuare a garantirsi l'asse con Enrico Rossi, impelagato fino al collo in questo affaire anche per via matrimoniale.
Voleva fare il discontinuo, ma l'unica effettiva discontinuità rispetto all'estate scorsa è che non è più Sindaco (a proposito, si è capito come li guadagna questi benedetti 1.500 euroni mensili? Che carica ricopre, attualmente, Franco Ceccuzzi?).

  Insomma, a Franchino non ne va bene una. Lui, però, invece di fare come il dimissionario Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo (futuro contadino, a detta sua), non demorde, dandosi ad un iperpresenzialismo a dir poco stucchevole.
 Non padella cena in Contrada, manco fosse già in campagna elettorale; va dai disabili a Monastero (ove prima nessuno l'aveva mai visto); batte palmo a palmo tutte le Feste piddine della Provincia (a quella senese quante volte parlerà?) e via dicendo. Franchino il prezzemolino, dunque.

 Come quegli innamorati che - una volta perduta la donna di cui sono innamorati - cercano di riconquistarla, ma fuori tempo massimo: mazzi di rose rosse, cene galanti nei migliori ristoranti, dolci parole sussurrate all'orecchio. Senza capire che ormai la cosa è andata, finita. Che siamo, appunto, fuori tempo massimo.
Ci siamo passati tutti. Dopo un po', magari, arriva un buon amico e ti fa capire - con le parole e la tempistica giuste - che non c'è più la possibilità di ottenere ciò che con tutto il cuore si vorrebbe.
"Ci vorrebbe un amico", cantava Antonellone Venditti; chi può, si faccia avanti. Senza ulteriori indugi.
Per il bene di Franchino, ovviamente...

Ps Ciò scritto, se Franchino ce la farà a ricandidarsi (con mossa verosimilmente suicida del Pd), questo blog sarà il primo a gioirne. Noi anteponiamo di gran lunga Franchino al (quasi) presentabile Mugnaioli! Solo per Rosaria da Sinalunga potremmo gioire più che per un Ceccuzzi ricandidato...