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martedì 23 luglio 2013

Il blog cambia pelle (ma continua a rompere le palle)...


  Dopo più di due anni e mezzo di gloriosa (?) attività, dopo più di 900 (!) articoli su tutto lo scibile senesota e non solo, questo blog dal 25 luglio (data storicamente stimolante, per chi sappia di Storia...) cambierà pelle. Senza assolutamente smettere di rompere le palline, anzi...
Un restyling grafico, è davvero necessario, e quindi ci sarà, sperando sia di gradimento ai lettori (anche se sono i contenuti che contano, questo sia ben chiaro a tutti); ci sarà un collegamento con i social network (Twitter, Facebook, Google plus); nonché un form (il mio tecnico mi dice si chiami così...) di ricerca per le parole chiave. Se all'inizio ci saranno dei problemi tecnici (tennici?), mi scuserete, cercando di capire la novità del momento.

  Nella scelta dei link indicati, oltre ai blog diciamo affini (a partire dal Santo, quando tornerà dalle vacanze), ho indicato perfino Elio Fanali, nonostante sia quasi sempre in disaccordo con ciò che scrive, in nome della voltairiana tolleranza delle idee altrui (quello del Bisi, non l'ho indicato: dopo l'ultima uscita su David Rossi, mi sono davvero stancato di fare lo sportivone. Faccio come fa lui...); inserito anche Sunto del buon Sergio Profeti (pur non essendo Sunto un blog in senso stretto), visto che da qualche tempo non si occupa solo di Palio. Se Il Gavinone (fermo da circa due mesi) riprenderà il lavoro, lo inserirò volentieri in seguito.

  Last but not least, dopo avere lavorato dal novembre del 2010 del tutto a gratisse, a questo punto l'eretico apre alla pubblicità (ci dovrebbe pensare Google, boh) e soprattutto alle piccole, micro-donazioni: il famoso crowdfunding che Obama lanciò nel 2008. Chi vorrà, non avrà difficoltà a versare un micro-obolo a favore della libera informazione ereticale (vista la gente strapagata in città per non fare una benemerita..., mi è sembrato più che giusto così).

  Argomenti, ce ne sono anche troppi: l'ex banca senese (lo dice anche Viola, che ormai sia ex: noi lo scrivevamo da un po'), con qualche vicenda (forse anche più di qualche) ancora da chiarire e da puntualizzare; la politica senesota, con - fra le altre cose - una carrellata dei principali esponenti della nouvelle vague valentiniana; la Sanità, pozzo senza fine del malaffare locale (meno male sono onesti in Abruzzo...), con tante altre carriere al neutrino e lo scandalo della nefrologia ancora da approfondire; maggiore spazio alla Provincia, soprattutto (ma non solo) la Val d'Elsa, terra di cattiva politica senza alcuna forma di autentica opposizione (peggio che a Siena, il che è tutto dire). Infine, tra le altre cosette (tipo il "mercoledì putiniano", dalla settimana prossima, ovvero la ripresa della rubrica estiva sulle "vacanze senesi", con altri pezzi stimolanti), i due restanti pallini ereticali: Minucci Ferdinando (che ora ha il coraggio di piangere miseria: attivi una paypal anche lui, no?) ed il grande, ineguagliabile monsignor Acampa Giuseppe (cui dedicheremo un "agosto acampiano", direttamente rivolto al Vaticano...).
 Senza dimenticare che, passata l'estate e finite le salsicciate in Fortezza (anche di quelle ci occuperemo, tranquilli), finalmente, con l'autunno, arriva la ciccia per i palati più fini: i Processi, i primi, alla Casta senese. Questo blog cercherà di seguirli al meglio delle proprie possibilità. Contateci.   

Ps Oltre a tutto questo (e a tanto, tanto altro), in piena continuità con l'oggi, continueremo a pungolare senza pietà il Torquemada postdemocristico PPF; fino a che, non fosse altro che per sfinimento psicofisico, non sarà costretto a rivelare nomi e cognomi degli "orgiastici" e dei "pervertiti"...

lunedì 22 luglio 2013

Siena: hanno comandato i "pervertiti"?

 

 
   Durante l'Assemblea degli azionisti Mps, la scorsa settimana, ha preso la parola, as usual, Pier Paolo Fiorenzani, in qualità di piccolo azionista. Democristiano dai tempi di Sturzo o giù di lì, dopo avere attraversato tutto l'arcipelago di sigle post-democristiche, dopo essere stato in Consiglio provinciale e comunale (Consigliere ed Assessore nella Giunta Cenni, peggior Sindaco dal dopoguerra), il buon PPF si è lasciato andare ad una affermazione di gravità inaudita, opportunamente messa in evidenza dagli Illuminati nel loro penultimo pezzo.
Premesso che il Torquemada postdemocristico, Mussari imperante, non ce lo ricordavamo affatto così critico verso la Casta senesota; ripremesso che, sia in pubblico che in privato, PPF ha sempre criticato i libri dello scrivente, giudicandoli in vari, coloriti modi, azzardiamo oggi questa interpretazione psicologica.
 I post democristi si dividono in due grandi categorie: i tessitori ed i malati di protagonismo (Andreotti, come sempre, stava nel mezzo). C'è - per fare un esempio - il tessitore De Mita, e c'era l'onnipresente e logorroico presenzialista Francesco Cossiga. A Siena, abbiamo il tessitore per eccellenza (Alberto Monaci), e poi questi alla Fiorenzani (ed alla Gabriellone) che pur di attirare l'attenzione o di tagliare un nastro (con rinfrescone annesso) le farebbero nere.

 Veniamo al fatto: cosa ha detto PPF, in un luogo che più pubblico non si potrebbe? Sentiamolo, ne vale la pena:
"Non vi dimenticate che in questi ultimi anni GLI ORGIASTICI ed i PERVERTITI hanno gestito la città".

 Il problema che si pone, a questo punto, caro PPF, è semplicemente il seguente: chi sono questi "orgiastici", chi sono questi "pervertiti"? Non si può lanciare il sasso e ritirare la mano: a maggior ragione dopo avere condiviso con questi signori ("che hanno gestito la città") successi elettorali (con relative bicchierate), cene o pranzi (fino a prova contraria), campagne elettorali et alia. PPF era candidato alle Comunali del 2011, indovinate per quale partito: era consapevole di essere un candidato, di peso e di esperienza, di un partito pieno, a suo dire, di "orgiastici" e di "pervertiti"? Ed ancora: dato che PPF non fa nomi ma parla chiaramente di esponenti, direttamente od indirettamente, legati al Pd, il partito non ha niente da dire, a tal proposito? Si fa finta di niente, come ai buoni vecchi tempi?
 Do un consiglio al Pd senesota: dite qualcosa su PPF, perché in questi casi è sempre meglio circoscrivere il danno fin quando è possibile farlo. Poi non c'è spazio per i lamenti post eventum. Guardate a cosa siamo ridotti: mi tocca dare consigli al Pd...
 Paolo Guzzanti, anni fa, coniò il neologismo "mignottocrazia", indovinate riferito a chi. Dopo le dichiarazioni di PPF dell'altro giorno, si può dunque parlare della Siena castista come "ORGIACRAZIA"?
 Sia ben felice, PPF: non passerà alla storia municipalistica per le quattro fontanelle che ha fatto mettere (a spese dei cittadini, peraltro); sarà piuttosto eternato per questa sua frase. Che questo blog promette di fare di tutto per diffondere Urbi et orbi, da oggi in avanti. Grande PPF: hai detto tu, pubblicamente, ciò che noi ci eravamo sempre astenuti dallo scrivere. Grazie, di cuore.

  Non solo si è svegliato piuttosto tardi dal letargo, il nostro PPF: l'ha fatta proprio grossa, una volta repente ridestatosi.
  Vediamo a questo giro il Torquemada post democristico come se la cava. Fino a che non vorrà chiarire meglio le sue accuse (generiche quanto infamanti), noi da queste colonne lo incalzeremo, fino alla nausea. Presumendo che la sua attività di polemista (sic) mai gli sia valsa alcuna querela, noi che ne siamo pieni gli consigliamo di andarci piano. Nisi caste, tamen caute. Tanti auguroni, PPF...

Ps Visto che è stato lui a fare entrare questi termini nell'agone politico senesota (sfido a dimostrare il contrario), e che è così ben informato al riguardo, ci può chiarire questo, PPF: si riferiva solo alla banca ed alla politica, o si poteva arrivare anche ad altri ambiti?

sabato 20 luglio 2013

Te la do io la Russia (ed anche il 4%)

 
     Questi 10 giorni di assenza ereticale sono andati come dovevano andare, a Sienina: la Maginot del 4% è andata a farsi benedire (ci torneremo, ma una domanda sorge spontanea: perché quelli che per anni sono stati a difesa del 51% della Fondazione perinde ac cadaver, sono quasi tutti gli stessi che hanno voluto affrancarsi dal 4%?); un collega (in pensione) ha preso per il naso il Sindaco Rodolfo Valentini (e molto bene ha fatto il Sindaco a buttare acqua sul fuoco, visto che, lancia in resta, c'erano quelli del Partito dell'Amore senesota pronti a gettare benzina sul fuoco sull'evento, agitando lo spettro del solito "clima velenoso" e baggianate simili); poi, a sciupare il compleanno di Mussàri Giuseppe (oggi chi glieli avrà fatti gli auguri, fra i servi che, ogni anno il 20 luglio, si prodigavano in tal senso?), arriva la nuova inchiesta per - secondo la Procura - avere evaso qualche milioncino di euro: tegola che riguarda anche altri 10 montepaschini di peso, compreso fra gli altri il professor Fabrizi.
 Questa mi sembra la sintesi dei giorni di eretical assenza. Se mi è sfuggito qualcosa di importante, i lettori me lo faranno notare, come sempre.

   Quanto alla Russia, ci sono talmente tante cose da dire, che confesso di non sapere da dove iniziare. Visto che la scuolina è chiusa, diciamo che quest'estate il mercoledì raccoglieremo riflessioni ereticali sulla Russia putiniana (visto il blogger Navalny?).
 Certo è che, in attesa dei mercoledì putiniani, una cosa va subito detta, prima di analizzare i meccanismi del potere dell'ex spia sovietica e le sue ripercussioni sulla magmatica società russa: i turisti-visitatori non sono ben accetti.
 In nessun luogo ove l'eretico si sia mai trovato da visitatore, tale e tanto è stato (con, ovviamente, le dovute eccezioni) il disprezzo verso lo straniero.
 Già il cirillico, in quanto tale, è una straordinaria barriera cultural-linguistica (nella Metro, staliniana, di Mosca, NON c'è mezza parola in inglese; a San Pietroburgo, almeno, sì...), accompagnato dalla prevista inabilità generalizzata allo spoken english.
 Il fatto è che il moscovita o il pietroburghese medio danno l'impressione - se va bene - di sopportarti: provate ad entrare in un supermercato, per credere (a proposito: in tutte le casse si vendono le sigarette, a prezzo molto più basso che da noi, e nei locali pubblici gli spazi per il fumo ci sono, eccome). I custodi di musei o siti di rilevanza culturale sono spesso inflessibili, e dotati di una rudezza di modi che sfocia spesso nella arroganza, rectius tracotanza.
 Che dire dei controlli agli aeroporti? La sicurezza avanti a tutto, ma che un volo composto in larga parte di italiani attempati venga perquisito come se fosse, invece del San Pietroburgo-Verona, il San Pietroburgo-Grozny, onestamente ce ne passa...
 Per l'ottuso burocrate con la forma mentis ferma alla III Internazionale, il pensionato con lo zainetto colmo di balalaike o di matrioske (spesso made in China, sic) è equiparabile al baldo giovane con barba caucasica da guerrigliero binladeniano, evidentemente.
 Il povero eretico, fatti 46 minuti di bolscevica fila per entrare nel cupissimo mausoleo di Lenin sulla Piazza rossa, per essersi attardato mezzo secondo in più del consentito a scrutare la mummia con il pizzo, è stato redarguito a marziali gesti nonché a mali parole (ovviamente mai sapremo con esattezza quali) da un militare di picchetto. Ma si può (e soprattutto: si deve)?
  Dalle dispute teoriche fra ortodossia ed eterodossia marxista-leninista, si è passati al derby Coca cola-Pepsi. Prima a Leningrado Vladimir Ulianovich arringava la folla bolscevica, oggi c'è l'empolese Luciano Spalletti che fa la formazione dello Zenit degli oligarchi di Gazprom.   Ed intanto, Vladimir Putin gode. Cercheremo di capire come...

Ps Il nipote del Premio Frajese Gianni Letta, cooptato da Giorgio Napolitano alla Presidenza del Consiglio, ha ieri solennemente detto, nell'aula senatoriale, durante lo scottante caso Ablyazov:
"Non scambiate la mia educazione per debolezza, non mi sottovalutate".
Vladimir Putin, una cosa così non l'avrebbe mai detta. Non ne avrebbe avuto alcun bisogno.

giovedì 11 luglio 2013

La tegamata senese, e quella moscovita...


  A questo giro, l'eretico abbandona la città in un momento importante, per quanto ormai non più decisivo: domani Consiglio comunale sulla Fondazione, il 18 l'Assemblea della banca Mps. Lo schema-Profumo è sempre più chiaro: banca iperridimensionata su base interregionale (e Renzi tutto contento), con vendita del resto a chi vuole Arrogance. Prendi, e porta a casa. La Cras, intanto, mette casa in Piazza del Campo: proprio lì, dov'era il Monte dei pascoli.
 Il tutto condito dal baratro della Robur calcio, nonché dall'attesa per gli esiti dell'inchiesta della Procura della Repubblica su Minucci Ferdinando. E continuano le polemiche sulla vicenda di David Rossi (consiglio il pezzo del Superavvocato sul Cittadino, al proposito).
Ci sarà domani la rottura fra i monaciani (albertiani) e Valentini, o la cosa sarà solo rimandata? Massima tensione politica assicurata, comunque. Avevamo detto e scritto - in questo caso, in buonissima compagnia - che la strada di Bruno Rodolfo Valentini era in salita (Giuggiolo's style), e se ne vedono immantinente gli effetti.

   Lo scrivente, da par suo, abbandona la città del Buon Governo (l'affresco lorenzettiano) alla volta della Russia putiniana, approdando a Mosca: da una città corrotta fino alle interiora, ad una più corrotta ancora (e parecchio più violenta!). Da un'oligarchia corrotta ed incapace, ad una corrottissima ma, almeno, capace di creare ex novo una classe media (mentre qui la classe media è proprio quella che più soffre e soffrirà le demenziali scelte del Pd locale: ovviamente dopo averlo rivotato, si capisce).
Anche lì, a Mosca, un'informazione drogata, schiava del Potere: proprio nei giorni in cui l'eretico sarà "russo", dovrebbe arrivare la sentenza (che sarà di certo di condanna) per l'avvocato-blogger Alexsey Navalnyj (eretico più De Mossi insieme?), per il quale la Pubblica accusa non si è vergognata di chiedere 6 anni di galera (e non a Santo Spirito...). Di fronte all'avvocato-blogger, si trova un Giudice famoso per aumentare, di solito, le richieste di pena formulate dall'accusa: si prevedono 7 anni, se non peggio. L'accusa è quella di avere lucrato su una certa quantità di legname. Non commentiamo oltre, per adesso.

   Di questa esperienza russa, ovviamente nel blog si scriverà, o in presa diretta o al momento del rientro (il 22 luglio).
L'eretico sarà anche a San Pietroburgo, la vecchia Leningrado per gli omini degli orti. Solo i più attenti conoscitori della storia russa, però, sanno perché, per un certo periodo (e per un motivo molto serio), si sia chiamata anche San Pietroburgo. Chi vuole fare bella figura, scriva pure...
 Dopo il rientro, dunque, ci sarà molto, moltissimo da scrivere: sulla Russia e su Sienina.
A questo proposito, c'è robina da sorseggiare con grande piacere. Come si fa con la vodka, per capirsi...

Ps I pezzi sulla Russia (ironici e seri, impegnativi e distensivi ad un tempo) sono ancora in cerca di titolo. Per ora, il più gettonato (in attesa di consigli) è "Te la do io la Russia!"...

mercoledì 10 luglio 2013

Non ci resta che l'ospedale...

  
   L'unico tema che ci dà ancora qualche (residuale) forma di gratificazione ormai è la Sanità senesota: l'Asl 7 e le vecchie Scotte. Nel senso che per tutto il resto (Mps, politica, ruberie varie, impresentabile umanità...) più che si scrive e si documenta, più che cambia poco o punto, salvo qualche lodevole eccezione.

 Sulla Sanità, invece, qualcosa si muove: è partita l'inchiesta sul rosso-shocking dell'Asl 7 (da tempo patrocinata, in modo documentale, dal blog), la vicenda dello scandalo della Nefrologia, dopo i due pezzi ereticali, approderà a breve in Consiglio regionale ( ne riparleremo con ulteriori novità), e via dicendo.   
 Visto che dopo le vacanze ereticali (dal 12 al 22 luglio) il blog apporterà dei cambiamenti - grafici e in parte di sostanza -, diciamo subito che sulla Sanità non solo non si lascia, ma in qualche modo si raddoppia: alla parte della denuncia (con alcune superchicche in arrivo!), vorremmo aggiungere le note liete, positive che provengono dal comparto sanitario.
 In modo, come e più che nel passato, di essere di pungolo, di stimolo per i vertici aziendali: che dovrebbero comprendere come il chiudersi a riccio non serva a nessuno, agli utenti-pazienti come, in buona sostanza, a loro stessi. Lo capiranno?

 A partire proprio da questo pezzo, per esempio, uno stretto collaboratore ereticale scriverà sulla sua difficile esperienza di medico impegnato in politica che diventa, all'improvviso, paziente, e non per una banale influenzina di stagione. Pernottando per più notti, suo malgrado, all'hotel Le Scotte...

 I problemi su cui ci soffermeremo, oltre alle "carriere al neutrino" ed a ciò che già conoscete, saranno soprattutto i seguenti:

1) l'accoglienza dei pazienti (pallino del Direttore Tosi, fra l'altro);

2)la congruità degli spazi ospedalieri, a partire da quelli per i degenti, ma non solo;

3) i servizi per gli utenti (a partire dai bagni);

4) la mobilità interna (nefrologia c'entra sempre, no?);

5)le aggregazioni, più o meno funzionali, dei vari reparti;

6) la dislocazione del personale infermieristico, in rapporto agli effettivi volumi di lavoro svolto, nell'intento di cercare di scrostare le rendite di posizione, non più tollerabili in tempi di spending review;

7) gran finale, omnicomprensivo: la trasparenza delle scelte dirigenziali. Oggi più che mai, le scelte di politica sanitaria devono abbandonare la logica delle segrete stanze, dei conciliaboli fra pochi sodali.

 Parleremo, scriveremo dunque di questi aspetti, reparto per reparto: ed ogni lettore - meglio se non in modo anonimo, comunque in maniera documentata - potrà diventare, se lo vorrà, una sorta di trip advisor delle Scotte.
Si fa per gli alberghi più o meno di lusso, per le zone più o meno esotiche: non si può fare per un ospedale?

lunedì 8 luglio 2013

Siena-San Galgano: viaggio di sola andata (I)

 
   Orfano di Colonnino, l'eretico stamattina a Porta San Marco ha comunque trovato due degni sostituti di Gabriello Lorenzini: il professor Antonio Batelli (fedele compagno di podistici allenamenti ereticali e di viaggi vari), e la new entry Carlo Regina, alias Bastardo senza gloria. Con i due non loschi figuri, siamo partiti, in lieve ritardo, alle 8,25 alla volta di San Galgano. C'è così tanto materiale da esaminare, che si è deciso di spezzare in due il racconto: oggi scriveremo del percorso Porta San Marco-Colonna di Montarrenti (anticipo subito: dalle 8,25 alle 13,10, con un paio di soste).

  Arrivati di gran lena alla Colonna (by Giuggiolo), ecco che i nostri eroi (sic) hanno dovuto intraprendere la via verso Costafabbri, rischiando di venire falciati dalle macchine in corsa del traffico mattutino; proveniente presumibilmente da San Gimignano ed in uscita a Siena ovest - incredibile a dirsi, esattamente quando attraversamo noi - si è repente palesato Gabriellone Mancini, ovviamente con autista (lui, mai guidato in vita sua: fra un mese come farà?).
 Giusto il tempo di riprendersi dallo shock manciniano, ed ecco che, poco sotto Costafabbri (prima autentica pettata del tour, peraltro) l'occhio di lince dell'eretico nota, in fase discendente, Luisa Stasi in Mussàri, con Smart d'ordinanza.
Arriviamo a Pian delle fornaci, passiamo davanti ai vecchi lavatoi (anno 1928, ancora in buono stato, per quanto non utilizzati), e via per Costalpino, ove Bsg scova un orinatoio impossibile da vedere guidando o andando in moto, in quanto coperto dalla vegetazione: stranamente, però, nessuno dei tre - pur essendo in età da controllo prostatico - ne fruisce.
 Primo signum galganiano: poco prima della strada dell'Agazzara, troviamo un Palazzo San Galgano, non meglio precisato ma di certo di recente ristrutturato. Ecco che, a questo punto, Bsg, profondo conoscitore della zona, suggerisce di bypassare la strada provinciale, e di immettersi in una strada - mezza asfaltata e mezza bianca - che dall'Agazzara mena, tra olmi e acacie, alle Volte alte. Ottima scelta, per l'eretico inedita.
A metà strada, c'è una piccola radura evidentemente utilizzata dalle coppiette clandestine; qualche residente-moralista, incavolato di brutto, ha piantato una sorta di macabra croce anticoppiette, con su vergato un cartello che così recita, errore compreso:
"Siete dei sudici vi faccesse nodo".
A cui si aggiunge un altro moralista-residente (o solo moralista?), con un sempre più icastico:
"Fatelo a casa vostra stronzi".
Ma se a casa uno ha la moglie, o una il marito?
 Dal profano, al sacro: prima di arrivare alle Volte alte, si giunge all'eremo della "Vita eterna", degli oblati benedettini vallombrosiani. Piuttosto attivo, pare. Con tanto di scultura cristologica, davanti alla facciata, strana assai: un Cristo quasi in posizione fetale!

 Si riprende la marcia, con il sole che inizia a battere sempre più implacabile.
Eccoci arrivati ad uno dei punti più duri, per la calura e per la monotonia del percorso: il tratto tra le Volte alte e Pian dei mori; tratto che ha almeno il vantaggio di essere quello che prelude alla prima, agognatissima, sosta, quella del Rospaglio, all'altezza del bivio per Ampugnano.
Pian dei mori, con i suoi capannoni per metà inutilizzati (toh: costruiamone altri sette o otto, mi raccomando...), ce la lasciamo finalmente alle spalle, ed approdiamo - già sudatissimi e puzzolenti - al barrino del Rospaglio. Non un caffè da letterati o da dotti accademici, va detto, ma con una cameriera molto efficiente ed un bagno almeno decente. Due ore nette, per arrivare in loco.

  Dopo avere ben bevuto, l'eterogeneo tris riparte alla volta di Rosia; sosta con foto all'altezza di Malignano, davanti alla cappella di Agostino Fantastici (1831), lasciata purtroppo alle erbacce. Non siamo ormai lontani dalla "metropoli" Rosia, unico autentico centro abitato che attraverseremo in giornata.
Il circolo Arci è ancora chiuso, dunque si prosegue senza indugi, incamminandosi verso la strada vecchia del mare, per Follonica.
"Oh, qui c'era una fontanella, so' sicuro!", esclama Bsg, giunto alla fine di Rosia.
C'era, forse, se il sole non gli ha dato alla testa (insieme al frizzantino del Rospaglio...): adesso però non c'è più, porca miseria!
Poco dopo il Muzik (sempre attivo?), il tris scende in un anfratto che conduce ad un curatissimo orto (ma senza "omino del", in quel momento), affacciato sulla Rosia, il fiumiciattolo del luogo. Ove l'eretico compie l'errore madornale del viaggio: preso da fluviale ardore, entra con le sue Nike ben dentro il fiume. Le gallocce (il termine non esiste, sul Devoto-Oli, ma lo usiamo lo stesso) che interesseranno da quel momento gli stressati piedi ereticali dipenderanno, almeno in parte, da questa sesquipedale cazzata.

 Arrivati, non stremati ma certo stanchi, al ponte della Pia, fatti involontariamente fuggire due stranieri che si erano appartati sullo stesso, decidiamo di entrare in un meraviglioso sentiero del Cai, che ci permette di abbandonare per un po' l'asfalto e di penetrare la boscaglia. Ottima scelta. Altri 40 minuti di forestale passeggiata, ed eccoci rispuntare sulla Sp 73, un chilometro circa sotto la Colonna di Montarrenti.
 Arrivati davanti alla quale, i tre eroi si fotografano a vicenda, con adolescenzial foga; Bsg pregusta la diffusione delle immagini via Facebook.
Sono le 13,10 in punto; il sole batte, implacabile e leopardianamente indifferente, sulle nostre testoline (almeno lo scrivente ha il cappellino d'ordinanza).
La trasferta ha già fatto faticare molto, sudare copiosamente, e le gallocce incombono: se non fossimo masochisti, ci potremmo fermare a Montarrenti. Qualcuno verrebbe a prenderci. Non perderemmo l'onore.
 Optiamo invece per il masochismo allo stato puro: che Montebello sia (alla prossima puntata, dunque)...

Ps  Domani, martedì 9 luglio, a Palazzo Patrizi alle 21, un incontro, a cura dell'Osservatorio civico, sul futuro della banca e della Fondazione Mps ("troncato il cordone ombelicale con il territorio?" Vai tranquillo, vai tranquillo...).
 I buoi ormai sono scappati da tempo, ma parlarne non fa mai male, in vista delle prossime scadenze.

sabato 6 luglio 2013

Le mail di David Rossi: dove sono i blog?

  Più emerge materiale sul suicidio di David Rossi, più è assolutamente evidente che abbinare la sua morte prematura all'attività di questo (e di altri) blog è stata pura disinformazione: dopo avere affrontato le novità, di ciò parleremo.

 Per intanto, cosa si evince dall'analisi delle mail (pubblicate dal Fatto, da parte di Davide Vecchi, ieri ed oggi stesso)? Ciò che era del tutto prevedibile: Rossi era sotto massima pressione, dopo la perquisizione del 19 febbraio (il suicidio è del 6 marzo). Non certo per vecchi articoli di questo blog, quanto per la paura, il terrore di essere arrestato.
Punto due: Rossi chiede aiuto a Fabrizio Viola (niente risulta su Profumo, dunque); il quale Viola, in quel momento in vacanza a Dubai con i figli (forse per festeggiare il momento felice della banca...), resta freddo (glaciale?), a fronte delle pressanti richieste di aiuto di Rossi, e della sua esplicitata volontà di suicidarsi.
 Umanamente si può discutere fino a dopodomani del comportamento di Viola (e - credetemi - si entrerebbe in un ginepraio inestricabile), ma resta il fatto che ciò che gli suggerisce l'Amministratore delegato di banca Mps in seconda battuta è difficilmente contestabile:
"Ho riflettuto. Essendo la cosa molto delicata credo che la cosa migliore sia che tu alzi il telefono e chiami uno dei Pm per chiedere un appuntamento urgente. Qualsiasi altra soluzione potrebbe essere male interpretata".
A rigore di etica comportamentale (non risultando Fabrizio Viola amico di Rossi, ma solo legato da vincoli professionali), risposta sacrosanta. A maggior ragione in una città in cui l'omertà vince quasi sempre.

  Dalla Nazione (Tommaso Strambi) di oggi, veniamo poi ad apprendere altre due assolute novità, giornalisticamente parlando, di cui volentieri diamo atto al caporedattore:
1) esiste un'idea, da parte della famiglia Rossi, di agire per via civilistica contro Mps (per mobbing), nonché all'Inail. Il che naturaliter rafforza l'idea del mancato feeling tra Rossi ed i vertici della banca, fino a prova del contrario;
2) l'ex dirigenza Mps aveva erogato un finanziamento ("circa 650mila euro di SCOPERTO") a David Rossi, per la trasformazione in casa di un rudere; quando fosse divenuto edificabile "si sarebbe trasformato in un mutuo di circa 800mila euro". Non c'è da commentare oltre.
Conclusione delle novità di queste ore, la Procura (Pm Natalini), nel mentre procede a passi veloci per l'archiviazione quanto all'istigazione al suicidio, ha aperto un nuovo fascicolo, ancora in divenire, sempre sulla triste vicenda del suicidio. Staremo a vedere.

 Quanto invece alle non novità, mentre ormai è evidente a chiunque l'inesistente legame fra i blog e la morte di Rossi (né il Fatto, né tantomeno La Nazione - emendandosi dall'atteggiamento del marzo scorso - ne fanno in alcun modo cenno), ecco che Stefano Bisi torna decisamente all'attacco (senza metterci la firma, ma poco cambia).
 In un articolo fatto con il copia-incolla del pezzo del Fatto di ieri (lui, che accusava lo scrivente di avere scritto un libro solo basandomi sui pezzi di giornale...), ad un certo punto ripropone in pieno la tesi fatta propria, a caldo, anche dai media nazionali.
L'eretico, visto che qui si scrive di morti e si istituiscono arbitrari nessi di causa-effetto, ha dato mandato al Superavvocato Luigi De Mossi di procedere con le opportune verifiche legali: quando è troppo, è troppo.
Sentiamolo, il Corriere di Siena (pagina 12 di oggi):

"David Rossi era rimasto colpito nel corso dei mesi precedenti anche da molte illazioni che uscirono sul suo conto in vari siti internet anonimi o di blogger vari. Una situazione che aveva manifestato anche a familiari e persone a lui vicine, articoli che lo attaccavano per il suo ruolo di manager delle comunicazioni della banca, spesso anche con vere e proprie illazioni o diffamazioni".

  Non potendo più fare l'ideologo del "groviglio armonioso", Stefano Bisi ha dunque cambiato professione: adesso sentenzia lui, in prima persona, cosa sia una diffamazione. Il Codice penale (articolo 595), applicato direttamente dal Corriere di Siena. Anche questo, dovevamo vedere...

Ps Ripropongo volentieri un passaggio, alato come sempre, del Presidente della Provincia, tale Simone Bezzini (venerdì 8 marzo, a poche ore dal suicidio di Rossi):
"Mi auguro anche che questa vicenda faccia riflettere seriamente sul clima di odio che è stato coltivato in questa città, anche attraverso il vergognoso utilizzo dell'anonimato".
Avrà riflettuto per benino, Quello della Provincia, in questi mesi?  Gli saranno stati sufficienti?
In ogni caso, qualcuno acquisti una copia del Fatto e gliela legga, per piacere.

giovedì 4 luglio 2013

Palio e violenza (e San Galgano che aspetta...)



   Palio all'Oca, dunque (quanto a San Galgano, diremo nel Post scriptum): i commenti sono tanto scontati, quanto dunque inutili.
 Il problema più dibattuto, però, è quello legato all'immediato dopocorsa, all'aggressione subìta dal fantino della Lupa Andrea Mari, appena caduto a terra (cosa che ha verosimilmente causato la frattura del bacino).
 Un'aggressione del tutto estranea a qualunque codice non scritto che nel Palio, proprio in quanto tale, dovrebbe immaterialmente esistere. Non si sta parlando del fronteggiamento fra Istrice e Lupa, pochi secondi dopo: si sta parlando dei colpi inferti ad un uomo a terra, senza sensi. Cosa che anche il codice della prassi militare condanna (pur con tutte le sue clamorose eccezioni, su cui qui si tace).
 Per non parlare del Codice penale, sul quale è bene essere chiari, vista la confusione che alcuni divulgatori fanno: l'articolo 582 del Codice penale, secondo comma, parla di necessità di querela di parte (che il Mari pare intenzionato a non fare) per un danno ("malattia") "non superiore ai 20 giorni (non 25, come scritto sul Corrsiena di oggi, Ndr), nel caso non ci siano aggravanti. Che in questo caso, invece, paiono proprio esserci (ma ovviamente sarà la Magistratura inquirente a decidere). L'articolo 585 del Codice penale, infatti, prevede come circostanza aggravante (insieme ad altre che in questo caso assolutamente non sussistono neanche alla lontana), un fatto violento compiuto "da più persone riunite".
 Azione dunque espressamente vietata dalla Legge, nonché esecrabile dal punto di vista della tradizione paliesca. Nonché infine inqualificabile dal punto di vista prettamente umano: chi tocca (non per aiutarlo) un uomo a terra, è fuori dalla cultura del rispetto bellico, figuriamoci da quello paliesco. E lo diciamo essendo fermamente convinti che una dose di violenza - controllata e implicitamente normata - ci possa (debba?) essere, in ambito paliesco. Proprio chi ha più a cuore questo principio, deve sentirsi offeso per l'aggressione al Mari.

  Altro capitolo, strettamente interconnesso a quello appena trattato: la violenza paliesca si deve mostrare, sui mezzi di informazione? Giusto continuare con la censura stile Nord Corea, oppure non venire meno ai doveri dell'informazione? Corretto censurare una cazzottata a fine Palio, in un Paese in cui abbiamo visto - in nome del diritto di cronaca - corpi maciullati, dopo le troppe stragi che hanno insanguinato l'Italia? E soprattutto: che senso ha la censura su questi fatti che avvengono davanti agli occhi di migliaia di persone in tempo reale, nell'era di Youtube (che infatti ha subito caricato un video, peraltro malgirato, in cui la dinamica dei fatti fra Istrice e Lupa è però piuttosto chiara)?

Ps  Capitolo San Galgano, anche per alleggerire il pezzo sulla violenza nel Palio.
 Ieri mattina, in un summit estemporaneo in un noto barre senese, l'eretico ha incontrato Colonnino: non c'è stato neanche bisogno della telefonata. Il quale ha dovuto ammainare bandiera bianca: a causa dei problemi di salute, non ce la fa proprio a buttarsi, pedibus calcantibus, verso San Galgano. Per espiare la sua colpa, ha annunciato che non farà mai più previsioni sul Palio, sui cavalli e sulle Contrade, vita natural durante.
 Ed il "mistero" sulla scelta dell'Oca, dunque, resta intatto. Lo sveleremo, forse, a suo tempo (era una scelta pro-Oca, aveva invece un valore apotropaico anti-Fontebranda, od altro ancora? Chi lo sa, chi lo sa...).
L'ottimo Colonnino, dunque, annuncia il clamoroso forfait, ma l'eretico rilancia: lunedì 8 luglio, alle 8,15 in punto, partenza, alla volta di San Galgano, da Porta San Marco (ritorno con mezzi a locomotore, mi sia consentito). Mancando lo spadino di Colonnino, non ci sarà neanche lo scudo.
Che non si dica che uno è un parolaio...  

martedì 2 luglio 2013

Verso il Palio (e San Galgano?)...


  Stasera, dunque, è Palio.
 Il primo di Rodolfo Bruno Valentini (quanti ne farà?), il primo dopo l'emersione dello scandalo Mps (ancora molto da decifrare), a sentire l'Assessore paliesco Paolino Mazzini il primo della crisi economica (fino all'anno scorso evidentemente tutto ok).
 Pare che il compagno Enrico Rossi, il salvatore della Sanità toscanota, e Matteino Renzi marcheranno visita, dopo i trionfali annunci di una loro venuta, data per certa: ce ne faremo una ragione, anche se resta il concretissimo rischio che possano presentarsi ad agosto.

  Nottata agitata, quella fra il 1 ed il 2: all'altezza dei Quattro cantoni, di ritorno dalla cena panterata, i vertici di banca Mps (quello della Fondazione, a quell'ora, è già a letto da tempo, dopo avere recitato la preghierina della buonanotte) sono stati presi a male parole da alcuni tifosi della Robur calcio, inca..volati per il mancato apporto della banca alla società calcistica.
 Bisogna riscrivere, per l'ennesima volta, che la violenza va condannata? Riscriviamolo pure, ed a chiare lettere. Resta però il fatto che in qualunque altra città (senza commentare: considerazione neutrale e fattuale) tali persone dovrebbero girare con una buona dozzina di guardie del corpo alle costole, h.24.  Sarebbe meglio e più comprensibile che fossero gli esodati a dirgliene 4 (o anche 5 o 6 o 7)? Sì, certo, e magari lo faranno. Intanto ha iniziato qualcun altro.

  Stamattina, poi, un signore vestito di bianco, con un curioso copricapo e con un marcatissimo accento umbro, stava parlando, di fronte ad un folto pubblico, davanti alla cappella di Piazza. A differenza del suo collega, ed umbro anch'egli, Betori di Firenze, ha fatto la solita omelia fritta e rifritta, parlando di "bene comune", di "riscoperta delle tradizioni" e via leggendo (senza alzare un nanosecondo lo sguardo verso gli astanti). Chi si aspettava un'intemerata sui vizi dei senesi (cocaina e donnine sono solo a Firenze?), è dunque rimasto deluso, delusissimo. A bocca asciutta. Sui temi etici, sui comportamenti personali, il nostro pastore (sic) è sempre silente. Zitto e mosca. Curioso, eh?
 Va beh, fermiamoci qui: che Palio sia, dunque.
         
  A questo proposito, dopo un briefing on the road con Colonnino, l'eretico ha deciso di associarsi alla proposta del politologo di Castelvecchio (menzionata anche dalla Nazione): in caso di vittoria dell'Oca, andremo pedibus calcantibus (a piedi) da Piazza del Campo a San Galgano. Lui con la spada, io con lo scudo ("non scudocrociato, eh", chiosa Colonnino: "sennò ci prendono per monaciani"!).
 Il tutto, entro la settimana. Partenza, di primo mattino; arrivo, non si sa...

sabato 29 giugno 2013

Il Palio ereticale, più buono e più cattivo...



  Il grande, poliedrico, irriverente Mino Maccari era un senese atipico. Nonostante un rapporto certo non lineare e tantomeno idilliaco con la sua città, negli anni Settanta la sua Contrada, la Torre, organizzò, per l'ormai anziano fondatore della corrente culturale Strapaese (filofascista prima, frondista in seguito: di fatto, anarcoide) un evento, con tanto di pranzo. Mino Maccari - lo ricorda Paolo Cesarini - ne fu entusiasta, e si lanciò in un'esaltazione "strapaesana" della Festa. Eravamo negli anni Settanta, quindi: preistoria, dunque, rispetto al Palio 2.0 dei telefonini, di Internet (dei blogghe...), del neodivismo dei fantini, della sovraesposizione dei quadrupedi e dei trombettieri del Potere in salsa dirigenziale (il 90% dei dirigenti di tutte le Contrade) e via discorrendo.

 Da par ereticale, come già più volte auspicato, si vorrebbe semplicemente un ritorno al Palio degli sgarrupati anni Settanta e Ottanta: forse solo perché sono gli anni vissuti più intensamente dallo scrivente, in tal senso; forse, però, non solo per quello.
Un Palio più buono, e più cattivo ad un tempo.
Più buono: più capace di coinvolgere tutti, a prescindere dal portafoglio (e magari di tenere fuori i furboni, anche se munifici); più solidale, perché le potenzialità della comunità-Contrada, in tal senso, sono straordinarie, e sfruttate solo in minima, irrisoria parte.
 Con più spazio per gli anziani, che hanno tanto da dire e da raccontare, con più o meno enfasi: spesso (non sempre, fortunatamente), però, senza trovare nessuno che li ascolti. Ovvero sempre i soliti, che già in larga parte sanno.

 Più cattivo, al tempo stesso: siamo in un Palio con 9 Contrade rivali (guai a dire "nemiche", non è politicamente corretto), tutto è iperregolamentato a dismisura. Vi dicono, a partire dall'assegnazione, dove stare, come stare, come guardare. Guai a cantare arie eversive tipo "La corrente elettrica": può capitare di fare sanzionare la propria Contrada (già successo, già successo!).
 Insomma: buoni, fermi ed intonare solo cose politicamente corrette e tollerate. E tutto il marcio che c'è, sotto il tappetto: ci sono i giornalisti foresti, l'Italia ci guarda (senza darsi troppa importanza, eh...).
 Violenza? Non sia mai. Mai albergato, nelle cose paliesche. Cose volgari, triviali, da calcio storico fiorentino. Noi tutti ordinati, meglio la giacca e la cravatta. E barba ben fatta. Davanti alla Bbc, meglio sorridere, darsi gran pacche sulla spalle e salutare in lingua (chi può).
 E se un fantino fa un Palio di m...a? Quando torna in Contrada, mandiamo subito i cittini a chiedergli l'autografo, mi raccomando. Che nessuno alzi la voce (figuriamoci le mani), sennò magari non ci monta più da noi.
 Poi attenzione, che arrivano i pezzi grossi del Monte ad omaggiare (cioè ad essere omaggiati), bisogna fare trovare il rinfresco, tutto per benino: arriva il Mussari (ah no, questo era fino a 2 anni fa), mi raccomando.

 Sarebbe contento lo strapaesano Mino Maccari, di questo Palio? Nessuno lo potrà mai sapere, ma osiamo pensare di no. Noi, nemmeno. Ma va bene lo stesso, ci mancherebbe...

Ps Domani, domenica 30 giugno, l'amico Luciano Sardone incontra l'eretico (Siena Tv, 13,30; poi in replica in serata). La puntata è registrata una ventina di giorni fa.
 Luciano mi ha fatto cucinare (si fa per dire), a favore di telecamera. Mi ha detto che gli altri due personaggi di luglio sono Emilio Giannelli e Giuliano Ghiselli.
 Autopromovendomi, credo che non sarà una pagina memorabile di storia televisiva: ma parecchio, parecchio meglio di ciò che ci sarà in contemporanea su Canale tre!

venerdì 28 giugno 2013

Lo sciopero dei bloggers


    Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, ad attacchi  e speculazioni vergognose al solo fine di delegittimare l'opera di libera informazione dei bloggers.
Non si è esitato a cercare di strumentalizzare eventi tragici, che meritavano e meritano rispetto, pur di conservare le proprie posizioni di potere ed il ruolo di unici divulgatori dell'accomodante verità divulgata dal Potere.

  La Magistratura ha fatto un lavoro encomiabile, ma da parte di una certa stampa, sia nazionale che locale, si tende a minimizzarne i risultati per attutire l'impatto politico e sociale della verità sul modo con cui è stata gestita la città in generale, e la sua fonte di reddito principale (Mps) in particolare.
Il tentativo di intimidazione si è volto anche ad utilizzare gli strumenti legali: l'azione penale è obbligatoria, ma non si può fare a meno di distinguere fra ipotesi di reato ed ipotesi di reato, fra cause ed effetti, fra miliardi di euro volatilizzati e presunti reati d'opinione.

 La cattiva coscienza di molti e le responsabilità di un'intera classe dirigente (sia politica che finanziaria), unita alla quasi totale assenza di informazione, ha permesso di nascondere comportamenti che hanno inquinato la società senese.
Oggi si tenta l'ennesima grande mistificazione, cercando di stravolgere la realtà trasformando i colpevoli in vittime.
Se a Siena, piaccia o meno la cosa, si è avuto modo di conoscere fatti e circostanze di grande importanza per la comunità senese tutta, ciò si deve ai bloggers senesi.

 Per questo motivo è indetta per oggi un'astensione per una giornata di tutti i bloggers che hanno criticato il Potere, a tutela della libertà e verità dell'informazione.


L'eretico (Raffaele Ascheri)

Il Santo (Federico Muzzi)

Bastardo senza gloria (Carlo Regina)

Il senso della misura (Giovanni Grasso)

Chiunque voglia aggiungere la sua firma, è ben accetto

giovedì 27 giugno 2013

Tegolino for President, ed una tegola per Valentini...


    Primo Consiglio comunale, questa mattina, dell'era Valentini; e primo Consiglio dopo più di un anno di sospensione dello stesso, a causa del Commissariamento della Giunta capitanata da Franchino il Ceccuzzi ( a proposito, Paolone Del Mese da Pontecagnano Faiano pare tornato in libertà: facciamolo invitare per il Palio come ai bei tempi, mi raccomando!).
 Da un certo punto di vista, e per quanto la cosa sia tutta in salita, speriamo che duri, questa Giunta Valentini: fra Consiglio e appunto Giunta c'è da scrivere così tanto (non solo in negativo, ci mancherebbe), che almeno qualche mese sarebbe bene durasse.

Il primo intoppo - colpo di scena, per chi non segua la politica senesota - arriva dall'intervento di Eugenio Neri, arrivato ad un mezzo soffio dalla vittoria al ballottaggio. Il quale prende la parola per riferire di un esposto, presentato dalla radicale Giulia Simi, in cui viene messa in dubbio la liceità dell'elezione di Valentini alla carica di Sindaco di Siena.
 La questione - già affrontata in campagna elettorale - è quella delle non dimissioni da Sindaco di Monteriggioni, prima di candidarsi a Sindaco della città confinante, da parte del neosindaco: un escamotage - effettuato tramite una partecipata ad hoc, controllata al 100% dal Comune di Monteriggioni - certo non degno della politica di rinnovamento e di trasparenza del brand valentiniano.
  Bene ha fatto Laura Vigni a rilevare che questa furbatina delle non dimissioni, per evitare il commissariamento del Comune lasciato, ha sì "illustri" precedenti (Ceccobao a Chiusi, per esempio): con la non piccola differenza, però, che lì si lasciava un Comune per andare a fare l'Assessore regionale (ai trasporti), mentre qui si passa da una poltrona di Sindaco all'altra, tra l'altro di Comuni contermini.
 Con un'aggiunta, non da poco: chi comanda oggi a Monteriggioni? Il vicesindaco e la Giunta, cioè persone tutte nominate dal Valentini stesso, e mai votate da alcun cittadino di Monteriggioni. Se c'è un contrasto fra Siena e l'ex Comune di Valentini, che succede? Valentini, Sindaco di Siena, contro i nominati da Valentini a Monteriggioni? Sai che arma bianca.  Come sempre, il conflitto di interesse permea la terra più berlusconizzata d'Italia (come detto da Maurone Aurigi, al suo esordio in Consiglio, con papillon d'ordinanza): talmente berlusconiana dentro, questa terra, da non avere neanche bisogno della presenza dell'anziano satiro in zona.
Una gran bella tegola per Bruno Rodolfo Valentini, dunque: su cui bisognerebbe che lui qualche cosa dicesse. Sull'aspetto della tanto sbandierata etica politica, per esempio: perché non siano solo slogan da primarie, ma concreta e quotidiana azione di governo.

   Una buona notizia, almeno, c'è: Tegolino, alias Mario Ronchi, è stato eletto, quasi all'unanimità, Presidente del Consiglio comunale (vicepresidente, il pidiellino Pietro Staderini): con il materiale umano e politico che la maggioranza poteva offrire, una buona scelta (basti pensare agli altri pretendenti: la Persi, la Petti, Polifemo Marzucchi, che peraltro non si capisce da che parte stia...). Un minimo di esperienza il Tegolino ce l'ha (era in Commissione Affari generali nella Giunta Ceccuzzi), ed è persona seria: un po' ceccuzziana ed un po' baciapilesca, quindi un po' Diavolo ed acquasanta, questo sì. La dizione, certo, non è il suo forte.
 Ma il Tegolino è anche persona impegnata (molto, e da tempi non sospetti) nel sano e fattivo volontariato cattolico, il che depone a suo favore.
Essendo stato compagno di Liceo dello scrivente, ci sono anche tante gustose storielle da raccontare, in amicizia. A presto, dunque, per una "Tegoleide" che farà senz'altro appassionare i lettori (?).

Ps Per piacere qualcuno fermi il sellatissimo Pasqualito D'Onofrio. Noi che gli vogliamo bene, lo dobbiamo fare; di più: abbiamo l'imperativo morale di farlo.
 Anche stamattina, ha preso la parola (per non dire praticamente niente), ma argomentando con un pathos non consono ad un Consiglio comunale di provincia. Qualcuno gli dica che davanti a sé ha il Cortonesi o Polifemo Marzucchi, non Clistene o Pericle.

mercoledì 26 giugno 2013

Processo Ruby: record mondiale di false testimonianze?



   Lunedì è arrivata la tanto attesa sentenza di primo grado del Processo-Ruby: Silvio Berlusconi - come tutti sanno - è stato condannato ad una pena durissima, 7 anni, andando addirittura oltre la richiesta, già pesantissima, della Procura della Repubblica milanese.
 Su questo aspetto, sia consentito dire a chi non ha bisogno di dare dimostrazione di antiberlusconismo che i 7 anni sembrano davvero eccessivi, per il disvalore dei fatti: si può uccidere, in Italia, ed essere condannati molto più blandamente (inutile fare esempi eclatanti: ci sta già pensando la stampa berlusconiana).
 C'è, su questo aspetto processuale, da aggiungere un secondo elemento: la straordinaria rapidità del Processo stesso. In circa 2 anni, 50 udienze: probabilmente un record, per la lentissima Giustizia italiana. Direi senza il probabilmente...

 L'aspetto però più stimolante, per chi scrive almeno, è piuttosto un altro: le tre Giudici del collegio (Orsola De Cristofaro, Carmen D'Elia e Giulia Turri, colei che ha letto materialmente la storica condanna) sono andate ben oltre la condanna tout court dell'ex Premier, arrivando a trasmettere ben 32 testimonianze (32!) in Procura.
 Tra questi 32 testi difensivi, anche due senesi: Elisa Toti (di cui questo blog si occupò illo tempore), nonché quella Simonetta Losi, pidiellina del Consiglio comunale di Sarteano e moglie del pianista delle "cene eleganti" Danilo Mariani (musico di corte insieme al più famoso Mariano Apicella).
 Per chi non fosse pratico di cronaca giudiziaria, questa trasmissione delle 32 testimonianze significa molto semplicemente che questi 32 testi rischiano di diventare imputati di un nuovo Processo, per falsa testimonianza. Sarebbe il Ruby-ter, essendo il Ruby-bis già in atto (sentenza a luglio), per il dispiacere di Lele Mora, Emilio Fede e dell'ideologa del Bunga Bunga, l'igienista dentale Nicole Minetti.
 Questo, a dirla davvero tutta, è l'aspetto più grave e sconcertante del Processo appena terminato, insieme all'abuso di potere legato alla ormai celebre telefonata berlusconiana da Parigi.
C'è da chiedersi, almeno davanti all'opinione pubblica, come sarebbe uscito il Silvio nazionale se avesse ammesso da subito, di fronte alla montagna (non un Monte Amiata, un Everest...) di prove e di indizi plurimi e convergenti, di essersi fatto - per così dire - prendere la mano, di avere esagerato, in fin dei conti senza violentare nessuno. Di certo, Berlusconi avrebbe risparmiato tanti dindini (non che abbia problemi al riguardo), e non pochi avrebbero apprezzato almeno la sua sincerità.
 La scelta invece è stata quella tipica dell'uomo di Potere: cercare di nascondere, di occultare il tutto, servendosi - sentenza alla mano - di una autentica schiera di amici, cantanti, politici, poliziotti, olgettine e financo di un maggiordomo (poteva mancare?),  per creare una impressionante sequela di dichiarazioni inverosimili (e smentite da ogni tipo di emergenza probatoria, intercettazioni in primo luogo).
 Per arrivare all'atto finale, con  - si crede - il record nazionale, forse mondiale, di testi sotto (potenziale) Processo per falsa testimonianza.
Il Duce passò alla Storia anche per le sue frasi di sapore guerriero ("Spezzeremo le reni alla Grecia", fra le tante); il Silvio nazionale per quelle sulle "serate eleganti": la più degna di nota delle quali, ad imperitura memoria, parmi essere il "non ho mai pagato una donna"...

Ps Ah, dimenticavo: anche a Sienina c'è stato un Processo, conclusosi a luglio del 2011, in cui l'imputato ha fatto sfilare una sfilza di testi difensivi tutti salariati dalla sua stessa istituzione (ed in quel caso ci siamo fermati ad un solo teste rinviato a giudizio, dopo la conclusione del Processo, per falsa testimonianza).
Ah, dimenticavo di nuovo: in quel caso, a differenza che a Milano, l'imputato è stato assolto con formula piena. Qualcuno, forse, avrà capito di chi si sta parlando...   

lunedì 24 giugno 2013

Nefrologia senese: soldi per i costruttori, non per gli infermieri (e Valentini?)


  Come non riprendere in mano lo scoop ereticale sulla costruenda nefrologia delle Scotte (magari ci potrebbe stare anche una terza puntata, perchè no...)? A maggior ragione visto l'assordante silenzio della stampa cittadina, che disloca i suoi effettivi solo ove i cavalli fanno il tondino e menti illuminate (umane) discettano di strategia paliesca.

   L'eretico era stato richiesto a proposito dei componenti della Commissione che aveva accettato il faraonico progetto da circa 7 milioni di euro. Eccoli qua:
Presidente, il dottor Riccardo Randisi, Direttore Unità operativa acquisizioni beni e servizi Estav, con la vice dottoressa Marta Bravi; dopodichè troviamo anche il primario della stessa struttura, il professor Guido Garosi, nonchè il dottor Fabio Crocchini, Dirigente Unità operativa complessa Nuove opere dell'Azienda ospedaliera universitaria senese.
 Lo stesso che ha firmato la fresca determina 520 (5 giugno 2013), per liquidare la ditta Febo Picciolini (ed anche, con compensi minori, la Boni e Scarpelli e Ar.co.). Per liquidare la seconda rata, ad essere più precisi. Perchè in questo caso l'Azienda ospedaliera è di una efficienza, nei pagamenti, da competizione. Bene così, sia chiaro. 350.478,62 euro, Iva compresa, pro Picciolini.
Speriamo che almeno così si riesca a fare ripartire quest'opera faraonica che, con una accorta opera di maquillage, sarebbe potuta costare dieci volte meno (ebbene sì: e forse siamo stati sin troppo generosi...). Da cambiare, infatti, c'era sicuramente l'impianto di osmosi inversa, quello per pulire l'acqua destinata ai dializzati (costo sui 250mila euro, a largheggiare); più qualche lavoretto di ristrutturazione (esageriamo? Mettiamo altri 500mila euro).
 Come mai da circa 7-800mila euroni siamo passati a 7 milioni? Qualcuno, prima o poi, lo dovrà pur spiegare, no?

  Il neosindaco Rodolfo Bruno Valentini dice di avere a cuore tutti i cittadini, specie quelli più in difficoltà. Ora lo vediamo tutto galvanizzato dal successo e preso dai cavalli del Ceppo, piuttosto.
Visto che l'ospedale sa bene dove si trovi - si pensi le sue passeggiate preelettorali -, potrebbe interessarsi a questo potenziale scempio di danaro pubblico. Quantomeno dare un segnale.
 Anche perchè la situazione è davvero difficile: per pagare Picciolini e gli altri, piovono soldi come fossero noccioline (tutto corretto, si capisce); il problema è che poi gli infermieri del reparto di nefrologia sono sotto organico (di almeno 5 elementi), ed ora ci si mettono anche le benedette-maledette ferie, a peggiorare le cose. La qualità del servizio - non ci vuole molto a capirlo - ne risentirà (ne sta già risentendo), anche in modo pesante.
 A Siena, conta più la cura di un cavallo da Palio o quella di un paziente dializzato? Il dibattito è aperto, e la risposta - credetemi - tutt'altro che scontata...

Ps1 Il Ministro Idem (che delusione, che delusione!) si è finalmente dimessa: più che l'illecito, resterà memorabile la sua penosa conferenza stampa autoassolutoria.
 Unico pezzo grosso (più o meno) del Pd a chiederne pubblicamente le dimissioni, prima che le desse? Il compagno Enrico Rossi, il gran moralizzatore della politica. Incidentalmente sotto inchiesta a Massa, e per reati infinitamente più gravi di quelli contestati alla canoista.

Ps2 I ragazzi del sito "Il Parere" hanno messo on line una intervista che mi hanno fatto giusto stamattina.  Una riflessione sulla Siena attuale, spero stimolante.  

domenica 23 giugno 2013

La domenica del villaggio: l'incredibile caso Palatucci


  Più vengono analizzati i documenti, più la vicenda, personale e storica, del Commissario di Ps Giovanni Palatucci si ribalta, in una maniera che ha francamente dell'incredibile: per tabulas, emerge che, ben lungi dall'avere aiutato migliaia e migliaia di ebrei a Fiume, il funzionario, originario di Avellino, finì a Dachau perchè aveva tradito i tedeschi (lui, aderente alla Rsi), brigando con gli inglesi, cui aveva passato informazioni logistiche importantissime attinenti a Fiume.

  Come si è creato il mito di Giovanni Palatucci, negli anni pluripremiato, fino all'inserimento fra i "Giusti tra le Nazioni" (1990)? Grazie all'interessamento del padre e, soprattutto, dello zio, il Vescovo Giuseppe Maria Palatucci; entrambi desiderosi, tra il 1952 ed il 1953, di nobilitare la sua figura per ovvie ragioni di prestigio familiare, oltre che per fare ottenere ai familiari una congrua pensione (come poi effettivamente avvenne).
 La questione Palatucci si fa vieppiù imbarazzante, giacchè il Vaticano lo ha già reso beato (9 ottobre 2002), ed è in corso il processo di canonizzazione: oltre Tevere, adesso si dice di aspettare, cercando di guadagnare tempo quantomai prezioso (ma settori del mondo cattolico sono schieratissimi pro-Palatucci, contro ogni evidenza documentale).

  Non solo non ha aiutato gli ebrei: Giovanni Palatucci risulta, dalla documentazione analizzata da storici di provata attendibilità (Michele Sarfatti, primus inter pares) uno zelantissimo esecutore antiebraico, nel suo delicatissimo ruolo di Responsabile dell'applicazione delle Leggi razziali fasciste in quel di Fiume.
Da vittima (dei nazisti) a carnefice (degli ebrei), dunque.

 Una così clamorosa falsità storica, prolungatasi per una sessantina d'anni, cosa ha dietro? Questo è ciò che dobbiamo chiederci, a questo punto.
 Alexander Stille, giornalista e storico, ha individuato sul New York Times, tre buone motivazioni, a tal proposito:
1) il desiderio cattolico di allontanare il focus dalle responsabilità addossate a Pio XII con la questione del silenzio sulla Shoah: un eroe, italiano e soprattutto cattolico, nipote di Vescovo, poteva evidentemente aiutare;

2) l'Italia dei primi anni Cinquanta (e non solo, purtroppo) ha sempre avuto una grande voglia, una necessità insopprimibile di autoassoluzione: una figura come quella del Palatucci (morto a Dachau a 37 anni) poteva essere assolutamente funzionale, in tal senso;

3) molto legata al punto 2, l'esigenza - tutta italiana, appunto - di pacificazione (di larghe intese ante litteram?). Palatucci era un italiano, ma anche un fascista di provatissima fede, aderente alla Repubblica sociale senza indugi: presentarlo al pubblico come un salvatore di ebrei non era forse uno straordinario biglietto da visita per avvicinare la tanto agognata (ed autoassolutoria) pacificazione nazionale, ben vista da tutti, Togliatti incluso?

 Si dice comunemente che in guerra la prima vittima è la Verità: anche nel dopoguerra, purtroppo...    

sabato 22 giugno 2013

Notte bianca, giornate nere...



    Diciamolo subito: globalmente parlando, per quella che è stata l'esperienza di un semplice fruitore, la Notte bianca di ieri è stata di certo un successo. La si organizza per mobilitare gente, e gente ce n'era tantissima, forse più di quanta gli stessi organizzatori pensassero alla vigilia (quanto abbia comprato, non è dato sapere); l'adesione degli esercenti è stata altissima, a passare per le vie interessate; il gradimento generale c'è stato, e non è certo questo il momento di sottilizzare su certe piccolezze che non alterano il significato, positivo appunto, dell'evento.

  Siena ha abbandonato i Gianni Morandi e le Laure Pausini, per puntare - musicalmente parlando - su gruppi locali: basta grandeur fine a se stessa, spazio ai giovani (e non solo) che possono infarcire il loro Curriculum vitae con serate come queste. Quando i soliti quattro gatti lo dicevano o scrivevano, che questa era la via da seguire, erano considerati degli iettatori o dei menagrami incalliti.
 Cosa curiosa: gli stessi che per anni hanno inneggiato al Sistema Siena, i medesimi che esaltavano i Morandi e le Pausini, oggi enfatizzano, oltre ogni decoro, la sobria ed autoctona Notte bianca. Curioso, no? Sono subito passati, senza soluzione di continuità, dall'esaltazione dello sfarzo targato Casta (Mussàri in primis, munifico mecenate con soldi non suoi), alla neosobrietà da fine vacche grasse. Che fenomeni...
 Ecco quindi che tocca sorbirci un pezzo di Gaia Tancredi sul Corrsiena, in cui, con accenti liricheggianti, si associa la serata ad una presunta (?) rinascita della città (magari, magari...).
La giornalista d'inchiesta del Corrsiena scrive di una città che sfugge "ai fumi delle vecchie macerie" (provocate da coloro che sono sempre stati esaltati dal Corrsiena, Ndr); poi, ispiratissima, parla di "tanta gente, tornata a vivere le lastre con un rinnovato entusiasmo, quello tipico del senese che, stanco di essere schiacciato e messo in un angolo, ritrova l'orgoglio di appartenenza...".
 Capito il senso recondito del messaggio? La Notte bianca serve per cancellare il passato, le bancarelle acchiappaclienti in tempo di crisi sconfiggono i menagrami blogghers ed i giornalisti foresti.
 Se ne organizzano un'altra, di queste serate, vuoi vedere che tornano indietro i dindini dell'Antonveneta? Se se ne fa una di mezza estate, poi, ci sta che il buco dell'Università si azzeri, immantinente.

  Concludendo: prendiamola per quella che è stata, né più, né meno, questa Notte bianca.
 Una bella occasione per uscire la notte del solstizio estivo; per trovare qualche vecchio amico che non si vedeva da tanto tempo; per entrare in negozi in cui, in contesto diurno, non c'è magari tempo e modo di entrare.
 Ricordando una cosa, della quale gli organizzatori dell'evento sono certo pienamente consapevoli: che se c'è bisogno (eccome se ce n'è!) della Notte bianca, è perchè i giorni sono neri, e parecchio.

Ps Premio al gruppo più chic e fashion della serata? Di gran lunga il "Curia on the beach", capitanato ovviamente da monsignor Acampa Giuseppe, in rigorosi abiti ultrafashion.
 Eh sì, l'eretico sente una gran voglia di un salutare ritorno alle origini del blog: cara Curia senesota, non ti abbiamo certo dimenticato! 

venerdì 21 giugno 2013

Giunta Valentini: il trionfo della Restaurazione


   E così, la Giunta Valentini è alfine arrivata in porto. Nata il 20 giugno, all'inizio dell'estate, c'è da chiedersi se reggerà fino all'autunno, se cioè i "magnifici" (sic) otto arriveranno a mangiare il pan co' santi o meno.
 Il dato politico più evidente è la rottura di Valentini con l'ala di Albertone Monaci: nessun monaciano dentro, tantomeno quell'Alessandro Pinciani che, fino a qualche giorno fa, era stato dato come vicesindaco in pectore. La cosa, in effetti, ha piuttosto del clamoroso. Si potrebbe eliminare il "piuttosto" d'ordinanza, se Pinciani, o chi per lui, restasse fuori anche dalle nomine fondarole.
Ha fatto bene i suoi calcoli, Rodolfo Bruno Valentini?
Su questa strada, comunque, il neosindaco va applaudito (salvo appunto ripensamenti di luglio), ed anche ulteriormente incoraggiato.
 
  Quanto al fatto, invece, di presentare la sua Giunta come una compagine almeno parzialmente non allineata con il Pd o satelliti, questo proprio no, ed una persona intelligente e preparata come il neovicesindaco, Fulvio Mancuso, lo dovrebbe suggerire al Valentini, forse fattosi prendere la manina dall'emozione del momento.
 Degli otto (5 maschietti e 3 femminucce), non ce n'è mezzo che provenga dalla società civile, intendendosi per questa la parte della società non appartenente al Pd o alle sue ramificatissime gemmazioni.
 Il professor  Fulvio Mancuso ha al suo attivo la presenza nel Cda di Mps leasing; la Tarquini è targata Sel, a Siena sistematicamente portatore d'acqua al Pd, come tante volte scritto; il professor Maggi, addirittura, era una delle candidature ceccuzziane uscite dal cilindro piddino nel marzo pazzerello che ci siamo lasciati alle spalle; Leonardo Tafani significa i Riformisti, formazione ormai crepuscolare, comunque fedelissima di Valentini (ma almeno il Tafani è persona di sport); Sonia Pallai non ha mai fatto un passo fuori da Confesercenti, il che già la dice lunghissima (non a caso, è la Sharon Stone piddina, no?); Anna Ferretti rappresenta, da par suo, l'assoluta continuità (anche a livello di conflitto di interesse, pur essendo persona onesta) con la Giunta di Franchino il Ceccuzzi;  Paolino Mazzini è un renziano-valentiniano che ha, fra le altre, la colpa, incancellabile, di essere stato in Deputazione della Fondazione Mps al momento del secondo aumento di capitale (2011), quello affossa-Fondazione: vi sembra poco?
 Molto meno noto è questo Mauro Balani, presentato come manager indipendente: il quale Balani, però, venendo dalle fila di Etruria (cooperativa toscana di distribuzione alimentare), tutto è fuorchè non targato Pd o Sistema Siena. Per gli smemorati, si vuole ricordare che il futuro affossatore di Mps, tal Mussàri Giuseppe, ad inizio carriera era stato consulente proprio di Etruria.

  Non ce n'è mezzo, dunque, che non venga dall'orbita piddina, che non sia stato beneficiato, più o meno lautamente, da quel Sistema Siena che ormai ha dato i suoi frutti.
Ad ogni buon conto, l'eretico augura ogni bene alla nuova Giunta, che comunque parte con un vantaggio fenomenale: peggio delle ultime, non è possibile fare, neanche impegnandosi h24.
 D'altro canto, le urne questo hanno sentenziato: nonostante tutto ciò che è accaduto, non è tempo di autentica società civile, non è tempo di uomini (e donne) effettivamente nuovi, non è tempo di persone sganciate dai partiti (dal partito, per meglio dire).
 La Restaurazione in salsa senese è dunque servita: il Risorgimento deve ancora attendere. Se mai ci sarà...

Ps Durante l'estate, questo blog si occuperà dei singoli neoassessori, o almeno dei più stimolanti fra gli otto. Che si fa, si parte dal gentil sesso o dai maschietti? Si accettano consigli, come sempre.

mercoledì 19 giugno 2013

Mercoledì scolastico: i "Pilati dello scrutinio"


     Oggi giorno di prova scritta di Italiano per la Maturità, e già fioccano le polemiche: strano, eh? Ma non è di questo che si vuole scrivere, quanto di altro, che esula dalla Maturità in senso stretto.
Quest'oggi si vuole parlare dei "Pilati da scrutinio": quei colleghi - spesso validi o validissimi, in classe - i quali, arrivati al fatal momento dello scrutinio, o per un verso o per l'altro, sono favorevoli alla promozione di tutti. Compresi dei meno meritevoli; inclusi i ragazzi che davvero non hanno fatto praticamente niente all year long. Per il quieto vivere, NON BOCCIARE è molto più agevole che BOCCIARE: nessun genitore a protestare, statene ben certi; nessun ricorso da affrontare, in piena estate; nessun registro da offrire in pasto a nessuno.  Che se la vedano i colleghi delle superiori o, come nel caso di specie, quelli dell'anno successivo.
"No Martini, no party": ricordate? "No bocciatura, parti tranquillo (per le agognate vacanze)", potremmo parafrasare, arditamente ma neanche troppo.

   La cosa non era certo nuova o inedita, per l'eretico; quest'anno, però, siamo stati davanti ad una situazione spiacevole assai: nella classe di cui lo scrivente era il coordinatore (una seconda media), ben sette (!) sono risultati, alla fine, i bocciati. Record della scuola, credo con pochi pari a livello di secondaria inferiore (fino a prova contraria, ovviamente).
Siamo stati delle belve, assetate del giovane sangue dei ragazzini, forse?
Non direi, se pensiamo che, fra i sette, il messo "meglio" aveva 4 materie non sufficienti; figuriamoci gli altri, quindi. Teniamo presente che, sempre dei sette, due (stranieri) erano arrivati in corso d'anno scolastico (uno, a gennaio inoltrato, dalla Colombia, poco conoscendo l'italiano, al momento dell'arrivo in Italia).
Ma il fatto, eclatante, delle tantissime bocciature resta, eccome.
Molto semplicemente, se i colleghi con più voti a disposizione dello scorso anno (Lettere, con tre - Italiano, Storia e Geografia -, e Matematica, con 2 - Matematica e Scienze) avessero iniziato a selezionare in prima, bocciando almeno 3 ragazzi, questa strage scolastica non ci sarebbe certo stata, visto che ci saremmo fermati ad un numero diciamo fisiologico di alunni fermati.

 I docenti di Lettere e Matematica dello scorso anno, invece, hanno valutato diversamente, e i nuovi hanno fatto ciò che, a parere di chi scrive, andava anticipato un anno fa, almeno in modo parziale.
Ma fare i "Pilati da scrutinio" è senz'altro più gratificante e meno oneroso, statene ben tranquilli: e lo stipendio, in fin dei conti, resta sempre il medesimo...  

martedì 18 giugno 2013

Vacanze senesi: Brenna beach!


  Dopo tanta scuola e politica, finalmente parliamo di vacanze: in attesa di "impegni" ben più gravosi, l'eretico inaugura oggi una rubrica ("Vacanze senesi") che ci accompagnerà tutta l'estate.

  Non si può non iniziare con Brenna beach, la spiaggia fluviale dei senesi, un tempo; la quale, negli ultimissimi anni, ha subito una autentica trasformazione antropologica: lontani i tempi in cui gli unici stranieri erano i tedeschi (e le tedesche) alternativi o gli inglesi, più o meno radical chic, oggi il lido brennato è diventato (provare per credere!) un autentico melting pot della recente (ormai non più recentissima) immigrazione: gente dell'Est, balcanici e non, che si contendono i posti per il pic nic domenicale con la tribù andina, anch'essa molto ben rappresentata.
Trait d'union con il passato, l'assoluta economicità: del luogo unico posto nel Senese (temo di non sbagliarmi) in cui non c'è da pagare niente, neanche per parcheggiare. Incredibile a dirsi (speriamo di non avere fatto venire un'idea a qualche rapace amministratore della zona, che così ci zeppa subito il parchimetro).
 La domenica, ormai, c'è la corsa selvaggia, un po' fantozziana, all'accaparramento dei due tavolini ombrosi in zona parcheggio; arrivato alle 10,13 la scorsa domenica, l'eretico ha notato che erano entrambi già occupati!
 In uno, tutto era già ben apparecchiato, con tanto di olio già pronto all'uopo sulla tavola, e il pater familias, dalla pancia ben dilatata, che si industriava per preparare il braciere. A lato - tipico elemento dei popoli dell'Est - una scacchiera.
 Negli altri tavoli, già ben esposti al sole cocente dell'altro ieri, tre loschi figuri (romeni, a primo orecchio) si sgolavano le prime birre della giornata (che non promettevano certo di essere le ultime).
L'aria, nel dì di festa a Brenna, si fa dunque ben presto intrisa di carne e verdure, con il braciere che spande i suoi effluvi - quando in favore di vento - fino ai bagnanti che si trovano dall'altra parte del passaggio sul fiume (si dice "il" Merse o "la" Merse? La segnaletica è del tutto contrastante, se ci fate caso).

 Pochi, molto pochi gli autoctoni, nel senso di italiani; ancora meno - a prima vista, ovviamente - i senesi. Buon segno o meno, questo?
"Eh, ma a Brenna beach non si può nuotare bene!", dicono alcuni; che magari, a Follonica, si mettono la ciambella...

 Questo luogo, negli anni 70, era un posto cult, per la sinistra di allora: quanta acqua (di fiume e non ) è passata sotto i ponti, da allora.
 La crisi riporterà gente in loco? Probabilmente in parte sì, ma i risparmi familiari tengono, più ancora dei tafani e dei pollini per gli allergici, lontano il grande pubblico locale.
Abituati alle vacche grasse da welfare montepaschino, molti forse si vergognano di passare una domenica come 30 o 40 anni fa. Come sopra: buon segno, questo, o meno?

 I nuovi italiani, invece, andini o balcanici che siano, non si fanno di queste fisime, giustamente fregandosene: al netto di qualche cartaccia a giro e della musica turbofolk che esce dalle macchine durante le abbondanti libagioni, chi può dar loro torto?
Si divertono e stanno bene come gli italiani si divertivano e stavano bene ai tempi del boom economico, assaporando il loro primo benessere.
 Questi nuovi italiani, non sono intelligenti e scafati come molti di noi, che si accollano le rate anche per fare le vacanze sotto l'ombrellone...

Ps Se qualcuno ha dei luoghi da suggerire per questa nuova rubrica, è ovviamente molto ben accetta qualsiasi segnalazione al riguardo.

lunedì 17 giugno 2013

Giunta Valentini: Pinciani vicesindaco?

   Rodolfo Valentini avrà tanti pensieri, in questi giorni; tra una corsetta in bicicletta ed un'inaugurazione (ieri quella del Vespa club Siena, alla Lizza), tra un briefing ed una partita della Mens sana, le ore volano, e c'è da comporre questa benedetta-maledetta Giunta.
Fra gli altri, c'è il nodo, particolarmente scottante, del vicesindaco.

 Tutti lo danno come favorito nella corsa alla prestigiosa carica, come pegno da pagare, da parte di Rodolfo Valentini, all'alleanza con Alberto Monaci. Ma chi è l'avvocato Alessandro Pinciani, oltre ad essere il figlio di Anna Gioia, cioè della compagna di vita proprio dell'inossidabile Albertone?
Bene cercare di saperne qualcosina di più, per il semplice motivo che il grande pubblico sic et simpliciter NON LO CONOSCE AFFATTO.
 Stamattina l'eretico ha provato a fare due domande in giro, fra i suoi soliti giri: barri, giornalaio, barbiere, alimentari e via dicendo. Ce ne fosse stato mezzo che l'avesse contestualizzato come vicepresidente della Provincia (vice di Quello della Provincia...).
 Il curriculum vitae è di quelli meticolosi, che annotano e registrano tutto, ed anche di più.
Nato il 29 ottobre 1974, si laurea (senza il massimo dei voti) in Giurisprudenza nel 2002, con una tesi sulla "tutela del voto elettronico"; dopodichè, inizia a fare il praticante a Firenze, nello studio dell'avvocato Alberto Bianchi. Nel marzo 2009, si abilita alla professione (non specifica dove). L'avvocato, però, non l'ha mai fatto: già con i calzoncini corti, inizia ad ingolfare i Cda (partendo dall'Università, poi Consiglio regionale ed altri ancora).
 Inizia nel 2006 la sua carriera di eterno vice: don Fabio Ceccherini se lo prende alla Provincia come suo vice; il Bezzini prosegue in piena coerenza con il pregresso: nel 2009, il Pinciani si riritrova vicepresidente della Provincia, con l'assessorato ai lavori pubblici e competenze varie (anche alla Protezione civile, fra le altre cose). Se non ci sfugge qualcosa, non c'è un solo incarico che sia stato ricoperto dopo un'elezione.
Mentre in Comune, un anno fa, si infiammava la resa dei conti fra ceccuzziani e monaciani, lui se ne stava, zitto e buono, in Provincia, accanto all'innocuo Bezzini. Poi fa nascere il sedicente gruppo di Confronti, con il quale combatte la sua legittima battaglia politica contro Franchino il Ceccuzzi.
 Di Pinciani non si ricorda, con tutta la buona volontà, altro: ci credo che il popolino non lo conosce.

L'eretico, da par suo, si ricorda di avere assistito - sarà stato nel 2008 - ad una convention piddina, in zona Viale Toselli; ad un certo punto, si alzò il Pinciani ed iniziò a parlare, con un sermoncino tutto indirizzato all'esaltazione del merito e della capacità individuale nella società.
I presenti - tutti piddini Docg, a parte ovviamente lo scrivente - rimasero basiti: c'era chi dava di gomito, chi ridacchiava, chi cercava di trattenersi.  Si risparmieranno i nomi ed i commenti specifici di chi era abbastanza vicino alle eretical orecchie da essere agevolmente ascoltato.
L'eretico crede che Rodolfo Valentini abbia già perduto molta, moltissima della sua potenziale credibilità di rinnovatore. Con questa mossa, annichilirebbe anche la residuale.

Ps Domani sera (ore 21,00, presso Auditorium della Confesercenti), stimolante conferenza dell'economista Warren Mosler, insieme al giornalista P. Barnard.
L'eretico, domani impegnato altrove, spera di farcela ad esserci: la discussione non può che essere di cogente attualità.

domenica 16 giugno 2013

La domenica del villaggio: l'abilità di Hitler, un finale perfetto di Cesare Pavese...


   Dopo la inevitabile sosta elettorale, torna la rubrica domenicale del blog: tante (troppe) cose sono rimaste inevase, ma cercheremo, piano piano, di smaltirle. Date di scadenza, in effetti, per questo tipo di rubrica non ci sono...

 Il Sole 24 ore di domenica 26 maggio, nell'inserto culturale, presentava la recensione, scritta dallo storico David Bidussa, di un libro che ancora l'eretico non ha letto, ma che non si può non segnalare: "Perchè i tedeschi, perchè gli ebrei? Uguaglianza, invidia e odio razziale. 1800-1933", dello storico (ebreo) Gotz Aly (pagine 300, 32 euro, Einaudi Torino).
Storico stimolante, Aly: non a caso capace, in passato, di avere parole di ammirazione per il Welfare nazista (non certo per il nazismo in quanto tale: per la capacità del III Reich di risolvere il dramma della disoccupazione, garantendo al contempo agli operai benefit a loro sconosciuti fino all'avvento al potere del Fuhrer).
La tesi di fondo dello storico - dice Bidussa - è che Hitler e Goebbels ebbero successo (prima di andare al potere) "facendo leva sugli istinti culturali profondi dei tedeschi". Bidussa conclude la sua recensione ricordando un comizio hitleriano del 1930 (ben prima di andare al potere, dunque): si era in pienissima crisi economica post Wall street crash, per assistere all'evento si pagava 1 marco (un biglietto del cinema costava 30 centesimi). C'erano 12mila posti a sedere da riempire:
 "non uno rimase vuoto in ciascuna delle tre serate".
 Ma la disamina di Gotz Aly raggiunge il suo acmè nello scandaglio della psicologia tedesca dei primi anni Trenta ("Chi desideri conoscere il passato non può fare altro che immaginare le condizioni in cui si trovava ad agire chi viveva all'epoca ed i costumi mentali in quell'orizzonte temporale", dice Aly nell'incipit del suo libro):

"è l'invidia, secondo Gotz Aly, a costituire il vero motore del processo che porta allo sterminio (pp. 231-232). Un motore potente che vince solo realizzando il suo obiettivo: distruggere la felicità altrui, impossessandosi della vita degli altri".

 Gli ebrei tedeschi avevano avuto, a partire soprattutto dall'emancipazione post-napoleonica, più successo degli altri; di più: l'avevano avuto CONTRO gli altri (secondo la propaganda nazista), bloccando l'ascensore sociale dei non ebrei.
 Mischiate il tutto con la plurisecolare tradizione antisemita ed antigiudaica - soprattutto, ma non solo, cattolica -, ed il terribile miscuglio di odio culturale, religioso, sociale e appunto psicologico è servito. Con i risultati che la Storia ci ha consegnato.

 Si parla spesso dei problemi dei giovani, dei preadolescenti, e del dramma dei loro genitori che non sanno più come porsi verso di loro, scomparso l'approccio duro, potremmo dire gaullista.
Come spesso i grandi poeti sanno fare, Cesare Pavese, nell'ormai lontanissimo 1935, aveva già visto (e pre-visto?) tutto. Con poche, piane, parole, nella poesia "Ulisse" riesce in modo davvero incisivo a dipingere la complessità del rapporto fra un padre ("un vecchio deluso, perchè ha fatto suo figlio troppo tardi": chissà a che età, se pensiamo ai parametri dell'oggi...) ed il figlio preadolescente. La tortuosità del rapporto è resa con grande verità umana.

Riportiamo solo gli ultimi 9 versi (dalla raccolta di poesie "Lavorare stanca", pubblicata la prima volta da Solaria nel 1936):

"Il ragazzo che torna tra poco, non prende più schiaffi.
Il ragazzo comincia ad essere giovane e scopre
ogni giorno qualcosa e non parla con nessuno.
Non c'è nulla per strada che non possa sapersi
stando a questa finestra. Ma il ragazzo cammina
tutto il giorno per strada. Non cerca ancor donne
e non gioca più in terra. Ogni volta ritorna.
Il ragazzo ha un suo modo di uscire di casa
che, chi resta, s'accorge di non poterci fare più nulla".

Tutto bello: gli ultimi due versi, semplicemente straordinari. Da applausi, a scena aperta.


Ps A proposito di rubriche che ritornano dopo le fatiche elettorali, mercoledì ritorna anche il "mercoledì scolastico", con una puntata dedicata alla difficoltà del bocciare.  

sabato 15 giugno 2013

Alle Scotte si risparmia o si sciala?


   Tagli di posti letto, iperrazionalizzazione di materiale di base, problemi sugli straordinari da pagare: chiunque frequenti l'ospedale senese conosce queste problematiche, a meno che non voglia fare finta di non vedere ciò che ha davanti agli occhi, giorno dopo giorno.
 Proprio in una fase congiunturale di tagli e di razionalizzazioni, però, a macchia di leopardo vengono fuori storie come questa: di certo non l'unica, altrettanto sicuramente la più incredibile che sia arrivata alle eretical orecchie negli ultimi tempi, per quanto concerne l'ospedale senese.

   L'importante centro di nefrologia e dialisi è un fiore all'occhiello delle Scotte, secondo alcuni (di certo secondo il primario Guido Garosi, che lo dirige). Questo blog non ha nessunissima intenzione di contraddire questa tesi. Chapeau, anzi.
 Resta il fatto che, da alcuni anni, si diceva che il suddetto centro aveva bisogno di un maquillage, di una sana ristrutturazione: ed anche su questa necessità, l'eretico non ha nulla da eccepire.
Quale sarebbe, allora, il problema? Eccolo qua: a fronte di una spesa di ristrutturazione prevista intorno ai 700mila euro (prima ipotesi, portata avanti per molto tempo), alle Scotte, a fine 2010, improvvisamente si è preferito sterzare, e di brutto. Niente sana ristrutturazione dell'esistente: diamoci all'opera faraonica! Ecco che dai circa 700mila euroni previsti, il costo è schizzato a circa 7 milioni di euro: così è, se vi pare.
 Lotto 3, settimo piano: questo è il nuovo ponte sullo stretto di Messina in salsa senesota.
 Gara d'appalto, gestita dall'Estav sud est, vinta dal tandem Gambro-Fresenius (cordata clinica: fornitura materiale specifico per i dializzati) e dalla ditta di costruzioni Febo Picciolini, per un totale di 6.953.764,20 euroni.
Determina 241 del 17 maggio 2012:
 "Progettazione ed esecuzione dei lavori di realizzazione reparto UOC (Unità operativa complessa, Ndr) nefrologia, dialisi e trapianti dell'Azienda ospedaliera e contestuale fornitura attrezzature sanitarie, apparecchiature elettromedicali, arredi e materiali consumabili per 5 anni".
 Tra parentesi, quando si arrivò alla gara d'appalto, partecipò anche un tandem (Cooperativa Montemaggio più Bellco Srl) che offriva, ovviamente per gli stessi lavori, circa 1 milione e centomila euro in meno: tutto bocciato, per il punteggio qualitativo (vale a dire, discrezionale).

 Chiusa parentesi, la domandina finale: tutto ciò che l'eretico ha scritto in questo pezzo, può essere agevolmente contrastato, da chi ha pensato e posto in essere questa opera faraonica in tempi gramissimi. Basta dimostrare, in modo chiaro e netto, che l'ipotesi di una sana ristrutturazione dell'esistente NON aveva alcun senso compiuto. Che non si poteva che affidarsi alla grande opera. Che altrimenti i poveri dializzati senesi sarebbero stati costretti ad andare altrove.
 A quel punto, si chiede venia e tanto di cappello. Altrimenti ogni peggior pensiero potrebbe essere avallato...

Ps Ciliegina finale: per tutto il mese di maggio, i lavori alla faraonica opera sono stati fermi. I lavori sono iniziati un anno fa, e dovrebbero terminare entro il 2013. Problemi di pagamento, o che altro?

giovedì 13 giugno 2013

Blog e politica: l'importanza di essere attaccati

  

   Le elezioni che hanno consegnato le chiavi della città a Rodolfo Valentini (e a Franchino il Ceccuzzi ed Alberto Monaci, per citare due volti nuovi della politica senesota) sono state stimolanti anche perchè - più che nel 2011- hanno aperto un dibattito sul ruolo dei blog in città.
 In primo luogo, c'è chi dovrebbe riflettere: con tutti i difetti, ormai è riconosciuto che il dibattito cittadino è fatto in larga prevalenza su questi organi di informazione, piuttosto che altrove. I giornalisti foresti seguono i blog, più che altri: e - credetemi - non perchè siamo più simpatici, anzi. Perchè ci trovano qualche informazione (e polemica) in più.
 Abbiamo quasi il rimpianto del buon vecchio Stefanino Bisi che creava diatribe, attaccava i personaggi scomodi: in questa campagna elettorale, ha piuttosto assunto un tono compassato, british. Irriconoscibile. Come dicono i sostenitori di Marino a Roma (esistono anche piddini perbene, e la vittoria romana lo dimostra), "Daje, daje". Rivogliamo il Bisi di un tempo, ed al più presto!

 Ma veniamo a questo blog: con grande onore e gratificazione personale, ancora una volta questo organo di libera informazione è stato attaccato da quasi tutti gli schieramenti politici.
 Nella fase della campagna elettorale, ci sono ovviamente i piddini ed ai valentiniani (rimasti male perchè questo blog ha fatto emergere due candidature da evitare, Giovanni Centini ed il badarighe moggiano Gennaro Mazzei), con Paolino Mazzini che, almeno, risponde alle critiche (vediamo se organizzerà l'incontro su Antonveneta...); tocca poi a Marchino Falorni ed ai suoi, i quali hanno fatto la bocca storta, perchè nessuno del gruppo è stato sponsorizzato dall'eretico (ed infatti è arrivato un intervento pesantuccio contro il blog, accusato di non avere valorizzato la coerenza d'opposizione di Marchino); quanto a 53100, dopo lo sputtanamento del simpatico Alessandro Corsini, lasciamo stare, per non infierire (ma la prestigiosa sede sociale in Banchi di sopra, che fine ha fatto?).

  Dopo il primo turno, apriti cielo: tucciani di riporto furenti con il blog per la scelta di turarsi il naso (ma almeno azionare il cervello), sostenendo - in modo che più critico non si può -, il buon Eugenio. Un affronto: se avessi fatto un pubblico elogio della pedofilia o avessi esaltato Bokassa, forse sarebbe stato meglio, per loro...
Meno male che i commenti restano: magari sarà stimolante andare a ripescarli, in futuro.
 Pensate che sia finita qua? Manco per idea! Si va a votare, e va a finire come va a finire: per un soffio, la scalcagnata alleanza di Neri non vince (e prevale con nettezza in tutto il centro storico, come abbondantemente sottolineato). Si scatena immantinente, fez in testa, il camerata Agostino Milani su Facebook, dando la colpa anche (se non soprattutto) ai bloggers, per la sconfitta del cardiochirurgo con cui era legittimamente schierato:
"...molto ancora (la sconfitta è dovuta, Ndr) ai vari bloggers (santi, eretici o fratelli che siano) che con poco illuminata preveggenza hanno dapprima sparso merda sui compagni di strada di Eugenio e poi, al ballottaggio, hanno tentato di convincere i lettori a votare  Eugenio".
Eia eia alalà!

  Su questo blog, dunque, è piovuto un po' di tutto (le critiche più dure, tutte rigorosamente ANONIME, giusto per dire): buon segno, anzi ottimo.
 Se appunto non fossero anonime, ancora meglio sarebbe. Anticipo subito la critica: si critica l'anonimato, ma lo si difende per altri (gli Illuminati, per esempio). Il discrimine, ancora una volta, è questo: se nel loro blog gli Illuminati facessero, producessero solo coloriti commenti, sarebbero da attaccare; siccome si dà il caso che - oltre a commenti indubbiamente forti e duri - abbiano pubblicato paccate e paccate di documentazione ineccepibile, sull'Università ed altro, c'è una bella differenza rispetto a chi interviene scrivendo, SENZA DOCUMENTARE ASSOLUTAMENTE NIENTE DI NIENTE, e distribuisce patenti.
 Noi, lungi dal sentirci i depositari della Verità rivelata, portiamo a conoscenza dei lettori FATTI (lo ripeto, per i duri ed i disonesti d'intelletto: FATTI), con tutte le coloriture ed i condimenti del mondo. Altri, solo OPINIONI, le loro. Niente altro che quelle. La distinzione pare chiara, no?

 Il problema, infine, è essenzialmente uno: chi controlla i media (oggi molto meno di ieri), sta nel suo, perchè parte con tre o quattro colonnini di vantaggio, ad ogni elezione; chi non ha media da controllare, non avendo lodevolmente pubblicità da proporre o altro, scalpita, e vorrebbe che l'informazione libera e non asservita si schierasse, con facile automatismo, con il proprio gruppo, dato che effettivamente partono svantaggiati. Con ciò dimostrando, però, di avere la stessa, identica concezione della stampa dei loro (in qualche caso presunti) avversari; e facendo intuire che, una volta giunti al potere, non si discosterebbero forse troppo dagli attuali.
 Come ho detto tante volte al Santo, nei momenti di sconforto:
"Carissimo, questi non ci hanno proprio capito niente! Vogliono che noi siamo gli antiBisi? Benissimo: che ci facciano un'offerta, ben confezionata ed adeguatamente retribuita, dopodichè se ne parla".
L'eretico, il Santo, gli Illuminati dovrebbero stare sulle barricate del web per diventare i portavoce di qualcuno? Comoda, eh: se mai diventeremo pennivendoli di ventura, almeno pretendiamo i dindini. Ed anche parecchini...

Ps Da domani - prima della meritata vacanza - si riprende a fare giornalismo d'inchiesta: vale a dire ciò, per la mancanza del quale questa città si è trovata ad essere quella che è.
Senza quasi accorgersene.

martedì 11 giugno 2013

Il candidato ideale dell'opposizione


   Eccoci dunque arrivati al day after della politica senesota, che ha consegnato la città nelle mani del nuovo Sindaco Rodolfo Valentini, che aspettiamo con grande attenzione e curiosità al varco della composizione della Giunta (l'unico nome che pare certo è quello della Pallai - Confesercenti - al Turismo: benissimo la Sharon Stone piddina, ma non si parli di società civile, please).

 L'opposizione - come ieri già scritto - vive il suo senesotissimo paradosso: mai così vicina a vincere, mai così dilaniata ed incattivita al suo interno. Quante opposizioni ci sono, appunto? Per dare il senso del momento, non a caso ieri sono arrivati plurimi commenti al mio pezzo in cui si sottolinea che la compagine capeggiata da Eugenio Neri non rappresenterebbe neanche un'opposizione in quanto tale: come si vede, prima c'era sempre qualcuno che era più a sinistra di qualcun altro. Adesso, c'è sempre qualcuno che è più opposizione di qualcun altro. Questo - lo ripeto - per dare il senso del momento che viviamo. E non nascondiamoci che il rammarico da parte dei neriani verso gli astensionisti (soprattutto verso il fronte tucciano) è tale da non permettere una ricucitura: giusto o sbagliato che sia, è così. La cicatrice del 10 giugno forse non si risarcirà mai, anzi di sicuro; e l'opposizione locale continuerà a vivere di cupi rancori, fino alla prossima vittoria piddina.
 Ecco che l'unica soluzione sarebbe quella di trovare un candidato dal basso, davvero della società civile, davvero senza un passato ingombrante, davvero senza nessuno sponsor più o meno compromesso, davvero voglioso di provare a fare ciò che non è riuscito a questa opposizione dilaniata da faide, controfaide e faide carpiate.
Questo blog (ma credo proprio anche l'ottimo Santo, il battagliero Bastardo senza gloria, Raffaella Ruscitto del Cittadino on line ed altre voci ancora: fino a prova contraria, visto che l'eretico non li ha interpellati) potrebbero e dovrebbero fare da garanti, nonché da sponsor ( certo non compromessi, mi sia consentito di dire).

  Età, fra i 35 ed i 45 anni (consentito un minimo sforamento anagrafico); meglio donna (l'esempio di Laura Vigni dimostra che il candidato femmina riscuote un tocco di sincera simpatia trasversale in più); di buona cultura senza necessariamente essere un'intellettuale, e meglio se con una professione immune da rischi di ritorsioni; dotata di buona oratoria, pur senza essere una Pericle in gonnella. Assolutamente deideologizzata (il che non vuol dire certo non avere valori ed ideali, anzi!), cattolica senza essere baciapilesca.  
La road map prevede che, dopo averla individuata, si chieda pubblicamente alla miriade di gruppi, circoli dopolavoristici, conventicole e sette sufiste che compongono l'arcipelago dell'opposizione, chi voglia sostenerla: di chi non ci sta, ci si farà una ragione. Nessuno ci perderà il sonno, tranquilli.

 Operazione difficilissima? Non c'è dubbio; velleitaria ed a rischio flop simil 53100? Forse, forse. Dipende da quale candidato si trova,  da quando ci si inizia a lavorare e da chi lo vuole sostenere (se non si fa avanti nessuno, vuol dire si farà nascere la diciassettesima lista civica...).
 Ma l'elettorato senese - al ballottaggio più che al primo turno - ha dimostrato di volere cambiare, in un modo o nell'altro. E questa è l'unica via per bypassare i rancori (diciamo pure gli odi) che albergano fra gli oppositori, nonchè per presentare un candidato di cui nessuno osi mai scrivere:
"Sì, è brava, però dietro c'è pinco, c'è pallino ed anche, forse, il Mago Zurlì".
Deve essere un candidato di cui non si possa dire che annovera alcun ingombrante padrino.
Si chiede troppo? Ripeto: forse sì.
Uno spettacolo come quello cui stiamo assistendo fra i vari oppositori al Pd, però, non lo vogliamo più vedere. Mai più.

Ps Ovviamente non sono certo i commenti in calce, a dovere designare il candidato ideale, dandogli nome e cognome; ulteriori, eventuali, suggerimenti sul profilo e sulla road map, però, sono certamente graditi.

lunedì 10 giugno 2013

L'anatra zoppa Valentini vince, il Pd tira un sospirone di sollievo...


    Bruno Valentini, detto Rodolfo Valentini, è il nuovo Sindaco di Siena; margine risicato (meno di 1000 voti), percentuale del 52 contro il 48% dello sfidante. Astensionismo che ha battuto forte, con una percentuale di votanti che ha solo lambito il 55% (al primo turno, era andato a votare il 68%: disaffezione o piuttosto indicazione data dalle altre opposizioni? Diremmo entrambe un pochino, impossibile stabilire se più l'una o l'altra cosa).

 Rodolfo Valentini vince, dunque, ma non convince. Ma soprattutto si presenta come un'autentica "anatra zoppa", una lame duck che sarà assediata dalle falangi ceccuzziane e monaciane (declinazione Alberto): come i Presidenti statunitensi dopo avere perso le elezioni di medio termine, sempre Presidenti ma in minoranza nel Parlamento. Valentini è, di fatto, in minoranza all'interno del suo stesso Consiglio comunale. Se vi sembra poco. Franchino può staccare la spina come e quando preferisce.
 Primissimo banco di prova, la composizione della Giunta, attesa per i prossimi giorni. Non a caso, niente di niente è trapelato, fino al voto. Non a caso. Già da lì, si capirà quanto spazio di autonomia potrà ritagliarsi l'ex Sindaco di Monteriggioni.
Strada in salita, in salitissima: una pettata tipo Giuggiolo, potremmo dire. Stasera si goda legittimamente la vittoria (senza ipocrita sobrietà), perchè del doman non v'è certezza...

 Eugenio Neri. L'eretico l'ha incontrato a caldo negli studi di Siena Tv: era ovviamente stanco, ed altrettanto ovviamente incazzato. Una vittoria, che sembrava impossibile, si è invece rivelata molto più vicina di quanto si potesse pensare fino a ieri.
 Non si deve essere laureati con lode in Scienze politiche per capire che un'opposizione più coesa avrebbe portato ad un differente risultato finale: l'abbiamo scritto così tante volte, da farci venire a noia solo il pensare di riparlarne.
Il candidato sconfitto, da par suo, avrebbe dovuto essere più incisivo nel proporre la sua squadra prima del voto, con i nomi di buon livello che avrebbe potuto fare, a quanto sembra: ha fatto solo, fra i nomi, quello che invece si sarebbe potuto risparmiare di fare (Alessandro Piccini futuro vicesindaco).
 Però Eugenio Neri ha avuto l'indubbio merito di fare la voce grossa sul Monte dei Paschi, sulla linea Piave del 4%, adesso più che mai prossima a cadere, e sull'inadeguatezza, assoluta e comprovata, di Gabriellone Mancini in Fondazione.
 Lo aspettiamo (Eugenio, non Gabriellone!), con sincera fiducia, alla prova dell'opposizione. Difficile anche quella, visto appunto la lacerazione della stessa. Con il paradosso cui assistiamo: opposizione mai così vicina a vincere, opposizione forse mai così divisa al proprio interno. Un regalo al Pd, ovviamente.

 Questo voto, poi, ripropone un antico, ma mai così evidente, dualismo, quello tra voto intra-moenia ed extra moenia: nel centro storico, ha vinto Neri, in alcuni casi in modo anche netto. Sarà riduttivo - me ne rendo conto - ridurre tutto alla questione degli "omini degli orti", ma questo dato elettorale conferma in pieno la necessità della sottolineatura del fenomeno. Giustamente un amico piddino, tutto galvanizzato dallo scampato pericolo (hanno avuto almeno sincera paura di perdere, a questo giro...), diceva, in un capannello in Piazza del Campo, che aveva proprio ragione il Valentini:
"Bisogna allargare il perimetro comunale fino ad Asciano e poi verso nord, altrimenti la prossima volta si perde davvero!".

 Due sono stati i protagonisti fondamentali della vittoria del Valentini, oltre a quelli che tutti possono cogliere (cioè che il Pd, a Siena, può oramai fare qualunque disastro, dopo questa tornata elettorale: vince lo stesso, per la già richiamata Sindrome di Stoccolma):
1) la presenza di Maurizio Cenni nella coalizione neriana, mai abbastanza rimarcata. Pochissimi voti portati (quantificabili in un centinaio), a fronte di non sapremo mai quanti fatti perdere al solo evocarne il nome o le buffe e variopinte fattezze. Un suicidio politico che l'eretico non riesce ancora a spiegarsi. Appelliamoci ai posteri.
2) la Procura di Salerno, con l'avviso di garanzia a Franchino il Ceccuzzi dei mesi scorsi. Quante volte l'avevamo detto e scritto, ma come si fa a non ricordarlo oggi? Con Franchino candidato, trionfo assicurato. Degli altri, però.
 Ed ora, vai con altri 5 anni targati Pd: tanto il Duomo - come disse Mussàri Giuseppe al Corriere della sera - non ha le ruote, quindi non può essere portato via. Neanche il Pd senesota ce la può fare...

Ps Il Santo si interroga giustamente sul senso dell'andare avanti con il blog, visti i risultati politici; gli illuminati sono legittimamente durissimi, e lasciano intendere un prossimo disimpegno, anche a breve; il Gavinone, da par suo, continua a tacere.
 L'eretico ha da smaltire un pochino di materiale pregresso, poi di sicuro si prende una bella vacanza bloggheristica. Quanto al futuro: se si continua (non è certo il dottore ad obbligarci), comunque qualcosa dovrà giocoforza cambiare. Ne riparleremo, ma lo scoramento è davvero tanto. C'è forse qualcosa di cui gioire, stasera, politicamente parlando?