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domenica 21 ottobre 2012

Hitler a Firenze: il caso Dalla Costa (II)


    Nella seconda parte di commento sulla stimolante mostra fiorentina concernente la visita hitleriana a Firenze (di cui si è scritto anche domenica scorsa), piace oggi segnalare che l'unica istituzione che seppe svincolarsi dall'abbraccio mortale della propaganda mussoliniana sull'evento, fu la Chiesa cattolica, allora guidata da un pastore davvero degno di memoria: l'Arcivescovo Elia Dalla Costa.
 Già dal momento in cui la visita del gotha del nazismo (solo Goring restò a Berlino, fra i pezzi grossi e grossissimi del III Reich) in Italia fu nota, la guida della Chiesa fiorentina non esitò a schierarsi nettamente dalla parte degli ebrei, contro il montante allineamento filohitleriano in corso.
Come ricordato in seno alla mostra, nel febbraio 1938, in una lettera pastorale davvero degna di nota, scriveva:
"...sono poi affatto contrarie alla Chiesa le teorie di coloro che a Dio sostituiscono la stirpe".
Il contenuto di questa illuminante e coraggiosa lettera (che andava nel solco dell'Enciclica vergata da Pio XI Mit brennender sorge) fu diffuso in ogni chiesa fiorentina.

 Nel fatal giorno, poi, mentre Firenze si prostrava, giubilante, davanti al Fuhrer, ecco che Dalla Costa fece letteralmente chiudere le porte di ogni chiesa fiorentina, a partire da Santa Maria in fiore, davanti alla quale peraltro Mussolini ed Hitler passarono e si fermarono, in mezzo a festanti ali di folla.
Questa presa di posizione di Dalla Costa, tra l'altro, riveste a parere ereticale un'importanza enorme, e rappresenta un'arma a doppio taglio, per il suo esempio comparativo, nella memoria del Novecento cattolico.
Quale è stata la motivazione principale che folte schiere di apologeti cattolici con il vezzo della storiografia hanno addotto, pur di cercare di difendere il silenzio di Pio XII sulla Shoah? Che il successore di Pio XI avrebbe magari voluto parlare, ma pensò ai rischi che un suo intervento avrebbe comportato per i cattolici delle regioni occupate dai nazisti (cosa già di per sé curiosa assai, essendo la Germania stessa composta, al suo interno, da una nutritissima minoranza cattolica: Hitler avrebbe aperto un altro fronte, in piena guerra contro Churchill Stalin e Roosevelt, contro i cattolici austrotedeschi? Suvvia, un po' di decenza...).
Il caso di Dalla Costa, invece, pur in un contesto differente (l'Italia non era occupata dai nazisti, nel 1938), dimostra davanti alla Storia che contrastare il nazifascismo, con gesti anche eclatanti, si poteva: l'essersi schierati contro un nazismo reduce dai trionfi dell'Anschluss austriaco e sempre più vicino all'alleanza con Mussolini (l'Asse Roma-Berlino è del 1936, giova ricordare) rende questo Arcivescovo degno della massima stima come successore apostolico e, in ultima analisi, come uomo.
Bello sarebbe che, a Firenze o altrove, venisse organizzato qualcosa per celebrarlo e farlo conoscere meglio.
 Dalla Costa, in quel maggio del 1938, non salvò nessuno, ebreo o cattolico, dalla morte.
 Fece però grandemente onore al delicato ruolo che ricopriva: davanti alla Storia, va considerato - per la forza e l'esemplarità della sua decisione - un Giusto. 

7 commenti:

  1. Caro eretico
    sono sempre quello che, perdente a Monteaperti, ti legge con stima e interesse.
    Hai perfettamente ragione nel tuo post sull' importanza della voce solitaria che si alzò dal " pastore" fiorentino.
    Abito molto vicino alla piazza( fiorentina) intitolata al' Arcivescovo e, nonostante sia un barbaro semianalfabeta ( culturalmente parlando) ti invito a visitare il monumento ai caduti partigiani presente in tale piazza.
    E' UNICO ( almeno per me) .
    E' l'unico monumento " dinamico" che io conosca.
    Quando fù inaugurato ero ancora studente liceale e le spiegazioni che vennero date dalle AUTORITA' mi parvero delle castronerie pazzesche.
    Probabilmente facevo parte di quella schiera di adolescenti a cui un brutto voto avrebbe fatto bene ( e ne ho fatto tesoro all'universita') e non mi rendevo conto della bellezza di tale monumento.
    Grazie per il post, per le considerazioni e le riflessioni che tale post OBBLIGA a fare
    Luca

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  2. E' interessante questa frase estrapolata dall'Eretico da questa epistola dell'Arcivescovo Dalla Costa :

    "...sono poi affatto contrarie alla Chiesa le teorie di coloro che a Dio sostituiscono la stirpe".

    In questi tempi attuali con grande confusione (in parte creata ad arte)di ideologie, con il dissesto della compagine economica e sociale cui stiamo assistendo impotenti e con grande smarrimento, si crea proprio il terreno adatto per far attecchire, di nuovo, certe teorie inquietanti che tendono a scatenare l'odio razziale e la guerra tra poveri. Le fette della torta sono sempre più piccole e dunque bisogna indicare un nemico (meglio una intera stirpe) cui sottrarre fette di torta che legittimamante apparterrebbero a noi. L'altro, il diverso, il non europeo, l'estracomunitario, vengono qui per portarci via il lavoro, le case, per avere contributi, sgravi fiscali, e gratuità che noi non abbiamo. Vero, verissimo , per carità. Ma il problema si deve risolvere a monte, non a valle. Su questa scia populista si fa presto a mietere consensi. Ma non si va da nessuna parte. Ora già si vedono anche sui social network più frequentati, propagande europeiste, in cui si esaltano e si vogliono distinguere le radici del "nativo europeo", rispetto al resto del mondo. Si vuole fare gli europeisti, quando ancora c'è da fare l'Europa. Quando ancora c'è da fare gli Europei. Due miei amici dall'Ohio (U.S.) son venuti in Europa per un periodo sabbatico, e mentre cercavano di acquistare online un biglietto dal sito di Trenitalia da Firenze a una località del sud della Francia - negli U.S. è normale acquistare biglietti online per tutti gli stati del paese - non solo hanno rilevato, ed io con loro, che gli orari sul sito erano tutti sbagliati e non aggiornati (welcome to Italy!), ma parlando al telefono con l'operatrice del call center addetta all'uopo, hanno scoperto che dall'Italia si possono acquistare online solo biglietti entro i confini italiani, dopodichè come arrivi in Francia devi scendere dal treno (che ovviamente riparte senza di te) matterti in fila alla biglieteria francese e fare il biglietto per la tratta francese. Allora, mi riaggancio alla enciclica di Dalla Costa, la stirpe non è un valore da promuovere come se fosse il fondamento di una società ideale. Qui non abbiamo nemmeno la società, qui non abbiamo nemmeno i biglietti del treno per andare a conoscerla questa società. Per carità, senza stare ad aggrapparsi a un dio che non sappiamo nemmeno se esiste o se è una bufala (con buona pace dei credenti), mi trovo comunque ad essere d'accordo con un arcivescovo grazie a un eretico. Un vero paradosso.

    cordialmente

    BK

    P.S.: hai visto Raf? sono stata breve e concisa. Va bene così?

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  3. Elia Dalla Costa è stato l'arcivescovo di Firenze che , durante il suo apostolato, ordinò sacerdote Lorenzo Milani che studiò al seminario del cestello.
    Milani veniva da una famiglia ricca famiglia dell'alta borghesia fiorentina; ebrea da parte di madre.
    Finchè Dalla Costa è stato Arcivescovo di Firenze pur con dei contrasti (soprattutto per le tornate elettorali fino al '48 pur se il giovane prete si era attenuto al consiglio curiale di far votare Dc) Milani è stato tollerato anche se successivamente spedito a Barbiana.
    Con l'arrivo del successore di Dalla Costa (Ermenegildo Florit) Milani ha rischiato anche la sospensione a divinis.
    Elia Dalla Costa è stato un conservatore ma ha dato l'imprimatur alla pubblicazione di "esperienza pastorali" di Milani. Per questo fatto e per l'episodio ricordato dal Prof. Ascheri rispetto ed onore.
    Per venire alla Siena attuale e citare Milani "l'obbedienza non è più una virtù".
    Luigi De Mossi

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  4. Avvocato De Mossi,grazie per il suo contributo (io in questo blog ogni tanto faccio la padrona di casa e ringrazio gli ospiti, temo che l'Eretico prima o poi me lo farà notare!). Le confesso che per me l'obbedienza è sempre stata...... da sfigati. Bella la citazione di Milani, l'ho apprezzata molto.

    cordialmente
    BK

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  5. Eretico, semmai ce ne fosse bisogno, questo articolo mostra tutta la tua onestà intellettuale. Pur severo censore in più di un'occasione, e a ragione, della Chiesa Cattolica non ti tiri indietro nel mettere in luce la figura di un grande protagonista di essa nel periodo più buio del Novecento.
    Ormai sono anni che ti seguo ed i tuoi articoli, come dimostrato anche dal numero di commenti che ne scaturiscono, sono sempre interessanti, stimolanti e, ad ulteriore merito, chiari, senza tante premesse e giri di parole come invece capita di vedere in chi si ritiene depositario della verità, anche se poi accusa gli altri della stessa presunzione.
    L'aria ammorbata di Siena ha bisogno di persone come te e a tuo merito ne vada il fatto che finalmente anche a livello nazionale viene fuori ciò che denunci da tempo

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  6. Egregio sig. "Eretico", ho inizialmente apprezzato come molto interessante (ancor più in considerazione della natura certamente non cattolica della Sua impostazione personale e culturale) il suo articolo sul Cardinale Della Costa (peraltro, come Lei sa bene, si tratta di aspetti piuttosto noti); tuttavia, le poche righe con cui ha maliziosamente "accennato" (più le questioni sono delicate e spinose, più la superficialità di trattazione ed analisi è, secondo me, rivelatrice di una certa malizia e pre-giudizio...) alla vexata quaestio "Pio XII- Terzo Reich"- assumendo tout court come preteso "dato acquisito" quello per cui sussisterebbe una certa "scomodità" per la Chiesa nel dover confrontare il Papato di Pio XII con la testimonianza fulgida del Cardinale Della Costa- francamente deludono, perchè rivelano, nella Sua analisi sul punto, una quota evidente di pregiudizio, che va ad intaccare quella che poteva essere (ed a motivo di ciò, non è più) una schietta e corretta analisi, svolta a 360°, che, a parere del sottoscritto, dovrebbe essere- SEMPRE- appannaggio dello "storico", e del docente,che ha il dovere di curare la libera formazione culturale delle giovani generazioni. In ogni caso, anche sotto un'ottica scientifica e per così dire asettica, come minimo è senza dubbio dovere di chi si accinge ad affrontare l'argomento storico, a rendere al proprio lettore (attrezzato culturalmente, o meno), le coordinate COMPLETE ed oggettive della questione oggetto di trattazione. Venendo al punto, dalle sue 3-4 parole spese sull'argomento, e buttate un pò là, emerge se non altro come Lei abbia ritenuto di by-passare completamente le (anche recenti) evoluzioni registrate dall'indagine storiografica, che sembra andare a smantellare inesorabilmente quella che, per decenni, è stata la pretesamente granitica versione "nera" (meglio:"leggenda nera")ofefrta in pasto alle folle su Pio XII, implicante non solo il suo preteso "silenzio" (rispetto alle chiare condanne di Pio XI) sul Nazismo, ma addirittura il suo preteso antisemitismo!!Come Lei sicuramente saprà, dai documenti emersi, e che stanno lentamente e sempre più numerosamente emergendo (su tale interessantissima evoluzione ormai vi sono state anche "relazioni", alcune già fatte ed altre in corso, delle quali anche la stampa, non certo filo-cattolica, ha dovuto dar conto) dai segreti archivi delle polizie segrete e/o politiche di mezza europa (compresi gli archivi di stasi e kgb), è emersa una ricostruzione della vicenda interessantissima e ben lontana dalla "leggenda nera";la quale,a questo punto è legittimo dubitare che sia stata creata ad arte per motivazioni che, allo stato dell'arte, è difficile non identificare come di natura prettamente ideologica e politico-strategica propria degli anni della guerra fredda. Mi limito a segnalare un interessantissimo articolo comparso in proposito su La Stampa di Torino,che, se certo non dimostra da solo la bontà di un assunto, per lo meno- e senza dubbio alcuno- convince sulla natura come minimo CONTROVERSA di questo importante capitolo storico, che non può essere trattato con superficialità od in modo preconcetto. Saluti.

    http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/pio-xii-pius-xii-ebrei-jews-hebreos-16353/

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    1. Egregio Sig. Senio,
      mi permetterà di dissentire un po', appena un po', sulla figura di Pio XII, Eugenio Pacelli, Nunzio in Germania dal 1917 al 1929, in Baviera fino al 1920 e poi a Berlino. Eugenio Pacelli ammirava la laboriosità e le prodigiose doti di ordine del popolo tedesco, ne amava la lingua ed i costumi al punto da arredare il suo appartamento in Vaticano di soli mobili tedeschi, al punto da mangiare con piatti e bicchieri di porcellana tedesca e al punto di parlare solo in tedesco con gli addetti alla sua persona. Fu o non fu lui a portare avanti nel luglio del 1933 il Concordato tra la chiesa ed il Reich hitleriano? Ed il primo diplomatico ad essere ricevuto dal nuovo Papa fu o non fu l'ambasciatore tedesco? Il quale si era premurato di avvertire immediatamente Hitler della felice (per loro) conclusione del conclave? Lo sa quanti anni ci vorranno per sapere almeno in parte quale fosse stata la volontà di Pio XI e cosa probabilmente avrebbe voluto dire ai vescovi tedeschi? La bellezza di 33 anni! E ci vorranno addirittura 56 anni per arrivare a conoscere il testo dell'enciclica "Humani Generis Unitas"! Anni in cui ci si è scontrati con i continui ritardi, rifiuti, (omertà?) etc. Non sappiamo oggi se l'Humani Generis avrebbe forse salvato la vita a qualche milione di ebrei, sicuramente avrebbe posto un problema non facilmente eludibile alla coscienza dei cattolici europei. Ho sempre molto amato la franchezza ed il coraggio di Pio XI, molto meno questo lavorare nell'ombra di Pio XII, che qualche scheletrino nell'armadio ce l'aveva eccome! Poi adesso si fa revisionismo su tutto, quindi perchè non recuperare anche Pio XII?

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