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domenica 3 marzo 2013

La domenica del villaggio: Educazione siberiana

 
   Riprendendo, dopo l'interruzione elettorale, l'appuntamento con "La domenica del villaggio", non si può non scrivere, in modo pressochè monografico, del film di Gabriele Salvatores "Educazione siberiana" (in programmazione al cinema Pendola, da giovedì scorso).
 
  Le attese con cui l'eretico si è recato a vedere il film, tratto dal romanzo di Lilin, erano fortissime, ma il risultato è stato sostanzialmente all'altezza: c'è chi ha scritto, con ragione ( mi riferisco a Paolo Mereghetti), che il film "racconta con professionalità, più che con vera compartecipazione".
 Ma che tipo di compartecipazione ci può essere, con chi ha vissuto il decennio 1988-1998 in Transnistria (est della Moldavia, a sua volta est della Romania)? La compartecipazione -a mio modo di vedere -  pretende un background almeno un minimo condiviso, fra i personaggi e lo spettatore. Bene, dunque, che il regista Salvatores descriva piuttosto asetticamente un mondo che naturaliter gli è del tutto alieno, come è alieno per la stragrande maggioranza degli spettatori. I personaggi del libro e del film, infatti, sono esseri umani che hanno vissuto in un mondo così diverso dagli standard occidentali attuali, che la compartecipazione, per come la si intende, è sic et simpliciter impossibile. Ci può essere vicinanza spirituale, simpatia, pietas, magari: non certo compartecipazione.
 
   Il film si presta a diverse chiavi di lettura: la più efficace (nonchè attualizzabile) sembra essere quella della contrapposizione delle due figure siberianamente educate, Gagarin e Kolyma; di fronte alla disgregazione valoriale della fine dell'URSS e del passaggio alla corruzione assoluta del periodo eltsiniano, l'uno (Kolyma) si aggrappa, con lucidità e determinazione, alla gerarchia valoriale proposta dallo ieratico nonno Kuzja, mentre l'altro (il biondo Gagarin) abbandona il mos maiorum dell'etnia siberiana e dei "criminali-etici" Urka per farsi prendere dalla nouvelle vague criminale in auge (fatta di soldi facili, donne ancora più facili e cocaina), antitetica a quella siberiana.
 Kolyma, pur nel profluvio di violenza e dolore, salverà l'anima; Gagarin, invece, perderà l'anima, e non solo quella.

  Due le citazioni più evidenti, per i cinefili: lo scontro fra bande rivali, con mazze da baseball e coltelli, in un tipico spazio sovietizzante, ricorda da vicinissimo (con tanto di immagini rallentate) uno dei passaggi di "Arancia meccanica"; da Kubrick, Salvatores arriva a Spielberg, con il suo "Gangs of New York": quando nonno Kusja (lo straordinario John Malkovich) addestra i due giovani all'arte del coltello su due maiali appesi, dicendo loro dove e come colpire, la citazione sfiora il plagio rispetto a quella del boss-macellaio D.D. Lewis con Leonardo Di Caprio nel gangster movie spielberghiano.
 Un film da vedere senza dubbio, insomma; ed un film che può dire e dirci qualcosa, a modo suo, anche sulla nostra Italietta di oggi. Chi ha orecchie per intendere, magari, intenda...

Ps Ieri è morta una persona molto nota, in città: Tullio Marzucchi. Goliardo ed imprenditore del turismo. Non lo conoscevo personalmente, non ci avevo mai parlato, quindi mi astengo da ogni giudizio.
 Sono vicino, e mando un caloroso abbraccio, alla figlia Camilla, frequentatrice, non dell'ultima ora, del blog ereticale. Una lettrice che ha scritto molto (e spero continuerà a farlo), e sempre firmandosi. Mi piace pensare che il padre gradisse il suo non nascondersi. 
 

10 commenti:

  1. Bastardo Senza Gloria3 marzo 2013 alle ore 21:02

    M'incuriosisce il fatto del raccontare con professionalità. Vuol dire per caso questa moda dilagante del racconto "documentaristico"? Non me lo aspetterei da Salvatores. Chiederei una tua ulteriore critica.
    P.s. Approfitto del commento per ricordare il sig. Tullio persona particolare di quelle come piacciono a me. Un abbraccio.

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  2. Hai fatto molto bene a ricordare Marzucchi, Raffaele! E mi fa molto piacere che sua figlia Camilla sia un'assidua collaboratrice del blog - senza mascherarsi! Mi consenta anzi di farle pervenire da qui condoglianze vivissime.
    Non posso definirmi un amico del suo babbo, ma ci siamo visti sia pure di corsa tante volte e sempre scambiando rapide e sempre intelligenti battute di reciproca simpatia. Dirò anche che mi ha sempre sostenuto, e non solo moralmente, nelle battaglie politiche, dai tempi della Lista Referendum e Lista Pannella, la preistoria contro il regime di 20 anni fa, fino alla campagna elettorale di Libera Siena del 2006. Sapeva che era difficile cambiare a Siena, ma dava la sua solidarietà a chi si metteva l'elmetto.
    Grazie, caro Tullio, riposa in pace!
    Mario

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  3. Un piccolo appunto cinematografico, Gangs of New York non è di Spielberg, bensì del sommo Scorsese.
    Grazie per le anticipazioni sul film di Salvatores, spero che la visione mi sia più piacevole del libro, di cui abbandonai la lettura per sopraggiunta noia insormontabile.

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  4. Macchè "piccolo appunto cinematografico", caro anonimo: una topica clamorosa, totale, senza attenuanti ( e non scherzo!).
    Un fine settimana da sbadato: sabato pomeriggio, uscendo per andare proprio a vedere Salvatores, ho chiuso la porta di casa. Peccato che abbia lasciato la chiave dentro...

    Domenica pomeriggio, tranquillo e rilassato, scrivo questa recensione con annessa boiata sesquipedale, che non mi perdono.
    Vediamo che succede oggi...

    L'eretico

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  5. Caro Eretico, le cose sono due: o sei innamorato, o sei rincoglionito... decidi te cosa è meglio! Scherzo naturalmente, sono cose che capitano ad ogni comune mortale. Anna G

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  6. Bel film, come quasi tutti quelli di Salvatores, ma del romanzo omonimo di Nicolai Lilin utilizzato come fonte d'ispirazione rimane poco in questo adattamento cinematografico, sia dal punto di vista del contenuto romanzesco che soprattutto per quanto riguarda lo stile narrativo asciutto ed essenziale che costituiva uno dei massimi pregi dello scritto.

    Ma quando uno ha letto prima il libro e poi visto il film succede quasi sempre che rimanga deluso.

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  7. Perfettamente d'accordo: "quando uno ha letto prima il libro e poi visto il film succede quasi sempre che rimanga deluso".
    Ricordo altresì che il piccolo, grande Lino Miccichè (il professore con cui l'eretico ha dato i suoi 2 esami di Storia e critica del Cinema) ammoniva sempre, nelle sue meravigliose e densissime lezioni, che il film migliore è quello che più si distacca dal romanzo dal quale è tratto.
    Come sempre, ognuno rifletta con la propria testa, e giudichi caso per caso.

    L'eretico

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    1. Sono d'accordo con Miccichè, però in molti casi invece di parlare di "adattamento cinematografico", sarebbe più corretto dire "liberamente ispirato al romanzo di ....", appunto per evitare le delusioni di cui si diceva !!

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  8. Scusa Eretico, non per mettermi contro Miccichè, ma ti sembra che "Il Gattopardo" si distacchi dall'omonimo romanzo?

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  9. Caro Raffaele, Caro Dott. Ascheri,

    Vi ringrazio sentitamente per le condoglianze e le parole spese sul nostro babbo. Tulio era genuino, intellettualmente libero, una persona generosa e di valore. Non sta a me giudicarlo, io posso parlare solo col cuore di una figlia tanto legata al padre; ma posso dire che se sono tutto ciò che sono, nel bene e nel male, lo devo al suo amore e al suo costante intento di insegnarci il suo senso della vita e delle cose. Ha cercato sempre di renderci due persone per bene.

    Grazie a nome di mio fratello Guido e mio

    Camilla Marzucchi

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