Cerca nel blog

giovedì 21 marzo 2013

Pietro Mennea, un maestro che se ne va


   Un fisico normotipico, dunque anomalo, in quel contesto; uomo del Sud levantino, ma con un'etica del lavoro e del sacrificio da protestante berlinese; bianco, ma con la rabbia dei neri dei ghetti dentro di sè; italiano di passaporto, ma con un background da ragazzino-corridore degno della Rift valley: questo, e molto altro ancora, era Pietro Mennea.
Per chi abbia mai praticato l'atletica, a qualsivoglia livello, un esempio; per chi ami lo sport pulito, un modello; nonchè uno schiaffo, morale e mortale, per i tanti (soprattutto calciatori) che dicono tre volte "mister" in ogni frase, da parte di uno che aveva 5 lauree, vere. In un mondo in cui i migliori ne hanno una, magari al Cepu.

   Ripercorrendo la sua monumentale carriera, ho capito - come mai prima - quanto gli fossi debitore, come tutti i ragazzini innamorati dell'atletica della nostra generazione: di chi aveva 10 anni quando Mennea schiantò, nei 200, gli avversari a Città del Messico (Universiadi), con un recupero quasi disumano negli ultimi 60 metri (19 secondi e 72 centesimi, record del mondo per 17 anni, ancora oggi record europeo, dopo 34 anni!); di chi fece nottata per vederlo gareggiare, in finale, a Los Angeles 1984: indomabile, in una gara che vide vincere il sovrumano Carl Lewis (oro anche nei 100, nella staffetta 4x100, e nel salto in lungo).
 Vinse poi, Mennea, l'oro olimpico nelle Olimpiadi moscovite del 1980 (quelle del boicottaggio USA). Aveva iniziato, a Barletta, a fare le gare con gli amici che lo sfidavano, per qualche spicciolo: lui con i suoi muscoli, gli altri con il motorino, ricorda Emanuela Audisio su Repubblica.
Capace di allenarsi fino allo sfinimento, senza alcuna retorica - se non quella dei fatti - era il volto vincente dell'Italia che sa faticare, senza affidarsi a stelloni o a mezzucci: un italiano anomalo, dunque. Non perchè vinceva o stravinceva, ma proprio per COME sapeva vincere.

 Giustamente, più d'uno in queste ore ha messo in evidenza come il grande mezzofondista Sebastian Coe (affermatosi anch'egli fra la fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta) sia divenuto il massimo dirigente sportivo inglese, come dimostrato da Londra 2012, mentre la burocrazia dello sport italiano mai ha saputo valorizzare come avrebbe meritato lo straordinario atleta barlettano. Non c'è da stupirsene, e d'altra parte lo stesso Pietro Mennea non si riconosceva nello sport di oggi.

 Manco a farlo apposta, stasera ho acceso la tv e mi sono visto un atleta italiano come Andrew Howe: non era in pista, faceva la pubblicità al Kinder bueno.
 Pietro Mennea, la pubblicità ai dolcetti non l'ha mai fatta. Si è limitato a fare la pubblicità (e che pubblicità) all'atletica, ed allo sport (pulito) in generale. Se vi sembra poco. Spero che il mondo della scuola, oltre a quello dell'atletica, lo sappia ricordare.
Io mi inchino davanti a lui, a questo autentico gigante della fatica e del sudore: altro non potendo, e non volendo, fare.

15 commenti:

  1. Un saluto

    Io allenavo la fatica con l'allenamento . La fatica non é mai sprecata, soffri ma sogni.

    Pietro Mennea

    RispondiElimina
  2. sono quasi suo coetaneo (65) facevo il mezzofondo, so' molto di lui tra letto e vissuto. Non avrebbe potuto fare ne gli spots ne' il dirigente perche' era brutto e antipatico, ma molto bravo.

    RispondiElimina
  3. straordinario fuoriclasse di bravura ed umiltà, arrivederci campione

    RispondiElimina
  4. Uno degli ultimi Italiani per il quale si puo' essere orgogliosi di essere Italiani.
    Onore a Pietro Mennea, un altro Immortale!

    RispondiElimina
  5. Lo sport, quello sano, quello che si fa, quello che ti forma corpo e spirito, dovrebbero essere rappresentato sempre da uomini come Mennea. Ma questa è l'Italia, l'Italia dei calciatori milionari e viziati che sfrecciano sulle Ferrari, ma ancor peggio l'Italia dove per l'intera durata della scuola primaria non è prevista la presenza di un insegnante di scienze motorie(isef). Cioè nella fase evolutiva più importante per lo sviluppo delle capacità senso motorie e propriocettive noi facciamo facciamo fare "ginnastica" ai bambini dai 6 ai 10 anni con persone che non hanno una formazione specifica. E pensare che l'Italia dovrebbe essere una delle culle della cultura classica, quella che vede privilegiare una concezione olistica dell'uomo(mens sana in corpore sano, ovviamente quella di Decimo Giunio Giovenale...). Questo è un vulnus del sistema scolastico quasi peggiore di quello del meccanismo di NOMINA degli insegnanti di religione.....
    Senza bisogno di scomodare il mitico Carl, fino agli anni '80 era sufficiente andare al rastrello a vedere il meeting dell'amicizia per respirare un pò di atletica di altissimo livello, oggi è tanto se "regge" il golden gala di Roma....ma qui aprirei polemiche sulla Fidal e non mi sembra proprio il caso.
    Da amante dello sport e in particolare dell'atletica leggera, ringrazio il Prof Ascheri per questo pezzo e umilmente saluto il mitico Pietro Mennea.
    Leonardo Tafani.

    RispondiElimina
  6. Il sud levantino, fuori dai luoghi comuni, è popolato da gente laboriosa.

    RispondiElimina
  7. Caro Eretico,

    Anche io sono rimasto molto colpito dalla morte di Mennea. Fra l'altro così giovane. Quasi una provata che fare vita da atleta non ti metta al riparo da certi malanni.

    Quando ero giovane era per me una sorta di icona, quasi un modo di dire. "Sei veloce Mennea" oppure quando qualcuno in macchina dietro non rispettava la distanza di sicurezza "abbiamo dietro Mennea".

    La notizia poi di saperlo intelligente, plurilaureato ed impegnato. La sua frase tipica (forse nata dal tipico e classico ed abusato desiderio di rivalsa sociale dell'uomo del Sud) era che "lo sport senza cultura non è nulla".

    Contrapporlo a tanti soggetti da CEPU, oppure ai grandi campioni dei Campus Americani che, grazie allo sport, si laureano era per me uno sprone.

    Sono davvero dispiaciuto

    F.to
    L' Anonimo

    RispondiElimina
  8. E' scomparso un grande personaggio, un protagonista dello sport mondiale, a suo modo anche lui un po' eretico !!

    RispondiElimina
  9. quello di gracciano22 marzo 2013 alle ore 10:21

    Mosca 80....avevo 11 anni...indimenticabile quello sprint dalla curva in poi

    RispondiElimina
  10. Una frase "Se potessi ricominciare, mi allenerei il doppio". Straordinario, come atleta e come uomo. Mi dispiace molto.

    RispondiElimina
  11. Epoca e contesto diversi, ma mi ricorda un po' la vicenda di Roberto Baggio, grande campione (anche di modestia), coinvolto dalla FIGC per un progetto di rilancio del settore giovanile del calcio; il "Codino" ci aveva messo del suo, ma poi ha dato le dimissioni qualche mese fa perché deluso dalle chiacchiere e dall'inconcludenza di un sistema sempre più marcio ed autoreferenziale.

    Di Mennea che dire: mi rimane in testa quel gesto del dito alzato in segno di vittoria, un'icona per noi ragazzini che negli anni 80 frequentavamo le elementari.
    Un grande dello sport "miniore" come lo furono Sara Simeoni, i fratelli Abbagnale, Daniele Masala, Alberto Cova (sanno un tubo i ventenni d'oggi chi sono questi campioni...)

    MICHAEL KOHLHAAS

    RispondiElimina
    Risposte
    1. hai perfettamente ragione;
      quando s'era "piccini" a chi vinceva la paliata si diceva "corri come panezio"; a chi vinceva la corsa... "ma chi sei Mennea??"


      ale benve

      Elimina
  12. Ho sempre fatto sport quello vero dove si suda e si fatica senza doping,quello che faceva Mennea diventando il mito che è diventanto anche se "antipatico". L'Italia degli sprechi e dei vitalizi ai politici non riconosce mai il merito a quelli come lui se non quando muoiono prematuramente tutti n fila a dire che lo conoscevano e lo ammiravano tanto. La scuola fa acqua da tutte le parti e nell'educazione fisica(oggi motoria) anche peggio,e lo dico da marito di un insegnante di scuola media superiore che da 30 anni lavora in condizioni schifose in scuole che non hanno la palestra contro i cervelli dei ragazzini e dei genitori che hanno il "mister" in bocca dalla mattina alla sera come i calciatori strapagati e ignoranti come le capre. Non ci sono parole di tributo suffucienti per uno come lui se non intimo raccoglimento per la prematura scomparsa di un uomo-sportivo-atleta vero.
    Marco
    Medico

    RispondiElimina
  13. Ho fatto atletica per anni. Facevo allenamenti anche allo stadio dove mi sentivo un' ospite indesiderata. Non potevo neppure calpestare l erbetta che arrivava subito il custode a sbraitare. Girava le spalle e gliela pestavo apposta. Sì perché non capivo come mai io non potevo neanche passare dal mezzo del campo mentre la domenica i tifosi potevano lanciare fumogeni nella nostra pista. Che infatti era crivellata di crateri neri.
    Mennea è stato per me un mito. Re dell atletica. Di uno sport che a Siena... in Italia è veramente nell'ombra. Ma tutti gli sport sono nell ombra...solo il calcio qua esiste e poco altro. Peccato.

    RispondiElimina
  14. Caro Eretico,
    ti seguo con piacere da anni e intervengo per la prima volta.
    Bellissimo il tuo ricordo di Mennea. Grazie per aver ricordato anche Sebastian Coe. Da appassionato di atletica era Firenze la sera del 10 giugno del 1981 quando l'ingelse demolì il record degli 800 metri. Quell'impresa e la vittoria di Mennea a Mosca nel 1980 rimarranno indelebili nel mio cuore.
    Giulio

    RispondiElimina