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domenica 12 maggio 2013

La domenica del villaggio: la vita carnale di Gabriele d'Annunzio

 
    "Tanto è severa la disciplina del mio spirito quanto è sfrenata la mia bramosia dei piaceri. Non riconosco alcun limite alla mia ricerca di voluttà nuove": così il Vate Gabriele d'Annunzio, riportato nella quarta di copertina del meticolississimo "La mia vita carnale - Amori e passioni di Gabriele d'Annunzio", pubblicato da Mondadori e scritto dallo storico (colligiano d'origine) Giordano Bruno Guerri, attualmente Presidente della Fondazione Vittoriale degli italiani, nonché Direttore del festival dannunziano di Pescara. 20 euro davvero ben spesi: perchè in nessun altro autore come nel Vate, la vicenda personale (sentimentale e sessuale) si interseca di continuo con la grande Storia. E perchè nessun autore come il d'Annunzio è stato protagonista (che piaccia o meno) nel campo letterario ed artistico, ma anche in quello prettamente politico e appunto storico: da questo punto di vista, il Vate è stato realmente unico. Dante, per esempio, gli è stato decisamente superiore come poeta (ma non è stato romanziere); pur partecipando in modo attivissimo alla temperie politica del suo tempo (nonché alla battaglia di Campaldino), la sua figura è quella di un comprimario di alto livello, a livello storico-politico: mentre l'artista di Pescara è stato un protagonista assoluto anche da questo punto di vista.

  Dicevamo del continuo intersecarsi di piani: perchè, per esempio, saltò il progettato incontro del 13 agosto 1922 fra Mussolini e Nitti, con garante proprio il Vate? Forse con quell'incontro (teso a fare fuori Giolitti, creando al contempo una curiosa alleanza fra il futuro Duce e Nitti), si sarebbe potuta evitare la nefasta Marcia su Roma dell'ottobre. Perchè saltò tutto, dunque?
Perchè d'Annunzio fece un volo, la notte precedente, di circa 4 metri, giù dalla meravigliosa Stanza della Musica del Vittoriale, ferendosi seriamente. Secondo Guerri, l'ipotesi più attendibile è che a farlo cadere sia stata una delle presenze fisse del "monumento-mausoleo" sul lago di Garda, la veneziana Luisa Baccara, valida pianista. Colei che era con d'Annunzio a Fiume, in quella incredibile esperienza che solo uno come il Vate poteva concepire e realizzare; colei che l'avrebbe iniziato, proprio sul Quarnaro, all'uso, smodato, della cocaina.

 Non c'era bisogno della meritoria opera del Guerri per rendere edotto il lettore dell'insaziabile voracità sessuale dell'uomo (oggi si parlerebbe di sexual addiction?); ma l'autore - sulla base di documentazione inedita e della sua costante frequentazione del Vittoriale - ha potuto scavare più a fondo, molto più a fondo.
D'Annunzio ebbe un ruolo di grande importanza, quindi, anche nella storia del costume italiano, nell'Italia di Pio X e Pio XI: esibizionista, maschilista, puttaniere quanto si voglia, ma capace di infrangere una molteplicità di tabù, in un'epoca lontana anni luce dalla ipersessualità esibita di oggi.

  Nel libro, leggende radicate vengono sfatate (ricordate le costole mancanti?), ma soprattutto esce un'immagine di rara complessità, quanto al rapporto fra il Vate e le donne: lui certo egoista, ma capace di slanci di grande generosità; lui certo infedelissimo e cinico, ma anche capace di aiuto concreto (e non scontato) ad amanti o ex amanti cadute in disgrazia, economica o di salute; lui certo attratto dalle donne di grande spessore intellettuale (la Duse in primis, ma anche la stessa Baccara), però allo stesso tempo incapace di resistere (soprattutto negli anni del decadimento fisico) a donne del popolo, per non dire a autentiche prostitute. Classico esempio di onnivoro.

 Il libro di Guerri, infine, ci restituisce la figura della francese Amélie Mazoyer, detta Aélis, poco nota ma importantissima, all'interno dell'universo dannunziano, presenza fissa del Vittoriale negli ultimi anni, autentica gestrice dell'harem del Vate.
Guerri la presenta così (pagina 9):
"La straordinaria arma di Aélis, aggiunta alla devozione, è una caratteristica che d'Annunzio apprezza moltissimo, e tanto più con il passare degli anni: un'abilità non comune nella fellatio, che le merita anche il nome di Aélis. Un richiamo al francese hélice, elica. Ha "una bocca meravigliosa" dice Gabriele, oltre a "una mano donatrice d'oblìo"".
Non pare ci sia molto da aggiungere, si converrà...

Ps Chicca del libro (una delle): un giovane d'Annunzio, integralmente nudo sulla spiaggia abruzzese di Francavilla, in posa sfacciata. Con in piena evidenza il membro. Da lui ribattezzato, in ordine sparso: "Gonfalon selvaggio", il "Principino", la "Catapulta perpetua", il "Monaco di ferro" e via dicendo.

Ps 2 "D'Annunzio voleva vivere, io mi accontento di sopravvivere". Di chi è questa frase?

5 commenti:

  1. Il Vittoriale è un luogo da visitare a prescindere. Una delle cose sorprendenti è che davanti alla villa-museo ci siano bancarelle che vendono gadget fascisti inneggianti a Mussolini. Credo che il Vate, dovunque sia, sia incazzato di brutto...

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  2. Di Dante posso apprezzare il De Monarchia che per me l'unica opera di spessore che ha scritto. Per altro lo ritengo il precursore della controriforma, che determinò lo sfascio del popolo italiano. Il Vate è un insieme fra Tommaso D'Aquino e Mac
    chiavelli stessa determinazione per affermare il bene e la continuazione del popolo e non del singolo individuo.

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  3. Il Vate è stato certamente un personaggio di incredibile spessore. Come poeta è stato un virtuoso della parola, ma sotto l'aspetto dei contenuti è, secondo me, un nano al confronto di molti altri più o meno coevi.

    Non so di chi sia quella frase, ma ha un gusto decisamente crepuscolare...

    Guido

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  4. Non so di chi sia la frase, ma di fronte a Gabriele d'Annunzio è decisamente saggio rapportarsi con una certa umiltà.

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