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domenica 31 marzo 2013

La domenica del villaggio: Jannacci, il Califfo e la meritocrazia del Bonaparte...


    Neanche la domenica della Resurrezione ferma l'eretico, blogger stakanovista: anche perchè in questi ultimi giorni sono venuti a mancare due grandi artisti italiani ( Enzo Jannacci e Franco Califano), che meritano almeno una piccola riflessione a margine.
 Entrambi, infatti, sono accomunati soprattutto da una cosa: l'essere stati artisti multiformi, capaci di attraversare il mondo dello spettacolo davvero in tutti i suoi pertugi: cantanti, autori di testi per altri, cabarettisti, attori cinematografici, scrittori ed altro ancora.
 Enzo Jannacci, addirittura, era anche medico (si è letto che aveva fatto parte, da giovane, perfino del gruppo di lavoro di Christian Barnard!).

 Jannacci, cantore di una Milano che non c'è più; Califano, aedo di una Roma che, invece, purtroppo c'è sempre, con il suo "Romanzo criminale" che ha visto solo cambiare gli attori sulla scena (o sul selciato), ma ben poco la sceneggiatura.
 Di Enzo Jannacci, della sua attenzione artistica e creativa verso gli ultimi, resta il ricordo di una persona capace di prendere molto per se stesso, ma anche di dare moltissimo agli altri, colleghi in primis (su di lui, segnalo un bell'articolo del Superavvocato Luigi De Mossi, pubblicato sul Cittadino on line).
 Quanto a Franco Califano, ha rappresentato - con Lucio Battisti e Riccardo Cocciante - il baluardo personale ed intimistico contro l'iperpoliticizzazione della canzone d'autore italiana degli anni Settanta. Amico di fascisti e postfascisti, giova ricordare che si era candidato, una ventina d'anni fa, con il morente PSDI: vacci a capire qualcosa...
 Del suo soprannome (il Califfo), che dire?
 Nemmeno a farlo apposta, l'eretico sta divorando l'ultimo libro di Giordano Bruno Guerri - "La mia vita carnale Amori e passioni di Gabriele D'Annunzio", di cui si scriverà domenica prossima -, e leggendo certe frasi del Califfo, la vicinanza con il Vate è piuttosto impressionante.
"Tante donne possono stancare, troppe no", sosteneva per esempio il Califfo, in modo apparentemente paradossale.
 Oppure, a dimostrazione che il gioco della seduzione è anche innalzamento ed abbassamento:
"Parrucchiere, impiegate e sciampiste, devi considerarle contesse. Le contesse, invece, puoi fartele sul cofano della macchina".

 Ma è anche il rapporto con la polvere bianca (altro parallelismo con il Vate!), a farci riflettere: al di là della assoluzione, si noti che nel 1970 (quando fu arrestato, la prima delle due volte, per droga), il Califfo era stato tratto in vincoli per semplice POSSESSO DI STUPEFACENTI.
 Sono sì passati 40 anni abbondanti, ma se oggi si dovesse arrestare qualcuno per il semplice possesso di cocaina, ci vorrebbero gli stadi (da Champions league), piuttosto che le patrie galere...

  Concludiamo - davvero gran finale pasquale - con lo Zibaldone leopardiano, quest'oggi a sfondo politico (per noi, storico) filonapoleonico: con Lui, sì che c'era la meritocrazia, secondo il 22enne Leopardi (riflessione scritta con Napoleone ancora in vita, sebbene esiliato):

 "Il sistema di Napoleone metteva le sostanze dei privati inabili e inerti fra le mani degli abili e degli attivi, e il suo governo, contuttochè dispotico, perciò appunto conservava una vita interna che non si trova mai ne' governi dispotici, e non sempre nelle repubbliche, perchè l'uomo di talento e volontà di operare, era quasi sicuro di trovare il suo posto di onore e di guadagno" (Zibaldone, 31 agosto 1820).   Chi dice che Leopardi non ha più niente da comunicare, peste lo colga!

21 commenti:

  1. Quello che scriveva il Leopardi sulla dittatura napoleonica (spazio agli uomini di effettivo talento) sarebbe bene valesse anche oggi. Invece nelle finte democrazie in cui sguazziamo viene spesso voglia di rimpiangere certe dittature...

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  2. PARLANDO DI MERITI MA COME E' possibile che un ex assessore al bilancio e ai lavori pubblici in politica dal 1993 si presenti candidato a sindaco di Siena? Solo la lega e l'associazione politica confronti (area pd) ha duramente condannato questo "episodio" sconcertante, di autentica indecenza politica! Dopo la censura del bilancio da parte della Corte dei conti , dopo il disastro dei conti comunali, dopo aver presentato certi "politicini" rampanti giovani e baldi commercialisti (e ne abbiamo visto i risultati per alcuni anche nelle cronache giudiziarie) si presenta ancora con l'accoppiata del mite (non sempre) e fedele fedi e con il nuovo ingresso di un vecchio socialista già consigliere comunale nel 1993 cioè la preistoria della politica. Siena che guarda al futuro con questi personaggi? Ma senesi non dite nulla? Allora tutto quello che è accaduto ce lo siamo meritato!

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  3. Le dittature non si rimpiangono mai,in esse più che nelle "false democrazie" gli uomini di non talento vengono premiati e non si dà contezza al popolo di ciò,e nè il popolo può criticare tali scelte.

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    1. quando un popolo e' come i senesi degli ultimi 20 -30 anni (65% comunisti)e riescono a farsi rubare da dei terroni (De Bustis - Mussari - Acampa - D'Alema)la citta' il vivere la tradizione, la BANCA (che ho servito per 70 anni tra me e mio padre)preferisci ancora il ''sindacato''?...tutto e' iniziato nel 68 ricordatelo.

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    2. La profondità della sua analisi basta a spiegare quanto accaduto a Siena.

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    3. Caro bancario di 2a generazione(per concorso o per pura liberalità paterna in barba ai sindacati?),è grazie ANCHE ai soldoni versati per le rate imu dai terroni che babbo monte non è fallito e lei continua a percepire lo stipendio.Ricordalo
      Terrona incavolata.

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  4. Mi permetto di intervenire: sacrosanto, le dittature NON vanno mai rimpiante!
    Con due chiosature ereticali: ci sono dittature e dittature (così come democrazie e democrazie), bisogna valutare caso per caso; e quindi: meglio essere sudditi sotto il Bonaparte o - che so - Pietro il Grande, o piuttosto cittadini sotto il Governo Monti e con la prospettiva di D'Alema al Quirinale (lasciamo perdere il caso Siena, per carità di Patria)?
    Va bene, va bene: meglio, comunque, l'Italietta di oggi: si vota, c'è libertà (fino ad un certo punto), non ci sono guerre devastanti, la Coop ci sfama tutti in abbondanza, crisi o non crisi. Però, di fronte allo scenario italiota, lo sconturbo viene, ed anche un leggero senso di...

    L'eretico

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    1. Concordo con l' Eretico.
      Aggiungo che avrà un significato che alcune delle così dette dittature abbiano avuto un consenso popolare indiscutibile.
      Che poi combattute dalle massonerie e dalle oligarchie siano state sconfitte non toglie la verità storica che erano amate dal popolo.
      Tralasciando le ultime due, che quando se ne parla scatenano ancora sentimenti da guerra civile, i popoli europei videro in Napoleone "l' uomo nuovo", colui che avrebbe cambiato i destini del nostro continente( Beethoven gli dedico la 3 sinfonia).
      Volontari di mezza Europa hanno immolato la propria vita per difendere una certa visione del mondo, giusta o sbagliata, queste poi sono considerazioni personali.
      Chi ora sarebbe disposto a versare il proprio sangue per un Monti per una Merkel
      per un Hollande?
      Alessandro Di Piazza

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    2. Beh, va detto però che le dittature di solito sono amate dal popolo perchè il popolo viene rincitrullito dalla propaganda (qualche noto politico italiano ha ben appreso quell'arte!). Su Napoleone il discorso è diverso, mi sento di appoggiare Leopardi, la stesura del suo Codice Civile lo rende immortale. Anna

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    3. Il codice civile italiano poggia di gran lunga sulla disciplina di età fascista, a dire il vero.

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    4. Sudditi mai,cittadini sempre e comunque.Cittadini partecipi e non deleganti. Caro Eretico,le dittature sono dittature e basta come le democrazie sono democrazie e basta.Il guaio delle democrazie e che alcuni ignorano o vogliono ignorare il noto brocardo alterum non laedere ;se solo si avesse ,come cittadini la volontà del rispetto degli altri corruzione e malaffare non esisterebbero.
      Cinzia

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    5. All'Anonimo del 2 aprile ore 23:27: io non parlavo del Codice Civile italiano ma di quello di Napoleone, il Codice Napoleonico, appunto, promulgato nel 1804 quindi ben lontano dal fascismo! Contestualizzandolo al periodo storico mi sembra sia una bella novità, non trova? Tutte le maggiori conquiste della Rivoluzione Francese tradotte in legge. Saluti, Anna.

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  5. Io spero, da storico, che abbiate voglia di scherzare. Vi ricordo, nel caso, che parlare di dittatura nel caso delle monarchie e degli imperi sia - come dire - almeno improprio. Napoleone Bonaparte, sulle cui competenze e capacità credo che non ci siano dubbi di alcun genere, era imperatore e re d'Italia. E comunque, anche volendo assimilare le due figure di monarca e dittatore, forzatura inaccettabile, secondo il vostro ragionamento la dittatrice Maria Teresa d'Austria che si avvaleva di ministri del calibro del Metternich, o il dittatore Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena che aveva in Toscana ministri del calibro di Richecourt, Rucellai, Ginori e così via, come peraltro a Napoli Carlo di Borbone si teneva stretto l'aretino (di Stia per la precisione) Tanucci, secondo il vostro ragionamento costoro sono assimilabili agli attuali gestori della cosa pubblica? Vi invito a riflettere su questi ed altri esempi, poi magari ne parliamo. E comunque non è sempre detto che anche i delinquenti non abbiano capacità e/o ministri competenti e capaci. Giovanni Gentile era ministro della pubblica istruzione nel ventennio, De Marsico guardiasigilli (il posto che ha avuto anche Mastella, per dire), i fratelli Rocco scrivevano fior di codici e così via. Mi sembra un po' azzardata e poco riflettuta la posizione che è stata presa su questo post di Raffaele. Forse va approfondita, non credete?

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  6. Forse le mie posizioni in materia sono eccessivamente granitiche, ma secondo me le dittature non vanno mai rimpiante, punto. Non ci sono "dittature e dittature", esistono solo dei sistemi in cui la partecipazione alle scelte politiche è negata per legge ad ampie fasce di popolazione. Per il mio modo di sentire credo che mettersi a discutere su quale dittatura sia "meno peggio" equivale a sindacare su quale sia la meno odorosa tra un gruppo di cacche.
    Ciò detto, a proposito di Coop, diritti e guerra mi viene in mente una banalissima riflessione.
    Ieri sera ho ospitato a cena un ragazzo curdo, abbiamo parlato della situazione dei nostri rispettivi paesi ed ho appreso che in Turchia viene combattuta una guerra civile tra l'esercito turco e le minoranze etniche che chiedono maggiori diritti e libertà. Dal canto mio gli ho invece parlato del clientelismo, della corruzione e delle varie piaghe che ci affliggono. Benché le loro questioni interne mi paiano ben più nobili delle nostre beghe, non scambierei tutti gli Scilipoti d'Italia con un singolo morto ammazzato.

    Guido Elia

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  7. A me non piacciono i panegirici ed i "coccodrilli" celebrativi post mortem !!

    Califano era un grandissimo artista, ma un personaggio squallido e squallidamente maschilista, morto divorato dalla cocaina !!

    Non merita di essere ricordato : stendiamo su di lui un pietoso velo di oblio !!!!

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    1. Concordo pienamente con le tue parole.
      Per fortuna, su alcune sue canzoni, non calerà il pietoso velo.
      Il genio disgiunto dall'uomo!!! Che mistero misterioso e' l'essere umano.

      Uno che ha perso a Menteaperti

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    2. ti ha chiesto niente a te? s'e' fatto anche la galera per fare i cazzi sua, gli piaceva la fica...e allora? SEI UNA BOCCA DI ROSA?....vaia vaia

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    3. L'ultima risposta (6,27) è un pochino - come dire? - colorita, certo non allusiva...
      Ma faccio notare a chi non vuole (giustamente) panegirici, che in questo blog è ben difficile trovarne: e di certo NON lo è quello concernente il Califfo. Figura tratteggiata con le sue luci e le sue ombre, infatti.

      L'eretico

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    4. Bastardo Senza Gloria2 aprile 2013 alle ore 10:00

      Sicuramente questo è un tuo punto di vista. Io il "califfo" lo ricordo e molto volentieri. Sul fatto come dici che si è fatto divorare dalla "coca" penso che ognuno possa farsi divorare da ciò che vuole. O no? Ok a te non piace. Bene ma niente guerre di religione con falsi atteggiamenti da suore orsoline.
      Io nel mio piccolo se dovessi scegliere di vivere una vita, sicuramente la sua sarebbe stata affascinante. Questo non vuol dire che sia cosa buona e giusta. Daje!!!!! Franco.

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    5. Ognuno si sceglie gli "eroi" che preferisce e si merita !

      Il nostro, pur grande astista, non è certamente un pesonaggio esemplare da portare a modello per le nuove generazioni !!

      Un vita all'insegna dell'edonismo più sfrenato e da tossico incallito può trovare ammiratori solo tra chi ha fortemente interiorizzato l'universo di (dis)valori e gli stili di vita imposti ed esaltati dal berluskonismo con l'imbonimento televisivo !!

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  8. Niente panegirici o "coccodrilli" post mortem solo l'ultimo saluto ad un artista a 360 gradi...i giudizi sulla sua vita privata non spettano a nessuno ormai ma rispetto,quello si,davanti alla morte e senza nessuna retorica

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