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lunedì 5 dicembre 2011

Lucio Magri: l'impossibilità di morire come si vuole...

   Nei giorni scorsi è morto Lucio Magri, comunista ereticale. Ai giovani il suo nome non dice niente, probabilmente anche ai quarantenni. Chi è oltre o ha studiato qualcosa, invece, se lo ricorda, e bene. Qualche considerazione la merita di certo lui, qualche riflessione naturaliter la pone la modalità della sua morte.

 Lucio Magri, dunque. Di provenienza cattolica, a 26 anni, nel 1958, incontra Giorgio Amendola ed aderisce al Partito comunista italiano (quindi due anni dopo i fatti d'Ungheria); nel 1969 è tra i fondatori dell'esperienza de Il manifesto, e viene conseguentemente radiato dal partito. In seguito fonda uno degli esempi classici del "frazionismo" di sinistra, il PDUP (Partito d'unità proletaria), partito che poi confluirà nel Pci. Non aderendo ai Ds, qui si conclude l'esperienza partitica di Lucio Magri, non certo quella politica e di intellettuale. Come testimonia il suo libro - ora ristampato dal Saggiatore - Il sarto di Ulm Una possibile storia del Pci, uscito in prima edizione nel 2009. Un testamento ideale, potremmo azzardare.
Anima inquieta della sinistra, ruppe meritoriamente con il Partito dopo la vergogna dei carri armati brezneviani di Praga, ma va pur detto che Lenin e Mao Tse Tung sono stati suoi punti di riferimento positivi, in parte salvifici, e non c'è bisogno qui che si descrivano le stragi compiute dai due predetti.
Una cosa va detta, però: anche chi non può essere d'accordo con le sbornie ideologiche di Lucio Magri, non può parimenti non riconoscergli una dose di autentico idealismo, nella sua pratica politica quotidiana. Rompere con il Pci nel 1969, non era cosa nè facile, nè indolore; ma soprattutto, la sua storia degli ultimi vent'anni cosa ci dice? Sfruttando la sua intelligenza ed il suo passato (anche il suo charme, perchè no?), non avrebbe avuto problemi ad attaccarsi a qualche carro della "sinistra" vincente anche quando perde (quella delle Fondazioni ben foraggiate, per esempio, sempre pronte ad organizzare qualche bella conferenza nei posti giusti). Poteva farsi esibire come intellettuale scomodo da chi non è nè intellettuale, nè scomodo, ma sa sempre trovare i finanziamenti giusti e piazzare i suoi uomini nei gangli del Potere. Non l'ha fatto: tanto di cappello a Lucio Magri...

Sulla scelta del suicidio assistito, che dire? Ai tanti scandalizzati, l'eretico dice che dovrebbero scandalizzarsi soprattutto per il fatto che in Italia non si può fare ciò che Magri aveva deciso in piena coscienza di fare, e dagli extracomunitari svizzeri sì (ah, Calvino, non Italo...); ciò detto, aggiungo questo, prendendo spunto da un tale Giacomo Leopardi (Dialogo di Plotino e Porfirio). Il suicidio va evitato nell'ottica del danno che provoca ai familiari ed alle persone più care. Oltre ad avere 79 anni, Magri era rimasto da un paio d'anni senza l'amatissima Mara, suo filtro con l'esterno (secondo Simonetta Fiori che cita una di lui amica "Lucio non sapeva usare il bancomat nè il cellulare"). La persona davvero più cara, non c'era più. Figli, non risultano. Gli amici e compagni di sempre, scafati per capire. Quindi...
Racconta sempre Simonetta Fiori su Repubblica della cameriera sudamericana (residuo terzomondista?) che prepara con cura il Martini agli ospiti in attesa della notizia dalla Svizzera, "con la scorza di limone". La Fiori non lo scrive, ma mi immagino anche la musica, la buona musica di chi si è formato in quegli anni, magari di Bob Dylan, come al funerale di Alberto Moravia, una ventina d'anni or sono. Gli amici si abbracciano, parlano del defunto e non solo, magari le lacrime sono inframezzate da qualche bel sorriso, di cui non c'è da vergognarsi affatto.
Tutt'altra cosa rispetto ad una Chiesa con un prete che biascica sempre la stessa litania, magari senza avere mai trascorso mezz'ora con il defunto.  Tutta un'altra cosa...

Ps Sicuramente l'eretico si è fatto prendere la mano, nel finale: massimo rispetto per i tanti preti che celebrano funerali degni di tale nome (non tutti lo fanno, ma molti sì). Ma perchè in Svizzera si può disporre della propria vita (quindi della morte), e in Italia no?

6 commenti:

  1. Perchè in Italia.... abbiamo anche il Vaticano, che con i loro vertici ed i loro seguaci riescono ad imporre le loro scelte morali nel nostro paese!

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  2. Anche MArco Travaglio si è schierato decisamente contro il suicidio assistito di Lucio Magri. Non mi sembra che Travaglio sia un bacchettone di prima maniera, no?

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  3. Chi si schiera con chi non è meritevole di nota. Piuttosto è meritevole di nota che in uno stato che si definisce laico, l'ingerenza della chiesa o del personaggio di turno travalichi il bene comune e la possibilità di disporre di se stessi.
    Chi può sapere quale travaglio interno spinga una persona al gesto estremo? Chi può dire che sia giusto o sbagliato? nessuno! ma ognuno di noi deve capire che la libertà altrui, non lesiva della propria, dovrebbe essere del tutto ben accetta....al di là delle ideologie e di questa moralità pelosa e malata che si spinge fino ai paradossi dei pellegrinaggi in terra di Avetrana o di Cogne per vedere i luoghi dei delitti!

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  4. dici che non avesse nessuna persona cara, ma anche che gli amici attendevano la notizia dalla svizzera con il Martini in mano... ebbene, questi fantomatici amici non potevano farsi carico della sua vecchiaia ed accudirlo? un amico può andare in banca e usare il telefonino al posto di un amico che non sa badare a se stesso.. e magari prenderselo in casa nella camera degli ospiti.
    A me non scandalizza il suicidio assistito, scandalizza la mancanza di valore delle persone che accanto a chi sta male, non fa nulla per farlo ravvedere in vista di una così cruda decisione. Il cattolicesimo ha tanti mali, ma insegna anche l'amore, la carità e il sacrificio.. virtù che in questa storia risultano inesistenti.

    cari saluti Camilla Marzucchi

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  5. Cara Camilla,
    per prima cosa apprezzo che tu ti sia firmata, con nome e cognome.
    Quanto al contenuto del tuo commento, permettimi di dirti che - a quanto ho letto - Lucio Magri NON si è certo lasciato uccidere perchè non avesse nessuno che lo accudiva, anche per le incombenze pratiche (credo che gli amici di sempre gli siano stati vicino, ed aveva questa collaboratrice sudamericana in casa), ma sic et simpliciter perchè PROPRIO NON VOLEVA CONTINUARE A VIVERE, punto e basta. Chiamala tristezza, depressione o come vuoi. Risulta che l'amico Valentino Parlato abbia cercato di dissuaderlo, per esempio.
    Quanto al Martini, credo proprio che sia stato un modo per aspettare in maniera più lieve (e non certo banale o banalizzante) l'arrivo della notizia dalla Svizzera. E mi risulta che anche questo lo volesse Lucio Magri...
    L'eretico

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  6. Caro Eretico,

    sono io che ringrazio te per la pronta delucidazione. Tuttavia permettimi di dire che, nonostante le informazioni aggiuntive che hai voluto fornirmi, non riesco ancora a modificare il mio pensiero a riguardo. Mi dà gioia sapere che Magri abbia avuto accanto persone che in nome di un affetto amicale, abbiano cercato di dissuaderlo; quello che però continua a colpirmi, è come queste persone non abbiano saputo IMPORSI. Sicuramente sarò in torto io, che do valore assoluto alla libertà personale e altrui, salvo poi scandalizzarmi di cotanta apertura morale. Dico solo che se questa tragedia (passami il termine e una considerazione catto-filosofica, per me la vita, anche se dolorosa, è un dono e come tale va apprezzata) fosse capitata a una mia amica, non avrei avuto dubbio alcuno nel "batacchiarla nel muro" e farla interdire fino a quando non fosse rinsavita. Anche a costo di passare da invadente con il mondo. Se al posto di un suicidio assistito si fosse parlato di eutanasia avrei appaludito.. ma in conclusione, l'unico gesto che posso tentare di apprezzare ora, è quello di un attesa nobile e goliardica celata dietro ad un Martini.

    Un caro abbraccio

    Camilla M

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