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mercoledì 28 novembre 2012

Il mercoledì scolastico: compiti a casa? Sì, grazie!

 
   Come spesso accade, dalle nazioni straniere più attente alla scuola, tendiamo a prendere le cose peggiori, ovvero a fraintendere certe novità su cui invece si può discutere, ma con onestà intellettuale. Partendo appunto dalla proposta come è, non come ci sembra che sia.
Ne sia ennesimo esempio la proposta francese, del neopresidente Hollande, sui compiti a casa. Il Governo italiota cerca di inserirsi su questa nouvelle vague hollandiana, ma in modo o disinformato, o in malafede: delle due, non si sa quale sia peggio.
Per cominciare, Hollande ha riproposto la centralità della scuola pubblica (in cui NON esiste neanche per incubo l'ora di catechismo di Stato, come in Italia); per quanto concerne il discorso dei compiti, la sua proposta - che si staglia in un contesto del tutto diverso, anche quanto a retribuzioni per i docenti! - è quella di fare fare, almeno fino ai primi due anni delle nostre medie, i compiti pomeridiani all'interno della struttura scolastica, di pomeriggio (la scuola finirebbe alle 15,30 invece che un'ora dopo, per poi dare spazio ai compiti, non più "a casa", ma "a scuola"). Si tratta del solito principio egualitaristico dal sapore post rivoluzionario: opinabile per certi aspetti, ma degnissimo di discussione. Giampiero Martinotti il 17 ottobre scorso, dalle colonne di Repubblica, ci ricorda poi che formalmente in Francia i compiti a casa sarebbero aboliti sin dal 1956, quando ancora c'era De Gaulle e l'Algeria era un territorio d'oltre mare...

  Quanto a noi, viviamo appunto in un altro mondo, scolasticamente parlando. L'idea di eliminare i compiti a casa (che non è quella francese, come visto), fatta propria nei mesi scorsi anche dal nostro Governo, è pura scempiaggine: demagogia, e neanche sana.
Se c'è un ambito nel quale l'alunno può crescere meritocraticamente, quello è l'ambito del lavoro casalingo. C'è il problema dell'assistenza genitoriale, certo, che è alla base dell'idea di riforma scolastica francese (la posizione del blog è chiara, si controlli il pezzo sui "genitori elicottero"): chi ha genitori più liberi e preparati, è certo avvantaggiato rispetto a chi non ce li ha; ci sono ragazzi - pochi, per fortuna - che non hanno neppure Internet in casa, a fronte di altri che hanno stanze multimediali ed enciclopedie di ogni genere e sorta, oltre che genitori sin troppo presenti nel lavoro pomeridiano.
  Il pensare, però, che i ragazzi partano, che possano partire tutti alla pari è un'illusione, forse pia, ma certo tale.
 Il ragazzo che fa scempio dei congiuntivi a scuola, lo fa perchè quei "dasse" e quegli "stasse" li respira a casina sua. Che abbia Internet, o meno...

24 commenti:

  1. sarebbe interessante chiedere ai genitori dei tuoi alunni cosa pensano di te, dei tuoi libri e dei tuoi post su questo blog.

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    1. Ma pensi davvero che gli interessi? Boh! conoscendo la fauna genitoriale anche a me interesserebbe ben poco! Forse il pensiero degli alunni sarebbe piu' stimolante, potrebbe essere magari argomento di una lezione!

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    2. Hai ragione anonimo...tema in classe: "Parla liberamente dell'Eretico"

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  2. Il lavoro individuale è esercizio utile per uscire dalla mediocrità; rielaborare i dati costringendo ad attivare i neuroni è base per la formazione di quel senso critico che evita l'omologazione. Purtroppo si ritiene che l'insegnante debba scodellare la pappa "sic et simpliciter", soprassedere sugli strafalcioni al grido "tanto è scuola dell'obbligo, mica tutti devono diventare ingegneri, avvocati e professori"; tutti però devono diventare "cives", anche gli idraulici, gli elettricisti e i meccanici. L'insegnante deve dare gli strumenti affinchè i ragazzi camminino sulle proprie gambe, chi prima chi dopo non importa; ma questo sarebbe la scuola ideale che non esiste, così come il governo ideale, il marito o la moglie ideale e via........Caro prof., questo mi sembra tu stia facendo da quel che osservo e te ne sono grata, pur non sapendolo mi stai dando una grande mano nel formare la personalità di una bimba che, per ora, qualche accidente te lo manda, ma che in futuro ti ringrazierà.

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  3. Tutto giustissimo, solo che ormai i buoi sono usciti. I loro compiti sono Facebook e robaccia simile...

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    1. Ma una cosa non esclude l'altra. I nuovi mezzi di comunicazione non sono un male,nemmeno per i nostri figli. Bisognerebbe far loro comprendere che Cicero, Seneca o Plutarco in bella compagnia con l'Apologia di Socrate possono convivere con facebook e tutte le altre diavolerie; con le prediche la vedo molto dura, con l'esempio forse chissa'.......(mi scuso per l'ortografia,ho una tastiera americana)........io per prima da adolescente facevo l'esatto contrario di cio' per cui ricevevo il rimprovero e non c'erano mail, facebook ne' blog.....al massimo perdevo tempo ascoltando musica o uscivo.......

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    2. I miei due buoi a casa mia escono dalla stalla quando glilo dico io e mai prima di aver eseguito tutti i compiti. Facebook poi non è robaccia simile ma ad esempio uno dei miei buoi lo utilizza talvolta con altri buoi della mandria,anche per questioni scolastiche.
      Abbiamo superato il 2000 e la sfida che i genitori si devono assumere nei confronti dei loro figli,sta nel coniugare gli ottimi vecchi metodi,con quelli del futuro.Non c'è dubbio che la centralità dei professori non è messa in discussione

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  4. Come spesso in Italia, terra di perdonismo, di buonismo e di cattocomunismo all'amatriciana, se si vuole essere accettati dal gruppone (e quindi sentirsi protetti dalle bestie feroci che gironzolano affamate nella foresta notturna) si deve attenersi al livello inferiore della scala. Stare nel gruppo, possibilmente in una posizione di retrovia, nascosta, poco visibile, è lo sport preferito dagli italiani.

    Insomma, il genitore che, con sacrifici anche economici, sceglie di dedicare al figlio una parte della sua giornata, viene amabilmente deriso e messo all'angolo da quegli altri genitori che, spesso per vanità, decidono di starsene fuori tutto il giorno per un lavoro o altro, lasciando i figli da soli a casa o in compagnia di malcapitati nonni.

    Se noi non possiamo aiuatre nostro figlio, nessuno deve farlo. Siamo tutti uguali, non dice così il comunismo all'amatriciana di cui sopra?

    Sono d'accordo con l'Eretico che il lavoro a casa, specialmente se in solitudine (ma anche in compagnia di un genitore o di un amico) abbia un valore pedagogico e formativo. In solitudine si ha il tempo di riflettere, di sistematizzare con calma ciò che si è appreso a scuola, si ha il tempo di prendere appunti, di approfondire.

    In solitudine.

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  5. Se all'anonimo delle 10 risponde una nonna va bene lo stesso ? in famiglia pensiamo tutto il bene possibile del prof e ci rammarichiamo perchè abbiamo avuto la sfortuna di averlo solo per un anno. Per ciò che scrive sul blog qualche volta non condividiamo ma gli riuconosciamo una grande onestà intellettuale ( un po' troppo costoniano vecchia maniera quando parla di basket )



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  6. Scusa anoniumo delle 10 , mi sono dimenticata dei libri : credo che dovrebbero essere letti da ogni senese. forse potrebbe cambiare qualcosa in questa mia città rassegnata

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  7. Il lavoro a casa è fondamentale e assolutamente necessario. Per quanto la situazione francese sia diversa dalla nostra, e pur con tutti i distinguo del caso (magari in certe zone fortemente disagiate, tipo la banlieu parigina, meglio stare un'ora in più a scuola) mi pare che a questo giro Hollande non si sia mosso bene. E' necessaria per la formazione degli alunni una riflessione personale a casa, è necessario riprendere gli argomenti svolti a scuola con calma e serenità, senza tv, senza facebook, senza cellulare e più che altro SENZA GENITORI. Lasciate che i vostri figli facciano i compiti da soli e, solo in casi eccezionali, date loro un aiuto. I ragazzi si devono rendere conto di quali sono le loro difficoltà e devono anche essere in grado di mettere in atto delle strategie per superarle. Meglio arrivare a scuola e dire "non ho capito" che arrivare con i compiti fatti da mamma senza averci capito un tubo. Lasciateli sbagliare, se non si sbaglia non si impara. Inoltre i compiti devono anche essere in quantità adeguata, non pochi per intendersi. Devono imparare, i nostri e vostri ragazzi, ad organizzare il loro tempo ed i loro impegni, devono imparare ad operare dei tagli ed a fare delle rinunce. E se gli alunni ci mandano qualche accidente perchè i compiti son troppi meglio così, evidentemente siamo riusciti ad instillare nelle loro menti il senso critico. Non vengono mai molto stimati nè amati dagli alunni gli insegnanti che non lavorano e che non li fanno lavorare, vengono amati quelli che, pur facendoli lavorare, ne riconoscono i meriti, le fatiche, i progressi.

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    1. APPROVO AL 110%! (Una volta tanto! :-)))). Luca.

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  8. Io genitore di alunno del grandissimo prof anzi professore Ascheri j. dichiaro che l' eretico é un bravissimo professore, che rende la propria materia interessante agli alunni, che ha una grandissima onestà intellettuale nel porre le problematiche della vita quotidiana ai fanciulli e che almeno il mio svolge con passione e slancio i compiti a casa di Italiano e Storia senza chiedere nulla a mammina Santa che ha già tante tante tante cose da fare e da pensare e i risultati assicuro sono al momento soddisfacenti!!!! Avrei altre problematiche da porre ...ma lasciamo perdere.
    Anonima per necessità

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    1. Quello che più piace del prof. Ascheri è che riesce a catturare l'attenzione dei ragazzi e a farli incuriosire verso l'attualità, quanti sono quelli che ci riescono soprattutto alle medie?

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  9. @ la professora Giuliana:
    Il mio libro di III liceo è stato scritto da Corrado Vivanti (certe frasi su Isreale, scritte da uno che ha vissuto - se non nato - in un kibbutz, sono di un surrealismo tragico), quello di II da Ruggiero Romano (il solito Annalista).
    In tre anni di storiografia, mi hanno fatto leggere: 0 pagine di Volpe, 2-3 pagine di Romeo, 0 pagine di De Felice, meno di 5 di Croce (tutte del Croce antifascista, ça va sans dire), e posso continuare.
    Luca.
    P.S. che non c'entra nulla (e che riguarda più che altro l'Eretico): la si smette di tralasciare l'antisionismo di oggi e di stracciarsi le vesti per un antisemitismo di secoli fa, basato su contesti culturali completamente differenti e come tale - si spera - incapace di influenzare più alcuno al giorno d'oggi? San Bernardino era antisemita? Lo erano molto di più Giovanni Crisostomo, Tertulliano, S. Ignazio di Antiochia. I vangeli di Matteo, di Giovanni, di Pietro sono fortemente antisemiti. E che vuol dire? Si critica Cervantes perché era violentemente anti-arabo?

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  10. Oggi ho fatto leggere il tuo pezzo del mercoledì a una persona che come commento ha detto subito che sei decisamente di estrema destra. Non lo scriverà qui nel blog, me lo ha detto solo a voce (nonostante io avessi insistito perché ti lasciasse un commento ...anche anonimo). Ma ti devo dire che non è la prima persona che incontro che ha l'idea che l'Eretico sia uno di estrema destra. Come mai, mi chiedevo, dai questa impressione alla gente? Te lo chiedo perché davvero non lo so, la mia non è una domanda retorica.

    cordialmente
    BK

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    1. Cara Beatrix (leggete il suo blog!),
      siamo in democrazia (più o meno), quindi questo fine politologo dica quello che vuole, ci mancherebbe.
      Io credo di conoscere molto a fondo la storia dell'ultimo secolo, non so se lui/lei potrebbe dire lo stesso. Se la conosce, le direi sic et simpliciter questo: l'unico Partito che voterei senza turarmi il naso, è il Partito d'Azione, non a caso scomparso da decenni. Partito che non era proprio di destra destra.
      Molti di destra, mi considerano di sinistra, irrimediabilmente; alcuni di sinistra (?), invece, mi collocano a destra. Capita, agli uomini liberi...

      Ps Ai genitori (o nonni) che scrivono, grazie davvero! Però non volevo innescare queste attestazioni di stima: lo scopo del pezzo non era certo questo, come potete ben vedere!

      L'eretico

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    2. Infatti...capita, agli uomini liberi. Era questa la risposta che volevo. Grazie!

      BK

      http://beatrixkiddoblackmamba.blogspot.it/2012/11/siena-2019-la-creativita-al-potere.html

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  11. La verità è che i compiti a casa richiedono impegno e presenza. Impegno da parte dei ragazzi che sono sempre più abituati a far poco.Presenza dei genitori che dovrebbero seguirli,non fare al posto loro i compiti. Eppoi sulla bilancia pesa più l'allenamento pomeridiano che lo studio della grammatica italiana. Tutti vedono i loro figli già campioncini e nessuno accetta che prima viene la conoscenza. Altri tempi i miei ? Può darsi,comunque anche ora dalle famiglie più intelligenti,non ricche, vengono fuori i ragazzi più motivati e bravi. Questa è la realtà dei fatti. L'insegnante faccia il suo lavoro con scrupolo e se deve mettere un cattivo voto lo faccia pure. Il merito è un valore,non un disvalore.

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    1. Vorrei intervenire sul tema dei compiti a casa.Ho 38 anni quindi non sono , ancora, così arteriosclerotico da non ricordare i compiti a casa delle elementari, medie e superiori. Noi teniamo i ragazzi a scuola circa 5 ore e poi a casa studiano e fanno i compiti per altre 2 ore..... 7 ore di lavoro NON RETRIBUITO mi sembrano un po' troppe.
      Non entro nel merito dei programmi didattici attuali ma siccome sono figlio di maestra elementare ormai in pensione , ricordo perfettamente l'esperienza della scuola a tempo pieno di Costafabbri dove mia mamma insegnava e dove viveva e cresceva una "comunità" di bambini/e e insegnanti che aveva costruito un equilibrio invidiabile tra formazione ed educazione. Io credo che la scuola di oggi dovrebbe spingersi verso questa direzione : la conoscenza è fondamentale ma l'esperienza lo è altrettanto. Fare sport fa bene al corpo e alla mente tanto quanto leggere un buon libro o studiare la grammatica e la matematica.Non è colpa della scuola se la famiglia è stata messa nelle condizioni di fare tutto, meno che avere cura dei figli ma la scuola può essere un mediatore sociale straordinario per riportare ognuno nel proprio ruolo.

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  12. Sul tema scuola e sport invito alla lettura...

    http://mondovale.corriere.it/2012/11/29/il-rugby-fa-bene-alla-scuola-e-viceversa/#more-666

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    1. Assolutamente d'accordo con Doc J. Il rugby, oltre a essere una discipina sana per il corpo e per lo spirito, ha anche una valenza in più rispetto al calcio. Penso al famoso "terzo tempo" quello in cui le due tifoserie avversarie dopo la partita vanno a mangiare e a bere tutti insieme. Non ho mai visto a una partita di rugby l'esercito in tenuta anti-sommossa, nel calcio pur troppo sì! Ci sarà un motivo, no?

      BK

      P.S. a proposiro di "stasse" e "dasse", ho ritrovato nel mio taccuino un appunto in cui avevo annotato che al Ceccuzzi, ala Festa dell'Unità, gli era scappato un "ci stasse"...

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  13. Mi pare di ricordare proprio dall'Eretico che il Ceccuzzi non è riuscito a laurearsi neanche dopo avere cambiato facoltà (mi sembra da Giurisprudenza a Scienze politiche). Non c'è da meravigliarsi di un congiuntivo al vento...

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    1. Guarda, Anonimo 16:54, che i congiuntivi non te l'insegnano all'università. I congiuntivi sono un talento naturale, una capacità innata di coniugare i verbi. I congiuntivi, come giustamente ci ricorda L'Eretico, si respirano in famiglia..

      cordialmente
      BK

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