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martedì 1 novembre 2011

Viaggio in Italia: il Museo Napoleonico romano

  Non è certo uno dei musei più noti della Capitale, su questo nessun dubbio; forse proprio per questo, però, merita di essere segnalato al turista e, soprattutto, all'esperto di cose napoleoniche. Posto fra Piazza Navona ed il "Palazzaccio" della Cassazione (per arrivare al quale, però, bisogna attraversare il Tevere), per la precisione in Piazza di ponte Umberto I, aperto tutti i giorni tranne il lunedì e prezzato (per i non romani) a 7 euro, è un museo che, intanto, non parla solo di Napoleone, ma anche di Napoleone III. E mostra piuttosto una dimensione intima, privata, comunque familiare dei Bonaparte, che prettamente bellica come magari ci si potrebbe attendere.
Nel 1927 Giuseppe Primoli, figlio del conte Pietro Primoli e della principessa Carlotta Bonaparte, fece dono alla Capitale di tutta la sua raccolta di materiale napoleonico (cimeli, opere d'arte, incisioni et alia): grazie a questa illuminata decisione di socializzare questo retaggio napoleonico, esiste oggi un Museo napoleonico a Roma, città nella quale Napoleone Bonaparte non mise mai piede, nella sua intensissima vita conclusasi nell'esilio di Sant'Elena (e nemmeno il figlio di Napoleone Francesco Giuseppe - pur nominato "Re di Roma" - fece in tempo a metterci piede, per ironia della Storia).
 Chi ami la ritrattistica familiare ottocentesca, le ceramiche più rinomate, i divani più lussureggianti, i busti più agiografici, non resterà certo deluso; chi viceversa, da un Museo Napoleonico, si aspetti plastici di battaglie o materiale bellico in quanto tale, resterà piuttosto deluso.
Salvo, però, una sala, di straordinario interesse storiografico (anche di storia prettamente militare): le litografie che mostrano - con uno straordinario realismo quasi fotografico - la "liberazione" di Roma ad opera dell'esercito francese nel 1849, al termine della esperienza della Repubblica romana del triumvirato Mazzini-Armellini-Saffi, con le durissime fasi dei combattimenti fra i garibaldini ed i francesi (senza omettere assalti all'arma bianca dei volontari italiani); e con una litografia storicamente di enorme importanza, raffigurante Pio IX - dai francesi riportato sul trono - benedicente la Grande Armèe, in una marziale Piazza San Pietro: dietro all'esercito francese in alta tenuta, solo qualche popolano romano, non più di una dozzina di persone.
 Un Papa rimesso sul trono dalla stessa Nazione, che al tempo di Napoleone Bonaparte, una cinquantina d'anni prima, ai Papi (Pio VI e Pio VII, in particolare) aveva riservato tutt'altro atteggiamento (come si vede in un'apposita stanzetta, di passaggio, del Museo).
I francesi che forgiano il primo esperimento di Repubblica romana (1797), i francesi - leggasi Napoleone, appunto - che fanno arrestare un Papa-Re (cosa mai accaduta prima, nella Storia degli ultimi secoli, neanche sotto Hitler!), i francesi che intervengono manu militari per riportare al potere Pio IX (così come interverranno di nuovo per impedire che Roma diventi italiana): certo, la Storia è contorta assai, ed i rapporti fra l'Italia (e la pre-Italia) e i cugini d'oltralpe ne sono una drammatica testimonianza...

Ps Cosa imperdibile, alla fine della visita: una raccolta (parziale) dei libri che Napoleone si era portato nell'esilio di Sant'Elena (di cui si vede solo la costola, purtroppo): fra gli altri, le biografie di Plutarco, quella di Mazzarino, libri sull'Impero romano, ed un dizionario di italiano.
Queste sono le letture che lo hanno accompagnato verso la morte, negli anni in cui viveva con loro, e con il suo "cumulo di memorie"....  

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